Sanità, “le liste d’attesa restano un nodo da sciogliere”

medico - sanità - salute- masecLe liste di attesa in sanità rimangono ad oggi uno dei problemi maggiori dell’organizzazione ospedaliera a tutte le latitudini, anche se con percentuali e impatti sociali assolutamente diversi. Da una recente inchiesta di “La Repubblica” esce un quadro negativo per la sanità pubblica, da Nord a Sud. E Bergamo? Alcune situazioni rasentano l’eccellenza, mentre altre non possono lasciarci tranquilli;  il Papa Giovanni ad esempio presenta alcune situazioni critiche. Per seguire gli esempi fatti a livello nazionale, la mammografia in terra bergamasca non richiede attese di un anno e mezzo come a Napoli o a Torino. Ma se in un mese viene evaso il 95% delle richieste all’ospedale di Alzano, l’82 di Piario e il 78 di Lovere, a Bergamo il 77 dei pazienti deve aspettare più di tre mesi almeno. Il panorama cambia poco per la risonanza magnetica alla colonna. A Romano di Lombardia l’81% delle prenotazioni viene programmata nel primo mese, a Treviglio nello stesso periodo se ne smaltisce il 75%, a Bergamo solo il 23 (e la maggioranza, 54%, aspetta più di 90 giorni). Un “successo”, rispetto ai 6 mesi di Genova e Palermo. Ecografia all’addome: qui i risultati “buoni” arrivano entro i 40 giorni, anche per Bergamo (80%), con Lovere (90), Piario (88), Treviglio (82), ma soprattutto Seriate (100%) comunque titolari di un servizio migliore. Inutile sottolineare che rivolgendosi a un privato (clinica o ambulatorio di analisi) ci si “sbriga” molto più velocemente, e nel 90 % dei casi. I dati (riferiti all’anno scorso e reperibili sul sito dell’ATS provinciale) testimoniano comunque di un buon lavoro svolto dall’amministrazione sanitaria di Bergamo, anche se proprio le liste di attesa e  il non rispetto dei tempi per le prestazioni urgenti (con la conseguenza di aumentare l’affollamento ai pronto soccorso) rappresentano comunque, sempre secondo l’ATS, gli elementi maggiori di ricorso e “scontro” con la Sanità Pubblica.  “È evidente che la situazione bergamasca non è drammatica come altrove – dice Francesco Corna, segretario CISL di Bergamo -. Non dobbiamo però nasconderci che qualche problema l’abbiamo anche qui. Sarebbe quindi opportuno che nel momento in cui si deve metter mano a una riorganizzazione complessiva della sanità bergamasca si cerchino e si adottino misure utili a lenire il disagio di molti utenti dovuti alle attese. Oltre all’intervento per la riduzione delle liste d’attesa – continua Corna -, serve un intervento per evitare la ripetizione di esami di laboratorio in  diverse strutture sanitarie, che non riconoscono esami elaborati da altri e che, invece, dovrebbero avere gli stessi standard qualitativi”.


Sanità privata, a Bergamo in 2.600 senza adeguamenti salariali da otto anni

medico - sanità - salute- masec infermieri-ospedale-258x258Nel “computo” dello sciopero unitario del Pubblico Impiego, previsto per giovedì 7 aprile, in cui i sindacati lamentano il mancato rinnovo dei contratti nazionali di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, enti locali, cooperative sociali e terzo settore, scaduti in ordine sparso tra il 2007 e il 2009, gioca un ruolo importante per la provincia di Bergamo la sanità, pubblica e privata. Quest’ultima, infatti, sul territorio occupa 2.600 operatori sanitari non medici, che da otto anni vedono, senza adeguamenti salariali, il potere d’acquisto delle retribuzioni precipitare, mentre il “mercato” delle Cliniche private registrava (nei bilanci certificati delle cinque maggiori realtà private) un aumento di quasi 20 milioni di euro. Intanto, i lavoratori non hanno “un fondo pensione complementare di categoria, ove poter destinare la quota del Tfr, e ricavare in futuro importi dignitosi da affiancare ad un assegno pensionistico sempre più basso. Non ci è dato beneficiare nemmeno di un fondo sanitario integrativo, che rimborsi le spese sostenute per la maternità o per il dentista o la fisioterapia – annota con tristezza Gilberto Milesi, Rsu della Fp Cisl. Abbiamo un tavolo negoziale, istituzionalmente aperto il 14 dicembre scorso con Aiop ed Aris, ma se ai colleghi del pubblico impiego, nostri fratelli maggiori, è stato offerto un aumento mensile ridicolo, ci chiediamo cosa potrà mai offrire la sanità privata. E che dire degli oltre 6mila euro di arretrati, frutto complessivo di otto anni di mancati adeguamenti…”.

