Albergatori, «sulla lotta all’abusivismo
non abbassiamo la guardia»

Confermato alla guida degli Albergatori Ascom, Giovanni Zambonelli chiude un quadriennio «particolarmente impegnativo» ed apre un nuovo mandato – il suo terzo -, rilanciando su un tema che non ha ancora visto una soluzione, il diffondersi di strutture di accoglienza abusive, su cui annuncia un imminente “ritorno alla carica” dell’associazione.
Titolare, con il fratello Corrado, del Best Western Cappello d’Oro di Bergamo e del Best Western Hotel Monza Brianza Palace, ha 53 anni e fa parte del Consiglio direttivo dell’Ascom e del Consiglio di amministrazione della cooperativa di garanzia Fogalco. «È la crisi più pesante e più lunga che mi sia capitato di attraversare in 33 anni di attività – esordisce – e non se ne vede la fine. Ma, come se non bastassero queste difficoltà, dobbiamo affrontare anche una serie di ulteriori problemi, a cominciare dal persistente fenomeno dell’abusivismo». «Abbiamo sollevato la questione in città – ricorda -, presentando un dossier prima all’amministrazione Bruni, poi a quella guidata da Tentorio ma, indipendentemente dal colore politico, le risposte non sono arrivate». L’allarme degli albergatori riguarda strutture, quali bed & breakfast, affittacamere e case vacanza, non registrate regolarmente o che prestano servizi diversi da quelli previsti dalle normative, ad esempio offrono più posti letto di quelli fissati per l’accoglienza familiare o, se si tratta di case vacanza, affittano per periodi più brevi di una settimana. «Il campionario delle irregolarità – spiega Zambonelli – è amplissimo. Ed il paradosso è che basta fare qualche ricerca in Internet per imbattersi ben presto in qualche caso per lo meno sospetto».
Ma non  è – tiene a precisare – una guerra ai bed and breakfast, «le attività regolari fanno parte della nostra “famiglia”, rappresentano un settore dell’offerta turistica e sono con noi nel cercare di combattere l’illegalità. Sul tema si è formato un gruppo coeso e all’orizzonte c’è un nuovo dossier “a prova di vie di fuga” – anticipa –, che cercherà cioè di presentare nei dettagli il fenomeno perché possa essere finalmente arginato, ed altre iniziative che, se daranno frutti, estenderemo in provincia».       
Rimanendo in città, Zambonelli non manca di evidenziare la tegola rappresentata dalla tassa di soggiorno. «Dopo un confronto serrato con il Comune – evidenzia – siamo riusciti ad ottenere una riduzione di 50 centesimi ed anche così l’importo è maggiore che a Roma! Oltre a gravare sul prezzo del soggiorno, la tassa ha appesantito gli adempimenti e ci rende pure responsabili nel caso qualche cliente non la paghi, nel frattempo però siamo ancora in attesa di essere convocati per capire come viene speso il gettito dell’imposta…».     
Più volte ritorna nelle sue parole la scarsa attenzione da parte delle istituzioni.  «Ben prima che si innescasse la crisi – evidenzia – ho cominciato a sostenere che si stavano aprendo troppi alberghi rispetto alla domanda. È stata una bolla gonfiata dalla speculazione immobiliare e non governata dai Comuni, più interessati ad incassare gli oneri di urbanizzazione. Oggi cominciamo a contare gli alberghi che chiudono e la tendenza è destinata a proseguire, con danni al territorio restituiti in forma esponenziale. L’ho “predicato” con fatica per anni, così come non ho mai mancato, in ogni occasione possibile, di chiedere aiuti per la ricettività in montagna, dove resistere è un’impresa da eroi, ma anche in questo caso la politica è stata sorda. Il turismo, purtroppo, continua ad essere un bel concetto che dà lustro ai discorsi più che una strategia».
E per gli imprenditori, nell’attuale congiuntura, è difficile pensare al futuro. «Si può dire che viviamo alla giornata – rimarca Zambonelli -. Andiamo avanti perché ci crediamo ed abbiamo passione per quello che facciamo. Vorrei comunque ricordare ai colleghi che abbiamo a disposizione l’importante supporto della cooperativa di garanzia Fogalco, che può davvero essere d’aiuto per chi ha l’intenzione o la necessità di fare investimenti. Perché non si riesce a fare impresa se non si garantiscono certi standard o non ci si adegua».