Epis (Autosalonisti): “Al Nada di Las Vegas per scoprire le tendenze del comparto”

da sinistra Loreno Epis, Simonpaolo Buongiardino e Oscar Zorgniotti
Da sinistra Loreno Epis, Simonpaolo Buongiardino e Oscar Zorgniotti

La convention “Nada 2016”, a Las Vegas, è l’evento dell’anno del comparto Automotive, il più grande luogo d’incontro internazionale per i rivenditori di auto nuove e usate. La 99esima edizione ha potuto contare su 10mila partecipanti da tutto il mondo e più di 20mila metri di area espositiva coperta. Tra workshop, viste alle aree fieristiche, incontri con gli operatori locali, giornalisti e organizzatori, anche Loreno Epis, presidente degli Autosalonisti Ascom e membro del consiglio direttivo di Federmotorizzazione, ha potuto farsi un’idea delle tendenze in atto. Accompagnato dal presidente di Federmotorizzazione, Simonpaolo Buongiardino, e dal consigliere Oscar Zorgniotti, Epis ha preso atto delle percentuali di vendite da operatori professionali a privati negli Usa: nell’usato il 67%, mentre lo scambio tra privati si attesta al 33%. “Un dato – precisa Epis – effettivamente molto vicino a nostri. Molto più bassa, invece, la tassazione nella vendita dell’autovettura”.

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“L’impressione – aggiunge Epis – è che a livello operativo, sul web, non siamo molto indietro dalla realtà americana. A livello mentale e imprenditoriale, invece, parecchio. E questo probabilmente lo dobbiamo alla diversità di grandezza”. “Quel che mi ha colpito – annota ancora il presidente – è il fatto che questa organizzazione indipendente (Nada), vada per la sua strada senza essere “succube” dei costruttori di autovetture: ecco che ti puoi spiegare come mai il Vw dieselgate sia partito proprio da qui. È chiaro che arrivare a 99 edizioni ha un significato: probabilmente solo qui, con lo spirito indipendente degli yankee, poteva succedere, e penso che andranno avanti ancora per molto”.

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“Nel corso dell’evento – precisa Epis – ho seguito principalmente il tema dello sviluppo digital, aderente alla nostra realtà lavorativa, che è un po’ il modello italiano di riferimento della nostra realtà associativa e che con Federmotorizzazione vogliamo portare a Bergamo. Abbiamo seguito molti eventi in compagnia del team di Quattroruote, leader press italiano del settore, confrontandoci sul taglio da dare alle varie tematiche.

nada 1Anche questo aspetto è stato molto interessante: saranno a Bergamo anche loro durante il meeting di Federmotorizzazione: da quest’anno Quattroruote è il riferimento per Istat nel paniere del valore dell’auto usata nel mercato nazionale. Futuro digital, quindi, per le vendite di autovetture nuove e usate: sviluppo e controllo del lead sempre più attento, customer sempre più monitorato, evoluzione degli annunci sempre più articolato: questi saranno i temi che faranno parte del mio intervento nell’evento di Bergamo”.


Ubi banca, con i fondi s’è fatta chiarezza. In attesa del prossimo choc

Ubi BancaFinalmente c’è una stabile chiarezza nella governance Ubi. L’abbandono (forzato, ma accolto con solitaria sollecitudine) della formula Popolare ha dissipato i ricorrenti sospetti di autoreferenzialità rivolti alla categoria, e nella prima assemblea da società per azioni – riunione che ha visto la partecipazione di quasi metà del capitale di Ubi, un dato record se si considera la realtà dalla quale si proveniva – ha attribuito oltre il 51% del consenso, espresso in azioni, alla lista dichiaratamente di minoranza presentata dai fondi. Un segno forte e chiaro, che sgombera ogni dubbio sul fatto che la banca non è dei bresciani, né tantomeno dei bergamaschi, ma è quello che deve essere, una società per azioni, ovvero proprietà dei suoi azionisti. E paradossalmente nel passaggio da cooperativa popolare a Spa la banca è diventata ancora più public company di prima. I fondi, infatti, tanto demonizzati da chi ha motivazioni diverse dalle loro, come espressione di sconosciuti interessi “plutomassonici” (per non dire di peggio), in realtà rappresentano alcune centinaia di migliaia, tutti insieme anche milioni, di investitori, ai quali interessa che la società cresca con una logica di lungo periodo e assicuri remunerazione in maniera sostenibile, e vedono quindi male le collusioni localistiche. Che invece si può pensare non siano aliene da chi non si arrende all’evidenza, si consola con calcoli astrusi sul risultato del voto e ipotizza rivincite con appelli al campanile. E’ un’opzione certamente possibile in un’economia democratica, che però non ammette scorciatoie, ma richiede una sola condizione: acquistare le azioni ed averne una in più dei competitori. Il resto è vaniloquio.

