Zambonelli (Federalberghi): “Servono regole uguali per tutti. E’ da anni che lo denunciamo”

Giovanni Zambonelli
Giovanni Zambonelli

di Giovanni Zambonelli*

Quello del sommerso turistico nella provincia di Bergamo e un tema a cui noi albergatori siamo sensibili da tempo. La nostra categoria denuncia da anni il problema del sommerso e in alcuni casi anche dell’esercizio abusivo dell’attività di accoglienza nella nostra città e provincia. L’interesse non è solo nostro, ma di tutti coloro – gestori di strutture alberghiere ed extralberghiere – che competono su un mercato che è diventato via via sempre più selvaggio. La nostra associazione denunciò per prima il fenomeno con un dossier comunicato al Comune di Bergamo nel 2008 e successivamente con un altro trasmesso anche alla Polizia locale di Bergamo nel 2011. Quello che emergeva già allora era che, accanto alla stragrande maggioranza di operatori che svolgeva la propria attività di impresa o di accoglienza in famiglia, esisteva un numero sempre crescente di soggetti che sfruttava l’aumento delle presenze per vendere posti letto, utilizzando denominazioni non corrette, aumentando l’offerta massima di stanze ed infine non rispettando le regole minime di sicurezza e fiscali. Bastava navigare in Internet per rendersene conto. La nostra città e anche la provincia ha prima di altre risentito di questo fenomeno per due ragioni strutturali. La presenza di un importante aeroporto che ha ricadute positive e la configurazione della nostra città, che vede l’offerta storica artistica di grande pregio concentrata soprattutto in città Alta e nell’area centrale. Finché il mercato immobiliare ha tenuto, gli immobili venivano destinati alla vendita o alla locazione. Negli ultimi anni, l’eccesso di offerta immobiliare e gli scarsi rendimenti del mercato degli immobili residenziali hanno fatto deviare taluni proprietari verso il mercato dell’accoglienza. Inoltre, la mancanza di sbocchi lavorativi ha fatto il resto nel trasformare quella che dovrebbe essere una forma di ospitalità occasionale e di completamento del reddito familiare in gestioni economiche e spesso imprenditoriali.

Oggi lo sviluppo dei portali per la prenotazione di stanze ha aggravato il fenomeno. “Ho un appartamento sfitto che ne faccio? Accolgo i turisti: può essere certo un po’ impegnativo, ma i pagamenti sono sicuri. Guadagno qualcosa di più, zero oneri e meno tasse”. Chi fa questo ragionamento si scorda che fa concorrenza a chi guadagna sempre meno, è pieno di adempimenti e obblighi e paga le tasse. La situazione va riequilibrata. Ne va della possibilità di investimento delle imprese del settore e del mantenimento dei posti di lavoro. Ricordiamo che il nostro settore ha saputo assorbire manodopera compensando per anni la perdita di posti di lavoro nel settore del manifatturiero. Oggi può essere considerato un settore produttivo, magari ancora piccolo, ma in espansione, che non può delocalizzare all’estero ma riservare una crescita ulteriore di posti di lavoro. Nei prossimi anni, l’ingente numero di studenti che stanno affrontando un percorso di studio per l’hotellerie e la ristorazione auspichiamo possa trovare una consona occupazione. Ma per crescere il settore va tutelato. Questa sfida non è strategica solo per il nostro territorio ma anche a livello nazionale ed europeo. Apprezziamo molto la strategia della nostra federazione che su questi temi non vuole scendere a compromessi. Sulla sharing economy occorre innanzitutto far valere i principi. Stesso mercato stesse regole non è solo uno slogan. Significa che se fai lo stesso lavoro e ti riferisci allo stesso cliente devi rispettare le stesse regole, qualunque sia il numero delle stanze che vengono gestite. Bisogna innanzitutto snellire le regole e gli adempimenti per tutti, perché sono opprimenti e costosi. Inoltre bisogna informare e sensibilizzare l’opinione pubblica e gli amministratori locali sui temi della sicurezza degli ospiti e per la nostra comunità; l’ospite deve essere registrato sia che soggiorni in un albergo, in un B& B ma anche in un appartamento preso in affitto. Inoltre occorre rispettare le regole ancora più generali della fiscalità.

Infine, è fondamentale uniformare le regole di accoglienza per salvaguardare l’immagine della destinazione turistica agli occhi del turista e per puntare verso segmenti e nicchie di turismo di qualità. Per questo la nuova legge regionale della Lombardia 27/2015 va nella direzione che auspichiamo, ossia quello di far emergere l’ospitalità in ogni sua forma e, se possibile, uniformare gli adempimenti a carico degli operatori. Per questo anch’ io mi sento di ringraziare il nostro segretario generale di Confcommercio Lombardia per l’importante lavoro svolto. E’ fondamentale non solo che le maglie siano state ristrette e le sanzioni inasprite ma che questo passaggio contribuisca a far crescere la consapevolezza in tutti – operatori, amministratori e forze di Polizia – che il nostro sistema può crescere solo se saprà favorire la legalità e il rispetto delle regole, così da  rafforzarsi premiando gli investimenti, la professionalità di tutti gli operatori coinvolti, in modo armonico: albergatori, gestori di campeggi, di ostelli, affittacamere e proprietari di bed & breakfast.

*presidente provinciale di Federalberghi


Malvestiti (Ascom): “Tema complesso, che va ad incidere su un settore sempre più rilevante”

