Rifugi, la stagione entra nel vivo. «In aumento gli stranieri»

È partita a rilento la stagione turistica in alta quota. Dopo le piogge del mese di giugno, i gestori dei rifugi orobici contano sulle ultime due settimane di luglio e sul mese di agosto per raddrizzare l’estate.

I due ultimi weekend hanno registrato un buon numero di presenze, soprattutto nei fine settimana: la maggior parte sono lombardi, ma ci sono prenotazioni anche da parte di olandesi, tedeschi e americani. Sono due categorie molto distinte: i camminatori sfegatati partono di buon mattino con qualsiasi tempo, zaino in spalla, Gps alla mano; i “buongustai” fanno una gita di una giornata, arrivano la domenica con le famiglie e non si muovono.

Se la  maggior parte dei visitatori si ferma a dormire per una notte, quest’anno ci sono anche diversi camminatori che si fermano per 2-3 giorni. Prenotano anche in gruppi di quattro o cinque persone. E sembra che i giovani siano tornati ad apprezzare la montagna e le camminate.

«A giugno abbiamo avuto un calo del 30% rispetto allo scorso anno. Luglio sta andando un po’ meglio ma le presenze sono comunque in calo del 20%», dice Elisa Balduzzi del Rifugio Olmo, ubicato a 1.819 metri di altezza in una conca poco sotto il passo Olone con vista sul dolomitico versante sud della Presolana.

Il 2015 è però stato un anno eccezionale. «È tutto legato al tempo, il meteo può compromettere una stagione, quindi confidiamo in un’estate stabile e soleggiata. Se il meteo ci assiste potremo fare una bella stagione» spiega Elisa Rodeghiero del Rifugio Benigni in Alta Valle Brembana. Valle Brembana, un piccolo rifugio a quota 2.222 metri sulla testata della Valle di Salmurano, a breve distanza  dal Lago Piazzotti.

Tra i rifugisti – sono circa 50 quelli censiti nella nostra provincia – c’è un moderato ottimismo. Per Fabrizio Gonella del Rifugio al Coca di Valbondione «A parte maggio e giugno, luglio sta andando bene, siamo contenti. Abbiamo molte presenze soprattutto nei weekend. Vengono dalla Lombardia e anche dalla Germania, dai paesi dell’est e dagli Stati Uniti. Siamo in uno degli angoli più suggestivi e selvaggi delle Orobie e da qui partono numerosi itinerari di arrampicata su roccia e lungo canaloni e couloir. Speriamo sia una buona stagione».

«È un periodo buono. Vediamo più stranieri, soprattutto durante la settimana e qualche pernottamento in più – rileva Fabio Arizzi del Rifugio Curò, a 1.915 metri, nella conca del Barbellino, l’area escursionisticamente più interessante di tutte le Alpi Orobie – Le occasioni sono tante. C’è tutta una serie di bellissime e non troppo impegnative vette, a quote che spesso sfiorano i 3000 metri, inoltre ci sono la riserva naturale Belviso-Barbellino e le vicine Cascate del Serio».


Bergamo, tre bandi a supporto dell’imprenditoria giovanile

Palazzo FrizzoniDopo i bandi del settore “Arte&Lavoro” (Polarexpo e Sentieri Creativi), il Comune di Bergamo ha pubblicato a metà luglio 2016 altri tre bandi del progetto Job In 3.0, il piano di lavoro territoriale per le politiche giovanili finanziato da Regione Lombardia per il periodo 2015-2017. Si tratta del Bando Competenze, del Bando Idee e del bando per l’assegnazione dello Spazio Polaresco, quest’ultimo facente parte del gruppo “Bandi Spazi” di Job In 3.0 (così come il bando per lo Spazio Giovanile di Redona, meglio noto come “Edonè, assegnato a marzo). All’interno del progetto, in arrivo anche il Bando Idee Valle Imagna (di imminente pubblicazione da parte dell’Azienda Speciale Consortile Valle Imagna-Villa d’Almè) e altri bandi spazi (programmati per l’autunno), il cui scopo è assegnare spazi a realtà giovanili sulla base di un’idea progettuale di utilizzo. Ad eccezione del bando Polaresco, che non prevede limiti di età e di residenza, destinatari delle azioni di Job In 3.0 sono i giovani  tra i 18 e i 35 anni compresi, residenti nei Comuni dei 3 Ambiti territoriali di Bergamo, Dalmine, Valle Imagna-Villa d’Almè (totale di 44 Comuni, elenco completo su jobin.bg.it). I tre ambiti citati, con capofila il Comune di Bergamo, sono infatti i promotori del progetto, sostenuto da un’articolata rete di partenariato che comprende la Provincia di Bergamo, la Comunità Montana Valle Imagna, 17 Comuni afferenti ai tre Ambiti, l’Università degli studi di Bergamo, Bergamo Sviluppo, 6 realtà terzo settore, 5 istituti scolastico di II grado, 11 associazioni giovanili e 3 associazioni di categoria.

