Saldi, avvio al rallentatore. Acquisti giù del 10%

saldiPrimo fine settimana tiepido per i saldi estivi nella Bergamasca: le prime giornate hanno registrato una tendenza negativa rispetto all’anno scorso. Secondo le stime di Ascom Bergamo Confcommercio gli acquisti sono stati del 10% in meno, con punte negative anche del 12-15%, e uno scontrino medio intorno ai 90 euro.

Il presidente Paolo Malvestiti parla di debutto sottotono: «In generale si sono registrate performance in leggera diminuzione sul 2016. Le famiglie sono ancora in difficoltà e questo si vede anche dal valore degli acquisti. Confidiamo nei prossimi fine settimana. Fare un bilancio dei saldi, a pochi giorni dal via, è azzardato. I conti li faremo alla fine. Per il momento è ancora possibile trovare assortimento di capi e taglie e tante occasioni per rinfrescare il guardaroba. Con il procedere delle settimane l’assortimento sarà via via inferiore».

In questi primi giorni chi attendeva di poter comprare l’abito o le scarpe griffate si è fatto avanti subito, ma non si sono viste file davanti ai negozi. I più gettonati sono stati quelli di abbigliamento e calzature, in particolare i punti vendita delle catene “low cost”. Le famiglie hanno preferito le vie dello shopping e i centri commerciali rispetto alle zone semicentrali e periferiche e hanno acquistato soprattutto costumi da bagno, sandali, polo, camicie, abiti leggeri da donna, calzature sportive e pelletteria.

Le migliori opportunità del settore moda si potranno provare ed acquistare nei negozi fino al 30 agosto.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, ogni famiglia spenderà in media per l’acquisto di articoli di abbigliamento e calzature a prezzi ribassati circa 230 euro per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro.


Camera di commercio, «Bergamo può anche puntare a traguardi più elevati»

Camera di CommercioSi è ufficialmente insediata ieri Maria Paola Esposito, nuovo segretario generale della Camera di commercio di Bergamo. Già segretario generale della Camera di commercio di Lodi, la dirigente ha sottolineato a tutti i collaboratori la necessità di una conoscenza reciproca per creare le basi di un buon lavoro di squadra.

I mesi a venire, del resto, saranno particolarmente carichi di sfide per l’intero sistema delle camere di commercio in Italia, chiamate ad attuare la riforma secondo le direttive che si attendono a breve dal Ministero per lo sviluppo economico, dopo la proposta di Unioncamere sottoposta circa un mese fa.

«La Camera di commercio di Bergamo, una delle più dinamiche del Paese e rappresentativa di un ambiente imprenditoriale particolarmente attivo, deve mantenere – ha affermato Maria Paola Esposito – la sua posizione di spicco, ma anche puntare ai traguardi sempre più elevati, dettati da un ambiente in continua e rapida evoluzione».

Per il nuovo segretario generale conoscere le professionalità e i metodi di lavoro della sua nuova Camera di commercio rappresenta una priorità per iniziare a dirigere l’ente bergamasco con l’effervescenza che contraddistingue il suo stile e che è stata una dei motivi che hanno dettato la sua scelta alla guida dell’organizzazione.


Abbraccio delle Mura un anno dopo, on line tutte le foto dei partecipanti

abbraccio delle mura - foto

Un anno fa, il 3 luglio 2016, l’Abbraccio delle Mura portava ben 11.507 persone in Città Alta per circondare con l’abbraccio più grande del mondo il monumento simbolo della città, le mura veneziane, per richiederne il riconoscimento come Patrimonio Unesco.

In quell’occasione Bergamo ottenne il suo primo Guinness World Record per aver dato vita all’abbraccio a staffetta più lungo del mondo, mentre è notizia di qualche giorno fa il riconoscimento del secondo primato per l’abbraccio di coppia più grande della storia con ben 5.730 coppie.

Un record dopo l’altro, che Turismo Bergamo celebra oggi con il lancio di un nuovo sito interamente dedicato all’Abbraccio delle Mura e agli 11.507 partecipanti (www.abbracciodellemura.it/).

