Bergamo, nuovo crollo
della produzione

Segnali negativi per l’economia bergamasca. La Congiuntura economica, resa nota dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Bergamo, evidenzia che nei primi tre mesi del nuovo anno tutti i settori registrano una pensante caduta in termini di produzione, vendite, occupazione e consumi. I risultati confermano che la recessione continua: la produzione dell’industria bergamasca perde 2,3 punti nel trimestre e 4,5 punti rispetto al corrispondente periodo di un anno fa; nell’artigianato manifatturiero la caduta è ancora più pesante e sfiora i 10 punti nel trimestre e 7 nel confronto tendenziale; nel commercio il giro d’affari è in calo del 6,2% su base annua.
Le vendite dell’industria bergamasca sono in calo nei primi tre mesi dell’anno e, per la prima volta, la flessione del fatturato dall’estero è più marcata rispetto al fatturato interno, quest’ultimo in fase negativa da diversi trimestri. Gli ordini dal mercato nazionale continuano a calare ma anche la dinamica degli ordini esteri è in rallentamento a Bergamo su base trimestrale (e in flessione netta nel dato medio lombardo) e ben al di sotto dei livelli di un anno fa.
«Quel che sembra profilarsi nei dati dell’indagine – afferma Paolo Malvestiti, presidente di Camera di Commercio – è un’attenuazione recente del contributo proveniente dai mercati internazionali e in specifico da quello europeo. L’area Euro nel suo complesso è in recessione e la situazione critica dei paesi dell’Europa mediterranea indebolisce l’interscambio commerciale e l’attività produttiva dei Paesi del Nord Europa. La stessa Germania, partner principale per molte aziende lombarde e bergamasche, sta registrando negli ultimi mesi un deterioramento dell’indice di fiducia delle imprese». Secondo il presidente causa di questa pesante flessione è dovuta anche alla difficile situazione politica che ha attraversato il Paese: «Alle conseguenze delle politiche di austerity adottate simultaneamente nei Paesi dell’eurozona e alle prospettive di stagnazione dell’economia europea si sono poi aggiunti, in misura difficilmente determinabile, gli effetti di un prolungato periodo di vuoto politico e istituzionale per il nostro Paese che non hanno certo contributo ad accrescere la fiducia di imprese e consumatori o ad incentivare investimenti e consumi».
Nell’industria spingono a limare al ribasso i prezzi dei prodotti finiti le difficoltà di mercato e il tendenziale rientro delle quotazioni delle materie prime.
Anche l’occupazione diminuisce, nonostante i primi tre mesi dell’anno siano un periodo stagionalmente propizio per le nuove assunzioni, e l’utilizzo effettivo della Cassa integrazione aumenta sia nell’industria che nell’artigianato.
«Le prospettive prevalentemente negative sul prossimo trimestre, le difficoltà sul versante occupazionale e la compressione del reddito disponibile – commenta Malvestiti – continuano a deprimere i consumi»
Il commercio al dettaglio risente pesantemente della situazione: il giro d’affari è in calo a Bergamo su base annua del 6,2 per cento (e del tutto simile è il dato dell’intera Lombardia): -9,3 per cento nel comparto alimentare, -9,5 per cento nel non alimentare e -2,2 per cento nel commercio non specializzato. Il 60 per cento delle imprese che vendono al dettaglio accusa perdite importanti di fatturato. E gli addetti del commercio bergamasco calano, anche se meno rispetto al dato medio regionale.
Il fatturato medio nei servizi è in calo su base annua del 4,2 per cento, poco meno rispetto al dato medio regionale, ma con una flessione superiore ai 10 punti nei servizi alle persone, cali di oltre 4 punti per i servizi di ristorazione e i servizi alle imprese e una più moderata riduzione, inferiore ai 2 punti percentuali, nel commercio all’ingrosso. Spunto positivo per l’occupazione che cresce nei servizi a Bergamo nonostante un complessivo arretramento a livello regionale.
Infine nell’edilizia il giro d’affari resta molto negativo (-7,8 su base annua) anche se non in peggioramento. Peggiorano però le aspettative delle imprese.