“Indovina chi viene a cena?” Tre testimoni a confronto con i giovani

spazio-boccaleoneDopo il successo delle scorse edizioni, torna per il quarto anno “Indovina chi viene a cena?”, ciclo di cene con testimoni organizzato dagli Spazi Giovanili del Comune di Bergamo. L’iniziativa è molto semplice: il racconto di un testimone intervallato dalle portate di una cena. Un modo leggero e informale per affrontare alcuni temi importanti con adolescenti e giovani, ma anche con gli adulti, della città; un’occasione per offrire stimoli, confrontarsi, incrociare sguardi ed esperienze. Quest’anno è stato individuato un unico tema conduttore, passione e determinazione, declinato con accezioni diverse. Aprirà il ciclo della nuova edizione Matteo Sabbadini, rallysta e pilota MB Racing, martedì 11 ottobre, con “Quando la passione cresce con te”. Il secondo incontro, martedì 18 ottobre, “Quando la passione è impegno”, vedrà la presenza di Carmen Pellegrinelli, regista e drammaturga. Chiuderà il ciclo, martedì 25 ottobre, Roberta Sammarelli, bassista della band Verdena, una delle più apprezzate della scena altern-rock italiana, che racconterà “Quando la passione diventa lavoro”. Le cene-incontro, rivolte in particolare ad adolescenti e giovani ma aperte anche agli adulti, si svolgeranno presso lo Spazio Giovanile Boccaleone (via Gandhi, 3) alle 19.30 e saranno gratuite. È gradita una conferma della presenza. Gli Spazi Giovanili del Comune di Bergamo sono spazi per adolescenti e giovani finalizzati a sviluppare idee e proposte per il tempo libero, che valorizzano e incentivano la socializzazione, la creatività e i talenti dei giovani (arti visive, musica, espressività, multimedialità, sport,…) anche attraverso corsi e laboratori. Luoghi e progetti che supportano i processi di crescita di ragazze e ragazzi grazie alle proposte animative e alla conduzione di educatori professionali. Gli Spazi giovanili cittadini sono presenti nei quartieri di Monterosso, Celadina, Boccaleone, Grumello del Piano e San Tomaso e il sistema cittadino degli spazi giovanili lavora in forte collaborazione con gli altri servizi e progetti dell’Assessorato alle Politiche Giovanili, in primis lo Spazio Polaresco e lo Spazio Informagiovani di via del Polaresco 15 a  Longuelo e lo Spazio Giovani Edoné a Redona.

 

 


Auto, la corsa continua. Ma preoccupa la riduzione del “superammortamento”

Continua la corsa del mercato automobilistico italiano che a settembre fa registrare, in base ai dati della Motorizzazione, l’immatricolazione di 153.617 autovetture, con un aumento del 17,3% rispetto a settembre 2015 (allora le auto vendute furono 130.820).

Dall’inizio dell’anno, il totale delle immatricolazioni sale così a 1.406.035 unità con un aumento del 17,44% rispetto ai primi nove mesi del 2015 (allora furono 1.197.274).

Sul fronte dell’usato, a settembre sono stati registrati 392.072 trasferimenti di proprietà (+1,48% rispetto allo stesso mese 2015) mentre dall’inizio dell’anno i passaggi di proprietà sono stati 3.502.614, +5,80% rispetto a gennaio-settembre 2015.

«I dati del mese di settembre confermano che l’auto resta un bene centrale nella mobilità per l’opportunità data dalle forti promozioni commerciali e dalle agevolazioni fiscali, per affrontare un bisogno di sostituzione del parco anziano, rinviato per troppo tempo», afferma Massimo Nordio, presidente dell’Unrae, l’Associazione delle Case automobilitiche estere. «Il risultato del mese di settembre – prosegue Nordio – conferma la nostra previsione di un mercato quest’anno vicino a 1.850.000 immatricolazioni, con una crescita a doppia cifra, migliore delle aspettative di inizio anno».

Nel settore delle auto a società ha funzionato bene il superammortamento, ma ora l’annunciata riduzione della misura dal 140% al 120% è vista come penalizzante, poiché generando nei prossimi 3 mesi un’anticipazione della domanda con conseguenze negative sul 2017.

«Andrebbe rivista la decisione di riduzione dell’aliquota – sottolinea il presidente -. Tale stimolo di natura fiscale si era rivelato vincente nel contribuire al ringiovanimento del parco attraverso le auto aziendali e, pertanto, dovrebbe essere di natura strutturale».

«Il risultato di settembre riassume l’intero ultimo trimestre in cui si sono alternate promozioni efficaci per gli acquisti delle famiglie italiane ma anche importanti dosi di km 0, dietro cui si nasconde la necessità di conseguire gli “ambiziosi” obiettivi di quota delle Case – commenta Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto -. Obiettivi a cui sono legati anche i margini variabili dei concessionari. Ottimo anche l’effetto del superammortamento del 140% messo a disposizione dall’attuale Governo al mondo delle partite Iva».

