Addio a Bernardo Caprotti, patron di Esselunga. Lascia un impero da 7 miliardi di fatturato

Bernardo Caprotti
Bernardo Caprotti

E’ morto Bernardo Caprotti, patron di Esselunga. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 7 ottobre. Lo ha annunciato la moglie Giuliana. Per espressa volontà di Caprotti le esequie avverranno in forma strettamente privata e per suo desiderio non dovranno seguire necrologi. Nato a Milano da una famiglia di industriali tessili, diplomato al liceo classico e laureato in Giurisprudenza, al termine degli studi Caprotti parte per gli Stati Uniti, spinto dal padre che punta tutto su di lui per portare avanti il suo lavoro nell’industria del cotone e della meccanica tessile. Il giovane non si risparmia: si rimbocca le maniche e lavora alla catena di montaggio tra carde, filatoi e telai, ma indossa anche la giacca per andare alla borsa cotoni di Wall Street. Un anno di duro lavoro, al termine del quale torna in Brianza e inizia a lavorare nella manifattura di famiglia. La morte del padre, avvenuta nell’estate dello stesso anno, porta Caprotti alla guida dell’azienda. Finché, nel ’57, arriva l’opportunità di salire sugli scaffali della grande distribuzione. Nelson Rockefeller, nipote del celeberrimo fondatore della Standard Oil, vuole aprire una catena di supermercati in Italia. L’uomo d’affari americano prende contatti con i fratelli Brustio, vertici della Rinascente, ma Marco Brunelli e Guido Caprotti, fratello di Bernardo, ascoltano casualmente la conversazione tra Rockefeller e i manager italiani nella hall di un albergo di Sankt Moritz e riescono a soffiare l’affare alla Rinascente, che pretendeva la maggioranza della società nascitura.

La Supermarkets Italiani Spa apre il suo primo supermercato in un’ex-officina di viale Regina Giovanna, a Milano. La catena di punti vendita avrebbe preso presto il nome di Esselunga. Oggi è una realtà valutata fra i 4 e i 6 miliardi di euro, con 152 supermarket in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Liguria e Lazio, oltre 22mila dipendenti e un fatturato di 7,3 miliardi di euro. La vendita potrebbe in qualche modo risolvere il problema della successione. Fino all’ultimo è rimasto aperto lo scontro di Caprotti con i figli del primo matrimonio, Giuseppe e Violetta, estromessi nel 2011 dal controllo della società: la causa di merito è in Cassazione, anche se con Violetta c’era stato un riavvicinamento, e gli era al fianco anche negli ultimi momenti in clinica.

Un’altra battaglia che lo ha segnato è stata quella con le Coop, che accusava di illecita concorrenza e scorrettezze. Nel 2007 pubblicò il libro «Falce e carrello. Le mani sulla spesa degli italiani» edito da Marsilio. I suoi collaboratori lo ricordano come un vero Capitano d’industria, con l’azienda nel sangue. È andato in pensione a 88 anni. Per dare l’annuncio riunì i dipendenti della sede centrale di Limito di Pioltello: «Ho dato le dimissioni» annunciò prima di smorzare la commozione con la sua burbera ironia: «Ma quello in pensione sono io, voi tornate al lavoro!». Finché ha potuto, cioè qualche mese fa, ha portato il badge, ha partecipato alle riunioni, ha pranzato in mensa ed è andato in giro per i negozi per assicurarsi che tutto funzionasse bene. “Se ne va un uomo particolare, un uomo che emozionava. Se ne va uno dei più grandi imprenditori italiani. Ma il Dottore vivrà ancora nella sua straordinaria impresa” ha commentato Pier Luigi Bersani.

 

 


A Petosino l’undicesima “Fiera d’autunno”

petosini-festa-dautunnoIl Comune di Sorisole in collaborazione con il Distretto del commercio dei Colli e del Brembo (DID) lancia l’undicesima “Fiera d’autunno – Cultura, commercio e artigianato in strada”. L’appuntamento è fissato per domenica 2 ottobre, dalle 9, a Petosino di Sorisole. Un’occasione per tantissimi appassionati e curiosi che si danno appuntamento per trascorrere insieme una giornata all’insegna della curiosità e della scoperta del territorio. Tanti, infatti, i commercianti e le bancarelle di hobbisti che presenteranno le loro attività con i loro prodotti, dove non manca mai un tocco di innovativa creatività. In via Martiri della Libertà e lungo la via Aldo Moro saranno esposti i tanti esempi del commercio locale, dove si potranno ammirare oggetti d’artigianato tipico in un grande mercato a cielo aperto, ricco di allegria e vivacità. Dalla bigiotteria agli articoli per la casa in feltro, dal decoupage alla cosmetica, dal legno alla ceramica e molto altro ancora. Ad addolcire la giornata, vi saranno anche una serie di bancarelle dedicate alle delizie alimentari tra cui formaggi, marmellate, frutti, miele e molto altro ancora. E per i più piccoli, tanti giochi e idee per organizzare feste grandiose.


Concessionarie, a Verdellino la nuova sfida di ArriCar

arricarSin dal 1985, la famiglia Arrigoni ha legato il proprio nome al marchio Nissan. Una storia di successi maturati anche con i marchi Jeep ed Ebro, quest’ultimo assorbito da Nissan nel 1988. Con l’acquisizione della nuova sede di Verdellino, nasce nel 1992 la Egidio Arrigoni srl, che diventerà un vero e proprio punto di riferimento per l’acquisto e la manutenzione di auto e veicoli commerciali per tutta la provincia di Bergamo. Nel 2004, le nuove strategie del brand Nissan portano alla nascita della Motor3000 spa, unica concessionaria ufficiale per Bergamo e provincia, di cui sono soci. Nel 2015 la svolta. La Famiglia Arrigoni, con Egidio e i figli Stefano e Barbara, avvia l’ambizioso progetto ArriCar srl, iniziando i lavori di adeguamento dell’impianto di Verdellino ai modernissimi criteri europei del marchio Nissan. Nel 2016 apre la ArriCar srl, concessionaria Nissan auto e truck. E’ l’inizio di una nuova sfida. Uno showroom futuristico, un’officina dai più alti standard e un fornitissimo magazzino fanno solo da cornice alle performances dei prodotti Nissan e alla professionalità degli addetti di Arricar srl.