Intanto si è creata in Ubi una situazione inedita, anche se sempre più comune tra i grandi gruppi. La lista dei fondi, che ha la maggioranza dell’assemblea di Ubi, si è accontentata di esprimere tre consiglieri di sorveglianza su 15, ed ha poi votato in maniera compatta quelli mancanti, proposti dal listone orobico-bresciano-cuneese e approvati dall’assemblea con il 99%. Curiosamente questi nove consiglieri sono stati nominati con una percentuale più che doppia rispetto al presidente Andrea Moltrasio, al vicepresidente Mario Cera e al consigliere Armando Santus, che hanno invece ottenuto quasi il 49% e sono entrati come primi candidati del listone, diventato di fatto di minoranza, secondo classificato con più del 30% dei voti. Ma al di là di questo aspetto tecnico, il significato del voto è che il Consiglio di sorveglianza, praticamente confermato in blocco, è pienamente legittimato, con un avallo del suo operato attraverso il voto dei reali proprietari dell’azienda, i fondi. Probabilmente è uno choc per chi ritiene che amicizia e appartenenza dovrebbero essere i criteri di base per la selezione e tra un mediocre compaesano e un’eccellenza “forestiera” sceglierebbe il mediocre, alla faccia di ogni criterio meritocratico.

E probabilmente a breve ne avrà un altro, quando si arriverà alla creazione di una banca unica, nella quale si fonderanno i vari istituti rete, con la speranza che questo possa spazzare via una volta per tutte quei campanilismi che ancora frenano la banca. Situazioni incomprensibili per i fondi, soprattutto se internazionali, che hanno assunto il ruolo di “cane da guardia” e per farlo nella maniera migliore non si sono presi l’incarico di gestione diretta – in fondo non è il loro compito – ma hanno fatto capire in modo inequivocabile chi è che comanda e che può intervenire quando vuole, nel caso si crei una situazione che lo richieda. La chiara distinzione tra manager legittimati e una proprietà forte è una condizione dalla quale dovrebbero avere benefici la banca e tutti gli azionisti. Saranno scontenti, ovviamente, quanti rimpiangono la Popolare con la quale sognavano o tentavano di creare una consorteria basati sui privilegi dalla familiarità. Perché la deriva demagogica era il rischio che ha reso improvvisamente superato, anche per le maggiori dimensioni degli istituti, un modello che pure ha dato negli anni ottima prova di sé, nella Bergamo come in Bpu e in Ubi, ma anche deviazioni della quale è ricca la cronaca economica e anche giudiziaria. In ogni caso è una storia superata (e lo sarà ancora di più con il bancone). Finalmente.


Lotta allo spreco alimentare, l’Ascom: “La legge Gadda va nella giusta direzione”

lotta allo spreco alimentareE’ in corso di approvazione al Senato la legge contro lo spreco alimentare promossa dall’On. Chiara Gadda (Pd) che si prefigge di tracciare le “Norme per la limitazione degli sprechi, l’uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale”. Di questa e più in generale del tema ‘spreco alimentare’ se ne è parlato durante un convegno che s’è tenuto all’Università di Bergamo a cui hanno preso parte alcune personalità di spicco della vita politica, sociale ed economica bergamasca e nazionale. Tra queste l’On. Elena Carnevali (Pd) che ha snocciolato numeri impressionanti: “La Fao ha quantificato in 1,3 miliardi le tonnellate di cibo sprecate nel mondo ogni anno e ha spiegato che se quello stesso cibo venisse recuperato sfamerebbe la metà della popolazione mondiale. L’impatto non è solo ambientale e sociale ma anche economico, basti pensare che si sprecano nelle case di tutto il mondo 8,1 miliardi di euro per cibo non consumato”. Il rettore dell’ateneo bergamasco Remo Morzenti Pellegrini ha evidenziando tre parole chiave: “Sostenibilità, difesa del territorio e risparmio sono i tre principi da cui dobbiamo ripartire e che devono essere chiari nella mente di ogni componente della catena, dal produttore al consumatore”.

La stessa Chiara Gadda – dopo aver precisato che lo spreco avviene per il 56% nella filiera economica e per il 46% in capo al consumatore – ha invece spiegato come la legge “ponga grande attenzione ad una semplificazione burocratica per le donazioni di cibo in eccesso e abbia previsto norme semplici e comprensibili da tutti”. Gadda ha poi concluso aggiungendo che “restano fermi due paletti fondamentali, che la legge tiene ben presenti: la tracciabilità dei prodotti e la sicurezza per i consumatori e il rispetto delle regole igienico sanitarie”. Alla tavola rotonda ha partecipato anche il ministro delle Politiche Agricole e Alimentari Maurizio Martina: “La legge – ha detto – è figlia anche del grande lavoro che è stato fatto con Expo. Puntiamo ad una sensibilizzazione costruttiva qui in Italia vista la nostra storia culturale e agricola e riteniamo non efficace allinearci al modello francese che ha deciso di assumere un profilo sanzionatorio”.