di Paolo Malvestiti*

Il sommerso turistico nella provincia di Bergamo è un tema complesso da capire nelle sue diverse sfaccettature, in quanto si tratta di un fenomeno significativo per lo sviluppo della nostra economia che va ad incidere su un settore, il turismo, che sta diventando primario anche per il nostro territorio. Negli ultimi anni, grazie sia allo sviluppo dell’aeroporto di Orio al Serio e alla presenza di alcune manifestazioni importanti in territori limitrofi alla nostra città, come Expo o l’evento sul Sebino che si è concluso meno di venti giorni fa, il numero di turisti è nettamente aumentato. Nel 2015 gli arrivi hanno toccato quota 1.056.563 (il 12% in più rispetto al 2014) e le presenze 2.060.564 (+ 12,7 rispetto al 2014) con una media di permanenza di 2 giorni. Credo pero che non siamo ad un punto di arrivo, ma di partenza e che ci sia ancora un buon margine di crescita. Il prossimo anno, per esempio,  il riconoscimento a Regione Europea della Gastronomia assegnato alla Lombardia orientale genererà un maggior interesse verso il nostro territorio, che sarà chiamato ad offrire un’elevata qualità di prodotti e di servizi. La Camera di Commercio, insieme a Turismo Bergamo e ad Unioncamere, da anni prosegue una strategia di marketing territoriale centrata sugli eventi e sull’offerta turistica legata alle eccellenze del territorio con l’obiettivo di incrementarne la competitività e il posizionamento strategico. E’ una partita che interessa più settori, ciascuno dei quali deve lavorare e competere nella massima trasparenza e dando il meglio. Oggi, il sistema dell’ospitalità orobica conta 1.134 strutture per 25.998 posti letto; un sistema vivace che cerca di soddisfare un numero di richieste in costante crescita: Ma accanto ai numeri rilevati dalle statistiche ufficiali, emerge un’ospitalità alternativa, in aumento progressivo anche nella nostra provincia, legata all’uso di abitazioni private offerte ai turisti grazie al proliferare delle piattaforme di prenotazione online. Per capire di più quanto cresce il fenomeno e come tutelare gli interessi dei nostri imprenditori, abbiamo pensato di commissionare alla società perugina Incipit Consulting, uno studio sul sommerso turistico, che oggi presentiamo. I risultati dell’indagine ci aiuteranno ad inquadrare tutta l’offerta dell’ospitalità bergamasca e impostare nuove strategie di sviluppo del settore.

*presidente di Ascom Confcommercio Bergamo


Seriate, ecco dove ritirare la cedola per i libri della primaria

municipio seriateDopo Bergamo, anche il Comune di Seriate ha reso note le modalità per ritirare la cedola libraria che assicura la fornitura gratuita dei testi per la scuola primaria. Il sistema della cedola è stato reintrodotto dalla Legge Regionale 26 maggio 2016 – n. 14, a garanzia della libera scelta del fornitore da parte delle famiglie.

«La dotazione libraria rimane a carico dei Comuni che garantiscono la fornitura gratuita dei libri alle famiglie degli studenti della scuola primaria – ricorda l’assessore alla Pubblica istruzione Ester Pedrini -. Seguendo quanto stabilito dalla Regione si sostituisce la modalità della gara d’appalto, che individuava fornitori unici per la distribuzione dei testi, con l’erogazione delle cedole librarie, per tutelare la libertà di scelta del cittadino che potrà rivolgersi al libraio di fiducia».

Da domani, mercoledì 20 luglio, sino a venerdì 26 agosto alle famiglie residenti a Seriate, con figli che frequentano la primaria, stimati in circa 1.300 studenti, saranno distribuite le cedole librarie nelle seguenti modalità:

  • gli iscritti alle scuole Battisti, Rodari e Donizetti devono rivolgersi alla segreteria dell’Istituto Comprensivo “Cesare Battisti” di viale Lombardia 5 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 10 e dalle 12 alle 13
  • gli iscritti alle scuole Buonarotti e Cerioli devono rivolgersi alla segreteria dell’Istituto Comprensivo “Aldo Moro” di Corso Roma, 37 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 10 e dalle 12 alle 13
  • gli iscritti alla primaria Sacra Famiglia devono rivolgersi alla segreteria dell’Istituto in via Corti 6, da lunedì a sabato dalle 8 alle 12
  • gli iscritti in scuole che non afferiscono ai due istituti comprensivi statali del territorio o all’Istituto Sacra Famiglia devono rivolgersi allo Sportello unico del cittadino nei giorni lunedì, martedì e venerdì dalle 8.30 alle 13, mercoledì dalle 8.30 alle 14, giovedì dalle 8.30 alle 18, sabato dalle 8.30 alle 12.

Possono ritirare le cedole i genitori degli alunni o chi ne esercita la patria potestà. Eventuali soggetti terzi possono essere delegati con apposito modulo scaricabile alla pagina http://scuola.comune.seriate.bg.it.

Le famiglie, senza alcun costo, potranno perciò acquistare i libri di testo per l’anno scolastico 2016–17 scegliendo librerie o cartolerie di fiducia nei giorni e orari più comodi. Basta presentare la cedola, con l’indicazione del nome dell’alunno, della scuola e della classe di frequenza. L’esercente ritirerà la cedola e, dopo una verifica del materiale didattico adottato dall’istituto, prenoterà o consegnerà i testi e tratterrà il coupon, da riconsegnare al Comune per il rimborso. L’invito è quello di prenotare i libri di testo appena si è a conoscenza dei titoli, per iniziare con tranquillità il nuovo anno scolastico.

Gli uffici comunali restano a disposizione per qualsiasi necessità o chiarimento inerenti a questa nuova modalità di erogazione, così come per gli altri servizi già forniti dall’ufficio scuola, quali l’ingresso anticipato mezz’ora prima del suono della campanella, lo scuolabus organizzato su due linee e la refezione scolastica.


Treviolo ha voglia di far festa, nel weekend c’è Treviva

Rimandata per il maltempo a giugno, Treviva è stata riprogrammata per il fine settimana di sabato 23 e domenica 24 luglio. È un evento tra i più innovativi e attraenti proposti dal comune di Treviolo e punta sulla collaborazione e le sinergie per dare vita e colore al territorio. Attività commerciali, hobbisti, associazioni sociali, culturali e sportive, artisti, gruppi musicali scendo infatti in campo per farsi conoscere e dare il proprio contributo alla manifestazione.

La due giorni trasformerà il paese in un contenitore di concerti e musica, di percorsi enogastronomici, di giochi ed attività per ragazzi e sportivi, di percorsi culturali e di tanto altro ancora. Il tutto sarà organizzato in un percorso rettilineo dall’inizio di via Roma fino a via Cadorna con ben tre palchi. Il via è fissato per le 18 di sabato con una serie di attività che dureranno fino alle ore 24 e oltre. Attesi anche i diciottenni che riceveranno la Costituzione italiana e la bandiera, simbolo del loro “ingresso in società”. Domenica, invece, si comincerà alle 9 e si proseguirà fino a mezzanotte.

