Slot machine, a Seriate vince la prevenzione. I locali sono “etici” e calano gli apparecchi

Slot machineA quasi un anno dall’avvio del progetto “Jackpot. L’importante è non partecipare”, l’Ambito territoriale di Seriate (che comprende 11 Comuni: Seriate, Albano Sant’Alessandro, Bagnatica, Brusaporto, Cavernago, Costa di Mezzate, Grassobbio, Montello, Pedrengo, Scanzorosciate e Torre de’ Roveri) fa i primi conti sui risultati raggiunti: il 50% degli esercenti con slot machine e altre macchine da gioco ha aderito al Codice etico di autoregolamentazione sul gioco d’azzardo; sono ridotte del 15% le attività con apparecchi ludici, la cui presenza nei locali ha registrato una diminuzione che varia dal 17% al 10% a seconda della tipologia di apparecchiatura.

Gabriele Cortesi, presidente dell’Ambito, è soddisfatto per i risultati ottenuti dalle attività formative e di contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo patologico, che hanno permesso di sviluppare sul territorio azioni preventive, in collaborazione con le amministrazioni comunali, servizi sociali, polizie locali, associazioni di categoria, gestori dei locali e oratori. «Un risultato importante, quasi insperato, che conferma l’efficacia dell’approccio adottato dall’Ambito di Seriate – dichiara Cortesi -, non solo repressivo, ma soprattutto propositivo, volto alla ricerca di una costruttiva collaborazione con le associazioni di categoria, Ascom e Confesercenti. Questa modalità si è dimostrata vincente, registrando un calo di locali con slot-machine e altro. I nostri dati sono in controtendenza con quelli nazionali recentemente pubblicati, che evidenziano un aumento degli esercizi commerciali con installato apparecchi da gioco. A questo si aggiunge poi un incremento delle persone che stanno usando gli strumenti messi a disposizione per guarire dalla patologia del gioco d’azzardo».

  • IL PIANO

Grazie al finanziamento di circa 50mila euro ottenuto dal bando regionale “Per lo sviluppo e il consolidamento di azioni di prevenzione e contrasto alle forme di dipendenza dal gioco d’azzardo lecito”, all’attività di controllo delle polizie locali sugli esercenti con apparecchi da gioco rispetto alle norme nazionali e regionali, si è affiancato un capillare lavoro di sensibilizzazione che ha portato il 50% dei locali del territorio ad aderire al Codice etico, che deve essere esposto in modo visibile.

vetrofania codice etico slot machineRedatto dal Tavolo Provinciale per la Prevenzione del Gioco d’Azzardo Patologico, il documento si prefigge di tutelare la salute dei giocatori e di ridurre il rischio di sviluppare una dipendenza da gioco. Il gestore del locale, oltre a osservare in modo rigoroso la legge che vieta il gioco d’azzardo ai minorenni, si impegna ad applicare alcune indicazioni del codice, quali il non prestare denaro ai giocatori; differenziare/isolare lo spazio slot machine dal resto del locale; disincentivare il consumo di alcolici negli spazi slot; esporre le reali percentuali di vincita, il materiale informativo delle Asl e collaborare a momenti di sensibilizzazione e prevenzione.

  • I RISULTATI

Nel dettaglio i dati dicono che da ottobre 2015 a luglio 2016 sono calati del 15% (passando da 103 a 88) gli esercizi che posseggono apparecchi VLT-Videolottery e/o AWP-Slot machine presenti nell’Ambito. Di questi, 44 hanno aderito al codice etico, ossia il 50%. Nello stesso periodo di riferimento gli apparecchi VLT sono diminuiti del 17% (da 87 a 72), mentre gli apparecchi AWP sono diminuiti del 10% (da 420 a 376).

Oltre alle attività di controllo e mappatura degli esercenti, sono state promosse iniziative per i cittadini con l’attivazione di un numero dedicato per l’ascolto e la consulenza per problemi legati al gioco d’azzardo (348.068.5031). A oggi le richieste telefoniche di aiuto sono state più di 90, di cui 65 si sono risolte con un supporto telefonico e l’invio ad altri servizi, 25 hanno richiesto una presa in carico diretta da parte del servizio con almeno un incontro, mentre 10 persone sono state ascoltate da un servizio di consulenza e valutazione. Con alcuni è stata anche avviata un’attività di gruppo motivazionale con incontri periodici.

  • LE PROSSIME MOSSE

L’Assemblea dei Sindaci, in collaborazione con le Ats e le Associazioni Ascom e Confesercenti intende lavorare per costruire azioni regolamentari comuni e condivise su tutto il territorio degli 11 Comuni dell’Ambito. È allo studio, infatti, un regolamento di “largo spettro” che riguardi la possibilità di proteggere i soggetti più deboli anche dalle altre modalità di gioco d’azzardo come lotterie istantanee, Gratta e Vinci, scommesse, ecc..

Le prossime azioni saranno inoltre la gestione a livello di Ambito della Cartografia Geo-referenziata con la mappatura di tutti i locali; la prosecuzione della compagna di promozione per l’adesione degli esercenti al codice etico; la prosecuzione dei controlli da parte delle polizie locali e il monitoraggio dei gestori che hanno sottoscritto il codice etico; · la promozione di percorsi con le scuole per la prevenzione del gioco d’azzardo e il mantenimento del numero di ascolto e delle attività rivolte ai soggetti con problematiche legate al gioco d’azzardo patologico e ai loro familiari.

