Bergamo e i mercati esteri,
«sapere l’inglese non basta più» 

Per tenersi in allenamento, Geakoinè organizza appuntamenti allegri e informali, come gli aperitivi in lingua

Nella nostra provincia l’effetto del turismo si fa evidente con una crescita di richieste di traduzioni di menù, non solo in inglese, ma in qualche caso perfino in russo e cinese. Le aziende, multinazionali in testa, investono meno nella formazione, tagliando i budget destinati a corsi in lingua, ma non rinunciano a proposte innovative che puntano a ridurre le distanze e rafforzare lo spirito di gruppo in piccoli team di lavoro separati da chilometri di distanza. Non mancano corsi per essere sempre all’altezza della situazione in ogni contesto, rispettando ogni cultura diversa, sfruttando con furbizia sul fronte commerciale la conoscenza di “vizi e virtù” di ogni Paese. Perché sapere l’inglese non basta se non lo si sa utilizzare in modo interculturale. Per mettere alla prova la propria padronanza della lingua straniera – dall’inglese al francese, dal tedesco al cinese – senza i patemi di esami e test, da diversi anni in città si svolge al prezzo democratico di un aperitivo “Bryndiamo in lingua”, che torna anche quest’anno con l’arrivo della primavera. Quanto alle lingue del futuro, Peter Anderson, di Anderson House, continua a sostenere come sempre – e i fatti gli danno ragione – l’inglese, ma invita a buttarsi sul portoghese, vera e propria lingua emergente. «Per imparare il cinese, invece – spegne ogni speranza di facili risultati – serve una vera e propria vocazione e tanta, tantissima dedizione». Ecco alcune tendenze che emergono in una Bergamasca sempre più internazionale – ma non troppo visto che, come nel resto del Paese la nostra padronanza delle lingue straniere lascia alquanto a desiderare – salvata da un vero e proprio disastro dall’export e chiamata a cogliere la sfida dell’accoglienza degli stranieri grazie all’effetto-Orio.

Anderson House
«La nuova frontiera è relazionale e interculturale»

Anderson House di Curno, scuola d’inglese fondata da Peter Anderson nel 1996 dopo un’esperienza di vent’anni d’insegnamento, rappresenta un punto di riferimento per aziende e privati per l’apprendimento di una lingua straniera: «Negli ultimi 4-5 anni le aziende hanno ridotto drasticamente il budget e sia i corsi collettivi che quelli individuali sono in calo – racconta Anderson – . Non manca invece chi investe un periodo, ahimè, di cassa integrazione o congedo forzato dal lavoro per lo studio di una lingua straniera. Cresce la richiesta di certificati di lingua inglese, specialmente da parte delle scuole, oltre che in ambito accademico. Ora il primo certificato d’inglese Cambridge si conquista alle elementari, con il “Young Learners English” con tre primi “attestati” con tanto di scudetto, senza ovviamente esami e valutazioni, dagli “starters” ai “movers” ai “flyers”». Le nuove frontiere della lingua sono relazionali: «Sono sempre più richiesti da parte di aziende multinazionali corsi per sviluppare lo spirito di gruppo tra team internazionali, che lavorano insieme a distanza tutti i giorni senza essersi mai incontrati. Si lavora così sullo sviluppo delle “soft skills”, ovvero di quelle componenti più emotive ed empatiche, fondamentali per rafforzare piccoli gruppi di lavoro». In un mondo sempre più globalizzato sapere l’inglese non basta: «Bisogna saper usare la lingua in modo interculturale. Le aziende che intendano rafforzare l’export e le proprie quotazioni internazionali investono in corsi manageriali atti a migliorare l’uso dell’inglese in culture e contesti diversi, puntando così sulle componenti che in ogni contesto hanno un aspetto dominante, la puntualità ad una certa latitudine, le relazioni in un'altra cultura». Quanto al dominio delle lingue straniere, l’inglese non sente scricchiolare il suo impero: «Nessun’altra lingua ha un mercato e richieste come l’inglese. Sono in crescita i corsi di italiano per stranieri e non manca qualche richiesta di corsi in russo. Abbiamo cercato di lanciare un corso di cinese, ma resta una lingua per pochi. Imparare il cinese è una sorta di vocazione: l’impegno richiesto è elevatissimo. Anche l’arabo richiede uno studio che non è per tutti». Un consiglio ai giovani e a chi vuole apprendere una lingua straniera? «Senza dubbio raggiungere il prima possibile il più elevato grado stabilito su scala europea della lingua inglese (C1 o meglio C2) e poi conoscere una seconda lingua, come lo spagnolo. Interessante imparare il portoghese brasiliano, una lingua emergente che anche nei prossimi vent’anni, secondo autorevoli previsioni, sarà in forte crescita».