Federauto rileva il trend di crescita del mercato su valori tendenziali doppi rispetto agli incrementi stimati dai vari analisti a fine 2015. C’è però da chiedersi quanto sia il vero incremento e quanto il frutto di vendite “artificiose” che tutti utilizzano in un mondo di concorrenza spietata, senza esclusione di colpi. «È vero, da diversi anni conviviamo con il canale delle vetture a kilometri zero – dice Pavan Bernacchi -. Ma se abbiamo cominciato a viverlo come un potenziale problema è perché a nostro avviso il suo sempre maggior peso rischia di diventare una patologia. Purtroppo per le kilometri zero non si dispone di dati ufficiali, per cui dobbiamo affidarci unicamente alle nostre informazioni sul campo. Ma ci sono altri modi per targare vetture ai limiti delle normative, per esempio a società di noleggio di comodo. Su questo argomento un appello alle Case perché vigilino sulle regole della distribuzione e del mandato di concessione, applicate a tutti i loro prodotti in Europa».

Tornando al mercato, spicca la performance nel mese di noleggio e società. Il primo cresce nel complesso del 38,4%, raggiungendo il 17% di quota, grazie all’incremento del 78,9% del breve termine e del 31% del lungo termine. Nel cumulato dei primi 9 mesi la crescita in volume è pari al 16%, con una rappresentatività del 21% sul totale. Anche le società segnano un sostanzioso incremento: +16,5% nel mese, al 23,3% di quota e +25,1% nel cumulato. Dal canto loro gli acquisti delle famiglie incrementano i propri volumi del 4,8% nel mese, scendendo in quota al 59,7%. Nei 9 mesi dell’anno le immatricolazioni crescono del 16,2%, rappresentando il 61,7% del totale mercato.

Sul fronte delle alimentazioni, buona crescita a doppia cifra per il diesel (+24,8%), la benzina (+17,1%), le vetture ibride (+44,5%) e le elettriche, ad un +64,4%. Continuano a contrarsi, invece, i volumi di Gpl (-8,3%) e soprattutto di vetture a metano (-45,2%), che si fermano a rappresentare appena un 2% del totale mercato.

Dall’analisi per segmento emerge un buon andamento di crescita per tutti, ad eccezione dell’alto di gamma, che cede in volume nel mese il 15%. Anche le vetture city car del segmento A registrano un rallentamento, crescendo in settembre appena del 2,5%. All’interno delle carrozzerie la flessione interessa solo i coupè.

 


Ambulanti, assegnazione dei posteggi. Attivo lo “Sportello Bolkestein” in Ascom

ascom-nuova-sede_ritConto alla rovescia per la nuova assegnazione dei posteggi nelle aree mercatali bergamasche. Con l’entrata in vigore della Direttiva Europea 2006/123/CE (Legge Bolkestein), entro il 7 ottobre i comuni sono chiamati a pubblicare i bandi per le nuove assegnazioni dei posteggi. Da quella data gli ambulanti hanno tempo tre mesi per predisporre tutta la documentazione richiesta. Dal 7 gennaio al 7 marzo 2017 sarà possibile, invece, presentare le singole domande, posteggio per posteggio, e attendere la graduatoria di assegnazione, che sarà resa nota dall’8 maggio 2017. Nella Bergamasca la nuova normativa interessa 246 mercati, circa 7 mila posteggi e oltre 2.400 ambulanti. Una vera e propria rivoluzione che deve trovare pronti da un lato gli ambulanti e dall’altra i Comuni. In occasione della nuova normativa, Ascom ha predisposto lo “sportello Bolkestein”, con un servizio di consulenza e di accompagnamento per la richiesta delle nuove concessioni  indirizzato a tutti gli ambulanti. Il servizio è da prenotare all’Area Accoglienza Soci di Ascom Confcommercio Bergamo al numero 035 4120304.


Provincia, al voto (in pochi) tra i soliti paradossi italiani

Provincia-BergamoLa politica è veramente il palcoscenico dei paradossi: una specie di camera fatta di specchi, in cui tutto ciò che, nel mondo normale, sarebbe puro delirio, viene presentato come fosse la cosa più normale del mondo. E, badate, non mi riferisco alle esilaranti bissabobe dei politicanti romani, che un giorno danno dello scemo a uno e, il giorno dopo, lo copiano pari pari: parlo di noi, orobi mesopotamici, stirpe di baghèt e di taragna, gente pratica e laboriosa. Perché sabato scorso, 2.843 bergamaschi, tra sindaci e consiglieri comunali, sono andati a votare per un’assise che non esiste più, almeno nelle parole felpate e false della politica, vale a dire il Consiglio Provinciale. Quattro liste, quarantanove candidati, sedici eletti. Nel più abissale ed assoluto disinteresse dei cittadini. Neanche un plissé sull’appassionante agone politico: nemmeno un bergamasco che abbia mangiato di magro o si sia astenuto dai commerci sessuali, in attesa del verdetto dell’urna. Anche perché dei destini di un consiglio in cui gli amministratori si votano tra loro, non si capisce poi per fare cosa, davvero pare impossibile che a qualcuno possa importare.

