Città alta diventa “capitale” dalla magia

Gli appassionati se ne saranno già resi conto. Da qualche anno a questa parte Bergamo ha riscoperto la magia. Nel senso degli spettacoli di illusionismo e prestidigitazione. Un genere che sembrava relegato alle feste dei bambini, alle convention aziendali e all’animazione turistica e che invece – il pubblico lo ha confermato – continua ad affascinare tutte le generazioni, che si tratti di numeri dal grande impatto scenico o di sorprendente abilità nelle manipolazioni, di uno stile ironico e irriverente oppure tecnologico o, ancora, poetico. Ben prima che il talent show “La grande magia” riportasse l’attenzione del pubblico televisivo sui maghi – quelli affermati ed i giovani in cerca di successo -, Bergamo aveva già apprezzato artisti come David Cats, che ha fatto sparire dal palco del Donizetti un aereo, e visto sfilare, al Creberg Teatro, Raul Cremona, erede dei grandi affabulatori, Erix Logan che ha “infilzato” la collaboratrice su una maxi forbice, il trasformismo di Arturo Brachetti, solo per citare i più noti. A suggellare lo speciale feeling della città con bacchette e mazzi di carte la presenza di 180 maghi in sala, lo scorso marzo, ad assistere allo spettacolo di Silvan, indiscusso ambasciatore dell’arte magica italiana nel mondo.
Ora a questo percorso di aggiunge una nuova tappa. Un “Festival della magia” in tre giornate, il 17, 18 e 19 maggio al Teatro Sociale in Città alta, firmato dalla Promoberg, come le altre iniziative sin qui realizzate lungo il filone magico. «Si tratta di un nuovo evento – spiega il segretario generale Luigi Trigona – che, grazie alla collaborazione con il Comune di Bergamo, proponiamo in uno scenario prezioso e quanto mai adatto per questo genere come il Teatro Sociale. È un’occasione per presentare modi diversi di fare magia». Si comincia con quella classica di Aurelio Paviato, capace stupire con gli attrezzi più tradizionali come carte, cerchi, corde. Si prosegue, il sabato, con Erix Logan, al secolo Enrico Del Buono, bresciano, considerato tra gli illusionisti più creativi del momento, per concludere domenica pomeriggio con un programma a più mani pensato soprattutto per le famiglie e i bambini, con il mago Fax, il clown Trallallà, le colombe di Bruno Negrini e le singolari performance di Diego Allegri con le ombre cinesi.
«Quando la Promoberg ha ricevuto l’incarico della gestione del Creberg Teatro – ricorda Trigona – ha pensato di dare alla programmazione un taglio popolare, ossia accessibile a tutti, ma di eccellenza, con una proposta più ampia e differenziata rispetto al teatro Donizetti, sede d’elezione per la prosa e la musica classica. Una scelta coerente con la filosofia delle iniziative fieristiche stesse, che non vogliono entrare in competizione con i grandi poli espositivi ma coltivare nicchie di qualità che caratterizzino l’offerta. La magia rientra pienamente in una visione di questo tipo, si tratta infatti di un’arte capace di conquistare il pubblico e al contempo è qualcosa di singolare che può rendere Bergamo attrattiva».
Una scelta lungimirante, a giudicare dal rinnovato interesse che l’illusionismo sta vivendo. «Possiamo dire di avere anticipato i tempi – ammette il segretario generale -, inaugurando il filone cinque anni fa. I motivi della riscoperta? Si può anche pensare che in momenti di difficoltà come questi le persone abbiano più voglia di lasciarsi andare al sogno, allo stupore. Il giochi di prestigio creano meraviglia, ma non dimentichiamo che sono anche espressione di bellezza, creatività, preparazione e professionalità degli artisti».
Trigona ne parla con cognizione di causa, oltre che con passione, visto che si diletta personalmente nei giochi di prestigio, «bei ricordi d’infanzia che ho recuperato con piacere in età matura» e che, si può dire, ha quindi pensato di condividere con la città. «Un limite allo sviluppo degli spettacoli di magia – spiega – è la riservatezza. Si tratta di un’arte legata al segreto, coltivata in ambito specialistico, un discorso tra maghi. Ma ora qualcosa si sta muovendo. Anche a Bergamo, ad esempio, è nato un circolo magico che speriamo possa crescere, mentre a livello nazionale tanti giovani si stanno proponendo alla ribalta. C’è, insomma, un vivaio che può dare nuova energia al settore, mentre la tecnologia sta contribuendo a rinnovare e rendere sempre più affascinanti le illusioni».
Anche se al fondo deve sempre esserci il desiderio di lasciarsi meravigliare… «Per godersi uno spettacolo non bisogna ingaggiare una sfida con l’illusionista per scoprire il trucco, quello si sa che c’è, non è un mistero – precisa -. Il gusto vero è accettare che, in quel momento, con la magia l’impossibile diventa possibile».

IL PROGRAMMA
Venerdì 17 maggio, ore 21“L’arte delle meraviglie”
Aurelio Paviato, campione del mondo di “close-up magic”, propone uno spettacolo erede dello “stile europeo” della magia, senza effetti speciali se non la grande abilità nel “giocare” con gli attrezzi più classici e con l’attenzione degli spettatori.

Sabato 18 maggio – ore 21“Il grande illusionismo”
Erix Logan si è formato in Canada, patria del nuovo circo, ed è riconosciuto a livello internazionale come uno dei più grandi illusionisti del momento. È protagonista di uno spettacolo magico sfavillante in stile Las Vegas, che parte dagli occhi per arrivare al cuore e alla mente.

Domenica 19 maggio – ore 16 “La magia per grandi e piccini”
Uno spettacolo per tutta la famiglia che vede alternarsi in scena quattro artisti: Bruno Negrini, con il fascino senza tempo dei giochi con le colombe, Diego Allegri, che esplora le possibilità delle ombre cinesi, il Mago Fax, allievo del decano dei prestigiatori italiani Piero Pozzi (Mago Karton), e il clown Trallallà.

