“Moroncelli”, il dolce di Albino sono i casoncelli del Moroni

Alice Piccinini con i MoroncelliAspetto e presentazione dei casoncelli. Dedica al pittore Giovan Battista Moroni. Ecco i “Moroncelli”, la ricetta vincitrice del concorso “Un dolce per il Moroni”, promosso dall’associazione Percorsi Albinesi nell’ambito delle iniziative legate alla figura dell’artista concittadino e al suo territorio, organizzate in occasione del ritorno a Bergamo del “Sarto”, il celebre dipinto della National Gallery di Londra.

Il piatto, creato da Alice Piccinini, 28enne albinese, assistente educatrice, ha ricevuto il maggior numero di voti (554) dalla giuria popolare costituita dai 160 partecipanti alla cena rinascimentale servita lo scorso 23 aprile nello storico complesso dell’ex convento della Ripa, a Desenzano di Albino, momento conclusivo della competizione che ha visto in gara ben 27 proposte.

I Moroncelli sono stati assaggiati e valutati dai commensali insieme agli altri due dolci finalisti selezionati dalla giuria tecnica, ossia i Brownies con farina di mais, mele della Valbrembana e noci, proposti da Helga Moroni, e la frolla di castagne ripiena di noci e fichi secchi, ideata da Fabio Bulandi. Un terzetto tutto albinese, la cui identità è rimasta nascosta, per non influenzare in alcun modo il pubblico, sino alla fine delle votazioni.

dolce moroni i tre finalisti
I tre finalisiti, Fabio Bulandi, Helga Moroni e Alice Piccinini con Roberto Alvaro (Aspan) e Luigi D’Agostino (Percorsi Albinesi)

brownies ritpasta frolla rit

Con i Moroncelli la vincitrice ha voluto richiamare la più classica delle paste ripiene bergamasche. Sono casoncelli in versione dolce con un ripieno di ricotta, amaretti, cioccolato fondente, aromatizzati con arancia e peperoncino, da bollire e servire caldi passati in una salsa di arancia (a richiamare il burro fuso del primo piatto) e guarniti con fragole a cubetti (la pancetta) e foglie di menta (la salvia). Per la cena sono stati realizzati in pasta brisee sottolineando la versatilità della ricetta, che ora l’associazione mette a disposizione delle panetterie, pasticcerie, ristoranti e bar che la vogliano adottare come omaggio al territorio e ad un suo illustre esponente.

Il concorso, rivolto ai pasticcieri amatoriali della Bergamasca, poneva come requisiti principali semplicità, facilità di reperimento delle materie prime e attenzione alla loro origine. «Cercavo qualcosa che rappresentasse la tradizione – racconta Alice Piccinini – e cosa c’è di più tradizionale dei casoncelli? È un piatto che ci lega tutti. Sono orgogliosa che sia stato scelto e che ora sia a disposizione di chi lo vuole realizzare, così la ricetta potrà solo migliorare».

Il premio, di 300 euro, è stato offerto dall’Aspan, l’associazione dei panificatori della provincia di Bergamo che ha anche dato la possibilità ai tre finalisti di mettere a punto le proprie creazioni in un laboratorio professionale, affiancati da Ivan Morosini, presidente della giuria tecnica e pluripremiato in competizioni di panificazione e pasticceria, che ha realizzato i tre dolci serviti alla cena. «La nostra associazione – ha ricordato il segretario dell’Aspan Roberto Alvaro – è particolarmente attenta a promuovere e a valorizzare il territorio, ha perciò sostenuto volentieri questo concorso, che permette di fare innovazione di prodotto partendo dalla storia e dalla tradizione bergamasca. Ci auguriamo che siano molti i panificatori in tutta la provincia che si cimenteranno nella produzione per far sì che questa iniziativa abbia la risonanza che merita».

Secondo il regolamento del concorso, i Moroncelli godranno per tre anni del titolo di “Dolce del Moroni” e il sindaco Fabio Terzi ha già assicurato la volontà di tutelarli e di continuare a valorizzare la figura del pittore, evidenziando che storia e cultura «possono essere occasioni di rilancio in un momento in cui l’economia segna una battuta d’arresto». L’associazione Percorsi Albinesi pubblicherà comunque tutte le ricette pervenute, così da dare la possibilità agli appassionati di preparare tante nuove golosità.

gianluigi moro e aiutoLa degustazione e la premiazione dei dolci è stata l’avvincente conclusione di una serata che ha regalato tante altre piacevoli suggestioni ispirate al Moroni e al suo tempo, dai figuranti in costumi d’epoca al bell’intermezzo teatrale che ha visto quattro quadri del maestro prendere vita, fino al menù, preparato da Gianluigi Moro, dell’omonima trattoria proprio lì a Desenzano di Albino, capace di far apprezzare ai palati moderni l’utilizzo di ingredienti “antichi”, nell’orzotto con funghi porcini e ortiche servito con formaggio caprino e di monte su pane rustico e nel polentino di miglio, in accompagnamento allo stufato di manza allevata ad Albino, cotto per 24 ore a bassa temperatura e a una caponata di verdure anch’esse locali.