L’Abbraccio delle Mura è stato un enorme gesto d’amore verso la città e il territorio, reso possibile dalla partecipazione attiva di oltre 50 Comuni che hanno condiviso da subito l’iniziativa ideata da Comune di Bergamo, Provincia di Bergamo in collaborazione con Turismo Bergamo, Pernice Comunicazione, NTNext con la sponsorizzazione di Esselunga. Tantissimi sono stati gli enti e le associazioni partecipanti, compresa l’Ascom, oltre ai 660 volontari, alle centinaia di persone nel piano della sicurezza (tra Protezione Civile, Polizia Locale e Associazioni dei Carabinieri, della Polizia e i Rangers)-

Il nuovo sito web dedicato all’Abbraccio delle Mura celebra tutte queste persone, con quella che può essere definita la “foto più lunga del mondo” per l’abbraccio più grande della storia. Accedendo al sito, l’utente troverà una mappa interattiva di Città Alta divisa in quattro settori cromatici (blu, giallo, rosso e verde), gli stessi che un anno fa delimitavano la perimetrazione dell’evento.

Cliccando sull’icona della macchina fotografica corrispondente al proprio settore, si aprirà un rullino fotografico composto dagli scatti effettuati il 3 luglio scorso. Ogni partecipante potrà sfogliare la gallery, cercarsi nelle foto e condividerla sui social.

L’intento di Turismo Bergamo è chiaro: ringraziare a uno a uno gli 11.507 partecipanti che potranno ora taggarsi nella foto più grande della storia.

Ora non resta che attendere l’esito dell’Unesco per sapere se le grandi imprese di questi anni e dei suoi cittadini hanno sortito l’esito desiderato. A giorni si saprà infatti se Bergamo otterrà il successo più grande: quello di vedere le Mura veneziane diventare Patrimonio mondiale dell’Umanità.


Turismo, gli Infopoint cambiano pelle. Un bando sostiene l’ammodernamento

infopoint regione lombardia

 

Un nuovo logo, un’immagine coordinata rinnovata e quattro diverse tipologie di uffici. Gli Infopoint turistici in Lombardia cambiano pelle, come ha illustrato l’assessore allo Sviluppo economico Mauro Parolini, al termine della seduta di giunta. «Siamo di fronte a un progetto di rilancio senza precedenti – ha evidenziato -, che prevede l’introduzione di servizi innovativi, l’apertura anche ai privati e, soprattutto, lo stanziamento di fondi per la creazione di nuove strutture e la riqualificazione di quelle esistenti».

«Gli Infopoint – ha dichiarato Parolini – sono la porta d’ingresso alle destinazioni turistiche e, molto spesso, la prima tappa di un percorso dentro la nostra regione, che deve essere contraddistinta da una rinnovata professionalità e ricchezza di informazioni: per questo li vogliamo più moderni, più efficienti e aperti più a lungo, perché qui i turisti devono sentirsi accolti, informati e aiutati».

«Degli oltre 5,3 milioni di euro che abbiamo stanziato – ha spiegato Parolini – più di 4,8 milioni sosterranno un bando che aprirà nelle prossime settimane e che finanzierà, con contributi a fondo perduto fino a 50mila euro, gli investimenti sugli Infopoint di soggetti pubblici e privati in innovazione tecnologica e organizzativa, interventi strutturali e acquisto materiali o apparecchiature tecnologiche, ma anche per l’incremento degli orari di apertura e l’organizzazione di iniziative di promozione in modo di completare il salto di qualità che l’accoglienza turistica in Lombardia sta vivendo».

LE TIPOLOGIE

La rete sarà composta da quattro tipologie di Infopoint: standard, strutture permanenti localizzate presso i Comuni capoluoghi di provincia e nelle principali località turistiche; gate, strutture localizzate negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e presso le infrastrutture stradali e autostradali che intercettano i principali flussi turistici, che offrono servizi aggiuntivi rispetto alle altre tipologie Infopoint; flagship, strutture emblematiche localizzate nelle destinazioni caratterizzate dai principali flussi turistici; diffusi, strutture che integrano la rete al fine di garantire la massima copertura territoriale del servizio turistico e possono avere carattere permanente o temporaneo.