Prevendita dei biglietti al Teatro Donizetti, al Creberg Teatro e alla Fiera di Bergamo


Cinque domande
sulla città.
I quartieri interrogano
i politici.
Risposte in tre minuti

Sabato 11 maggio all’auditorium di piazza della Libertà, dalle 14.30 alle 17.30, il Coordinamento dei Comitati di quartiere di Bergamo organizza il convegno “I partiti rispondono ai quartieri”, pensato come prima occasione di confronto su argomenti e scelte che disegneranno la città futura dopo le elezioni amministrative del prossimo anno. L’incontro sarà strutturato in cinque domande su argomenti “caldi” selezionate fra la decina che i vari Comitati e Associazioni di quartiere hanno sviluppato nel corso di una serie di riunioni preparatorie.
Ad ogni quesito risponderanno a rotazione tutti i rappresentanti dei partiti invitati (Pdl, Pd, Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Sel) con un tempo di risposta di massimo tre minuti per ogni rappresentante (l’ordine degli interventi sarà sorteggiato per la prima domanda e a rotazione sulle domande successive). Alla fine del quinto giro sarà posta una sesta domanda sulla “partecipazione”, per conoscere quale progetto e quali strumenti i partiti intendono mettere a disposizione dei cittadini perché possano partecipare in modo informato alle scelte della futura amministrazione. Moderatrice sarà Susanna Pesenti. Al termine ci sarà spazio anche per il dibattito con il pubblico in sala. Gli interventi (videoripresi) e il testo scritto con tutte le risposte alle domande proposte saranno pubblicati sulla pagina facebook e sul sito del Coordinamento dei Comitati (http://www.comitatiquartierebergamo.it).
Dopo il primo convegno, nel maggio 2012, occasione di presentazione ufficiale del Coordinamento dei Comitati e per una riflessione sui destini dell’area di largo Barozzi, questo è il secondo appuntamento pubblico dei quartieri con la città. Nei mesi scorsi il Coordinamento – che rappresenta oggi una decina di Associazioni, Comitati e Gruppi di quartiere – si è riunito periodicamente, ha condiviso e approfondito tematiche comuni e prodotto documenti e proposte all’Amministrazione (sul Parco agricolo ecologico, sul Piano Urbano del traffico).


Ristoro e animazione estiva,
sei aree a disposizione in città  

Sono sei le aree individuate quest’anno dal Comune di Bergamo per lo svolgimento di rassegne enogastronomiche e attività di animazione culturale e ricreativa nel periodo estivo: parco della Trucca (dal 14 giugno all’8 settembre), parco Goisis (dal 14 giugno all’8 settembre), piazzale del parco Goisis (dal 14 giugno sino all’inizio del campionato di calcio 2013-2014), spalti di San Giacomo (dal 12 luglio all’8 settembre), parco di Sant’Agostino (dal 14 giugno all’8 settembre) e spalti di San Michele (dal 14 giugno al 26 agosto). Il bando di selezione è pubblicato sul sito del Comune (http://www.comune.bergamo.it) ed è aperto fino alle ore 12.30 del 17 maggio. Possono partecipare i soggetti (enti, società, cooperative, associazioni e persone fisiche) in possesso dei requisiti e delle autorizzazioni previsti da leggi e regolamenti per lo svolgimento delle attività proposte, purché a carico del proponente/rappresentante legale non sussistano cause interdittive alla stipulazione di contratti con la pubblica amministrazione previste dalla legge. Ogni soggetto può presentare domanda per un solo spazio cittadino e non si deve trovare, rispetto ad altri partecipanti alla selezione, in una qualsiasi relazione da cui derivi che le proposte siano imputabili ad un unico centro decisionale.
L’organizzazione delle iniziative dovrà tenere conto dei seguenti limiti di orario serale e degli orari di apertura dei parchi stabiliti dall’Amministrazione. Spalti di San Giacomo, spalti di San Michele, parco Sant’Agostino, piazzale parco Goisis: ore 23.30 termine dell’attività musicale o rumorosa; ore 00.30 termine della somministrazione di alimenti e bevande; ore 1 termine della manifestazione con allontanamento delle persone. Parco della Trucca: ore 23 termine della somministrazione di alimenti e bevande; ore 24 termine della manifestazione con allontanamento delle persone. Parco Goisis (con utilizzo, a uso bar, dell’immobile di proprietà dell’Amministrazione) nei mesi di giugno e settembre: ore 19.30 termine della manifestazione con allontanamento dei presenti; nei mesi di luglio ed agosto ore 20.30 termine della manifestazione con allontanamento delle persone presenti.
Le proposte devono riguardare la realizzazione congiunta delle seguenti attività: percorsi enogastronomici, contraddistinti dal consumo, dalla degustazione e dalla promozione di prodotti agricoli ed eno-gastronomici e da attività di promozione delle eccellenze alimentari bergamasche, con particolare riferimento al tema di Expo 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”; attività socio-animative, contraddistinte dalla realizzazione di eventi di animazione culturale, spettacolare e didattica nel campo della musica, del teatro, della danza, dell’arte, del cinema e dello sport, inclusi progetti specifici per bambini da realizzarsi nelle ore diurne.
Gli operatori devono dichiarare la loro disponibilità a collaborare all’attuazione di iniziative di sensibilizzazione promosse dall’Amministrazione comunale nei confronti della popolazione giovanile in merito alle problematiche relative al consumo di alcolici, di iniziative di promozione del consumo alternativo di bevande analcoliche e collaborare all’attuazione di iniziative a favore dell’integrazione sociale delle persone disabili. Tra le novità, da segnalare che nella formazione della graduatoria di assegnazione dell’area del parco della Trucca si terrà conto della disponibilità all’istituzione di un bus navetta dal parcheggio Auchan sino all’ingresso del parco e della disponibilità a prevedere l’istituzione di un servizio di noleggio di piccoli natanti, da utilizzarsi all’interno del laghetto, secondo modalità indicate nel capitolato.
Il plico contenente la proposta e la documentazione richiesta dovrà pervenire entro le ore 12.30 del prossimo 17 maggio all’Ufficio Protocollo del Servizio Gestione Documentale, piazza Matteotti n. 27, 24122 Bergamo.


Aspan in assemblea, «La crisi
si supera con un pane
ricco di valori»

I progetti educativi nelle scuole e la sfida del pane a filiera locale sono valsi all’Aspan il premio per le buone prassi di responsabilità sociale assegnato da Unioncamere Lombardia. Nella foto il presidente Roberto Capello con l’attestato per la propria azienda