Tra gli appuntamenti clou, sabato alle 19.30 c’è il dj set Roberto Ferrari di Radio Deejay, alle 21 la serata “Troppo bella” con Davide de Marinis che canta Lucio Battisti e alle 22 il concerto dei Vipers-Queen cover band. Per domenica è in programma invece alle 21 lo spettacolo di cabaret dei Panpers (Colorado Cafè) e alle 22 il concerto dei Moseek (X-Factor 2015).

treviva 2015 - 5Ci saranno anche tanti laboratori per bambini (la ricerca dell’oro, l’attività dell’orafo, attività sul riciclo, lettura di libri, l’incontro con i pony e giochi all’aperto) accanto a diversi concerti di band giovanili, esibizione di cori gospel, gruppi rock e dj set, spettacoli di magia e illusionismo. E ancora proposte sportive e culturali, oltre che i percorsi gastronomici e un’ampia offerta di street food e di stand commerciali.treviva 2016 - il programma

 


E se ripristinassimo il servizio di leva per difenderci dai terroristi?

attentato nizzaQuando facevo la naja, circolava nelle caserme italiche un ameno librettino, dedicato all’eventualità di un attacco termonucleare. Erano tempi di ‘guerra fredda’ e la possibilità che a qualche simpaticone, da una parte o dall’altra della cortina di ferro, venisse l’idea di mandare il mondo a catafascio era meno peregrina di quanto non sia oggi: così, con bello spirito d’iniziativa, qualche generale, in qualche ufficio romano, aveva concepito questo simpatico vademecum. Va da sé che sapevamo tutti quanti che, per quanto impermeabile e refrattario al freddo e alla fatica, anche un battaglione di alpini, se opportunamente felicitato di qualche chilotone, tende ad andare a remengo: diciamo che le contromisure indicate dal librettino servivano, più che altro, a farci affrontare allegramente la morte. C’era scritto, ad esempio, che, in caso di detonazione di un ordigno atomico nei paraggi, avremmo dovuto defilarci lungo i muri maestri (che nessuno avrebbe saputo distinguere da quelli normali), tenendo una fetta di limone in bocca. Inutile dirvi che questa cosa di essere inceneriti travestiti da gin tonic, mentre cercavamo i muri maestri della caserma “Battisti”, ci rendeva molto meno gravosa l’idea di un’improvvisa dipartita. Questo solo per dire che ad ogni mossa del nemico dovrebbe corrispondere una contromossa: e che questa contromossa non dovrebbe avere carattere, per così dire, grottesco, sibbene efficace, realizzabile e, soprattutto, atto a contrattaccare: quello della buccia di limone è solo un aneddoto, ma credo renda l’idea della vanità di certe contromisure.

Oggi, viviamo nell’incubo di un’altra guerra fredda: un esercito di spietati assassini, indottrinati ed attivati da una struttura internazionale e da chissà chi altro, è pronto a colpire duramente, insidiosamente e senza alcuna pietà, in un punto qualsiasi dell’Europa. Alcuni di questi killer sono poco più che dementi, cui è stato inculcato il pensiero fisso del martirio, ma, per quanto dementi, non ci si deve fare ingannare: sono pericolosi ed operativamente significativi. Il Califfato o chi per lui non ha alcun bisogno di addestrare kamikaze: si limita ad offrire un brand, un’impresa, un tatuaggio mentale, a gente già predisposta ad indossare l’identità del guerriero del Jihad, sopra il proprio nulla abissale. E’ questo che rende così difficile arginarli: che vi credete? I canali d’infiltrazione comuni possono essere intercettati dallo spionaggio: lo spontaneismo nemmeno per sogno. Non date retta ad Alfano, che vi parla di successi dell’intelligence: quello con qualunque forma di intelligence ha rapporti talmente sporadici da potersi definire assenti. L’assassino può provenire dagli immigrati di terza generazione, come dai barconi che, sagacemente, accogliamo a decine, senza il minimo controllo antiterrorismo: l’elemento determinante non cambia, ed è quello dell’assoluta spontaneità della trasformazione in automa della morte. Ma, vi direte, tutto questo cosa ha a che fare con la storiella del libretto e della naja: c’entra, miei cari, eccome se c’entra.

Le contromisure proposte alla popolazione italiana di fronte al fenomeno della guerra asimmetrica, perché di questo si tratta, sono, più o meno le stesse di quel libretto: state tranquilli, non abbiate paura e fidatevi delle forze dell’ordine. Come dire: sperate che non tocchi a voi, in definitiva. Certo, contro questo genere di minaccia non è che ci sia molto da fare: due coserelle, però, potrebbero servire a limitare i danni. La prima è l’educazione: un’educazione alla minaccia, molto simile ad un addestramento. Israele, che convive con questo problema da quasi settant’anni, addestra i propri cittadini ad affrontare le emergenze: perché non potremmo farlo anche noi? Non è vero che, in ogni scuola, si perde tempo a spiegare che, in caso di terremoto o di nube tossica si deve fare così e cosà? Siccome a Bergamo, per ragioni geologiche, un terremoto distruttivo non può accadere, varrebbe la pena di spiegare ai ragazzi come comportarsi nel caso, assai meno remoto, di un attacco terroristico: cose semplici, ma utili, come non raggrupparsi, non rimanere in piedi se uno urla “Allah u akbar!”, non stare in un angolo a farsi sparare addosso come pecore e così via. A volte, basta poco per ridurre l’impatto di un attacco suicida. Non è un caso che, quando uno di questi furboni ha tirato fuori l’AK47 su di un treno, dei militari in viaggio di piacere l’abbiano subito disarmato: questi non sono supersoldati, ma sfigati qualsiasi, senza esperienza militare, che si possono e si devono contrastare e non assecondare. Non dico che imparare quattro cosette a scuola possa risolvere la questione, però, credetemi, nel caso, aiuterebbe a limitare i danni.

L’altra cosa è il ripristino del servizio di leva: sorvolo sul fatto che darebbe ai nostri giovani un diverso senso dell’appartenenza e del dovere, limitandomi all’ambito pratico. Avere in giro per le città dei soldati, anche semplicemente di ronda o, addirittura, in libera uscita, servirebbe a controllare meglio il territorio: invece, oggi, i nostri soldati sono soprattutto all’estero, non si capisce bene a far cosa. Il presidio delle città avviene solo per punti critici e sottrae personale alle già scarse Forze dell’Ordine: è un tipo di tattica che non paga e che non guarda al futuro, ma solo al tamponamento (o, se preferite, all’apparenza del tamponamento) di situazioni emotive contingenti. L’istituzione di una leva, anche solo per un servizio di Guardia Nazionale, avrebbe ricadute a pioggia sul nostro assetto difensivo e finirebbe per costare meno delle nostre dissennate spedizioni in Afghanistan o in Libano. Altrimenti, non ci rimane che affidarci alla Madonna di Caravaggio o alle rassicurazioni di Alfano: insomma, una soluzione apotropaica.