Geakoinè
«Le traduzioni di russo, arabo, cinese e giapponese non sono più rarità»

La richiesta e la voglia di apprendere lingue straniere, inglese in testa, non è mai stata così forte. «La difficile situazione spinge ad investire ulteriormente in formazione per qualificarsi maggiormente da un punto di vista professionale e proporsi sul mercato del lavoro anche a livello internazionale» sottolinea Maria Teresa Lodi, fondatrice di Geakoinè, società specializzata nelle traduzioni professionali e consigliere del neonato Gruppo Ascom Terziario Donna. L’effetto dell’export che sta in larga misura salvando i bilanci delle nostre imprese, specialmente verso nuovi mercati, è evidente dalle richieste di traduzioni: «Stiamo traducendo da diversi anni in trenta lingue diverse. Le richieste di traduzioni in arabo e cinese non sono ormai più degli eventi sporadici. I campi sono i più diversi, da libretti d’istruzione prodotti in ambito tecnico ad altri prodotti industriali, dalle società commerciali agli studi notarili per joint-venture alle multinazionali». L’effetto Orio si fa sentire sia in città che in provincia: «Dal piccolo ristorante al grande locale la richiesta di traduzioni di menù in tutte le lingue è continuata a crescere negli ultimi anni. Tradurre in russo, ma anche in giapponese, spagnolo e portoghese è piuttosto frequente. E non si stanno muovendo solo i pubblici esercizi in Città Alta, ma anche in provincia e nei piccoli comuni. La scelta di una traduzione professionale arriva spesso dopo essersi affidati al fai da te o all’amico dell’amico fresco di studi universitari e magari dopo essere incappati in qualche errore marchiano». Se il turismo congressuale e le traduzioni in occasione di convegni sono in calo, le aziende aprono sempre più spesso le porte di “casa” a partner commerciali stranieri: «Sono in crescita le richieste di traduttori in occasione di visite in azienda da parte di delegazioni straniere. Ci vengono richiesti servizi di traduzione ed interpretariato di uno o più giorni; un’assistenza in diverse lingue dal cinese al giapponese, dal turco al portoghese».
E per chi non vuole chiudere nel cassetto l’attestato di conoscenza delle lingue straniere, da ormai diversi anni Geakoinè organizza l’appuntamento informale “Bryndiamo in lingua” – anche quest’anno nello Spazio giovanile Edonè a Redona – che al prezzo di un aperitivo offre la possibilità di rinfrescare la lingua tra due chiacchiere informali ed un bicchiere con docenti madrelingua: «Volevamo affiancare all'uso professionale delle lingue un approccio ludico, originale e spiritoso per fare in modo che le lingue straniere non fossero più viste come un muro, ma come un'opportunità e permettere di allenarsi a parlarle attraverso un'iniziativa divertente. Bryndiamo in lingua offre la possibilità di uscire al termine di una giornata di lavoro e di trascorrere una serata diversa, con vecchi o con nuovi amici chiacchierando del più e del meno in inglese, francese, tedesco, spagnolo e su richiesta anche in cinese».