Non nasconde che il calo di consumi c’è e che anche i panifici ne risentono, ma alla parola “crisi” preferisce assegnare il significato più letterale, quello di scelta, di necessità di un cambiamento, «di riassestarsi su un nuovo modo di stare sul mercato e proporsi al consumatore». È perciò una visione di prospettiva quella che Roberto Capello, presidente dell’Aspan di Bergamo – nonché presidente regionale e vicepresidente nazionale dei panificatori – lancia ai colleghi alla vigilia dell’assemblea provinciale, in programma domenica 5 maggio a partire dalle 10.30 alla scuola della Fondazione Istituto Sordomuti, in via Reich 49 a Torre Boldone.
In cosa consiste questo cambiamento?
«Oggi il consumatore è più critico, in un prodotto cerca dei valori, non solo legati al prodotto stesso ma a tutto ciò che sta dietro, che si tratti di materie prime, rispetto ambientale o attenzione alle persone. È quella che si chiama responsabilità sociale di un’impresa, ossia l’interesse non al business fine a se stesso ma alle conseguenze del business».
Non sono concetti un po’ troppo “alti”? Le difficoltà economiche sembra che abbiano, al contrario, accentuato l’attenzione sul prezzo, lasciando in secondo piano tutto il resto…
«Invece no, le minori disponibilità hanno contribuito semmai a far crescere il senso critico nei confronti di ciò che si consuma. Ne abbiamo la conferma dall’operazione “Bergamo, la mia terra, il suo pane”, che ha messo a disposizione dei fornai farina di grano tenero coltivato sul territorio provinciale. Circa 60 panifici hanno deciso di utilizzarla in maniera sistematica: non hanno cambiato il prezzo del pane, ma hanno riscontrato aumenti di fatturato perché il consumatore ha dato valore a fattori come la riduzione dell’importazione e dell’impatto ambientale e la creazione di ricchezza per il territorio».
Il prezzo, dunque, non conta?
«Se vogliamo essere sinceri, il prezzo del pane è troppo basso. Può sembrare una provocazione, ma non è così. Tenendo conto di tutti i costi di produzione, il pane bianco classico dovrebbe essere venduto a non meno di 5.50 euro al chilo. Il prezzo si mantiene più basso perché l’imprenditore tende a non considerare l’incidenza del proprio lavoro e di quello della propria famiglia, diciamo che in Italia le piccole aziende famigliari, che costituiscono il grosso del settore, si sobbarcano parte dei costi».
Non sembra un bel messaggio da lanciare all’opinione pubblica, proprio in momenti come questi…
«Può invece servire a fare qualche conto e a comprendere che il pane non può più essere considerato “l’alimento del popolo” e che il dibattito sul prezzo deve essere inquadrato negli attuali stili di consumo. Un pane pesa circa 60 grammi che, al costo “provocatorio” di 5.50 euro, significa 33 centesimi. In Lombardia il consumo medio è tra 120 e 150 grammi pro capite, si spenderebbe cioè tra i 66 e gli 82 centesimi, meno che per un caffè e l’equivalente di qualche messaggio sms. Ciò che non va è probabilmente l’indicazione del prezzo al chilo. Viste le quantità in gioco, oggi darebbe meglio il senso della spesa indicare il costo del singolo pezzo, come avviene in altri paesi europei».
Ma c’è la crisi…
«Nonostante le difficoltà, il pane non è tornato ad essere l’alimento con cui ci si riempie la pancia. E non tornerà ad esserlo. La nostra è una società dell’eccesso e chi produce non può pensare che i consumi alimentari cresceranno, semmai il contrario. Ci sarà però sempre posto per “l’essenziale di qualità”, ossia quel prodotto in cui il consumatore riconosce dei valori, di cui parlavamo all’inizio. È un po’ il percorso che ha già intrapreso il vino».
Ci può fare qualche esempio concreto di questi valori?
«L’Aspan in questi anni di spunti ne ha forniti. Pensiamo ai progetti educativi nelle scuole e alla sfida del pane a filiera locale, che sono valsi all’associazione il premio per le buone prassi di responsabilità sociale assegnato da Unioncamere Lombardia. Anche la riduzione del contenuto di sale nel pane ha un grande significato. A Bergamo ha raccolto l’adesione dell’80% delle aziende e in Lombardia siamo al 60%, tanto che l’iniziativa è oggi studiata da Olanda e Portogallo. Diminuire la dose di sale, si è visto, migliora il gusto, ma non fa aumentare il consumo di pane, la cosa importante è il messaggio positivo lanciato, il fatto che si diffonde l’attenzione all’uso del sale in ogni momento di consumo. È un elemento al quale i clienti danno peso: preferiscono mangiare meno, ma vogliono qualità, valori ed emozioni e li vanno a cercare».
Come sono stati recepiti questi indirizzi dai panificatori?
«Posso dire che chi ha fatto precise scelte di campo sta avendo meno problemi di fronte al calo dei consumi. Gli altri facciano come credono…».
Polemico? C’è chi non condivide il percorso dell’Associazione?
«È abbastanza logico che in tempi difficili ci si chieda se valga la pena pagare la quota associativa e quanto effettivamente sia utile far parte di un’organizzazione di categoria. A questi dubbi rispondo dicendo che oggi l’associazione non è più solo un partner per i servizi, ma una realtà che mette a disposizione leve di competitività. E vado oltre: offre anche opportunità al cliente per una migliore qualità della vita, come dimostrano i progetti sul grano locale e la riduzione del contenuto di sale. Più in generale, il consumatore sa che dietro un’azienda associata c’è una struttura che lo segue, lo informa tempestivamente (è accaduto ad esempio tempo fa nel caso di una raccomandazione sanitaria dell’Asl), lo supporta. Io stesso, le rare volte che vado in vacanza, scelgo sempre realtà iscritte ad un’associazione di categoria perché so che hanno qualcosa in più».
Dai servizi alle imprese al benessere della collettività, non avete alzato un po’ troppo il tiro?
«La cosa preoccupante è che stiamo surrogando la politica. Gli indirizzi, le strategie, gli strumenti dovrebbero arrivare dai politici, che invece non sono nemmeno in grado di prendere decisioni. Non dimentichiamo però che la responsabilità sociale non è solo un bel concetto, serve al bilancio – cioè al portafoglio – delle aziende perché porta a considerare l’economia energetica, la qualità delle relazioni industriali, il rapporto col territorio, insomma è un’opportunità per crescere».
Tornando in negozio, da tempo l’Aspan sostiene la necessità di una produzione più vicina alle esigenze dei consumatori, a cominciare dai tempi delle sfornate. A che punto siamo con questa evoluzione?
«L’aumento del numero delle donne nel settore, in particolare nella produzione, fotografato dall’Ente Bilaterale regionale, è la testimonianza che la produzione si sta sempre più distribuendo lungo la giornata, perché una donna non lascerà mai i figli nel cuore della notte per andare a lavorare. Quello del panettiere che comincia alle due è ormai uno stereotipo superato. E meno male. Lo spostamento del lavoro in orario diurno e l’aumento della componente femminile saranno la nostra salvezza. Sono le donne, infatti, che, occupandosi delle spese per la famiglia, hanno la visione dalla parte del consumatore. Hanno capito, ad esempio, che ormai il pasto principale è quello della sera e perciò non serve che tutto il pane sia già pronto al mattino. All’ora di pranzo, invece, si mangia sempre più spesso qualcosa di veloce fuori casa e questo è un segmento che i panifici si sono lasciati sfuggire e devono tornare a coprire. Se è vero, infatti, che il consumo di pane si è ridotto, dobbiamo capire in cosa si è “trasformato” quel pane. Sicuramente in pizze, focacce, ma anche in pancarrè e pagnotte da affettare: perché non possiamo essere noi a produrli?».
Una recente indagine ha detto che in Italia mancano 6mila pizzaioli, ci sono carenze anche nella panificazione?
«Non è la manodopera che manca, ma persone con competenze globali, capaci cioè di curare la produzione ma anche la commercializzazione, che sappiano cogliere i cambiamenti in atto negli stili, nei tempi e nei gusti. In Lombardia quanto a formazione e ricambio generazionale, possiamo contare su 26 tra corsi e scuole e su una grande valorizzazione dell’apprendistato. In Bergamasca i corsi sono tre, oltre a quello in carcere. In particolare, nella nuova scuola che ha preso il via quest’anno a Castel Rozzone, l’Aspan ha voluto investire direttamente fornendo le attrezzature del laboratorio e i docenti, fornai in attività che portano in aula la visione del mercato aggiornata cinque minuti prima in negozio. È un impegno, ma è così che possiamo costruirci il futuro, quelle forze lavorative che domani porteranno avanti le nostre aziende».
Lo scorso 13 febbraio è stato rinnovato il contratto nazionale di lavoro, cosa c’è di nuovo?
«La Lombardia è riuscita a portarsi a casa la possibilità di contrattualizzare a livello regionale aspetti sui quali in altri territori non è possibile intervenire. Su tutti la ridefinizione del mansionario. Definizioni come impastatore, infornatore oggi non hanno più senso, le tecnologie danno una grande mano e sono nate nuove figure professionali. Anche il ruolo della cassiera era fermo al 1965 quando i registratori di cassa c’erano sì e no. L’azione sindacale è fondamentale per riuscire a realizzare in concreto quel panificio moderno di cui abbiamo parlato. Perché vanno bene le ipotesi di lavoro, ma poi occorrono gli strumenti. Noi abbiamo sappiamo cosa ci serve, per questo abbiamo le idee chiare su cosa chiedere ai contratti».
Anche sulla bilateralità sono stati fatti passi avanti…
«In Lombardia è partita nel maggio del 2011 ed offre un livello molto avanzato di tutele a lavoratori e aziende. Dall’agosto scorso ha preso il via anche il sistema nazionale, andando a rafforzare l’azione. Parliamo di riconoscimento all’impresa di tutti i costi della malattia del lavoratore, del rappresentante territoriale dei lavoratori per la sicurezza sul lavoro, di buoni per asilo, scuole, libri, prestazioni sanitarie. Le aziende spesso considerano il contributo un costo. Non è un costo ma salario “diversamente reso”, a vantaggio della qualità della vita».


