Milano, largo ai manager. E la politica muore

Giuseppe Sala, candidato sindaco per il centrosinistra
Giuseppe Sala, candidato sindaco per il centrosinistra

Politica l’è morta. A Milano, Italia. Beppe Sala, Stefano Parisi e Corrado Passera: tre manager candidati sindaco. Uno per il centrosinistra, uno per il centrodestra e l’altro per il centro e basta. Ma, che abbia un po’ di sale o che sia insaporita con le spezie, la minestra sembra più o meno la stessa. Vince la cosiddetta società civile, seppur in una declinazione tecnocratica, esce pesantemente sconfitta la politica. Le ragioni e i modi in cui si è arrivati alla scelta degli aspiranti successori di Giuliano Pisapia possono essere diversi, ma resta il dato di fondo sconsolante che accomuna gli schieramenti: i partiti non sono stati in grado, o non hanno saputo (per incapacità o viltà conta poco), individuare al loro interno una figura in grado di partecipare alla corsa alla poltrona più importante di Palazzo Marino. E se Milano, come dice qualcuno, anticipa quel che poi si vedrà su ampia scala in futuro, beh, non c’è di chi esserne troppo contenti.

Certo, gli anticasta e i populisti in servizio permanente effettivo saranno lieti. Via i politici, finalmente, mettiamo alla guida delle nostre città chi ha saputo farsi valere nel settore privato (seppur Sala e Parisi vantino una non trascurabile esperienza anche nel pubblico, come ex city manager del Comune di Milano, ma non solo). Se non fosse che l’amministrazione della cosa pubblica è tutt’altro rispetto alla logica dei bilanci aziendali. Occuparsi di strade, di servizi sociali, di infanzia, di istruzione è ben diverso che studiare business plan o varare investimenti pluriennali. Così come rispondere agli azionisti o ad un consiglio di amministrazione è altra cosa rispetto a dover rendere conto, anche quotidianamente per strada, ai cittadini o al consiglio comunale.
Anche se a taluno parrà un’iperbole, il mestieraccio del sindaco, specie di una grande città, è terribilmente più complicato di quello di un amministratore delegato. Non è questione di dimensioni economiche né di rischi da assumere. C’è un tema di sensibilità, di valori, di interessi da contemperare nell’ambito di una società che esprime necessità ed esigenze non sempre conciliabili. E che, proprio per questo, richiedono un’attenzione e un equilibrio che il pur bravo manager non sempre possiede.

Sarà interessante capire, nell’ormai prossima campagna elettorale, come Sala e Parisi sapranno proporre un profilo programmatico in linea con la sensibilità dei rispettivi elettorati di riferimento. Impresa non facile se, dicono i pubblicitari, “sono due candidati di fatto intercambiabili e omologhi a livello di immagine. Nello specifico caratterizzati da una similare `awareness´, ovvero la percezione del pubblico sul piano  quantitativo e valoriale”.
In attesa di conoscere il verdetto degli elettori, chi ne esce peggio è il Partito democratico. Beppe Sala, voluto cinicamente da Renzi, ha vinto ma, come hanno sottolineato in molti, non ha affatto convinto. Il sostegno di tanti poteri forti e dei giornaloni gli è valso meno della metà (42 per cento) dei voti delle primarie. Non proprio un successone. Per altro verso, la sinistra dem, vittima dell’antico vizio della divisione intestina, pur forte di una maggioranza potenziale di quasi il 60 per cento, è riuscita a non trovare la quadra tra la vicesindaco uscente Francesca Balzani e l’assessore Pierfrancesco Majorino. Bastava poco perché da Milano, in caso di sconfitta di Sala, partisse un violento ceffone a Renzi e al suo spericolato progetto politico neocentrista. Ma ancora una volta, paradossalmente ma non troppo, è stata la sinistra del suo partito a offrirgli il successo su un vassoio d’oro zecchino.

