La Regione riforma la sanità, ma intanto prenotare un esame resta un’odissea

Bright lights at the end the hospital corridor. The concept of lA furia di sentirsi ripetere che “La Sanità lombarda è la migliore d’Europa” e che quello di cui noi bergamaschi disponiamo è “un modello di efficienza” finisce quasi che ci credi. Pensare bene, in fondo, aiuta a vivere meglio. Solo che poi, ottimismo della volontà a prescindere, ci sono le variabili indipendenti che si chiamano malattie e acciacchi vari. Quelle che nessuno vorrebbe (“l’importante l’è la salute” ti dicono fin da ragazzino, e solo in età adulta capisci che non è solo un luogo comune) ma che inevitabilmente funzionano da “crash test” nei confronti dei tanti venditori di fumo che magnificano un sistema tutt’altro che impeccabile.

Mettiamo il caso di aver bisogno di una risonanza magnetica. Il problema fisico che ti affligge è doloroso, vorresti cercare di capirne al più presto le cause. Se vai per vie tradizionali l’esame ti viene fissato “tranquillamente” a distanza di 3-4 mesi. “Se vuole può andare in privato – rassicura al telefono l’addetta di un ospedale -. In due giorni fa tutto. Ecco, però, deve mettere in conto che l’esame le costa 600 euro…”. Quando star male è un privilegio, vien da dire. Allora, siccome il dolore persiste e non c’è troppo tempo da perdere, si torna dal medico curante che ha la possibilità di avviare l’esame su una corsia preferenziale grazie al cosiddetto “bollino verde”. (Il camice bianco sbotta: “son stanco di dover mettere ‘sti bollini, tutti hanno fretta di fare i controlli prima di andare in ferie…”, il che lascia intravedere quanta e quale discrezionalità, oltre che responsabilità, si lascia al povero tapino). Con il “bollino verde” sulla ricetta (prestazione da erogare entro 72 ore, dice la normativa) si parte per un nuovo giro di giostra. Si parte dal call center regionale che dovrebbe, sì dovrebbe, avere sotto controllo tutto. Prima di parlare con una operatrice si trascorre un quarto d’ora a digitare numeri per stabilire se si è di Milano o della Lombardia, se di Pavia o di Bergamo, se della città o della provincia (quasi una lezione di geografia a scalare). Poi ecco la vocina della “sventurata” (suo malgrado). “Noi possiamo verificare solo la disponibilità del Bolognini di Seriate” dice. E tutte le altre aziende? “Non ci fanno avere i dati… Mi spiace”. E a Seriate quando si può fare l’esame? “Adesso verifico. Prima mi dia i suoi dati, il codice fiscale, il codice a barre, la patologia, la diagnosi… Ecco, no, guardi, non c’è posto. Mi dispiace…”. E cosa posso fare? “Deve andare a verificare di persona nelle singole strutture”. La rabbia monta a picchi himalayani, ma non serve prendersela con chi sta all’altro capo del telefono. Resta la sostanza: una persona che fatica a camminare e che proprio per questo ha bisogno di un esame urgente non è in condizione, nell’Anno Domini 2015 quando con un tablet si ordina il caffè al bar dell’angolo, di sapere dove, fosse anche lontano 20 km, ha la possibilità di usufruire della prestazione di cui ha necessità e che, ca va sans dire, è pagata con le tanto amate tasse. No, deve andare a fare il giro delle sette chiese, senza peraltro avere alcuna certezza di fare l’esame entro le famigerate 72 ore. Nemmeno un tentativo disperato di evitare la trafila sortisce risultati. Anzi, va anche peggio. Al telefono di una clinica la risposta è: “O viene di persona allo sportello oppure ci manda un fax”. Un fax? Un fax!!!! La posta elettronica pare non sia ancora stata inventata…

E allora? Si parte per la “caccia all’esame”, nuova disciplina olimpica inventata dagli stessi (o dai loro padri) che in questi giorni in Regione stanno discutendo la Riforma della Sanità. Il modello d’efficienza va ricalibrato, dicono, per renderlo ancora migliore. Come? Semplice, con il solito giochetto all’italiana del cambiare le parole. Spariscono le Asl (quelle che prima si chiamavano Mutua, poi Saub, poi Ussl, poi Usl, quindi Asl) e diventano Ats (Agenzia di tutela della salute, ciumbia!). Via le Aziende ospedaliere ed ecco le Asst (aziende socio sanitarie). Tutto cambia ma nulla cambia. Grande operazione di ingegneria parolaia che casca miseramente, agli occhi del modesto cittadino malato o acciaccato, di fronte all’impossibilità di prenotare un semplice esame come si converrebbe in un paese civile. E allora torna in mente quella frase (“l’importante l’è la salute”) come unica speranza perché continuare ad affidarsi agli apprendisti stregoni che ci governano significa avviarsi sulla strada dell’inferno.