finale dolce moroni (20)finale dolce moroni (23)


I progetti “Smart Cities” dell’Università di Bergamo sbarcano in Cina

Cina Università Invecchiamento della popolazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio socio-culturale di una comunità, ruolo delle tecnologie “smart” per il miglioramento della qualità della vita, mobilità e logistica sostenibile, sono alcune delle tematiche affrontate dai progetti Bergamo 2.305 e Smart Aging selezionati e invitati a partecipare alla prestigiosa Fiera Internazionale della Scienza e Tecnologia, svoltasi dal 21 al 23 aprile, a Shanghai. La Fiera CSITF (China Shanghai International Technology Fair), giunta quest’anno alla sua quarta edizione, è diventata una delle principali vetrine dell’alta tecnologia in Cina, offrendo un’opportunità importante per incontri con aziende e istituti di ricerca di eccellenza cinesi e internazionali. Quest’anno l’Italia è stata accolta come Paese d’onore con un proprio padiglione dedicato alle tematiche delle smart cities. Il tema delle città e comunità intelligenti sta infatti riscuotendo anche in Cina un crescente interesse da parte del governo centrale e dei governi provinciali e locali, alla ricerca di partnership internazionali per governare i processi e sviluppare soluzioni innovative.

E’ in tale contesto che l’Università degli Studi di Bergamo è stata selezionata e invitata da parte del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca Scientifica e del Ministero degli Affari Esteri a contribuire alla manifestazione fieristica con ben due progetti di ricerca attualmente in pieno svolgimento: il progetto “Bergamo 2.035 – A new urban concept”, frutto della collaborazione congiunta con Fondazione Italcementi e con il supporto di Harvard University e del Comune di Bergamo, e il progetto “Smart Aging”, un consorzio di ricerca che vede l’ateneo bergamasco come capofila e che coinvolge diverse realtà del mondo della ricerca, come Istituto Mario Negri, CNR e Università di Brescia, e dell’industria, come ESAOTE, ST, Technogym e SALF.

Cina Smart CityAd inaugurare il padiglione italiano era presente una folta delegazione di primarie realtà del mondo industriale e della ricerca italiana (tra le altre, Ansaldo, Finmeccanica, CNR, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università di Roma La Sapienza) guidata dal Ministro Stefania Giannini e dal Console italiano a Shanghai Stefano Beltrame. Lo stesso ministro ha partecipato al convegno organizzato dal Governo cinese sulla cooperazione scientifica italo-cinese, nel quale ha preso la parola il ministro Wan Gang, titolare del dicastero cinese su scienza e tecnologia, e il sindaco di Shanghai Yang Xiong. Il ministro Giannini ha visitato il padiglione italiano, soffermandosi anche sugli stand dei due progetti dell’Università di Bergamo. Nel corso della visita, il professor Andrea Remuzzi, responsabile scientifico del progetto Smart Aging ha avuto modo di descrivere al ministro i risultati tecnico-scientifici del progetto. “Nel progetto Smart Aging si sta sviluppando una piattaforma per l’acquisizione di dati sullo stile di vita di soggetti anziani, per migliorarne l’autonomia e lo stato di salute. Il ministro si è mostrato interessato alle problematiche del progetto e ha apprezzato come si possa utilizzare la tecnologia per aumentare la longevità”.

Anche il progetto Bergamo 2.035 ha raccolto particolare interesse in quanto, come sottolinea il prof. Sergio Cavalieri, prorettore al trasferimento tecnologico, innovazione e valorizzazione della ricerca, presente alla manifestazione, “in Cina le municipalità locali si stanno finalmente rendendo conto di come sia molto importante pensare ad un modello di città che metta al primo posto la qualità della vita dei cittadini, preservi la cultura e la memoria storico-monumentale di un territorio, dove la tecnologia sia reale motore di innovazione sociale in piena coerenza e armonia con lo sviluppo socio-culturale di una comunità. Il modello di Bergamo 2.035 può quindi diventare un reale caso di studio europeo da esportare in Cina per sviluppare strategie innovative, modelli e soluzioni con l’obiettivo di realizzare un prototipo di comunità intelligente che possa diventare di riferimento per valorizzare o riqualificare contesti urbani simili a quello bergamasco, presenti in particolare nelle zone centrali della Cina”. La trasferta cinese è stata inoltre l’occasione per allacciare e consolidare rapporti istituzionali con centri di ricerca e università cinesi al fine di potenziare l’interscambio di docenti, ricercatori e studenti. I professori Matteo Kalchschmidt, prorettore alle relazioni internazionali, e Maria Gottardo, responsabile delle relazioni internazionali con l’Asia, hanno visitato le Università di Dalian University of Foreign Languages e di Nanjin Normal University. “Gli incontri – riporta lo stesso prof. Matteo Kalchschmidt – sono stati rivolti ad estendere gli accordi esistenti sia verso nuove aree disciplinari, ma anche ad ideare progetti innovativi per favorire la collaborazione tra studenti e docenti. Ad esempio con l’università di Dalian si è pensato allo sviluppo di percorsi di formazione che consentano a docenti e studenti italiani e cinesi di condividere un percorso formativo che coniughi lezioni, attività culturali volte a conoscere il contesto del Paese e percorsi di tirocinio.”