Il BANDO COMPETENZE (scade il 31/08/2016) seleziona professionisti entro i 35 anni di età con comprovata esperienza nell’affiancamento all’avvio e allo sviluppo di progetti imprenditoriali o associativi. Che siano informatici, sviluppatori, ingegneri, comunicatori, grafici, esperti di marketing, coach, web specialist, business developer, commercialisti, avvocati, esperti di proprietà intellettuale  il concetto è “giovani per i giovani”. I professionisti selezionati dal bando competenze, infatti, erogheranno i propri servizi ai vincitori del Bando Idee e da essi verranno direttamente remunerati.

Il BANDO IDEE (scade il 16/09/2016) premia le migliori idee progettuali di impresa, lavoro autonomo e associazionismo presentate da giovani 18-35 anni erogando diverse risorse contemporaneamente: piccoli contributi economici a fondo perduto (da 1.000 a 2.500 euro), voucher per servizi di consulenza del valore di 1.000 € e un workshop formativo finalizzato alla realizzazione del proprio pitch. I voucher di servizio potranno essere spesi liberamente all’interno dell’elenco di professionisti selezionato attraverso il Bando Competenze, in un’ottica di affiancamento professionale peer-to-peer.

Il BANDO POLARESCO (scadenza 23/09/2016), com’è noto, seleziona proposte per la gestione di servizi all’utenza e per la realizzazione di attività socio-animative comprensive dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande e di eventuali altre attività commerciali, all’interno dell’immobile di proprietà comunale di via del Polaresco 15, nel quartiere di Longuelo.

Per i giovani interessati invece a un percorso di inserimento lavorativo, il progetto Job In prevede anche l’attivazione di 8 TIROCINI qualificati, con identici requisiti di età e residenza del Bando Idee e del Bando Competenze (entro i 35 anni, ambiti di Bergamo-Dalmine-Valle Imagna-Villa d’Almè), e promossi dai tre enti accreditati partner del progetto: Consorzio Mestieri, Patronato San Vincenzo, Fondazione Ikaros.

 


Peghera, il Taleggio interpretato dallo chef Mainardi

Peghera, in Val Taleggio, patria del famoso formaggio e luogo d’eccellenza per la stagionatura, organizza una sagra che permette di conoscere i segreti della produzione e le virtù gastronomiche.

L’appuntamento con l’ottava edizione è per domenica 24 luglio ed avrà come ospite Andrea Mainardi, lo chef bergamasco conosciuto con l’appellativo di “atomico”, per la creatività e l’energia del carattere. Noto in tv per la partecipazione alla Prova del Cuoco di Raiuno e la conduzione dei programmi Ci pensa Mainardi e Tra due Fuochi su FoxLife, sarà il protagonista di uno showcooking alle 10.45.

La giornata, dalle 9.30 alle 18, propone bancarelle con prodotti artigianali ed un programma che unisce sapori, cultura e intrattenimento. Alle 9.45 si terrà una dimostrazione di caseificazione, mentre, dopo lo showcooking dello chef, si potrà pranzare con un menù tipico nei ristoranti convenzionati al costo di 18 euro. Alle 14 sono previste due visite, alle cantine di stagionatura del Taleggio Dop o alla Pala di San Giacomo del pittore Palma il Vecchio nella chiesa Parrocchiale. Ci saranno anche uno spettacolo di burattini (alle 15) ed un emozionante esibizione di freestyle in bici, oltre ai gonfiabili, a una mostra e al servizio ristoro.


