Partite Iva, Mongelli: “Positiva l’apertura al dialogo da parte della politica”

Il mondo delle partite Iva non ordinistiche è in forte espansione numerica in Bergamasca ma è anche uno dei settori più colpiti e quanto mai bisognoso di un vero e proprio piano di sostegno e ripartenza. Ascom Confcommercio Professioni Bergamo ha incontrato sabato 16 gennaio una delegazione del PD Provinciale, guidato dal segretario Davide Casati, per confrontarsi sui temi di ripartenza economica provinciale.

Il momento penso sia il più difficile degli ultimi anni e il gruppo variegato dei liberi professionisti è in forte crisi – commenta il presidente di Confcommercio Professioni Bergamo Matteo Mongelli -. Mi riferisco ai professionisti dello sport e benessere con il presidente Dario Tropea, ai professionisti del turismo con Giusy Lodetti, al settore organizzatori di eventi con la presidente Paola Rovelli e ai consulenti informatici e sicurezza con Michele Volpi e Umberto Comi. Una vasta platea di partite Iva che chiede a gran voce di poter ricominciare a lavorare puntando su competenze e supporto istituzionale. In quest’ottica da diverse settimane stiamo incontrando senza sosta rappresentanti politici per portare il grido di allarme che ogni giorno raccogliamo dal territorio. Serve, anche e soprattutto a livello provinciale, un supporto basato su formazione, certificazione delle competenze e strategia per mettere in comunicazione la domanda con l’offerta. Positiva l’apertura al dialogo che stiamo ricevendo dalla politica. Speriamo altrettanto positiva la concretezza delle risposte”.

È stato un confronto prezioso per ascoltare le esigenze, i bisogni e le paure delle categorie economiche più fragili a causa di questa grave pandemiaafferma Davide Casati, segretario provinciale Pd -. Il Pd bergamasco insieme ai suoi rappresentanti istituzionali cercherà di fare il possibile per accogliere le tante istanze presentate. A Bergamo in particolare, si lavorerà per rafforzare il rapporto lavoro-formazione per far sì che nessuno resti indietro”.

 

Confcommercio Professioni

Confcommercio Professioni è il Gruppo di rappresentanza a livello provinciale dei titolari di partite Iva e autonomi che non appartengono a Ordini professionali.  Il Gruppo, composto da sette consiglieri, è guidato da Matteo Mongelli, 26 anni, di Bergamo, consulente marketing con base a Ranica. Lo affianca come vicepresidente Umberto Comi, consulente informatico. “L’obiettivo della nuova rappresentanza in Ascom, che nasce da un gruppo di titolari di partita Iva che ha condiviso esigenze e problematiche, è quello di qualificare a livello professionale tutti i lavoratori autonomi e i free-lance che, non facendo capo a ordini e collegi, necessitano di tutele e visibilitàspiega Mongelli-. Tra gli obiettivi dei prossimi mesi, oltre all’allargamento della base associativa, la creazione di eventi e momenti di confronto e crescita, che possano coinvolgere anche i giovani, invitandoli a partecipare alla vita dell’associazione”.

 


Ascom e Confesercenti lanciano il manifesto condiviso per sostenere la ristorazione

Ascom Confcommercio Bergamo e Confesercenti Bergamo presentano il “Manifesto delle richieste dei ristoranti e dei pubblici esercizi bergamaschi”, documento nel quale vengono messe in evidenza tutte le richieste del settore da sottoporre al Governo, compatibilmente con la crisi in atto. Il Manifesto, presentato in una conferenza stampa online a cui hanno partecipato anche alcuni parlamentari bergamaschi, è stato lanciato in concomitanza con la manifestazione “Io Apro”, dalla quale le due Associazioni prendono le distanze, e vuole essere il contributo per la ripresa delle attività, anche in un periodo di pandemia.

Manifesto delle richieste dei ristoranti e dei pubblici esercizi bergamaschi

Cosa chiedono i pubblici esercizi alla politica:
A BREVISSIMO: Io non apro e lo Stato mi sostiene
A BREVE: io posso riaprire nel rispetto delle regole come in tutti gli altri settori

Come premessa doverosa noi crediamo che il Governo debba capire, in primo luogo, che il settore della ristorazione fa parte della cultura di questo Paese: la ristorazione è fondamentale per la capacità di accoglienza nelle nostre città, per la vivacità delle nostre vie, per l’importanza economica che ha nella filiera agroalimentare, essendone il principale sbocco.
Le nostre Associazioni conoscono bene la rabbia e lo scoramento degli imprenditori che quotidianamente ci chiamano per sfogarsi e avere in cambio spesso solo qualche parola di conforto; il nostro impegno è cercare di tenere canalizzata questa rabbia e indirizzarla verso un obiettivo positivo e comune.