Il progetto ha come soggetti partner la Cooperativa il Piccolo Principe e la Cooperativa Comunità Emmaus, operanti nella prevenzione del gioco d’azzardo, gli istituti scolastici, alcune associazioni di categoria, associazioni e parrocchie del territorio.


Da Sacbo nuovi fondi per la mitigazione acustica. Interventi su 250 abitazioni

Orio-al-serio-aeroporto ritIl Cda di SACBO ha deciso all’unanimità di adottare ulteriori interventi di mitigazione sul territorio limitrofo al sedime aeroportuale, rispondendo così alle richieste avanzate dai consiglieri rappresentanti di Comune e Provincia di Bergamo. Nello specifico sono stati stanziati 4,5 milioni che verranno impiegati per nuove opere di mitigazione su circa 250 abitazioni private, in aggiunta alla somma di 3 milioni già destinata a interventi su circa 170 residenze, attualmente in fase di progettazione esecutiva nei comuni di Orio al Serio, Grassobbio, Seriate e Bagnatica. Si tratta del più significativo investimento in opere di mitigazione acustica finora adottato da Sacbo, che si aggiunge ai 2,5 milioni spesi a tutto il 2013 che hanno riguardato 9 scuole e 125 abitazioni, e che porta il totale degli investimenti a 10 milioni. Sacbo procederà a contattare le amministrazioni comunali interessate al nuovo stanziamento di fondi per la mitigazione, al fine di illustrare le aree di intervento identificate per l’esecuzione delle prossime opere e i criteri che hanno condotto alla loro definizione.


Un “gloss” per combattere il mal di testa. È naturale e made in Bergamo

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Un semplice roll-on (come quello dei lucidalabbra, per intendersi) con una miscela di oli essenziali da applicare sotto il naso per far passare i sintomi dell’emicrania. La soluzione è di quelle che possono cambiare la vita a chi ne soffre e ben conosce gli effetti collaterali dei farmaci abitualmente utilizzati per questo tipo di attacchi. L’hanno messa a punto Fabrizio Gelmini, tossicologo dell’Università di Milano, e Cristian Testa, medico naturopata, specializzati nella ricerca fitoterapica e diventati da qualche anno anche produttori di erbe officinali biologiche, oli essenziali e tinture madri nell’azienda agricola Le Sorgenti sui colli di Bergamo.

Hanno all’attivo pubblicazioni scientifiche internazionali sui risultati dell’utilizzo degli oli essenziali nel trattamento di patologie umane e nella sanificazione degli ambienti e il loro più recente studio ha riguardato l’emicrania con aura, una particolare forma di cefalea di cui soffrono più di sei milioni di italiani tra i 15 e i 55 anni, che si annuncia con disturbi alla vista – che possono andare dai “lampi” a veri e propri black out -, per poi passare alla crisi dolorosa.

È una patologia invalidante con un forte impatto sulla vita produttiva e sui costi sociali e sanitari. Vi hanno trovato rimedio con un mix di oli essenziali diluiti in olio di mandorle da assumere con l’aromaterapia, ossia semplicemente inalandoli. Per facilitare l’uso hanno scelto una confezione con la sferetta, proprio come i gloss, da tenere sempre a portata di mano e passare nell’area tra il labbro superiore e le narici ai primi segnali dell’insorgere dell’attacco.

Gli effetti sono stati misurati su un campione di volontari con risultati che non lasciano dubbi. «Il protocollo sperimentale ha coinvolto dieci persone con diagnosi di emicrania con aura – spiega Fabrizio Gelmini -, selezionati, reclutati e divisi in modo omogeneo. A cinque di loro è stata consegnata la miscela di oli essenziali, al gruppo di controllo un preparato solo profumato, chiedendo ad entrambi di utilizzarli per cinque attacchi consecutivi e di valutare per ogni attacco, secondo scale ampiamente utilizzate per questo tipo di rilevazioni, la severità del dolore, la durata dell’aura e gli stati di nausea, ansia e vomito associati, il cosiddetto stato di arousal. Lo studio ci ha detto che gli oli essenziali sono stati in grado di ridurre in maniera molto significativa in tutto il campione sottoposto al trattamento due dei tre parametri, ossia il dolore e lo stato di arousal, mentre non hanno avuto effetti sulla durata dell’aura. Cosa che, del resto, non si verifica nemmeno con i farmaci».

Nello specifico, i volontari trattati hanno valutato il dolore tra poco più di zero e 3, contro il grado 7 e 8 del gruppo di controllo, e lo stato di arousal tra 1 e 3, contro il 6-8 di chi non è stato trattato. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista tecnico scientifica italiana Natural 1 e sono la base dalla quale partirà una più ampia indagine con l’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano. «La rilevazione, in ogni caso, è già significativa e rafforzata dai feedback positivi di tutti coloro che stanno già utilizzando il preparato – precisa Cristian Testa -. Non è un farmaco, è posto in vendita come lenitivo, l’abbiamo chiamato Lenimix, ed è, in generale, indicato dove serve un’azione antinfiammatoria e sedativa. Nel caso specifico dell’emicrania agisce sul trigemino e sul sistema nervoso centrale».