Essendo concessionaria anche di veicoli commerciali, Arricar sottolinea che solo acquistando in tempo  si può usufruire del maxi-ammortamento. Tra le offerte ArriCar evidenzia l’ NV 200 a 13.500 euro + Iva, con clima, radio, bluetooth e cruis control.

 

ArriCar srl – La gamma dei veicoli commerciali

 

ArriCar srl

Strada Statale Francesca, 12

24040 Verdellino (Bg)

035.4821950

b.arrigoni@arricar.it

 

 

 

 


Imprese e startup, quattro seminari per chi è a caccia di fondi

Camera di Commercio via ZilioliVenture capital, private equity e private debt, business angels, minibond e cambiali finanziarie, crowdfunding: questi i temi dei quattro incontri di approfondimento promossi dal Comitato per la promozione dell’imprenditorialità femminile della Camera di commercio di Bergamo e realizzati da Bergamo Sviluppo in collaborazione con il sistema associativo locale. Rivolti in particolare agli imprenditori delle piccole e medie imprese (PMI), sia in fase di startup sia già attive sul mercato, i quattro incontri puntano ad approfondire la conoscenza e le modalità di accesso ad alcuni strumenti di finanziamento presenti sul mercato finanziario ma ancora poco diffusi in Italia rispetto all’estero. Conoscere queste opportunità di finanziamento, che intervengono a sostenere sia il capitale di rischio (in particolare le attività di investimento di venture capital o di private equity, le operazioni effettuate dai business angels o ancora le modalità di finanziamento attraverso le varie tipologie di crowdfunding), sia quello di debito (è il caso della emissione di minibond e di cambiali finanziarie o dei fondi di private debt), può rappresentare un’occasione per identificare opportunità di finanziamento utili a far decollare, in caso di startup, o far crescere, nel caso di attività già avviate, la propria iniziativa imprenditoriale. Tutti e quattro gli incontri, affidati ad esperti degli argomenti trattati, si terranno, dalle 14.30 alle 17.30, nelle sale del Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni (in via Petrarca 10 a Bergamo), secondo il seguente calendario:

  • Mercoledì 5 ottobre: “Un partner per la crescita: private equity, venture capital e private debt” (Valentina Lanfranchi, AIFI- Associazione italiana Venture Capital e Private Equity)
  • Martedì 11 ottobre: “Capitale umano e capitale finanziario: come operano i business angels” (Paolo Anselmo – Presidente IBAN, Associazione italiana Businnes Angels)
  • Mercoledì 19 ottobre: “Minibond e cambiali finanziarie: strumenti per garantire liquidità” (Claudio Rossi – Esperto di finanza aziendale)
  • Mercoledì 2 novembre: “Quando i capitali arrivano dal web: l’equity based e il reward based crowdfunding” (Giorgio Ferrari – Business Designer di Quo-D e Business Developer di Advicy Drive)

La partecipazione ai seminari, previa iscrizione su www.bergamosviluppo.it, è gratuita e aperta a tutti.

 

 


Festa dei nonni, in casa di riposo sarà dolce grazie agli omaggi di 23 gelaterie

gelato - nonni - anzIani - nonneIl piacere del gelato e il gusto della solidarietà. Domenica 2 ottobre, giornata che in tutta Italia celebra i nonni, ritorna l’iniziativa dei Gelatieri bergamaschi di Ascom Confcommercio che regala un sorriso e un momento di dolcezza agli anziani.

Quest’anno sono 23 le gelaterie che offriranno vaschette e coni gelato agli ospiti delle case di riposo e dei centri anziani dell’intera provincia (con qualche sconfinamento pure nel bresciano).

Per i gelatieri è un’occasione per rafforzare i rapporti con il territorio, per gli ospiti delle residenze un momento di festa con un alimento che non solo è goloso ma è anche consigliato dai dietologi perché in grado di fornire nutrienti e liquidi di cui le persone anziane spesso hanno bisogno.

L’iniziativa è promossa nell’ambito della campagna dei Gelatieri “A tutta frutta”, che valorizza e promuove il consumo del gelato artigianale.