I SERVIZI PRINCIPALI

Informazioni turistiche (eventi, orari e localizzazioni attrazioni, itinerari suggeriti, etc), info 24 ore tramite totem con touch-screen o altre tecnologie interattive; disponibilità di materiale informativo e promozionale del territorio di competenza e di quello regionale (cartine, trasporti, attrazioni, eventi, etc); disponibilità di connettività wi-fi in loco, aperta e gratuita previa registrazione; servizi di prenotazione biglietti musei, trasporti locali, transfer, spettacoli ed eventi in tutta la Regione e vendita biglietti; disponibilità di connettività anche attraverso eventuale vendita sim e noleggio device wi-fi portatili.

Negli Infopoint flag-ship sono inoltre previsti corner per la promozione del territorio e vendita merchandising e prodotti tipici, nel rispetto della normativa vigente, videowall per rappresentazione di video promozionali e postazioni per visione video 3D.

ORARI

Una volta a regime, gli Infopoint standard assicureranno gradualmente orari di apertura al pubblico per non meno di 56 ore settimanali, compresi i giorni festivi. Maggiore
disponibilità dovrà essere assicurata in occasione dei periodi di maggiore afflusso. Per quelli “diffusi” non meno di 36 ore; per le altre tipologie verranno definiti con appositi accordi tra Regione Lombardia e i soggetti gestori.

IL PERSONALE

Gli addetti dovranno possedere il diploma di scuola media superiore e conoscere almeno due lingue straniere, di cui almeno una compresa tra le seguenti: francese, inglese, tedesco e spagnolo. Dovranno inoltre saper operare con gli strumenti informatici e telematici. Sono previsti infine corsi di formazione per l’aggiornamento delle conoscenze sulle risorse e sui servizi turistici.

L’INFOPOINT FLAGSHIP GIÀ OPERATIVO A RHO FIERA MILANO

L’Infopoint si trova all’ingresso della Porta Est della Fiera e occupa uno spazio coperto di oltre 200 metri quadri. Offre informazioni turistiche e orari, notizie su eventi, attrazioni e itinerari suggeriti da personale qualificato durante i giorni di apertura della Fiera per manifestazioni ed esposizioni.

All’interno dello spazio sono disponibili materiali informativi e promozionali ed è possibile fare esperienze di visita in 3D attraverso gli “Oculos e Cardboard”: la Lombardia in Virtual Reality. È inoltre presente un’area lounge, un’area denominata “In Bici #inLombardia”, nella quale è possibile pedalare con due biciclette su rulli accompagnate da monitor che consentiranno di immergersi negli itinerari cicloturistici lombardi, e un’area dedicata al turismo enogastronomico, “#saporeinLombardia”, attraverso la quale conoscere eventi legati al turismo enogastronomico, scoprire le ricette della tradizione e degustare prodotti tipici nel rispetto della normativa vigente.

Infine è prevista anche l’area dedicata a #ilPassaporto della Lombardia: un documento personale per collezionare le proprie esperienze di viaggio in Lombardia da farsi timbrare, per ogni destinazione visitata, proprio presso gli Infopoint e i siti turistici autorizzati.

Ogni area è provvista di Ipad per la consultazione autonoma del visitatore delle informazioni online e degli eventi a tema.


Vedeseta, una giornata alla scoperta delle erbe e dei sapori tipici

mucche al pascolo Val TaleggioPer conoscere un territorio ed i suoi sapori non c’è niente di meglio che “tuffarcisi” dentro, come propone di fare l’Associazione Vedesetattiva domenica 9 luglio. Per valorizzare le piccole produzioni locali, l’organizzazione dagli operatori economici di Vedeseta organizza un’attività all’aperto con il coinvolgimento diretto dei partecipanti nella ricerca e nella scoperta delle erbe spontanee da utilizzare in cucina.