Gli operatori diventano turisti
per promuovere meglio il territorio

Sono sei piccoli “pacchetti turistici” di mezza giornata con tutti gli ingredienti per incuriosire e conquistare un visitatore. La particolarità è che non sono destinati al pubblico, ma agli operatori dell’accoglienza. Albergatori, gestori di bed and breakfast, ristoratori, baristi, oltre al personale degli Iat, sono invitati a vivere da turisti il proprio territorio, a concedersi una piccola vacanza “sotto casa” per andare alla scoperta di percorsi, bellezze artistiche e paesaggistiche, informazioni storiche e curiosità, esperienze a tutto tondo da condividere poi con i propri ospiti.
Sono le “Lezioni di territorio”, seconda edizione di un progetto varato lo scorso anno da Comune di Bergamo, Provincia e Bergamo Turismo in collaborazione con le associazioni di categoria, che ora si amplia con la partecipazione della Camera di Commercio, ente finanziatore insieme e Comune e Provincia, e il coordinamento operativo dell’azienda speciale Bergamo Sviluppo.
Alla base dell’intervento c’è la consapevolezza che le figure che entrano quotidianamente in contatto con i turisti possono recitare un ruolo di primo piano nella promozione del territorio e che l’accoglienza non è fatta solo di strutture e servizi, ma anche di qualità dei rapporti. L’iniziativa è anche la testimonianza del rafforzarsi della rete tra i diversi soggetti interessati allo sviluppo del turismo in Bergamasca. Un percorso che deve comunque essere perseguito con maggiore convinzione, non ha mancato di sottolineare, trasformandola in un’esortazione, il presidente di Bergamo Sviluppo Angelo Carrara. «Si sente spesso dire che occorre fare sistema – ha rilevato – ma ora è più che mai necessario passare dalle parole ai fatti. Assodato che il modello economico del passato è morto, il territorio deve ambire ad uno sviluppo sostenibile, valorizzando tutte le proprie eccellenze e peculiarità. Rispetto ad altri territori c’è ancora tanto da fare, a cominciare dall’aeroporto, che, paradossalmente, è utilizzato per la promozione più da altre realtà turistiche che da Bergamo stessa».
Eppure, dentro a quello che è quasi un cliché nei discorsi sul futuro di Bergamo, ossia la scarsa convinzione con la quale si considera la leva del turismo, qualcosa si muove. «Non presenteremmo progetti come questo – ha sottolineato l’assessore provinciale al Turismo Giorgio Bonassoli – se tre anni fa non si fosse cominciato un percorso che ora, visti i risultati, possiamo dire nella giusta direzione. Abbiamo un portale unico e Turismo Bergamo ha ottenuto di diventare il punto di riferimento per la raccolta delle prenotazioni di tutti gli Iat della Lombardia per l’Expo, un importante riconoscimento della capacità di fare sistema. L’idea stessa, ambiziosissima, della candidatura a Capitale europea della Cultura nel 2019 è un passo significativo, indipendentemente dall’esito, se permette ai bergamaschi anche solo di rendersi conto del fatto che la città può competere per un titolo del genere». Il nodo resta invece quello dei fondi. «Il paragone con altre realtà, come le province autonome – ha affermato Bonassoli – non regge perché i finanziamenti sono ben diversi. Su questo versante le aziende possono fare la propria parte, battendo i piedi per la nostra indipendenza economica». «Ma si potrebbe cominciare anche con alcuni interventi per favorire il fare sistema – ha evidenziato Alberto Brivio, delegato alla creazione d’impresa di Bergamo Sviluppo -, come la semplificazione burocratica, politiche diverse per la tutela del suolo e agevolazioni per creare dei canali commerciali».  
Tornando alle “Lezioni di territorio”, «sono una modalità avviata quattro anni fa con la Bergamo Card – ha ricordato Roberta Garibaldi, delegata per il Turismo del Comune di Bergamo – che si è man mano sviluppata, passando dalle visite ai musei a dei veri e propri itinerari. Hanno ottenuto un ottimo riscontro di partecipanti e sono un momento di crescita professionale, non solo per ciò che si apprende, ma perché danno l’opportunità agli operatori di conoscersi e confrontarsi tra loro e con le istituzioni». A rendere speciali le uscite è anche il taglio, «diverso dalle classiche visite guidate – ha proseguito l’esperta -. Sono pensate come momenti di conoscenza attraverso la narrazione, che puntano a far conoscere gli usi, le tradizioni, i sapori, a far vivere esperienze che possano lasciare il segno. Il concetto di fondo è che se si impara ad amare il proprio territorio si riesce anche a farlo apprezzare e questo permette di realizzare due obiettivi fondamentali, aumentare la permanenza media dei visitatori e favorire il passaparola, così importante oggi che tutto è in rete».
Le “lezioni” rientrano nel progetto “Accoglienza turistica”, che punta a fornire agli operatori competenze sempre più mirate. «Le nuove tendenze – ha chiarito il direttore di Bergamo Sviluppo Cristiano Arrigoni – parlano di una crescita del turismo culturale in senso ampio, che comprende la scoperta dell’identità locale e il desiderio di partecipare a eventi gastronomici, musicali, teatrali, religiosi, ed è in atto anche una trasformazione delle forme di fruizione dell’esperienza di viaggio, che si arricchisce di possibilità grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali». In un’ottica quindi di costante aggiornamento e qualificazione, dopo l’estate la Camera di Commercio con Bergamo Sviluppo e le organizzazioni di categoria organizzerà altri percorsi formativi, dedicati in particolare al “barometro alberghiero” della Camera di Commercio, uno strumento gratuito che consente agli albergatori di verificare il posizionamento in termini di competitività della propria struttura, alla legislazione turistica e all’accoglienza dei clienti.