Il mondo della ristorazione e tutta la filiera hanno bisogno di programmazione, certezze e investimenti continui. Le aziende del settore non possono strutturalmente accendersi a singhiozzo e, se non possono lavorare, hanno bisogno di essere aiutate a stare in vita.
Noi riteniamo che questo non sia il momento della disobbedienza e del tutti contro tutti, né quello della facile strumentalizzazione politica. Inoltre, le nostre Associazioni si dissociano per statuto da ogni forma di protesta che preveda come modus operandi l’infrangere le leggi. Quindi vogliamo tenacemente rimanere fedeli a noi stessi e continuare a credere nel duro lavoro del dialogo costante, e speriamo produttivo, con le Istituzioni.
Vogliamo svolgere il nostro ruolo di rappresentanza fino in fondo e coinvolgere tutti gli imprenditori responsabili in un percorso democratico di ricerca delle migliori soluzioni a favore di tutti.

Per scendere quindi nel concreto crediamo che i provvedimenti suggeriti di seguito possano davvero segnare una svolta per la categoria e segnare un piccolo grande passo nella giusta direzione in attesa che le condizioni esogene possano migliorare:

  • 1) stanziare, nell’immediato, un ristoro significativo perché i piccoli imprenditori e i loro familiari fanno parte del gruppo, ormai grande, dei nuovi poveri; i fondi servono per salvaguardare posti di lavoro altrimenti persi definitivamente;
  • 2) spostare a fine anno la scadenza della moratoria sui mutui precedenti alla pandemia. La scadenza attuale è il 30 Giugno 2021 ma, considerato che la situazione non è migliorata, riteniamo sensato sospendere i mutui fino a fine anno;
  • 3) raddoppiare il periodo dei mutui concessi con la garanzia dello Stato, in modo da dimezzare la rata e dare più respiro finanziario alle imprese, colte da questa tragedia pandemica nel loro miglior momento di investimento;
  • 4) ammettere ai ristori (come già accaduto a Novembre) anche le imprese con fatturato superiore ai 5 milioni, paradossalmente trascurate dal primo decreto bilancio;
  • 5) entro breve riapertura delle imprese con regole certe e programmazione a lungo termine. Troppo semplice e insostenibile la chiusura delle attività. Servono regole che superino il concetto di coprifuoco, che è sbagliato, anche perché, nel rispetto delle regole, il virus non si trasmette di notte anziché di giorno. È necessario individuare una modalità di servizio che risolva il problema di discriminazione del settore, rispetto a quello degli altri settori produttivi. Serve ripristinare condizioni che aiutino ad un recupero fisico e psicologico dei cittadini e degli imprenditori, rispetto a quanto stanno subendo da mesi. È necessario il superamento della politica di on/off che da un anno non ha risolto il problema della pandemia e ha impoverito il Paese; non è pensabile che questo metodo possa continuare a lungo;
  • 6) sgravi sul costo del lavoro per chi, quando si riprenderà la normalità, avrà mantenuto il 60% della forza lavoro rispetto al dicembre 2019;
  • 7) mantenere i crediti d’imposta per gli affitti, per le spese di adeguamento di sanificazione dei locali e di trasformazione digitale dell’impresa che consentono, tra l’altro, di investire nel delivery;
  • 8) allungare il periodo della cassa integrazione o consentire i licenziamenti prevedendo indennizzi di disoccupazione.

Il primo e il quarto punto sono le risorse necessarie per la sopravvivenza delle imprese, soprattutto delle più significative del settore che trascinano con sé gran parte del settore agroalimentare. Il secondo e il terzo invece non comportano spese finanziarie da parte dello Stato, ma aiuterebbero le imprese che hanno investito, dando occupazione e che hanno pagato le tasse. I restanti punti sono per la tenuta del settore di un settore allo stremo fino alla sua ripartenza.
Come potete constatare dalla sostanza di questo sintetico documento, in perfetto “stile orobico”, non stiamo solo chiedendo contributi e ristori a fondo perduto, ma anzi cerchiamo di costruire un futuro sostenibile per una categoria che in questi anni, grazie anche ai numeri del turismo, è cresciuta in professionalità, ha investito moltissimo e di questa crescita, siamo sicuri, ne ha beneficato tutto il Paese.
I locali pubblici non sono solo luoghi dove si mangia ma esperienze comunitarie e culturali. Sono la vita di un Paese, il nostro in particolare.