 

 


Il sommerso nel turismo / Indagine dell’Ascom: “Ecco tutte le zone d’ombra nell’offerta delle abitazioni private”

AirbnbAscom Confcommercio Bergamo ha commissionato una ricerca sul sommerso nell’offerta turistica alla società perugina Incipit Consulting, che si occupa di ricerca, consulenza e formazione esclusivamente nel settore del turismo. Il lavoro svolto – che sarà presentato oggi pomeriggio nell’ambito di un convegno promosso dall’Ascom –  fa luce sul fenomeno dell’offerta turistica sommersa, rappresentata dall’ospitalità alternativa e, dunque, non registrata e quantificata.

Inquadramento del fenomeno

Il sommerso legato all’uso turistico delle abitazioni private, pur non essendo un fenomeno recente, ha assunto in questi ultimi anni dimensioni sempre più ragguardevoli a seguito della nascita ed espansione delle piattaforme di prenotazione online che mettono in contatto domanda e offerta di case/stanze a fini turistici. Sviluppatesi sull’onda della diffusione, anche all’interno del mondo del turismo, di istanze di condivisione, partecipazione e autenticità proprie della ‟sharing economy” e anche per la necessità di trovare forme di integrazione saltuaria del proprio reddito in anni di crisi, queste forme di ospitalità alternativa sono aumentate a dismisura. Seppure molte delle offerte attualmente in rete presentino ancora i caratteri originari, molte altre ne sono del tutto prive, configurandosi, spesso, come attività imprenditoriali vere e proprie, quantitativamente rilevanti e capillarmente diffuse, che sfuggono ai controlli delle Regioni, competenti in materia di attività turistiche e di garanzia della trasparenza equalità dell’offerta, e del Fisco, sottraendo risorse economiche sia alla fiscalità generale che a quella turistica (imposta di soggiorno). La ricerca commissionata da Ascom analizza l’offerta ricettiva nella Provincia di Bergamo presente nelle principali piattaforme di prenotazione online, focalizzandosi in particolare sull’analisi di Airbnb che, detenendo la quota più rilevante del mercato dell’affitto turistico in rete, è il portale che consente di intercettare il fenomeno in maniera più completa, seppure non esaustiva. I dati presentati sono una fotografia degli annunci disponibili su Airbnb al momento dell’estrazione (aprile 2016).

 Il quadro nella provincia di Bergamo

L’analisi temporale delle inserzioni su Airbnb evidenzia un andamento esponenziale, con un numero di alloggi posti in locazione online in forte crescita da quando il fenomeno ha cominciato a diffondersi. Nella provincia il numero di inserzioni presenti su Airbnb a fine ottobre era pari a 1.020. Da quella data ad aprile 2016, ne sono state eliminate dal portale 324, che sono state però quasi totalmente rimpiazzate da 311 nuove inserzioni, portandone il numero a 1.007 alla data del 16 aprile 2016. Per quanto riguarda l’analisi territoriale, la mappa della distribuzione all’interno della provincia degli alloggi posti in locazione su Airbnb evidenzia il primato del Cmune di Bergamo, dove si concentra più di un terzo (35%) delle inserzioni, seguito dall’area che costeggia il lago d’Iseo. L’analisi rivela che anche nel Bergamasco gli alloggi proposti online sono per la maggior parte interi appartamenti: essi rappresentano il 62,6% delle inserzioni, percentuale che aumenta se si considera che molte stanze, pur se inserite singolarmente nel portale, in realtà fanno riferimento ad una medesima struttura, spesso un bed & breakfast. La messa a disposizione di interi appartamenti per l’affitto turistico indica che l’host non vi abita, contravvenendo alla normativa della Regione Lombardia che richiede ai proprietari di bed & breakfast di stabilirvi la propria residenza. Inoltre, molti di questi appartamenti (circa l’87%) sono destinati all’affitto turistico per lunghi periodi nel corso dell’anno, in genere superiori ai sei mesi. Entrambi questi elementi fanno ritenere dunque di essere in presenza di vere e proprie attività economiche che vanno ben oltre il limite dell’integrazione del reddito familiare e della saltuarietà e che non presentano le caratteristiche di condivisione delle esperienze proprie della saring economy. Con riferimento all’aspetto degli host ‟multiproprietari” che gestiscono più alloggi, altro elemento indicativo di un’attività di tipo imprenditoriale, il fenomeno, pur presente, non assume nella provincia di Bergamo numeri particolarmente rilevanti, almeno con riferimento ai grandi multiproprietari. Pur se maggioritari, gli alloggi multipli gestiti da uno stesso host superano raramente le 5 unità, soprattutto se si considerano le strutture effettive a cui spesso si riferiscono i singoli alloggi (stanze).

Il quadro nei sistemi turistici di Bergamo

L’area del comune capoluogo, principale destinazioni dei flussi turistici nella provincia, è quella dove il fenomeno dell’offerta di alloggi sul web da parte di privati è maggiormente diffusa, con 357 inserzioni. Il numero comunque molto elevato anche delle strutture ufficiali fa sì che non ci sia una differenza significativa tra l’entità degli alloggi presenti su Airbnb e quelli registrati, rendendo dunque meno evidente la presenza e rilevanza del sommerso in città. Purtroppo, la mancanza di dati anagrafici dettagliati non consente di identificare esattamente quante delle inserzioni su Airbnb si riferiscono ad esercizi ricettivi non registrati: un’analisi più mirata di quelli facenti capo ai principali host in città (i quali gestiscono circa 70 alloggi, corrispondenti a circa 30 strutture effettive) indica una quota di sommerso stimabile approssimativamente intorno al 30%. L’analisi degli alloggi Airbnb per tipologia mostra una prevalenza delle proprietà intere sulle stanze private, prevalenza ulteriormente rafforzata dal fenomeno, molto presente in città, di inserzioni riferite a singole stanze che di fatto però fanno capo ad una stessa struttura. Questo aspetto, unito all’ampia disponibilità degli alloggi nel corso dell’anno, fanno ritenere che anche nel comune di Bergamo, spesso l’attività di affitto turistico non è più un’occasionale fonte integrativa del reddito personale, ma rappresenta un vero e proprio business. Infine, l’analisi delle inserzioni del portale Airbnb con riferimento alle caratteristiche degli host mette in evidenza che, pur essendo le multiproprietà relativamente diffuse, esse non assumono dimensioni rilevanti: in città solo due host gestiscono 5 o più strutture, mentre gli altri non vanno oltre le due (seppure in termini di stanze i numeri siano più elevati). Sebbene relativamente meno diffusa, l’offerta di alloggi su Airbnb nelle altre due aree del sistema turistico – Grande Bergamo e Isola e pianura – ha registrato una crescita molto sostenuta, soprattutto nel 2015, dovuta presumibilmente alla vicinanza con Milano, grazie a cui hanno beneficiato, insieme al capoluogo, delle positive ricadute di Expo 2015. Ed infatti, una volta conclusasi la manifestazione, il trend ha subito un arresto e il confronto tra i dati raccolti a fine ottobre 2015e quelli di aprile 2016 mostrano, così come per Bergamo città, un calo nel numero di inserzioni, dovuto ad un numero di annunci eliminati superiore a quello dei nuovi ingressi nel portale. Per quanto riguarda invece gli altri due sistemi turistici – Laghie Orobie Bergamasche – il numero degli alloggi posti in locazione online sovrasta di gran lunga l’offerta di ricettività ufficiale, più che nel resto della provincia, indicando una maggiore diffusione in queste aree del fenomeno del sommerso turistico. Maggiore, rispetto al resto della provincia, è anche la quota di interi appartamenti sul totale degli alloggi posti in locazione online, nonché la loro dimensione (in particolare nelle Orobie bergamasche), entrambi caratteri tipici di località interessate da forme di turismo vacanziero. La rilevante quota di intere proprietà, l’elevata disponibilità all’affitto turistico nel corso dell’anno e la presenza non trascurabile di host multiproprietari, seppure di un numero contenuto di strutture, sono tutti elementi indicativi del fatto che anche in questi due sistemi turistici, le inserzioni online si riferiscono in molti casi ad alloggi di proprietà di privati che grazie al web hanno avviato delle attività economiche che spesso sfuggono a rilevazioni ufficiali e controlli.

