Luca Marchini: «Amate questo mestiere perché innamorarsene non basta»

Luca Marchini ®Loreno Moreni

®Rolando Paolo Guerzoni

Lo chef Luca Marchini, già presidente JRE Italia, ha seguito la sua passione per la cucina subito dopo la laurea in Economia e Commercio. Un anno sabbatico ai fornelli per dire addio a una carriera di numeri e al praticantato da commercialista. Attraverso i suoi piatti racconta una storia di armonia, equilibrio, sperimentazione e legame con le sue radici territoriali. L’Erba del Re a Modena, 1 stella Michelin, è molto più che un ristorante raccolto, con 9 tavoli, curato nei minimi dettagli.  È un marchio, un progetto dello chef che spazia dal catering ed eventi alla Scuola di Cucina Almatea, dalla Trattoria Pomposa alla pizzeria tRe, alla Bottega e Forno da Re, con conserve, lievitati e prodotti pronti a finire nella dispensa di casa. La sua cucina rende omaggio alla ricca tradizione dell’Emilia Romagna e dell’Italia intera, tra ricordi–ha origini toscane di Arezzo- ed evocazioni. 

Da dove nasce l’idea di fare lo chef?

Si parte da una buona dose di piacere più che di passione, perché questo è un mestiere da amare, non di cui innamorarsi e basta. Quando ho scelto di entrare in cucina dopo la laurea in economia e commercio e il servizio civile in Caritas, l’ho fatto per testare la mia volontà di aprire un ristorante tutto mio. Ero veramente convinto di volere vivere di conti, o in subordine fare il ristoratore. Ho avuto la fortuna di entrare nella cucina dell’Osteria Francescana di Modena da Massimo Bottura, che mi ha trasmesso tutto il suo entusiasmo.  Jean-Louis Nomicos a la Gran Cascade a Parigi mi ha insegnato il rigore e la tecnica,  Bruno Barbieri alla Locanda Solarola mi ha sorpreso per la fantasia e la capacità di creare nuovi piatti. Oltre a queste solide basi, ci è voluta una buona dose di incoscienza per fare il salto e aprire L’Erba del Re. 

Qual è la filosofia della sua cucina?

®Rolando Paolo Guerzoni

Sono fedele al territorio, al sapere che sta dietro ad ogni prodotto, alla ricerca dell’equilibrio da esprimere attraverso i cinque sensi. Prima dell’effetto e della presentazione scenica c’è sempre la concretezza del piatto. Amo definire la mia cucina semplice e articolata, per me non esiste la casualità e nulla è lasciato al caso. Mi piace pensare alla mia cucina come a un libro che può essere letto da tutti, anche se con diversi livelli di interpretazione. Ci sono piatti come i passatelli asciutti con ragù di pollo e uvetta che da 22 anni sono in menù e che trovo ancora attuali. E ora con orgoglio, grazie anche all’intuizione di mia moglie Antonella durante il lockdown ,portiamo in barattolo le nostre ricette dalla nostra cucina alla dispensa di casa, prima solo attraverso l’e-commerce, ora direttamente nei negozi.

Quale consiglio dà a chi vuole iniziare?

Bisogna capire cosa si vuole fare da grandi, lasciandosi però guidare da cuore e mente più che dalla pancia, sennò il rischio è di gettare la spugna dopo un paio di anni o alla prima difficoltà. Con impegno, volontà e amore per ciò che si fa non esistono ostacoli. Io vivo circondato da giovani in cucina e non rinuncerei mai alla loro visione ed energia. Portano sempre innovazione e c’è sempre da imparare qualcosa perché i ragazzi hanno molto da dare, vanno solo guidati e stimolati, in modo che possano esprimere il loro talento al meglio. 

 




Confcommercio e Confesercenti scrivono ai vertici di ATB e ai sindaci di Bergamo, Lallio e Dalmine

“Gravi disagi per le imprese a causa dei cantieri e-BRT

I presidenti di Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo, Giovanni Zambonelli e Antonio Terzi, hanno inviato una lettera congiunta ai vertici di ATB e ai sindaci dei Comuni di Bergamo, Lallio e Dalmine per segnalare i disagi che i cantieri del nuovo sistema di trasporto rapido con autobus elettrici – e-BRT – stanno causando alle imprese del terziario nei territori interessati.

Riconosciamo il valore e la portata innovativa del progetto e-BRT, per il quale esprimiamo apprezzamento – scrivono i due presidenti –. Si tratta di un’infrastruttura totalmente elettrica che rappresenta un importante passo verso una mobilità più sostenibile, contribuendo alla riqualificazione urbana, alla riduzione del traffico privato e al miglioramento della qualità dell’aria. Tuttavia, alla luce delle numerose segnalazioni ricevute da parte degli imprenditori del terziario e dei nostri associati, riteniamo doveroso portare alla vostra attenzione alcune criticità legate alla fase attuale dei lavori. Tra i principali problemi segnalati, figurano la chiusura prolungata di diversi tratti stradali, l’istituzione di semafori temporanei e l’interruzione della normale viabilità. Questi interventi stanno generando gravi disagi per le attività commerciali situate lungo le aree di cantiere”.

Alcune imprese, in particolare nei territori di Lallio e lungo l’asse Bergamo-Dalmine, riportano cali di fatturato compresi tra il 20% e il 40%, a seconda della zona e del periodo.

In un contesto economico già fragile per il piccolo commercio, tali perdite rischiano di compromettere la tenuta del tessuto imprenditoriale locale, con ricadute dirette su occupazione e continuità delle attività” affermano Zambonelli e Terzi.

Alla luce di questa situazione, Confcommercio e Confesercenti Bergamo avanzano alcune richieste e si dichiarano disponibili a un incontro per approfondire le criticità emerse. L’obiettivo è quello di garantire il successo del progetto e-BRT, senza trascurare la tutela e la valorizzazione delle attività economiche che rendono attrattivo e vitale il territorio.

Le richieste avanzate sono:

  1. il pieno rispetto del cronoprogramma dei lavori, con conclusione del cantiere entro il termine previsto di giugno 2026;
  2. il ripristino graduale, anche parziale ove tecnicamente possibile, della viabilità ordinaria nei tratti completati;
  3. l’adozione di misure di sostegno per le imprese penalizzate, come la riduzione delle imposte locali (TARI, canoni per l’occupazione del suolo pubblico) o altre forme di ristoro temporaneo.