Proprio in questo stesso periodo, però gli utili delle cliniche private bergamasche si sono attestati tutti in rigoroso aumento. “Non si può sempre fingere di scaricare sul nazionale le colpe del mancato rinnovo – continua Milesi -. La lungimirante strategia di Aiop è una sola, tenerci tutti in  ostaggio contrattualmente parlando, per far pressioni sulle Regioni ed incrementare contributi e presenza nell’appetibile panorama nazionale della sanità. Il tutto avviene anche con la piena consapevolezza che gli effetti collaterali da scontare derivanti dalle reazioni di protesta, vedi sciopero, sono facilmente assorbibili, in un settore soggetto ai minimi assistenziali che sono molto simili a quelli di tutti i giorni. Se la macchina assistenziale non si può (e non si deve) bloccare per protesta, ciò non può ergersi a pretesto per mettere comodamente  in campo ogni azione di rivendicazione,  calpestando i diritti di chi, parte integrante delle fortune aziendali, attende da otto anni un misero adeguamento salariale. Ci chiediamo infine perché Regione e Ast non abbiano il coraggio di intervenire: se lo facessero, intimando alle Aziende la solvenza contrattuale, peraltro puntualmente ricompresa e rimborsata nei contributi erogati alle Strutture (e pagati da tutti i cittadini), usciremo da questo labirinto avvolto dal mistero, e ridaremmo dignità agli operatori della sanità privata”.


Lotta ai tumori, in campo l’Accademia dello Sport per la Solidarietà

“Prevenzione tra falsi miti e realtà” è il tema che ha animato la serata, alla Fiera di Bergamo, organizzata dall’Accademia dello Sport per la Solidarietà Si vive di più, ma si può vivere meglio? Lo scopo della prevenzione è proprio questo: schivare e sconfiggere un intruso nemico dell’organismo, il tumore. Tutto sembra partire dalla vita quotidiana: niente fumo, alimentazione sana, no obesità, movimento, screening e soprattutto confidarsi con il proprio medico. Ad aprire i lavori Mara Azzi, direttore Generale dell’ATS Bergamo, il direttore sanitario Giuseppe Barbaglio e Francesco Locati, direttore generale dell’ASST Bergamo EST. A rappresentare i medici di famiglia, Mario Sorlini, presidente dell’Iniziativa Medica Lombarda, cooperativa che ha permesso, in collaborazione con l’Asl, la partenza del “Progetto CreG”, finalizzato alla gestione del paziente cronico attraverso un Piano Assistenziale Individuale predisposto dal medico di Medicina Generale. Tra gli interventi, anche quelli di Domenico Gerbasi, responsabile dell’SSD. di Senologia, dell’urologo Antonio Ranieri, del radiologo Gianluigi Patelli dell’ Ospedale di Alzano, e del cardiologo Maurizio Tespili dell’Ospedale di Seriate. La medicina è quindi in costante evoluzione, fa passi da gigante e l’Accademia dello Sport per la Solidarietà, che ha in Giovanni Licini il suo fulcro, mostra una particolare sensibilità anche in tale ambito. Il protagonista indiscusso? La vita, dono prezioso da custodire.


Scandalo sanità, Maroni ora cerca di metterci una pezza

Un progetto di legge per l’istituzione di un’Autorità regionale anticorruzione (Arac) che sarà presentato con procedura d’urgenza entro il 15 marzo in Consiglio regionale. E’ una delle iniziative del Piano d’azione anticorruzione, presentato oggi dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. “Se, nonostante tutti i controlli che abbiamo, è successo quello che è successo, vuol dire che c’è qualcosa che non va” ha osservato il governmatore, riferendosi all’inchiesta della magistratura di Monza. Il sistema dei controlli, che pure esiste e agisce, probabilmente è stato più formale che sostanziale”.  “Io – ha affermato il presidente – ho l’ambizione di creare un sistema che impedisca di fare di nuovo quello che è stato fatto”. Il Piano d’azione anticorruzione prevede tre azioni immediate e altre azioni di sistema. “Le prime – ha spiegato Maroni – sono la Commissione d’inchiesta, che ho già istituito sotto la guida del generale Forchetti, e che si occuperà dei fatti relativi all’indagine della magistratura di Monza”. “Inoltre – ha proseguito – partiremo con le ispezioni in tutti gli ospedali coinvolti e abbiamo chiesto ad Anac di commissariare gli appalti in essere con il Gruppo Canegrati, per garantire la prosecuzione dei servizi”. “Voglio – ha sottolineato Maroni – che chi ha sbagliato paghi, ma senza che siano penalizzati i cittadini”.