Mercato del lavoro, nel 2015 l’inversione di tendenza – Il rapporto

Quello lombardo è un mercato del lavoro che ha subito gli effetti della lunga crisi ma che, nonostante ciò, mostra una notevole resilienza e vitalità. La IX edizione dello studio ‘Il Mercato del Lavoro in Lombardia’ di Confindustria Lombardia evidenzia, per il 2015, un contesto che ha ritrovato dinamismo nei flussi in entrata, con il calo dopo 7 anni del tasso di disoccupazione (7,9%), un saldo occupazionale positivo rispetto al 2014 (+128mila unità) e il crollo del ricorso alla CIG (-38% rispetto all’anno precedente). Nel 2015, inoltre, le assunzioni complessivamente realizzate in Lombardia sono state pari a 1,1 milioni, quasi 145 mila in più di quelle del 2014 (+14,8%): le assunzioni a tempo indeterminato sono state 364 mila (+52,0% sul 2014), in controtendenza con quanto realizzato nel 2014 (-4,7% sul 2013). Allarma la disoccupazione giovanile: in Lombardia i giovani fra i 15 e 24 anni che vivono ai margini del mercato del lavoro sfiorano le 170.000 unità (oltre 155.000 NEET e 14mila disoccupati impegnati in corsi di formazione), più del 18% di questa fascia di età. “Dal rapporto di Confindustria Lombardia emerge un tessuto imprenditoriale forte, capace di resistere a anni di crisi e reagire agli shock esterni, con un alto livello di responsabilità sia imprenditoriale che della forza lavoro nella gestione tempo e delle risorse. Bisogna lavorare però per ridurre ulteriormente il tasso di assenze, così come si sta facendo sulla prevenzione degli infortuni, in calo del 4% rispetto al 2014 e del 36% negli ultimi 5 anni. Tutti elementi che influiscono sul nostro CLUP e quindi sulla competitività delle nostre imprese. Certo, tornare ai livelli occupazionali pre-crisi non sarà semplice, ma le imprese lombarde hanno le risorse per vincere questa sfida come dimostrano il saldo occupazionale positivo, il tasso di disoccupazione a livelli europei e la reattività nel cogliere le occasioni rappresentate da misure come le decontribuzioni e il Jobs Act” dichiara il presidente di Confindustria Lombardia Alberto Ribolla.

“I dati del 2015 – aggiunge Ribolla – rappresentano un buon punto di partenza per affinare un mercato del lavoro regionale più maturo, in cui domanda e offerta sono meno sbilanciate e dove si riduce il numero degli esclusi. Far entrare nel mondo del lavoro i NEET, le donne e assorbire ulteriormente la CIG significa ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro. Questi sono obiettivi che il sistema Confindustria Lombardia intende perseguire attraverso l’individuazione dei fabbisogni delle imprese lombarde e delle dinamiche evolutive del mercato del lavoro, e la diffusione dell’Alternanza scuola-lavoro, grazie anche alle sinergie con le istituzioni e gli altri stakeholder regionali” conclude Ribolla. Il rapporto 2016, elaborato dal Centro Studi di Confindustria Lombardia su dati Istat 2015 e su un questionario al quale hanno partecipato circa 1000 imprese lombarde, si focalizza poi su orari e assenze dal lavoro:

  • le ore lavorabili (mediamente 1.659 nel 2015) e quelle lavorate (1.562) crescono con la qualifica e sono invece inversamente correlate alla dimensione aziendale (grafico 4);
  • le ore di assenza nelle imprese lombarde sono state mediamente pari a 97, con le micro imprese che registrano il numero più basso: un fenomeno non sorprendente, connesso al maggiore senso di appartenenza del dipendente che nasce dalla minore distanza gerarchica e dal rapporto diretto con il datore di lavoro (grafico 5);
  • la composizione delle ore di assenza per causale mostra, anche nel 2015, una netta prevalenza delle malattie non professionali (52%), con i congedi retribuiti che incidono per il 22%, gli altri permessi retribuiti per il 14%, gli infortuni sul lavoro per il 5%.  Scioperi e assemblee rappresentano complessivamente il 3% (grafico 6);
  • i tassi di assenza sono più elevati per le donne (8,4%) rispetto agli uomini (5%): un differenziale quasi essenzialmente dovuto all’utilizzo dei congedi parentali, causale prevalentemente femminile (grafico 7);
  • un’azienda su quattro ha fatto ricorso alla Diffusione CIG pari al 23% (26% industria, 3% servizi); incidenza CIG all’1,7% delle ore lavorabili;
  • quattro imprese su cinque hanno fatto ricorso allo straordinario. Diffusione straordinari pari all’82%; incidenza straordinari al 3,5% delle ore lavorabili (funzione di inquadramento e genere). In sintesi gli straordinari incidono il doppio della CIG sul totale ore lavorate (3,5% vs 1,7%).