Per il centrodestra il discorso è in parte diverso. Parisi è un sottoprodotto della tradizione dei Gabriele Albertini e delle Letizia Moratti (imprenditori, non manager, e non è una sottigliezza). E tuttavia, continuare a pescare nel laghetto della società civile rischia di diventare la certificazione della difficoltà a far crescere una propria classe dirigente. Quasi che i consiglieri comunali, quelli regionali, i parlamentari, i sindaci di area moderata non siano all’altezza. Pare impossibile. Forse è mancanza di coraggio. Una sola domanda: era così fuori luogo per Matteo Salvini tentare la sfida milanese per trovare sul campo una vera e propria consacrazione?
Infine, di Corrado Passera non occorre aggiungere molto perché la sua impresa è a dir poco temeraria. Coraggiosa, ma al limite del patetico. Resta il Movimento 5 Stelle. Ma di fronte alla grande occasione di sfruttare la partita fotocopia di centrosinistra e centrodestra i grillini finora non stati capaci che di scegliere una candidata, Patrizia Bedori, che non convince nemmeno i fondatori. Forse è proprio vero, politica l’è morta.


Bergamo cashless, incontro del Pd

Il Comune di Bergamo ha introdotto molte innovazioni tecnologiche di nuova generazione che si traducono in maggiori semplificazioni per i cittadini: il wi-fi sempre più liberamente diffuso (www.bergamowifi.open-net.it), la possibilità di eseguire pagamenti elettronici per le pratiche SUAP del Comune, l’inaugurazione dello sportello “Sempre più vicino” (un chiosco tecnologico delocalizzato nei quartieri facile da usare, con collegamento video in diretta con un operatore), il prossimo e-payment per multe, sanzioni e servizi del Comune, lo spazio coworking all’ex Lazzaretto, 114 km di fibra ottica che portano la connettività a imprese e famiglie. Bergamo ha raccolto, prima città in Italia, la sfida della modernizzazione, avviando il progetto per diventare (o almeno provarci!) la prima cashless city d’Italia. Sotto la regia dell’amministrazione Gori, è partito proprio nella nostra città il progetto (www.cashlesscity.it) per diffondere tra i cittadini e incrementare l’utilizzo dei pagamenti elettronici tramite ogni tipo di carta e Pos, diminuendo l’utilizzo del contante. Venerdì 12 febbraio, alle 18, alla sala 5 della ex Circoscrizione 2 di largo Roentgen, parleranno del progetto cashless, e di come sta cambiando le abitudini di pagamento dei bergamaschi, l’assessore all’innovazione Giacomo Angeloni, gli onorevoli Antonio Misiani e Sergio Boccadutri, entrambi del Pd, l’avvocato Delia Rielli (circolo PD2) e i rappresentanti delle associazioni dei consumatori e delle imprese, tra questi Oscar Fusini, direttore dell’Ascom.


Bergamo, le sezioni elettorali calano da 109 a 103

schedeelettorali450Da 109 a 103 sezioni, dalla numero 1 della scuola elementare Locatelli di via Pradello alla 103 di della scuola elementare don Milani di via Feramolino: è questo il risultato del lavoro di revisione delle sezioni elettorali della città di Bergamo condotto nelle scorse settimane dall’Amministrazione comunale. Un riordino deciso per razionalizzare le risorse ed evitare sprechi: con il nuovo assetto ad ogni tornata elettorale saranno risparmiati ben 50mila euro. “Da una verifica che abbiamo effettuato – spiega l’Assessore alla Semplificazione Giacomo Angeloni – abbiamo verificato che in ogni sezione a Bergamo votavano in media circa 700 elettori, laddove la legge prevede un tetto massimo di 1200. Abbiamo pertanto pensato a una razionalizzazione delle sezioni, eliminandone alcune del tutto, accorpandone altre e cercando di evitare buchi nella numerazione progressiva. Al termine della nostra revisione il numero di votanti per sezione si avvicina a quota 1000. Ciò genera un risparmio di circa 50mila euro, in termini di allestimento degli spazi scolastici, di pagamento delle commissioni elettorali, di spese accessorie per il funzionamento delle scuole nella fase delle votazioni.”