Agenti immobiliari, «ecco la frase da non pronunciare mai»

La formazione degli agenti immobiliari Fimaa Ascom di Bergamo passa anche attraverso l’incontro con uno dei più apprezzati esperti internazionali di leadership, negoziazione e comunicazione competitiva, Emanuele Maria Sacchi, che ha tenuto il primo dei due incontri programma dall’associazione venerdì 22 aprile nella sede Ascom di via Borgo Palazzo.

Sacchi collabora con aziende di 18 diversi Paesi ed è “best trainer” di importanti multinazionali, molte delle quali sono inserite nella top 500 a livello mondiale. Grazie ai risultati ottenuti dai suoi clienti è stato inoltre l’unico italiano invitato come key speaker al Forum Mondiale della Negoziazione. Il secondo appuntamento con lui all’Ascom di Bergamo sarà il 22 maggio.


Venditori si nasce o si può anche “studiare” da venditori?

«Un po’ di predisposizione fa sempre comodo, ma oggi si può parlare di una scienza della vendita a tutti gli effetti. Conosciamo le best practice dei migliori venditori al mondo, che hanno scritto libri e fondato scuole, conosciamo anche le otto obiezioni principali dei clienti e abbiamo imparato le risposte. Il fatto è che si ascoltano gli esperti, si partecipa ai seminari ma alla fine non si applicano mai i principi che vengono trasmessi. Perché cambiare non è naturale, è uno sforzo ed è difficile da compiere. Occorre capire che cambiano si valorizza sé stessi e dopo, sì, diventa naturale».

Un consiglio sempre valido?

«È il più semplice, valutare tutto ciò che fa la concorrenza – web, vetrine, brochure – e poi fare qualcosa di diverso, altrimenti ciò che vince è solo il prezzo. Sono solo tre i casi in cui si può essere competitivi sul mercato: o si è leader e i clienti fanno la fila per avere i nostri prodotti e servizi, o si hanno i prezzi più bassi, o si adotta una strategia per distinguersi. Quale? C’è un agriturismo sul lago di Garda, ad esempio, con servizi pensati per i cani, quello per i gatti, ma ci sono anche case vacanza per le famiglie numerose, si pensa raramente a quanto sia difficile trovare una sistemazione adatta per chi a dai tre figli in su…».

emanuele maria sacchi - formatore

E l’errore da non commettere?

«Parlare di sé anziché di ciò che può essere utile al potenziale cliente. È comunissimo. Tutti i siti, se ci pensiamo, sono impostati alle stessa maniera. Si rivolgono ad un pubblico ma intanto scrivono “chi siamo”, “dove siamo”, “cosa produciamo”, “noi”, invece di dire come possono essere utili e quali benefici può dare la collaborazione».

Nel settore immobiliare quale frase non bisognerebbe mai pronunciare?

«Mentre si sta mostrando un appartamento chiedere “cosa ne pensa?”. È molto più efficace domandare “cosa le è piaciuto di più?”, in questo modo è il cliente stesso ad evidenziare gli aspetti positivi di un immobile ed ha molto più valore. Se è l’agente ad illustrare i pregi l’effetto è praticamente zero».

Insomma partire dal cliente…

«Ognuno vede le cose in maniera diversa, soggettiva. Un buon agente immobiliare deve voler sapere cosa è “bello” per il suo cliente. Si passa dal concetto di esigenza, ossia superficie, quanti locali, posizione, a quello di aspettativa. Una buona domanda da fare in questo senso è “cosa si aspetta dal suo agente immobiliare di fiducia? “, vale a dire “come possiamo collaborare?”. Purtroppo non è un atteggiamento ancora diffuso».

Che ruolo hanno nella vendita e nella costruzione del rapporto con i clienti le nuove tecnologie di comunicazione?

«Importante. Abbiamo perso tempo mostrando cose poco interessanti, annunci tutti uguali e con pochissima fantasia. Oggi c’è la possibilità di mostrare non solo di qualche fotografia dell’immobile ma di percorrerlo virtualmente, vedere ogni stanza e visitare anche la zona in cui è collocato. Il cliente è in pratica già stato in quella casa prima di decidere di andarla a vedere».

E i social network?