 

Il Mercato del Lavoro in Lombardia – Rapporto 2016

 

 


“Clown in Town”, alla Trucca una domenica con il mondo del soccorso

04 Clown in Town
Una giornata al parco della Trucca in compagnia dei volontari e dei clown della Croce Rossa. L’iniziativa chiamata ClownInTown, si svolgerà domenica 24 luglio dalle 10 alle 18, un percorso pensato per adulti e bambini per comprendere al meglio il mondo del soccorso, della sanità e delle proprie emozioni. Per la prima volta, sul territorio bergamasco, si potrà scoprire e partecipare all’Ospedale dei pupazzi, un progetto decennale pensato dal SISM (Segretariato Italiano Studenti di Medicina), che dopo aver formato i volontari di Croce Rossa, ha deciso di mettere a disposizione la propria cultura “pupazzesca” per tutti i bambini che vorranno portare al parco il loro peluche.  A fianco dell’ospedale, bambini e adulti potranno scoprire le dinamiche del soccorso sanitario grazie a un altro progetto storico della Croce Rossa di Bergamo: Bimbambulanza. Infine anche gli adulti potranno godere di questa giornata intraprendendo il Percoso Emozionale, una visita guidata alla riscoperta delle proprie emozioni.

Il Gruppo Clown Bruco della Croce Rossa – Comitato di Bergamo Hinterland è nato nel marzo 2011, grazie all’impegno di alcuni volontari che hanno deciso di formarsi e crescere in questo percorso. La finalità dell’attività Operatori del Sorriso dalla Croce Rossa Italiana è quella di portare un sorriso ove ve ne sia più bisogno: case di riposo, ospedali, strutture psichiatriche, istituti detentivi, strutture per persone con disagi fisici….fino ai casi di maxi emergenza (si pensi all’Abruzzo e all’Emilia Romagna, dove i clown della Croce Rossa hanno operato a lungo). Studi medici e scientifici hanno dimostrato come “il sorriso” possa aiutare nella cura delle malattie: infatti stimola la produzione di endorfine, ha effetti benefici sul sistema immunitario e, in alcuni casi, consente persino di ridurre l’utilizzo di analgesici. Inoltre la “visita” di questi “strani dottori del sorriso” porta sollievo anche ai parenti e al personale sanitario e non, impegnato nella struttura o nell’emergenza.

OSPEDALE DEI PUPAZZI

01 Clown in TownPer la prima volta l’ospedale dei pupazzi sbarca a Bergamo. Questa struttura, ideata dagli studenti delle facoltà di medicina, vuole dare la possibilità a ogni bambino di confrontarsi con le dinamiche del mondo ospedaliero, in modo tale da renderlo più comprensibile e al tempo stesso meno spaventoso. L’ospedale dei pupazzi viene creato e gestito in stretta collaborazione con il SISM di Brescia e vedrà attori principali gli Operatori del Sorriso nonché gli altri volontari della Croce Rossa. Accompagnati passo passo, dall’accettazione fino alla cura, i bambini potranno vedere e assistere il proprio pupazzo, che verrà curato per qualunque male il bambino indicherà. La valenza di questa attività è alta e le reazioni dei piccoli utenti la rendono unica nel presentare al meglio la malattia e il rapporto con essa.

BIMBAMBULANZA

Il Comitato di Bergamo da anni ha tra i propri assi il progetto Bimbambulanza. Questa attività presenta e fa scoprire ai più piccoli, ma spesso anche agli adulti, 02 Clown in Towncosa si cela dietro una chiamata di emergenza sanitaria. Lo scopo è quello di rendere i bambini capaci di effettuare una corretta chiamata di emergenza, sapendo affrontare fin da subito le paure e le ansie che questa comporta. Inoltre potranno vivere direttamente le varie fasi di un soccorso e conoscere a pieno le dinamiche dell’ambulanza e del soccorso in emergenza. Il risultato è anche in questo caso propedeutico alla rielaborazione delle proprie paure e alla capacità di comprendere e reagire meglio alle varie situazioni.

PERCORSO EMOZIONALE

05 Clown in TownQuesto percorso, strutturato dagli Operatori del Sorriso, ha lo scopo di far vivere e comprendere il ventaglio di emozioni che ogni persona può vivere. È un’attività rivolta al pubblico adulto, che vedrà la persona singola essere accompagnata per un percorso, effettuandolo senza l’uso di due sensi, la vista e l’udito. Per tutto il percorso la persona verrà stimolato tramite gli altri sensi e questo lo porterà a una percezione della realtà totalmente diversa, riconoscendo nel proprio trascorso personale quegli stimoli che hanno portato a determinate reazioni emotive. Alla fine del percorso ognuno avrà potuto vivere e rivivere emozioni riuscendone anche a dargli un nome, rielaborando il tutto con clown esperti e psicologi.