La soppressione di sei sezioni causa anche l’eliminazione di tre sedi di seggio, tre scuole che quindi non saranno più interessate dalle tornate elettorali e potranno proseguire con la consueta attività didattica. Non si voterà più nelle scuole elementari Rodari di via Sylla (i seggi sono stati accorpati a quelli già esistenti nella scuola Diaz di via Cadorna), Savoia di via Goldoni (accorpata alle sezioni della Scuri di via dei Galliari) e della scuola Muzio di via San Pietro ai Campi (si voterà alla scuola Calvino di via Azzano). “Avevamo già proposto una revisione delle sezioni – spiega il Consigliere comunale del Patto Civico Simone Paganoni – con un ordine del giorno presentato durante l’Amministrazione Tentorio, ma senza risultati. Negli ultimi mesi abbiamo avviato una riflessione seria sull’argomento, cercando di non generare disagi negli elettori con l’eliminazione di sedi di seggio particolarmente importanti per i quartieri cittadini. Crediamo di aver fatto un buon lavoro e certamente il risparmio che viene generato dall’iniziativa potrà essere usato per progetti a vantaggio della collettività.”

Modifiche che coinvolgono ben 18mila elettori in città, nelle case dei quali nei prossimi giorni arriveranno le buste contenenti le etichette (recanti le nuove informazioni sulle relative sedi di voto) da apporre sulle tessere elettorali: l’ufficio elettorale del Comune di Bergamo ha già provveduto all’invio di oltre 4500 buste.


Quarto, il “gioco” pericoloso dei moralisti anti-grillini

Mamma mia quanto fa paura il Movimento 5 Stelle. Da una settimana non si parla d’altro che di Quarto, del sindaco grillino Rosa Capuozzo e delle pressioni subite (ma non denunciate) dalla camorra, della purezza di un soggetto politico che è nato in contrapposizione al sistema partitico vigente sulla base di un supposto dna inattaccabile da virus. Su un caso oggettivamente minore, relativo ad un paese importante ma non certo una metropoli, si sono esercitati plotoni di politici e fior di commentatori, compresa la star vindice di tutte le mafie Roberto Saviano con una delle sue sentenze preprocessuali. A quasi tutti non è parso vero prendere in castagna Grillo e i suoi adepti, per dimostrare che non sono esenti da nequizie come tutti gli altri, che la loro democrazia dal basso non esenta dall’imbattersi in poco di buono, che il loro concetto di democrazia subordina un sindaco al buon nome del movimento.

Quante belle parole, che delizia di ragionamenti, quanta accigliata riprovazione. Uno spettacolo davvero gustoso. Se non fosse che, anche o soprattutto a chi al Movimento 5 Stelle non concederebbe mai il voto nemmeno sotto tortura, fa ribrezzo vedere nella parte degli accusatori partiti ed esponenti politici che di tutto possono essere modello tranne che di moralità.
E’ stato facile osservare, per esempio, che il Partito democratico vanta la bellezza di 84 amministratori indagati per le più svariate tipologie di reato, compresi uomini vicini al premier Matteo Renzi (il quale, a differenza della descamisada Pina Picierno, una virago della politica da baraccone attuale, non ha affatto invocato le dimissioni del sindaco di Quarto). Ed è altrettanto semplice rammentare che pure dalle parti di Lega (le scope sono già state rimesse dell’armadio) e Forza Italia gli indagati non si contino proprio sulle dita di una mano. Ma Lorsignori, dopo aver ricevuto dal guitto barbuto a cinque stelle contumelie di ogni tipo, non possono certo lasciarsi sfuggire l’occasione per cercare di dimostrare che “anche loro”, gli odiati grillini, sono come tutti gli altri.