Ecco le gelaterie che partecipano e le strutture coinvolte

  • Fior di Panna di Almenno San Bartolomeo – Casa Serena di Brembate Sopra
  • Bogni di Arcene – Casa Mia di Verdello
  • Artigel di Azzano San Paolo – Istituto Ospitale Magri di Urgnano
  • Cherubino di Bergamo – Villa Pace di Stezzano
  • Gelatissimo di Boario Terme – L’Oasi Giovannina Rizzieri di Pianborno (Bs)
  • La Gabbia di Capriate San Gervasio – Casa di riposo Cerrutti di Capriate San Gervasio
  • Bar Alpino di Casirate d’Adda – Casalbergo di Calvenzano
  • Selz di Clusone – Casa Albergo Sant’Andrea di Clusone
  • Da Claudio di Clusone – Casa Albergo Sant’Andrea di Clusone
  • Oasi di Fara Gera d’Adda – Villa Orchidea di Fara Gera d’Adda
  • Bar Centrale di Lovere – Casa della Serenità di Lovere
  • Pirata di Lurano – Casa di riposo Aresi di Brignano Gera d’Adda
  • Bar Commercio di Osio Sotto – Casa di riposo Pia Olmo di Osio Sotto
  • Gelateria Arlecchina di San Paolo d’Argon – Casa di riposo di San Paolo d’Argon
  • Gelateria Mej di Sarnico – Casa di riposo di Sarnico
  • Gelateria Mary’s di Selvino – Centro Anziani “Don Lazzaro Arrigoni” di Selvino
  • Bar Roma di Sovere – Casa di riposo di Sovere
  • Gelateria Rubis di Torre Boldone – Istituto Palazzolo di Torre Boldone
  • Gelatiamo di Treviolo – Centro Diurno Arioli Dolci di Treviolo
  • La Crem di Vertova – Fondazione I.P.S.Cardinal Gusmini di Vertova
  • L’Oasi di Villongo – Fondazione don Ambrogio Cacciamatta di Iseo e Istituto Angelo Custode di Predore
  • La Voglia Matta di Zanica – R.S.A San Paolo di Azzano San Paolo
  • Il Gioppino di Zanica – Festa degli Anziani di Zanica


I bergamaschi e la colazione, il rito raccontato dai baristi

Barista Cappuccino zu in seinem Cafe

Ci sono giovani che fin dalle prime ore del mattino amano deliziarsi con frappuccini o caffè lunghi, magari accompagnati da muffin e pancakes, in perfetto stile americano. I più salutisti, invece, preferiscono sostituire caffeina e cibi troppo calorici con spremute d’arancia, centrifughe, succhi di frutta biologici o infusi alle erbe. Alla fine però, vuoto o ripieno, il classico cornetto accompagnato da un cappuccio resta un connubio intramontabile per la maggior parte dei bergamaschi.

Già, perché se è vero che le nuove tendenze hanno trasformato la colazione in un irrinunciabile appuntamento goloso ricco di estrose ghiottonerie, la tradizione mantiene il primato sulle mode. Così, chi entra nel suo bar di fiducia tra le 6 e le 10 del mattino ha già le idee chiare. Circa il 70% dei clienti ordina ancora una bevanda calda con un dolce, quasi sempre una brioche, con una spesa media che oscilla intorno ai 2,30 euro. A cambiare sono più che altro gli ingredienti. Se un tempo il cappuccino era preparato solo con latte di mucca, oggi esiste una miriade di varianti che vanno dalla soia alle bevande di riso o mandorla, fino al latte senza lattosio. Idem per le brioche: accanto a quelle farcite con crema, cioccolato o marmellata spiccano croissant integrali, al carbone vegetale, senza glutine, con cereali e miele. E se fino a qualche decennio fa erano soprattutto gli uomini a fare colazione al bar prima di andare in ufficio, oggi è aumentato anche il numero di donne, in particolare le mamme che accompagnano i figli a scuola o le signore anziane che si fermano a chiacchierare con le amiche fino a tarda mattinata sorseggiando un tè caldo con qualche frolla. Il posto preferito è il bar ma sta prendendo piede anche la moda di fare colazione nei centri commerciali, al McDonald’s, in panetteria e persino al parco.

La colazione classica all’italiana

Scervellarsi per inventare nuove ricette e combinazioni originali può aiutare il barista ad attirare la clientela. Tuttavia, sono molti i locali storici di Bergamo che, in barba alle tendenze, preferiscono seguire la tradizione. «Bene o male la colazione dei bergamaschi negli anni è rimasta invariata – dice Marcello Menalli della Pasticceria Sant’Orsola -. La gente predilige sempre più il cappuccino o il caffè accompagnato da un croissant fresco di pasticceria; il più gettonato rimane il croissant vuoto, seguito da quello con la marmellata. Curioso è che il sabato e la domenica, invece, sono più richiesti quelli ripieni con la crema o con il cioccolato».

Anche per Lino Gatti, titolare della Latteria caffetteria Beretta di via San Bernardino, il gusto classico di un cappuccio con una brioche resta imbattibile: «Dagli anni Sessanta a oggi ho visto cambiare un sacco di mode, ma sono tutte passeggere. Ma l’accoppiata cappuccino e croissant sono un must per quasi tutti i clienti. Tra le bevande vanno molto anche il latte macchiato, il marocchino e il caffè americano. Le brioche più gettonate? Sono quelle al cioccolato, mela, nutella, marmellata, vuota e la treccia. C’è però anche chi chiede una frolla, una barretta ai cereali o un pacchetto di biscotti, magari con il tè caldo al limone».

Un trend seguito anche dal Gino’s bar che dal 2013 ha lasciato largo Barozzi per trasferirsi in via Moretti, nell’area dell’ex Cesalpinia: «Non ho mai avuto richieste troppo stravaganti – spiega Elena Stroppa che insieme ai fratelli Monica e Massimo gestisce questo storico bar fondato nel 1971 dal padre Igino, oggi in pensione –. La colazione classica all’italiana va sempre per la maggiore: un espresso o un cappuccio accompagnato da un cornetto».

La colazione all’americana

C’è chi a colazione ama gusti decisi, strutturati e magari salati. Americani, tedeschi e inglesi, per esempio, abituati come sono a svegliarsi con il profumo di uova fritte e pancetta, non si accontentano certo di una brioche. E così quando sono in vacanza a Bergamo trovano conforto mattutino in locali come Yoguito, Lekka Lekka o il McCafé dove la colazione ha il sapore caramellato di un soffice pancake con sciroppo d’acero, ma anche di muffin ai mirtilli, cookies con pepite di cioccolato, donuts con glassa colorata, cheesecake, il tutto accompagnato da tazzone di caffè nero bollente.