Prova ne sia che perfino tra i pubblici amministratori, che dovrebbero, come si dice, dare il buon esempio, c’è stata una significativa astensione: il 36%, superiore del 9% rispetto alla precedente tornata del 2014. Insomma, neppure ai diretti interessati interessa l’elezione di questo comitato di sbaraccamento: di questo plotone di psicopompi il cui unico vero ruolo parrebbe essere di facilitare il trapasso della defunta provincia ai campi elisi.  E, allora, come direbbe Beppo Novello, perché? Per quale ragione eleggere un consiglio che non dovrebbe nemmeno esistere, che conta poco o niente e che nessuno si fila di striscio? Capirei se si trattasse del solito scopo umanitario, se ci fossero di mezzo le palanche: uno occupa la sua cadrega e si porta a casa un gruzzoletto solo per scaldarla. Ma qui non ci si guadagna mezza lira frusta. Manca, se mi passate il termine, il movente. Posso capire che a qualcuno faccia gola l’essere eletto per l’elezione in sé: ci sono quelli che si sbattono per essere membri di un consiglio d’istituto o presidenti di un’assemblea condominiale, e con Narciso non si scherza. Ma il legislatore che interesse avrebbe avuto nel mantenere questo lemure di elezione, questo fantasma di consiglio?

No, qui c’è qualcosa di più profondo, che risale alla ritrosia italica verso le semplificazioni: da noi, ogni semplificazione complica vieppiù le cose, inevitabilmente. C’è una specie di entropia mentale: un caos assistito, nelle menti dei nomoteti: basta sentire parlare di commissioni, comitati, assemblee, tavoli, workshop, consigli, che nelle menti dei politici si accende una lampadina da 10 candele. Che poi, diciamocelo, questa abolizione delle province non ci è andata giù fin dall’inizio. Le Province, poverine, non facevano male a nessuno: sono le Regioni, semmai, che andavano eliminate, perché sono un verminaio mangiasoldi. Le Province, da secoli, sono una dimensione perfetta per amministrare agevolmente un territorio: abbastanza grandi da porsi questioni progettuali di un certo respiro e abbastanza piccole da tener presente le istanze di tutti. Una regione come la Lombardia, invece, è un carrozzone colossale, che distribuisce denaro a vanvera e che, per dover decidere tutto, decide poco o nulla: una specie di Stato intermedio, che dello Stato centrale mantiene i peggiori difetti. Andrebbe eliminata, lo dico senza remore: e, se non fosse una miniera di incarichi, di poltrone, di consulenze e di sprechi, su cui i partiti campano in concorde baldoria, probabilmente, l’avrebbero già mandata in soffitta, insieme a tutti i dipartimenti napoleonici e ai podestà del Ventennio.

Invece, ci tocca di mantenerla, questa parodia di decentramento, mentre le Province fanno elezioni del tutto ininfluenti, tra liste che nessuno conosce, per fare scelte che nessuno avallerà. E’l’Italia, gentili lettori: un’elezione non si nega a nessuno, in questa specie di carnevale di matti. Il paradosso finale, la definitiva presa per il culo, è che, in questa pletora di soviet, in questa jungla di commissioni, comitati e consigli, l’unica cosa che manca per davvero è qualcuno che, alla fine, decida e si prenda la responsabilità delle decisioni. Uno che dica: si fa così e cosà e, se non funziona, la decisione è mia e mia la colpa. Ma, forse, sarebbe chiedere un po’ troppo ad un popolo di cagadubbi come il nostro, che cancella le Province e poi le mantiene in vita a stipendio zero e a potere decisionale zero meno. Ma va bene così: se non altro ci sarà qualcuno che potrà dire di aver vinto, qualche volta, da qualche parte. In bocca al lupo, dunque, ai sedici neoconsiglieri, chiunque essi siano: qualunque cosa faranno, auguro loro di farla bene, anche se, in fondo, mi piacerebbe capire almeno di cosa si tratta. Una mia amica che fa politica mi ha promesso di spiegarmelo: io aspetto fiducioso.