Ecco, questa soddisfazione, del sistema dei partiti con il concerto dei grandi giornali, nell’infrangere il presunto mito della purezza, a cui solo i beoti potevano e possono credere, è quel che più deve preoccupare. Una volta dimostrato che “così fan tutti” si pensa forse di aver ripulito le proprie vergogne? O si pensa che aumentare la velocità del ventilatore che spara fango ovunque porti ad una omologazione che tutto confonde e tutto cancella? Cercare di cavalcare il caso Quarto, con tutte le sue ambiguità ancora non chiarite, per sgambettare il Movimento 5 Stelle significa imboccare una scorciatoia per l’inferno. Perché la strumentalità è tanto forte da potersi rivelare, agli occhi di molti italiani, un vero e proprio boomerang.

Qui non è il caso di ricordare la faccenda della prima pietra o della pagliuzza e della trave. Riferimenti troppo aulici. Basta solo osservare che Grillo e amici possono essere combattuti e battuti “semplicemente” ingaggiando la battaglia sul piano politico, lasciando perdere quella morale e affidando le eventuali compromissioni penali alla magistratura. Il Movimento 5 Stelle non ha un’idea di Europa, combatte la moneta unica, è attraversato da contraddizioni enormi e soprattutto ha un personale politico naif che si è raccolto attorno ad un leader più per essere contro qualcosa che per un modello di società diversa. A molti, moltissimi italiani piace il luccichio delle 5 stelle. Al netto delle riserve, alcune battaglie (come quella agli stipendi dei parlamentari) sono sacrosante e meritorie. Uno scossone salutare al sistema italiano Grillo e il guru Casaleggio lo hanno dato. Ma se gli avversari pensano di poter ridurre la contesa ad una sorta di “Quarto  grado” moralistico-giudiziario non si rendono conto che rischiano di scavarsi la fossa da soli.


Arrivano 8 milioni di euro per il collegamento Bergamo-Orio

Orio al serio aeroportoUna lettera datata 5 gennaio 2016, nella quale il Ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio risponde al Sindaco di Bergamo Giorgio Gori, e un ordine del giorno firmato dai parlamentari bergamaschi del Partito Democratico, approvato dalla Camera a fine dicembre e impegnativo per l’Esecutivo: il Governo Renzi si impegna alla realizzazione del raddoppio della tratta ferroviaria Ponte San Pietro-Bergamo-Montello e ad investire sul collegamento ferroviario tra la città e l’aeroporto. Una notizia di grande importanza, che può rappresentare un punto di partenza importante per quello che riguarda lo sviluppo di strategie di mobilità sostenibile nella provincia di Bergamo.

“Dopo tanti anni, finalmente siamo di fronte ad una svolta – è il commento del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che ha incontrato la stampa insieme al Ministro Martina, ai deputati del Partito Democratico Sanga, Carnevali e Misiani, e al presidente della Provincia Rossi -. Per le infrastrutture del nostro territorio il 2016 può davvero rappresentare “la volta buona” , e questo grazie al lavoro di squadra delle rappresentanze istituzionali del Partito Democratico – al Governo, in Parlamento e sul territorio – oltre che al contributo della Regione”.

Rispondendo al sindaco di Bergamo sulla Ponte-Bergamo-Montello, il ministro Delrio scrive: “L’opera è assolutamente alla mia attenzione unitamente al collegamento ferroviario tra Bergamo e l’aeroporto. Il Contratto di Programma RFI/MIT 2012-16 parte investimenti comprende il Raddoppio Ponte S. Pietro – Bergamo – Montello tra gli interventi “Comprehensive network: linee regionali Lombardia” con un costo totale pari a 70 M€, di cui 6 M€ coperti da finanziamento nello schema di aggiornamento 2015, per la progettazione definitiva e per la realizzazione di una prima fase funzionale. Date le disponibilità finanziarie, RFI ha confermato la priorità, condivisa nelle recenti interlocuzioni propedeutiche alla sottoscrizione dell’Accordo Quadro sui servizi ferroviari, di realizzare la nuova fermata di Bergamo Ospedale con l’eliminazione del PL di Via Martin Luther King, in maniera tale da garantire la compatibilità con il successivo raddoppio della linea. Per quanto attiene l’intervento di raddoppio, si conferma la disponibilità a finanziare per fasi il progetto, dando priorità al tratto Ponte S. Pietro – Bergamo. A valle del completamento della progettazione che definirà anche il costo della suddetta ulteriore fase funzionale, potranno essere inseriti i relativi fondi già nell’aggiornamento 2016 del Contratto di Programma MIT/RFI.”