«Vicino alla stazione transitano molti turisti – conferma Marcello Moroni, titolare del Bar De Berghèm di piazzale Marconi -. Non tutti si adeguano ai gusti italiani. Parecchi stranieri chiedono il caffè americano, quello super lungo tipo minestrone, ovvero un espresso allungato con l’acqua». E c’è addirittura chi scambia la colazione per un vero e proprio pranzo: «I turisti spesso mi stupiscono, c’è persino chi riesce a mangiare una pastasciutta all’alba – conferma Giuseppe Montrone, titolare del Pastifrulligeleria di viale Papa Giovanni, in città -. Gli stranieri per colazione preferiscono il salato al dolce e vorrebbero ordinare toast o crepes con prosciutto e formaggio fin dalle prime ore del mattino. Ma quelli sono piatti che si possono offrire dalle 11 in poi, quando apre la cucina, magari come brunch accompagnati da una spremuta. Non è sempre facile soddisfare le richieste di tutti perché la clientela che transita nei locali del centro è molto varia: si va dal ragazzino che va a scuola alle mamme che accompagnano i figli all’asilo. Il clou del lavoro si concentra dalle 8 alle 10 con l’apertura degli uffici, ma già alla mattina presto inizia il via vai. E poi dopo le 10 arrivano le anziane».

La colazione rapida ed economica

Ci sono momenti in cui il rito della colazione può rappresentare un vero stress. Chi è sempre di corsa per esempio ha tempo solo per un fugace espresso al banco. È il caso dei pendolari che abitualmente transitano dalla stazione e che si spintonano all’ora di punta con un dito alzato e lo scontrino nell’altra mano per prenotare il loro caffè e trangugiarlo a tempo record. «I clienti qui alla stazione sono sempre di corsa e la spesa media non è molto alta – conferma Moroni -. A volte passano solo per un rapido espresso, solo chi ha qualche minuto in più chiede il classico cappuccio con brioche». Un trend riscontrato anche da Elena Stroppa che per anni ha gestito il Gino’s Bar di fronte agli Ospedali Riuniti: «Quando il nostro locale si trovava in largo Barozzi avevamo un via vai continuo di gente che era sempre di corsa. Magari doveva accudire un parente malato all’ospedale e non aveva tempo o voglia di chiedere colazioni troppo elaborate. Al massimo chi voleva strafare ordinava una spremuta con un muffin fatto in casa».

Più attenzione agli ingredienti

Sui banconi del bar non mancano mai le classiche brioche vuote e farcite. Sembrano tutte ugualmente appetibili, fragranti e golose. Eppure non contengono i medesimi ingredienti, come spiega Riccardo Schiavi titolare del bar La Pasqualina con sedi a Bergamo, Almenno San Bartolomeo, Milano e Porto Cervo: «Esiste un segreto per capire se una brioche è buona e sana. La prima regola è ascoltare il proprio stomaco. Se dopo aver mangiato un croissant vuoto sul palato resta un velluto e dopo un’ora lo si sente ancora sullo stomaco, significa che contiene margarina. Questo grasso vegetale aiuta a mantenere la brioche più friabile ma è altamente indigesto. Se invece il croissant emana il profumo del burro è un bene, mentre molti lo percepiscono come un male perché hanno paura di ingrassare o del colesterolo».

Ricche di fibre, ultimamente sono molto richieste anche le brioche integrali, soprattutto da parte della clientela femminile. Ma, anche in questo caso, attenzione alla scelta: «Le brioche integrali contengono anche una percentuale di grani raffinati – avvisa Schiavi -, quasi nessuno, infatti, utilizza la farina al 100% integrale perché di difficile lievitazione. Noi lo facciamo, con il miele al posto dello zucchero, ma abbiamo buttato via molti impasti prima di raggiungere il risultato che volevamo. Chi fa il nostro mestiere deve avere una missione: preparare prodotti buoni, ma soprattutto sani».

Anche secondo Menalli, i clienti sono sempre più attenti a ciò che consumano: «I prodotti serviti dalle pasticcerie come la nostra sono sempre freschi di giornata in quanto il gusto di un croissant appena sfornato fa sempre la sua parte. Altra novità che ha affascinato gran parte della clientela è la grande varietà e scelta di caffè dai differenti sapori e luoghi di provenienza. La spesa media di una colazione è di 2,30 euro per una clientela di fascia medio-alta con preparazione e interesse verso i prodotti scelti».

Freschi o surgelati

Le brioche di pasticceria sono le più ricercate, sia per il loro aspetto morbido e fragrante che per la qualità degli ingredienti. Eppure, il 60% della croissanteria presente in molti locali è surgelata. A differenza di quanto avveniva negli anni Novanta, quando il cornetto congelato doveva essere tolto dal freezer e messo a lievitare di notte per poi cuocerlo la mattina dopo, oggi la brioche viene congelata dopo la lievitazione e quindi è già pronta per la cottura. Tanti sono quindi i bar che scelgono questa opzione per sopperire alle emergenze: «Ogni mattina mi arrivano prodotti freschi di pasticceria – spiega Montrone -, tuttavia tengo sempre alcuni dolci industriali surgelati. In caso di necessità si mettono nel microonde e in pochissimo tempo è possibile soddisfare il cliente offrendogli un croissant caldo anche quando finiscono le forniture della mattinata». Non sempre questa scelta è da stigmatizzare, soprattutto se si considera che anche la migliore brioche di pasticceria dopo due ore dalla cottura comincia lentamente a perdere fragranza. Locali come il McCafé, ad esempio, offrono una vasta gamma di dolciumi precotti che vengono scongelati e cotti nel forno “sur place” sprigionando un gradevole profumo di burro e cioccolato a cui è difficile resistere.