Bergamo, medici in pazza con test gratuiti

OspedaleGlicemia, trigliceridi, pressione, colesterolo e giro vita fuori standard: se vi riconoscete in almeno tre di queste situazioni, non siete solo impreparati alla prova costume, ma soffrite di sindrome metabolica. Situazione che aumenta del 50% il rischio di avere problemi cardiovascolari, secondo uno studio pubblicato sul Giornale italiano di Cardiologia. La sindrome metabolica in Italia colpisce un adulto su tre, in pratica 15 milioni, ma il dato ancora più preoccupante è che il fenomeno riguarda ormai anche bambini e adolescenti.

Per saperne di più e individuare i soggetti a rischio – misurando pressione, glicemia e circonferenza vita – la Società italiana di Medicina interna e la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI), con il patrocinio della Croce Rossa, hanno organizzato la prima giornata nazionale della medicina interna sulla sindrome metabolica e i fattori di rischio cardiovascolari. Il titolo «Un metro per la vita» segnala che oltre ai controlli gratuiti i cittadini che si presenteranno ai gazebo allestiti nelle piazze di 16 città italiane, riceveranno un metro di carta per invitare a misurare la «pancetta», oltre a 10 consigli per uno stile di vita corretto.

A Bergamo i medici e gli operatori sanitari del Papa Giovanni XXIII, dell’ospedale di Treviglio, Humanitas Gavazzeni, Clinica Castelli, Istituto Palazzolo e Casa di cura San Francesco saranno presenti all’inizio di via XX Settembre sabato 6 giugno, dalle 9 alle 17,30. Non parleranno solo di sindrome metabolica ma spiegheranno anche di cosa si occupa la medicina interna. Una disciplina che ricopre un ruolo sempre più cruciale, da un lato nella cura della pluripatologia, nei pazienti fragili e spesso anziani, gravati da un alto tasso di re-ricoveri, e dall’altro per le diagnosi difficili in pazienti di qualunque età, in una fase in cui la iperspecializzazione non giova nelle situazioni complesse. Al loro fianco i volontari della Croce Rossa italiana di Bergamo.


Rapporti sempre più stretti tra Ospedale e Guardia di Finanza

Si consolidano i rapporti di collaborazione tra l’Ospedale Papa Giovanni XXIII e la Guardia di Finanza di Bergamo. E’ stato infatti sottoscritto un accordo che consentirà agli allievi dell’Accademia e a tutto il personale in servizio, ai pensionati e ai loro familiari di poter accedere alle prestazioni specialistiche e di diagnostica in regime di solvenza e libera professione a tariffe convenzionate. La convenzione offre anche la possibilità al personale del Corpo di frequentare i reparti ospedalieri e i corsi promossi dal Papa Giovanni con finalità di formazione e aggiornamento nel campo del primo soccorso, della medicina legale e della medicina del lavoro (si tratta dei militari che operano presso l’Infermeria dell’Accademia).

“Questo accordo avvicina ancora di più due tra le realtà più significative del territorio bergamasco, che già da tempo hanno scelto di orientare parte delle loro strategie di sviluppo verso la ricerca di ambiti e iniziative di mutualità ed integrazione – spiega Carlo Nicora, direttore generale dell’Ospedale “Papa Giovanni XXIII” -. E’ per noi un onore e un importante espressione di stima il fatto che la Guardia di Finanza abbia scelto il nostro ospedale come punto di riferimento per i bisogni di salute e di aggiornamento sul fronte della medicina”.

L’Accademia della Guardia di Finanza sostiene da tempo le attività del “Papa Giovanni” attraverso numerose iniziative benefiche, quali il “Concerto di Primavera”, i cui proventi vengono devoluti direttamente all’Ospedale di Bergamo o alle Associazioni di volontariato attive nel nosocomio bergamasco.