Nella primavera 2016 avrà luogo il prossimo aggiornamento del Contratto di Programma di RFI/MIT, nel quale si prevedranno ulteriori novità e finanziamenti per la realizzazione dell’opera, decisiva per quello che riguarda il miglioramento dei trasporti e della mobilità del territorio dell’hinterland di Bergamo. Buone notizie anche per quello che riguarda il collegamento tra la stazione ferroviaria di Bergamo e l’aeroporto di Orio al Serio: nei giorni immediatamente precedenti le festività natalizie il Governo ha infatti stanziato 8 milioni di euro per la progettazione esecutiva del collegamento, già oggetto di un recente studio di fattibilità commissionato dal ministro dei Trasporti ai vertici di RFI (costo stimato, 110 milioni di euro), sul quale lo stesso ministro Delrio ha dichiarato: “La nostra determinazione a sostenere lo sviluppo di metropolitane di superficie e di collegamenti ferroviari con gli aeroporti principali avrà sicuramente in Bergamo uno degli esempi fattivi di realizzazione”.


Sanità, Maroni: “Nostro obiettivo resta quello di abolire i ticket”

“Li abbiamo già ridotti e vogliamo continuare a farlo fino ad abolirli. Con i tagli del Governo è sempre più difficile e complicato, ma il nostro obiettivo non cambia: far pagare meno la Sanità ai cittadini lombardi”. Lo ha detto il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, parlando dei ticket sanitari a margine di una conferenza stampa nella quale è stato presentato il Forum sulla Salute promosso da Regione Lombardia e dai tre Distretti Rotary del territorio, che si terrà sabato 23 aprile 2016, a Milano.


Il baldanzoso Renzi non scordi la lezione di Craxi

Povero Matteo Renzi. Voleva inaugurare l’anno mettendo il cappello sulla fiammante Ferrari al suo debutto in Borsa. E invece, ha tenuto a battesimo una settimana semplicemente disastrosa per il mercato azionario, mondiale e nazionale. Fino a far sorgere un pernicioso dubbio: vuoi vedere che a furia di parlare e straparlare di gufi e civette si sta trasformando a sua volta in un uccello del malaugurio? Quasi un “chi la fa, l’aspetti”, se non fosse che si sta parlando di materia stramaledettamente seria, con milioni e milioni di euro di risparmi che vanno in fumo da un giorno all’altro a causa di un’economia mondiale piena di guai e soprattutto insensibile ai retorici e autoreferenziali motti di ottimismo ad uso propagandistico.

Fossimo in Renzi, così attento ai segnali, diciamo così, empirici, non trascureremmo il campanello d’allarme che sta suonando in questi giorni sul fronte economico. Per il premier il 2016 sarà un anno assai complicato. Senza dar retta agli esperti di oroscopi che leggono nei pianeti una difficile congiuntura per il Giovin Signore di Firenze, i prossimi dodici mesi sono ricchi di passaggi che metteranno a dura prova l’esuberanza del presidente del Consiglio. Già a fine gennaio arriverà al pettine il nodo del riconoscimento delle unioni civili e bisognerà fare i conti con il fuoco di sbarramento di Alfano, a capo di un partito al limite dell’insignificanza politica ma assai abile nel far valere il manipolo di voti rappresentati in Parlamento.