 

 


Galizzi: “Un clamoroso fallimento la mancata rilocalizzazione dello scalo merci”

assemblea-confindustriaL’industria, a Bergamo, è ritornata a produrre al di sopra del massimo storico del 2008. I bilanci del 2015 delle aziende associate a Confindustria Bergamo segnalano un recupero di tutti gli indicatori. Il valore della produzione ha raggiunto i 27 miliardi di euro, il valore aggiunto i 7,5 miliardi, circa 100 mila euro per ogni dipendente. Un quarto del Prodotto Interno Lordo provinciale è stato generato da queste imprese.  Sono i confortanti dati emersi all’assemblea generale di Confindustria Bergamo di questa mattina al teatro Donizetti che ha visto la presenza del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e del direttore dell’Ispi Paolo Magri. Gli incrementi sull’anno precedente alla crisi, ha rilevato il presidente di Confindustria Bergamo Ercole Galizzi nella sua relazione,  sono ancora modesti, intorno al 10%, ma si registra una positiva discontinuità col passato in quanto la produttività è tornata effettivamente ad aumentare, senza essere influenzata dalla riduzione degli occupati, pur in presenza di un incremento delle retribuzioni del 14% nello stesso periodo. Si tratta però di un recupero che ha riguardato non tutte le imprese e che ha privilegiato quelle di maggiori dimensioni: il primo 25% delle industrie ha realizzato l’80% del fatturato e del valore aggiunto. Anche i dati dei primi sei mesi del 2016 sembrano confermare un andamento al rialzo: la produzione è cresciuta del 2%, quanto le esportazioni, gli ordini dall’estero confermano carnet positivi, i prezzi dei prodotti finiti mostrano una tendenza a un modesto incremento. In aumento anche l’occupazione. Il secondo semestre però, ha avvertito il presidente, si presenta più critico, con segnali preoccupanti di crisi e instabilità internazionali. Ma anche in fase di rallentamento si assisterà “a un nuovo record assoluto dell’export provinciale”. Certo, per il presidente Galizzi, lo scollamento è forte fra questi dati e il sentire comune. “La complessità e la lentezza dell’uscita dalla crisi – ha rilevato – hanno generato un forte senso di insoddisfazione. Di fronte a una crescita del 2% – qual è stata quella dell’industria bergamasca nello scorso anno – l’opinione pubblica ha l’impressione che si faccia “molto rumore per nulla”. In effetti, ha aggiunto, “non si può dimenticare che raggiungere una crescita del 2% costituisce il limite superiore cui possiamo ambire in un’economia troppo matura e, soprattutto, in un Paese dove gli investimenti pubblici sono fermi, le norme complicate, le procedure defatiganti e dove la giustizia è una tartaruga”. Il presidente ha ricordato come a livello locale e nell’ambito dei limitati gradi di discrezionalità consentiti, Confindustria Bergamo sta operando per avviare un processo di semplificazione, per esempio grazie all’istituzione con l’Agenzia delle Entrate, di una Camera di Conciliazione per facilitare il rapporto delle imprese con il fisco. Nel mese di ottobre a Roma verrà inoltre presentata alla Commissione Parlamentare il Protocollo per alcune semplificazioni in campo ambientale siglato con la Provincia. “In tema di lavoro – ha proseguito – attualmente sono in corso due importanti rinnovi di CCNL – per le imprese metalmeccaniche e per le imprese tessili – particolarmente significativi per il nostro territorio. Si tratta di negoziati complessi, sia per l’attenzione al costo del lavoro – che le imprese devono mantenere, in ragione dell’estrema competitività del contesto in cui operano – sia perché ancora non è stato definito un quadro regolatorio interconfederale che detti delle linee guida unitarie per la contrattazione nazionale. E’ importante che questi sforzi trovino una condivisione in tempi rapidi, per dare certezze ad imprese e lavoratori ed evitare soluzioni disarticolate non utili né per il sistema delle imprese né per il mercato del lavoro”. Ma anche le imprese sono chiamate ad ulteriori sforzi. “L’analisi che abbiamo condotto sulle industrie associate e sulla loro riorganizzazione negli anni di crisi – ha evidenziato Galizzi – rivela criticità e mutamenti. Nei sette anni di crisi le immobilizzazioni materiali sono diminuite del 15%, mentre le immateriali sono cresciute di 10 punti. Complessivamente valgono 9 miliardi di euro”. Proprio l’aumento degli immateriali è, secondo il presidente, un ragionevole indicatore di innovazione, finalizzata ad implementare nuovi prodotti, nuovi progetti e che, comunque, conferma il percorso dell’industria bergamasca verso la “fabbrica intelligente”. Negli stessi anni sono cresciuti gli ammortamenti e l’utilizzo del leasing “La crisi – ha sottolineato Ercole Galizzi – non ha dunque ridotto la capacità produttiva, né ha generato un consumo più intenso del capitale fisso”. Su questa base è ora possibile aprire una nuova stagione di investimento, grazie anche ai nuovi strumenti di politica industriale come i super ammortamenti, che vengono giudicati positivamente.