Conclusioni

L’analisi dell’offerta di alloggi offerti in locazione turistica online condotta con riferimento al territorio della provincia di Bergamo ha evidenziato che, se pur con dimensioni più contenute rispetto ad altre aree del paese (soprattutto quelle metropolitane delle città principali destinazioni dei flussi turistici), anch’essa è interessata dal fenomeno del sommerso turistico, rappresentato dagli alloggi privati che i proprietari rendono disponibili all’affitto turistico senza sottostare a procedure e regole. La “situazione d’ombra” in cui queste strutture operano, in quanto non ufficialmente registrate e rilevate dagli organi competenti, ne determina spesso comportamenti irregolari in termini di registrazione dei clienti, di riscossione e versamento dell’imposta di soggiorno e di rispetto degli obblighi fiscali, con impatti distorsivi sulle regole della competizione nel settore dell’ospitalità. Regole della competizione che risultano falsate anche dai diversi obblighi in materia di lavoro, previdenza, igiene e sicurezza cui sono sottoposte le strutture ricettive tradizionali, soprattutto quelle alberghiere, e gli alloggi destinati alla locazione breve turistica e che diventano tanto più squilibrate quanto più gli affitti temporanei abbandonano le caratteristiche di occasionalità e di accessorialità reddituale che dovrebbero contraddistinguerli.

 

 


La chiusura di Equitalia? Sa tanto di operazione gattopardesca

equitaliaLa promessa di chiudere entro l’anno Equitalia da parte di Matteo Renzi si profila, sempre che venga mantenuta, poco più di un lifting. E la postilla del premier che le tasse si pagheranno lo stesso appare un preludio al fatto che tutto resterà sostanzialmente uguale. Contro Equitalia si sono concentrate le ire dei contribuenti che si sentono vessati e di quanti li appoggiano per solidarietà o per convenienza, ma il bersaglio è sbagliato. Equitalia fa solo il suo dovere che è quello di procedere alla riscossione in modo imparziale. Forse anche troppo, dato che ci sono sottovoce rimpianti delle vecchie piccole esattorie private di tanti anni fa dove l’amico dell’amico poteva sempre cercare di intervenire per proroghe e magari cancellazioni. Se il Fisco dal volto umano è quello dell’”umma umma”, però è bene tenersi quello arcigno, ma che applica veramente, come si legge nelle aule dei Tribunali, il principio che la “Giustizia è uguale per tutti”. Da questo punto di vista, è più civile un’ Equitalia che avanza come uno schiacciasassi senza fare distinzioni tra furbetti, sbadati ed evasori abituali. Il che obiettivamente può essere un problema. Ma la responsabilità non è di Equitalia, che in ogni caso non si occupa dell’accertamento, effettuato dall’Agenzia delle Entrate, ma semmai delle regole, ovvero delle leggi fiscali che Agenzia delle Entrate ed Equitalia sono chiamate ad applicare.

Se questo è il tema, se bisogna spegnere l’indignazione massmediatica sollevata da chi riceve la sanzione per un centesimo dimenticato nel pagare una multa di qualche anno fa, tutto si può risolvere in maniera più efficace con una revisione delle norme da applicare e non cancellando la società. Che Equitalia sia assolutamente migliorabile è infatti fuori discussione. Cartelle pazze ed errori sono sopra il livello fisiologico, senza contare che il tempo perso per riparare gli sbagli non viene rimborsato. L’indiscriminatezza con cui si colpisce l’errore formale come quello sostanziale o l’ostinatezza nel perseguire operazioni di recupero con costi superiori al risultato sembrano essere un espressione di sadismo burocratico che fa male prima di tutto all’istituzione. Difficilmente però questo sarà risolto con una riforma che cambia l’assetto, ma mantiene invariata la normativa fiscale.

Non sarà appunto la scomparsa di Equitalia che porterà a una riduzione del carico tributario sui contribuenti o modificherà il rapporto tra fisco e cittadini come promesso da Renzi. Cosa cambia, infatti, se Equitalia, attualmente una società per azioni partecipata al 51% dalle Entrate e al 49% dall’Inps, diventerà, come sembra, un nuovo dipartimento dell’Agenzia delle Entrate, al quale saranno trasferiti poteri, funzioni e gli 8 mila dipendenti? Se non cambiano le norme, continueranno a fare quello che facevano prima, nel bene e nel male, applicando le stesse norme fiscali e utilizzando gli stessi strumenti, inclusi prelievi coatti e ganasce fiscali. Qualche piccolo cambiamento ci potrà essere, dato che l’accorpamento potrebbe accelerare i processi ed evitare errori nei trasferimenti delle pratiche con gli stessi strumenti di prima, ma si profila l’ennesimo provvedimento gattopardesco, dove si dà l’impressione di cambiare tutto per non cambiare nulla. I contribuenti alla fine lanceranno i loro strali non più contro Equitalia, ma contro un soggetto che avrà probabilmente un altro  nome. Oppure avremo un riscossore cortese, ma inefficace. O ancora peggio un esattore inefficace, sgarbato e per di più piegato di fronte ai interessi privati.

