Betti: «Costi e burocrazia
stanno soffocando l’apprendistato» 

Ogni mese le imprese del terziario confermano gli apprendisti con 3 mila contratti a tempo indeterminato e per ogni 100 cessazioni 52 conferme fanno da positivo contraltare. In rapporto ai dipendenti tra 15 e 39 anni la percentuale di apprendisti è del 10% nel commercio, dato che sale ad oltre il 14% se rapportato alla fascia di età che va dai 15 ai 34 anni. Grazie ai contratti a tempo indeterminato e all’apprendistato, nel terzo trimestre 2013 il saldo tra nuove assunzioni e cessazioni è tornato positivo. Sono questi alcuni dati emersi nell’ambito del  convegno  dal titolo “Rapporto annuale sul mercato del Lavoro e Presentazione del Rapporto sull’apprendistato”  che a Roma settimana scorsa, 22 gennaio, ha visto la partecipazione in Confcommercio del Ministro del Lavoro Enrico Giovannini e dei presidenti delle Commissioni Lavoro del Senato e della Camera, Maurizio Sacconi e Cesare Damiano. Confcommercio in questa occasione ha chiesto regole più semplici per migliorare l’ apprendistato, un contratto, come sottolineato dal presidente Carlo Sangalli, che “rappresenta un investimento sia per la parte datoriale che per il dipendente, ma va reso libero da vincoli troppo stringenti”. Se tutti si sono trovati  d’accordo sulla necessità di incrementare l’utilizzo del contratto, ma restano ad appesantirlo vecchi e nuovi oneri gravosi per le imprese, dal contributo per il fondo di solidarietà  imposto dalla Legge di Stabilità , al contributo Aspi,  a quello – il più oneroso – per il  licenziamento e la mancata conferma al termine dell’apprendistato. Il contratto è strategico ma è soffocato da un eccesso di burocrazia che tarpa un vero e proprio  decollo dell’apprendistato che anche l’Ocse raccomanda di agevolare.
L’apprendistato  a Bergamo.
Burocrazia e costi aggiuntivi, sommati alla crisi, frenano il ricorso all’apprendistato. I visti di conformità dell’apprendistato rilasciati dagli Enti Bilaterali del Commercio, del Turismo e dei Servizi evidenziano un calo negli ultimi anni. Le imprese del commercio e dei servizi  hanno avuto il via libera all’ingresso in azienda di under 29 per 421 posizioni nel 2013, contro le 526 del 2012. Il calo si evidenzia anche nel comparto alberghiero e dei pubblici esercizi: nel 2013 l’Ente ha rilasciato 181 visti, contro i 274 del 2012.
Enrico Betti, responsabile dell’Area Lavoro Ascom, ribadisce la necessità di rilanciare il contratto che resta l’unica porta d’accesso al lavoro per i più giovani. “ L’apprendistato è un contratto importante che impiega il  10-12% dei giovani, ma va valorizzato. In primo luogo vanno riviste le semplificazioni legate all’accesso del contratto – spiega -. Bisogna incentivare il ricorso all’apprendistato e non appesantirlo come ha fatto la Riforma Fornero, a partire dal contributo per il licenziamento. Un onere pesante e illegittimo per un contratto con libertà di risoluzione per entrambe le parti, a torto paragonato ad un licenziamento con più di 1.400 euro di costi aggiuntivi per ogni apprendista. Un provvedimento assurdo per altro, dato che per l’80% i contratti di apprendistato vengono trasformati in contratti a tempo indeterminato”. L’apprendistato va rilanciato perché dà la possibilità di un effettivo e proficuo scambio tra formazione in azienda e formazione lavorativa.” E’ una vera e propria porta d’accesso al mondo del lavoro per i più giovani, l’unica opzione contrattuale dopo la cancellazione del contratto di inserimento lavorativo ad opera della Riforma Fornero”. Invece di decollare il contratto è gravato di oneri e vincoli normativi: “L’apprendistato resta il contratto di maggior peso per il comparto del terziario, ma in linea con l’andamento nazionale, anche a Bergamo diminuisce il ricorso anche a questa forma contrattuale. Il calo è imputabile in gran parte alla crisi. In questo momento le assunzioni sono al palo tra contrazione dei consumi e problematiche normative”. Betti sottolinea anche la potenzialità dell’apprendistato esteso – come avviene del resto in altri Paesi a partire dal programma “Apprenticeship for adults” nel Regno Unito-  ai meno giovani, anche con specifici progetti e  non manca di esprimere le richieste delle imprese per una sua più larga applicazione: “Bisogna abbattere i costi e rendere questo contratto fruibile anche per chi ha più di 29 anni. La formazione deve continuare ad essere gestibile e certificabile in ambito lavorativo senza i vincoli delle lezioni in aula. Ora la speranza è che la nuova Riforma del Lavoro non tocchi l’apprendistato come istituzione e ripristini i contratti di inserimento lavorativo cancellati dalla Riforma Fornero”.