Il ruolo del commercio

“Lo spreco produce costi”. A dirlo è Oscar Fusini, direttore dell’Ascom Confcommercio Bergamo, intervenuto nella parte finale del convegno “Ridurre lo spreco alimentare generando nuove opportunità”, momento in cui si sono tirate le somme analizzando in modo più approfondito la realtà e le abitudini della Bergamasca. Sono stati in questo caso sfatati alcuni miti, secondo cui, per esempio, la grande distribuzione mira a riempire i carrelli dei consumatori, ingolosendoli con confezioni sfarzose e prezzi vantaggiosi, sperando che quegli stessi prodotti non vengano consumati magari perché scaduti o perché non necessari al proprio fabbisogno. In realtà tutto questo non è vero, anzi. Come detto da Fusini appunto, lo spreco è un costo per tutti, per i consumatori ma anche per i produttori e i distributori. “Spesso si identifica nel consumatore il responsabile degli sprechi alimentari – ha proseguito Fusini – ma questo non è corretto. E’ vero che i consumatori hanno delle abitudini quotidiane non corrette che portano allo spreco, ma è anche vero che qualcuno può portarli su una strada migliore che induce ad un consumo oculato e in linea con le proprie necessità. Penso in questo senso alla ristorazione che può intraprendere in prima persona buone pratiche da trasmettere poi ai clienti”. Fusini spreco alimentare

Il direttore dell’Ascom ha poi spiegato quali di queste buone pratiche vengono promosse dall’Associazione oppure quali di esse arrivano direttamente dagli operatori: “Come Associazione stiamo informando in diversi modi i nostri associati sulle novità legislative e su alcune strade percorribili per risparmiare – ha osservato -. Negli ultimi tempi abbiamo offerto anche consulenza attraverso il nostro sportello Expo e abbiamo valorizzato le esperienze di alcuni commercianti che hanno avviato strategie per contenere gli sprechi”. Poi il commento sulla legge, con particolare attenzione al tema della donazioni: “Le donazioni di cibo sono ancora poche – ha riferito – perché sono organizzativamente complesse, fiscalmente non convenienti e non incentivate. A questo proposito però ritengo che la legge abbia inserito alcuni provvedimenti essenziali per far fronte a queste difficoltà soprattutto in materia di semplificazione fiscale”.

Roberto Capello, presidente Federazione italiana panificatori e dell’Aspan, ha portato sul tavolo l’esperienza diretta della propria categoria: “Il pane per noi italiani non è solo business, è anche cultura e per questo motivo è un prodotto che potrebbe essere simbolo di un cambiamento culturale in tema di sprechi – ha spiegato -. E i panificatori stanno prendendo provvedimenti: con Aspam Bergamo, ad esempio, abbiamo creato dei legami stretti tra i panificatori e il territorio grazie al portale “Ri-affermo” attraverso il quale, ogni sera, il panificatore di riferimento comunica quanto pane ha ancora a disposizione e le associazioni lo ritirano per ridistribuirlo ai bisognosi. Inoltre stiamo spiegando ai panificatori alcuni ‘trucchi’ per evitare di produrre in eccesso”.

 

 


La sociologa / Forno: “La crisi sta obbligando tutti a rivedere le abitudini per salvare il proprio bilancio e l’ambiente”

Nel corso del convegno “Ridurre lo spreco alimentare generando nuove opportunità”, sabato all’Università di Bergamo, è intervenuta anche Francesca Forno, docente di sociologia dei consumi all’ateneo bergamasco. “Cambiare cultura sullo spreco del cibo è ancora possibile – ha evidenziato -. La crisi economica, sociale ed ambientale, ha in un certo senso obbligato tutti a rivedere le proprie abitudini quotidiane per salvare il proprio bilancio e pure l’ambiente in cui viviamo”.

Dottoressa, siamo pronti culturalmente per invertire la rotta?
“La crisi offre anche delle opportunità e in questo caso possiamo ripensare i nostri modelli di consumo, anche grazie ad una crisi ambientale che in qualche modo ci obbliga a rivedere le nostre abitudini. Obbliga tutte le parti sociali ad andare in questa direzione, dai consumatori ai produttori ai ristoratori. C’è poi una maggiore consapevolezza del fatto che tutto ciò che acquistiamo diventa rifiuto, dal cibo fino agli imballaggi e questo sta portando ad un cambiamento sociale proprio perché le buone pratiche, come quella di limitare la spesa, si stanno diffondendo”.