Accanto alle azioni immediate, sono state messe in atto delle azioni ‘di sistema’. La prima, ha illustrato il presidente, “è una mia proposta di legge al Consiglio regionale, che istituisce l’Autorità regionale anticorruzione, l’Anac della Lombardia. La sua missione istituzionale consiste nella prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità’ in tutte le attività svolte dalle strutture della Regione Lombardia, ivi comprese le società partecipate e controllate, con particolare riferimento agli appalti pubblici e comunque a ogni attività che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi”. “L’Arac – ha aggiunto – svolgerà le sue attività senza aggravare i procedimenti amministrativi con ricadute negative sui cittadini e sulle imprese, orientando i comportamenti e le attività degli impiegati pubblici, con interventi in sede consultiva e di regolazione”. Maroni ha informato anche sulle altre regole di sistema adottate dalla Giunta: la rotazione dei dirigenti del Sistema sanitario “con una permanenza di 5 anni nel Sistema sanitario, ma non nella stessa sede”; l’Audit di tutte le procedure relative agli appalti pubblici, “affidando a un pool di societa’ esterne la revisione di tutte le procedure della Regioni relative agli appalti pubblici per certificare l’ineccepibilità’ delle regole e intervenire sui punti di debolezza”; la separazione fra capitolati e gare d’appalto “per garantire un’ancora maggiore efficacia nelle procedure anticorruzione. Una strada che abbiamo già imboccato e che vogliamo proseguire con ancora maggiore efficacia, nonostante l’alto numero di contratti attivi, che nella nostra regione, nel 2015, sono stati ben 54.000” e l’estensione del ‘Whistleblowing’ a tutto il Sistema regionale, ossia “il sistema di protezione dei dipendenti che denunciano un malaffare, un atto di corruzione o un illecito”.


Ludopatia, il 9 marzo a Milano la conferenza nazionale delle Regioni

“Il 9 marzo si terrà a Milano la prima Conferenza nazionale delle Regioni e degli enti locali sul contrasto al gioco d’azzardo. In quella occasione, firmeremo un documento per chiedere al Governo di affrontare seriamente e concretamente una delle più gravi piaghe sociali dei nostri giorni, affiancando le Regioni che contrastano e curano la ludopatia”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, annunciando l’appuntamento che vedrà riunirsi a Milano sindaci, presidenti di Regione e operatori del no profit per confrontare le esperienze e le norme messe in campo contro la diffusione indiscriminata del gioco d’azzardo. “In questi giorni – prosegue Maroni – ho scritto a tutti i presidenti di Regione per condividere un documento e ricevere da tutti idee e proposte. Il 9 marzo, poi, a Milano sottoscriveremo il Manifesto delle Regioni per sostenere l’autonomia regionale in tema di lotta alle ludopatie”. “La Legge approvata da Regione Lombardia nel 2013 – ha sottolineato Viviana Beccalossi, assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo oltre che team leader della Giunta per le iniziative contro il gioco d’azzardo patologico – è diventata un punto di riferimento a livello nazionale. Chiediamo che la nostra esperienza non venga cancellata e anzi sia rilanciata in tutta Italia”.