 


Valesini: “False le preoccupazioni delle minoranze sui parcheggi dello stadio”

zona stadio“L’area antistante la curva Pisani, che sarà oggetto, insieme allo Stadio, di un progetto di riqualificazione, non porterà, come sostenuto nei giorni scorsi dalla consigliera Pecce e da alcuni esponenti delle minoranze, a diminuire la dotazione complessiva di posti auto utilizzati dai residenti, oggi presente nell’ambito”: è entrato subito in medias res l’Assessore Valesini nel Consiglio Comunale di ieri sera sul tema della variante stadio. Ha deciso di rispondere immediatamente alla Lega Nord che nei giorni scorsi aveva paventato un danno ai residenti in termini di parcheggi qualora si fosse portato avanti il proposito dell’Amministrazione sull’area della Curva Nord. “Si tratta infatti – ha sostenuto Valesini – di un parcheggio di 70 posti auto, non di 100 come erroneamente sostenuto, che dovrà essere ridisegnato insieme alle nuove curve dell’impianto sportivo, e che in questo potrà trovare più adeguate risposte rispetto alla disordinata situazione attuale. L’area verrà destinata alla sosta per chi utilizzerà, soprattutto nelle giornate di campionato, l’impianto. L’Amministrazione vuole però trovare, riportandolo già nel bando di alienazione, una forma di convenzionamento che non ne impedisca l’uso pubblico, secondo modalità che verranno meglio definite in sede di piano attuativo. Si sta inoltre già verificando, grazie ad una disponibilità del gruppo Mazzoleni (che dovrebbe cedere una porzione della propria area), a realizzarne di aggiuntivi lungo via Fossoli, con un dimensionamento ancora tutto da stabilire, ma che non dovrebbe essere inferiore a più della metà di quello antistante la curva nord. Non va inoltre dimenticato che, lungo via Marzabotto, molti sono già attualmente stalli che vengono lasciati liberi, sia ne giorni feriali che festivi (nella foto, i molti parcheggi disponibili in via Marzabotto)”.

Oltre 30 parcheggi si recupereranno in via Fossoli e andranno ad aggiungersi a quelli convenzionati nella zona della Curva Pisani. Non solo: le previsioni di trasformazione nell’area dello stadio fanno presagire il recupero di diverse decine di altri posti auto a pochi passi dall’impianto sportivo. “Senza citare l’Ex Reggiani, – prosegue Valesini – un’area di oltre 100 mila mq quadrati, da lungo tempo in attesa di trasformazione, pensiamo alla ben più prossima area dell’Ex Ismes, a meno di 100 metri dall’attuale parcheggio, nella quale sono già previsti posti auto di uso pubblico. Queste valutazioni, che verranno, lo ribadiamo, meglio approfondite in sede di piano attuativo, rendono quindi infondate e puramente strumentali le preoccupazioni avanzate dai rappresentanti delle minoranze. Le condizione del contesto sono infatti tali da poter serenamente trovare tutte le più opportune soluzioni al tema evidenziato”.


Treviglio, il negozio gourmet già guarda al Canada

Vuole creare una storia nel settore alimentare e ha deciso di partire da un negozio campione nella sua cittadina, Treviglio. Omar Buttinoni, 41 anni, ha aperto “Leonardo”, in via Verga, non una semplice gastronomia, ma un negozio che si basa sulla filosofia del mangiar bene e sano e che diventerà il marchio per i prossimi franchising, prodotti inclusi. Papà imprenditore nel settore farmaceutico e mamma psicologa, attiva nella mediazione familiare, il trevigliese vanta una lunga esperienza nel suo settore. A 24 anni gestiva la discoteca Stonehenge, in piena movida milanese, dedicando particolare attenzione alla ristorazione.

Dopo quattro anni, è arrivata la svolta. «Cercavo un club più grande, ma è capitata l’occasione di occuparmi del ristorante “Il capanno”, all’interno del parco zoo della Preistoria a Rivolta d’Adda, poi del “Volo a vela” a Valbrembo, scoprendo la mia vera strada, anche se non ho mai tralasciato il divertimento, organizzando eventi – spiega Buttinoni -. Con “Leonardo” ho voluto riscoprire le tradizioni e i sapori italiani, con materie biologiche da sempre, senza ogm, né conservanti».

leonardo negozio pasta fresca treviglio (1)Nella bottega, dallo stile vintage e familiare, si trovano in mostra sugli scaffali passate di pomodoro, mieli, pesti verdi e gialli al curry, raffinatezze come la marmellata di corbezzoli o d’uva, ideale da spalmare sul pane per la colazione, per farcire crostate o preparare sorbetti, la grandina di manzo da consumare fredda in insalata, il riso integrale venere color nero e quello corallo, al radicchio e con salsiccia e fagioli. Per la frutta sciroppata ci sono i vasetti con uva e castagne. Svariati i legumi, considerati il cibo più prezioso, mentre vino e olio extravergine sono biologici e vanno a ruba.

leonardo negozio pasta fresca treviglio (2)Nel banco frigo c’è la pasta fresca, prodotta dagli artigiani di un laboratorio, modellandola e richiudendola a mano: tortelli alla borragine, ravioli ripieni al salmone, alle noci e agli spinaci, fagottini al cinghiale, oltre ai più comuni casoncelli, cappelletti, gnocchi, pappardelle, tortelli alla zucca caserecci, secondo un menù che viene integrato dalle novità in base alla stagione. Accanto, ci sono altre eccellenze di nicchia: le olive ammaccate del Cilento, le salse alle gocce di moscato, alle cipolle e ai mirtilli.

Il prezzo è commisurato alla qualità. «Chi assaggia torna e la nuova clientela non manca mai», sorride Buttinoni che ha in programma l’ampliamento dell’offerta con paste fresche per intolleranti a lattosio, glutine e uova, oltre ai salumi. L’attività, inoltre, non si fermerà a Treviglio. Dopo l’estate è in programma l’apertura di un punto vendita in franchising a Monza e ci sono i contatti per sbarcare a Vancouver. «A richiedere la vera qualità italiana è la comunità di connazionali, i gestori per il Canada li ho già individuati, i prodotti avranno il marchio Leonardo e la pasta fresca sarà conservata sotto vuoto in modo da poter essere venduta entro un paio di settimane», anticipa. Anche se il sogno è un altro. «Essere presenti a New York, ci arriverò, un passo alla volta».