Dunque non è troppo tardi?
“Dico di no e aggiungo che è vietato pensarla così perché altrimenti si alimenta un circolo vizioso molto dannoso. Dobbiamo continuare ad inseguire un miglioramento del nostro ambiente cogliendo l’aspetto positivo di una crisi, che rappresenta un punto di rottura utile per invertire il senso di marcia”.

Dobbiamo aspettare le nuove generazioni o il processo è già in atto?
“La consapevolezza che bisogna cambiare mentalità si sta diffondendo anche nelle generazioni tra i 40 e i 50 anni che sono cresciute nell’epoca del consumismo e che per questo erano quelle che dovevano impegnarsi di più per entrare nei nuovi meccanismi. Basta pensare che i gruppi di Cittadinanza Sostenibile sono composti proprio da quelle persone. Per quanto riguarda le altre fasce d’età il cambiamento non è così radicale: i padri dei quarantenni sono cresciuti già con la cultura del risparmio e i giovanissimi stanno assimilando quella cultura nelle scuole in maniera rapida e massiccia”.

Abbiamo comunque bisogno di qualcuno che ci guidi e che faciliti il percorso di cambiamento?
“Sì, sicuramente occorre una regia istituzionale che raccolga le buone pratiche dettate dalla cittadinanza e le metta a sistema con regole e incentivi. Io vedo che nella Bergamasca si sta attivando un processo positivo che parte appunto dalle famiglie e che sta arrivando anche ai vertici della vita amministrativa. Non basta questo però perché tutto il circolo virtuoso va sostenuto anche da tutto il resto del tessuto sociale (penso al sistema scolastico e a quello imprenditoriale) il quale deve crescere con l’obiettivo comune di creare un ambiente migliore. Una grande spinta verso questa direzione l’ha data Papa Francesco con l’enciclica “Laudato Si’” nella quale il Pontefice detta alcune linee guida per un futuro più equo e sostenibile. Spetta poi ad ognuno darsi da fare e creare i presupposti migliori e credo che la legge contro lo spreco in corso di approvazione ne è una bella testimonianza”.

A proposito, la legge Gadda?
“Ritengo che sia molto positiva perché risponde ad alcune esigenze dei cittadini, non è stata scritta da burocrati o in ‘politichese’ ed è forse questo l’aspetto più ammirevole. Che poi oggi si parli di linee guida per prevenire la produzione di rifiuti è un segno chiaro del fatto che l’Italia e Bergamo sono sul pezzo e sapere che tante associazioni si adoperano in questo senso è un ulteriore conferma di questo concetto”.

Tutto questo ha riacceso il rapporto tra cittadinanza e politica che si era molto raffreddato negli ultimi anni?
“I cittadini si stanno muovendo con le buone pratiche di risparmio e la politica risponde dimostrandosi sensibile al tema e pronta a recepire i bisogni e le tendenze della gente. È la dimostrazione del fatto che una buona cittadinanza dà luogo ad una buona politica e questo concetto si era un po’ smarrito tra la popolazione, ma è un ottimo il segnale il fatto che sia stato riscoperto”.

 

 


Avis, da gennaio donazioni in crescita del 10%. Tra gli iscritti anche rumeni e indiani

Avis 2016 (2)Più che positivo il bilancio 2015 di Avis provinciale di Bergamo, e i primi mesi del 2016 promettono anche meglio. Lo ha illustrato ieri il presidente Oscar Bianchi, nel corso dell’assemblea annuale, che si è tenuta al Centro Congressi Papa Giovanni XXIII e coincisa quest’anno con le celebrazioni per il settantesimo compleanno dell’associazione. Innanzitutto i numeri relativi alle donazioni: si conferma positivo il trend che si assesta su 35.274 donatori attivi e 69.378 donazioni (53.058 di sangue e 16.320 di plasma da aferesi). Sono 3120 i nuovi iscritti nel 2015, (255 gli stranieri, in crescita rispetto al 2014, con prevalenza di rumeni e indiani). Un dato quest’ultimo che coniuga il dovere etico dell’associazione, sensibile a percorsi di integrazione, con la necessità trasfusionale dovuta alla richiesta di emocomponenti di gruppi sanguigni rari. Il 2015 è stato anche il primo anno di gestione in regime di accreditamento (Avis provinciale Bergamo è stata tra le prime realtà italiane a rispondere alla normativa europea) di tutte le 10 sedi di raccolta dislocate sul territorio provinciale: oltre al Centro del Monterosso a Bergamo anche le articolazioni organizzative periferiche (Aop) di Avis che si trovano presso gli ospedali di Calcinate, Gazzaniga, Clusone, Ponte San Pietro, Romano di Lombardia, Sarnico, San Giovanni Bianco, Trescore e Zingonia. E questo ha significato anche ingenti investimenti per un adeguamento delle strutture. Tra cui quella di Clusone tra le unità oggi più efficienti e funzionali. Nel corso del 2016 saranno migliorate e potenziate le strutture di Gazzaniga, Zingonia, Sarnico e Trescore. “Questi risultati -sottolinea Oscar Bianchi – collocano il modello organizzativo di Avis provinciale  Bergamo al centro dell’attenzione dell’intera associazione nazionale e del sistema trasfusionale italiano e europeo, come modello di riferimento ed eccellenza, sia per le sue caratteristiche organizzative di tipo associativo che per quelle relative alle attività di raccolta del sangue e degli emocomponenti”.Novità del 2016 anche l’intesa raggiunta con il Comune di Bergamo. “A partire dal prossimo 26 aprile – ha annunciato l’assessore comunale all’innovazione e semplificazione, Giacomo Angeloni – presso i nostri uffici anagrafe sarà possibile, oltre all’assenso alla donazione di organi, comunicare la propria disponibilità a ricevere informazioni da parte di Avis. Siamo il primo comune in Italia a rendere operativa questa forma di integrazione”.