Il programma prevede il ritrovo alle 9.30 nella piazza di Vedeseta, la colazione con latte appena munto e biscotti di Vedeseta e quindi, verso le 10, la partenza per una passeggiata guidata alla ricerca e alla raccolta delle erbe. Il percorso si snoderà nei campi immediatamente adiacenti l’abitato di Vedeseta, lungo un percorso adatto anche ai bambini (ma non ai passeggini). Alle 12.30 sarà possibile gustare una pasta saltata in alcune di queste erbe. Alle 14.30, presso la Porta Ecomuseale, un momento divulgativo nel quale sarà illustrato come utilizzare in cucine le erbe raccolte e quindi suggerimenti, ricette, consigli a cura di Virginio Rota.

Concluderà la giornata una merenda, a base di prodotti locali.

Info: www.facebook.com/vedesetattiva/


Chef stellate: brillano in cucina, meno sui media

donna chef

Se grandi cuochi come Paul Bocuse, Roger Vergè e George Blanc non hanno mai nascosto di dover tutto alle donne, a partire da La Mere Brazier, è duro a tramontare il pregiudizio che quella dello chef sia una carriera prettamente maschile. Un lavoro di sacrificio per un uomo, figuriamoci per una donna, chiamata da sempre a tessere e tenere le fila di equilibri familiari spesso in bilico. E invece, dati alla mano, la cucina italiana si declina al femminile e non solo per tradizione nelle cucine casalinghe dove ancora si spadella (ahimè sempre meno), ma nei ristoranti più blasonati.

Con 45 chef stellate Michelin, l’Italia detiene un vero e proprio record mondiale della “cucina d’autrice”. Sono infatti solo 134 le donne premiate dalla Guida rossa in tutto il mondo. In moltissimi casi sono davvero “Wonder”, da São Paulo in Brasile alla Slovenia. Da Helena Rizzo, architetto ed ex super modella brasiliana, migliore chef al mondo nel 2014, ad Ana Ros, miglior cuoca al mondo in carica World’s 50 Best, nonché ex sciatrice della nazionale jugoslava, laureata in relazioni internazionali, che a Caporetto ha optato per la cucina con relativa disfatta della sua carriera diplomatica.

La maggior parte delle chef di casa nostra è autodidatta in cucina e ha fatto studi, quasi sempre universitari, in tutt’altro campo. A molte è toccato lavorare gomito a gomito con la suocera come executive-chef e chissà se non sia stato proprio questo doppio stress a farle brillare in cucina fino a catturare una o più stelle Michelin. Hanno risollevato e portato in alto ristoranti di famiglia in località nella maggior parte dei casi sperdute, hanno trasformato in indirizzi esclusivi agriturismi come Caterina Ceraudo o addirittura pub come Maria Cicorella. Molte non hanno rinunciato al metter su famiglia, anche numerose: è il caso di Nadia Vincenzi, 4 figli e 9 nipoti e di Katia Maccari, mamma di tre bambini, per citarne solo alcune. Eppure i riflettori sono quasi sempre puntati sui colleghi maschi, salvo qualche rara eccezione, in particolare le tristellate, tutte orgogliosamente autodidatte, Nadia Cavaliere Santini e Annie Feolde, che hanno portato la cucina italiana ai massimi livelli. Dalla prossima stagione Antonia Klugmann – chef de “L’Argine di Vencò” di Dolegna del Collio che ha detto addio a un futuro da avvocato – prenderà il posto di Carlo Cracco nella giuria di Masterchef, talent che tutti gli addetti ai lavori rinnegano come diseducativo, ma che di fatto a suon di record di ascolti riuscirà – si spera – a far brillare la cucina in rosa. Nel frattempo, abbiamo chiesto a due chef stellate, Loredana Vescovi e Nadia Vincenzi, e alla presidente dei ristoratori bergamaschi Ascom, Petronilla Frosio, di ripercorrere la loro storia professionale e di svelare i segreti di una cucina orgogliosamente femminile.