Trapianti, Bergamo prima per numero di donatori

OspedaleE’ l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo la struttura che nel 2015 ha registrato il maggior numero di donatori effettivi, secondo il resoconto annuale del NITp (Nord Italia Transplant Program), uno dei tre centri di coordinamento interregionali sui quali si basa l’organizzazione dei trapianti nel nostro Paese, che raggruppa, oltre a quelli lombardi, anche gli ospedali di Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Trentino e Veneto. In totale i donatori segnalati dal nostro ospedale sono stati 38, 8 in più rispetto al 2014, mentre i donatori effettivi sono stati 32, 11 in più rispetto al 2014, con una percentuale di opposizione del 13%, a fronte di una media italiana del 31% e lombarda del 27.8%. A questo risultato ha certamente contribuito anche la nuova modalità di colloquio con i familiari studiata dal Coordinamento trapianti dell’ospedale. “Abbiamo sempre dato particolare importanza alla comunicazione con i familiari, ma da quest’anno abbiamo introdotto una specifica procedura per dare la possibilità di comprendere meglio e senza pressioni di alcun genere cosa significa donare gli organi, tema complesso specialmente se non si è mai riflettuto a riguardo – spiega Mariangelo Cossolini, coordinatore al prelievo e trapianto dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Anche se il defunto aveva già espresso in vita la volontà di donare gli organi, è importante che la famiglia comprenda le motivazioni di questa decisione. E a maggior ragione se una scelta in vita non è stata fatta, quindi è la famiglia che deve firmare la decisione, è fondamentale aiutare i parenti del defunto a interpretare la volontà del loro caro. Noi cerchiamo di aiutarli a ricostruire la sua personalità e il suo pensiero, affinché arrivino alla decisione che lui avrebbe voluto prendere, quella più giusta nei confronti di chi non c’è più, in un momento dove è difficile essere lucidi e pensare agli altri”.

Per evitare di lasciare ai propri cari il difficile compito di decidere, tutti dovrebbero prendere una decisione durante la propria vita, per esempio in occasione del rinnovo della carta d’identità. Ad oggi sono 85 i comuni bergamaschi che hanno aderito al progetto nazionale “Una scelta in Comune”, per cui tutti i maggiorenni che si presentano all’Ufficio Anagrafe per rinnovare o fare la carta d’identità vengono invitati a manifestare il proprio consenso o diniego alla donazione sottoscrivendo un apposito modulo. Le informazioni vengono poi trasferite al Centro Nazionale Trapianti, che ospita il database di tutti i potenziali donatori. Gli ultimi dati dell’anagrafe del capoluogo fanno registrare un record. Su oltre duemila cittadini interpellati, solo 76 hanno espresso la loro opposizione a donare, toccando la soglia minima del 3,72%. In pratica un decimo rispetto alle opposizioni nazionali, che superano il 30%.

Più donatori significa più trapianti e più vite salvate. Al Papa Giovanni XXIII nel 2015 sono stati 180 gli organi trapiantati, 10 in più rispetto al 2014. Nello specifico sono stati eseguiti 97 trapianti di fegato, 47 di rene, 22 di cuore, 12 di polmone, un combinato fegato-rene e un combinato fegato–pancreas. A questi si devono aggiungere 128 trapianti di midollo e 19 di cornee, per un totale di 327 trapianti di organi e tessuti, quasi uno al giorno. “Sono risultati che ci ripagano degli sforzi, organizzativi e professionali, necessari per rendere possibile la donazione e il trapianto, attività difficilmente programmabili e che richiedono da parte dei nostri operatori disponibilità, competenze e professionalità non scontate per trasformare un atto di generosità in una soluzione terapeutica efficace – ha commentato Carlo Nicora, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Sapere che questo impegno ha dato a più di 300 persone una concreta possibilità di cura per gravi patologie è per noi la soddisfazione più grande”. L’Ospedale Papa Giovanni XXIII è il primo centro nell’area NITp per i trapianti di fegato, mentre in Lombardia risulta il secondo centro per i trapianti di cuore e polmone e il quarto per i trapianti di rene.


La replica dell’Ats (ex Asl): “L’area non è di nostra proprietà”

Gent.mo Direttore,

con riferimento alla pubblicazione della lettera apparsa sulla sua testata in data odierna, desidero evidenziarLe che contrariamente a quanto affermato, il parcheggio citato non è a tutt’oggi, né è mai stato in passato, di proprietà di questa Amministrazione essendo storicamente in carico all’Ospedale Riuniti di Bergamo, oggi ASST Papa Giovanni XXIII. La informo, inoltre, che nonostante i limiti imposti dalle competenze di carattere burocratico, proprio al fine di garantire la fruibilità in sicurezza del parcheggio per tutti i cittadini, l’ASL (ora ATS) oltre ad aver più volte sollecitato una soluzione al problema, ha comunque sempre contribuito ( fin dal 1998), tramite rimborso delle spese all’amministrazione proprietaria, ai lavori di sistemazione e ripristino delle buche presenti.