«Sono utili nel momento in cui non li utilizziamo per parlare di noi ma lasciano spazio a chi è rimasto soddisfatto del nostro lavoro, i cosiddetti referral. Pensiamo a che effetto può avere un breve video nel quale un cliente dice che sono bravo…».

GLI AGENTI COSA NE PENSANO?

Non vendita ma negoziazione. È lo scarto che propone il corso e gli agenti immobiliari presenti si dicono interessati al cambio di prospettiva. «È un seminario interessante e coinvolgente – evidenzia Mafalda Fiumana –. Confrontarsi con un esperto dà la volontà di progredire, insegna a tenere sempre più in considerazione le esigenze del cliente, ad entrare in empatia e soprattutto a fare in modo che il rapporto rimanga e che il cliente parli bene di noi. La visione della professione cambia radicalmente, da venditore a consulente ed è così che si possono fare davvero proposte mirate».

Anche Ezio Pizzigalli sottolinea l’importanza del rapporto interpersonale. «Ora che tutto viaggia tramite Internet ed e-mail si è un po’ perso il contatto con le persone ma è un valore che va riscoperto e coltivato – afferma -. Il corso dà spunti importanti per proporsi come consulenti in maniera corretta e spontanea. Un atteggiamento che va oltre il mercato».

Per Laura Feltri l’approccio non è una novità. «Non abbiamo mai puntato esclusivamente alla vendita – rileva -, le negoziazione è sempre stato il nostro orizzonte e fa comunque piacere trovare nel confronto in aula la conferma che ciò che si sta facendo va nella giusta direzione». E non si tratta di una strategia da mettere in atto di fronte ad mercato immobiliare in difficoltà. «Vale sempre se si lavora su un territorio e si vuole andare a testa alta – sottolinea -. Case ce ne sono tantissime, la nostra filosofia è aiutare i clienti a trovare quella giusta».

In sala anche il presidente degli agenti immobiliari Fimaa di Cremona, Paolo Feroldi, arrivato conoscendo già il docente. «È un percorso che mi piace molto – dichiara -, che unisce teoria e pratica ed è molto propositivo. Di certo iniziative come queste fanno bene alla categoria. Nella nostra professione investire nella formazione è fondamentale, il rammarico è che purtroppo sono ancora troppo pochi a farlo».


TEB, in sette anni trasportati 22milioni di passeggeri

teb5645.jpgDomenica 24 aprile, il Tram Bergamo – Albino spegne sette candeline e offren al territorio un bilancio più che positivo: oltre 22 milioni di passeggeri trasportati (22.450.000), 3.847.000 chilometri percorsi e una pagella da 7+ per la qualità del servizio offerto (indagine di soddisfazione dei clienti 2015). Nel corso del 2015, nel dettaglio, sono stati quasi 3,5 milioni i passeggeri trasportati (3.499.090, per la precisione), e più di cinquecento mila chilometri percorsi (540.882,41) per un totale di quasi 4 milioni di chilometri dall’avvio dell’esercizio nell’aprile del 2009 (3.847.000): una media standard di più trecentomila passeggeri al mese durante il periodo scolastico (circa 330.000 totali, di cui 13.200 passeggeri al giorno nei feriali scolastici, 8.000 passeggeri al giorno nei feriali non scolastici e 4.300 passeggeri al giorno nei festivi). Si conferma sempre alto anche il tasso di puntualità del tram con il 99.9% delle corse giunte a destinazione entro i 5 minuti di ritardo. Da recenti indagini effettuate fra i viaggiatori della tramvia è emerso che il 17,5% di nuovi passeggeri, che prima del tram si spostavano in auto, hanno contribuito alla riduzione di circa 3,9 milioni km/annui di traffico veicolare privato. Grazie a questi risultati si è registrata una riduzione annua di emissioni di agenti inquinanti pari a 730 t di anidride carbonica (CO2) in meno, 3,4 t di monossido di carbonio (CO) in meno, 170 kg di particolato (Pm10) in meno e 120 kg di particolato (Pm 2,5) in meno. I risultati sono confermati anche dai dati dell’indagine di Customer Satisfaction 2015, che ha evidenziato la fedeltà consolidata della clientela TEB: il 31,5% degli utenti dichiara di utilizzare la tramvia dalla sua nascita, da più di 5 anni, il 36,5% negli ultimi 3 anni e il 17,5% dal 2015.