L’origine di caffè e miscele

L’85% delle bevande consumate al bar per colazione sono calde. L’espresso in particolare è un must intramontabile. Non tutte le miscele selezionate però hanno le stesse proprietà: «In generale il mercato italiano del caffè non punta abbastanza sulla qualità – spiega Schiavi -. Si compra caffè economico e per coprire le pecche del prodotto lo si tosta troppo conferendogli così un sapore di bruciato (quello a cui oggi purtroppo ci siamo abituati). Noi, per esempio, abbiamo scelto di acquistare un caffè crudo di alta qualità e di tostarlo poco per valorizzarne i profumi e gli aromi, anche se non sempre per il cliente è di facile comprensione. Avrei un appunto da fare per quanto riguarda il prezzo dell’espresso che per me non è equo. In autogrill paghi gli spaghetti 5 euro, nel ristorante stellato 20 euro, mentre il caffè deve avere un prezzo standard. Trovo assurdo che in tutti i bar che dedicano lunghi studi e ricerca ai loro prodotti, il caffè si paghi allo stesso prezzo dei locali industrializzati. Nei bar come il nostro, dove il caffè viene tostato in casa e lavorato con macchinari e macinini tra i migliori al mondo, l’espresso dovrebbe costare almeno 1,30 euro. Ma a quel punto il cliente noterebbe solo che è molto caro rispetto agli altri, senza prestare particolare attenzione a tutto il lavoro che c’è dietro».

Senza caffeina

C’è anche chi al classico espresso preferisce il ginseng, sebbene il suo prezzo medio sia superiore del 25% rispetto a un normale caffè. Questa bevanda di origine asiatica è composta da crema di latte vegetale, zucchero, caffè istantaneo ed estratto secco di ginseng ed ha una percentuale molto bassa di caffeina. C’è poi il caffè d’orzo che non contiene caffeina ed è ottenuto dalla tostatura e dalla macinazione dell’orzo. È ricco di fibre e lo possono bere anche i bambini: «Il barista moderno ha una vita molto più difficile perché sono state introdotte parecchie varianti all’espresso, dal ginseng all’orzo, dal marocchino al latte di soia per gli intolleranti – afferma ancora Schiavi -. Il ginseng è nato per chi ha problemi con la caffeina, tuttavia io sono contrario al suo consumo perché è un insieme di latte in polvere, emulsionanti e altri ingredienti poco sani e poco tracciabili. L’orzo invece è un ottimo sostitutivo del caffè tradizionale».

Le alternative per gli intolleranti al lattosio

Grazie alla buona quantità di proteine contenute e all’aggiunta di calcio e vitamina D, le bevande vegetali rappresentano una valida alternativa al latte di mucca, soprattutto per chi ha problemi di intolleranze alimentari o di colesterolo alto. Negli ultimi tempi, quasi tutti i bar della Bergamasca si sono adeguati a questa nuova tendenza e non è più così raro trovare, nella lista, bevande preparate con la soia. Non sempre, però, c’è grande smercio: «Un paio di anni fa abbiamo deciso di adeguarci anche noi acquistando il latte di soia, ma ancora pochi lo richiedono – dice Lino Gatti -. La moda sta dilagando piano piano. All’inizio era più quello che buttavamo di quello utilizzato. C’erano giorni in cui lo ordinavano in tre o quattro, altri giorni non lo chiedeva nessuno. Poi abbiamo iniziato a usare il mezzo litro per limitare gli sprechi. Di solito lo chiedono indifferentemente giovani e adulti. Va abbastanza anche il latte senza lattosio».

Lo conferma anche Menalli: «Negli ultimi tempi – dice – sono sicuramente in aumento i cappuccini e i caffè con latte di soia ed è necessario adattarsi anche a questo tipo di clientela, al fine di dare un servizio completo». L’unico neo resta il prezzo: un buon latte di soia ha infatti un costo che in media è del 30% superiore rispetto al latte fresco intero.

Meno zucchero

Dallo zucchero cristallino a quello di canna, dal miele alle compresse dietetiche ipocaloriche, i modi per dolcificare un caffè sono ormai svariati. Ma c’è anche chi preferisce berlo amaro: «Vent’anni fa la gente ordinava un caffè o cappuccino con ben due bustine di zucchero – dice Schiavi -. Oggi, invece, c’è stata una svolta nella dolcificazione e l’utilizzo dello zucchero è più oculato: solo una bustina, preferibilmente di canna. Nell’espresso c’è addirittura chi abolisce completamente lo zucchero per apprezzarne meglio l’aroma».

Non solo al bar

La colazione oggi non si fa soltanto al bar. Dal 2013 McDonald’s ha aperto una serie di McCafè nei principali centri commerciali e in città, offrendo alla clientela colazioni dall’impronta a stelle strisce. Qui infatti Donuts, pancakes e muffin la fanno da padrone. Tante sono anche le librerie o i negozi di casalinghi come Semeraro o Ikea che offrono al loro interno punti di ristoro. E poi, quando il clima lo consente, c’è chi ama fare colazione al parco. Tra i più apprezzati c’è per esempio il Parcobaleno di Azzano San Paolo che da marzo a ottobre apre il suo rifornito chiosco all’interno del giardinetto pubblico situato a pochi passi dalla scuola dell’infanzia. Sono moltissime le mamme e i bambini che la mattina si fermano in questa oasi verde per sorseggiare un cappuccio, magari aromatizzato al caramello, accompagnato da una sfoglia alla mela, una treccia al cioccolato o una girella alla crema e uvetta. Ci sono poi alcuni storici panettieri orobici, da Rota a Tresoldi, che stanno allargando il loro assortimento proponendo all’interno delle loro botteghe piccoli angoli per la somministrazione di bevande calde.