Il Gen.D. Giuseppe Zafarana, Comandante dell’Accademia, spiega: “La convenzione stipulata con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII costituisce un ulteriore momento di vicinanza e collaborazione tra la Guardia di Finanza e l’Ente Ospedaliero bergamasco, un’azienda sanitaria pubblica di rilievo nazionale e di alta specializzazione. In tale contesto si collocano, ad esempio, le varie iniziative a favore delle numerose Associazioni di volontariato operanti presso il nosocomio, destinatarie delle donazioni raccolte in occasione degli eventi a scopo benefico organizzati dall’Accademia. Esprimo il mio più vivo ringraziamento per la sensibilità, la disponibilità e l’attenzione riservata a tutto il nostro personale e alle loro famiglie, che, grazie a questo accordo, potranno fruire dei servizi offerti dall’Azienda Ospedaliera, riconosciuta dalla Comunità scientifica internazionale tra le strutture di maggior rilievo, a condizioni agevolate”.

L’Ospedale Papa Giovanni XXIII aggiunge così un’altra convenzione alla lista degli Enti con cui collabora per offrire prestazioni di alto livello a prezzi scontati: da anni per esempio è attiva una convenzione con il Fondo Assistenza Sanitaria Integrativa, i cui iscritti possono usufruire di ricoveri in regime libero professionale e utilizzare le camere ad uso singolo a tariffe agevolate.

Le organizzazioni, gli enti e le aziende interessate a sottoscrivere accordi di questo tipo con l’Azienda Ospedaliera possono mettersi in contatto con l’Ufficio Marketing al numero 035.2673703 o via mail all’indirizzo marketing@hpg23.it.


Livelli di rumore, ora arriva l’app che misura i decibel

NoiseWatchUno dei problemi ambientali maggiormente riscontrato dai cittadini è il livello di rumore negli ambienti, che può in effetti interferire molto sulle attività di ciascuno, dal lavoro allo studio, dal riposo alla comunicazione. È soprattutto nelle strade trafficate, nelle città che si riscontra il maggior impatto negativo, dal momento che circa il 75% della popolazione vive in città. E circa il 40% è esposto a rumori che superano i 55 dB (decibel). Ora sarà possibile misurare il livello del rumore negli ambienti attraverso la app NoiseWatch, sviluppata dall’Agenzia Ambientale europea (EEA) e scaricabile da iTunes e Google Play. L’app determina il livello di rumore attraverso il microfono installato sui devices mobili, riportando sul display il risultato in decibel (dB). Gli utenti potranno pubblicare le proprie registrazioni del rumore sul sito di NoiseWatch, dove si dovrà indicare la fonte del rumore e il luogo della misurazione.


L’ospedale scende in campo contro il fumo

Il 31 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale Senza Tabacco. Venerdì 29 maggio l’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII organizza in Hospital Street, nei pressi dell’ingresso Est, dalle 10 alle 14, un gazebo informativo per sensibilizzare i cittadini sui danni causati dal fumo, allestito in collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Onlus e l’Asl di Bergamo. A Bergamo si stima che oltre 1.200 persone ogni anno muoiano per patologie correlate al tabagismo e che i fumatori adulti nella nostra provincia siano oltre duecentomila, cioè il 27% della popolazione. Complessivamente l’andamento dell’incidenza e della mortalità per tumore del polmone è in calo nella popolazione maschile ma in crescita per la popolazione femminile. Al gazebo i visitatori potranno sottoporsi al test per la misurazione del monossido di carbonio e ricevere informazioni preziose dai volontari della Lilt Onlus e dai pneumologi dell’ospedale bergamasco, mentre le studentesse del Corso di laurea di ostetricia e infermieristica e gli studenti della classe 1A della Scuola primaria di secondo grado “Aldo Moro” di Dalmine consegneranno ai visitatori una mela o un pacchetto di biscotti in cambio di una sigaretta e distribuiranno materiale appositamente ideato dai bambini su questo tema. Gli studenti faranno anche tappa in Ostetricia per consegnare alle neomamme un vasetto con erbe officinali, offerte da LILT Onlus, e una cartolina disegnata dai ragazzi che hanno svolto un programma di prevenzione del tabagismo “Smoke free class competition” coordinato dall’ASL di Bergamo. “Questa iniziativa è frutto del ruolo attivo che la nostra azienda ospedaliera da diversi anni ha scelto di assumere nella lotta al tabagismo, che si è concretizzata anche nell’adesione al programma “Luoghi di lavoro che promuovono la salute”, in collaborazione con Asl Bergamo e Confindustria Bergamo, entrando così a far parte della Rete WHP Lombarda – ha spiegato Laura Chiappa, direttore sanitario dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII -. Lo scorso anno all’interno della rete provinciale sono stati contattati 2.226 fumatori, di cui il 25% nei nostri ambulatori, per capire se fossero intenzionati a smettere. Dall’inizio dell’anno solo nel nostro ospedale ne abbiamo già intercettati 50 e continueremo a lavorare per coinvolgere anche i nostri dipendenti attraverso il Servizio sanitario aziendale”.