Positiva è anche, secondo il presidente, l’introduzione di tecnologie digitali nelle attività manifatturiere che “da anni nella nostra agenda tanto che credo di poter affermare che siamo, a livello nazionale, sulla frontiera di questa innovazione con i nostri rappresentanti nelle posizioni di vertice dei Cluster nazionali e delle Associazioni di riferimento”. Galizzi ha anche insistito sulla rivalutazione del ruolo delle filiere di piccole e medie imprese. “Anche l’OCSE ha dovuto riconoscere che le imprese minori e, soprattutto, i subfornitori giocano un ruolo strategico nella competitività internazionale delle imprese bergamasche che vendono per il 90% beni Made in Italy”. Va nella direzione di sostenere la filiera anche la ricerca realizzata da Confindustria Bergamo sulle potenzialità economiche dell’inserimento di competenze manageriali nelle PMI in modo che facilitare la dotazione di competenze per affrontare le nuove sfide tecnologiche e di mercato che sarà presto resa nota. Per quanto riguarda le infrastrutture il presidente di Confindustria Bergamo ha riconosciuto che il territorio ha fatto, nel recente passato, grandi progressi. Restano però i nodi del collegamento ferroviario dell’aeroporto di Orio al Serio con Milano, dell’ampliamento della rete del tram delle valli e, nel medio periodo, l’interporto sulla linea dell’alta capacità. Un nodo critico è la mancata rilocalizzazione dello scalo merci. “È un clamoroso fallimento per tutti – ha ribadito – è un investimento privato che non si riesce a realizzare, le cui conseguenze negative ricadranno su molti”. Sul fronte della formazione, il presidente ha sottolineato il positivo legame con l’Università, nonché le ottime performances nell’istruzione tecnica, in particolare per quanto riguarda gli ITS. Una sottolineatura è stata data anche a Ubi che “non sarà più la banca del territorio, ma un player nazionale e internazionale”.

l.r.


Dalle cartoline religiose parlanti all’appaia calzini, ecco le idee d’impresa a Start Cup

A Bergamo le nuove idee imprenditoriali non mancano. Lo dimostra anche quest’anno Start Cup, la business plan competition dell’Università degli Studi di Bergamo, giunta alla settima edizione, che supporta gli studenti e i giovani del territorio, ma anche chi ha qualche anno in più, nello sviluppo di attitudini imprenditoriali e nella costruzione di un progetto d’impresa.

Dopo una prima fase di formazione, il percorso affronta ora il suo momento clou. Mercoledì 5 ottobre, alle ore 16.30, al campus universitario di Sant’Agostino, in Città alta, i rappresentanti dei 16 progetti ammessi alla finale presenteranno le proprie idee alla giuria e al pubblico con la formula dell’elevator pitch, ossia il discorso che un imprenditore farebbe ad un investitore se si trovasse per caso con lui in ascensore. Un modello che obbliga a descrivere sé e la propria attività sinteticamente, chiaramente ed efficacemente.

Quest’anno i progetti sono valutati anche “on line”. Sul sito di Start Cup Bergamo, infatti, è possibile ascoltare brevi presentazioni video delle idee e votarle.

Per i vincitori sono previsti premi di denaro e in servizi a supporto della creazione d’impresa. I progetti di Start Cup Bergamo riceveranno ulteriori opportunità di premi, servizi, finanziamenti e accelerazione, anche internazionale, dal network Start Cup Milano Lombardia e Premio Nazionale dell’Innovazione, prima a Milano per la finale regionale e poi a Modena per la finale nazionale.

Ecco le idee in gara

Aghostino

Un piccolo “attrezzo” che permette di risolvere un problema specifico e comune a tutti: trovare i calzini appaiati nel posto giusto e al momento giusto.

Art Surfing

È un social che mette in contatto artisti, appassionati di arte e proprietari di spazi interessati ad ospitare eventi e mostre d’arte, diventando curatori per un giorno.

Ascensore Sicuro

Manutenzione di ascensori mediante sensori controllati da remoto ed installazione display video in cabina.

Ascolta la mia voce

Audio- cartoline per il mercato dei souvenir religiosi. Tra quelle realizzate c’è già il discorso alla lune di Papa Giovanni XXIII.

BedForU

Un portale che vuole aiutare chi è in cerca di un appartamento o di un coinquilino oppure chi ha un appartamento libero ed è disposto ad affittarlo ad uno studente universitario, facilitando la scelta dell’appartamento e del coinquilino più adatto.

Cluerz

Un servizio al turismo che, attraverso un’app mobile, consente di vivere la visita ad una località come una caccia al tesoro, con tanto di trofeo virtuale.

DazePlug

DazePlug è un dispositivo che, una volta posizionato in un garage, automatizza completamente il processo di ricarica di un veicolo elettrico eliminando ogni contributo umano alla attività di ricarica.