 




GO.IN, tra scenari globali e opportunità di crescita, torna il corso d’Alta formazione per le mpmi

Innovazione e gestione del cambiamento, contesto e strategia imprenditoriale, marketing e internazionalizzazione: saranno queste le macroaree affrontate nell’edizione 2025 del corso di Alta Formazione “GO. IN’ 2025 – Scenari globali e opportunità di crescita per le MPMI”, corso realizzato da Bergamo Sviluppo in collaborazione con il sistema associativo locale e il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Bergamo, attraverso i Centri di Ateneo SdM-Scuola di Alta Formazione e Cyfe-Centro per la nuova imprenditorialità giovanile e familiare. Il percorso, rivolto a imprenditori, manager e dipendenti di MPMI locali, prevede 60 ore di formazione e ore di coaching personalizzato. L’obiettivo del percorso è di  trasferire ai partecipanti conoscenze e strumenti utili a prendere decisioni strategiche e organizzative efficaci per operare in un contesto sempre più dinamico, instabile e internazionalizzato.
La formazione si svolgerà da maggio a settembre, con 20 ore online e 40 in presenza. Le lezioni in presenza, concentrate in 6 incontri calendarizzati al venerdì, si svolgeranno nelle sedi di Bergamo Sviluppo e dell’Università degli Studi di Bergamo a Dalmine. I 10 incontri online di 2 ore ciascuno sono previsti il mercoledì pomeriggio. Al termine della parte didattica le imprese potranno usufruire di un monte ore di 20 ore di coaching individuale, che aiuterà i partecipanti ad applicare concretamente le strategie apprese in aula alla propria realtà aziendale.
Da diversi anni”, dichiara il presidente di Bergamo Sviluppo Giacinto Giambellini, “le imprese si trovano ad affrontare una situazione di grande incertezza. La pandemia, i diversi conflitti in atto, l’aumento dei costi delle materie prime e i riflessi sull’inflazione, le scelte protezionistiche di alcuni Paesi: sono tutti elementi che generano instabilità e che hanno riflessi sulle economie e naturalmente sulle attività delle imprese. Per questo i temi che vengono affrontati nel corso di Alta Formazione GO. IN’ 2025, progettato con l’Università degli Studi di Bergamo, puntano ad aiutare le MPMI ad affrontare le sfide di un contesto che continua a mutare. Si tratta di un percorso qualificato che prevede quest’anno una formula rinnovata di formazione arricchita da un’esclusiva esperienza di coaching mirato e dedicato svolto direttamente in azienda. Vogliamo aiutare i partecipanti delle MPMI locali a guardare al contesto e ai diversi problemi in atto con uno sguardo diverso e comunque costruttivo, lavorando sulla mentalità del partecipante e stimolando un atteggiamento aperto all’innovazione, alla crescita e al cambiamento delle strategie adottate”.
Il corso è riservato a MPMI con sede legale od operativa nella provincia di Bergamo. Per gli altri requisiti di ammissione e le modalità di iscrizione, da effettuare entro le ore 12 del 23 aprile prossimo, consultare il sito di Bergamo Sviluppo www.bergamosviluppo.it. Sono disponibili 30 posti, con il limite di un partecipante per impresa. È prevista una quota di iscrizione ridotta per le imprese della provincia di Bergamo grazie al co-finanziamento da parte della Camera di commercio. Tutti i candidati iscritti saranno invitati a un colloquio conoscitivo effettuato online.
Per informazioni: Bergamo Sviluppo (Silvia Campana, tel. 035.3888.036, campana@camcom.it).




Le festività pasquali nei locali valgono oltre 16 milioni di euro, trend positivo anche per il turismo

    Petronilla Frosio

I ristoranti stanno per chiudere le prenotazioni per il classico pranzo di Pasqua e si confida in un buon numero di coperti anche a Pasquetta, per cui le prenotazioni continuano ad essere last second, fortemente condizionate dal meteo (e le previsioni per lunedì non sono ahimè buone). Nonostante il periodo economico non sia dei migliori, i bergamaschi hanno già prenotato il ristorante per le feste di Pasqua e i posti disponibili sono quasi ultimati. Confcommercio Bergamo ha stimato nei due giorni di Pasqua e Pasquetta un fatturato complessivo di 16 milioni e 55mila euro, generati per oltre 13 milioni di euro dai ristoranti tradizionali e la restante parte da bar e da ristorazione senza somministrazione (asporto).
In particolare saranno in oltre 240 mila a festeggiare ai tavoli dei ristoranti a Pasqua e Pasquetta, quasi uno su quattro (riferendosi ai bergamaschi), con un incremento di presenze pari al + 1,8% rispetto all’anno record 2024. Tra ristoranti e bar per le festività pasquali (Pasqua e Pasquetta) si stimano più di 550mila clienti.
Molti ristoranti, oltre alle località più turistiche, da Città Alta al lago, propongono il menù a la carte, per dare la massima libertà di scelta, per un pranzo più agile. Il menù resiste comunque e  per molti resta la formula preferita, anche per avere certezza dei costi, specialmente se sono incluse le bevande.
Quanto alla proposta, a tavola vince la tradizione, senza rinunciare a tecniche di cottura innovative. La spesa va in media dai  60 ai 100 euro, con punte oltre i 120 euro per i locali più blasonati, oltre a menù a 50 euro in trattoria. L’incertezza sul tempo che ha spinto le prenotazioni potrebbe addirittura portare ad una saturazione complessiva dei coperti nei locali che oggi tra tutte le tipologie di ristorazione con somministrazione supera il 90% arrivando al “sold out” del settore. Prosegue quindi  la striscia positiva che premia la scelta del “fuori casa” per le festività dei bergamaschi, sebbene si avverta in generale da mesi qualche rallentamento. Le previsioni delle presenze nelle festività rappresentano il termometro della tenuta del settore, che vede nel solo segmento della ristorazione tradizionale la coda di una lunga e straordinaria fase. La speranza è che la qualità del servizio e il buon rapporto offerta prezzo dei nostri locali, unitamente alle possibilità di spesa di una buona parte dei bergamaschi, aiutino il settore nella sua tenuta complessiva e crescita economica. Ma i problemi non mancano, tra inflazione, rincari energetici da inizio anno e ulteriori aumenti delle materie prime, oltre al calo dei consumi di vino al ristorante e alcolici nei pubblici esercizi.  “Dopo anni di ripresa e grande lavoro post pandemia, dall’ inizio di quest’anno registriamo un calo commenta Petronilla Frosio, presidente del gruppo Ristoratori Confcommercio Bergamo-.Il clima d’incertezza e il crescente costo della vita impongono tagli alle famiglie. E anche chi ha maggiore disponibilità  rinuncia a qualche uscita. Pasqua e l’ultima settimana di aprile con i ponti per chi resta e per i turisti che arrivano, saranno comunque positivi e la voglia di festeggiare fuori non tramonta. Ma, se alle feste non si rinuncia, credo che ci aspettino mesi non semplici”. Per Pasquetta la partita è ancora aperta: le prenotazioni tendono sempre ad arrivare all’ultimo minuto e fare previsioni diventa più difficile. Eccezion fatta comunque per i locali in alta montagna più difficili da raggiungere in caso di condizioni meteo avverse, i ristoranti hanno buone prenotazioni e alla classica gita fuori porta non si rinuncia.  Non mancano  le insegne che hanno deciso di tenere aperto sia a pranzo che a cena, sia a Pasqua che a Pasquetta. Quanto alla proposta gastronomica, se la tradizione ha la meglio, prevale lo sforzo di accontentare tutti: largo quindi a menù di pesce, ai piatti vegetariani e ad alternative alle carni ovine, affiancate quindi da arrosti, conigli e altre specialità. Agnelli e capretti vengono esaltati con tecniche di cottura innovative, dalla bassa temperatura al fieno. Non si rinuncia alla classica colomba, rigorosamente artigianale,  per accompagna i brindisi augurali o il caffè. Il dolce simbolo pasquale viene rivisitato, proposto in semifreddi con crema di zabaione o mascarpone, o servito in dessert creativi. Uova, asparagi, germogli ed erbe spontanee ispirano ricette d’autore e grandi piatti.

