Ascom, al via un pacchetto di convenzioni per i Pos dedicato ai i soci

pos carta di creditoAscom Confcommercio Bergamo sta lavorando su un pacchetto di convenzioni dedicate agli incassi elettronici e all’installazione dei Pos con le principali banche del territorio e ai sistemi di pagamento Satispay e Sun Up. Le proposte saranno presentate a gennaio 2018. Tra gli accordi, rientra quello siglato nei giorni scorsi con UBI Banca, che propone condizioni di favore per gli esercizi commerciali associati che decidono di attivare il servizio Pos.
L’intesa riguarda Pos tradizionale, Gsm e Mobile Pos. In tutti i casi è previsto un’annualità di gratuità del canone e commissioni di favore e differenziate in base alle tipologie di carte utilizzate nelle transazioni.
“Le proposte Ascom per installazione Pos e circuiti elettronici sono una risposta ad un bisogno effettivo di molti piccoli commercianti– afferma Paolo Malvestiti, presidente Ascom Confcommercio Bergamo–. L’utilizzo della carte elettronica è in continuo aumento e il nostro compito come associazione è quello di tentare di calmierare i costi, stringendo accordi con il sistema bancario locale. Le convenzioni con UBI Banca vanno in questa direzione,così come quelle che presenteremo a gennaio e che riguarderanno i nuovi sistemi di pagamento. In particolare, l’intesa raggiunta con UBI Banca recepisce in anticipo l’adeguamento delle commissioni che sarà obbligatorio per legge”.
“L’intesa raggiunta con Ascom- dichiara Luca Gotti, Responsabile della Macro Area Territoriale Bergamo e Lombardia Ovest- va nella direzione di sostenere e facilitare l’attività degli associati Ascom nostri clienti che, nell’adeguarsi ai provvedimenti legislativi in materia, dovranno dotarsi del servizio incasso POS, uno strumento oggi indispensabile e a traino dei consumi, migliorando nel contempo la sicurezza”.
Oscar Fusini, direttore Ascom Confcommercio Bergamo, non manca di sottolineare le criticità che l’obbligo di adozione del Pos porta con sé: “A preoccupare non sono tanto le sanzioni previste dalla normativa, quanto la loro applicazione indiscriminata. Il provvedimento non fa differenza tra chi il POS se lo può permettere e chi no. Si dimentica che nel pagamento elettronico lo Stato non ci mette nulla, mentre banche e circuiti ci guadagnano e l’unico a pagare è chi accetta la carta”.
La direzione dei pagamenti del resto è ben evidenziata dai numeri ufficiali che parlano di una crescita verticale del numero dei POS nei punti vendita e negli studi dei professionisti, oltre che dell’utilizzo sempre maggiore delle carte, che sostituiscono gli altri strumenti di pagamento e per importi medi sempre più piccoli. “Non serve quindi intervenire in maniera drastica con un provvedimento sanzionatorio, anche perché i commercianti accettano già le carte di pagamento, in tutti i casi in cui avere un Pos è sostenibile e risponde a una reale esigenza della clientela” continua Fusini, che rimarca come l’accettazione dei pagamenti elettronici per piccoli importi comportiun aggravio dei costi e un allungamento dei tempi di pagamento. “Basti pensare ai tabaccai per i generi di monopoli e ai carburanti, dove chi incassa lo fa in grandissima misura per lo Stato stesso. O dove addirittura, come nel caso di alcuni rifugi alpini, non c’è nemmeno linea telefonica. Non serve nemmeno come misura anti-evasione, perché l’evasione è consensuale tra chi vende e chi compra” conclude Fusini.
Quanto ai numeri, dal numero di abitanti e di imprese, Ascom stima che nella nostra provincia ci siano tra i 45 mila e i 47 mila POS attivi ( dato complessivo, inclusa la grande distribuzione organizzata). La crescita negli ultimi 4 anni dall’entrata in vigore dell’obbligo del POS è del 30% circa; si contano infatti 11 mila nuovi POS. Il dato nazionale di crescita rileva un + 42% ed è più alto rispetto a quello bergamasco, in quanto nella nostra provincia già quattro anni fa il numero di Pos era elevato, superiore alla media nazionale. Nel più stretto mondo del commercio, Ascom stima la presenza di quasi 10.500 imprese con POS: 1 ogni 2 esercizi (dato che il totale delle imprese è di 24.700). Il numero sale sensibilmente conteggiando i molteplici terminali della GDO. Risultano attrezzati per i pagamenti elettronici pressoché al 100% i settori del turismo, della ristorazione, la GDO, le gioiellerie, i negozi di mobili e arredo e quelli di abbigliamento e calzature. Coperti nella media di un’impresa ogni tre (il 30% circa) i settori tradizionali dell’alimentare al dettaglio e dell’ambulantato. La più bassa copertura, pari a circa il 10%, si rileva tra gli agenti di commercio e immobiliari, le edicole, i fioristi e i professionisti.
Il dato nazionale, come emerge dall’ultimo Rapporto di Banca d’Italia sui pagamenti (al III trimestre 2017) il numero delle carte di credito attive in Italia è di 13.627.000 ed è sceso dal 2010 al 2016 di 999.000 -6,8%; mentre le carte di debito (Bancomat) sono salite fino a 54.622.000 nello stesso periodo con un aumento di 17.270.000 + 46,2%. Anche le carte prepagate sono aumentate, raggiungendo quota 26.422.000, + 113,7%. Il numero dei POS in Italia è salito dal 2010 al 2016 del 50,8% raggiungendo il numero di 2.180.028 nonostante la riduzione del numero di punti vendita al dettaglio.
Secondo le statistiche di Banca d’Italia al III° trimestre 2017, in 3 anni, le operazioni con carte di debito (bancomat) sono salite del 38,3% per quanto riguarda il numero e del 28,39% per valore con una spesa media stimata da 63,30 a 58,70 euro per operazione segnale che il bancomat viene utilizzato per pagare importi di valore minore.
Le operazioni con carte di credito sono cresciute dal 2010 al 2016 del 37,3% per numero e dell’11,43% per valore complessivo con una stima del valore medio di acquisto di 75,40 euro contro i 92,90, segnale anche questo che le carte si usano per pagare importi di valore unitario minore.