Roberto Amaddeo – Presidente Fiepet Confesercenti Bergamo
Giorgio Beltrami –  Presidente Pubblici Esercizi Ascom Confcommercio Bergamo
Petronilla Frosio – Presidente Ristoratori Ascom Confcommercio Bergamo

 


Incontro in Ascom con i candidati sindaco del Comune di Bergamo

A soli quatto giorni dal voto, i quattro candidati sindaco di Bergamo si sono dati appuntamento in Ascom Confcommercio Bergamo per un confronto organizzato da Imprese & Territorio, il Comitato Unitario che riunisce 10 Associazioni d’Impresa locali in rappresentanza di circa 90.000 imprese e 314.000 addetti (Associazione Artigiani – Ascom – Apindustria – Coldiretti – Cia – Confcooperative – Confesercenti – Cna – Fai – Lia).

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e i suoi sfidanti Nicholas Anesa, Francesco Macario e Giacomo Stucchi hanno presentato il loro programma sulle tematiche più sentite dai commercianti, ma anche sul turismo, l’economia e molto altro.

Il Presidente del Comitato Unitario, Alberto Brivio, affiancato dai Presidenti delle Associazioni aderenti, ha aperto il dibattito sintetizzando le priorità delle micro, piccole e medie imprese del territorio: il sostegno alle attività commerciali ed artigianali in città, la promozione del territorio, il sostegno all’economia circolare, le richieste in materia di viabilità e circolazione delle merci, l’attenzione alla sburocratizzazione per le attività economiche, il piano casa e l’attenzione al welfare locale.

Sulla promozione del territorio e il sostegno al commercio, Brivio ha notato che occorre prevedere la possibilità di attrarre attività commerciali e artigianali nuove e innovative, mettendo a disposizione delle aree, comprese anche quelle dismesse, ma con incentivi e premialità che vadano a calmierare per i primi anni la pressione fiscale comunale, garantendo una semplificazione e un’accelerazione per il disbrigo delle incombenze burocratiche.

Per quanto riguarda la semplificazione burocratica ritiene necessario che il comune prosegua in una attività di semplificazione al fine di offrire un servizio di maggior efficienza nei rapporti con le imprese, mentre sulla lotta all’abusivismo ha chiesto azioni relative promosse dal comune in collaborazione con tutti i soggetti interessati, con finalità di monitoraggio e controllo. Inoltre, la tassazione locale, secondo Brivio, suscita preoccupazione per via dello squilibrio tra utenze domestiche e non domestiche, mentre serve una concreta strategia per favorire una riconversione verde nel suo complesso. Riguardo la viabilità c’è necessità di un piano per la valorizzazione delle reti commerciali esistenti e nuove proposte per la mobilità e sosta. Ovviamente, il turismo è importante per Bergamo e quindi occorre insistere con azioni mirate a supportare il turismo in città.

Su queste tematiche il candidato Nicholas Anesa ha notato: “È fondamentale porre le attività commerciali al centro dei nostri progetti. Incentivare le aperture con l’abbattimento dei costi e con incentivi sull’Imu. Ci sono dei costi eccessivi e il rischio è che queste piccole attività chiudano e che così si perderà l’anima dei nostri negozi che deve esistere nelle città come la nostra. Serve lo snellimento delle pratiche con un dialogo tra attività e istituzioni e una seria politica che ci aiuti ad evitare l’apertura di negozi a ‘fotocopia’. Dobbiamo regolamentare quali negozi aprono e dove, per far sì che non si vedano le serrande abbassate. Bergamo lotta con i centri commerciali che sono molto competitivi, mentre il nostro centro sta morendo. Sulla viabilità siamo una città che si sposta su quattro ruote, mentre dobbiamo rivedere il trasporto pubblico incentivandolo con le bici e ampliando le piste ciclabili. D’altronde il turismo è uno degli strumenti più potenti; quindi va fatto un serio piano strategico per tutta la zona e non solo per il centro della città”.

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha affermato: “Ho cinque anni di lavoro alle spalle e di relazione molto stretta col lavoro a differenza dei miei colleghi. Credo siano stati anni positivi, non senza difficoltà ma anni in cui Bergamo ha rilanciato la propria posizione in tante classifiche soprattutto sul tema dell’innovazione. Senza avere deleghe dirette abbiamo segnalato che il lavoro fosse la nostra priorità e ciò si è tradotto in una collaborazione con le rappresentanze del lavoro tra cui Imprese & Territorio che ha contribuito a fare un passo avanti. Bergamo è il quartiere centrale di una conurbazione molto estesa con diversi comuni. Manca un sistema istituzionale politico amministrativo, però, e questo è un grandissimo limite, siamo rimasti al volontariato e all’adesione spontanea di alcuni sindaci. Direi che era una delle cose che mi ero promesso di fare ma non ci sono riuscito”.