Francesco Nullo,
sabato e domenica
le celebrazioni ufficiali
del 150° anniversario
della morte

Il 5 maggio 2013 ricorre il 150° anniversario della morte di Francesco Nullo, caduto nel 1863 nella battaglia di Krzykawka alla testa della spedizione partita in aiuto dei polacchi insorti contro la dominazione russa. Per questa ricorrenza la Fondazione Bergamo nella storia propone diverse iniziative realizzate in stretta collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune di Bergamo e con le altre istituzioni culturali cittadine: Archivio Bergamasco, Archivio di Stato di Bergamo,   Associazione Amici del Museo storico di Bergamo, Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo, Biblioteca civica “Angelo Mai”, Fondazione Famiglia Legler, Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo, ISREC, Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo, Università degli studi di Bergamo.
Nell’insieme tutte queste iniziative si propongono da un lato di approfondire e ripensare la figura di Francesco Nullo in una prospettiva compiutamente storica, al di fuori della retorica e nel suo legame col nostro tempo; dall’altro di valorizzare i profondi legami e le proficue relazioni che la figura di Nullo ha permesso di stabilire nel tempo tra Italia e Polonia.

Ecco le principali iniziative organizzate.

SABATO 4 MAGGIO

* Ore 10, Teatro Donizetti
Matinée dedicata alle scuole: Con gli occhi di Celestina.
Saranno presentati gli elaborati del concorso di disegno tra le scuole e i risultati dei laboratori didattici seguiti da un racconto (con molte licenze poetiche) della vicenda di Nullo vista dalla fidanzata Celestina Belotti (in collaborazione con Assessorato all’Istruzione, Politiche Giovanili, Sport e Tempo libero).

*Ore 12.30 – 17.30, Quadriportico del Sentierone
Emissione dell’annullo filatelico per il 150° anniversario dalla morte di Francesco Nullo.

*Ore 14.30, Sala Tremaglia del Teatro Donizetti
La fraternità d’armi italo-polacca tra ‘800 e ‘900. Un Seminario internazionale di studi, con il patrocinio della Giunta storica nazionale, dedicato a quei momenti storici, tra Ottocento e Novecento, che videro Italiani e Polacchi combattere affiancati per una causa comune. Nell’occasione sarà presentata anche la pubblicazione in formato e-book delle principali biografie di Francesco Nullo.

*Ore 18, Sala Tremaglia del Teatro Donizetti
Diversamente giovani… e socialmente utili. Gli eroi.
Una conferenza di Mario Isnenghi (Università di Venezia), tra i maggiori storici del nostro Paese, che propone una riflessione sul ruolo e il significato degli eroi nel mondo contemporaneo. Ingresso libero.

DOMENICA 5 MAGGIO

*Ore 11.30, Convento di San Francesco, Museo Storico di Bergamo – Sezione mostre
Inaugurazione della mostra Francesco Nullo dall’Italia all’Europa (1826-1863).
In esposizione i più importanti cimeli e documenti legati alla vita di Francesco Nullo: l’eroe e il soldato, ma anche l’uomo e l’industriale. Ingresso libero.
Per tutta la giornata sarà inoltre possibile visitare gratuitamente il Museo Storico di Bergamo – Sezione ‘800 “Mauro Gelfi” presso la Rocca (con una visita guidata gratuita alle ore 16.00).

*Ore 21, Chiostro del Convento di San Francesco Omaggio a Tadeusz Ko?Ö‚Ä?ciuszko   
Concerto del bluesman Fabrizio Poggi
Nel rendere omaggio all’eroe polacco più vicino a Francesco Nullo nel suo impegno per la Libertà degli altri, il concerto ricorda anche il secondo anniversario dalla scomparsa di Mauro Gelfi, direttore del Museo storico di Bergamo dal 1997 al 2010.
Ingresso libero.