Il turismo dei Ponti: aprile di grande lavoro per gli hotel bergamaschi

Il trend positivo vissuto dalla ristorazione segue l’andamento soddisfacente del turismo, che viene da una settimana intensa di lavoro per il Salone del Mobile, che continua a rappresentare un

Alessandro Capozzi

momento clou per l’ospitalità, specialmente in città. Pasqua continua a confermarsi  un momento interessante per il turismo primaverile e ci sono buoni segnali anche per il mese di aprile, con i ponti del 25 aprile e fino maggio, con crescenti richieste fino al 10 maggio. Buone le presenze straniere, in particolare dalla Polonia, oltre a Germania, Spagna, Regno Unito, Francia e Svizzera. In crescita le presenze dalla Romania e Repubblica Ceca. In ripresa i viaggi dal Nord Europa, dai Paesi scandinavi, oltre ai turisti a lungo raggio da Stati Uniti e perfino Australia (sul Sebino, in particolare). Nell’hinterland c’è rinnovato interesse per Leolandia e parchi divertimento.  Per Pasqua le prenotazioni sono appese al meteo: l’occupazione è alta in tutto il territorio, altissima nelle località più richieste, ma il maltempo e le previsioni sfavorevoli stanno portando disdette sul lago sin dall’inizio di questa settimana.  Il calendario strizza l’occhio, con i ponti del 25 aprile e  del 1° maggio, che seguono le festività pasquali:  si preannunciano settimane di grande lavoro e impegno per gli hotel . Nelle Valli il bilancio è positivo in Val Seriana e Val di Scalve, con punte per i ponti del 25 aprile e del 1°maggio, da dedicare soprattutto alla scoperta outdoor del territorio. Le informazioni raccolte dalla Rete Infopoint Promoserio, consorzio di cui  l’associazione Confcommercio Bergamo è socia, evidenziano un trend incoraggiante e una buona proiezione da qui al 2 maggio, con ottimi presupposti per la bella stagione. Buone le presenze in Val Brembana specialmente nell’Alta Valle, come emerge da un’indagine in collaborazione con VisitBrembo. Pienone a San Pellegrino Terme, grazie alla crescita continua del turismo termale: si registra il tutto esaurito ed è sempre più scelta come località per abbinare gite nel verde o in montagna al relax. Gli amanti del wellness scelgono hotel, anche in zone a minor vocazione turistica, per la spa, dalla Valle Imagna alla Bassa Bergamasca, ancora meglio se abbinata a pacchetti gourmet e ad altri servizi, dalla degustazione di vini a cicli di massaggi e cure estetiche. Sul Sebino oltre ai turisti a corto e medio raggio lombardi si registrano buone presenze anche di stranieri, dalla vicina Svizzera al Nord Europa, con grande crescita delle presenze di turisti dalla Polonia. Gli eventi aiutano,  dai mercatini alla Sarnico Lovere Run, dalla festa del salame di Montisola a Lago Divino. “Anche quest’anno Pasqua e Pasquetta, ma soprattutto i ponti favorevoli e successivi,  si confermano momenti importanti per i flussi turistici di primavera in città- commenta Alessandro Capozzi, presidente Federalberghi Bergamo-. Anche in provincia e nelle valli i segnali sono buoni, anche se purtroppo con l’abbassamento delle temperature e il clima incerto, molte prenotazioni sono appese al meteo. Il turismo termale e wellness sono in continua crescita e attirano sempre più. Il lago segna una flessione, probabilmente per l’incertezza del clima”.




I sapori della tradizione, viaggio tra le specialità pasquali

L’immancabile agnello, la pasta fatta in casa, verdure di stagione, torte salate e dolci tipici: sono i cibi che caratterizzano la Pasqua che, nonostante il detto, gli italiani preferiscono trascorrere in famiglia o con le persone care, attorno alla tavola apparecchiata con stoviglie, tovaglie e decorazioni che richiamano i colori della primavera.  Ecco i piatti più diffusi da Nord a Sud dello Stivale

L’AGNELLO CON CARDONCELLI  E UOVA

Non c’è Pasqua senza agnello. Questo è un piatto della tradizione foggiana, primaverile come la sua verdura, il cardoncello. Prevede come elemento essenziale  i pezzi di carne d’agnello, il che giustifica l’alternativo nome di spezzatino d’agnello. Gli ingredienti da utilizzare per quattro persone sono: 500 grammi di carne d’agnello, olio, uno spicchio d’aglio, un chilo e mezzo di cardoncelli, 4 uova e il parmigiano. Per prima cosa bisogna soffriggere l’olio (almeno due o tre cucchiai) e l’aglio in una pentola. Nel frattempo, si taglia l’agnello a pezzetti e lo si mette nella pentola quando l’aglio ha assunto il colore dorato. Chi vuole può sfumare con un po’ di vino bianco. In un altro tegame, si mettono a lessare i cardoncelli (tagliati e ben lavati). Quando l’agnello è ben rosolato, si possono mettere i pomodori pelati, sale e pepe. Quando i cardoncelli sono pronti, è possibile condirli con il sugo dello spezzatino, aggiungendo formaggio, pepe e agnello. Si mescola il tutto e aggiungono le uova sbattute e altro formaggio; si gira per far amalgamare e poi si impiatta.

BRASATO AL BAROLO PIEMONTESE

Il Piemonte è forse l’unica regione italiana dove il secondo piatto pasquale non è l’agnello, bensì il brasato al Barolo. Il conte Camillo Benso di Cavour mangiò un piatto di brasato al Barolo il 29 aprile 1859 dopo aver respinto l’ultimatum austriaco al disarmo, una scelta che spianò la strada all’Unità d’Italia. Il taglio di carne ideale per questa ricetta è il cappello del prete (mezzo chilo per quattro porzioni). La marinatura della carne e la lunga cottura sono i segreti per un piatto perfetto insieme al ricco e denso fondo di cottura con cui irrorare le fette di brasato. Si tagliano le carote, il sedano e la cipolla a dadi e si raccolgono in un recipiente con la carne, i chiodi di garofano, le bacche di ginepro, l’alloro e la cannella, coprendo con il vino. Si lascia marinare in frigo per almeno 12 ore, girando due o tre volte la carne. Si scaldano 40 grammi di burro chiarificato in una padella, unendo poi la carne scolata dalla marinatura, insaporendo con sale e pepe, rosolando a fiamma viva su tutti i lati finché non si sarà formata una crosticina di colore bruno-dorato. Si rosolano le verdure scolate dalla marinata in una pentola ovale con un cucchiaio di burro chiarificato per un paio di minuti. Si uniscono la carne, 3⁄4 della marinata e si cuoce a fiamma bassa con il coperchio per tre ore, girando un paio di volte la carne. La carne va tagliata a fette e servita con le verdure, irrorando tutto con la salsa. Si accompagna a piacere con purè o polenta.