Bergamo e l’aperitivo, ecco i must dell’estate

Il cliente abituale preferisce stare al bancone per spiluccare qualche tartina, sorseggiare un buon drink e fare quattro chiacchiere con il gestore. Le coppie scelgono un luogo appartato, magari il dehors, per un cocktail a due immersi in un’atmosfera magica con musica soft di sottofondo. Poi ci sono i giovani che si incontrano per una festa o un’apericena a buffet, riempiono i loro piatti scegliendo tra i molteplici sfizi che stipano il bancone del bar e li condividono con gli amici al ritmo di un dj set.

Insomma, con l’arrivo della bella stagione l’happy hour si rivela un prezioso momento di aggregazione dalle molteplici sfaccettature, adatto a tutte le fasce d’età. Una versione ultramoderna degli antichi caffè letterari dove tra un piatto di pasta fredda e qualche salume si stacca la spina dopo il lavoro, si scambiano idee, si risolvono problemi, si divulgano consigli. Il tutto accompagnato da gin tonic, Moscow mule oppure da uno Hugo a base di Prosecco, sciroppo fiori di sambuco, selz e foglie di menta. Sono questi infatti i drink più gettonati dell’estate 2016. Tra i cibi invece spopola la moda vegan-salutista, con assaggi che vanno dalla quinoa al farro, dalle verdure in pinzimonio fino a croissant e macedonie che chiudono in dolcezza un aperitivo che ha ormai assunto le sembianze di una cena low cost. E in una Bergamo sempre più multietnica non mancano finger food esotici come tapas, mini burger, ma anche cous cous, sushi e nachos messicani. Il tutto a un prezzo fisso che va dai 5 ai 10 euro.

CAPITOLO DRINK

  • I più gettonati dell’estate

Il successo dello spritz è pari a quello del gin and tonic che in epoche recenti è stato rispolverato anche dai più giovani. A detta dei principali barman di Bergamo, quest’estate andrà per la maggiore lo Hugo, un cocktail più leggero del classico spritz che prevede cubetti di ghiaccio, sciroppo di sambuco, vino frizzante, seltz o acqua minerale e qualche fogliolina di menta. C’è poi chi si sta scervellando per trovare combinazioni inedite. È il caso del Tassino Cafè che ha deciso di lanciare una nuova versione dello spritz con frullato di giuggiole sotto spirito, sciroppo di sambuco e Spumante Fior d’arancio Docg.

  • Largo alle spezie

Spezie e cibi d’oriente sono il trend del momento. Non a caso il Moscow Mule, drink ghiacciato a base di zenzero fresco, vodka, succo di lime e ginger beer, servito con fette di cetriolo e menta fresca sta riscuotendo ampi consensi: «Lo zenzero del Moscow mule ha un sapore predominante – spiega Alessandro Salamina, titolare del Tassino Cafè di largo Rezzara –. È una spezia diuretica e salutista, inizialmente utilizzata nelle tisane e oggi approdata nei cocktail. Le spezie contenute nei drink ben si accostato ai cibi orientali ed esotici che spesso compaiono sui banconi dell’aperitivo, come la quinoa, il cous cous, sushi di pesce, nachos».

  • Il vintage

Succo di mezzo lime, due cucchiaini di zucchero di canna raffinato, foglie di menta cubana, rum, ghiaccio e acqua gassata. È questa la formula del Mojito, cocktail dal gusto un po’ retrò che in quest’estate 2016 sta tornando alla ribalta. Amato dagli attori e scrittori che nel periodo del proibizionismo americano erano soliti andare a La Habana per bere alcolici e fare vita mondana, il mojito è una bevanda fresca e dissetante, ideale per le serate più torride. Tra le versioni più originali che hanno rivoluzionato la ricetta base spiccano il Virgin mojito senza rum, il black mojito con un liquore alla liquirizia e il mojito fidel che prevede birra al posto dell’acqua frizzante. C’è un grande ritorno anche ai cocktail storici preparati con prodotti di qualità e spiriti premium come l’Americano, il Negroni e il Cosmopolitan.

  • L’analcolico alternativo

Fresco, salutare e senz’alcol. Sarà questo il motto di quest’estate per astemi, vegani e salutisti che stanno cavalcando l’onda dei centrifugati a base di frutta e verdura. Ma è anche la rincorsa alla temuta prova costume a incentivare un consumo di cocktail meno calorici e più sani. Un’idea per un aperitivo rinfrescante da sorseggiare in estate è il ginger fruit cocktail, caratterizzato dalle note leggermente piccanti dello zenzero. Di recente anche alcuni studenti bergamaschi di istituti superiori e centri di formazione professionale si sono messi in gioco in una gara di cocktail per dire no all’abuso di alcol. Nell’ambito dell’iniziativa Giovani Spiriti hanno creato drink originali e colorati, dallo Yellow Drink (a base di sciroppo di fiori di sambuco, succo di limone, pompelmo e ananas con buccia di limone e mirtilli per decorazione) al Bitter Sweet (con bitter analcolico, succo di cranberry e soda water). Insomma, un piacere contro il caldo estivo che salvaguarda la linea ma anche i punti sulla patente. Tuttavia, pare che siano ancora parecchi i giovani che continuano ad associare il divertimento all’alcol, come conferma William Locatelli, titolare insieme alla moglie Sabrina Franchini del Glamour Cafè di via Don Luigi Palazzolo: «Sappiamo tutti che chi guida non dovrebbe bere. Purtroppo però non c’è ancora una cultura radicata in questo senso. I ragazzi se ne fregano dei punti sulla patente. Chi esce per festeggiare non si limita alle bibite, ama brindare con qualcosa di più strutturato. Durante il pranzo, invece, non beve quasi più nessuno, solo acqua. Il vino o l’aperitivo alcolico si consumano prevalentemente la sera dopo il lavoro». Un trend confermato anche dal titolare del Tassino Alessandro Salamina: «Lo spettro del controllo alcolemico non preoccupa una clientela matura che vive il suo svago in orari limitati, dalle 19 alle 23, e accompagna sempre il bere con qualcosa da stuzzicare. In generale c’è voglia di azzerare i pensieri nel momento dell’aperitivo. L’esperienza aiuta comunque a moderare gli eccessi. Magari ci si muove in moto o a piedi per frequentare più comodamente i locali del centro città».