Il motivo principale dell’utilizzo del tram è la comodità del viaggio (36,5%)  per recarsi nel luogo di studio o lavoro (64%). Gli intervistati hanno inoltre dichiarato di utilizzare il tram in alternativa ad altri mezzi di trasporto, principalmente per evitare problemi di parcheggio e di traffico. Il parcheggio gratuito d’interscambio di Albino risulta quello maggiormente utilizzato da chi sceglie il mezzo privato per raggiungere le fermate TEB; mentre, il 58% degli utenti dichiara di raggiungere quotidianamente a piedi la propria fermata di partenza. Fondamentale per un’azienda di trasporto pubblico è poi l’affidabilità del servizio offerto (rispetto delle corse e delle fermate, frequenza e orario di inizio e fine servizio, caratteristiche intrinseche del servizio), che raggiunge un punteggio di 7.8 (valore costantemente in crescita dal 2011 ad oggi). Filippo Simonetti, Presidente TEB: “Il Tram ha contribuito a trasformare il nostro territorio, ampliandone i confini, connettendo le persone ai servizi, generando valore economico, urbanistico e sociale. Un fiore all’occhiello della mobilità bergamasca. Il successo di questi sette anni non può che orientare le scelte infrastrutturali del futuro: il potenziamento metrotranviario di Bergamo è certamente strategico per rendere il territorio bergamasco ancora più competitivo. Oggi, infine, festeggiamo un risultato significativo anche per l’ambiente, la qualità dell’aria che respiriamo e la nostra salute. Un’importante “cura del ferro” che dedichiamo ai nostri cittadini”.

Gianni Scarfone, amministratore delegato TEB: “In questi sette anni ci siamo occupati di rendere sostenibile la gestione del tram Bergamo – Albino: di progettare un servizio efficiente ed efficace, tra difficoltà economiche ed importanti trasformazioni istituzionali. Abbiamo lavorato con gli Amministratori, le Istituzioni, gli Enti e i territori; ci siamo impegnati per garantire il funzionamento di un’opera strategica per il territorio, di cui non sarebbe più possibile fare a meno. I più che buoni risultati di questi anni sono il frutto di un lavoro e di un impegno collettivo, a partire dalle donne e dagli uomini di TEB cui va il mio personale e sincero ringraziamento”.


Il mondo dell’intelligence incontra gli studenti universitari

intelligence-liveDalla cultura della segretezza ala Cultura della Sicurezza partecipata. L’Intelligence nazionale prosegue il suo confronto con il mondo delle Università e delle eccellenze per leggere scenari e fronteggiare insieme le sfide asimmetriche del nostro tempo. Venerdì 29 aprile, alle 11, nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo, gli 007 italiani incontreranno gli studenti universitari nella tappa numero 24 del roadshow “Intelligence live” che da ottobre 2013 vede il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica dialogare con i giovani nei principali atenei italiani: ai giovani, i Servizi segreti 3.0 raccontano chi sono e cosa fanno, avviando percorsi culturali condivisi. Ad aprire i lavori, i saluti introduttivi del Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, Remo Morzenti Pellegrini. Il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, porterà un contributo ai lavori intervenendo sul tema “Per una nuova Intelligence”. A seguire, Michele Brunelli, del Dipartimento di Lettere, Filosofia e comunicazione rifletterà sul tema “Ci rivedremo a Dabiq’. L’Europa e lo Stato islamico dopo Parigi e Bruxelles: alla ricerca di una strategia comune”.

Paolo Scotto di Castelbianco, direttore della Scuola di formazione del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, nella sua conversazione dal titolo “Intelligence…conosciamola meglio”, risponderà alle domande degli studenti. Il sottosegretario Marco Minniti, autorità delegata per la Sicurezza della Repubblica, traccerà un’analisi delle questioni che riguardano la sicurezza nazionale, indicando nel suo intervento dal titolo “Nuove sfide e ruolo dell’Intelligence”, le priorità del Comparto Intelligence e la profondità strategica della sua mission per la difesa degli interessi nazionali. La partnership tra la Scuola di formazione del Comparto Intelligence e il mondo universitario – frontiere avanzate di saperi e innovazione – permette di leggere scenari fluidi, adeguare le capacità di risposta all’evoluzione delle minacce e individuare prassi ancora più incisive di vicinanza alle imprese contro attacchi cyber. Per gli studenti universitari è sufficiente iscriversi al link http://bit.ly/1Sge8O4

L’iscrizione è obbligatoria. Per ragioni organizzative l’ingresso in sala è consentito fino alle ore 10.40


A Seriate bancarelle e golosità per la festa di primavera

SERIATERitornano domenica 24 aprile a Seriate le tradizionali bancarelle di primavera. La manifestazione è promossa dalla Comap, la cooperativa costituita dalle due associazioni provinciali dei venditori su area pubblica tra cui Fiva Ascom e coinvolgerà tutto il centro del paese, dal Municipio sino al cimitero. Quest’anno anche Piazza Bolognini sarà animato dagli stand. Alla iniziativa partecipano una sessantina di ambulanti che proporranno prodotti tipici, articoli di artigianato, per la casa e prodotti per la persona.

 


Albino, le Botteghe rilanciano la app “Last minute sotto casa”

Se l’immagine è un elemento sempre più determinante per il successo, il nuovo direttivo dell’associazione Le Botteghe di Albino ha cominciato con il piede giusto. Per presentare il proprio programma ha infatti organizzato una serata, lo scorso martedì 19 aprile, e preparato un video con riprese suggestive e le nuove proposte illustrate in chiara successione.