«Come tutti gli oli essenziali – rilevano -, non è brevettabile, perché è costituito da estratti naturali, il che rende poco interessante la ricerca da parte dell’industria farmaceutica e frena un più ampio studio su queste molecole». Eppure i vantaggi non mancano. «Per trattare i sintomi dell’emicrania si ricorre ai Fans, farmaci antinfiammatori non steroidei, che però possono avere ripercussioni sullo stomaco e sul fegato, o ai triptani, nuova frontiera non esente da effetti collaterali e rischi – prosegue Testa -. La miscela di oli essenziali, invece, non ha alcun effetto collaterale, anche perché le dosi dei principi attivi sono minime, e nessuna controindicazione, a parte una chiara allergia del soggetto ad una delle piante contenute. Aspetto estremamente innovativo è inoltre la via di somministrazione intranasale, che va dritta all’obiettivo senza coinvolgere stomaco e fegato». Per non dimenticare il prezzo, 10 euro per la confezione di 10 ml, che basta per 20-30 applicazioni.

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Ma da quali piante è composto il mix? «Si tratta di una miscela di oli essenziali di 7 piante, principalmente lavanda, della varietà angustifolia – rivela Gelmini –, e poi geranio, cipresso, rosmarino, ylang ylang, l’unico che non produciamo noi sui colli. L’efficacia di alcuni oli essenziali è già dimostrata per alcune patologie neurologiche, come la salvia per il morbo di Alzheimer. Noi abbiamo scelto di studiare l’emicrania con aura individuando le molecole con un’attività già nota sui sintomi e le piante che le contenevano in maggiore quantità. Tra queste abbiamo scelto quelle con meno rischi di provocare irritazioni alla pelle per essere il più sicuri possibile del prodotto».

Di pari passo con la ricerca c’è stata, come detto, la scelta di diventare produttori in proprio di erbe e piante con metodo biologico e di realizzare gli estratti. L’attività di Gelmini e Testa si trova all’interno dell’azienda agricola Le Sorgenti, sotto San Vigilio. Avviata poco più di due anni fa, sta crescendo, con 3mila nuove piante e un nuovo distillatore da 500 litri. I prodotti si possono trovare in alcuni punti vendita a Bergamo oppure acquistare direttamente in azienda o farseli spedire. Vengono organizzati anche corsi di formazione sulla fitoterapia, incontri divulgativi e distillazioni a porte aperte.


Nuove rotte, Seriate contesta i dati Arpa sull’impatto acustico

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I conti non tornano e i dati di Arpa Lombardia riguardanti l’impatto acustico sulla popolazione, a seguito delle nuove rotte dei voli dell’aeroporto di Orio al Serio proposte dal Comune di Bergamo, non convincono il sindaco di Seriate Cristian Vezzoli. Come il collega del Comune di Grassobbio, anche il primo cittadino seriatese chiede chiarimenti all’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente sui criteri usati per individuare la popolazione esposta al rumore.

Secondo la Valutazione dello scenario proposta alla Commissione aeroportuale di Orio al Serio del 28 aprile scorso, in base al traffico 2015 e alle nuove rotte ipotizzate dal capoluogo di provincia, le nuove procedure di decollo e atterraggio determinerebbero per il territorio di Seriate un aumento di 9 persone esposte al rumore aeroportuale. Ma questo dato non torna. «Confrontando la planimetria usata da Arpa Lombardia con quella catastale più aggiornata e ricavata dal Geoportale – afferma il sindaco Vezzoli -, i dati dell’agenzia regionale non sembrano né veritieri né corrispondenti a realtà. Allo stato degli atti, dalla comparazione, si evince chiaramente che molte abitazioni esposte alle nuove rotte non sono state né identificate né considerate dall’ente regionale, pertanto non conteggiate. La cartografia usata da Arpa, sia per scala utilizzata sia perché datata, non consente di individuare con esattezza gli alloggi civili. Pertanto con gli uffici competenti abbiamo estrapolato la planimetria catastale ed effettuato una verifica a campione sul luogo interessato, scegliendo il tratto di via Misericordia interessato dalla fascia isofonica dei 55 – 60 decibel. Il risultato è stata l’individuazione di due nuove abitazioni esposte al rumore, ma non conoscendo il dato di popolazione usato da Arpa per singolo edificio, il controllo si è dimostrato impossibile da portare avanti».

Da questa prima verifica deriva il timore che i cittadini impattati dal rumore aeroportuale delle nuove rotte siano molti di più, pertanto il sindaco Vezzoli chiede di conoscere i criteri usati da Arpa per potere identificare sulla cartografia le abitazioni coinvolte dello scenario attuale e quelle che lo sarebbero dalla modifica del traffico aereo, l’elenco dettagliato delle case e la data di estrazione della popolazione esposta. A completamento, il sindaco Cristian Vezzoli ritiene necessario un incontro con i tecnici di Arpa, perché «la problematica del rumore aeroportuale è importante e delicata e nessun dato può essere erroneo, essendo determinante per le decisioni successive – rileva -. I dati forniti non appaiono attendibili e vanno confrontati, validati e certificati dagli uffici. Invito Arpa a confrontarsi con le altre amministrazioni interessate perché il problema riscontato sul territorio di Seriate potrebbe replicarsi anche negli altri comuni».

«La questione del rumore aeroportuale è talmente delicata che qualsiasi decisione potrà essere presa solo dopo aver riflettuto ed esaminato dati certi – è la riflessione -, in assenza di questi il giudizio non può che essere sospeso e comunque negativo. Resta poi il fatto che il territorio di Seriate è già gravemente impattato dal rumore aeroportuale per cui ogni ulteriore disagio va attentamente considerato e ponderato: non si possono chiedere altri sacrifici ai comuni dell’est, considerato che gli stessi subiscono già oggi il rumore derivante dagli atterraggi e dai voli notturni, pesantemente aumentati nel periodo estivo a causa dei voli charter».