Loredana Vescovi

Antica Osteria dei Camelì – Ambivere

Loredana VescoviLoredana Vescovi questo lavoro si può dire l’abbia sposato qualche mese prima del matrimonio ufficiale con Camillo Rota. A dicembre 1985 si è presa una pausa dal lavoro di addetta paghe e contributi in uno studio per lavorare a fianco della futura suocera Fernanda Paredi, classe 1930, ancora oggi in cucina all’Antica Osteria dei Camelì di Ambivere. «Ma non è stata una prova di fuoco prima del nostro matrimonio a giugno del 1986 – precisa con un sorriso Loredana Vescovi -. Con mia suocera siamo andate subito d’accordo e io le ho rubato giorno dopo giorno il mestiere con gli occhi. Dopo tre mesi ho chiamato lo studio per dire che non sarei più tornata e dal 1° gennaio del 1986 sono sempre in questa cucina, dalle 7.30 alle 16 e dalle 18.30 a mezzanotte se va bene, ma anche all’una e alle due di notte. Unica eccezione, in 30 anni, uno stage da Angelo Paracucchi ad Ameglia nel 1993».

La passione per la cucina è stata subito grande e l’ha spinta ad alzare presto l’asticella, fino a farsi strada, lasciando che fossero i piatti a parlare per lei. Fino ad ottenere nel 2006 per lo storico locale, una cascina del Cinquecento, dal 1856 gestita dalla famiglia Rota, la stella Michelin.

Quella del Camelì è sempre stata ed è tuttora una cucina totalmente al femminile, custode della tradizione per scelta ma creativa per natura: «Siamo tutte donne in cucina e in pasticceria. Lavoriamo da talmente tanto tempo assieme, che ormai ci basta uno sguardo per intenderci. Credo che le donne abbiano una naturale propensione per la cucina, per nutrire, ricevere, accogliere. Ce l’abbiamo nel dna». Quella femminile, secondo Loredana Vescovi, è una cucina diversa, con più cura e più cuore: «C’è una cura tutta femminile nell’amore per i dettagli, nella pulizia e nell’ordine, che credo che comunque emerga. Io, ad esempio, amo svuotare e ripulire tutti i cassetti in cucina con una certa frequenza, passo molto tempo a preparare i fiori che abbelliscono la tavola. Non so quanti miei colleghi facciano altrettanto».

Camelì - piattoLavorare in famiglia, con il marito Camillo in sala, è naturale per la chef del Camelì, che sembra smorzare sul nascere qualsiasi tensione e litigata casalinga: «La nostra forza è la famiglia. Ci si sopporta e capisce al volo e di fatto non si è mai litigato davvero in tanti anni di lavoro assieme. È anche forse l’unico modo per vedersi, con un lavoro che di tempo libero ne lascia davvero poco». I sacrifici del mestiere sono tanti e per una donna diventano doppi: «Io non ho figli, ho la fortuna di lavorare con mio marito e per andare a casa devo solo salire le scale. È faticoso a volte conciliare tutto per me, non oso immaginare come faccia chi ha bambini da crescere», ammette Loredana Vescovi, che tra una lievitazione e l’altra, sta pensando al cambio armadi che continua a rinviare.

È un mestiere che comunque consiglia, purché lo si faccia per convinzione: «Alle aspiranti chef consiglio di mettere la passione al primo posto e di usare gli ingredienti migliori, perché specialmente in questi anni difficili la qualità alla fine ripaga sempre e avere un rapporto diretto con i produttori porta a rispettare al massimo la materia prima e a far sì che essa si esprima al meglio. Per farsi strada ci vuole carattere, ma non serve sgomitare: è meglio rubare il lavoro con gli occhi e farsi valere perché quello che fai vale davvero». Anche perché i pregiudizi esistono ancora: «Tante volte mi capita di rispondere al telefono e di sentirmi chiedere dall’altra parte della cornetta di parlare con lo chef».