Sagre, la stretta si avvicina. Ecco le regole per i Comuni

In Lombardia scatta la stretta sulle sagre. Con l’approvazione da parte della Commissione Attività produttive e Occupazione del Consiglio Regionale nella seduta di giovedì 21 luglio hanno il via libera le “Linee guida per la stesura dei Regolamenti comunali delle Sagre”. Si tratta dell’ultimo passaggio per giungere alla piena regolamentazione di queste manifestazioni, dopo la legge del 2 febbraio 2010, la Risoluzione approvata nel 2015 dal Consiglio Regionale e le modifiche legislative introdotte per la prima volta ad aprile 2016 (L.R. 10/2016), con il nuovo inquadramento normativo delle “Sagre” e l’istituzione del Calendario regionale. Le linee guida saranno definitivamente ratificate dalla Giunta Regionale nella seduta di lunedì 1° agosto ed entreranno in vigore con la successiva pubblicazione sul Burl.

L’obiettivo è riportare equilibrio tra l’esigenza di salvaguardare appuntamenti dal valore religioso, sociale, culturale ed enogastronomico, da un lato, e porre un limite al proliferare di eventi che di fatto sono attività commerciali ma senza le stesse regole, dall’altro. Un intervento sollecitato a più riprese dal mondo della ristorazione e dei pubblici esercizi, costretti a confrontarsi con una concorrenza penalizzante soprattutto perché non giocata ad armi pari.

Tutti i Comuni lombardi sono ora tenuti a predisporre Regolamenti – con l’obbligo di consultare la Commissione comunale per il commercio su aree pubbliche, in composizione integrata con i rappresentanti delle Associazioni maggiormente rappresentative del settore somministrazione – in linea con i seguenti elementi: calendarizzazione delle sagre entro il 30 novembre dell’anno precedente, aspetto che potrà favorire oltre alla regolamentazione la promozione turistica; rispetto della normativa igienico-sanitaria, di sicurezza e fiscale; dotazioni obbligatorie in termini di parcheggi e servizi igienici (anche per disabili), relazione di impatto acustico, raccolta differenziata rifiuti; obbligo per l’operatore di rilasciare garanzia per il ripristino dell’area pubblica interessata; possibilità per i Comuni di limitare l’orario di svolgimento per motivi di ordine pubblico e sicurezza; possibilità di destinare parte della superficie interessata dalla sagra agli operatori in sede fissa o ambulanti. Tocca infine agli stessi Regolamenti dei Comuni stabilire la durata massima delle Sagre e l’eventuale intervallo tra manifestazioni susseguenti.

Le linee guida erano sono state già approvate della giunta Regionale e tengono conto di una serie di rilievi presentati anche da Confcommercio Lombardia con la collaborazione di Fipe e Fiva.

«È una buona legge – commenta il direttore dell’Ascom Oscar Fusini – ma toccherà ai Comuni saperla interpretare e svolgere la funzione di vigilanza. Ci si arriva perché il settore dei pubblici esercizi è al collasso con evidenti rischi di cadute occupazionali per gli addetti di bar e ristoranti». «Il problema – ricorda Fusini – è nato da uno svilimento del termine stesso di sagra. Negli ultimi anni c’è stato un proliferare di spazi attrezzati per dare da mangiare e bere all’aperto che fanno concorrenza agli operatori del settore. La legge approvata nell’aprile di quest’anno ha in primo luogo introdotto la definizione di sagra come occasione aggregativa in cui la somministrazione di alimenti e bevande è temporanea, accessoria e non esclusiva. In buona sostanza, dare da mangiare e bere deve essere un mezzo per aggregare e non il fine ultimo per fare cassetto. Ha anche previsto la creazione di un calendario regionale. Ora la partita è sui Regolamenti comunali, a tutela dei clienti e di chi lavora e come freno ad evidenti casi di concorrenza sleale».


Bergamo, fondo di 100mila euro per il pagamento della Tari

Palazzo FrizzoniUn fondo di 100mila euro per aiutare i cittadini di Bergamo in situazione di grave disagio sociale a far fronte al pagamento della Tari: il Comune di Bergamo va in aiuto dei cittadini anche nel 2016 per agevolare la contribuzione dell’imposta comunale sui rifiuti. Già lo scorso anno fu stanziata la stessa cifra: il Comune aveva previsto due fasce di contribuzione, modulate sull’Isee, una scelta che ha contributo a un incremento delle richieste. Furono 747 i cittadini a godere del contributo comunale nel 2015, ben 80 in più dell’anno precedente. Per i richiedenti con Isee compreso tra 0 e 5000 euro il contributo del Comune di Bergamo copre completamente il pagamento della Tari, mentre per i richiedenti con Isee tra 5.000 e 7.500 euro Palazzo Frizzoni contribuisce per la metà del valore del tributo. Sarà possibile inoltrare la richiesta a partire dal prossimo 5 settembre fino al 28 ottobre ai Servizi Sociali di via san Lazzaro. “Lo scorso anno il fondo fu destinato praticamente in toto; – spiega Maria Carolina Marchesi, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bergamo – ci aspettiamo quest’anno che vengano conferiti contributi a un numero anche più elevato di contribuenti, visto che cresce in città il numero di anziani la cui capacità economica si riduce”.