I PILLUS SARDI

Sono numerose le regioni dove, nei giorni di festa, non può mancare un bel piatto di pasta fatta in casa con la classica sfoglia all’uovo.  I pillus sardi sono strisce di pasta di semola di grano duro da condire con ragù di manzo o maiale (per la variante più saporita) oppure spezzatini di carne di capra, ragù di coniglio e zafferano. La loro ricetta è tra le  più antiche e tipiche del Sulcis. Per prepararli occorre impastare la farina di semola (250 grammi) insieme a due uova, un tuorlo e un pizzico di sale: si radunano tutti gli ingredienti in una ciotola e si lavorano fino a quando non si ottiene un impasto liscio e compatto, che va avvolto nella pellicola e messo a riposare in frigo per 30 minuti. Nel frattempo si prepara il ragù: si mette a rosolare il trito di carota e cipolla in padella insieme a quattro cucchiai di olio extra vergine di oliva,poi, dopo un paio di minuti, si unisce la carne di macinata. Si cuoce per cinque minuti, poi si unisce la passata di pomodoro. Quando inizierà a sobbollire, si insaporisce il ragù con il sale e una foglia di alloro, abbassa la fiamma e lascia cuocere per 30 minuti. Con l’impasto si realizza una sfoglia sottile tirandolo con il matterello sulla spianatoia infarinata e, con l’aiuto di una rotella, si ricavano delle losanghe larghe due centimetri. I pillus si cuociono in abbondante acqua salata, poi si versano nella padella con il ragù e si cospargono con pecorino sardo grattugiato.

IMPANATA RAGUSANA

Si tratta di una focaccia formata da sfoglie che possono essere riempite in vario modo, ma che a Pasqua sono farcite con la carne d’agnello o di capretto, cotta con vino rosso e conserva di pomodoro. Per prima cosa la carne (un chilo di polpa a cubetti grossi) va messa a riposare in una ciotola  con l’olio, il prezzemolo tritato, sale e pepe. Si dispone la farina (un chilo) a fontana sulla spianatoia. Al centro si fa una fontanella e si dispone il lievito sbriciolato sciolto con un pochino d’acqua tiepida. Si aggiungono l’olio evo e si inizia a impastare. Si unisce, ora, il sale. Dall’impasto si formano dei panetti: due leggermente più grandi e due più piccoli, che saranno rispettivamente le basi e i coperchi delle impanate.
Si mette a lievitare per un paio d’ore l’impasto, incidendolo con un coltello a punta come a formare una croce, così quando l’impasto sarà ben lievitato la croce si aprirà.
Trascorso il tempo di lievitazione si riprende il panetto e lo si stende con il mattarello cercando di dare una forma tonda alla sfoglia che non deve essere troppo sottile.
Al centro si dispone la carne. Si aggiungono un pochino di sale e un filo di olio di oliva. I panetti si ricoprono con il cerchio di pasta più piccolo e chiudono bene, creando un bordino merlato. Poi si punzecchiano le superfici con i rebbi di una forchetta e si unge con olio evo. Si cuociono per circa un’ora a 200° controllando che le impanate di carne siano belle colorate sia sopra sia sotto. Si servono tiepide. 

TORTA PASQUALINA

Nata a Genova nel XV secolo, è una torta salata costituita da 33 sfoglie, secondo le ricette più antiche a ricordo degli anni di Cristo, che sono farcite con un ripieno di bietole o carciofi, prescinseua ligure (una cagliata fresca dal sapore acidulo), uova e maggiorana. Si impasta la farina con l’olio, il sale e acqua quanto basta per ottenere una pasta dalla giusta consistenza. Si lavora il tutto molto bene e divide in 10 pallottoline – 33 se si segue la ricetta originaria -, che poi si coprono con un tovagliolo umido e sopra uno asciutto e lasciano riposare per un quarto d’ora. Intanto, si lessano le bietole (o i carciofi) e si insaporiscono con il soffritto di cipolla e l’olio. Si lavora la ricotta con il latte e si unisce un pizzico di sale. Poi si tirano le sfoglie sottilissime con la pasta: la prima va stesa su una tortiera unta e infarinata. Va spennellata con un poco d’olio e si ritaglia con un coltello il cordone di pasta che cresce dalla tortiera. Si stendono altre cinque sfoglie, spennellandole sempre con l’olio, poi si fa uno strato con le verdure e uno con il formaggio. Sul formaggio si preparano sei fossette e, in ciascuna, si mette un pezzetto di burro, rompendoci dentro un uovo; si condisce con un pizzico di sale, pepe, maggiorana e parmigiano. Si coprono le rimanenti sfoglie spennellandole con l’olio. Si punzecchia con una forchetta l’ultima sfoglia, la si unge bene e si ritaglia il cordone di pasta che cresce dalla tortiera. Si passa in forno a calore moderato per 60 minuti. La torta deve prendere un bel colore biondo. 

TORTA AL FORMAGGIO UMBRA

La torta al formaggio dell’Umbria è consumata a colazione la mattina di Pasqua, accompagnata da salumi, formaggi e uova sode. Appartiene anche alla tradizione gastronomica marchigiana, dove è chiamata crescia. Si inizia amalgamando in una ciotola la farina, il lievito sciolto nel latte tiepido e il sale, poi si aggiungono l’olio e lo strutto (è possibile sostituire lo strutto con altri grassi come burro, margarina e olio evo). Si sbattono le uova in un’altra ciotola e si aggiungono al composto insieme ai formaggi grattugiati e a quelli a cubetti. Si amalgama molto bene fino a ottenere un impasto elastico che si stacca dalle pareti della ciotola. Si divide l’impasto in tre parti e si adagia negli stampi unti con lo strutto. Si fa riposare in un luogo riparato e caldo per 5-6 ore, fino a quando l’impasto non raggiunge il bordo dello stampo. Si inforna a forno statico a 200° per almeno un’ora (se la torta al formaggio prende troppo colore in superficie, va abbassata la temperatura a 190°). Una volta cotta, si sforna e lascia intiepidire prima di rimuoverla dallo stampo.