Nel corso dell’incontro la responsabile sanitaria, Barbara Giussani, ha annunciato che sono stati innalzati i limiti di età per i donatori periodici: i donatori di sangue potranno donare fino a 70 anni (per un massimo di 2 volte l’anno) e quelli in aferesi fino a 67 (per non più  di 2/3 volte l’anno) ad esclusione dei donatori con situazioni a rischio cardiovascolare. In serata, parata di autorità per festeggiare il compleanno di Avis. Erano presenti i parlamentari Elena Carnevali, Giovanni Sanga, e Gianni Mancuso, coordinatore dell’intergruppo parlamentare dei donatori di sangue; i consiglieri regionali Roberto Bruni e Dario Violi; il presidente della Provincia, Matteo Rossi; il segretario generale della Curia, mons. Giulio Della Vite; il presidente di Avis nazionale, Vincenzo Saturni; il direttore sanitario Ats Bergamo, Giorgio Barbaglio e quello generale dell’Asst Bergamo Est, Francesco Locati. Per chiudere con la Guardia di Finanza rappresentata dal colonnello Miche Bosco e il presidente della Fondazione Comunità bergamasca, Carlo Vimercati.

 I PREMIATI

Durante la cerimonia sono stati assegnati tre premi speciali: Riconoscimento di Avis Provinciale ad Andrea Guerini per il lungo impegno dirigenziale ai vari livelli nell’assegnazione; Premio Gianni Civera al donatore Giuseppe Invernicci (Avis Comunale Bergamo – 229 donazioni) e Premio Cittadinanza Attiva Avis alla memoria di Luigi Gambarini, ex presidente Avis Chiuduno.I premi agli avisini benemeriti, segnalati dalle Zone in cui è articolata l’associazione, sono stati attribuiti: alla memoria di Gianni Lorenzi (Avis Colognola); a Luigi Mora (Avis Ranica); a Mario Scandella (Avis Albino); a Domenico Giupponi (direttore sanitario Avis S. Pellegrino e Presidente Regionale Avis); alla memoria di Rinaldo Carminati (Avis Solza); a Ottavio Perico (Avis Ambivere); alla memoria di Felice Donadelli (Avis Grassobbio); a Battista Suisio (Avis Tavernola); a Gianluigi Turani (Avis Telgate); a Angelo Roberti (Avis Osio Sotto); a Adriana Manzoni (Avis Gera d’Adda); a Giovanni Camozzi (Avis Sola); a Luigi Locatelli (Avis S. Omobono) e a Maria Teresa Lorenzi (direttore sanitario Avis Petosino e Ponteranica).


Ubi Banca, i fondi battono il “Listone” ma non avranno la maggioranza. Moltrasio resta presidente

La lista di minoranza dei fondi, con il 51% dei voti incassati all’assemblea di Ubi Banca, alla fiera di Bergamo, ha battuto il “Listone” presentato dal Patto tra gli azionisti storici di Bergamo, Brescia e Cuneo che ha ottenuto il 48,48% delle preferenze. Un fattore di sorpresa tra i soci, che non cambia comunque gli equilibri sulla carta. I fondi non avranno infatti la maggioranza del Consiglio di sorveglianza, ma eleggono i tre componenti presentati alla vigilia del voto (Giovanni Fiori, Paola Gannotti e Patrizia Giangualano) in qualità di rappresentanti della lista di maggioranza, mentre i primi tre rappresentanti della lista del patto (Andrea Moltrasio, Mario Cera, Armando Santus) entrano in quota nei posti riservati alla lista di minoranza. In seguito. l’assemblea ha integrato il CdS, composto da 15 componenti, con altri 9 nomi tratti dal “Listone”: si tratta di Gian Luigi Gola, Pietro Gussalli Beretta, Pierpaolo Camadini, Letizia Bellini Cavalletti, Renato Guerini, Giuseppe Lucchini, Francesca Bazoli, Sergio Pivato e Alessandra Del Boca. Solo tre, quindi, i rappresentanti espressi dal territorio bergamasco: Moltrasio, che si conferma presidente del CdS, Guerini e Santus.