Voucher per l’internazionalizzazione, ogni euro speso ne frutta 36

 

seminario internazionalizzazione regione

Ogni mille euro di contributi erogati dalla Regione in forma di voucher alle piccole e medie imprese per la partecipazione alle fiere internazionali ha dato luogo a circa 36mila euro di nuovo fatturato export. Il bilancio della misura regionale parla infatti complessivamente di 250 milioni di nuovo fatturato export contro 7 milioni di spesa erogata, oltre che di un aumento della probabilità che le imprese lombarde esportino (+19%) e di un rafforzamento della presenza sui mercati internazionali attraverso un aumento medio della quota del fatturato export sul fatturato totale dell’1,5.

I dati sono emersi dal seminario “L’apertura internazionale delle imprese: quali soluzioni funzionano?”, promosso dal Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione del Consiglio regionale della Lombardia e basato sull’analisi condotta da Antonio Dal Bianco di Éupolis Lombardia e da Laura Resmini dell’Università Bicocca di Milano. «La ricerca ha evidenziato come i benefici maggiori siano stati proprio per le micro-realtà – ha detto il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo -, aprendo loro possibilità che erano prima impensabili e che saranno un seme per il lavoro futuro. Non è scontato che un Consiglio regionale, organo parlamentare, verifichi l’efficacia delle politiche deliberate: per questo giudico positivo il lavoro svolto in Lombardia, attraverso il Comitato paritetico di controllo e valutazione. Uno sforzo che si è concentrato su una materia particolarmente importante come quella dell’apertura internazionale delle imprese. Grazie a questi policy paper il Consiglio mette a disposizione conoscenze condivise che permettono di perfezionare il nostro lavoro, contribuendo con lo strumento delle missioni valutative ad approfondire e migliorare l’efficacia delle politiche pubbliche, nella logica della trasparenza e nella costruzione di un valore comune».

«Il tessuto economico dei nostri territori si basa su piccole e piccolissime realtà imprenditoriali che chiedono sempre più spesso di essere messe in condizione di competere con le produzioni estere. Per noi – ha dichiarato il presidente del Comitato Riccardo De Corato – promuovere l’internazionalizzazione delle nostre imprese è interesse strategico: significa, infatti, sostenere l’occupazione e promuovere sviluppo economico locale in stretta connessione con le realtà territoriali. Se con il referendum del prossimo autunno verranno confermate le modifiche al Titolo V della Costituzione, il commercio con l’estero diventerà materia di competenza esclusiva dello Stato, mentre alle Regioni spetterà il compito di favorire la loro penetrazione nei circuiti internazionali. Auspico – ha concluso De Corato – che con il ricorso sempre maggiore alle missioni valutative si aprano nuove strade, migliorando le decisioni assunte dal parlamento lombardo».

In quattro anni l’internazionalizzazione delle Pmi lombarde ha beneficiato di circa 58 milioni di euro. I fondi stanziati dalla Regione rappresentano in media il 61% di quelli complessivamente mobilitati a favore dei processi di internazionalizzazione delle imprese. Il 25% delle risorse è servito per attività di promozione. Le imprese che hanno partecipato alle iniziative regionali sono state 7.325. Le medie imprese rappresentano il 20% circa del campione, le piccole il 52% e le microimprese il rimanente 28%. A livello geografico l’80% delle imprese che ha beneficiato delle misure regionali di sostegno ai processi di internazionalizzazione si concentra in 6 province: Milano (28%), seguita da Brescia (14%), Bergamo (12,5%), Monza e Brianza (10,77%), Varese (7.56%) e Como (7,12%).

Aumentare le competenze dei responsabili delle varie agenzie pubbliche e private in tema di internazionalizzazione, la necessità della promozione del sistema produttivo, soprattutto del manifatturiero, e una migliore condivisione delle conoscenza sono stati individuati nel corso del dibattito come temi chiave su cui agire. Anche l’assessore regionale allo Sviluppo economico Mauro Parolini ha sottolineato la necessità di «migliorare l’accesso agli strumenti e creare piattaforme più idonee a rispondere alle esigenze degli operatori. Mettere in comune le competenze e indurre imprese, anche di filiere diverse, a partecipare sinergicamente, è un’ attività non facile, ma che va perseguita». Ed ha annunciato che a fine settembre si aprirà il nuovo bando per i voucher, che prevederà 8mila euro di contributo a fronte di una spesa di almeno 13mila euro.