Per informazioni: tel. 035 247116 / 035 226332 – http://www.bergamoestoria.it


Imprese, una raccolta di firme
per tornare a crescere

“Adesso tocca a voi”: è il Manifesto con l’appello di Rete Imprese Italia indirizzato al Governo, al Parlamento, alla politica. Un appello, firmato dal soggetto di rappresentanza unitario delle pmi (Confcommercio, Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confesercenti), e indirizzato al Governo perché agisca immediatamente con misure concrete a sostegno della crescita e dell’economia reale. I risultati dell’Iniziativa e della raccolta firme, aperta agli amministratori e agli imprenditori su tutto il territorio nazionale, verranno presentati il giorno dell’Assemblea di Rete Imprese Italia il prossimo 9 maggio.
«La crisi – si legge nel Manifesto – sta cancellando la parte più vitale del nostro sistema produttivo. Nel 2013, 26,6 miliardi in meno di Pil, 22,8 miliardi in meno di consumi, 249 mila chiusure delle attività commerciali e dell’artigianato». «La ripresa – si sottolinea nell’appello – diventa un miraggio, gli imprenditori hanno perso la pazienza e stanno perdendo la speranza. Ma il destino non è segnato. Le imprese dell’artigianato, del terziario di mercato e l’impresa diffusa, che nel nostro Paese producono il 58% del Pil e danno lavoro al 62% degli occupati, non ci stanno. Reagire alla crisi si deve e si può».
«Le nostre imprese – conclude il Manifesto invitando il Governo, il Parlamento e la politica a fare la propria parte – hanno fatto tutto il possibile: adesso tocca a voi!».
Per ribadire le priorità necessaria alla crescita, Rete imprese Italia ha diffuso un documento in cui vengono illustrate le linee principali di intervento: ridurre la pressione fiscale, proseguire nell’azione di semplificazione, dare credito alle imprese, sostenere il mercato del lavoro. «La lezione fondamentale che, a nostro avviso, ha impartito questa grande crisi – si legge nel documento “Le priorità per tornare a crescere” – è la necessità di ripartire dalle buone ragioni dell’economia reale e cioè dalle ragioni, insieme, delle imprese e del lavoro. Il rigore necessario è stato praticato. Ha scongiurato, con un largo ed emergenziale ricorso alla leva fiscale, la crisi di fiducia nei confronti dei nostri titoli del debito pubblico, ma ha concorso, tuttavia, ad aggravare il quadro recessivo della nostra economia».
Secondo Rete imprese Italia la prossima agenda di governo deve prevedere, come prioritari, interventi volti alla progressiva riduzione della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti in regola. Per far questo occorre: scongiurare l’ulteriore innalzamento dell’aliquota Iva, ridurre l’impostazione Irap, escludere dall’Imu gli immobili strumentali all’attività d’impresa e ridefinire il tributo rifiuti e servizi Tares.
Per le cinque maggiori organizzazioni del terziario e dell’artigianato è necessario inoltre fare scelte decise di semplificazione normativa e amministrativa per liberare risorse da indirizzare alla crescita, favorendo così un miglior ambiente imprenditoriale.
Alta priorità deve essere data all’accesso al credito, per il quale è urgente sfruttare il via libera della Commissione Europea per risolvere definitivamente il problema dei pagamenti della Pubblica Amministrazione identificando modalità operative semplici, veloci e di impatto immediato, come la compensazione secca e diretta tra i debiti degli enti pubblici verso le imprese e i debiti fiscali e contributivi delle imprese verso lo stato. Ma è anche necessario promuovere un intervento concertato con gli altri Stati Europei presso le Istituzioni Europee e, in particolare presso la Bce, perché eroghi speciali finanziamenti alle banche con vincolo di destinazione a favore del credito alle imprese.
Altro punto importante riguarda il mercato del lavoro, per il quale serve una inversione di rotta rispetto ai continui incrementi dei costi diretti ed indiretti, che seguono il progressivo arretramento dello Stato dalla spesa sociale e dai servizi al lavoro. A questo proposito secondo Confcommercio, Casartigiani, Cna, Confartigianato e Confesercenti occorre intervenire sul costo del lavoro con un piano di azioni strutturali da realizzare in un tempo definito e con una riprogrammazione della spesa pubblica; garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto l’anno 2013, individuando le risorse in risparmi di spesa; sviluppare gli incentivi per l’assunzione di giovani e favorirne l’ingresso nel mercato del lavoro anche come imprenditori.
L’appello di Rete Imprese Italia può essere sottoscritto nella sede di Ascom di Bergamo (via Borgo Palazzo 137 – Accoglimento soci) sia sul sito http://www.ascombg.it compilando il form online.


Commercio, ad investire
sono le attività innovative

Più di 525 milioni di euro garantiti alle piccole e medie imprese dagli anni Settanta, all’indomani della crisi petrolifera, al 2012 nel pieno di quella che gli esperti definiscono la peggiore crisi del dopoguerra. È questo il bilancio della Fogalco, dal 1978, anno di costituzione, alla fine del 2012, dato di partenza per l’analisi dei numeri dell’attività in vista dell’assemblea annuale, in programma lunedì 6 maggio alle 10.30 all’Hotel Settecento di Presezzo. Nello scorso anno, tramite la Cooperativa di Garanzia dell’Ascom, sono stati deliberati, garantiti ed erogati dagli Istituti di credito convenzionati finanziamenti per un totale 16.888.247 euro per 207 posizioni, ai quali vanno aggiunti 2.788.786 euro relativi a finanziamenti deliberati ma, al 31 dicembre scorso, non ancora erogati. Gli importi comprendono i finanziamenti deliberati ed erogati attraverso la società partecipata Asconfidi Lombardia, per un ammontare complessivo di 9.472.479 euro (a carico della cooperativa di garanzia dell’Ascom 2.382.620 euro). Sale l’importo medio dei finanziamenti deliberati ed erogati che, nello scorso esercizio, supera gli 80mila euro. Il numero dei soci effettivi iscritti alla cooperativa, in rappresentanza delle imprese del commercio, dei servizi e del turismo è pari a 5.468 unità (5.493 al 31 dicembre 2011).

L’analisi per settore
Il settore più dinamico è rappresentato dalle attività commerciali che diversificano maggiormente il loro business e rifuggono le classificazioni canoniche. Gli affidamenti garantiti e perfezionati a favore delle attività “varie” sono cresciuti del 7% nei confronti del totale. Dal 10,91% del 2011 sono passate a rappresentare alla fine del 2012 il 18,05% dell’attività della Cooperativa. Triplicano i finanziamenti a gioiellerie, orefici e ottici: passano dallo 0,57% del 2011 al 1,92% del 2012. In netta crescita gli affidamenti a librerie, edicole, videoteche, cartolerie, tabaccherie che passano dal 6,30% del 2011 al 9,42% nel 2012. Il calo più evidente interessa le attività di somministrazione (bar, ristoranti, pizzerie, alberghi) che passano dal 36,62% nel 2011 al 29,55% alla fine dello scorso anno. Un calo vistoso, dettato in parte dagli investimenti effettuati dal settore lo scorso anno: nel 2011 si era infatti evidenziata una crescita pari a quasi il 6% rispetto al 2010 degli affidamenti a pubblici esercizi e alberghi. Si dimezzano gli investimenti degli agenti e dei promotori che dal 2,35% del 2011 scendono all’1,21% del 2012. Si assottiglia anche la fetta rappresentata dalle attività dei servizi (dal 9,7% all’8,73% nel 2012), dei negozi di alimentari (dal 14,78% al 13,92 % nel 2012), dell’abbigliamento e calzature (dal 13,17% al 12,33%), del comparto di rivendite di elettrodomestici e del settore arredamento (dal 5,61% al 4,86%).

La mappa degli affidamenti
La città rappresenta la fetta più importante dei capitali affidati e deliberati dalla Fogalco e cresce rispetto al 2011. Nel 2012 quasi il 31% degli affidamenti alle pmi (contro il 28% del 2010), resta in città e nei dintorni di Bergamo. Cresce del 5% la pianura, dalla Bassa all’Isola, con una fetta pari al 27% (contro il 22% del 2011). Seguono, anche se in discesa, la Val Seriana e la Val di Scalve che rappresentano il 16% degli affidamenti della Cooperativa (contro il 19,19%). In calo, al 15% (contro il 17% del 2011) la zona dei Laghi e la Val Cavallina. In coda la Val Brembana e la Valle Imagna, con rispettivamente, il 7 e il 4%.