LA RESCA DI COMO

E’ il dolce della Domenica della Palme. La resca rappresenta la lisca del pesce ed è un antichissimo simbolo che si ricollega alla fede cristiana. La specialità lombarda superlievitata ha una forma tipica e un bastoncino di ulivo infilato al centro. Per prima cosa si sbriciola il lievito in mezzo bicchiere d’acqua tiepida, si aggiungono farina quanto basta per ottenere un impasto morbido. Si forma una pallina, la si avvolge in uno strofinaccio umido e la si lascia riposare, al tiepido, finché la pasta raddoppia. Ci vuole un’ora. Nel frattempo, l’uvetta va fatta rinvenire in poca acqua tiepida.  Si sminuzza la frutta candita e si grattugia la scorza di limone. L’impasto lievitato va mescolato con lo zucchero, le uova, la scorza di limone e il burro ammorbidito finché si ottiene una pasta elastica. Si forma una palla, che va avvolta in uno strofinaccio umido e lasciata lievitare un’altra oretta. Anche questa volta il volume dovrà raddoppiare. Si scola e strizza l’uvetta. Si passa nella farina insieme ai frutti canditi, quindi si cosparge il tutto sulla pasta. All’impasto va data una forma ovale e al centro si mette il rametto d’ulivo senza le foglie. Con un coltello si fanno dei solchi nell’impasto, perpendicolari al bastoncino di legno e rivolti verso l’alto, come se si trattasse delle lische di un pesce. Si mette il pane in forno a 190° per 45 minuti finché apparirà gonfio e dorato. Va servito freddo. 

 




Nella fiera del turismo lento il cuore va più veloce: le “radici” muovono il mondo

Da luoghi di origine a destinazioni del cuore. Il turismo delle radici rappresenta un’opportunità strategica per i piccoli borghi per rafforzare il legame con le comunità di origine sparse nel mondo. Si tratta di un segmento in forte crescita, che coinvolge i discendenti di emigrati italiani desiderosi di riscoprire le proprie radici, visitare i luoghi di famiglia e immergersi nella cultura locale. Su questo tema, fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio, Confcommercio Bergamo, dopo il convegno di ottobre ospitato nella sede di Via Borgo Palazzo con esperti nazionali e internazionali, ha organizzato ad Agritravel Expo un secondo appuntamento: il convegno dal titolo “Turismo delle Radici. Legame con la terra di origine e valore dell’identità tra passato e futuro”, che si è svolto il 4 aprile, in Fiera a Bergamo (Via Lunga), nella Bell’Italia Arena.  Al convegno ha partecipato una rappresentanza Confcommercio, per ribadire l’impegno nello sviluppo del turismo delle radici, anche attraverso la presenza dell’Unione Nazionale Associazioni immigrati ed emigrati italiani- Unaie, rappresentato in fiera dal presidente Oscar De Bona.  “Il ritorno alle radici degli italodiscendenti è molto più che un viaggio, è la riscoperta della propria identità e storia- ha sottolineato-. Spesso i viaggi di ritorno si traducono anche in veri e propri investimenti immobiliari, il segno più tangibile del voler rinsaldare legami e radici”. L’incontro, con la partecipazione di esperti del settore, ha approfondito i risultati di un’indagine condotta tra i bergamaschi all’estero, realizzata in collaborazione con l’Ente Bergamaschi nel Mondo. Sono 72mila i bergamaschi residenti nel mondo, come illustrato dal presidente dell’Ente Carlo Personeni: una comunità con cui si sente il bisogno di connettersi, specialmente con le nuove generazioni dei discendenti.  “Non si sentono turisti delle radici, ma parte di un territorio e di una storia con cui anno dopo anno ristabiliscono, attraverso visite e relazioni, un vero e proprio legame- sottolinea Personeni-. Molti italiani all’estero, come ha ricordato Oscar De Bona, sono proprietari di immobili nei nostri territori: i comuni hanno la possibilità di ridurre imposte, ci appelliamo all’uso di questa facoltà per agevolare e incentivare il mantenimento di case di famiglia che hanno un grande significato per chi ha lasciato il nostro Paese. Un valore da tramandare di generazione in generazione. Perderle significherebbe mettere a rischio il legame con il territorio per le nuove generazioni dei nostri connazionali all’estero”. “Il turismo delle radici rappresenta oltre che un’occasione straordinaria di rilanciare luoghi e piccoli borghi poco conosciuti, un modo anche di restituire valore a chi ha portato il nostro territorio nel mondo- ha sottolineato Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo. Abbiamo un dovere morale prima che imprenditoriale verso i nostri bergamaschi nel mondo. Gettiamo il seme per fare crescere le nostre radici a livello internazionale”.  Un focus sugli italodiscendenti di origini bergamasche, presentato da Riccardo Grassi, Head of Research SWG,  ha evidenziato che il 53% si considera italiano o ha avuto contatti con parenti italiani, l’85% ha visitato l’Italia almeno una volta, il 70% cucina regolarmente piatti italiani in famiglia (+23% rispetto alla media internazionale). E il 77% degli emigranti bergamaschi ha consigliato ad amici e conoscenti di intraprendere questo viaggio. “In Italia dal 2000 ad oggi 2 milioni di residenti hanno abbandonato il Paese. Nello stesso periodo sono 10 i milioni di italodiscendenti che hanno visitato il nostro Paese- spiega Grassi-. Il 48% degli italiani ha parenti o amici italodiscendenti che sono emigrati all’estero da almeno dieci anni. E l’89% dei nostri connazionali all’estero ha in programma un viaggio in Italia nei prossimi anni”. Quanto all’identikit sugli italodiscendenti bergamaschi tracciato da Swg, il 37% ha lasciato il Paese da 16 a 30 anni fa, la stessa percentuale (37%) non ha mai abitato in Italia, il 13% si è trasferito all’estero negli ultimi 6-10 anni, mentre un altrettanto 13% ha lasciato il territorio da oltre 30 anni. Quanto alla cultura, l’85% ha in qualche modo mantenuto la lingua madre, solo il 15% parla raramente italiano.
Bergamo ha il quarto posto a livello lombardo come comune per emigrazione con 9.763 iscritti all’Aire (solo città) ma l’incidenza, rapportata al numero degli abitanti, ha un peso maggiore che a Milano e a Brescia ( Bergamo ha infatti l’8,1% contro il 7,1% di Milano e il 6% di Brescia ), come evidenziato dall’analisi dei comuni più interessati dall’emigrazione presentato da Letizia Sinisi, esperta di cultura e turismo delle radici, titolare di ItalyRooting Consulting e consulente Confcommercio nazionale per il Turismo delle Radici,  che ha fatto anche il punto su “La bussola dei viaggi identitari: il valore del turismo delle radici tra memoria e futuro”. Tra i territori maggiormente interessati della Bergamasca vi sono le valli: Valle Imagna, Val Brembana,Val Seriana e Val di Scalve. “Sono sicuramente le aree lombarde da valorizzare per costruire proposte dedicate a chi fa ritorno nelle terre di origine- sottolinea-. Bisogna investire su diversi “corridoi” per incentivare e sviluppare il turismo delle radici: quelli produttivi, per promuovere le piccole realtà imprenditoriali nel mondo, quelli istituzionali, attraverso il coinvolgimento di diverse realtà e quelli turistici, anche attraverso tour operator specializzati”. Tra i Paesi da coinvolgere, prioritario il legame con il Sudamerica, dall’Argentina al Brasile, alla vicina Svizzera, oltre a Francia, Germania e Belgio per restare in Europa. Di grande interesse anche gli Stati Uniti e l’Australia.
Antonio Carminati, direttore del Centro Studi Valle Imagna, ha incentrato il suo intervento su “Le storie in un Atlante: il patrimonio dell’emigrazione bergamasca”, una raccolta, arricchita di testimonianze audio, video e documenti (con oltre 300 nastri audio), consultabile on line e custodita nel Centro Studi. Una testimonianza, frutto di un lavoro di vent’anni, che racconta una terra soggetta a forte migrazione a cavallo tra due secoli, dal XIX e XX secolo. “Abbiamo raccolto storie di uomini e donne straordinari, testimonianze di persone con la valigia, non numeri, ma racconti ed esperienze autentiche”. Il sito dedicato raccoglie le varie testimonianze video, partendo dalle località in tutto il mondo presenti sull’atlante. Non mancano i racconti di chi ha lasciato la Valle senza però abbandonare il Paese, come testimoniano i bergamaschi sparsi per l’Italia.
La Val di Scalve è stata un caso di studio di Alessandra Brucchieri, neolaureata  in Planning and Management of Tourism Systems dell’Università degli Studi di Bergamo, con relatrice Federica Burini e correlatore Andrea Pozzi. Gli scalvini nel mondo hanno 37 Paesi di migrazione, dagli Usa all’Australia, dall’Argentina a Francia e Svizzera, per stare in Europa. Una comunità che però mantiene, tra memoria e nostalgia, saldo il suo legame con il territorio. Sono 4mila gli scalvini nel mondo, tanti quanto gli attuali residenti, suddivisi in quattro comuni principali e numerose frazioni. Dall’analisi condotta sui social network del gruppo Facebook degli scalvini nel mondo, pagina creata nel 2017, è emerso come “memoria” e “nostalgia” siano i temi chiave  emersi tra i desideri degli iscritti.  Di qui la proposta di un vero e proprio festival delle radici, un appuntamento annuale di una settimana, rivolto a tutti coloro che sono interessati a riscoprire la loro comunità di origine.