Da Ghisalba a Nocera Umbra per rilanciare le birre “trappiste”

Con quella barba lunga, lo sguardo mistico e la pacatezza nel parlare, Giovanni Rodolfi potrebbe essere tranquillamente uno dei religiosi che vivevano tra le mura del Monastero di San Biagio, a Nocera Umbra, in un’oasi di silenzio perfetta per meditare e per riflettere sui massimi sistemi.

Invece il campo di azione prediletto di questo bergamasco, originario di Ghisalba, ma trapiantato nel Centro Italia, è il mondo delle birre artigianali, che, nell’azienda agricola – ospitata all’interno del monastero, oggi con hotel, azienda agricola, punto ristoro e area di bio-benessere – vengono prodotte riscuotendo un successo capace ormai di superare i confini regionali. È proprio il mastro birraio a raccontarci, in qualche battuta, le vicende che lo hanno portato a trasferirsi qualche anno fa dalla campagna bergamasca alle colline umbre.

«Il mio approdo in terra nocerina – afferma Giovanni Rodolfi – avviene nel 2009 ed è dovuto all’amore per la mia attuale moglie Cleonice, anche lei bergamasca. Molti anni fa, lavoravo per la Heineken, ma quando ci siamo sposati ho fatto la scelta di spostarmi in Umbria dove lei già viveva. E con questa rivoluzione familiare si sono aperte delle possibilità per sviluppare un’attività brassicola nell’Antico Monastero di San Biagio. L’idea in fin dei conti era quella molto semplice di valorizzare le risorse del territorio. Quando al monastero sono terminati i lavori di ristrutturazione, s’è iniziato a pensare a quale economia potesse far vivere le persone del luogo e qui c’erano già dall’inizio due elementi che si sposavano bene per la produzione della birra. Innanzitutto – continua Rodolfi – l’esistenza di un antico monastero e, com’è ben noto, stiamo parlando di luoghi che hanno da sempre ospitato una tradizione brassicola in tutta Europa, basti pensare alle trappiste in Belgio. E poi la qualità dell’acqua di Nocera Umbra, da unire ai luppoli, ai lieviti e ai malti ricavati dall’orzo di nostra produzione».

Le Birre San Biagio, tra le pochissime artigianali d’ispirazione monastica prodotte in Italia, sono tutte non filtrate, non pastorizzate e rifermentate in bottiglia, e vogliono in qualche modo rappresentare il luogo dalle quali provengono mantenendo una forte identità locale e una forte distinzione dalle tante che ormai si trovano in commercio.

«Noi siamo una delle tante tra le diverse realtà di birrifici artigianali che sono nati negli ultimi anni in tutto il mondo – spiega il mastro birraio – e qualcuno potrebbe dire ormai ce ne sono perfino troppi. Eppure, bisogna pensare che si tratta semplicemente di un ciclo naturale dell’economia. Prendiamo il mondo del vino. Quando si lavora troppo con la chimica e il prodotto tende alla standardizzazione, ecco che nascono i vini bio-dinamici. Così sta accadendo anche con la birra, e se pensiamo al numero di cantine vinicole che ci sono in Italia forse possiamo dire che c’è ancora un notevole margine di crescita. Poi è chiaro – aggiunge Rodolfi – che noi a San Biagio cerchiamo una via personale e una interpretazione che in qualche modo leghi le due vocazioni del luogo e il lavoro interno all’azienda, ovvero la coltivazione di piante officinali e le birre. Per questo motivo l’idea per il futuro è proprio quella di creare un laboratorio birrario, magari lavorando anche sulla zitologia, sull’unione del cibo con la birra e sulla didattica. Quando si abbina la birra si tende sempre ad abbinare per similitudine e non per contrasto. E per questa ragione è molto più facile abbinare la birra che il vino».