“No Slot”, 15 gli enti bergamaschi che hanno aderito al bando regionale

furto-slot20141.jpg“Un risposta che ha superato tutte le aspettative. Con 88 progetti per chiedere finanziamenti sul nostro Bando contro il gioco d’azzardo patologico, i Comuni lombardi hanno dimostrato di voler lavorare con Regione Lombardia per contrastare e limitare gli effetti di questa piaga sociale”. Lo ha detto l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombarda Viviana Beccalossi, annunciando i dati sulle adesioni al Bando dedicato a Comuni, Unioni di Comuni e Comunità montane, che, assieme al mondo associazionistico, potevano presentare progetti No-slot, proponendo una serie di attività utili per prevenire la ludopatia: dalle azioni di controllo e vigilanza alla prevenzione nelle scuole, dalla mappatura del fenomeno alla formazione del personale.

“Le richieste – ha commentato Viviana Beccalossi – sono pervenute da tutte le province e hanno un valore di quasi cinque milioni di euro. La commissione incaricata di giudicare i progetti è già al lavoro per accertare l’ammissibilità delle singole proposte ed entro fine giugno ufficializzerà una graduatoria attraverso la quale, per un totale di tre milioni di euro, finanzieremo fino all’80% del costo di ogni singolo progetto premiato”. “Dopo aver approvato all’unanimità la prima vera legge italiana sul gioco d’azzardo patologico – ha concluso Beccalossi – mettiamo a disposizione risorse concrete, per un’azione mirata e capillare sul territorio”. Gli enti della provincia di Bergamo che hanno presentato i progetti sono 15 per un valore complessivo di 832mila euro. Si tratta dei Comuni di Albino, Bergamo, Bolgare, Clusone, Dalmine, Lurano, Paladina, Palazzago, Presezzo, Romano di Lombardia, Seriate, Trescore Balneario, Villongo oltre alle Comunità Montane Dei Laghi Bergamaschi e della Valle Brembana


“Poco sale ma iodato!”, incontro informativo all’Ospedale

saleIn occasione della Settimana mondiale della tiroide, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII organizza per venerdì 22 maggio, alle 15, nell’area della Formazione (ingresso 55, piano terra) l’incontro “Alimentazione e prevenzione delle malattie della tiroide”.

A tenere l’incontro, a ingresso libero e aperto a tutti, sarà l’endocrinologo Leone Ferrari, che, raccogliendo l’invito dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME) e della Società Italiana di Endocrinologia (SIE), di cui fa parte l’Associazione Italiana della Tiroide (AIT), spiegherà come è possibile prevenire le malattie della tiroide a tavola. E’ in particolare lo iodio, contenuto nel pesce e nei crostacei, il micronutriente essenziale per il corretto funzionamento della tiroide. Difficilmente però con l’alimentazione, anche nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, riusciamo ad assumere il fabbisogno giornaliero raccomandato, pari a 150 microgrammi. Una valida alternativa è rappresentata dal sale arricchito di iodio, meglio conosciuto come sale iodato, che consente di coprire il fabbisogno fisiologico giornaliero fornendo 30 microgrammi di iodio per grammo.

“Utilizzare sale iodato al posto del comune sale da cucina è un ottimo modo per prevenire le malattie della tiroide – ha spiega Leone Ferrari, endocrinologo del Papa Giovanni XXIII -. Non bisogna però esagerare, altrimenti si può andare incontro a disturbi legati all’eccesso di iodo. La raccomandazione condivisa a livello scientifico è di non superare i 5 grammi al giorno di sale iodato, quantità che consente di evitare problemi pressori e allo stesso tempo sufficiente per assumere la quantità di iodio utile per il buon funzionamento della tiroide”.

