Buoni pasto, Ascom critica sul decreto in vigore dal 20 maggio

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La commissione richiesta all’esercente sui buoni pasto non potrà essere inferiore allo sconto che l’emettitore farà al committente nelle gare pubbliche. È la novità stabilita dal Decreto Legislativo n. 56/2017 – c.d. Correttivo al Nuovo Codice degli Appalti Pubblici – emanato solo poco più di un anno fa (D.Lgs. 18 aprile 2016 n. 50) – ed entrato in vigore il 20 maggio scorso.
Il decreto modifica l’art. 144 del codice in materia di servizi di ristorazione, introducendo la nuova  specifica nei parametri di aggiudicazione delle gare pubbliche per i buoni pasto.

L’affidamento dei servizi sostitutivi di mensa avviene esclusivamente con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. Secondo il bando di gara, i criteri di valutazione dell’offerta, sono tra gli altri, il ribasso sul valore nominale del buono pasto, la rete degli esercizi da convenzionare; lo sconto incondizionato verso gli esercenti; i termini di pagamento agli esercizi convenzionati; il progetto tecnico.

Il nuovo Decreto introduce la regola secondo cui il ribasso sul valore nominale del buono pasto non deve essere superiore allo sconto incondizionato verso gli esercenti. 

Sulla ‘bontà’ della novità normativa la categoria è cauta. Secondo Fipe, che da anni porta avanti una battaglia contro le vessazioni agli esercenti «non è possibile stabilire se questa modifica servirà a depotenziare l’utilizzo dei famigerati servizi integrativi in considerazione del fatto che gli emettitori non avranno più la necessità di ricorrervi per giustificare scostamenti rilevanti tra sconto a favore del committente e commissione chiesta all’esercente». «I servizi integrativi infatti – ricorda la Federazione italiana dei pubblici esercizi – si sono sviluppati nelle gare per giustificare le offerte anomale che si riscontravano con sconto al committente elevato e commissione all’esercente bassa».

La categoria non è ottimista. «I servizi integrativi, benché facoltativi, potranno continuare ad essere proposti dagli emettitori – asserisce Fipe -. Le commissioni pagate dagli esercenti saranno agganciate automaticamente agli sconti di cui beneficiano i committenti. E ormai gli sconti alla Pubblica amministrazione hanno raggiunto valori talmente alti che si ritiene improbabile per le società di emissione tornare indietro su livelli più contenuti». 

L’effettiva ricaduta della nuova norma potrà essere verificata solo con la prossima gara Consip, che riguarderà tra l’altro esclusivamente buoni elettronici. Occorrerà prestare la massima attenzione anche agli ulteriori criteri di attribuzione dei punteggi, in particolare quello relativo al cosiddetto “sconto incondizionato verso gli esercenti”. 

Ascom Confcommercio Bergamo conferma il giudizio critico e di sfiducia. «L’unico dato oggettivo oggi è che il mercato dei buoni pasto continua incessantemente ad avariarsi – sostiene il direttore Oscar Fusini -. Ci sono operatori che richiedono ancora aumenti delle commissioni. Questo avviene attraverso richieste di nuovi servizi aggiuntivi – che sono in realtà mere procedure per giustificare gli aumenti richiesti – o addirittura senza nemmeno queste richieste paravento».  «Alcuni commercianti – denuncia Fusini – si vedono chiedere commissioni anche del 13%. Stanno vessando gli esercenti e gli sconti fatti ai committenti stanno diminuendo la qualità e il valore reale dei buoni pasto. Il timore è che il Decreto legge che verrà approvato porti in realtà a un ulteriore aggravamento della posizione dei commercianti. Sarebbe necessario che lo Stato ponga limiti fissi oltre i quali non si possa andare». 

«Il problema sono i costi aggiuntivi – spiega Giorgio Beltrami, vicepresidente di Ascom Bergamo e presidente del Gruppo pubblici esercizi orobici -. Le spese operative legate ai ticket sono esagerate: spedire i buoni pasto in posta costa 6/7 euro a spedizione, se ci si rivolge in banca la spesa sale ancora. Così spesso si accetta di pagare una percentuale in più per semplificare la spedizione e accelerare i tempi dei rimborsi». «In un momento in cui gli operatori si fanno concorrenza abbassando i prezzi, l”aumento dei costi del buono pasto si traduce inevitabilmente nel peggioramento della qualità del servizio e del prodotto. La soluzione sarebbero i pagamenti elettronici – auspica Beltrami -. Serve un pos unico, che legga tutti i ticket. In questo modo anche i rimborsi sarebbero più veloci. Oggi invece i tempi sono lunghi e se si sbaglia un dettaglio nella procedura di richiesta si allungano ancora di più».