Il direttore generale

Ats Bergamo

Dott.ssa Mara Azzi


La lettera / Il parcheggio dell’Asl? Una vergogna per Bergamo

Asl-Borgo palazzoSpettabile redazione

anche noi commercianti, a volte, ci ammaliamo. E tra mille traversie, ci tocca fare tappa anche all’Asl di via Borgo Palazzo. A me è capitato lunedì 8 febbraio. Erano anni che non ci rimettevo piede. Con gran rammarico, ho visto che nulla è cambiato. Il parcheggio riservato agli utenti è rimasto come ricordavo: buche dappertutto, quasi voragini, fango e acqua in abbondanza alle prime piogge (allego foto). Ho posteggiato l’auto e per raggiungere gli uffici ho dovuto esercitarmi in una vera e propria gincana per non sporcare le scarpe e ed evitare di mettere i piedi in ammollo. Immagino gli anziani…

Asl Borgo palazzo

Mi spiace che i cittadini, in una città civile come Bergamo, debbano essere accolti in modo simile. E’ una vergogna. Nessuno si pone il problema? A qualcuno è venuto in mente che il piazzale si può anche asfaltare o sistemare con pavimentazioni drenanti? Anni fa, se non ricordo male, era scesa in campo anche un’ associazione di consumatori per denunciare la condizione disastrosa del parcheggio. In quella occasione fu evidenziato come all’origine vi fosse un rimpallo di responsabilità tra l’Asl e gli Ospedali Riuniti, questi ultimi proprietari dell’area. Non so se in questi anni qualcosa è cambiato nei rapporti tra i due enti. Quello che so è che siamo di fronte a una vera e propria mancanza di rispetto per gli utenti. Fino a quando dovremo tollerare una simile condizione?

cordiali saluti

un commerciante


Cannabis terapeutica, la Lombardia accoglie la proposta di legge

Con voto unanime, l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, presieduto da Raffaele Cattaneo, nella seduta dell’8 febbraio ha dichiarato ammissibile la proposta di legge regionale di iniziativa popolare che mira a introdurre nuove disposizioni in materia di farmaci cannabinoidi (Testo Unico Sanità n.33 del 2009).

Riscontrata la sussistenza dei requisiti di legge, l’Ufficio di Presidenza ha assunto questa decisione a seguito del deposito formale della proposta di legge, avvenuto lo scorso 28 gennaio: la documentazione è corredata da 6.032 firme riconosciute valide. Entro dieci giorni il testo sarà trasmesso alla Commissione consiliare “Sanità e assistenza” perché possa essere esaminato e discusso: entro tre mesi la proposta di legge dovrà quindi essere iscritta all’ordine del giorno del Consiglio regionale.

La proposta di legge si propone di estendere l’utilizzo della cannabis terapeutica, attualmente in Lombardia possibile solo in ambito ospedaliero, anche a livello domestico.


Quando la danza è terapia. A Credaro un percorso per i bimbi e le loro mamme

LOCANDINA DANZATERAPIA CREDAROLa danza come terapia per esprimere le proprie emozioni e stare bene. A Credaro prende il via “Danza con me”, percorso in gruppo di danzaterapia. L’iniziativa è promossa da Associazione Angelman onlus in collaborazione con la scuola di Danzaterapia Risvegli Maria Fux di Milano ed è aperto a tutti i bambini a partire dai 5 anni, con particolare attenzione per i bimbi con disabilità.

Sono proposti 10 incontri il venerdì, a partire dal 19 febbraio, con due opzioni di orario: dalle 16.15 alle 17 o dalle 17.45 alle 18.30. Gli incontri si svolgono all’agriturismo La Cascina dei Prati, sono tenuti da una insegnante di danza e propongono il metodo Maria Fux. Per i bimbi in difficoltà è prevista l’assistenza. Durante gli incontri, alle mamme è proposto “Il tempo per te”, un momento di svago davanti a una tazza di tè per conoscersi, confrontarsi e dedicarsi a se stesse. Ma ci saranno anche momenti in cui mamme e bimbi si ritroveranno per danzare insieme. Il progetto ha il patrocinio del Comune di Credaro.