Lo stand del Turismo delle radici

Confcommercio Bergamo, insieme ad altre 10 Confcommercio di diverse regioni italiane, è stata presente per tutta la durata di AgriTravel Expo, dal 4 al 6 aprile, con un stand dedicato al Turismo delle Radici (Padiglione A, Corsia 3) per valorizzare le eccellenze e le opportunità legate a questo importante segmento, con l’obiettivo di dare vita ad un vero e proprio laboratorio dedicato al tema.  Un hub territoriale che mira a valorizzare questa particolare forma di turismo, dedicato alla scoperta dei territori come ricerca identitaria, con tour ed esperienze di visita autentiche e mirate perché il viaggio e il relativo soggiorno nella terra di origine rappresentano sempre un’esperienza ad alto contenuto emotivo. In Fiera ad Agritravel si gettano le basi per la creazione di un vero e proprio hub confederale per il turismo delle radici. Aderiscono al progetto, a fianco di Confcommercio Bergamo oltre dieci territoriali. Dalla Lombardia: Unione Sondrio; dal Piemonte:  Ascom Alba e Ascom Bra; dal Veneto:  Ascom Padova, Confcommercio Unione Venezia e  Confcommercio Belluno; dall’Emilia Romagna:  Ascom Parma, Confcommercio Lugo e Faenza;  dalla Liguria: Confcommercio La Spezia; dalle Marche: Confcommercio Marche centrali; dalla Sicilia: Confcommercio Sicilia. L’obiettivo è unire le forze e condividere progettualità, segmentando l’offerta di un turismo come quello delle radici emozionale e per sua stessa definizione complesso e diversificato.




Polizze catastrofali, tutte le novità del decreto e i vantaggi per i soci

Nei giorni scorsi è arrivata l’attesa proroga del termine dell’obbligo di sottoscrizione della polizza catastrofale (Decreto Legge 31 marzo 2025, n.39), che ha previsto il differimento dei termini di obbligatorietà delle coperture assicurative dei danni causati da eventi catastrofali e calamità naturali ai beni materiali iscritti nell’attivo dello stato patrimoniale per le imprese. Il rinvio deciso dal Consiglio dei Ministri sarà infatti differenziato a seconda della dimensione d’impresa: il termine è differito al primo ottobre 2025 per le medie imprese e al primo gennaio 2026 per le piccole e micro imprese. Rimane invece fermo al primo aprile il termine per le grandi imprese, per le quali non scatteranno però le sanzioni: per ulteriori 90 giorni non si terrà conto dell’eventuale inadempimento. Una decisione che accoglie le richieste Confcommercio avanzate di nuovo il 27 marzo, come già fatto a febbraio, per uno slittamento di termini “oggettivamente incompatibile con l’assolvimento dell’obbligo da parte di quasi quattro milioni di imprese di un regolamento attuativo emanato solo a fine febbraio e senza che sia stato ancora attivato il portale per la comparabilità delle offerte assicurative in materia”.  Per approfondire i dettagli del decreto e rispondere ai numerosi dubbi emersi, Confcommercio Bergamo ha organizzato un incontro che si terrà martedì 8 aprile dalle 13.30 alle 15.00 nella sede cittadina (via Borgo Palazzo 137, Bergamo, Sala Conferenze), occasione anche per presentare  la nuova convenzione con Generali Spa, studiata per offrire condizioni vantaggiose agli associati. L’incontro si apre con i saluti di Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo  e di Marco Bertoli, agente generale dell’ Agenzia di Bergamo di Generali Italia. L’obbligo di protezione contro le calamità naturali viene approfondito da Oscar Fusini, direttore Confcommercio Bergamo. Fiorenzo Bertani, consulente Corporate e Middle Market, Agenzia di Bergamo di Generali Italia Spa, illustra i vantaggi della convenzione Confcommercio e la polizza specifica per i rischi catastrofali.

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Info e iscrizioni: direzione@confcommerciobergamo.it, 035.4120203.