Sulle priorità, l’economia i negozi di vicinato e la viabilità ha notato: “Non mi aspetto un periodo facile. La flat tax mi risulta impossibile e credo che dopo le elezioni i nodi arriveranno al pettine e pagheremo noi. Invece dobbiamo lavorare insieme. Serve un’amministrazione competente e relazioni solidi per selezionare le priorità. I negozi di vicinato sono aumentanti, come le attività di somministrazione al pubblico e anche le attività ricettive. Nell’insieme ci sono 244 attività commerciali in più. Credo che il commercio abbia sfide molto rilevanti e per questo abbiamo cercato di tonificare il tessuto commerciale. L’altra sfida è l’e-commerce e dobbiamo focalizzarci sulla formazione dei commercianti, importando le nuove esperienze e cercando di dare una mano ai nostri esercenti, mentre intendiamo di aiutare con bandi i negozi di vicinato. Siamo di fronte ad una società molto frammentata in cui molte persone vivono in solitudine e dobbiamo lavorare per tenere insieme la società: questo credo lo si possa fare a livello di quartiere. Pensiamo alla riduzione dell’Imu a chi affitta ai giovani e a modulare la Tari: chi produce meno rifiuti paga di meno così si incentiva l’economia circolare. Se vogliamo ridurre il consumo di plastica dobbiamo aumentare i punti di distribuzione di acqua in giro per la città. Un tema rilevante è la viabilità. E’ in progetto un’operazione importante nei prossimi dieci anni per ridurre il traffico di ingresso in città. Mancano le infrastrutture che siano solide alternative alle automobili; dobbiamo avere il modo di arrivare a Bergamo in treno e tranvia”.

Il candidato Francesco Macario ha parlato del settore del commercio che sta attraversando una crisi strutturale. “Il lavoratore -ha notato- è anche consumatore, quindi avendo meno soldi in tasca consuma meno e questo è un elemento di ulteriore recessione. Inoltre, dopo la fase dello sviluppo dei centri commerciali, segue la sfida dell’e-commerce, che funziona. Ma c’è anche bisogno di puntare su alcuni settori come il Km zero e favorire la merce del territorio creando un marchio di garanzia di qualità”.

Il candidato Giacomo Stucchi ha osservato che c’è stata una diminuzione di attività commerciali a Bergamo e che bisogna verificare se ci sono delle forme di premialità per chi svolge attività in situazioni disagiate, perché “se non hai prospettive non apri il negozio. Bisogna agire con una serie di interventi per aiutare chi vuole aprire un’attività e mantenere in vita i negozi che stanno soffrendo, anche chi è un riferimento storico, come quelli che hanno ricevuto riconoscimenti importanti ma hanno difficoltà ad andare avanti. Ci deve essere un’attenzione in più al commercio, non solo in centro. Sulla lotta all’abusivismo vanno attualizzati i regolamenti esistenti, guardando Bergamo di oggi e non di dieci anni fa. Bisogna capire quali sono i bisogni perché i regolamenti devono essere sintonizzati con le aspettative economiche. La lotta all’abusivismo credo sia una mission prioritaria per tutti noi”.

 


Europee 2019, per cosa e come si vota

Domenica 26 maggio si svolgono in Italia le Elezioni per rinnovare il Parlamento Europeo.
L’Italia manda a Strasburgo 73 deputati, che diventeranno 76 quando il Regno Unito abbandonerà ufficialmente la Ue. 

Ecco tutte le informazioni utili per votare.

Il sistema elettorale utilizzato, come ricorda il ‘Manuale elettorale’ pubblicato sul sito della Camera dei deputati (LEGGI), è quello proporzionale e la soglia di sbarramento è al 4%.

QUANDO SI VOTA – In Italia si vota domenica 26 maggio dalle 7 alle 23. Gli elettori votano presso il seggio elettorale in cui sono iscritti. Previste condizioni particolari per i degenti in ospedale, elettori affetti da infermità tali da renderne impossibile l’allontanamento dall’abitazione, detenuti, elettori non deambulanti in sezioni diverse dalla propria se questa non è accessibile; mentre militari, forze di polizia, vigili del fuoco e naviganti possono votare nel comune in cui si trovano per servizio.

COME SI VOTA – Si esprime il voto tracciando con una matita un segno sul contrassegno corrispondente alla lista prescelta o nel rettangolo che lo contiene. Si può esprimere da uno a un massimo di tre voti di preferenza, che devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda e della terza preferenza espressa. Le preferenze possono essere espresse solo per i candidati compresi nella lista votata, attraverso il nome e cognome (in casi di omonimia) dei candidati scelti.

