Cartolerie, «spiazzati
dai tagli alla Dote scuola»

«Un fulmine a ciel sereno» lo definisce il presidente dei Librai e Cartolai dell’Ascom Cristian Botti. Per il nuovo anno scolastico la Regione ha abolito i voucher con i quali le famiglie, aventi diritto in base al reddito, potevano acquistare astucci, quaderni, cancelleria e altro materiale didattico per l’istruzione dei propri figli. Il sostegno al reddito, previsto tra le misure della “Dote scuola”, è infatti diventato un contributo per il solo acquisto di libri di testo e dotazioni tecnologiche «privando non solo le famiglie di un aiuto per l’acquisto del materiale necessario per la scuola – rileva Botti -, ma anche le cartolerie di un’opportunità per dare ossigeno ai propri bilanci. Sono infatti ben note le difficoltà dei piccoli negozi a resistere di fronte al calo dei consumi e alla sempre maggiore attenzione alla spesa (che hanno portato ad una costante riduzione di margini e fatturati) e il buono rappresentava senz’altro un’occasione per attrarre clientela e fare apprezzare il valore del servizio di vicinato».
Se da un lato, quindi, la Regione è impegnata con una serie di iniziative e stanziamenti alla rivitalizzazione del piccolo commercio, dall’altro, con questa mossa, cancella uno strumento riconosciuto come valido dagli stessi negozianti. Il contributo andava, a seconda della fascia di reddito della famiglia, da 60 euro a 110 euro per i ragazzi delle elementari, da 90 a 190 euro per le scuole medie e i percorsi professionali, da 140 a 290 per le superiori. Il nuovo finanziamento per libri di testo e apparecchiature tecnologiche investe invece solo gli studenti delle scuole medie e del biennio degli istituti professionali (con un contributo da 90 a 120 euro) e il biennio delle superiori (da 130 a 240 euro).
La Regione ha motivato la modifica, oltre che con la necessità di operare tagli, con il fatto che i voucher venivano utilizzati anche per l’acquisto di beni diversi dal materiale scolastico. «È capitato di certo – replica Botti -, ma era del tutto legittimo dato che non erano previsti paletti specifici alla spesa. Se la ragione per cui i buoni sono stati aboliti è questa non può che farci sorridere, si poteva infatti semplicemente rivedere il regolamento introducendo vincoli più stringenti sui prodotti e servizi ammessi al contributo anziché eliminare del tutto lo strumento, penalizzando prima di tutto le famiglie, lo ribadisco, e poi i rivenditori».
I librai e cartolai bergamaschi non sono disposti ad accettare l’abolizione di punto in bianco dei voucher e affronteranno la questione nel consiglio direttivo del gruppo di giovedì 18 settembre. «Innanzitutto chiederemo alla Regione le reali motivazioni – evidenzia il presidente -, non c’è infatti stato nessun confronto con la categoria prima del provvedimento e la novità ci è piombata addosso solo ora, nel momento cruciale degli acquisti per il nuovo anno scolastico. Cercheremo poi di capire se c’è la possibilità che venga riattivato, con modalità diverse che indirizzino meglio la spesa». Sul fatto che, di fronte all’avanzare delle nuove tecnologie, quaderni, penne, matite, album da disegno e libri continuino ad avere un peso fondamentale negli zaini degli studenti, Botti non ha dubbi, «almeno fino alle medie, il discorso cambia un po’ per le superiori». «L’evoluzione tecnologica – allarga il discorso ad altre spinte in atto sul settore – non mi sembra un buon motivo per tagliare fuori i negozi tradizionali, che se si dà loro la possibilità di organizzarsi possono prendere parte all’innovazione. Lo abbiamo del resto dimostrato con la piattaforma informatica per la distribuzione dei testi delle elementari per il Comune di Bergamo, un sistema messo a punto dalla categoria che ha avuto un buon riscontro al debutto lo scorso anno e quest’anno ancora di più».
Sul versante dei corredi scolastici, invece, Botti preferisce al momento non pensare che l’avvio fiacco delle vendite registrato dalle cartolerie sia in stretta relazione con l’abolizione dei contributi regionali. «Negli scorsi anni, l’inizio di settembre ha sempre visto un boom di richieste – rileva -. Quest’anno non è così, ma teniamo accesa la speranza pensando che, visto il cattivo tempo che ha flagellato l’estate, qualcuno stia recuperando le vacanze in questo periodo e sia ancora fuori città». 

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