Ma la vera sfida dell’anno è quella delle elezioni amministrative. Si vota in grandi città come Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli. Il Pd di Renzi non si presenta in condizioni smaglianti anche se il segretario premier, non a caso soprannominato il Bomba, fa sempre sfoggio di sicurezza. Nella Capitale si preannuncia una batosta di dimensioni epocali, a vantaggio dei grillini, giusta condanna per chi ha dimostrato un dilettantismo assoluto nel gestire la pratica Ignazio Marino. A Torino il sindaco uscente Piero Fassino è alle prese con una violenta spaccatura a sinistra e, rispetto a cinque anni fa, dovrà cercare di sfangarla al ballottaggio, stando attento a non farsi infilare dall’intraprendente candidata del Movimento 5 Stelle, Chiara Appendino, dai sondaggi ufficiosi accreditata come possibile clamorosa sorpresa. A Napoli, perfino un Masaniello tutto “ammuina” come Luigi de Magistris è in condizione di poter essere riconfermato rispetto al deserto di un Pd che per avere qualche velleità di competizione deve subire, perché Renzi non lo vuole (specie dopo aver suo malgrado accettato Vincenzo De Luca alla Regione Campania), il ritorno in scena di un vecchio cacicco come Antonio Bassolino.

Per consolarsi il segretario democratico deve guardare a Bologna (ma sai che sforzo…) e, soprattutto, a Milano. Dove, tuttavia, le chance di vittoria sono affidate ad una figura come quella di Giuseppe Sala, un manager che, sostenuto da salotti e giornaloni, si è improvvisamente scoperto “uomo di sinistra” pur avendo una storia professionale e una cultura (basta sentirlo parlare) da moderato. Per mantenere la poltrona oggi di Giuliano Pisapia, insomma, sta per andare in scena il più classico dei matrimoni d’interesse. Che certifica, ammesso che sia bagnato dal successo, una solare sconfitta politica per il Pd, certificando l’incapacità di trovare al proprio interno una figura all’altezza della sfida. Di questo un segretario di partito dovrebbe preoccuparsi, e tanto più lo dovrebbe fare Renzi che è tanto forte al centro quanto debole nei territori.

La baldanza del premier rischia di uscire ridimensionata in caso di sconfitta a Roma, Napoli e, come detto, a Torino. Ed è proprio per questo che il Bomba ha spostato tutte le sue attenzioni sul referendum confermativo sulle riforme costituzionali che si terrà in autunno. Renzi conta su due fattori: l’assenza di un quorum e la voglia di sbaraccare tutto degli italiani (il ridimensionamento del Senato, altra cosa comunque dall’abolizione tout court, va in questo senso). Ma basterà? Ricordiamoci del precedente infausto per Berlusconi e la sua Devolution, che pure era una riforma molto più avanzata di quella renziana. Gli italiani la rispedirono al mittente. E non trascuriamo l’effetto di trascinamento che potrebbero giocare le elezioni amministrative.
Renzi potrebbe arrivare all’appuntamento con il fiato corto. Soprattutto se continuerà, come sta facendo da qualche settimana a questa parte, ad inseguire le questioni rifugiandosi nelle rodomontate dialettiche anziché gestire i dossier con la serena pacatezza dell’uomo di governo.
Come già sulla Buona scuola lo scorso anno, ora il premier deve stare attento a non giocarsi la fiducia degli italiani sulla gestione dei fallimenti delle banche. Servono comportamenti lineari e scelte trasparenti. E basta svillaneggiare i critici o gli oppositori. Anche la buonanima di Bettino Craxi a suo tempo minacciava le vecchie volpi che non lo assecondavano di farle finire in pellicceria. Ma alla resa dei conti in disgrazia ci finì lui prima degli altri…


Arriva il baratto amministrativo. Rimborsi ed esenzioni ai cittadini che si prendono cura del bene pubblico