CHI PUÒ VOTARE – Tutti i cittadini italiani che hanno compiuto i 18 anni. Per quanto riguarda i cittadini europei residenti in Italia, dovevano registrarsi al voto entro il 90esimo giorno dalla data delle elezioni, quindi entro lo scorso 25 febbraio, e presentare al sindaco del comune italiano di residenza una domanda per l’iscrizione nell’apposita lista elettorale.

ITALIANI RESIDENTI IN UE – Non essendo previsto il voto per corrispondenza, gli italiani aventi diritto e stabilmente residenti nei Paesi dell’Unione europea possono recarsi presso le apposite sezioni elettorali istituite dalla rete diplomatico-consolare.

CIRCOSCRIZIONI E DEPUTATI – Le circoscrizioni elettorali in Italia sono cinque: Nord Ovest, che elegge 20 deputati; Nord Est, che ne elegge 14; come anche la circoscrizione del Centro; il Sud elegge 17 deputati; le Isole 8.

I SEGGI – Sono attribuiti alle liste, proporzionalmente ai voti conseguiti in ambito nazionale, e vengono riassegnati alle circoscrizioni in proporzioni ai voti ottenuti in ciascuna di esse. Una volta determinato il numero dei seggi spettanti alla lista in ciascuna circoscrizione, sono proclamati eletti i candidati con il maggior numero di voti di preferenza.

IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE – È di fatto il capo dell’esecutivo Ue e viene eletto dalla maggioranza del Parlamento europeo. Dal 2014 i partiti sono stati incoraggiati a concordare un candidato che guidi la campagna elettorale in tutta l’Ue e che poi diventerà, appunto, il presidente della Commissione.

Il Parlamento Europeo ha promosso una campagna istituzionale per promuovere la partecipazione democratica alle elezioni europee mediante la costruzione di una rete informale di cittadini impegnati a portare quante più persone possibile ai seggi ed a rafforzare il senso dell’impegno civico europeo.

Di seguito segnaliamo i siti web costruiti dalla UE per diffondere in modo capillare informazioni utili a cittadini territori e imprese sull’attività quotidiana della stessa Unione Europea.

La campagna del Parlamento Europeo

Cosa sono le elezioni europee e qual è la posta in gioco

Cosa fa per me l’Europa


Sanga: «Acquistare prodotti falsi non è mai conveniente»

171117 - incontro Giovanni Sanga Ascom Bergamo Confcommercio

Le problematiche del commercio, delle piccole imprese del terziario, in particolare le tematiche fiscali, sono state al centro del confronto tra i dirigenti dell’Ascom di Bergamo e l’onorevole bergamasco Giovanni Sanga che in associazione ha raccolto criticità e istanze e illustrato le novità legislative, a partire dalla passaggio dagli studi di settore agli Isa, gli Indicatori sintetici di affidabilità.

Il vista della giornata nazionale “Legalità, mi piace!” promossa da Confcommercio martedì 21 novembre, il parlamentare, che ha anche fatto parte della Commissione d’inchiesta sulla contraffazione, ha fatto proprio il messaggio della campagna a sostegno di un’economia sana e libera.

«Oltre il 70% degli italiani ritiene che acquistare prodotti contraffatti non sia un fatto così grave – ha ricordato -. Non è così. Innanzitutto i prodotti falsi non danno garanzie sul piano della qualità e possono rivelarsi pericolosi e nocivi per la salute. Ma hanno anche l’effetto di impoverire il sistema italiano della produzione e della vendita». «Il Made in Italy che porta in tutto il mondo l’immagine del nostro paese – ha spiegato – è messo a rischio dai prodotti contraffatti, comprarli significa perciò indebolire le nostre aziende e il sistema Italia nel suo complesso. Senza dimenticare che il falso si muove in quel mondo parallelo fatto di criminalità organizzata, produzione e smercio illegali, pericolosi traffici internazionali».

È stato, quindi, il primo volto prestato al “selfie della legalità”, una delle iniziative che l’Ascom proporrà martedì in piazza Matteotti a Bergamo declinando sul territorio la mobilitazione nazionale. In programma anche un flash mob (alle 11 con magliette gialle in regalo), la distribuzione di un vademecum che illustra i pericoli della contraffazione e dei “semi della legalità. Chi li metterà a dimora vedrà fiorire in estate dei girasoli ed avrà sperimentato il valore della cura quotidiana e del rispetto delle regole.


Referendum in Lombardia, ecco cosa c’è da sapere

lombardia- referendum - voto elettronicoDomenica 22 ottobre in Lombardia è indetto il referendum per l’autonomia della Regione. Il quesito è consultivo e non vincolante, intende verificare se gli elettori della Lombardia desiderano che la Regione «intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse», pur restando nel quadro dell’unità nazionale.