Regolamento anti-ludopatia, «calano i clienti, ma i giocatori accaniti si organizzano»

Si scatena in città la protesta dei bar e delle tabaccherie contro il nuovo regolamento antiludopatia di Palafrizzoni. A due settimane dall’entrata in vigore dell’ordinanza che vieta di giocare a Vlt e slot machine e di vendere e acquistare Gratta e vinci e biglietti della lotteria in alcune fasce orarie della giornata, il contraccolpo sui cassetti delle attività è pesante. Per alcuni commercianti, la “perdita” arriva anche al 30-50% e c’è chi ha ridotto gli orari di apertura e non sa se riuscirà a mantenere al lavoro i dipendenti. Non solo. Il provvedimento non sembra avere ottenuto neppure l’effetto sperato. A detta degli operatori, i giocatori abituali non hanno smesso di farlo, ma si sono spostati fuori città, a Gorle, Seriate, Stezzano o “si sono spostati” a giocare negli orari non vietati.

Le lamentele di baristi e tabaccai riguardano gli orari, ma anche i contenuti del provvedimento.

«Abbiamo perso molti clienti, soprattutto nell’orario della colazione – dice Stefano Foresti del bar omonimo nella galleria di Borgo Palazzo, sotto l’Ascom -. Molti  non vengono più a prendere il caffè, preferiscono andare nei bar a 500 metri a Seriate dove possono fare quello che vogliono».

«Ricevo ogni giorno lamentele da parte dei colleghi. I più penalizzati sono i bar del centro che lavorano in pausa pranzo – afferma Luca Mangili presidente provinciale della Fit, la federazione dei tabaccai, e titolare della tabaccheria-ricevitoria lotto alla stazione delle autolinee -. Io stesso sono due settimane che non compro gratta e vinci. Diversi clienti che venivano a prendere le sigarette e giocavano un gratta e vinci ora si fermano a Stezzano e non vengono più da me».

Saverio Ventura al Bar Ventura di via Corridoni conferma che «la flessione nei guadagni si sente» ed evidenzia una conseguenza non prevista:«La maggior parte dei clienti si è spostata a giocare negli orari in cui è concesso. Quelli che perdiamo sono i clienti che sono lì in quel momento».

Gianbattista Gamba dell’edicola e tabaccheria di via Carnovali è perentorio: «È una rovina. Prima compravo 20 pacchi di gratta e vinci, questa è la terza settimana che non li acquisto. I clienti che si fermavano nell’andare al lavoro per comprare le sigarette e giocare, ora comprano tutto a Stezzano. Spero che a livello di Governo ci pensino».

«Non è tanto la vendita singola del gratta e vinci ma quello che gli va intorno – spiega Alberto Venturini della tabaccheria di via San Bernardino -. A parte qualche cliente che abita in zona, gli altri, che si fermavano per andare al lavoro, li ho persi. Ipotizzavo una perdita del 30% ma sono già oltre il 50%. «Se fosse un provvedimento nazionale va bene – aggiunge – ma così si danneggia qualcuno e si favoriscono gli altri».

Sempre nella galleria della Clementina, in Borgo Palazzo, Roberto Foresti della tabaccheria accanto al bar rileva che «spegnere le slot ogni tanto va bene, è anche giusto, ma non ha senso limitare la vendita di gratta e vinci. Chi è ludopatico compra un pacchetto di gratta e vinci e se lo porta via. Quelli che vengono a prendere le sigarette e comprano un gratta e vinci non sono giocatori patologici. Noi abbiamo la concessione per venderli non si può fermare il nostro lavoro. Così si fanno chiudere le attività. Anche per le scommesse? Che cosa c’entra bloccarle?».

Anche i clienti sono scontenti: «Alcuni si mostrano perplessi, altri si lasciano andare a commenti anche coloriti» dice Mangili. E i giocatori mostrano resistenze: «Sono seccati, si chiedono perché a Gorle potevano giocare fino a cinque minuti prima e qui non lo possono fare. Inoltre può immaginare cos’è dire a un giocatore che ha giocato 150 euro che devo spegnere la slot? C’è da litigare con alcuni», evidenzia Roberto Foresti.

L’ordinanza ha già avuto come conseguenza anche tagli sugli orari di apertura delle attività e questo minaccia di ripercuotersi sui posti di lavoro. «Noi siamo in un piccolo centro commerciale, un po’ di gente gira, ma prima dell’ordinanza la mattina era un continuo viavai, ora dalle 7.30 alle 9.30 se entrano cinque clienti è tanto. E la domenica con le scommesse sportive dalle 11 alle 14 eravamo pieni. Ora tengo chiuso» dice ancora Roberto Foresti. «Al bar  siamo in due. La ragazza che mi aiuta cominciava alle 8.30, ora la faccio venire alle 9.30, cosa facciamo in due a quell’ora che non c’è nessuno?», racconta sulla stessa lunghezza d’onda Venturini.

«Il problema della ludopatia c’è, ma questa ordinanza non va bene – riconosce Roberto Foresti -. Dovrebbe essere fatto un tavolo con gli altri sindaci e con noi operatori per trovare una soluzione concordata per gestire la situazione».

Intanto Lottomatica sta analizzando le vendite nelle tre principali tabaccherie della città e medita di fare ricorso.