Palazzo FrizzoniSi chiamano rispettivamente “Beni Comuni” e “Volontariato Civico”: sono i due progetti e regolamenti distinti che la Giunta del Comune di Bergamo ha proposto e approvato per disciplinare i rapporti tra Amministrazione e cittadini/associazioni per quel che riguarda il tema della cittadinanza attiva. La cura di luoghi pubblici (parchi, edifici pubblici, ecc.), le piccole manutenzioni (sistemare una panchina, una porta, un’aiuola, tinteggiare la recinzione di una scuola, ecc.), l’apertura di spazi altrimenti chiusi (sale di lettura in orari serali, aree dismesse, parchi pubblici, ecc.) alcune attività lavorative in forma digitale (archiviazione di dati, realizzazione di applicativi, ecc.) sono solo alcuni dei comportamenti alla base dei due “patti con i cittadini” che il Comune di Bergamo ha messo nero su bianco con i documenti che andranno in Consiglio Comunale nelle prossime settimane. Tutto nasce dalla necessità dell’Amministrazione di favorire la cittadinanza attiva e le buone prassi di comportamento verso i luoghi pubblici, nel tentativo di sensibilizzare la cittadinanza alla partecipazione della cosa pubblica e delle cose pubbliche: i regolamenti si rivolgono ad associazioni (progetto Beni Comuni) e ai singoli cittadini (Volontariato Civico) e spiegano tutte le possibilità di collaborazione con l’Amministrazione.

Sono già diverse le esperienze di questo tipo in città, come, ad esempio, l’attività di pulizia di luoghi pubblici dell’Associazione Orobicambiente o la riapertura dell’ex carcere di Sant’Agata nell’ambito della manifestazione “Ora d’aria” promossa dall’Associazione Maite: grazie al regolamento sarà possibile dare un ulteriore riconoscimento all’attività delle associazioni e dei cittadini, garantendo, laddove previsto, coperture assicurative, strumenti e mezzi adeguati e anche rimborsi spese. Di grande interesse la possibilità di esentare o di ridurre tributi o tariffe ai cittadini attivi: un vero e proprio baratto amministrativo, che sancisce un traguardo importante per tutti i cittadini di Bergamo che vorranno cimentarsi nella cura e rigenerazione degli spazi pubblici.

“Abbiamo già pensato a eventuali riduzioni – sottolinea il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori – per tutti i singoli cittadini che decideranno di adottare un luogo della città, ma sarà necessaria una seconda delibera, strettamente collegata al bilancio previsionale per poter dare il via a questa sorta di scambio tra cittadini e amministrazione.” L’adozione del Regolamento dei Beni Comuni è un passo ulteriore verso l’amministrazione condivisa, una sfida difficile, ma importante per innovare la città e soprattutto i rapporti tra amministrazione e cittadini: questi ultimi potranno far richiesta, entro il 31 marzo 2016, di entrare a far parte dell’ “Albo dei volontari civici” (una speciale lista, che sarà istituita entro il febbraio 2016 dal Comune) di tutti coloro che, indicando specifiche competenze e professionalità, si mettono a disposizione dell’Amministrazione per svolgere lavori volontari. Per le associazioni il percorso sarà diverso, senza la necessità di istituzione di un apposito albo, ma semplicemente presentando proposte di collaborazione o rispondendo ad una lista di beni che il Comune individua come possibili oggetti di attività. Il Comune di Bergamo prevede l’istituzione di tutor in grado di organizzare il lavoro e segnalare la regolare attività da parte dei volontari civici, indicando anche agli Uffici Tributi i nominativi a cui si concede un taglio della contribuzione. “Il progetto Beni comuni – prosegue Gori – ricalca i modelli già adottati in alcune città italiane, come Bologna e Torino: abbiamo voluto però rivedere i documenti approvati dagli altri Comuni italiani in tal senso, lavorando in ottica di semplificazione e di adattamento alle esigenze di una città di medie dimensioni come Bergamo. Vorrei fosse molto chiaro che non chiediamo ai cittadini di sostituirsi al Comune: tutti le attività che andiamo a disciplinare o che saranno individuate saranno aggiuntive rispetto all’operato dei dipendenti e dei servizi comunali”. “Il progetto di partecipazione attiva – rimarca l’Assessore al verbe pubblico Leyla Ciagà – ha lo scopo di promuovere la cultura del bene comune che unisce cittadini, lavoratori pubblici e amministratori nel perseguimento degli interessi generali, di favorire la partecipazione attiva e il senso civico diffuso come fondamento di una comunità di cittadini, di valorizzare le libere forme associative per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni, di disciplinare le forme di collaborazione tra cittadini, associazioni e amministrazione, attraverso l’approvazione di Patti di collaborazione che definiscano gli ambiti di intervento e i reciproci impegni. In questo modo l’apporto dei cittadini si trasformerà da esperienza episodica a una modalità di amministrazione condivisa sempre disponibile. I Patti costituiscono quindi un prezioso strumento che renderà più agevole la nascita e la continuazione di vecchie e nuove forme di collaborazione.”