La top ten delle preferenze

colazione-cappuccino-croissantCibo

1. Croissant vuoto
2. Croissant farcito (crema, cioccolato, marmellata)
3. Croissant integrale (vuoto o con miele)
4. Fagottini alla mela, treccine al cioccolato, girelle all’uvetta
5. Muffin
6. Krapfen
7. Frolle
8. Brioche salata
9. Torte farcite
10. Pancakes con sciroppo d’acero

Bevande

1. Cappuccio
2. Espresso
3. Latte macchiato
4. Marocchino
5. Tè caldo
6. Ginseng
7. Caffè d’orzo
8. Caffè americano
9. Bevande di soia
10. Spremute, centrifughe


Pubblici esercizi, Confcommercio: “Mantenere l’autorizzazione dei Comuni nei centri storici”

©Mauro Scrobogna / Lapresse 11-07-2005 Roma Politica Camera - Assise dei Consigli Regionali Nella foto: Panoramica dell'Aula di Montecitorio durante l'Assise

“Una scelta che non condividiamo è quella di eliminare la norma che attualmente permette ai Comuni di assoggettare ad autorizzazione i pubblici esercizi limitatamente ai centri storici. Ma per noi questa norma è ragionevole per consentire ai residenti una normale vivibilità delle zone in questione”. A dirlo è stato Roberto Cerminara, responsabile del settore Legislazione d’impresa di Confcommercio, nel corso di una audizione davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive alla Camera sul cosiddetto dlgs Scia 2. Cerminara ha poi rilevato come – tra le altre cose – il dlgs elimini “l’obbligo di segnalare ai Comuni la cessazione di una attività. Qual è il motivo – si è chiesto – per cui il Comune non debba avere un quadro completo delle attività sul suo territorio?”.


Giovani in alpeggio per migliorare la convivenza con orsi e lupi. Ecco com’è andata

Un’estate di volontariato verde, per mettere in contatto – pacifico – uomo, natura e grandi predatori. Si è conclusa l’iniziativa che ha visto 31 ragazzi e 5 pastori collaborare nel nome della tutela ambientale con il progetto Pasturs, messo in campo da Cooperativa Eliante Onlus, con la partnership di Parco delle Orobie bergamasche e WWF Bergamo – Brescia, in collaborazione con Coldiretti Bergamo e con il contributo di Fondazione Cariplo.

Un progetto che, con l’obiettivo di ridurre i rischi conseguenti alla presenza dei grandi predatori sulle Orobie, ha coinvolto oltre 40 persone (su 200 che ne avevano fatto richiesta), mettendole al dal 13 giugno all’8 settembre al servizio delle Orobie. Renato Balduzzi in Alpe Cardeto, Silvestro Maroni in Alpe Vodala, Giuseppe Salvi in Alpe Venano, Andrea Morelli in Alpe Manina ed Emanuele Manzoni in Alpe Monte Fioraro, sono i cinque allevatori che hanno accolto i volontari, facendosi aiutare nel lavoro quotidiano: spostare e montare le reti elettrificate, sorvegliare il gregge, fare la legna e accendere il fuoco, cucinare, fare il fieno e mungere i bovini. Ma anche: sistemare le pozze di abbeverata del bestiame, supportare gli allevatori nella transumanza e nel carico del bestiame sui camion, tagliare le ortiche, sistemare i sentieri, dare da mangiare agli agnelli e molto altro ancora.

«È stato emozionante uscire dalla vita quotidiana per tuffarsi in un mondo tradizionale, eppure, “nuovo” agli occhi di molti di noi – ha dichiarato Alessio Pacati, 21 anni di Treviolo, studente dell’Università della Montagna di Edolo –, è essenziale sapersi adattare: agli orari di lavoro molto lunghi e alle condizioni metereologiche che in montagna, più che mai, sono davvero determinanti, ma è un’esperienza che consiglierei a chiunque!».

«Il segreto è la passione: i pastori, che fin da subito si sono mostrati cordiali nei miei confronti, lavorano giorno dopo giorno proprio grazie alla passione. Mi hanno insegnato molte cose sul loro mestiere, dimostrando cura e attenzione nei confronti degli animali e disponibilità a confrontarsi con la mia “visione da universitaria”, studiosa di allevamenti, facendomi finanche ricredere su alcuni aspetti legati al benessere animale», ha commentato invece Nadia Rizzi, 25 anni, studentessa di Scienze e tecnologie delle produzioni animali presso la facoltà di Veterinaria di Milano.

Il progetto, infatti, ha permesso di realizzare un reale avvicinamento tra città e montagna, con gli universitari interessati a conoscere da vicino un mondo diverso da quello quotidiano, proponendo ai pastori domande, dubbi e curiosità sul loro lavoro, e i pastori, dal canto loro, contenti della compagnia giovane e interessata, con cui condividere le tante e impegnative attività, scambiando, al tempo stesso, piacevoli chiacchierate.

Un’esperienza resa possibile dalla volontà e collaborazione di Cooperativa Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, WWF Bergamo-Brescia e Coldiretti Bergamo di ridurre il rischio derivante dal ritorno dei grandi carnivori sulle Alpi Orobie bergamasche, favorendo lo sviluppo sostenibile delle comunità locali, e, al tempo stesso, mantenendo gli attuali livelli di biodiversità naturale, grazie anche all’impiego di recinzioni elettrificate e cani da guardiania. In controtendenza in un periodo in cui il conflitto e la strumentalizzazione in materia di predatori sembrano prevalere, il progetto Pasturs si fa così portatore di un segnale opposto di convivenza possibile e pacifica.
Grazie al prezioso contributo dei volontari, il progetto è infatti riuscito a facilitare l’adattamento dei pastori all’arrivo dei grandi carnivori, con il risultato collaterale di far incontrare il mondo della pastorizia e quello ambientalista / cittadino: se da un lato, infatti, i volontari hanno apportato al mondo dell’allevamento competenze specifiche e buone pratiche in tema di conservazione degli ecosistemi, dall’altro, i pastori hanno messo in campo esperienza pratica e conoscenza del territorio.