Masec, rinnovato il Cda. Malvestiti: «Più attenzione a prevenzione e cure a lungo termine»

Nel corso dell’Assemblea annuale la Masec, la mutua assistenza sanitaria dell’Ascom di Bergamo, ha rinnovato il Consiglio di Amministrazione per il triennio 2016-19. Due i nuovi ingressi, quello di Diego Pedrali, titolare del negozio L’Uomo Più di Torre Boldone, nonché presidente del gruppo Abbigliamento e calzature e componente del Consiglio direttivo dell’Ascom, e di Giuseppe Betti, socio dell’omonima azienda di distribuzione di vini e bevande di Cividate al Piano. Prendono il posto di Cesare Dolci, ex presidente della Fogalco, e di Nadia Palazzi, rappresentante di Confartigianato Bergamo. Sono stati confermati Ivan Rodeschini, Giuseppe Capurro, Livio Bresciani, Giovanni Cacciolo Molica, Ettore Coffetti, Attilio Del Rosso, Delisa Sanzani e Italo Testa. La presidenza, secondo lo statuto, spetta al presidente dell’Ascom, Paolo Malvestiti.

Tra i revisori dei conti Massimiliano Serra sostituisce Maria Grazia Volpi e si affianca ai confermati Gianfranco Ceruti e Zaverio Cortinovis.

Organismo storico per la tutela della salute degli imprenditori del commercio e delle loro famiglie, la Masec ha chiuso il bilancio 2015 in attivo e guarda con attenzione alle nuove esigenze degli iscritti e all’evoluzione dei sistemi dell’assistenza integrativa, nella consapevolezza di dover offrire strumenti sempre più efficaci e competitivi.

«Dopo qualche anno in cui abbiamo assistito al ricorso sempre più massiccio alla sanità privata – rileva il presidente Malvestiti – oggi registriamo un ritorno verso il servizio pubblico, non solo perché in Bergamasca è valido, ma anche perché c’è meno possibilità di spesa. Inoltre, accanto alle prestazioni tradizionali, ossia la degenza in ospedale, che del resto presenta una durata media sempre in discesa, oggi risultano essere sempre più necessarie prestazioni alternative come la cura infermieristica a domicilio e l’assistenza di lungo termine per la non autosufficienza».

Meno ospedale e più cure programmate. Maggiore prevenzione e assistenza di lungo termine per la non autosufficienza sono perciò i bisogni su cui la mutua intende lavorare. Di pari passo c’è il progetto di creazione di un ente mutuo regionale per le Ascom della Lombardia, attraverso l’estensione di Ente mutuo Milano su alcune altre province dove il mondo del commercio non ha un sistema complementare di assistenza sanitaria. «La mutualità privata rappresenta una delle poche strade percorribili dal settore sanitario – ribadisce Malvestiti -. Per sostenere le cure mediche di chi ne ha bisogno occorre l’iscrizione generalizzata delle famiglie. I fondi integrativi e le mutue sanitarie sono gli organismi che potrebbero traghettare un sistema oggi per lo più ancora pubblico verso un sistema di sanità privata, più efficiente e meno costoso. Meno costoso anche e soprattutto per i pazienti».

Durante la riunione è stata omaggiata con un bouquet floreale la componente femminile dell’assemblea: Nadia Palazzi, consigliere uscente, Maria Grazia Volpi, che ha lasciato l’incarico tra i revisori dei conti, e Delisa Sanzani, confermata nel Cda.


Ospedale di Bergamo, inaugurato il Centro per le pericarditi

centro pericarditi gruppoPiù di mille pazienti, dai 3 agli 80 anni, più della metà provenienti da fuori regione e dall’estero: questi i numeri del Centro per lo studio e la cura delle pericarditi, istituito nel febbraio scorso e inaugurato oggi, al Papa Giovanni XXIII, alla presenza di molti pazienti e del direttore della Medicina interna Antonio Brucato, responsabile del Centro. Fra i pazienti colpiti da questa patologia del pericardio, il foglietto che avvolge il muscolo cardiaco,  attualmente sono seguiti anche 30 bambini e molte donne in gravidanza, grazie alla stretta collaborazione  fra internisti, cardiologi, cardiochirurghi, medici e tecnici dei laboratori, infettivologi e oncologi, quando necessario. “La pericardite è una malattia orfana – ha spiegato Brucato -. Per i pazienti è difficile trovare un centro di riferimento, perché tante sono le cause e un solo specialista non può fra fronte da solo a tutte le implicazioni di una patologia che spesso si risolve in un unico episodio, ma che può cronicizzare e avere un forte impatto sulla vita del paziente”.

E’ stato proprio l’arrivo del dottor Brucato ai Riuniti, nel 2009, a dare l’avvio a questa attività, che ha sviluppato in parallelo alla cura una notevole attività di ricerca. “La clinica ha migliorato la ricerca e viceversa, consentendo a Brucato e alla sua equipe di sviluppare delle linee guida per il trattamento delle pericarditi riconosciute a livello europeo dalla Società europea di cardiologia sulla diagnosi e gestione delle malattie del pericardio”, ha affermato Giulia Bombardieri, medico della Direzione di presidio, che ha rappresentato il direttore generale Carlo Nicora e il direttore sanitario Fabio Pezzoli. Brucato sarà affiancato dai giovani ricercatori Davide Cumetti e Silvia Maestroni, che del Centro saranno rispettivamente responsabile dell’ambulatorio e responsabile della ricerca.