Formazione, partono i nuovi corsi Confcommercio Bergamo

Competenze umane e intelligenza artificiale, soft skills e intelligenza emotiva, organizzazione e gestione (oltre alla prevenzione) dello stress per affrontare a testa alta la fatica del cambiamento.  In un contesto in evoluzione costante, Confcommercio Formazione Bergamo affianca e sostiene le imprese del terziario e i lavoratori nel processo di rinnovamento per accrescere competitività , con una proposta mirata per ogni comparto, oltre che per affinare le competenze trasversali.  Se la formazione è sempre più personalizzata, grazie anche all’IA, per mantenere il valore del lavoro umano è quanto mai attuale il potenziamento delle competenze personali e relazionali. Largo anche alla creazione di un ambiente inclusivo, che oltre a rispettare le diversità, promuova il senso di appartenenza  tra i dipendenti per un clima di lavoro più equo e produttivo. Sul fronte del benessere aziendale,  l’attenzione è alta specialmente sul fronte psicologico ed emotivo.  In cattedra esperti e professionisti del settore, pronti ad alzare l’asticella e a rispondere a quesiti specifici e tecnici. I corsi, grazie ai fondi messi a disposizione da Camera di Commercio, Enti Bilaterali Terziario e Turismo e fondo interprofessionale For.te, sono  interamente finanziati.  Alle aziende non resta che investire il proprio tempo, dalla consulenza personalizzata sulle aree su cui puntare (per colmare eventuali lacune o per innalzare le competenze) all’iscrizione ai corsi in calendario. Oltre alla proposta a catalogo, Confcommercio Formazione Bergamo offre una consulenza personalizzata per ogni impresa, con corsi su misura che arricchiscono la proposta in calendario, quest’anno ancora più mirata sulle esigenze di ogni settore. “Il calendario asseconda le esigenze immediate delle imprese in un mercato in costante cambiamento– spiega Daniela Nezosi, vicedirettore Confcommercio Bergamo e responsabile Area  Formazione-. La forte connotazione pratica dei corsi assicura agli imprenditori una risposta efficace alle esigenze del momento, ma in ogni percorso formativo non mancano spunti e occasioni per stimolare un vero e proprio cambiamento di approccio o una vera e propria revisione dei processi. È questo, ritengo, il valore aggiunto che riporta ogni anno nelle nostre aule imprenditori e lavoratori”.  “Ogni proposta formativa nasce da un percorso di ascolto e progettazione accurata, in cui l’analisi dei bisogni aziendali si traduce in percorsi concreti e su misura- sottolinea Sabrina Bianco, coordinatrice dell’Area Formazione Confcommercio Bergamo-. Affianchiamo le imprese nell’individuazione delle soluzioni formative più adatte, offrendo consulenza e supporto nella scelta dei percorsi che meglio rispondono alle loro esigenze strategiche e operative. Il nostro obiettivo non è solo trasferire competenze, ma creare un’esperienza formativa che accompagni le imprese nella crescita e nella fidelizzazione dei talenti”.

Evoluzione aziendale e professionale

Nella proposta in calendario, la formazione specifica dedicata a bar & wine,  ristoranti, fashion retail, si affianca a quella management, con corsi e seminari dedicati al benessere organizzativo e alla crescita personale, dalla comunicazione alla vendita, oltre ai corsi di public speaking, ed excel (mastery e pro). Nel fashion retail gli assistenti di vendita si preparano a creare un look completo e personalizzato, combinando capi e tendenze, con accessori pronti a fare la differenza (corso di moda essenziale). Occhi puntati sulla vetrina, dall’illuminotecnica agli allestimenti, per attrarre l’attenzione e stimolare l’acquisto; non manca un corso di visual merchandising nel fashion per progettare al meglio gli spazi espositivi e trasformare l’acquisto in un’esperienza coinvolgente.  E per scoprire cosa desidera il cliente e affrontare trattative sempre più complesse, il master in tecniche avanzate di vendita.  Sul fronte dei social media, un corso per portare il business su Whatsapp, local attraction (per ottimizzare la presenza online), strategie di comunicazione per piccole attività per social smart, storytelling visivo con la creazione di reel creativi, grafica e design per il branding aziendale con Canva. Per la comunicazione 4.0, una vera e propria guida per sfruttare ChatGpt per ottimizzare ogni aspetto di marketing e comunicazione aziendale. E per la comunicazione interpersonale e negoziazione, il corso “tiro alla fune”, tra ascolto attivo, feedback e mediazione collaborativa. Nel benessere organizzativo il focus è sull’intelligenza emotiva, tra motivazione e responsabilità, leadership emozionale per valorizzare le risorse umane. E per mettere al bando distrazioni, procrastinazione e stress,  veri e propri seminari sulla concentrazione e ottimizzazione della produttività e sulla resilienza e gestione delle trappole del pensiero. In un momento in cui trovare personale e scovare i giusti talenti si fa sempre più difficile, ecco il corso di tecniche e strumenti per la ricerca del personale per pmi.

Area enogastronomica

Nel settore dei pubblici esercizi si affinano competenze e anticipano tendenze, dal mondo della degustazione e servizio del vino alla caffetteria, dai cocktail – con un focus sull’universo Gin, oltre alla mixology e ai distillati– all’alta ristorazione. Si parte dalla pasticceria salata per l’aperitivo con mignon raffinati, ideali per finger food e buffet, e si chiude in bellezza con i dolci senza glutine, lattosio e uova ma pieni di gusto, oltre alla biscotteria gourmet. Il buffet dolce della colazione è al centro del seminario per l’hotellerie con la preparazione di una linea dal gusto impeccabile, pronta a lasciare un ottimo ricordo agli ospiti della struttura. Per accogliere la crescente richiesta di piatti Veg, ecco il corso di cucina vegana e il master plant-based cuisine.  A prova di intolleranze il corso sulle farine alternative e per dare nuovo gusto alla pizza ecco i condimenti gourmet. Nel settore bar& wine il corso spiccano il corso coffee cocktails, nuovo trend per servire il caffè esplorandone la versatilità in drink raffinati e il corso di food pairing per abbinamenti tra cibo e cocktail gourmet.  Non mancano i seminari per conoscere la cucina di grandi chef, con Gabriele Boffa della Locanda del Sant’Uffizio (Cioccaro di Penango, Asti), 2  stelle Michelin e di Michele Lazzarini, chef di Contrada Bricconi (Oltressenda Alta, Bergamo), 1 stella Michelin e 1 stella verde.