monastero san biagio - nocera umbra

Rodolfi però ha le idee chiare anche sul mondo della birra ai tempi nostri e sulle differenze che esistono tra l’Italia e gli altri Paesi: «In Italia abbiamo poca cultura in campo birraio. La stiamo rubando in giro per il mondo grazie alla grande volontà dei micro-birrifici. Direi che il fenomeno delle birre artigianali è trasversale e lo trovi ovunque, in tutte le nazioni. Sino all’altro ieri, ma diciamo pure 20 anni fa, la birra in Italia era… la bionda, per tutta la vita. Oggi il fenomeno artigianale sta facendo scoprire il gusto della birra cruda, naturale, con etichette innovative e prodotti interessanti. Poi è chiaro che se vai soprattutto verso il Nord Europa, la cultura è più birraria, ed è dovuta ad un fattore molto semplice. Da quelle parti non hanno mai avuto la possibilità di selezionare vitis vinifera e le coltivazioni presenti portavano naturalmente a lavorare sulla realizzazione di birre. Ci sono poi 3 grandi culture della birra da considerare: quella tedesca con prodotti più leggeri e puri; quella belga, dove i birrai sono invece più liberi di sperimentare e, infine, quella anglosassone, ma per quest’ultima ci vorrebbe un capitolo a parte solo per descriverne le caratteristiche».

E per quanto riguarda i prezzi? Cosa si può dire? Sono corretti, sono alti o bassi? «È semplice – risponde Rodolfi -. Ogni prodotto fa storia a sé e dipende a che tipologia di birre ci si riferisce. Se si tratta di multinazionali come Heineken e Carlsberg, di semi-artigianali come Forst, Pedavena o Menabrea, di artigianali (vedi Baladin, Il Ducale) o quasi familiari come la nostra San Biagio. In tutti questi casi il prezzo varia anche sensibilmente, come per il vino, e spesso dipende dalla capacità di vendere immagine».

Il Monastero di San Biagio oggi è molto diverso da come uno può immaginare sia abitualmente un luogo di preghiera e di raccoglimento in mezzo alla natura. Qui le antiche celle dei monaci sono state trasformate in comode e accoglienti stanze per gli ospiti, la cucina ha il piglio rustico e i sapori della tradizione locale, sostenuti da un certo gusto e da una buona qualità, dettata non solo dall’ottima materia prima, ma anche dall’attenzione verso il cliente e le sue esigenze. La struttura vive di un rural-chic decisamente intrigante e mantiene intatte le caratteristiche di luogo a stretto contatto con la natura, dove ci si occupa del benessere psico-fisico, si gode della pace e del silenzio (nelle stanze non ci sono televisori e l’utilizzo del wi-fi è limitato) e dove si brinda davanti a un buon bicchiere di birra monastica.

Le Birre di San Biagio sono la Monasta, un’ambrata doppio malto da abbinare a secondi di carne o salumi e formaggi stagionati; la Verbum, una weizen ideale con la pizza o con gli antipasti di pesce; la Gaudens, una pils perfetta con primi piatti leggeri; l’Ambar, una ale scura doppio malto che si può abbinare con facilità sia alla ostriche che, a fine pasto, con dolci al cacao, e infine la Aurum, una strong ale chiara da sorseggiare con i secondi di carne e salumi o i formaggi stagionati.


Birre “trappiste” made in Italy, a Bergamo e San Paolo d’Argon due serate per degustarle

Le Birre di San Biagio sono tra le poche birre artigianali italiane di ispirazione trappista ed a produrle è un mastro birraio bergamasco, Giovanni Rodolfi, che da Ghisalba si è trasferito a Nocera Umbra, nell’azienda agricola – con hotel, punto ristoro e area benessere – nata dal recupero dell’antico monastero di San Biagio, appunto.

Si possono degustare anche a Bergamo in alcune serate appositamente create per farle conoscere ed apprezzare. Dopo quella al Numero Due di Zogno, nuovo ristorante di Claudio Rubis, con vista sul fiume Brembo, andata in scena mercoledì 20 luglio, il 24 luglio sarà la volta di un apericena al Caffè della Funicolare in Città Alta, dove a partire dalle 18, per 10 euro, si potranno abbinare una bottiglia di birra e un tagliere, mentre il 31 luglio chiuderà la serie di incontri il ristorante Florian Maison a San Paolo d’Argon, con un aperitivo gourmet dove, oltre alle birre, ci saranno anche la musica dal vivo jazz/swing del duo Savoldelli/Novali e i piatti del cuoco di casa, Umberto De Martino.

Le Birre di San Biagio sono la Monasta, un’ambrata doppio malto da abbinare a secondi di carne o salumi e formaggi stagionati; la Verbum, una weizen ideale con la pizza o con gli antipasti di pesce; la Gaudens, una pils perfetta con primi piatti leggeri; l’Ambar, una ale scura doppio malto che si può abbinare con facilità sia alla ostriche che, a fine pasto, con dolci al cacao, e infine la Aurum, una strong ale chiara da sorseggiare con i secondi di carne e salumi o i formaggi stagionati.