Popolare di Bergamo, la Fondazione dona una nuova attrezzatura alla Chirurgia pediatrica

ospedale pediatriaLa Fondazione Banca Popolare di Bergamo ha donato alla Chirurgia pediatrica del Papa Giovanni XXIII una colonna chirurgica di ultima generazione per l’esecuzione di gastroscopie, colonscopie e altri esami del tratto gastrointestinale nei bambini, anche molto piccoli. Intermediario della donazione è stato il Comitato per il Dipartimento di Chirurgia pediatrica onlus, attivo dal 1997 nella raccolta di fondi a favore dell’Ospedale di Bergamo. Lo strumento è andato a sostituire il precedente dispositivo, ormai obsoleto, e viene usato da chirurghi pediatri del Papa Giovanni per attività di diagnosi e cura di varie patologie, dalla celiachia fino a malattie complesse, per cui Bergamo è centro di riferimento in Italia, come l’ipertensione portale, che richiede una delicata fase diagnostica, una complessa terapia chirurgica e un monitoraggio costante anche dal punto di vista radiologico ed endoscopico. “Alla colonna, dotata di videoprocessore e fonti di luce, vengono agganciate sonde di diverse dimensioni e differenti strumenti endoscopici in base alla procedura che dobbiamo eseguire e in base all’età del bambino – ha spiegato Maurizio Cheli, direttore della Chirurgia pediatrica del Papa Giovanni XXIII -. La usiamo quotidianamente in sala operatoria per procedure diagnostiche e terapeutiche su neonati e bambini con sospetta celiachia, disturbi dell’alimentazione e malattie dell’esofago causate da malformazioni congenite o da ingestione di sostanze caustiche”.

“Grazie al Comitato per il Dipartimento di Chirurgia pediatrica onlus e alla Fondazione Banca Popolare di Bergamo, che ancora una volta hanno scelto di destinare la loro attenzione e la loro generosità al nostro ospedale, regalandoci una apparecchiatura di ultima generazione che ci consentirà di fare un ulteriore passo in avanti nella cura dei bambini, una delle nostre vocazioni storiche per cui Bergamo è conosciuta in tutta Italia e anche oltre” – ha commentato Carlo Nicora, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII. “Facendosi carico di molteplici interventi finalizzati all’acquisizione di nuove apparecchiature tecnologiche o alla sostituzione di strumentazioni obsolete, Fondazione Banca Popolare di Bergamo onlus ha dimostrato anche in questa occasione la capacità di saper coniugare la ricerca medica e scientifica e lo sviluppo del benessere sociale ed umanitario, alla propria tradizionale attenzione a quel patrimonio di esperienze e valori che formano la cultura e la storia di una città e di un territorio, riaffermando così una volta di più il proprio ruolo istituzionale all’interno del tessuto economico in cui opera – ha commentato Emilio Zanetti, Presidente Fondazione Banca Popolare di Bergamo Onlus -. Risponde quindi pienamente alla mission di Fondazione Banca Popolare di Bergamo onlus l’importante sostegno economico offerto al Comitato per il Dipartimento di Chirurgia Pediatrica e all’Ospedale Papa Giovanni XXIII per l’acquisto di una colonna chirurgica di ultima generazione per l’esecuzione di gastroscopie, colonscopie e altri esami del tratto gastrointestinale nei bambini, anche molto piccoli: Fondazione Banca Popolare di Bergamo diventa di fatto co-artefice della costruzione di professionalità e competenze all’altezza dell’innovazione tecnologica; uno stimolo affinché, seguendone l’esempio, enti, istituzioni, aziende che operano per il progresso della società civile sappiano emularne questo significativo gesto di generosità”. “Vorrei ringraziare la Fondazione Banca Popolare di Bergamo per l’attenzione che in questi quasi 20 anni di attività della nostra associazione ci ha sempre riservato – hanno commentato Giuseppe Locatelli e Mimma Montanelli del Comitato per il Dipartimento di Chirurgia Pediatrica onlus -. Un ringraziamento speciale al Presidente Emilio Zanetti, la cui sensibilità in questi anni si è tradotta in un sostegno costante ai nostri progetti a favore dei bambini meno fortunati ”


Discoteche, un patto con il ministero per migliorare la sicurezza

Quasi un anno fa la morte di un sedicenne per ecstasy al Cocoricò di Riccione e la decisione del questore di chiudere il locale per quattro mesi riapriva il dibattito sul mondo della notte, le responsabilità dei gestori e le misure per migliorare la sicurezza dentro e fuori dagli esercizi.

L’estate 2016 si apre all’insegna di un patto nato proprio all’indomani di quel tragico episodio, dagli incontri tra il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il Silb, il sindacato dei locali da ballo del sistema Confcommercio, alla ricerca di soluzioni condivise.

L’Accordo quadro è stato firmato nei giorni scorsi al Palazzo del Viminale dal ministro Alfano e dai rappresentanti delle Organizzazioni dei gestori di locali notturni e dei servizi di controllo delle attività di intrattenimento e spettacolo e sancisce un approccio collaborativo al complesso problema del divertimento e delle pericolose derive che mettono a rischio la salute e l’incolumità delle persone.

L’obiettivo è incrementare la sicurezza, contrastare la violenza, l’abuso di droghe e alcol e diffondere una maggiore cultura della legalità tra i giovani e per raggiungerlo si stabilisce un più stretto coinvolgimento degli operatori e lo sviluppo di «forme avanzate di collaborazione» con le Forze dell’ordine, secondo modalità da concordate localmente.