FearOff

Un dispositivo di sicurezza indossabile che consente, grazie ad un impulso, di inviare una richiesta di soccorso multipla attraverso il proprio smartphone. Una lista di destinatari pre impostati all’interno dell’applicazione riceverà un sms contenente la posizione gps della persona in difficoltà. Utile in situazioni di pericolo come valanghe, terremoti, aggressioni.

Inogra

È una farina a base di legumi secchi. Ha un elevato tenore proteico, un minor apporto di carboidrati, la presenza di molte fibre e vitamine e una naturale assenza di glutine. Inogra® è il nome commerciale del composto di farine con il quale si vuole produrre pasta secca corta in diversi formati.

Marketing4.fitness

È un “Sistema Intelligente di Marketing automatico” per palestre.

PeekEasy App

Un’app che consente di seguire i propri interessi da un territorio scelto. È basata sugli hashtag e copre qualsiasi interesse.

SmokyFiber

È l’unico progetto attualmente in circolazione che si propone di combinare la raccolta di un rifiuto altamente inquinante e dannoso per l’ambiente, come i mozziconi di sigaretta, e il riutilizzo dello stesso con il duplice scopo di ottenere energia e un materiale ad alte prestazioni tecniche.

Solving Solution

Un prodotto brevettato che rappresenta un’evoluzione della tecnologia a sali d’argento nata per contrastare la formazione batterica nei fluidi a base acquosa in sostituzione dei più pericolosi e impattanti battericidi chimici. Completamente atossico, trova applicazione sia nella stabilizzazione dei fluidi utilizzati nelle lavorazioni meccaniche e in in differenti altri settori.

TouriSmART

Un’applicazione ideata per fornire un supporto completo, pratico e personalizzato, per una visita a scopo artistico – culturale.

Tropico dei Colli

Una proposta agli agricoltori bergamaschi di coltivare piante da frutto esotiche naturalmente adatte a crescere e produrre nel nostro territorio.

TrucksApp

Un compagno di viaggio virtuale che parla e dialoga letteralmente con il camionista, utilizzando un innovativo sistema di interazione vocale. Il camionista potrà chiedere assistenza sui vari punti d’interesse e le risposte avverranno tramite consultazione di un enorme database continuamente aggiornato tramite l’interazione degli stessi camionisti di tutta Europa.

La finale è inserita nel calendario di BergamoScienza. Partecipano Luca Grilli, Dipartimento di Ingegneria Gestionale PoliMi; Gabriele Grecchi, co-founder & ceo, Silk Biomaterials e Consultant Z-Cube Research Ventures (Zambon Group); Arcangelo Rociola, giornalista di CheFuturo e coordinatore di Startupitalia.


Il più antico manicaretto della storia? Polenta e osei

polenta-e-uccelli-antica-osteria-il-forno-brembillaNarra Plutarco che lo spartano Pausania, comandante in capo della coalizione greca che nel 479 a.c. sconfisse i Medi a Platea, dopo il fausto epilogo della battaglia si fece imbandire negli acquartieramenti nemici un lauto banchetto alla moda dei vinti. “Per Ercole – sbottò il condottiero, stupefatto dall’opulenza dei manicaretti – questi Persiani devono proprio essere degli incorreggibili ingordi se, già disponendo di tutto questo ben di Dio, è venuta loro fame anche della nostra polenta!”.

Non sorprende affatto che il generale lacedemone, originario per giunta del centro culinariamente più retrogrado di tutta l’Ellade, fosse rimasto a bocca spalancata dinnanzi alle succulente vivande servite nell’epula. Ancorché avvolta per lo più nel mistero, quella persiana è difatti stata la più alta tra le civiltà gastronomiche dell’antichità. Del resto traspare da più fonti che i greci guardassero con malcelata ammirazione alla cultura materiale degli storici rivali. L’ateniese Senofonte, ad esempio, annotava come i figli dell’impero Achemenide si astenessero dallo scatarrare, soffiarsi il naso per terra e prodursi pubblicamente in flatulenze. Abitudini che, vien da presumere, a quei tempi dovessero essere tutt’altro che desuete presso i concittadini dell’autorevole storico. Erodoto riferiva altresì che fosse costume del jet set di Persepoli e di Susa celebrare il genetliaco offrendo ai convitati un cammello arrostito tutto intero. Per quanto kitsch possa apparire la portata, è indiscutibile che da quelle parti già ai tempi di Ciro il Grande le cucine nobiliari fossero assai ben attrezzate.

Facezie a parte, è assodato che molte delle vivande-cardine della gastronomia europea moderna e contemporanea, tra cui alcuni capisaldi della tanto celebrata dieta mediterranea, rechino chiaramente impresso il marchio dell’antica Persia. E l’elenco si apre nulladimeno che con la pasta. Giunta in Europa nel cuore del medio evo grazie alla mediazione di arabi ed ebrei, la versatile vivanda ha assai probabilmente visto la luce nell’altopiano iranico o nel bacino mesopotamico. Le principali voci utilizzate nel lessico moresco e giudaico per designare l’alimento – reshteh ed itrya – sono infatti di diretta derivazione persiano-aramaica. D’altronde, come evidenziato nello scorso numero di Affari di Gola, pare che persino il casoncello bergamasco sia legato da vincoli di remota parentela ai kushkusnai dell’impero Sasanide.