Per la prima volta a livello nazionale sarà utilizzato il voto elettronico.

IL QUESITO

Questo il testo integrale del quesito referendario: «Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”»

CHI PUÒ VOTARE E COME SI VOTA

Possono partecipare al referendum consultivo tutti i cittadini italiani residenti in Lombardia iscritti nelle liste elettorali. Le operazioni di voto iniziano alle alle ore 7 di domenica 22 ottobre 2017 e terminano alle 23.

Per votare occorre recarsi presso il seggio indicato sulla propria tessera elettorale, con un documento d’identità valido. Gli elettori sprovvisti della tessera elettorale possono rivolgersi agli uffici del comune di residenza per conoscere l’ubicazione del proprio seggio.

Gli elettori esprimeranno la loro scelta con voto elettronico selezionando, sul dispositivo touch screen all’interno della cabina elettorale, una delle tre opzioni disponibili: Sì, No o Scheda bianca. Il dispositivo garantisce la segretezza del voto e consente agli elettori di visualizzare la scelta selezionata, confermare o eventualmente ripetere l’operazione, per una sola volta.

PER INFORMAZIONI

Per richieste di informazioni sul referendum è possibile contattare il call center regionale da lunedì a sabato dalle ore 8 alle ore 20 e domenica 22 ottobre dalle ore 7 alle ore 24.00 seguenti numeri:

  • 800.318.318, numero verde gratuito da rete fiss
  • 02 3232 3325, da rete mobile e dall’estero, al costo previsto dal proprio piano tariffario.

I RISULTATI

In questo tipo di referendum non è previsto un quorum, cioè un numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido.

Dalle ore 12 di domenica 22 ottobre sarà disponibile on line un sito dedicato (www.referendum.regione.lombardia.it) sul quale saranno pubblicati in tempo reale i dati sull’affluenza ai seggi e i risultati della consultazione, aggregati a livello regionale, provinciale e comunale.

I COSTI

Per acquistare i 24mila dispositivi elettronici per la votazione la Lombardia ha speso circa 23 milioni di euro, cifra che include software, sistemi di sicurezza, servizi di assistenza tecnica e formazione del personale. Dopo il referendum gli apparecchi resteranno in dotazione alle scuole. Altri 24 milioni di euro serviranno per pagare gli scrutatori e garantire il resto delle operazioni, mentre 1,6 milioni di euro sono stati spesi per la campagna elettorale.


Referendum: nessun vincitore, un solo sconfitto

 