In particolare, a prendere parte al progetto come volontari, sono stati: Nunzia Moretti, Elisabetta Mauri, Mario Cornaro, Andrea Piscopello, Francesca Patania da Siena (dedicherà la sua tesi di laurea proprio ai pastori abruzzesi del progetto), Camilla Tortosa, Beatrice Longhi, Nicole Gargantini e Silvia Grossi, studentesse di Allevamento e Benessere Animale, Alessio Pacati, 21 anni, studente dell’Università della Montagna di Edolo, Nadia Rizzi, 25 anni, studentessa presso la facoltà di Veterinaria di Milano, Flavio Rossi, Elisa Signorini di Parma, Gloria Patamia di Lugano, Michela Albano, arrivata dalla Sicilia, Amirah Al Jawazneh, studente del corso di laurea in Allevamento e Benessere Animale, Eric Carminati, Cynthia Guerra, Chiara Bertuletti, Elide Aldeni, Marta Ferrari, 22 anni, studentessa di ingegneria ambientale, Adriano Caccia, 34 anni di Milano, del progetto di “montagna terapia” per disabili, Valerio Di Feo, Silvia De Gaetano, Rosita Bertocchi, Marina Poletti, Elio Speziale, Alessandro Trivella.

In totale, grazie anche alla loro collaborazione, sono stati portati in alpeggio 4.800 ovini, 105 caprini, 150 bovini, 26 equini (asini e cavalli), realizzati 5 recinti a prova di orso e lupo e consegnati 3 cuccioli di Pastore abruzzese in collaborazione con il Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese (C.P.M.A.).

Un’esperienza che tornerà a giugno 2017 e a cui sarà possibile candidarsi da gennaio 2017 rivolgendosi a pasturs@wwfbergamo.it – www.pasturs.org

 


Il Giro di Lombardia arriva in città. Sabato viabilità difficile

ciclismoSabato 1° ottobre, Bergamo sarà traguardo di una importante gara ciclistica dilettantistica (il trofeo L’Eco di Bergamo) e della classica che chiude di fatto la stagione ciclistica internazionale, il Lombardia, una gara che in 110 anni ha saputo ritagliarsi un fascino particolare e che viene trasmessa in tutto il mondo. Il traffico quindi risentirà del transito delle tue competizioni e dalle 16.00 alle 17.35 alcune strade saranno chiuse per consentire il transito agli atleti. I corridori del Gran Premio L’Eco di Bergamo dovrebbero tagliare il traguardo di Piazza Matteotti tra le ore 14.20 e le 14.50. La sospensione del traffico sarà solo temporanea e che sarà effettuata solo pochi minuti prima del passaggio dei corridori, che entreranno a Bergamo da via Correnti e percorreranno poi la Rotonda Alpini, la circonvallazione verso Valtesse con uscita in via Buttaro, la Rotonda Monterosso, viale G.Cesare, Piazzale Oberdan, Via Nazario Sauro, via Baioni, Ruggeri da Stabello fino all’ incrocio con via Crocefisso. Di qui la gara proseguirà lungo via Maironi da Ponte, salirà la Boccola fino a Colle Aperto, poi viale delle Mura, Porta Sant’Agostino, viale Vittorio Emanuele sino a via Locatelli, discesa di via Locatelli fino a Largo Belotti, poi a destra davanti al Teatro Donizetti e arrivo davanti al Municipio in piazza Matteotti.

Il Lombardia invece è una delle classiche ciclistiche più seguite e sarà seguita in diretta RAI (i cui mezzi sono già arrivati in piazza Matteotti nella giornata di oggi). Il transito è previsto tra le ore 16.35 e le 17.35 (dipenderà della velocità dei corridori), con il blocco della circolazione, imposto dalla Prefettura, almeno 30 minuti prima del passaggio degli atleti. Il segnale per la chiusura della strada sarà dato dagli agenti di Polizia presenti lungo il percorso. Per quello che riguarda il percorso, ricalca quasi interamente quello del Trofeo l’Eco di Bergamo: l’ingresso in città avverrà da Torre Boldone, di qui via Corridoni e Borgo Santa Caterina. Da Piazzale Oberdan si imboccherà Via Nazario Sauro, poi via Baioni, Ruggeri da Stabello fino all’ incrocio con via Crocefisso. Di qui la gara proseguirà lungo via Maironi da Ponte, salirà la Boccola fino a Colle Aperto, poi viale delle Mura, Porta Sant’Agostino, viale Vittorio Emanuele sino a via Locatelli, discesa di via Locatelli fino a Largo Belotti, poi a destra davanti al Teatro Donizetti e arrivo davanti al Municipio in piazza Matteotti. Trattandosi di una gara di professionisti il traffico sarà completamente bloccato sul percorso e non saranno consentiti attraversamenti. Verrà istituito il divieto di sosta in Borgo Santa Caterina, lungo la salita di via Boccola, in largo Colle Aperto, su tutto il Viale delle Mura. I residenti del centro Storico di Città Alta non potranno uscire dal centro storico fino al passaggio dei corridori. Gli organizzatori prevedono circa 15.000 spettatori solo in Città Alta.