La feconda vena degli arcaici cucinieri dell’Asia centrale nel dominio di quelli che sono oggi definiti primi piatti è confermata da un’altra invenzione destinata a lasciare un profondo segno nelle vicende del cibo: quella del risotto. È noto che la coltivazione del riso si sia storicamente diffusa dall’estremo oriente, prendendo piede in Persia ai tempi della dinastia Achemenide. Ed è con certezza sulle sponde meridionali del mar Caspio che si è realizzata la cruciale trasfigurazione culinaria del cereale. Qui la graminacea è in effetti passata dall’accomodamento minimalista ancor oggi prevalente in Indocina – semplicemente lessata senza alcun condimento – alle elaborazioni riccamente ammannite della gastronomia persiana, successivamente riprese in occidente su impulso arabo e salutate da secolare successo.

È del tutto perspicuo che una tanto cospicua dotazione di competenze tecniche non possa certo essere germinata dal nulla. Recenti rinvenimenti hanno restituito evidenza a quella che l’archeologo Jean Bottero ha a buon titolo definito la prima grande cucina del passato remoto, cui la cultura gastronomica persiana ha generosamente attinto. Si tratta della civiltà alimentare mesopotamica, il cui inimmaginabile grado di raffinatezza e perfezione tecnica è attestato da alcuni ricettari in lingua accadica risalenti addirittura al 1700 a.c.. È risaputo che le popolazioni di stanza tra Tigri ed Eufrate intrattennero relazioni ed interscambi privilegiati – ancorché a tratti inevitabilmente burrascosi – con gli agguerriti vicini d’oriente. E nel 539 a.c. Babilonia divenne addirittura una satrapia persiana, per successivamente restarlo, salvo brevi interruzioni, lungo l’arco di oltre un millennio.

Tra le antichissime ricette mesopotaniche a noi pervenute spicca quella di una vivanda che rivela sorprendenti analogie con la polenta e osei della nostra tradizione. Il procedimento per la sua preparazione prevedeva che degli uccelletti, con il corredo dei loro ventrigli, passassero per un’elaborata cottura in due fasi: dapprima saltati velocemente in una padella di metallo, quindi stufati a lungo in una casseruola di terracotta con l’aggiunta di erbe aromatiche, porro ed aglio su una base liquida di acqua e latte (ancora ai nostri giorni talune versioni azzardano il complemento, esecrato dai puristi, della panna). Così approntata, la cacciagione minuta veniva distribuita con la sua salsa nell’incavo di una pagnotta impastata con farina, porro, aglio ed un po’ di grasso di cottura dei volatili. Una volta farcito, il timballo veniva richiuso da un opercolo ricavato panificando la medesima massa dalla quale era stata ottenuta la base.

È impossibile non restare sbigottiti dinnanzi all’ingegnosità di questa portata, vecchia quasi di quaranta secoli. E sarebbe ingeneroso rimarcare che agli uccelletti assai meglio convenga, in luogo dell’arcaico accomodamento in crosta di pane, un morbido giaciglio di polenta. È nondimeno scherzosamente suggestivo congetturare che l’arcigno Pausania non si ingannasse di troppo quando insinuava che l’imperatore Serse I ed il suo luogotenente Mardonio, nella seconda campagna persiana in Ellade, fossero davvero mossi dalla curiosità verso l’umile eppur leggendaria farinata greco-romana. Passi per la pastasciutta e per il risotto, ma è incontrovertibile che almeno la polenta sia affare nostro sin dalla notte dei tempi.


Declino italiano, sei incontri a Bergamo per trovare le vie d’uscita

“Il declino italiano – Origini e vie d’uscita” è il titolo del ciclo di incontri promossi dalla Fondazione Zaninoni. La ricerca storica e le analisi dell’attuale crisi italiana convergono nell’individuare alcuni caratteri della nostra vita nazionale, duri a morire, che continuano ad influenzare negativamente la nostra capacità di competere nel mondo. L’esplorazione delle nostre specificità culturali, avviata con la ricerca dell’identità italiana, sfocia inevitabilmente nell’indicazione di alcuni nodi problematici la cui aggressione va oltre i programmi di un singolo governo perché richiedono una comprensione e un impegno capace di coinvolgere alcune generazioni. Si tratta di capire da cosa dipende il nostro declino, ormai riconosciuto ampiamente, e quali possono essere le mosse per arrestarlo cercando di innescare processi virtuosi di sviluppo: una risposta alle sfide che abbiamo di fronte.