Camera di Commercio, un milione
per l’occupazione giovanile

Due milioni di euro a favore delle imprese. È questo quanto stanziato dalla Camera di Commercio di Bergamo e discusso in Consiglio Camerale il 29 aprile scorso. Il primo va a favore dei Consorzi fidi per le operazioni di sostegno alle piccole e medie imprese. «Per il terzo anno consecutivo sosteniamo i Confidi presenti sul territorio – precisa Paolo Malvestiti, presidente della Camera di Commercio di Bergamo -. L’attenzione al credito è una delle caratteristiche qualificanti di questo ente camerale. Da imprenditori siamo convinti che è quanto mai necessario contribuire a dare ossigeno alle nostre imprese ed è compito della Camera di Commercio sostenere chi, come i consorzi fidi, lavora sul territorio come intermediario e interlocutore privilegiato tra banche e imprese. Un lavoro molto delicato in questo particolare momento di difficoltà per la nostra economia». A questo proposito nei prossimi giorni si riunirà in Camera di Commercio un tavolo di confronto tra banche, confidi e imprese per un confronto sulle difficoltà di accesso al credito dell’imprenditorialità bergamasca.
Il secondo milione, inaspettato, va a favore delle aziende e dei giovani. A sorpresa, durante il Consiglio Camerale Malvestiti ha presentato un fondo per l’occupazione giovanile. Si tratta di un bando che verrà messo a punto a breve e che prevede contributi a fondo perduto per le aziende che assumono giovani. «Credo che sia la prima Camera di Commercio a livello nazionale che stanzia un bando di tal genere- commenta Malvestiti -. La disponibilità economica del nostro ente ce lo permette. Abbiamo approvato un bilancio in positivo e non possiamo far altro che pensare al territorio, alle nostre aziende e ai nostri giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di circa dieci punti percentuali nell’ultimo anno e nella nostra provincia si è attestato al 29,4%. Non possiamo restare inerti di fronte a quanto sta succedendo, ed è il motivo per cui  la Giunta camerale all’unanimità ha approvato questo intervento straordinario».
Il bando prevede un contributo a fondo perduto, con tagli per ciascuna azienda attorno ai 15-20 mila euro, per quelle imprese che assumeranno i giovani; un’attenzione particolare a chi assumerà a tempo indeterminato.
Altra novità presentata in Consiglio Camerale riguarda Bergamo Sviluppo e il potenziamento dell’attività al Polo Tecnologico di Dalmine indirizzata alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione nel campo del manifatturiero, sempre in collaborazione con l’Università di Bergamo e i centri di ricerca.
Il Consiglio Camerale ha inoltre approvato il bilancio 2012, che è risultato migliore rispetto alle aspettative: la Camera di Commercio di Bergamo chiude il 2012 con utile di 1.504.774 euro. 
Nomine. La Giunta, nella seduta di lunedì scorso, ha nominato due rappresentanti che da maggio entreranno a far parte del Consiglio d’Amministrazione di Turismo Bergamo: Luigi Trigona, direttore di Ascom riconfermato nel suo mandato, e Giacomo Salvi, direttore di Confesercenti. Sempre per quanto riguarda le nomine, nelle prossime settimane entreranno a far parte del Consiglio Camerale tre nuovi consiglieri, in seguito ad altrettanti dimissioni: quella di Carlo Vimercati, che lascia il posto al nuovo presidente di Cdo Bergamo, Alberto Capitanio; di Giuseppe Masnaga, rappresentante del credito, dimessosi dopo aver lasciato la guida della Banca Popolare di Bergamo; e di Marziano Borlotti, in quota artigiani, dimessosi in seguito alla chiusura della sua attività a fine 2012.


“Studenti sempre più sfiduciati
in un Paese in mano ad incapaci”