Non una semplice sconfitta, ma uno schiaffone. Sì, un manrovescio pesantissimo che gli italiani, accorsi in massa alle urne, quasi come un sol uomo hanno voluto riservare anzitutto ad un uomo, Matteo Renzi, che in tre anni ha trasformato una promettente ambizione di cambiare il Paese in arroganza presuntuosa da bulletto di paese (con la minuscola). Voleva un plebiscito, l’ha avuto, ma al contrario. Dalle urne è uscito un urlo: vai a casa. L’altissima affluenza dimostra che Renzi se l’è cercata. Ci ha costretto ad una campagna elettorale lunghissima. L’ha infarcita di promesse, di regalie a destra e a sinistra, di battute sprezzanti nei confronti degli avversari (che hanno ricambiato con gli interessi, cosa assai riprovevole, ma chi è premier dovrebbe volare più alto). E’ riuscito perfino, ad un certo punto, a far sparire la bandiera dell’Europa da dietro le sue spalle per far passare l’idea che era contro quell’Europa che invece gli ha fatto arrivare ogni endorsement possibile. Ha perso con quasi venti punti di svantaggio, una disfatta, e dire che fino a poche ore dall’apertura dei seggi andava raccontando, con la complicità servile di tanti organi di informazione, che stava realizzando una clamorosa rimonta. Balle, tutte balle.
Altri, analisti più sottili di noi, avranno modo di elencare per filo e per segno tutti gli errori che ha commesso. Limitiamoci ad osservare che il primo, enorme, è stato quello di trasformare il referendum nel cavallo di Troia per quella legittimazione popolare che non aveva avuto nel momento in cui aveva congedato, con la brutalità che ora gli torna indietro, Enrico Letta. Ma più della politologia, di fronte ad un risultato così netto con una partecipazione così ampia, conta forse l’impressione, epidermica e superficiale fin che volete, di una larghissima parte di italiani che non ne poteva più di un presidente del Consiglio costantemente sopra le righe, un premier diuturnamente impegnato a dipingersi come unico salvatore della Patria. Uno sfoggio di superomismo che ha spinto a votare No con rabbia anche tanti che solo nel 2014 gli avevano dato fiducia.
E poi, che dire di quel pessimo modo di trattare i contrari alla riforma come tutti gufi, arrabbiati, ignoranti, incattiviti, sfascisti? Anziché cercare di allargare il suo consenso, Renzi ha alzato muri dovunque. E con lui quel circolo di nani e ballerine di cui, lui come quelli che lo hanno preceduto, si era circondato. Tutti bravi a lanciare battutacce sui social, nessuno capace di elaborare un pensiero proprio in grado di mettere un argine all’esuberanza del ragazzotto di Rignano sull’Arno.
Ma lo schiaffone è arrivato sul muso anche dei tanti che, pur esprimendo giudizi talvolta molto severi sull’ipotesi di riforma, hanno cercato di far capire che era più importante andare avanti sulla cattiva strada. Primo fra tutti Romano Prodi, uscito allo scoperto pochi giorni prima del voto con il suo solito modo da vecchia Democrazia Cristiana, dicendo tutto e il suo contrario. E poi i tanti osservatori stranieri più o meno interessati, i presidenti di Confindustria e di tante banche che hanno tentato in ogni modo di influenzare il voto, sbattendo contro il volere degli italiani. Nel mazzo non possono mancare gli organi di informazione. Renzi aveva l’appoggio dei grandi giornali, dei telegiornali, di uomini della cultura e dello spettacolo. Come con la Brexit e l’elezione di Trump, non ci hanno capito una cippa, dimostrando una siderale distanza dal sentire dell’opinione pubblica (e si capisce perché non si vendono più giornali…).
Ognuno adesso ha titolo per individuare le cause della vittoria del No. Nel calderone c’è di tutto: i morsi della crisi economica, la mancanza di lavoro, lo spirito conservativo, la rabbia sociale, l’antipatia nei confronti del premier, la rivalsa dei suoi avversari interni, il populismo trionfante. Checchè ne dicano Salvini, Berlusconi, Di Maio e festeggianti vari, non c’è alcun vincitore (dire No non è un programma politico alternativo) ma solo uno sconfitto: Matteo Renzi. Anche chi oggi canta vittoria da domani senza il panno rosso renziano farà fatica a trovare qualcosa da raccontare agli italiani. Ed è qui il vero problema. Renzi ci ha fatto perdere due anni. Gli altri non hanno fatto molto di più. Ora si azzera tutto. E tutti hanno il dovere di mostrarsi all’altezza di una sfida ahinoi davvero drammatica.

 

 


Mattarella ai giovani: “Siate pronti a cogliere l’opportunità della cultura”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concluso oggi pomeriggio la sua visita a Bergamo intervenendo nell’aula magna dell’Università degli Studi di Bergamo, in Sant’Agostino, alla cerimonia d’ inaugurazione dell’anno accademico 2016/2017. Dopo l’esecuzione dell’Inno nazionale da parte del Gruppo di ottoni dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Donizetti” e la prolusione del rettore Remo Morzenti Pellegrini, sono intervenuti il rappresentante degli studenti, Andrea Saccogna, e il rappresentante del personale tecnico-amministrativo, Rosalba Pellegrini. Quindi Philippe Daverio, Ordinario alla Facoltà di Architettura, ha svolto la Lectio Magistralis dal titolo “L’Europa che vorremmo: quella della cultura”. La cerimonia si è conclusa con l’intervento del presidente Mattarella che ha esortato i giovani “a cogliere l’opportunità della cultura”. Prima del rientro a Roma, il Capo dello Stato ha visitato la Basilica di Santa Maria Maggiore, il Duomo e la Biblioteca Civica “Angelo Mai”.

In mattinata, Mattarella si è anche recato in visita alla sede del quotidiano “L’Eco di Bergamo”, accolto dal direttore del quotidiano, Alberto Ceresoli. Qui ha visitato il percorso espositivo “Nicolò Rezzara, a cent’anni dalla morte, l’architetto sociale della solidarietà” e ha incontrato i membri del Consiglio di Amministrazione e la redazione del giornale. Martedì sera, al Teatro Donizetti, il presidente ha invece assistito al concerto dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretto dal maestro Riccardo Muti, in occasione del 50° anniversario del suo debutto che ebbe luogo proprio a Bergamo nel novembre del 1966.