Questo il calendario degli incontri:

* Venerdì 21 ottobre – Emanuele Felice (Università di Chieti-Pescara): “L’Italia economica: ascesa e declino”

* Venerdì 28 ottobre – Giuseppe Berta (Bocconi di Milano): “Crisi e trasformazione del Nord Italia”

* Mercoledì 9 novembre – Alberto Vannucci (Università di Pisa): “Il peso della corruzione”

* Venerdì 18 novembre – Gianfranco Viesti (Università di Bari): “Non c’è Nord senza Sud”

* Venerdì 2 dicembre – Antonio Golini (La Sapienza di Roma): “Meno figli, più migranti”

* Venerdì 16 dicembre – Michele Salvati (Statale di Milano): “Occasioni mancate e sfide attuali”

Gli incontri si terranno alla sala Zaninoni del Mutuo Soccorso, in via Zambonate 33 a Bergamo, a partire dalle 18.

 


“Meno fisco e più stimoli alla domanda: così si esce dalla crisi”

confcommercio-sistemaLa riduzione della pressione fiscale e l’adozione di misure atte a stimolare la domanda interna rappresentano due elementi chiave per uscire dalla crisi che attanaglia il mondo del commercio. Ne è sempre più convinto il presidente Confcommercio, Carlo Sangalli, che dalla conferenza di sistema annuale organizzata a Chia da Confcommercio, ha tracciato le linee da seguire per affrontare le sfide future. Se negli ultimi anni sono stati affrontati prevalentemente aspetti di politica organizzativa, quest’anno l’attenzione è stata posta sul quadro economico, sociale e politico, oltre che organizzativo, in modo da individuare prospettive di sviluppo. Oltre 700 dirigenti delle strutture territoriali aderenti all’organizzazione si sono confrontati in una tre giorni intensa di appuntamenti. Le sessioni di lavoro, articolate sul tema “Identità, cultura ed impresa: una nuova prospettiva per l’Italia”, sono risultate strumenti utilissimi per approfondire le tematiche vicine al mondo del commercio, delineare gli scenari futuri e cercare input e soluzioni per rigenerare l’economia italiana, recuperando identità e competitività, facendo leva anche sui nostri patrimoni territoriali. La stagnazione dei consumi interni ha rappresentato il problema vero degli ultimi anni, a cui si è aggiunta la concorrenza di internet e delle multinazionali che oggi possiedono le più grandi piattaforme di e-commerce. L’anima e la prossimità dei “nostri” negozi sono in grado di competere, anche se lo sviluppo del negozio digitale impone delle serie riflessioni sul futuro delle categorie così come le intendiamo oggi. L’obiettivo, che diventa inevitabilmente anche un’opportunità, è la nascita di una filiera più funzionale e moderna. “Le paure si vincono quando si è liberi, forti e curiosi – ha concluso il presidente Carlo Sangalli dalla conferenza di sistema -. Confcommercio dovrà essere più forte ma anche più curiosa per vincere le sfide future e contribuire a trasformare la debole ripresa di oggi in una robusta e diffusa crescita nei prossimi anni”.

 

 

 


“Al bar e al ristorante scelgo io!”, menzione al progetto dell’Ascom


Ascom Bergamo ha ricevuto la menzione di Confcommercio per il progetto “Al bar e al ristorante scelgo io!”. La menzione è stata conferita nel corso della Conferenza di sistema tenutasi a Chia (Cagliari) venerdì 30 settembre e sabato 1 ottobre scorsi. Il progetto consiste nella realizzazione di tovagliette in simboli che permettono ai bambini con disabilità cognitive e, più in generale, ai piccolissimi e a coloro che non hanno conoscenza della lingua italiana, di ordinare al bar e al ristorante in autonomia. La tovaglietta è stata studiata in collaborazione con l’Associazione Angelman onlus e ha il patrocinio della Fondazione Armr. Nelle scorse settimane il progetto è stato sviluppato insieme a Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi. La tovaglietta in simboli per i bambini si è arricchita di nuove voci e si è colorata di giallo. E in aggiunta, è stata creata una tovaglietta pensata per i turisti, dal color tortora, con i simboli relativi ai superalcolici e la doppia traduzione dei testi, in italiano e in inglese. Le due tovagliette sono state distribuite ai 700 partecipanti provenienti dalle associazioni Confcommercio delle altre province e utilizzate durante le colazioni di lavoro, con l’invito ad adottarle. Potrebbero quindi presto debuttare sui tavolini dei bar e dei ristoranti di altre province. I simboli riportati sulle tovagliette sono mutuati dalla Comunicazione aumentativa alternativa (CAA), un approccio che facilita la comunicazione in bambini e persone con disabilità cognitive e di linguaggio e provengono dal portale aragonese Arasaac (http://arasaac.org).