Tra queste c’è il rilancio del progetto “Last minute sotto casa”, una app sviluppata dal Politecnico di Torino che consente ai commercianti di mettere in vendita a prezzi scontati la merce che rischia di restare invenduta, lanciando il proprio “food alert”, e ai consumatori di visualizzare con comodità sullo smartphone le offerte disponibili in zona.

Nella pratica, il fornaio che avanza un certo numero di prodotti a fine giornata segnala che sono in vendita, ad esempio, a metà prezzo e gli iscritti ricevono la preziosa informazione, con vantaggi per entrambi e la riduzione degli sprechi. «Il progetto era già stato proposto qualche tempo fa dall’Amministrazione comunale – ricorda il nuovo presidente dell’associazione, Beppe Duci – ma non è decollato. Ora lo abbiamo ripreso con la volontà di farlo diventare uno strumento utile al rilancio delle attività. Il meccanismo è semplice, la app è gratuita e i benifici si colgono facilmente. Si tratterà più che altro di presentare con precisione ai commercianti il sistema e di “allenarli” ad inserire le offerte già prima del lancio, in modo che il paniere sia da subito ricco e risulti interessante per i potenziali clienti. Per fare questo organizzeremo degli incontri mirati, zona per zona, in collaborazione con il Comune e con un tecnico dell’applicazione».

logo botteghe albinoUn altro punto caratterizzante (intuibile già dalla scelta di dotarsi di un video di presentazione) è la svolta in fatto di comunicazione. L’Associazione, che ha anche un nuovo logo, nel quale la “modernità” del codice a barre si unisce alla silhouette del famoso pittore albinese Giovan Battista Moroni, utilizzerà per divulgare le proprie iniziative la pagina Facebook “Sei di Albino se…” che conta oltre 3.200 iscritti e a partire da giugno realizzerà la rivista “Sei di Albino se… 2.0”, che avrà una tiratura di 10mila copie e sarà distribuita gratuitamente.

«Abbiamo capovolto la prospettiva – fa notare Duci –. Se prima l’associazione doveva spendere per avere spazi di visibilità, con questa operazione editoriale gli spazi ce li costruiamo da soli e abbiamo in più la possibilità di raccogliere inserzioni e sponsor per sostenere le nostre iniziative». Il calendario degli eventi viene infatti rafforzato e a due manifestazioni ormai consolidate come Albino Shopping Festival, d’estate, e Albino Chrtimas Village, si aggiunge “Scary Albino Halloween”, pensato, in particolare, per i bambini.

Tante idee e voglia di fare sono già state premiate da un’ottantina di iscrizioni all’associazione raccolte solo nella serata di presentazione.


Fondo Atlante, quell’opportunità tra salvataggi e business

Il fondo Atlante, un nome che indica bene lo sforzo che si propone di sostenere, è bene che ci sia, ma è soprattutto strano che sia arrivato così tardi. A prima vista sembra un progetto paradossale. Perché le banche italiane, che tutte, chi più chi meno, hanno già per loro conto sofferenze, ovvero prestiti che difficilmente rientreranno, per un totale complessivo di 200 miliardi lordi, dovrebbero mettersi a comprare le sofferenze degli altri? I critici, anche tra le stesse banche che in certi casi obtorto collo hanno dovuto accondiscendere alla partecipazione al fondo, sostengono che in questo modo, per salvare istituti decotti, si mettono a rischio anche gli istituti sani. Del resto, in sintesi, il fondo Atlante non è che una sorta di consorzio che per sostenere il sistema creditizio ed evitare che il crac di una banca abbia un effetto domino sulle altre si propone di comprare i crediti complessi degli istituti in difficoltà e sostenerli patrimonialmente in caso di necessità di aumenti di capitale che il mercato non è disposto a sottoscrivere. Eppure quello che da un lato sembra solo un salvataggio visto dall’altra parte è anche un’opportunità di business. Del resto c’è chi dell’acquisto dei crediti in sofferenza ha fatto il suo profittevole mestiere e non sembra un caso che al fondo Atlante si sia decisi di arrivare quando alcuni fondi internazionali si sono fatti avanti per rilevare Carige (il fondo Apollo) e la Popolare di Vicenza (il fondo Fortress) puntando proprio ai loro prestiti incagliati.