Ubi bancaPrima del voto, Aldo Poli, rappresentante del Patto di sindacato azionisti di Ubi, ha auspicato che il CdS confermi Franco Polotti e Victor Massiah, rispettivamente presidente e ad del consiglio di gestione, in quanto «hanno ben guidato la banca in un periodo non facile, il che rappresenta una garanzia fondamentale per il futuro». Il presidente del CdS Moltrasio, ha invece aperto alla possibilità di un’aggregazione bancaria ma a determinate condizioni. «La cosa più importante – ha sottolineato parlando ai soci – è che si abbia chiaro che tipo di banca e di missione si vogliono realizzare. Ad ogni modo, dobbiamo avere ben presente i principi della nostra governance e il fatto che siamo una banca che vuole rimanere solida». Quanto alla banca unica a cui si sta pensando e che comporterebbe l’integrazione delle sette banche territoriali di Ubi Banca, “i risparmi fiscali e organizzativi – ha aggiunto Moltrasio – sarebbero significativi ma per ora non evidenziamo i numeri.  Il vero tema – ha aggiunto il presidente – è coniugare la necessità di una razionalizzazione con il superamento di questo modello senza rinunciare ai marchi storici, che significa anche vicinanza delle banche ai territori, alle famiglie e alle imprese. Su questo bisognerà lavorare, non c’è niente di scontato».

Nel corso dell’assemblea, la prima dopo la trasformazione dell’istituto in spa (presente il 46,85% del capitale, in rappresentanza di 3.027 soci, dei quali circa 1.500 intervenuti) il consigliere delegato Massiah ha paragonato la situazione in cui si trova la banca a quella in cui si era trovato Dick Fosbury quando, negli anni Sessanta, aveva inventato il salto con la schiena. «Di fronte alla necessità di superare un ostacolo – ha detto Massiah – c’é chi ha pensato di cambiare: assomiglia al nostro sistema oggi, dove la ripresa è faticosa, i tassi sono negativi e il peso del costo del credito problematico è elevato». Tuttavia, «la nostra solidità non è in discussione: non a caso leggiamo sui giornali ipotesi di nostri coinvolgimenti in risoluzioni di problemi di altri attori bancari ma quello che ci interessa è – afferma ancora il consigliere delegato – lavorare sulla nostra redditività, senza prendere scorciatoie pericolose: la disciplina di bilancio è fondamentale e non rinunceremo alle logiche di sostenibilità nel medio-lungo periodo che ci hanno sempre contraddistinto». Poi Massiah ha chiarito che sul piano fusioni bancarie non c’è nessun dossier aperto, precisando inoltre che una buona fusione deve avere comunque chiarezza assoluta sulla creazione di valore e sulla governance. L’ad ha quindi aggiunto che in vista della presentazione del nuovo piano industriale, entro il primo semestre dell’anno, verranno verificate “la fattibilità dei miglioramenti economici e gestionali derivanti dalla soluzione banca unica. Sperimenteremo modelli distributivi utilizzando le miglior soluzioni presenti oggi sul mercato”.


Al bar bimbi e disabili scelgono da soli. Dall’Ascom la tovaglietta in simboli

Nei bar di Bergamo arrivano le tovagliette in simboli che permettono ai piccoli clienti e alle persone con difficoltà cognitive di fare il proprio ordine in autonomia. L’iniziativa si chiama “Al bar scelgo io!” ed è promossa dal Gruppo Bar e Caffetterie Ascom Confcommercio Bergamo, con la collaborazione di Associazione Angelman onlus e il patrocinio di Armr, Fondazione Aiuti per la Ricerca sulle Malattie Rare onlus.

Le tovagliette da domani, giornata mondiale dell’autismo, saranno sui tavoli dei primi pubblici esercizi che hanno aderito all’iniziativa.

L’obiettivo è quello di rendere la pausa al bar un momento di inclusione e di relax per i più piccoli e per chi ha disabilità e di sensibilizzare le persone verso le malattie cognitive.