 

 

 


Ponte di Briolo, che storia!

 

ponte-di-briolo-sala-2Se l’attività di un ristorante dura da 140 anni ci sarà un perché. La risposta è che si tratta di un posto in cui si mangia bene e che ha saputo stare al passo con i tempi. Considerazione semplicistica, banale, si dirà, ma la storia è tutta lì a confermarlo.

Siamo a Valbrembo al Ponte di Briolo, in via Briolo al numero 2. Qui l’attività è iniziata nel 1876 con la formula della classica trattoria di paese. Dal 1919 è iniziata la gestione della famiglia Assolari (il ristorante è riconosciuto come locale storico dalla Regione Lombardia) e dopo generazioni di nonne e mamme che si sono date fare in cucina la conduzione è passata nel 1972 ad Augusto Assolari, 66 anni, che aveva iniziato con il fratello Renato, purtroppo prematuramente scomparso nel 1988.

«A modo nostro abbiamo avviato una nuova cucina casalinga – racconta Assolari –, convinti che non ci voglia un eccesso di creatività quanto piuttosto leggerezza, qualità e stagionalità. Della cucina della nostra tradizione abbiamo mantenuto solo i casoncelli alla bergamasca. Ora il 60 per cento dei nostri piatti è a base di pesce e in stagione proponiamo funghi e tartufi».

Gli spazi sono arredati con cura e sobrietà, la capienza è variabile tra i 45 e i 70 posti. Nella bella stagione è disponibile il dehors per una quarantina di coperti. Il Ristorante al Ponte di Briolo svolge anche un’intensa attività di catering in location prestigiose. La cucina è in mani affidabili come quelle di Paolo Riva e Fabrizio Locatelli che lavorano nel locale rispettivamente da 20 e 10 anni.

«Come è cambiato il nostro lavoro in tutto questo tempo? Basti pensare – riflette Assolari – che non molti anni fa, volendo fare una specie di statistica, nel raggio di cinque chilometri da Bergamo si potevano contare una ventina di ristoranti che svolgevano un lavoro come il nostro. All’interno dello stesso perimetro, adesso, ce ne sono centinaia. E non è un dato da poco se si considera che Bergamo è ritenuta una delle città dove si mangia meglio. Lo diceva anche il compianto Veronelli. Ci vogliono quindi passione, grande competenza e cultura del cibo, qualità. Poi, pian piano, senza strafare, senza creare grandi clamori si possono ottenere anche delle soddisfazioni».

Il Ponte di Briolo è tra gli aderenti al circuito di locali bergamaschi “trentacinqueuro.it”, che offre un menù guidato al costo promozionale di 35 euro tutto compreso, un’ottima occasione per saggiare la cucina, con la possibilità di scegliere tra quattro proposte per ogni portata e quindi tra quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dessert, rigorosamente fatti in casa.

ponte-di-briolo-piatti-2 ponte-di-briolo-piatti-1

D’obbligo citare i patti che vanno per la maggiore. Le cruditè di mare e le mazzancolle in purea di melanzane oppure i fiori di zucchine con fonduta di formaggi tra gli antipasti. Paccheri con scampi, pennette con gallinella di mare e spaghetti di Gragnano con guanciale di cinta senese tra i primi e poi baccalà con cipolle, sanpietro all’aneto e vitello da latte alle erbette. Anche nei dessert prevalgono i gusti puliti e freschi, nel gelato alla cannella su mirtilli e nel sorbetto alla mela verde con calvados, per esempio.

Augusto Assolari è un sommelier professionista storico a Bergamo ed accanto all’evoluzione del panorama della ristorazione annota i cambiamenti nell’approccio ai vini. «Penso sia evidente per tutti che i tempi sono mutati – rileva -, bottiglie di un certo costo sono destinate ad ammuffire, logico quindi che la carta dei vini sia stata un po’ snellita. Offriamo comunque una buona scelta per i prodotti bergamaschi, i vini di Franciacorta, diverse proposte nazionali e gli champagne. Per questi ultimi organizziamo anche delle serate a tema come facciamo anche per il pesce crudo e per il tartufo».

LA PROVA

Una pausa pranzo a prezzi super competitivi

Pausa pranzo insolita, se vogliamo, in un locale di nome e prestigio come il Ponte di Briolo che rappresenta un pezzo di storia della ristorazione bergamasca. La sorpresa sta nel fatto che il prezzo, per il menù di mezzogiorno, è di dieci euro e quindi non solo in linea con la media ma anche inferiore di uno o due euro, rispetto a servizi analoghi in ristoranti meno rinomati. Se si vuole il vino in bottiglia di buona qualità il prezzo sale a 13 euro ma comunque nei dieci euro sono compresi primo, secondo, acqua e caffè.

In cucina ci sono due cuochi esperti e sulla qualità ci si può scommettere. Le proposte seguono molto la stagionalità. In occasione della nostra visita la scelta nei primi era tra casoncelli alla bergamasca, spaghetti aglio olio e peperoncino, penne all’arrabbiata e all’Amatriciana, risotto alla parmigiana o ai funghi. Tra i secondi piatti c’erano invece il carpaccio, le scaloppine, gli straccetti, le puntarelle e una Cesar salad con tacchino.

Abbiamo scelto i casoncelli alla bergamasca fatti in casa ed il carpaccio. Non ci siamo fatti mancare un buon bianco in bottiglia e quindi abbiamo speso 13 euro per un ottimo rapporto qualità-prezzo. Veramente da provare.

ponte-di-briolo-sala-1Ristorante Ponte di Briolo

via Briolo, 2
Valbrembo
tel. 035 611197
chiuso il mercoledì e la domenica sera
www.ristorantepontedibriolo.it