Per le donne in gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta, a causa dell’azione degli estrogeni e della maggiore attività della tiroide materna, per assicurare il corretto sviluppo della placenta e del feto.

“Secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le donne in età fertile, oltre ad utilizzare con costanza e regolarità il sale iodato, dovrebbero assumerne una quantità supplementare ricorrendo a integratori, sia prima che durante la gestazione, e durante tutta la fase dell’allattamento – prosegue Leone Ferrari -. Una quota di iodio assunta dalla madre viene utilizzata dal feto per la propria produzione di ormoni tiroidei. Se l’apporto non è sufficiente, può innescarsi una condizione di ipotiroidismo materno o fetale con conseguenze tanto più gravi quanto più marcato e protratto è il deficit ormonale, compresa la compromissione dello sviluppo intellettivo e cognitivo del bambino”.

Secondo i dati forniti lo scorso anno dall’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodioprofilassi in Italia, il 29% della popolazione mondiale è esposta a carenza iodica e il 12% degli italiani sono già affetti da gozzo, cioè da un aumento di volume della tiroide.

La Settimana mondiale della tiroide si celebra quest’anno dal 18 al 25 maggio e lo slogan è “Poco sale ma iodato: la prevenzione delle malattie tiroidee si fa mangiando sano”. Scopo della manifestazione è sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo scientifico sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide. La partecipazione all’evento è libera e gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

 


Bergamo, il Comune “insegna” a litigare bene

Risse durante le partite di softball? Atteggiamenti troppo aggressivi in campo? L’appuntamento è per il 20 maggio, dalle 20.30 alle 22.30, all’Auditorium del Polaresco, dove è in programma il sesto incontro della “formazione collegiale” offerta dall’Assessorato allo Sport del Comune di Bergamo. Il tema dell’incontro è infatti “Aiutare i figli a litigare bene. Sapere gestire i conflitti in famiglia e nello sport”, dedicato principalmente ai genitori dei giovani sportivi, come pure ai loro allenatori, ai formatori e ai docenti. Crescere sapendo controllare la rabbia e gestendosi al meglio nei conflitti, spiegare ai propri figli come vivere lo sport e le dinamiche familiari in modo formativo. Un momento utile anche ai genitori dei giovani atleti, figure che troppo spesso dimostrano, a margine degli eventi sportivi, di non essere in grado di trasmettere i corretti valori legati alla competizione agonistica e sportiva. L’incontro fa parte del percorso di formazione “Crescere con lo sport ed il movimento, formare gli adulti per educare i giovani”: relatore dell’appuntamento sarà Paolo Ragusa, vicepresidente e responsabile delle attività formative rivolte a genitori, insegnanti e manager del Centro Psicopedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti di Piacenza, esperto formatore, conferenziere e autore di pubblicazioni di carattere pedagogico. A condurre gli interventi Lucia Castelli, coordinatrice del Percorso formativo. Interverrà durante la serata Loredana Poli, assessore all’Istruzione, Università, Formazione, Sport del Comune di Bergamo.


Beccalossi: “Fra 5 anni in Lombardia non ci saranno più slot machine”

slot-machine-vincente“Grazie a questo provvedimento, nel giro di due o tre anni, in tutte le città della Lombardia verranno praticamente dimezzate le slot e le macchinette e, al massimo entro cinque o sei anni, alla scadenza dell’ultima licenza oggi in vigore, non ce ne sarà più nemmeno una. A tutti coloro che proprio vogliono giocare, consiglio una bella partita al vecchio sano biliardino”. Lo ha detto l’assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia Viviana Beccalossi, a margine del voto con il quale, all’unanimità, il Consiglio regionale ha approvato le modifiche alla Legge regionale 8/2013 “Norme per la prevenzione e il trattamento del gioco patologico”.

“La nostra legge contro la ludopatia – ha proseguito Beccalossi – è già da mesi il più efficace provvedimento per contrastare, o provare a limitare, la diffusione di una vera e propria malattia, che, come altre e ben più note dipendenze, colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione. In questo anno e mezzo, grazie alla norma, sono stati rafforzati controlli, sanzioni, limitazioni degli orari di apertura e, soprattutto, impedite nuove aperture grazie alle distanze di 500 metri dai luoghi sensibili”.