Tra i punti di maggiore interesse per i gestori c’è il principio “premiante” che non si applichi l’articolo 100 del Tulps (quello che prevede la sospensione della licenza in caso di situazioni pericolose) se non c’è una diretta responsabilità dell’esercente e se questi ha «tempestivamente informato le Forze dell’ordine delle situazioni a rischio nel locale e prestato ogni opportuna forma di leale e fattiva collaborazione». Viene anche concesso di derogare alle disposizioni dell’articolo 187 del regolamento del Tulps che impedisce la selezione della clientela all’entrata del locale, promossa l’installazione di sistemi di videosorveglianza e formalizzato l’impegno al contrasto dell’abusivismo.

«È un passo avanti importante – commenta Paolo Visinoni, presidente del gruppo Sale da ballo dell’Ascom e titolare del Life di Rovetta – soprattutto perché riconosce un ruolo collaborativo alle discoteche, riscattandole da un’immagine spesso negativa e penalizzante. Detto questo, occorre però anche sottolineare che, in Bergamasca, nei locali seri e storici la collaborazione con le Forze dell’ordine è già in atto, le segnalazioni da parte dei gestori non mancano, così come gli interventi degli agenti. Chi ha un’attività è, del resto, il primo a non volere che ci siano problemi».

Lo dimostrano, ad esempio, i passi avanti fatti nel contrasto all’abuso di alcol. «Da dieci anni – evidenzia Visinoni – sono partner del progetto Ragazzi on the Road per la sicurezza stradale e posso dire che in quest’arco di tempo la sensibilità è aumentata, tanto è vero che se prima ad un locale servivano 500 posti auto, oggi ne bastano 200 perché ci si organizza e c’è qualcuno che non beve e riaccompagna a casa il gruppo o ci sono i pulmini messi a disposizione dai bar del preserata. Noi stessi offriamo a chi mette in atto comportamenti responsabili riduzioni o drink analcolici».

Rispetto al protocollo d’intesa con il ministero, il suo dubbio è semmai su come potrà essere misurata e valuta quella collaborazione attiva con le Forze dell’ordine che scongiurerebbe la chiusura dell’esercizio. Apprezza invece la possibilità di selezionare la clientela all’ingresso, «anche se qualche sistema per non fare entrare persone visibilmente ubriache lo abbiamo sempre messo in atto, supportati se necessario dai Carabinieri stessi».

Ma soprattutto guarda con favore all’impegno a contrastare l’illegalità e l’abusivismo. «È un problema che ci attanaglia – dichiara – e con la crisi è ancor più pesante. Si tratta di circoli privati che fanno ballare senza rispondere agli obblighi di sicurezza e alla fiscalità dei locali. Fortunatamente in Bergamasca la magistratura interviene e fa chiudere queste situazioni, ma è vero anche che il fenomeno è difficile da intercettare. E poi c’è il capitolo delle feste, come gli school party, organizzate in capannoni con centinaia di persone, senza che venga rispettato alcun requisito».

Per porre un freno a queste realtà sommerse, da tempo Visinoni propone ai tavoli dedicati alla salute e alla sicurezza la possibilità di creare dei meccanismi automatici di controllo a partire dalle richieste dei permessi Siae. Un altro tema fondamentale è una migliore definizione del ruolo e dei compiti dei “buttafuori”. «Seguono un corso – spiega -, ma non sono agenti di pubblica sicurezza. Sarebbe necessario chiarire una volta per tutte ciò che possono fare, ad esempio chiedere i documenti o effettuare segnalazioni di comportamenti scorretti».


Lotta alla ludopatia, Fusini: «Ecco perché riteniamo sbagliata l’ordinanza del Comune»

Gratta_e_Vinci

di Oscar Fusini*

La premessa è d’obbligo. Non amo il gioco, ma questo non m’impedisce di condividere il pensiero di quanti ritengono che una società solidale debba fare il possibile affinché esso rimanga nella sfera del ludico allontanando i rischi di uno sconfinamento nel patologico. Il quadro d’insieme non è dei più confortanti, ne siamo ben consapevoli. Complice anche la crisi, che non dà tregua, la spesa in lotterie, gratta e vinci e dintorni continua a crescere e troppo spesso contribuisce a generare drammi e a sottrarre risorse ai consumi primari e al reddito delle famiglie. Il flusso di denaro che il gioco muove è imponente. Ma, va detto, in larghissima parte resta ai gestori nazionali e allo Stato. Ai commercianti – che rischiano di pagare un prezzo anche in termini d’immagine quali “erogatori” del gioco – rimane davvero ben poco, anche se utile al sostegno dell’attività. Oggi, per fortuna, la consapevolezza generale sul fenomeno – che ha assunto dimensioni allarmanti – è diffusa e condivisa. È un primo traguardo, importantissimo, a cui deve tuttavia far seguito un secondo e più delicato passaggio: prevenire il dramma che il gioco spesso porta con sé e contribuire a far tornare la spesa su canali più “sani”.