La tovaglietta riporta un piccolo menù e alcune richieste e valutazioni come “basta”, “ancora”, “mi piace”, “non mi piace”, “aiutami”, “bagno”, “per piacere”, “grazie”. Il menù è presentato attraverso illustrazioni semplici e colorate, così da risultare comprensibili ai bambini in età prescolare e a tutti coloro che hanno una difficoltà comunicativa, per disabilità o per mancanza di conoscenza della lingua. I simboli utilizzati sono mutuati dalla Comunicazione aumentativa alternativa, conosciuta anche come CAA, un approccio che sostiene la comprensione linguistica e la comunicazione. È nata per i bambini e i ragazzi affetti da autismo e da disabilità complesse, ma sta diventando uno strumento di forte inclusione, sviluppo e crescita anche per i bambini in età prescolare e per i bambini e ragazzi extra comunitari.

Sono state stampate 10.000 tovagliette e saranno distribuite gratuitamente ai bar di Bergamo e provincia che aderiscono alla campagna e tra i baristi che partecipano ai corsi dell’Accademia del Gusto. Ad oggi, i locali aderenti sono 23.

«L’iniziativa vuole essere un gesto di attenzione verso i bambini e le persone con disabilità e testimonia la volontà e l’impegno da parte dell’associazione e del gruppo nel migliorare sempre più l’accoglienza e l’inclusione nei locali pubblici di Bergamo – ha detto Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo bar caffetterie Ascom -. La tovaglietta si rivelerà molto utile per chi non può comunicare a voce le proprie richieste, ma sarà anche una gioia per i bimbi piccoli poter comprendere con facilità ciò che vi è rappresentato e fare il proprio ordine in autonomia divertendosi a riconoscere sulla tovaglietta i cibi preferiti. Rappresenta un gesto di apertura e di inclusione da parte dei pubblici esercizi. Inoltre può essere anche uno strumento utile per i turisti».

«Con questa iniziativa – ha sottolineato Giorgio Lazzari, responsabile relazioni esterne Ascom – vogliamo promuovere l’inclusione nei locali pubblici di Bergamo dando un gesto di attenzione ai piccoli clienti e alle persone con disabilità. La risposta da parte degli esercenti è andata già oltre le aspettative. I locali aderenti sono in continua crescita».

Per Daniela Guadalupi, presidente Armr, «l’iniziativa fa parte della nostra mission e avvicina la società alle persone affette da sindromi particolari. Il nostro compito è quello della ricerca sulle malattie rare, ma siamo aperti anche a progetti efficaci come questo, che declinano ancora di più i nostri obiettivi. Questa tovaglietta, nella sua semplicità, si può definire un uovo di colombo per le tante opportunità che apre. Credo che non si fermerà a Bergamo».

«Ringraziamo l’Ascom Confcommercio di Bergamo per aver accolto la nostra richiesta e aver promosso questa iniziativa che va nel senso di dare attenzione a una delle componenti più deboli della società, i bambini e ragazzi disabili – ha affermato Luca Patelli, presidente dell’Associazione Angelman onlus -. I locali dove ci sono tante persone sono fonte di agitazione ed emozione per i nostri bambini e spesso noi famiglie abbiamo timore di recare disturbo. Questo progetto da parte dell’Ascom e degli esercenti è un gesto molto bello e molto importante. Le tovagliette saranno un aiuto per rendere la pausa al bar più serena e per permettere ai nostri bambini di sentirsi accolti e partecipi. Siamo particolarmente felici anche perché in questo modo possiamo far conoscere la Comunicazione Aumentativa Alternativa, un approccio fondamentale che permette ai malati con disabilità cognitive di comunicare».

Per informazioni e per aderire alla campagna si può contattare la segreteria al numero: 035 4120304 (www.ascombg.it).

al bar scelgo io - rit

I locali aderenti

A Bergamo
  • 30& Lode Cafè
  • Al Nuovo fermo posta
  • Art Cafè
  • Balzer
  • Bar Perry
  • Nikita
  • Rivareno Gelato
  • Sweet Irene
In provincia
  • Caffè Nuovo Centro – Albino
  • Bar Tabacchi Sorriso – Albino
  • Pausa Caffè – Almenno San Salvatore
  • Cioccolateria Principe Umberto – Bonate Sopra
  • Bar Grazia – Castelli Calepio
  • Piper – Clusone
  • Almadolce – Gorle
  • Bar Centrale – Lovere
  • Bar Seggiovie – Piazzatorre
  • Bar Willy&Lisa Internet Cafè – Romano di Lombardia
  • La Caffeteria 52 – San Pellegrino Terme
  • BarMocado – Treviglio
  • Caffè Trattoria Sangalli – Treviglio
  • Bar del Centro sportivo – Urgnano
Fuori provincia
  • Bar Imbarcadero – Paratico


Consorzio Bonifica, opere per 5 milioni. Costi invariati per i contribuenti

Anche quest’anno, come nei due anni precedenti, non ci sarà un aumento degli importi dovuti dai contribuenti al Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca. Gli oneri di riscossione, infatti, sono stati assorbiti completamente dal Consorzio di Bonifica, che ha mantenuto invariati i costi per il 97% dei circa 300.000 contribuenti.