Nadia Vincenzi

Ristorante “Da Nadia” – Castrezzato

Nadia VincenziNadia Vincenzi, chef del Ristorante “Da Nadia” di Castrezzato, dove brilla dal 2011 la stella Michelin, che già aveva conquistato nel 2000 “Al Desco”, a Sarnico, questo lavoro lo vive e respira tutti i giorni sin da ragazzina. Gli anni spensierati delle Superiori, a ragioneria, quando viene eletta anche Miss Molise, lasciano presto il passo a grandi responsabilità. Un brutto incidente in auto costringe ad una lunga convalescenza i suoi genitori Valter e Liliana, così a Nadia e suo fratello Bobo, da anni ristoratore affermato del Ribo di Guglionesi, tocca mandare avanti il ristorante di famiglia.

«Ci muovevamo all’alba con una 600 sgangherata, senza ancora la patente, per acquistare il pesce al mercato di Termoli, dove a trattare sul prezzo e ad aiutare mio fratello a caricare casse ero l’unica ragazzina», racconta Nadia Vincenzi. Sulla conoscenza del pesce e sull’amore per la cucina ha costruito poi il suo successo, dopo essersi dedicata al mestiere di mamma, anche in questo campo in grande, dato che ha messo al mondo ben quattro figli. Ai fornelli si è dedicata in pianta stabile dal 1990, iniziando a fare apprezzare la sua cucina di pesce a San Giuseppe di Rovato, in provincia di Brescia, dove è approdata – come ama ricordare – con l’alta marea, per amore. Nel 1993 riparte da zero, aprendo “Al Desco” a Sarnico, che da sola, divisa tra gestione e cucina, riesce a fare apprezzare come uno dei templi lombardi del pesce, premiato dalla Michelin con la stella all’inizio del nuovo millennio. Nel 2003 è costretta a chiudere il ristorante per un intervento alle gambe che le impone di rinunciare ai fornelli per un bel po’. Fino al 2004, quando sfida le nebbie padane e decide con coraggio di portare i sapori dell’Adriatico in piena campagna a Castrezzato, dove il rombo dei motori del vicino autodromo si mischia ai muggiti delle stalle.

Da_Nadia_zuppa pesce«Solo una donna poteva riuscire a trasformare una vecchia trattoria dismessa in mezzo alla campagna e lontana da tutto in un ristorante ricercato – ammette con orgoglio -. Riuscire qui è stata una soddisfazione doppia». “Da Nadia” è un locale elegante, che come la chef-patronne rifugge ogni etichetta, dove si gusta, con tanto di bavaglia, una zuppa di pesce pantagruelica cotta e servita nel coccio, da leccarsi le dita. «Non la toglierò mai dal menù, assieme ad altri piatti semplici della tradizione. Ci vuole più tempo a pulire bene i canolicchi dalla sabbia che a fare tante schiume e salsine come va tanto di moda», spiega la “pasionaria del pesce”, per cui ogni notte i camion provenienti da Chioggia e diretti al mercato del pesce di Milano fanno una deviazione al casello di Palazzolo sull’Oglio, per consegnare i migliori prodotti ittici, come le schie di laguna, da provare abbinate alla polentina bianca.

Nadia Vincenzi non nasconde i sacrifici del mestiere: «È un lavoro che dà tanto, ma tanto toglie. Da un lato la famiglia inevitabilmente risente di questi ritmi di lavoro, dall’altro è un piacere ritrovare ai tavoli con i loro bimbi ragazzi che ho visto crescere, che conosco da quando erano in fasce e ora han messo su famiglia. Dà significato e un’idea di continuità ai 27 anni che non festeggio Natale, Capodanno e Pasqua». Quanto alla cucina, non ha dubbio che sia regno femminile: «Anche se i riflettori sono sempre e solo per i colleghi, le donne sono nate in cucina e l’amore che ci mettono, anche da chef, è diverso. Perché siamo più generose, perché ci mettiamo l’anima. Non a caso mi affianca in cucina una donna, Julia che, partita come lavapiatti, si è fatta presto strada con talento e carattere. La mia è una cucina semplice, che esalta la tradizione, che difficilmente impiega più di tre ingredienti, che seleziono personalmente. Se ogni notte attendo il carico del pesce, le mie vacanze le passo in giro per l’Italia a scovare prodotti interessanti pronti ad esaltare la mia cucina di mare, dai pomodori Marinda a Pachino ai legumi molisani».