Già, ma come si può arrivare a questa difficile meta? Qui le differenze di veduta sono purtroppo abissali. Per noi, raggiungere l’obiettivo significa, innanzitutto, porsi una questione fondamentale di approccio al fenomeno: meglio agire sull’offerta di gioco, come ha scelto di fare il Comune di Bergamo, o è preferibile agire sulla domanda, sulle persone più esposte al rischio di sconfinare nell’abuso patologico? Non abbiamo dubbi: molto meglio intervenire là dove il problema ha la sua genesi, lavorare sulle cause che possono aprire la strada al dramma, aiutare le persone più esposte al rischio ludopatia. È un punto cruciale, una scelta metodologica che riteniamo virtuosa. Dobbiamo quindi, in prima battuta, porci degli interrogativi e cercare delle risposte per capire perché un ragazzo, disoccupato o meno, sceglie di passare una serata davanti a una slot; perché un’anziana decide di gettare via la pensione in Gratta e vinci; perché la solitudine, la difficoltà economica, sociale e affettiva agiscono spesso come motivazioni che spingono al gioco compulsivo.Aiutare queste persone “fragili” è decisivo, per noi un passo irrinunciabile nell’ottica di una strategia di contenimento del gioco patologico. Bisogna però essere pronti all’ascolto, confidando in quella “squadra” di medici, psicologici, assistenti sociali, educatori, ma anche volontari (spesso ex giocatori, passati dall’altra parte della barricata) ai quali va la nostra stima per il lavoro che svolgono. Certo, poi servono progetti, risorse finanziarie e organizzazione e, soprattutto, grandi sforzi, non sempre accompagnati da altrettante gratificazioni. Ma tant’è.

Da non esperto, mi vien da dire che la partita da giocare non è molto dissimile da quella di contrasto alla droga (che è illegale, ma circola) e all’alcol (che è legale oltre una certa età, ma è consumato spesso oltremisura, anche da giovanissimi che non potrebbero comprarlo). È vero, bisognerebbe investire in un momento in cui le casse degli Enti pubblici non sono particolarmente ricche. Questo tuttavia non avviene. E allora dovremmo forse avere il coraggio di dircelo che i Comuni preferiscono destinare risorse su altre priorità. E così accade che la risposta al problema del gioco diventa sempre univoca e mirata verso l’offerta, trovando facili ordinanze, grandi proclami e gettando il ruolo di capro espiatorio sulle spalle di chi possiede slot machine o vende i “Gratta e vinci”. Con l’aggravio di cartelli obbligatori da esporre (e che nessuno legge), obblighi, divieti, sanzioni, sanzioni e ancora sanzioni. Questa è l’attuale, diffusa e migliore risposta che la politica sa dare al problema? Solo annunci, leggi ed ordinanze? I risultati? Consensi bipartisan e molti “Mi piace” su Facebook.

La scelta del divieto, che sfocia nel proibizionismo, come unica soluzione al problema non funziona. Lo racconta la storia e la nostra esperienza nelle campagne condivise con l’Ast (ex Asl) sull’alcol. È inutile nascondersi dietro a un dito: chi vuol giocare continuerà a farlo, troverà altre strade per alimentare la sua fame di azzardo, virerà anche sulle piattaforme internet, a volte ai limiti del legale, con tanti saluti ai controlli e alla possibilità di aiuto. Giocherà finché non si sarà rovinato se qualcuno non interverrà prima per fermarlo. E non saranno certo i divieti, in certi orari, a cambiare le sue abitudini. Pura utopia. Chi è sceso nel baratro, è disposto a muoversi, a percorrere chilometri pur di giocare, basta vedere cosa accade addirittura in Autogrill, in autostrada. L’unico limite del giocatore patologico lasciato al suo destino sono i soldi che ha in tasca. Finché riuscirà a trovarne continuerà sulla strada dell’azzardo. Ecco perché, anziché bastonare con obblighi, divieti e multe l’incolpevole barista, dovremmo “sfruttare” la sua sensibilità, perché lui, a volte, è l’unico che conosce e potrebbe fermare il giocatore: non chiudendogli la porta in faccia, ma parlandoci insieme.

Bisogna poi essere credibili nell’azione, e non possiamo esserlo se scegliamo la strada di vietare il gioco quando, contestualmente, è lo stesso Stato che lo alimenta, opera rincari e trae ingenti profitti. Mettere paletti non serve e, alla fine, colpisce anche il gioco non patologico. È giusto questo? Noi crediamo che il gioco, se lecito e responsabile, è anche una forma di svago, oltre che una fonte di guadagno per gli esercenti, per i baristi-tabaccai e per i loro dipendenti. Tanti locali senza slot rischiano di abbassare la serranda e di lasciare senza lavoro i propri collaboratori. È questo che si vuole? Siamo convinti che esista il percorso virtuoso che può salvare il gioco ludico, prevenire le ludopatie e salvaguardare le attività sul territorio. Ma questo percorso non può passare dai divieti, perché allora bisognerebbe dire no anche a chi si batte per la riapertura del Casinò a San Pellegrino (quanta gente si è rovinata al tavolo verde!).

Noi siamo gente concreta, pronta a dare un contributo alla causa. Dove ci sono le condizioni economiche, suggeriamo all’esercente (ma lui già lo sa) di togliere le slot e di investire sull’attività prevalente (servizi per bevande e cibi) e, comunque, su proposte che aumentino la qualità complessiva dell’offerta al cliente. Come associazione offriamo assistenza legale e contrattuale per chi deve risolvere problemi e contratti con i gestori dei giochi. Questo è il nostro lavoro! Garantiamo il credito per gli investimenti necessari a rilanciare i locali, collaboriamo con l’Ast nelle campagne di prevenzione. Eroghiamo in convenzione la formazione agli esercenti per la prevenzione della ludopatia, partecipiamo a convegni, campagne promosse dai consorzi dei Comuni, scriviamo per informare gli esercenti degli obblighi e dei divieti. Pochi “Mi piace”, molta sostanza.

*direttore di Ascom Confcommercio Bergamo