Con la modifica approvata ieri, l’applicazione della distanza minima da scuole, ospedali, chiese, oratori e centri di aggregazione si estende non solo alla concessione di nuove autorizzazioni per l’installazione di macchinette, ma anche a quelle oggi attive, che, se presenti nella fascia di rispetto, dovranno essere spente definitivamente allo scadere della licenza.

“Regione Lombardia – ha concluso l’assessore – ha fatto tutto il possibile per evitare una diffusione incontrollata e disordinata delle slot in locali che dovrebbero occuparsi di tutt’altro. Uno sforzo che mi auguro non venga annullato dal Governo, che, in nome di entrate fiscali facili e sicure, sarebbe disposto a vanificare tutti i provvedimenti delle Regioni. Rivolgo per questo un appello al Comune di Milano, che in questi messi ha lavorato bene per applicare le norme anti ludopatia, perché si batta con noi e impedisca che venga dato l’ennesimo schiaffo ai cittadini”.


Prescrizioni diagnostiche, «che non si arrivi all’intimidazione dei medici»

Nel dibattito suscitato dalla bozza d’intesa Stato-Regioni e Provincie Autonome sulla razionalizzazione e l’efficientamento della spesa del Servizio sanitario del 2015, l’argomento più caldo è quello della responsabilità patrimoniale del medico in caso di prescrizione inappropriata.

Ecco il contributo dell’Ordine dei medici di Bergamo, in questo intervento

 

di Guido Marinoni*

Guido Marinoni - ordine mediciLe recenti proposte presentate dalle Regioni sulla “razionalizzazione e l’efficientamento della spesa del SSN del 2015” prevedono che vengano definiti con decreto ministeriale i criteri per la prescrivibilità degli accertamenti diagnostici e dei ricoveri riabilitativi ad elevato rischio di inappropriatezza e, in caso di prescrizione inappropriata, il medico ne risponda con responsabilità patrimoniale. In poche parole, per alcune prestazioni di diagnostica e alcuni tipi di ricovero, il medico potrà procedere soltanto in situazioni definite per decreto, altrimenti pagherà di tasca propria.

Avviene già per i farmaci, ma l’impatto sul cittadino in questo caso sarà certamente più rilevante. Per i farmaci, infatti, il cittadino è comunque propenso ad affidarsi alle decisioni del medico e le indicazioni dei farmaci sono più specifiche e definite.

La diagnostica, invece, si colloca in un momento del percorso di cura caratterizzato dall’incertezza e, talvolta, dall’ansia e dalla paura, dal desiderio di voler sapere tutto e subito. Un taglio alla diagnostica ambulatoriale comporterà certamente un maggiore accesso al Pronto Soccorso.

Il medico, d’altra parte, si vedrà caricato di una responsabilità economica individuale pesantissima, dovendo rispondere di tasca propria e, in modo quasi schizofrenico stante gli ultimi orientamenti della giurisprudenza, dovrà pure rispondere civilmente e penalmente dei ritardi diagnostici. Una sorta di spinta ulteriore alla medicina difensiva.

Senza contare che, intanto che l’Antitrust sanziona la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per avere vietato, nel Codice Deontologico, la “pubblicità promozionale”, il medico verrebbe invece “punito” se non si oppone al delirio di un consumismo sanitario.

È vero che il consumismo sanitario imperante, la pressione dei gruppi di interesse e, talvolta, anche la disattenzione dei medici rischiano di portare il nostro Servizio Sanitario all’insostenibilità economica. E la soluzione proposta da movimenti come “slow medicine” e “Choosing Wisely” (scegliere saggiamente), infatti, è quella di privilegiare il rapporto medico paziente e l’alleanza terapeutica rispetto alla fiducia esclusiva nella tecnologia, non basta però un decreto a cambiare le aspettative e la mentalità dei cittadini e le modalità organizzative di un sistema sanitario complesso come il nostro che – vale sempre la pena di ricordarlo – è considerato tra i migliori al mondo in termini di costo /efficacia.

La proposta delle Regioni sembra perseguire, con l’intimidazione dei professionisti, la logica del risultato finanziario a breve termine, che può essere l’esatto contrario del risparmio auspicato, che invece potrebbe realizzarsi investendo sui medici e sugli altri operatori sanitari, con interventi di incentivazione meritocratica, anche in ambito di appropriatezza.

Cosa ne pensa la nostra Regione?

*vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Bergamo