Clicca sui link per consultare le brochure complete con tutti i corsi e relativo programma

AREA ENOGASTRONOMICA 

EVOLUZIONE AZIENDALE E PERSONALE 

Info e iscrizioni:  Confcommercio Formazione Bergamo Piazzetta don Gandossi, 1 24046 Osio Sotto (BG) tel. 035 41.85.706/707/712/715 fax 035 41.85.712
formazione@confcommerciobergamo.it




La colomba de La Primula vola nella top ten nazionale

Sul podio delle eccellenze dolciarie troviamo La Primula. La colomba del panificio-pasticceria trevigliese è tra le dieci migliori artigianali d’Italia del 2025 secondo Il Gambero Rosso. Il contest si è focalizzato sulle realtà giovani ed emergenti, senza paletti di categoria: pasticcieri, innanzitutto, ma anche fornai, pizzaioli, chef e gelatieri.  I lievitati pasquali sono stati assaggiati alla cieca e valutati al Gambero Rosso Academy di Roma da un panel composto soprattutto da professionisti dell’arte bianca: Monia Achille (pasticciera e cioccolatiera di Isanti, Corchiano, Viterbo) e Arcangelo Patrizi (pasticcere dell’omonimo laboratorio di dolci a Fiumicino, Roma). Della redazione ha partecipato Mara Nocilla, giornalista ed esperta di food. Dal blind test è uscita una classifica di 10 colombe, composta da prodotti che hanno raggiunto almeno i 65/100.  Ed ecco che il dolce pasquale dell’attività guidata dal trevigliese Mattia Premoli (la sua è l’unica attività bergamasca nella top ten) conquista l’ottavo posto. Madre è la linea di prodotti dedicata ai grandi lievitati e alle specialità da forno, ideata da Premoli. «L’insegna non è nuova, creata giusto 50 anni fa dai genitori di Mattia – si legge sul sito del gambero Rosso -. Giovani, invece, sono l’approccio e la gestione. Il nostro pasticciere, ingegnere informatico che si è appassionato all’arte bianca e alle lievitazioni, ha dato un nuovo corso all’attività di famiglia rinfrescando la tradizione, ma rimanendo fedele all’artigianalità. Glassa ordinata scurita dalla presenza di cacao, mollica giallo intenso con un’alveolatura naturale ben definita, la colomba Madre ha un profilo aromatico sincero e pulito, con le intense note agrumate dei canditi in cubetti e in pasta (arancia calabrese, limone Costa d’Amalfi e mandarino) a dare freschezza». Mattia Premoli gestisce l’attività dal 2015 con un approccio identitario basato su un interesse a 360° verso il mondo enogastronomico e con la linea di grandi lievitati e prodotti da forno Madre si è fatto spazio nel panorama nazionale. Il vero sapore della Pasqua arriva in tavola con la sua colomba tradizionale,  preparata con scorzoni di arancia canditi e glassa di mandorle e nocciole: 100% lievito madre, senza emulsionanti né conservanti. Le altre varietà  sono: la colomba mela e caramello salato e quella ai cinque cioccolati  (fondente, al latte, bianco, Ruby, cioccolato). Le colombe sono disponibili nello shop on line con spedizioni in tutta Italia.  «Essere artigiani  – afferma Premoli – non significa rinunciare alla consapevolezza o utilizzare marketing in mala fede. Un prodotto artigianale si distingue per l’onestà intellettuale che porta dentro: non serve cavalcare falsi miti per venderlo, ma rispettare il cliente e valorizzare la qualità autentica, senza scorciatoie».




Riapriamo! Clusone incentiva le nuove aperture negli spazi commerciali sfitti

Il comune di Clusone, inserito recentemente nel circuito dei Borghi più belli d’Italia, apprezzata meta turistica, con una crescita notevole di visitatori dall’estero, non è purtroppo immune dal rischio desertificazione commerciale, che affligge i piccoli comuni dell’area montana. Nel crocicchio di strade del centro, i “baradelli” (baradèi in bergamasco), negli ultimi anni hanno abbassato le saracinesche circa trenta attività. A soffrire maggiormente la parte più nobile del centro storico, quella che si sviluppa attorno alla Piazza dell’orologio, lo scorcio più rappresentativo e suggestivo di Clusone, su cui si affacciano il palazzo comunale con la sua facciata affrescata e le sue arcate, e soprattutto uno dei simboli della cittadina: l’orologio planetario Fanzago, capolavoro del 1583 a opera di Pietro Fanzago, che con un meccanismo interno a contrappesi segna su un medesimo indicatore orario, giorno, segno zodiacale e fase lunare.  “Sono una trentina gli spazi commerciali chiusi da tempo nella parte alta del centro storico- spiega Massimo Morstabilini, dal 2020 sindaco di Clusone-. Il progetto “Vetrine accese” ha dato spazio gratuito alle associazioni per l’utilizzo dei negozi per la promozione delle attività associative. Anche l’iniziativa “Una luce d’arte”, negli ultimi due anni, ha portato nei  locali commerciali del centro sfitti, artisti, pittori, scultori e fotografi, protagonisti di una mostra artistica diffusa dalla fine di settembre a inizio ottobre. Non è mancato l’allestimento con presepi per illuminare le vetrine sfitte a Natale”.  Buone premesse per creare un progetto più ampio e articolato con tanto di misura straordinaria a bilancio e incontri con i proprietari degli immobili sfitti.
Nasce così “Riapriamo!”, un’iniziativa del Comune di Clusone che punta a facilitare l’incontro tra proprietari di immobili del centro storico e nuove attività che

Massimo Morstabilini

vorrebbero trovare la propria sede nel centro storico della Val Seriana. I proprietari di questi immobili hanno deciso di scommettere sulle nuove iniziative imprenditoriali, rendendosi disponibili a concordare un canone di locazione particolarmente agevolato (di importo pari o inferiore a 20 euro al metro quadro annui) per un periodo di 2 anni.  Per intenderci, per un locale di 100 metri quadri il canone di locazione annuo non potrà superare per i primi due anni di attività i 2000 euro, una cifra davvero simbolica. “Questa opportunità vuole aiutare i nuovi imprenditori ad affrontare con maggiore sicurezza le difficoltà iniziali di avvio di una nuova attività o di una nuova unità locale di un’attività già esistente- continua il sindaco- . Il Comune di Clusone vuole supportare questo sistema virtuoso riconoscendo un’importante agevolazione Imu a favore dei proprietari. Ci auguriamo che si possa così valorizzare in tempi brevi il tessuto commerciale del centro storico, in un’area di grande interesse anche turistico”. Sono attualmente 8 gli immobili (ma l’elenco, in fase di continuo aggiornamento è pubblicato sul sito del comune) messi a disposizione dai proprietari per un affitto agevolato per nuove imprese: due in Via Carpinoni (ai civici 11 e 16), 2 in Piazza dell’Orologio (ai civici 14 e 20), due in Via Querena (ai civici 29 e 38), uno in Largo Locatelli (al civico 10) e uno in Via Marconi (al civico 21).

Chi fosse alla ricerca di un locale per avviare un’attività in uno di questi immobili (per l’apertura di nuovi negozi, spazi artigianali, uffici o attività di servizio) potrà inviare una mail all’indirizzo commercio@comune.clusone.bg.it per essere messo in contatto con il proprietario. La definizione dei rapporti di locazione o comodato sarà poi di esclusivo accordo tra i soggetti privati coinvolti.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi a: Ufficio commercio del Comune di Clusone, 0346.89640.

Confcommercio Bergamo, nella sede di Clusone e Alta Val Seriana e Val di Scalve (in piazza Giacomo Manzù, 17 a Clusone) è a disposizione degli imprenditori con servizi, consulenza e agevolazioni per l’avvio d’attività e per la gestione quotidiana d’impresa.  0346.23940, clusone@confcommerciobergamo.it