Banca EtruriaDel resto Fortress, fondo quotato a Wall Street, aveva annunciato nell’estate di due anni fa che avrebbe puntato un miliardo di euro per investire sui crediti in sofferenza delle banche italiane, desiderose di alleggerire le posizioni anche per rientrare nei limiti patrimoniali previsti dalla vigilanza. In questa ottica, infatti, tutti gli istituti, negli ultimi anni, hanno ceduto prestiti non performanti (i cosiddetti “non performing loans”), cioè fidi che i debitori non riescono più a rimborsare. Un servizio che ovviamente viene pagato: nel caso delle quattro banche salvate a novembre (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti), ad esempio, il valore di cessione delle sofferenze è stato portato ad una media del 22,3% del valore nominale, data da una media ponderata tra il 31% assegnato alla porzione garantita da ipoteca e il 7,3% a quella chirografaria, senza garanzie. Ma ogni credito è una storia a sé. Un conto è il pagherò di un pizzicagnolo e un altro è quello di un mutuo su un immobile assistito da un’ipoteca. Ma è anche un conto un’ipoteca su un palazzo in via Montenapoleone e un altro su un appartamento in un condominio di Zingonia destinato alla demolizione. Quindi si tratta di andare a vedere, caso per caso, cosa c’è nel lotto e, con arte un po’ da antiquario e molto da rigattiere, trovare le pepite in mezzo al ciarpame senza valore.

Chi acquista in blocco pagando una frazione del valore nominale, può fare grandi profitti se riesce a farsi rimborsare dai creditori più di quella frazione o a valorizzare in maniera superiore ad esempio gli immobili che ottiene dall’ipoteca. E’ un lavoro da specialisti che richiede tempo – aiuterà molto l’annunciato decreto che prevede lo snellimento della procedura e la velocizzazione del recupero crediti – e anche le mani libere nel trattare il creditore che non sempre le banche hanno. Ma è redditizio tanto che secondo quanto stimato da Alessandro Rivera, a capo della direzione “Sistema bancario e finanziario” del Tesoro, il fondo Atlante potrebbe avere un rendimento del 6-7%. E questo nonostante le spinte perché l’acquisto dei non performance loans non ai prezzi di mercato, come potrebbe essere il 22,3% adottato per le quattro banche, ma vicino ai prezzi di libro (cioè al valore nominale detratti gli ammortamenti che mediamente sono intorno al 50%), in modo più favorevole agli istituti che li cedono, riducendo così anche la quota di potenziale recupero e di profitto per l’acquirente. Solo l’annuncio dell’arrivo di Atlante peraltro ha già portato ad un aumento dei prezzi di cessione dei Npl, a conferma che forse prima il business era sbilanciato a favore degli acquirenti. Del resto l’Abi stima che le sofferenze bancarie nette, quindi considerata la parte già spesata in bilancio, ammontino a 83 miliardi, quindi ci si avvicina al 40%, sempre come media (che è comunque quasi il doppio della valorizzazione adottato per le quattro banche), a fronte dei 200 miliardi di sofferenze lorde. C’è quindi margine da spartire tra minori profitti per l’acquirente e minore perdita per le banche che vendono: ma l’interesse per l’operazione resta.

Anche dagli aumenti di capitale, il secondo pilastro degli interventi di Atlante, che sarà probabilmente quello più importante, è possibile un ritorno nonostante l’intervento sia di ultima istanza di fronte al fatto che nessuno vi vuole partecipare. Il primo intervento di Atlante sarà con ogni probabilità l’investimento di una cifra vicina all’impegno massimo di un miliardo e mezzo nell’operazione di aumento di capitale iperdiluitivo che dovrebbe finire per dare al Fondo stesso il controllo della Popolare di Vicenza. Un istituto che viene valutato attualmente solo 10 milioni di euro, cioè una frazione del solo patrimonio tangibile, e dove i margini di recupero sono molto ampi. L’operazione Atlante quindi dovrebbe combinare salvataggi e business (con i rischi d’impresa del caso). Per quanto ci possano essere perplessità – a partire tra l’altro dalla capacità di intervenire con un patrimonio nel complesso contenuto (le adesioni hanno superato i 4 miliardi, ma tra Vicenza e Veneto Banca sono in arrivo aumenti che potenzialmente potrebbero richiedere l’intervento del Fondo per più di metà di quella cifra) di fronte a una montagna di 200 miliardi di sofferenze – c’è anche da dire che è bene considerare un’opportunità quella che in fondo era una strada senza alternativa.