Fusione tra Sea e Sacbo, botta e risposta tra Maroni e Pisapia

Orio al serio aeroporto “Noi come Regione siamo pronti a entrare nella società e le due società sembrano concordi al nostro ingresso”. Così il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni sulla fusione tra Sea e Sacbo. A margine di un incontro con il ministro Poletti, il governatore ha sottolineato: “Stiamo definendo le posizioni, vedrò i vertici di Sea e Sacbo a breve”. Ma “il problema è che il Comune di Milano” (primo socio di Sea con il 54%) “non ha ancora deciso cosa vuole fare e non ha ancora pubblicato il bando per la scelta dell’advisor e ciò rischia di rallentare il tutto. Io sono pronto, però se il Comune di Milano non si dà una mossa rimane tutto bloccato. Vogliamo essere protagonisti nella regia del sistema aeroportuale lombardo –  conclude Maroni – per gestire non solo gli aeroporti ma anche ad esempio i collegamenti ferroviari e stradali”. “Il Comune di Milano – replica il sindaco Giuliano Pisapia – è stato il primo a pensare ad una fusione tra Sea e Sacbo, che consideriamo utile al sistema aeroportuale dell’area metropolitana milanese e della Lombardia oltre che alla stessa Sea. Lo dimostra anche che abbiamo approvato da tempo una delibera per la scelta di un advisor che individui le modalità migliori per l’attuazione di questa fusione. La pubblicazione del bando, come si dovrebbe sapere, era vincolata all’approvazione dell’assestamento di Bilancio, avvenuta due giorni fa. Non c’è quindi da parte nostra nessun blocco né tantomeno un’avversità alla fusione, ma anzi esattamente il contrario”.

 


Italcementi, si amplia il periodo di ricorso agli ammortizzatori

Stamane la Sottosegretaria al Lavoro Teresa Bellanova ha ricevuto una delegazione dei parlamentari firmatari della lettera al Governo del 12 novembre scorso in merito alla vertenza Italcementi. Nel corso dell’incontro, durante il quale è stato fatto il punto della situazione, la Sottosegretaria ha innanzitutto sottolineato che non ci sarà alcuna penalizzazione nella fruizione degli ammortizzatori sociali, ma anzi l’arco temporale per il ricorso agli ammortizzatori stessi si amplia. La Sottosegretaria ha ricordato la possibilità per l’azienda di far ricorso alla cigs per riorganizzazione che prevede un arco temporale di fruibilità di 21 mesi a partire da gennaio 2016, ma anche – preferibilmente – l’opportunità di utilizzo dei contratti di solidarietà che consentono una copertura degli ammortizzatori di 12 mesi in più, per un totale di 33 mesi. Bellanova ha tuttavia evidenziato la necessità, imprescindibile a fronte di qualunque misura di ammortizzatore sociale, che da parte dell’azienda sia presentato un piano industriale chiaro, che faccia riferimento all’intero complesso aziendale e che abbia come obiettivo non la mera misura di tutela del reddito dei lavoratori fino al preannunciato cambio di proprietà, ma il rilancio delle attività e della produzione attraverso adeguati investimenti. Dal canto suo il Governo – ha ribadito Bellanova – metterà sul tavolo tutte le misure e le risorse finalizzate all’obiettivo di salvaguardare gli impianti produttivi e tutelare i livelli occupazionali.