Saldi estivi, in città e nelle località turistiche dati sopra la media nazionale

Dalle prime rilevazioni di Ascom Confcommercio Bergamo, l’incremento registrato nei due mesi è del 5% rispetto al 2021

La stagione dei saldi estivi si conclude oggi, martedì 30 agosto dopo 60 giorni di calendario dalla partenza del 2 luglio 2022. Dalle prime rilevazioni fatte da Ascom Confcommercio Bergamo, l’incremento registrato nei due mesi di saldi è del 5% rispetto al 2021. Il dato è depurato dal segno molto positivo registrato dai settori della ristorazione, presente in molti osservatori nazionali e locali e che ha contribuito a raddoppiare a circa il 10% l’incremento dei consumi registrato nei mesi di luglio ed agosto.

Per abbigliamento, calzature e articoli sportivi, dopo un avvio meno eclatante rispetto agli anni scorsi, le vendite sono proseguite anche nella seconda metà di luglio ed a agosto. Il segno positivo bergamasco supera inoltre un peggioramento rilevato da Federmoda a livello nazionale, riscontrato in un – 10% a luglio. A livello nazionale si è in attesa dei dati di agosto, che difficilmente ribalteranno una tendenza che non ha premiato le vendite di fine stagione in generale nella penisola.
A trascinare il segno positivo a Bergamo sono stati la città, i luoghi turistici delle valli e dei laghi ed i centri commerciali. Un fattore positivo è stato il turismo, almeno per le località che ne hanno beneficiato, facendo registrare presenze superiori agli anni prima della pandemia.

«Anche se la media conferma un incremento del 5% rispetto alla stagione dei saldi estivi 2021, la situazione non è stata favorevole per tutti – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Non mancano infatti imprese, poco meno della metà, che hanno registrato segni negativi rispetto all’estate 2021. Sono soprattutto i negozi posti nei centri urbani dei comuni di più piccola dimensione e con assenza di turismo. L’anno boom delle vacanze, anche dei bergamaschi, ha favorito le ferie delle famiglie, almeno quelle con la possibilità economica, erodendo le vendite dei negozi vocati alla clientela più locale».

Con la chiusura dei saldi si inaugura ufficialmente la stagione autunnale che parte con i buoni risultati dell’estate e con molte preoccupazioni, a partire dal caro energia che sta mettendo in grave difficoltà le imprese di ogni settore ed anche del terziario. Nel commercio la situazione peserà il doppio non solo per l’aggravio dei costi per i negozi, ma anche per la riduzione della possibilità di spesa dei consumatori.


Indagine sulla chiusure per ferie ad agosto

Attività aperte al 100% in città alta e nelle zone turistiche. Nelle restanti zone della città e provincia chiudono per ferie il 50% dei negozi e il 40% di bar e ristoranti

Alla vigilia della partenza per le vacanze di tanti bergamaschi anche i negozi di città e provincia si concedono qualche giorno di ferie. Secondo l’indagine condotta da Ascom Confcommercio Bergamo il 50% delle attività commerciali e il 40% di bar e ristoranti di Bergamo e provincia – escluse le zone turistiche e città alta –  chiuderanno per ferie nelle settimane centrali di agosto.

In città alta rimarrà aperto il 100% delle attività di ristorazione e del turismo e il 90% delle attività commerciali. Nel centralissimo di città bassa l’80% delle attività di ristorazione e dell’ospitalità restarono aperte ad agosto, così come resterà tutto aperto nelle valli bergamasche e nei laghi, pronti per la stagione estiva.

Il momento di massima chiusura si concentrerà nei giorni 14 e 15 agosto e in generale nella decade che andrà da domenica 14 a martedì 23 agosto. La chiusura media sarà di circa 7 giorni, con punte di 10-14 giorni. Qualcuno si godrà le due settimane che andranno da sabato 14 a venerdì 26 agosto, festa del patrono di Bergamo.

«Quest’anno, secondo le nostre previsioni, si confermerà il trend registrato a partire dal 2020 – spiega Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo-. Gli esercizi commerciali che chiuderanno in agosto saranno maggiori rispetto al periodo pre-pandemia, dove le ferie erano distribuite su altri mesi. Il settore della ristorazione si fermerà invece a settembre. I fattori che quest’anno incidono di più sulla decisione di chiudere ad agosto, anziché in altri mesi, sono le assenze registrate per Covid e la difficoltà a reclutare personale, che ha costretto in molti casi a rinunciare alle ferie del titolare e degli altri collaboratori. Qualcuno ha chiuso per una settimana a giugno o luglio, ma la stragrande maggioranza si concederà qualche giorno a ridosso di ferragosto. Il commercio viene da mesi massacranti per molte ragioni ed esiste da un lato la necessità di continuare la stagione di recupero delle vendite dopo le perdite della pandemia, peraltro con la preoccupazione per l’autunno, e dall’altro il bisogno di concedersi il meritato riposo oltre che smaltire le ferie del personale, che gravano sui costi».