E ora la chef dalle mille vite e pronta a ripartire di nuovo da capo, quest’estate (l’idea è aprire a luglio) con il nuovo ristorante “Da Nadia in Franciacorta” a Erbusco, in un’antica cascina di proprietà della famiglia Moretti (Bellavista, L’Albereta): «La mia clientela potrà contare su uno spazio esterno curatissimo e su sale con camino dal fascino d’altri tempi. Quanto a me, avrò finalmente casa sopra al ristorante, una comodità irrinunciabile».

Petronilla Frosio

Ristorante Posta – Sant’Omobono Terme

1702 petronilla frosio - presidente ristoratori AscomPetronilla Frosio, del “Ristorante Posta” di Sant’Omobono Terme, erede di una tradizione di famiglia nella ristorazione che dura dal 1910 e presidente del Gruppo Ristoratori Ascom, aveva le idee chiare da ragazzina, con tre punti fermi: «Ho sempre detto che non sarei mai andata a lavorare in cucina, che non avrei mai sposato il figlio di un ristoratore e che avrei avuto una famiglia grande, con cinque figli. E ho fatto poi l’esatto contrario perché nella vita poi i programmi cambiano». O forse, come saggezza popolare insegna,“mai dire mai”. Il suo intento era quello di darsi a conti e numeri così, dopo la maturità scientifica, si era iscritta a Economia e Commercio.

Poi a 23 anni, a furia di trovarsi a dare una mano in famiglia nella gestione dell’attività, ha finito con l’appassionarsi a tal punto da esserne irreparabilmente e senza scampo imbrigliata. «Ovviamente in cucina ci ero entrata ben prima, poco più che bambina – racconta -. Con mia sorella ci giocavamo sempre, con tanto di sorteggio, le incombenze di sala o di cucina: nessuna di noi voleva andare a servire ai tavoli perché la timidezza di quell’età aveva sempre il sopravvento e stare davanti ai fornelli metteva al riparo da ogni imbarazzo. Ed io ero ben contenta di starmene dietro le quinte. Ancora oggi mia sorella, che lavora in sala, ci scherza sopra e dice che alla fine ci ho perso io a starmene rinchiusa in cucina».

La forza dei Frosio è sempre stata la famiglia, ma Petronilla non nasconde come a volte lavorare insieme non sia facile: «Ci sono tanti equilibri da gestire. La tensione è altissima e le nostre famiglie sono sempre sull’orlo di una crisi di nervi, che fortunatamente non scoppia mai o quasi mai», sottolinea ridendo. Nella sua cucina non ci sono altre donne, ma solo per il fatto che non sono molte le chef a proporsi.

«Sono tutti uomini, però li comando tutti io – precisa, stretta nella giacca cifrata a doppiopetto -. Per le donne, ma vale anche per chi lavora in sala, è una professione totalizzante che lascia poco spazio ad altro. Gli uomini si dedicano più alla carriera, alle donne toccano doppie fatiche, quella professionale e privata».

La numero uno dei ristoratori Ascom è convinta che la cucina nasca femmina: «Nelle cucine sparpagliate in tutta Italia ci sono sempre state solo che donne e la tradizione l’hanno custodita e tramandata senz’altro loro. E la cura che ci mettono è indiscutibile, è materna, senza esibizioni o azzardi. Io credo che il tocco femminile si percepisca». Nella veste di presidente dei ristoratori non manca di invitare le colleghe ad una maggiore partecipazione alla vita associativa: «So quanto sia duro ritagliarsi del tempo per riunioni e confronti, però non è solo stando rinchiuse in cucina che riusciremo a valorizzare il nostro lavoro».