CAPITOLO CIBO

  • I finger food classici

La moda dell’apericena resiste. Complice la crisi, sono ancora tanti coloro che praticamente cenano con pochi euro sorseggiando un drink. Gli stuzzichini anni 70 e 80 a base di patatine, olive, noccioline e salatini hanno ceduto il passo da tempo a sontuosi buffet che appagano l’occhio e il palato. Sul bancone si propongono tanti classici della cucina italiana e locale come riso, pasta fredda, baguette imbottite, insalatone, tartine, salumi, insomma ogni ben di Dio. Via libera anche a torte salate, polentine, salumi, formaggi, spiedini di mozzarella, ciotoline di casoncelli, polpette. «In generale il cibo servito dev’essere di qualità, meglio se artigianale come le pizzette, le focacce, i lecca lecca di grana e le frittate fatte in casa – dice Diego Belotti, titolare dello Zerotrecinque di piazza Matteotti –. Ciò che alla gente piacerà sempre (a noi gestori un po’ meno) è il fatto che questi aperitivi sono a volontà. Per chiudere in dolcezza, sul bancone si mettono persino bicchierini di macedonia oppure la brioche del giorno tagliata a fette con crema di cioccolato. Insomma, con soli 8 euro praticamente si cena».

  • L’etnico

Oggi tra i classici italiani come mozzarelline, pizza e olive ascolane si trovano persino stuzzichini multietnici a base di cous cous, sushi e nachos messicani. Molto in voga sono inoltre i finger food americani e spagnoli, come conferma Giovanni Carminati dell’Underground Cafè di Seriate: «Le tapas, piccole fette di pane con farciture di vari sapori e colori, sono molto ricercate. Queste tartine tipicamente spagnole possono essere servite fredde con salsine varie, pomodoro o prosciutto, oppure calde con pesce o formaggio. È una tradizione iberica che ultimamente sta spopolando anche da noi. Gettonato è anche lo stile americano: si va dai piccoli panini con hamburger ai club sandwich. Il buffet a volontà è un continuo via vai: il 99% preferisce star comodo e bere l’aperitivo al tavolo, alzandosi solo di tanto in tanto a riempire i piattini». L’etnico spopola anche nei cocktail che vengono miscelati con spezie di vario tipo per ottenere un gusto che solletica il palato e ben si accosta coi finger food esotici.

L’AMBIENTE

  • Dal bancone al risto-bar

«Sei già dentro l’happy hour, vivere costa la metà», cantava Ligabue in una delle sue celebri canzoni. Goloso ed economico, l’aperitivo è infatti un modo furbo per saziarsi con pochi euro in locali alla moda senza ricorrere a costosissime cene. La tendenza crescente è quella di puntare sui risto-bar dove è possibile sorseggiare un drink comodamente seduti al tavolo e magari tirare l’ora di cena ordinando piatti via via più elaborati: «Sempre più persone, sia bergamaschi che turisti, amano far tappa in un locale a 360 gradi con una cucina aperta fino a tarda sera – spiega Veronica Angiolini, responsabile del Vox di Bergamo, in viale Papa Giovanni XXIII –. I risto-bar sono perfetti per stuzzicare qualcosa insieme in modo informale perché non sono così impegnativi come un ristorante. L’aperitivo è lo spunto iniziale per poi ordinare qualcosa di sfizioso come una pizza e dividerla a metà. È una tendenza già consolidata all’estero e che sta prendendo piede negli ultimi tempi anche da noi. Immersi in un’atmosfera rilassante con musica jazz o bossanova, si inizia bevendo un mojito e poi magari lo si accompagna con un antipastino di salumi bergamaschi o si passa a una cena amichevole. In generale ho notato che l’aperitivo è un fenomeno più locale, gli stranieri invece conoscono poco il nostro rito del buffet, sono più propensi al consumo di alcolici al tavolo anche senza cibo di contorno. Quando poi però capiscono il meccanismo apprezzano». Cresce anche il numero di giovani bergamaschi che preferiscono l’atmosfera più informale di un risto-bar per festeggiare un compleanno o la loro laurea. Con una spesa contenuta, infatti, è possibile offrire una degna alternativa a una costosa cena al ristorante solleticando il palato degli invitati con sfiziosi finger food a buffet.

  • Musica ed eventi

Molti locali amano trasformare il momento dell’happy hour in un party dove, oltre a sorseggiare un drink e sgranocchiare qualche golosità, si ascolta musica, si balla, si organizzano persino sfilate o eventi mondani. È il caso del Tassino che tutti i venerdì dalle 19 alle 22 ospita Vinilisti in Vetrina: in quest’occasione la vetrina del gelato si trasforma in consolle dove giradischi con vinili di funk, soul e lounge creano il sottofondo giusto per la serata. E ancora il giovedì per chi ama del buon vino c’è Wine T’Aim, una serata dedicata interamente al vino per presentare nuove aziende e mettere a confronto vitigni o annate differenti dello stesso prodotto. Al Bobino di piazza della Libertà o al Cubo Cafè di Seriate bazzicano spesso famosi dj per animare le serate mentre A.I. Giardini di piazza della Repubblica i titolari puntano su un’atmosfera newyorkese con musica lounge e un dehors raffinato che non ha bisogno di altri effetti speciali per attirare la clientela.

IL FUTURO DELL’HAPPY HOUR

  • Il tramonto del buffet

La prima grande trasformazione dell’originale aperitivo all’italiana in un happy hour pantagruelico si è verificata negli anni Novanta. Da allora i bergamaschi non hanno più abbandonato questo appuntamento mondano. Eppure la moda del buffet potrebbe avere i mesi contati. Chi bazzica nella Milano da bere si è accorto che, da qualche tempo, sono sempre di più coloro che preferiscono farsi servire l’aperitivo comodamente seduti al tavolo. Già, perché se è vero che da un lato i buffet al bancone danno la possibilità di gustare una innumerevole sequenza di leccornie, è altrettanto vero che i più attenti alla salute e alle norme igieniche storcono un po’ il naso di fronte a cibi deperibili alla portata di tutti e che restano in esposizione per ore perdendo di conseguenza la loro freschezza. «A Milano, città di tendenza che lancia le mode, l’aperitivo a buffet sta perdendo quota – spiega Diego Belotti, titolare dello Zerotrecinque di piazza Matteotti –. Faccio un esempio: quando ci si deve servire con salsine di vario tipo da spalmare o da mettere nel proprio piattino, ci si impiastra col cucchiaino, è poco igienico. Oppure nelle ciotole di patatine o salatini tutti toccano tutto. Questa è la ragione per cui in futuro sempre più locali, soprattutto quelli più sofisticati, opteranno gradualmente per un servizio al tavolo a scapito del buffet».

I PIÙ BEVUTI A BERGAMO

1. Spritz
2. Gin and tonic
3. Hugo
4. Moscow Mule
5. Mojito
6. Cocktail classici (Americano, Negroni, Cosmopolitan)
7. Prosecco
8. Analcolici della casa alla frutta, centrifughe
9. Birra artigianale
10. Crodino, San Bitter