Verrà presentato nel corso di un open day informativo venerdì 5 febbraio dalle ore 17 alla Cascina dei Prati di Credaro. Le iscrizioni saranno accolte fino a esaurimento dei posti disponibili. È prevista una quota sociale di partecipazione a titolo di parziale rimborso spese. Per informazioni: 349 2447559 – info@associazioneangelman.itwww.associazioneangelman.it

«Il progetto – spiega il presidente dell’Associazione Angelman Luca Patelli – è nato qualche mese fa. A novembre abbiamo promosso e finanziato un breve ciclo di incontri pilota con un gruppo di mamme e di bimbi, alcuni dei quali affetti dalla Sindrome di Angelman. L’esperienza è stata molto positiva per cui abbiamo deciso di riproporla e di aprirla ad altri bambini. È la prima iniziativa che rivolgiamo direttamente alle famiglie. È stata pensata in particolare per i bimbi con disabilità e le loro mamme, che vivono ogni giorno situazioni di stress emotivo e fisico e spesso anche di isolamento. Speriamo di offrire a entrambi una occasione di socializzazione perché l’inclusione è un obiettivo da perseguire in ogni situazione, come presupposto di una vita più normale possibile per chi vive la disabilità. Purtroppo per i bimbi disabili non è facile partecipare ai corsi exstrascolastici perché hanno bisogno di assistenza e, di norma, non è prevista. Abbiamo voluto creare un’occasione accessibile anche ai bambini in difficoltà. Abbiamo scelto la danza e in particolare il metodo Maria Fux perché è un’arte e un’esperienza che tutti i bambini possono vivere, al di là dei limiti fisici o cognitivi che possono avere».

GLI INCONTRI

La danzaterapia è uno spazio di libertà, un tempo diverso dove ognuno balla la danza che ha dentro. Il percorso sarà uno spazio in cui ciascuno avrà la libertà di esprimere e condividere la creatività che già possiede dentro di sé. In ogni incontro si vivrà un’esperienza sempre nuova grazie al clima che il gruppo, il conduttore e la musica costruiranno insieme. Ci saranno incontri molto animati dove ad esempio si potranno danzare ritmi decisi, forti emozioni, e altri profondamente quieti e rilassanti fatti di sguardi e ascolto. Ciò che accomuna ogni incontro, che caratterizza il metodo, è la spontaneità, l’attento ascolto rispetto a quelle che sono le necessità del gruppo nel “qui ed ora” in cui l’incontro nasce. Non saranno “lezioni” dove l’insegnante propone qualcosa di stabilito e preconfezionato ma “incontri” in cui le suggestioni offerte, tramite il linguaggio poetico del metodo, la musica, e la sensibilità del conduttore, fungono da stimoli per il gruppo, finalizzati a esprimere con verità quella che è in quel momento la necessità comunicativa e relazionale dei danzatori attraverso un linguaggio puramente corporeo e spontaneo.

MARIA FUX E IL SUO METODO

Maria Fux (Buenos Aires, 2 gennaio 1922) è una danzatrice e coreografa argentina, fondatrice del metodo di danzaterapia che ha preso il suo nome e che è oggi conosciuto in tutto il mondo. Nelle sue scuole di danza in Argentina ed Europa ha istruito fisioterapisti, terapisti occupazionali, logopedisti, insegnanti di danza e ginnastica, psicoterapisti e psicologi. Ha anche formato insegnanti che lavorano con differenti tipi di disabilità. È stata invitata da istituzioni, conferenze e seminari per testimoniare la propria esperienza su problemi relativi a sordità, sindrome di Down, spasticità, autismo e vecchiaia. È stata il soggetto del film documentario Dancing with Maria, presentato per la settimana della critica alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

La danzaterapia di Maria Fux utilizza forme libere di danza volte all’espressione di sé. Questo approccio si fonda sull’utilizzo della creatività come momento fondamentale di ascolto e relazione, di conoscenza e riscoperta di sé. È stato sperimentato con enorme successo lavorando con tutte le età della vita e con problematiche di disabilità sensoriali visive e uditive nonché con handicap psichici e fisici, ma ha benefici su tutti.

L’ASSOCIAZIONE

L’Associazione Angelman onlus è nata nel 2012 a Credaro su iniziativa di una famiglia e si occupa di raccogliere fondi per sostenere la ricerca sulla Sindrome di Angelman, una malattia genetica rara che provoca gravi disabilità motorie e cognitive. Nel 2015 ha finanziato, in collaborazione con la Fondazione From dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, una borsa di studio di 120.000 euro per una giovane ricercatrice bergamasca all’Erasmus Mc di Rotterdam, centro di ricerca primario in Europa.