 

 


Presolana, al referendum vince il “no”. Niente fusione tra i Comuni

In una cosa i cittadini dell’altopiano della Presolana si sono dimostrati uniti: nel dire no alla fusione dei loro cinque Comuni. Il referendum regionale consultivo che domenica 20 novembre chiedeva agli abitanti di Cerete, Fino del Monte, Onore, Rovetta e Songavazzo di esprimersi sull’aggregazione in un Comune unico ha dato un chiaro responso, con la bocciatura della proposta in ogni paese.

A Cerete il “no” ha incassato 637 voti contro i 243 del “sì”, a Fino del Monte il “no” ha vinto per 397 voti a 269, a Onore 282 a 202, Rovetta 1.359 a 713 e a Songavazzo per 221 voti a 206.  L’affluenza è stata del 60% con la punta del 64% a Songavazzo e il minimo di Rovetta con il 55,86%.

Per annullare il progetto di fusione sarebbe bastato che in uno solo dei cinque Comuni prevalesse il no. La nascita del Comune unico – di circa 8.500 abitanti, più grande sia di Clusone sia di Castione della Presolana – è stata portata avanti dai sindaci Cinzia Locatelli di Cerete, Matteo Oprandi di Fino del Monte, Angela Schiavi di Onore, Stefano Savoldelli di Rovetta e Giuliano Covelli di Songavazzo. Secondo i promotori, la creazione di un unico apparato politico e amministrativo avrebbe portato risparmi economici, migliori servizi grazie a personale più specializzato e più omogenei e un maggior peso politico-amministrativo all’interno del territorio seriano e bergamasco.


Lotta alla ludopatia, sindaci lombardi e Regione scrivono a Renzi

“Potremmo ribattezzarlo il ‘fronte compatto’ dei sindaci della Lombardia. Uno schieramento coeso che, partendo dal milanese Beppe Sala e dal bergamasco Giorgio Gori, arriva al bresciano Emilio Del Bono e coinvolge tutti gli altri sindaci dei capoluogo di provincia della nostra regione”.  Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città metropolitana con delega alla ludopatia, parte da questa considerazione per annunciare che oggi ha provveduto a inviare una lettera, condivisa con tutti i sindaci delle maggiori città lombarde, al Presidente del
Consiglio, Matteo Renzi, nella quale “si esprime – spiega Viviana Beccalossi – la preoccupazione causata dall’orientamento che il Governo sembra voler prendere in tema di contrasto al gioco d’azzardo patologico”.  La lettera, oltre che da Viviana Beccalossi, è firmata da Giorgio Gori (sindaco di Bergamo), Emilio Del Bono (sindaco di Brescia), Carlo Lucini (sindaco di Como), Gianluca Galimberti (sindaco di Cremona), Virginio Brivio (sindaco di Lecco), Mattia Palazzi (sindaco di Mantova), Giuseppe Sala (sindaco di Milano), Roberto Scanagatti (sindaco di Monza), Massimo Depaoli (sindaco di Pavia), Alcide Molteni (sindaco di Sondrio), Davide Galimberti (sindaco di Varese).
“Carissimo Presidente, il tema della ludopatia e del contrasto al gioco d’azzardo patologico – si legge nell’attacco della missiva – e’ ormai da oltre tra anni al centro dell’azione di governo di Regione Lombardia e di moltissimi Comuni lombardi. Un’azione forte e condivisa che nasce dalla consapevolezza di come questa dipendenza sia una grave piaga sociale da contrastare sia in termini di prevenzione, che di cura e repressione”.
Poi l’affondo nel quale Viviana Beccalossi e i sindaci spiegano a Renzi come eventuali nuovi provvedimenti ipotizzati dal Governo potrebbero mettere a rischio tutto il buon lavoro fin qui svolto in Lombardia. “Infatti – si legge nella lettera – se da una parte appare lodevole il suo intento di eliminare, per esempio, le slot machine da bar e tabaccherie, dall’altra non possiamo sottacere che nelle ‘carte’ del Governo, che riguardano la revisione delle norme riguardanti il gioco d’azzardo, è previsto l’incremento di macchinette mangia soldi in altre tipologie di esercizi commerciali. Così come, sempre a titolo esemplificativo, è altrettanto chiaro che verrebbe a cadere ogni barriera sulla limitazione degli orari in cui è possibile giocare e ogni tipo di divieto riguardante le distanze minime tra il punto in cui verrebbe installata una slot machine e i cosiddetti luoghi sensibili (scuole, oratori, centri per anziani, ospedali)”. “Mi auguro – spiega Viviana Beccalossi – che il Presidente Renzi sappia cogliere il senso della nostra iniziativa e prenda in considerazione concretamente le istanze non solo di Regione Lombardia, ma di tutti i sindaci che quotidianamente vivono una piaga sociale che, di recente, don Antonio Mazzi non ha esitato a definire l’ eroina del terzo millennio”.