Al Carroponte, 800 le etichette in carta. A maggio degustazione con Ferghettina

Al carroponte“Al Carroponte”, l’eno-bistrò di via De Amicis, a Bergamo, ripropone le degustazione e gli incontri con i produttori. Lo fa dopo aver rimesso mano alla carta dei vini, ora rinnovata e decisamente arricchita per volontà del patron e sommelier Oscar Mazzoleni. Una carta con ben 800 etichette, che comprendono 175 Champagne – con ampio spazio a Krug (l’obiettivo di Mazzoleni è far diventare Ambassade il locale), una novantina di spumanti italiani, un’ ampia sezione ai rossi, con grandi formati (335 etichette) sia italiani che francesi, e ai bianchi, circa 170 etichette sempre tra Italia e Francia. Una trentina, infine, i vini da meditazione. Il primo appuntamento della nuova stagione di degustazioni e incontri con i produttori è decisamente frizzante: di scena, mercoledì 4 maggio 2016, alle 20,30, ci sarà infatti Ferghettina, azienda della Franciacorta di proprietà della famiglia Gatti, rappresentata per l’occasione da Laura Gatti. Tra i vini in degustazione nel corso dell’evento, anche un’anteprima delle nuove annate proposte a Vinitaly 2016. Il menù della serata si aprirà con Chips di polenta con salsa tonnata accompagnato da Franciacorta brut DOCG. Seguirà il Salmone marinato con blinis di patate e crema al lime (Milledì DOCG 2012), Fusilli con bisque di gamberi e mozzarella di bufala (Rosè 2012),  Bocconcini di cinghiale con crema di piselli e fave fresche  (33 Riserva 2007) e Soffice allo yogurt con fragole e cioccolato bianco. La serata – 60 euro a persona – è organizzata per un numero massimo di 40 coperti. Consigliabile la prenotazione. Info: www.alcarroponte.it, tel 035-2652180


Caro Gori, sul rilancio del centro forse si sta perdendo troppo tempo

Si torna a parlare del centro città, della sua perdita di appeal commerciale, del progressivo spopolamento. Attraverso una serie di interviste a soggetti istituzionali, L’Eco di Bergamo ha risollevato il tema, tanto vecchio quanto paradossalmente sempre attuale. Ha detto la sua, pur vincendo un’ iniziale resistenza, anche il sindaco Giorgio Gori. “Riporterò i bergamaschi a fare shopping in centro” ha garantito. E poi ha spiegato come si sta muovendo l’Amministrazione comunale. Benissimo, qualche elemento in più per capire ora l’abbiamo. Ma, pur sapendo di andare incontro al pericolo di far inarcare il sopracciglio al primo cittadino, amante più degli elogi che delle osservazioni quand’anche fatte senza alcun spirito di parte, vorremmo sommessamente osservare che proprio su questo fronte, non necessariamente il più rilevante della sua esperienza alla guida della città, non si è ancora avvertito quello scatto in avanti, quella svolta di metodo e di merito promessa agli elettori.

Sono passati quasi due anni, è doveroso ricordarlo, dall’insediamento, un tempo non lunghissimo ma nemmeno così breve per avere chiaro in testa il quadro delle problematiche di cui soffre il centro città (non Valtesse o Boccaleone, con rispetto parlando). Del famoso-famigerato concorso internazionale di idee, salvo errori, non c’è ancora traccia. Al momento, da quel che è dato sapere, visto che Gori ama lavorare sottotraccia, esisterebbe una “visione” largamente condivisa con gli attori del Distretto Urbano del Commercio. Non se ne conoscono i contenuti, ma forse è giusto che fino a che il puzzle non sarà completato rimanga riservato. Purché, tuttavia, l’attesa non si prolunghi all’infinito.

Come per gli interventi sulla viabilità, è tempo di mettere a profitto le idee. Per una ragione molto semplice: le lungaggini della burocrazia, un dazio da cui nessuno può sentirsi esentato, sicuramente imporranno lunghi intervalli fra la decisione e la realizzazione. Due anni sono già volati via, ne restano tre ma non si creda che sia poi tutto questo tempo. Soprattutto se, come qualche volta par di capire, si immaginano anche decisioni che andranno ad impattare sulla sosta e la viabilità. L’esperienza insegna che Bergamo è la città, come ebbe a dire Roberto Bruni, del “toca negot” (non toccare niente) e sempre, anche quando sono stati adottati provvedimenti che a lungo andare si sono rivelati lungimiranti (pedonalizzazione di via XX Settembre), al loro apparire hanno provocato scontri, polemiche, tensioni. E conseguente perdita di tempo.

Ecco perché Gori deve imprimere un’ accelerazione. Su altri fronti, di prospettiva, vedi il recupero della Montelungo e del teatro Donizetti, o di rilancio della politica culturale, il sindaco ha saputo dar segno di discontinuità rispetto ad un recente passato fatto di equilibrismo buonista fine a se stesso (e infatti gli elettori hanno voltato pagina). Al contrario, impiegare due anni per arrivare a definire, non ancora varare, una variante urbanistica che consenta l’apertura di superfici commerciali superiori ai 400 mq, non è proprio una performance da Speedy Gonzales. Così come si sta facendo attendere un po’ troppo lo studio (solo lo studio, eh) del tram bus, uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale.
Sono solo due esempi, altri se ne potrebbero fare. Non abbiamo dubbi che il primo ad essere conscio della necessità-opportunità di stringere i tempi sia lo stesso Gori. Forse lui, da manager di successo, lo declina all’inglese, ma anche per un amministratore pubblico vale il vecchio precetto bergamasco secondo il quale va bene discutere attorno al tavolo, ma a mezzogiorno “la polenta va messa in tavola”.