Cambiano le regole sulle forniture nella filiera alimentare

Il Decreto legislativo 198/2021 rivede termini di pagamento e obbliga a contratti in forma scritta. Approfondimento in Ascom il 14 settembre

Il Decreto legislativo 198/2021 sulle Pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare, entrato in vigore quasi in sordina il 15 giugno, sta destando grande preoccupazione tra commercianti e pubblici esercizi. La norma ridefinisce le relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli e alimentari, superando l’articolo 62 del Dl 1/2012. La nuova disciplina porta con sé importanti e sostanziali novità nei rapporti commerciali e di fornitura, dall’obbligo di redarre contratti di cessione in forma scritta della durata di almeno 12 mesi, ai termini perentori di pagamento fissati a 30 giorni dalla fornitura per i prodotti deperibili e a 60 giorni per quelli non deperibili. A suscitare particolare timore anche il regime sanzionatorio, con multe estremamente pesanti che vanno dai 2mila ai 30mila euro a seconda della violazione.

Questa legge porta con sè un ulteriore appesantimento degli adempimenti amministrativi a carico delle aziende- sottolinea Giampietro Rota, presidente del Gruppo Grossisti Vini e bevande Ascom Confcommercio Bergamo-. Il provvedimento è già legge, ma mancano oltre all’informazione alle aziende, l’interpretazione autentica e le norme di attuazione: le imprese brancolano nel buio”.

La norma ha risvolti finanziari preoccupanti perché obbliga ad accorciare sensibilmente i termini di pagamento in settori, dal piccolo commercio ai pubblici esercizi, che stanno iniziando ora a vedere un minimo di ripresa dopo due anni da dimenticare– sottolinea il direttore Ascom Confcommercio Bergamo Oscar Fusini– . La legge, pur lodevole nei suoi obiettivi in attuazione della direttiva comunitaria a tutela dei piccoli produttori, sta paradossalmente andando a colpire altre piccole attività e imprese familiari della filiera, dai commercianti, ai bar e ristoranti”.

Al fine di informare e fare chiarezza sul tema e sulla normativa, rispetto a cui Confcommercio non ha mancato di sottoporre diverse criticità, Ascom Confcommercio Bergamo sta cercando di fornire prime importanti indicazioni agli operatori. E, al fine di approfondire nei dettagli il contenuto della normativa ha organizzato per il 14 settembre alle ore 15 un incontro esplicativo con Roberto Cerminara, responsabile del settore Commercio e Legislazione di Confcommercio Imprese per l’Italia.

La norma coinvolge nella nostra provincia oltre 10mila imprese, di cui 4654 dettaglianti alimentari, 2921 bar e pubblici esercizi, 1733 ristoranti, 547 grossisti della filiera alimentare e 333 alberghi.

Le principali novità della norma

Il decreto legislativo si applica alle cessioni di prodotti agricoli e alimentari, eseguite da fornitori che siano stabiliti nel territorio nazionale, indipendentemente dal fatturato, ma non riguarda i contratti di cessione conclusi tra fornitori e consumatori. I contratti di cessione devono essere redatti in forma scritta e devono rispettare i principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni. L’atto scritto deve essere stipulato prima della consegna dei prodotti ceduti ed indicare la durata, le quantità e le caratteristiche del prodotto venduto, il prezzo, che può essere fisso o determinabile.

Sulla base di criteri stabiliti nel contratto, le modalità di consegna e di pagamento. L’obbligo della forma scritta può essere assolto, anche, con alcune forme equipollenti quali: documenti di trasporto o di consegna, fatture, ordini di acquisto con i quali l’acquirente commissiona la consegna dei prodotti a condizione che gli elementi contrattuali sopra indicati siano, comunque, concordati tra acquirente e fornitore mediante un accordo quadro.

La durata dei contratti di cessione non deve essere inferiore a dodici mesi, salvo deroga motivata. L’obbligo di durata annuale non si applica ai contratti di cessione nel settore della somministrazione di alimenti e bevande (ristoranti, bar e altri pubblici esercizi).

Per i prodotti agricoli e alimentari deperibili, il pagamento non può avvenire oltre i 30 giorni dal termine del periodo di consegna, che diventano 60 per i prodotti non deperibili.

Non è possibile annullare, da parte dell’acquirente, ordini di prodotti agricoli e alimentari deperibili con un preavviso inferiore a 30 giorni.

La vendita sottocosto dei prodotti agricoli e alimentari freschi e deperibili, è consentita solo nel caso di prodotto invenduto a rischio di deperibilità, oppure, nel caso di operazioni commerciali programmate e concordate con il fornitore in forma scritta.

I controlli saranno svolti da un nuovo organo: l’ICQRF, che può avvalersi dell’Arma dei Carabinieri e, in particolare, del Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare, oltre che della Guardia di finanza.

Le sanzioni sono pesanti e vanno dai 2000 euro ai 30 mila euro a seconda della violazione e del fatturato dell’impresa.