Il nostro non è un Paese per giovani. Immobilismo e gerontocrazia ingessano l’Italia e i più in gamba si vedono spesso costretti a fare le valigie. Le contraddizioni del sistema-Paese sono evidenti anche nelle Università, in cui non è garantito un monitoraggio accurato della didattica e che sono per molti versi distanti dal mondo del lavoro. Giovanni Urga, professore di finanza ed econometria all’Università di Bergamo e alla Cass Business School City University di Londra, dove dirige anche il Centro di Analisi Econometrica, scopre il tallone d’Achille dei nostri atenei, che pure sfornano ogni anno nuovi talenti.
Quali sono i principali punti di forza e di debolezza del sistema universitario italiano?
“In Italia, una buona parte degli studenti arriva all'Università con un bagaglio culturale più ampio e ricco di quello anglosassone, che è iper-specialistico sin dalla scuola secondaria. La più ampia preparazione emerge soprattutto nel medio e lungo periodo, dato che al lavoratore odierno è richiesto soprattutto di essere versatile e di apprendere in modo continuo nuove competenze e conoscenze. Di contro, una debolezza del sistema italiano è rappresentata dal fatto che gli studenti non sono monitorati nel modo appropriato e possono rimanere  iscritti all'università ad oltranza”.
La Riforma Berlinguer ha migliorato o peggiorato le cose?
“I percorsi di studio sono i diventati più dispersivi con la riforma del ” 3+2” che ha portato ad una vera e propria moltiplicazione di corsi insensata e controproducente da qualsiasi punto di vista. Le razionalizzazioni dell’ultimo anno ci stanno riportando sulla via giusta, ma sono ancora insufficienti. L’eccessiva proliferazione dei corsi di studio e le relative operazioni di marketing  hanno determinato una notevole confusione negli studenti, spesso illudendoli di possibili sbocchi occupazioni esistenti solo sulla carta. Le responsabilità  del corpo docente a tale riguardo sono notevoli”.
Cosa abbiamo da imparare dal sistema universitario inglese?
“Nel Regno Unito, l’iter universitario è ben monitorato e predeterminato anche in termini di tempo e ciò rappresenta un indiscutibile vantaggio. Questo approccio evita che l’Università diventi un parcheggio in cui non solo non si impara niente da un punto di vista contenutistico ma anche da un punto di vista di responsabilità personale. Per non parlare poi del fatto che un sistema intasato da un numero elevato di studenti poco motivati ed inspiegabilmente fuori corso è un costo che la collettività non può e non è tenuta a sostenere, indipendentemente dal ciclo economico”.
L'aumento della tassa per i fuori corso non basta per disincentivare chi resta “parcheggiato” in università?
“Non ha alcun senso solo aumentare le tasse, piuttosto va incentivato lo studio con un part-time strutturato e con obiettivi determinati, come avviene in Inghilterra, dove è previsto un percorso di studi di sei anni al posto di tre con obiettivi precisi da rispettare. Le tasse sono le stesse del percorso canonico, sono solo spalmate, come gli esami, su un lasso di tempo doppio”.  
Da professore universitario gode di un osservatorio privilegiato sul mondo dei giovani. Che umori avverte?
“In Italia negli ultimi anni vedo maggior pessimismo e rassegnazione, soprattutto in ragazzi brillanti. Gli studenti sentono di non avere prospettive e nei corsi di laurea magistrale è cresciuta la percentuale di studenti che intendono andare all'estero”.
Quali sono le aspettative di uno studente inglese e quali quelle di uno italiano?
“Gli studenti inglesi hanno la sensazione che il mondo del lavoro sia a portata di mano, con in tasca una laurea triennale o un master. Durante i tre anni di università ogni studente ha l'opportunità di entrare nel mondo del lavoro attraverso uno stage coerente con il proprio curriculum. In questo percorso, che dura almeno un anno, lo studente viene valorizzato e non sfruttato come purtroppo accade spesso in Italia, dove c'è la sensazione che lo stage rappresenti un'esperienza a sé stante, senza veri sbocchi occupazionali”.
In Italia sembra che conti sempre più la spintarella, nonostante curriculum e preparazione. Cosa ne pensa?  In Inghilterra come funziona?
“Se per spintarella si intende la segnalazione di studenti meritevoli a centri studi, realtà aziendali e mondo bancario, non vedo differenze tra una latitudine e l'altra. E' chiaro che la segnalazione rappresenta una condizione solo necessaria e non sufficiente. Sta alla capacità di ogni studente sfruttare al meglio l'opportunità. Nel mio campo, l'econometria, posso affermare di non avere incontrato studenti che non fossero meritevoli del ruolo rivestito e della mia fiducia. In Inghilterra è obbligatoria una lettera di referenza per accedere ad un percorso di studi come anche al mondo del lavoro. Come accademico, quasi ogni giorno mi trovo a scrivere lettere di referenze a sostegno di studenti che ritengo meritevoli, per cui spendo anche il mio nome e la mia reputazione”.
Una recente indagine Istat ha evidenziato come giovani con più di 34 anni rinuncino ormai a cercare lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo. Quale consigli si sente di dare a quest’esercito di scoraggiati?
“Qualsiasi risposta potrebbe sembrare banale dati i tempi che corrono. E’ chiaro che avere un atteggiamento distruttivo non premia mai. Se non ci sono opportunità in Italia bisogna allargare i propri orizzonti e cercare altre occasioni di lavoro altrove. Una scelta quasi certamente premiante nel lungo periodo, ma che molto spesso risulta costosa in termini emotivi e per le implicazioni economiche”.
Non è una scelta semplice. Quali sono i requisiti fondamentali per lasciare il proprio Paese?
“Senza dubbio la conoscenza della lingua è importante insieme  alle competenze acquisite in un determinato ambito. La voglia e la determinazione di fare le valigie devono essere degli stimoli davvero forti”.
Chi non si scoraggia scappa.  Il 2012 ha fatto registrare il 30% in più di espatri rispetto al 2011. Una nuova e massiccia emigrazione, che vede protagonisti soprattutto trentenni, uomini, laureati. Come valuta quest’esodo di talenti?
“C’è un’emorragia di talenti perché i giovani non vengono valorizzati da un sistema gerontocratico come quello italiano. Un sistema immobile che teme un ricambio generazionale, che invece è necessario e vitale. La fuga dei talenti è in questo senso figlia di una legge naturale e segnala da un lato quanto siano forti le capacità che possediamo, dall'altro quanto il Paese perda in termini di capitale umano”.
I ragazzi italiani restano in casa di mamma ad oltranza e anche in Inghilterra cresce la percentuale dei “kippers”( kids in parents pockets eroding retiremen saving). Un fenomeno figlio della crisi oppure una scelta di comodo?
“In Italia il profondo legame con la propria famiglia di origine è un dato culturale, ma con la crisi è diventato anche una necessità. In Inghilterra, il fenomeno dei “kippers” è recente, ancora marginale e in larga misura dettato dalla recessione. La maggioranza dei giovani inglesi esce di casa a 16/18 anni per non rientravi mai più, come del resto tanti ragazzi italiani iscritti ad un ateneo fuori-sede. La tendenza a stare a casa dei genitori ben oltre la maggiore età è una peculiarità tutta italiana, che non ha eguali nel resto d’Europa”.
Insegna nella City a Londra, il cuore finanziario di una metropoli messo a dura prova dalla crisi. Come sono cambiate le prospettive negli ultimi dieci anni?
“Tutto è cambiato dal 2007 in poi. La crisi ha tuttavia avuto un impatto negativo soprattutto sulle figure “senior” più che sui profili “junior”, per cui le opportunità di lavoro non sono in realtà mai mancate. Tutte le business school sono infatti anticicliche: gli iscritti continuano a crescere. In questo senso la crisi ha creato maggiori competenze e competitività, ma ha portato anche importanti cambiamenti. Prima gli studenti erano “sponsorizzati” dall'industria finanziaria, ora si ricorre ai risparmi privati”.
Quale approccio consiglia ad un giovane che deve affrontare il mercato del lavoro?
“Prima di tutto, bisogna diventare imprenditori di se stessi cercando di sviluppare al massimo la propria professionalità sin dagli studi universitari. Questo implica scegliere un percorso di studi dai contenuti tecnico-scientifico che offrono di fatto prospettive lavorative maggiori rispetto a percorsi di tipo umanistico. Inoltre, la laurea va conseguita nei tempi giusti e con un ottimo profitto. E’ indispensabile un’ottima conoscenza della lingua inglese, unitamente alla disponibilità ad una mobilità geografica, almeno su tutto il territorio europeo. Il consiglio finale è quello di cercare di sfruttare le opportunità di scambio internazionali durante il percorso di studi”.
Lei viaggia molto. Che percezione hanno all’estero del nostro Paese? Qual è l’opinione degli stessi italiani a Londra?
“Le vicende politiche degli ultimi anni non mettono in grande luce l'Italia. Non è infatti mai in discussione la capacità degli italiani, ma la situazione politica e il sistema-Paese. Gli italiani che conosco e frequento a Londra guardano con tristezza alla loro terra d'origine, con l’amara sensazione che il Paese sia in mano ad incapaci”.
Eppure i mercati finora tengono. Cosa sta accadendo?
“E' un momento strano e difficile da decifrare, sembra che l’incertezza del Paese non giochi nessun ruolo in questo momento che definirei di “calma speculativa”. La situazione però  può cambiare da un momento all’altro, molto dipenderà  anche dall’evoluzione politica dei prossimi giorni. Non bisogna dimenticare poi che nell'ultimo anno l'Italia ha visto crescere la propria credibilità grazie ad una figura di prestigio che ci ha rappresentato a livello internazionale e ad un riassetto dei conti pubblici. I mercati tengono anche perché c'è stata una decisione a livello di Banca Centrale Europea di fare di tutto per preservare l’euro, come  ha sottolineato Mario Draghi nel suo discorso tenuto lo scorso luglio”.
Cosa le manca dell’Italia e cosa invece la fa tornare volentieri  nella terra di Sua Maestà?
“Sono italiano, mi sento italiano e amo il mio Paese, che per moltissimi aspetti – culturali e artistici in primis – non ha pari al mondo. Vivo a Londra che è una metropoli multietnica e stimolante, oltre ad una città cui sono molto legato. In Italia torno sempre volentieri, anche se spesso tocco con mano le contraddizioni di questo Paese. Il sistema universitario anglosassone mette più sotto pressione ed incentiva a fare bene il proprio lavoro. Non tutto è rose e fiori in Inghilterra, ma si valorizzano ricerca e didattica. In Italia invece, il sistema di monitoraggio e la valutazione dell’attività di ogni docente non esistono e se anche esistono non hanno nessuna implicazione sulla progressione di carriera, né sulla disponibilità di fondi di ricerca”.