Per l’anno 2016 il consiglio di amministrazione del Consorzio ha confermato la riscossione dei contributi consortili tramite mav bancario, una modalità di pagamento che rende possibile un’economia reale in quanto l’utilizzo del mav presso qualsiasi banca non comporta la corresponsione di ulteriori oneri. I contributi consortili nel 2016 dovranno così essere versati attraverso una o più rate (in base all’importo dovuto). Attraverso richiesta scritta al Consorzio è possibile anche ottenere dilazioni di pagamento fino al 30 settembre 2016.

«Anche quest’anno il nostro ente – ha dichiarato il presidente del Consorzio Franco Gatti – è riuscito a mantenere inalterati i costi per i contribuenti grazie ad uno sforzo economico. Quest’anno, a differenza dello scorso anno quando la prima scadenza era stata posticipata a fine maggio, si torna alla scadenza originaria, che per la prima rata è fissata entro il 30 aprile 2016. Per un totale azzeramento dei costi di invio dell’avviso di pagamento il contribuente può farsi addebitare direttamente il pagamento su conto corrente o ricevere l’avviso tramite pec, comunicandolo ai nostri uffici».

Tra i programmi 2016 c’è l’accordo tra il Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca e il Cai (Club Alpino Italiano) di Bergamo, che parteciperanno con un progetto condiviso a BergamoScienza 2016. L’accordo, il primo sul territorio nazionale tra Cai e Consorzio di Bonifica, attraverso iniziative mirate si prefigge lo scopo di porre in evidenza le problematiche legate al territorio bergamasco in materia di risorse idriche, ma non solo. Attraverso una serie di uscite sul territorio, la prima delle quali svoltasi il 6 marzo scorso con la visita del Maglio Beltrami di Ponte Nossa e del Centro Operativo del Consorzio di Bonifica ad Albino, l’accordo vuole portare a conoscenza della collettività alcune opere significative realizzate dal Consorzio di Bonifica e altre opere importanti legate all’acqua presenti sul territorio bergamasco, ponendo l’attenzione sulla tutela e salvaguardia del territorio stesso.

Sono inoltre in corso di esecuzione 17 opere di bonifica da parte dell’ente sul territorio di Bergamo e provincia, per un ammontare complessivo dei lavori che sfiora i 5 milioni di euro.

Tra queste si segnalano in particolare tre interventi: il primo riguarda i lavori di miglioramento e adeguamento degli impianti in corso Europa e viale Suardi ad Arcene, per un importo pari a 836.168,94 euro; il secondo relativo al comune di Azzano San Paolo dove sono in corso opere di regimazione idraulica sul territorio comunale per un ammontare complessivo dei lavori pari a 625.000,00 euro: il terzo, infine, riguardante il primo lotto di ripristino della roggia Martinenga nei comuni di Cavernago, Ghisalba, Martinengo, Cortenuova e Romano di Lombardia, per un ammontare complessivo dei lavori di circa 2 milioni di euro.

Per informazioni dettagliate riguardo alle modalità di pagamento è possibile accedere al sito www.cbbg.it o contattare il Consorzio al numero 035 4222111.


Imprese innovative, Bergamo terza in Lombardia

Dal birrificio artigianale alla società che ha sviluppato app dedicate alle esigenze delle moderne donne multitasking, dalla realtà aumentata applicata ai beni culturali alla piattaforma per la vendita online dei prodotti agricoli a km zero. E poi la tecnologia nel campo dell’assistenza alle malattie neurodegenerative e respiratorie, la testata online dedicata ai temi della finanza e del crowdfunding, la piattaforma per lo scambio dell’usato griffato e il progetto di supporto logistico ad una campagna olimpica trasformatosi col tempo in ricerca e promozione della sostenibilità ambientale. Sono alcune delle 1.139 imprese, tra start up e pmi, che operano nel campo dell’innovazione tecnologica in Lombardia e pesano il 22% sul totale italiano di 5.163. Milano è la provincia più innovativa con 764 imprese, pari al 67% regionale e al 15% italiano. La seguono a livello regionale Brescia (98 imprese innovative, 8,6% lombardo), Bergamo (84, 7,4%), Monza e Brianza (38) e Pavia (32) e in Italia Roma (8,5%), Torino (5%), Napoli e Bologna. E’ quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano su dati registro imprese al 25 gennaio 2016.