Alto Sebino, un concorso per fare nascere imprese innovative

Sull’Alto Sebino arriva un concorso che favorisce la nascita di imprese innovative locali e crea un circuito virtuoso tra enti, associazioni e imprese presenti sul territorio.
Il concorso si intitola “Turismo e ambiente: prospettive per il lavoro, è promosso dalla Comunità Montana dei Laghi bergamaschi – ambito Alto Sebino in partnership con Provincia, Camera di Commercio, Confindustria e Imprese e Territorio, e ha lo scopo di sostenere i partecipanti e la loro proposta di impresa, dando il supporto utile per passare dall’idea alla strutturazione di un piano di impresa concreto e realistico.lovere[1]
Possono partecipare tutti i giovani tra i 18 e i 35 anni di età che risiedono nei dieci comuni dell’Alto Sebino e che hanno un’idea imprenditoriale innovativa nel cassetto. I progetti devono riguardare la produzione e/o trasformazione e/o commercio di prodotti agricoli oppure la valorizzazione dell’offerta ambientale paesaggistica del territorio in chiave turistica. Ad esempio, progetti che promuovono una filiera corta (da produttore a consumatore), che utilizzano nuove metodologie di produzione (ripopolazione/cicli virtuosi, prodotti biologici, ecc.), bonifiche e riqualificazioni di aree inutilizzate, progetti di valorizzazione turistico culturale del territorio attraverso l’agroalimentare, l’organizzazione di fattorie sociali didattiche, ecc.). Le idee, anche se non interamente definite, dovranno essere connotate da principi di sostenibilità economica ed essere contraddistinte da un fondamento concreto e fattibile. Per partecipare al concorso bisogna presentare domanda e una descrizione del prodotto/servizio che si intende sviluppare, l’utilizzo di eventuali nuove tecnologie e il referente principale e/o eventuali altri componenti del proprio gruppo di lavoro che partecipano al progetto. La documentazione dovrà essere presentata al seguente indirizzo di posta elettronica: indirizzo pec cm.laghi_bergamaschi_2@pec.regione.lombardia.it o consegnandolo presso la sede della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi- Ambito Alto Sebino in Via del Cantiere, 4, Lovere entro il 29 aprile alle ore 12. Tutti i partecipanti, dal 2 al 20 maggio potranno avere, su richiesta, una consulenza tecnico-professionale mirata che  li aiuterà a definire e perfezionare l’idea presentata. Il progetto definitivo dovrà quindi essere inviato, corredato da un Business Plan, al comitato di valutazione entro il 27 maggio all’indirizzo pec cm.laghi_bergamaschi_2@pec.regione.lombardia.it o consegnato alla sede della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi – Ambito Alto Sebino in Via del Cantiere, 4, Lovere. Il concorso premierà al massimo 3 progetti imprenditoriali che verranno comunicati nel mese di giugno in seduta pubblica alla sede della Comunità Montana dei Laghi Bergamaschi – Sala Ruffini – a Lovere in Via del Cantiere, 4. I progetti verranno valutati oltre che per il carattere innovativo anche per la fattibilità e la sostenibilità economica. Le idee che supereranno la fase finale riceveranno  un contributo fino a 4.000 euro per l’avvio dell’attività e un supporto per espletare le procedure di avvio dell’ impresa, con la possibilità di sperimentazione pratica in aziende. I progetti non selezionati riceveranno una consulenza per individuare possibili supporti tecnici e/o finanziari per l’avvio dell’impresa.

 

 


Via Astino, divieto di transito per 3 settimane

Lavori in vista in via Astino a partire dall’11 aprile prossimo: la società Uniacque avvia i lavori di realizzazione e sistemazione di alcuni condotti fognari a beneficio di residenze e dell’ex Monastero. L’intervento, di grande importanza per la salvaguardia del luogo e la sua fruizione in chiave pubblica, dovrebbe avere durata di circa 3 settimane, confidando in condizioni meteorologiche che consentano lo svolgimento dei lavori. I lavori potranno generare alcuni disagi alla mobilità dell’area: per consentire l’intervento è stata infatti emessa un’ordinanza di divieto di transito, a partire dal punto in cui è installato il pilomat che disciplina la Zona Traffico Limitato di Bergamo Alta nei fine settimana del semestre primavera/estate.


PiacentiniAMO, gli alunni in tour scoprono i tesori del centro di Bergamo

PiacentiniAMOGiunta alla seconda edizione, torna il progetto culturale PiacentiniAMO, il tour culturale promosso dalla Immobiliare Fiera in collaborazione con l’Ufficio Scolastico per la Lombardia, il Teatro Donizetti e la Banca Popolare di Bergamo – che si rivolge alle scuole primarie e secondarie di primo grado di Bergamo e della provincia, guidandole alla scoperta del cuore architettonico della loro città: il Centro Piacentiniano. Il primo appuntamento s’è tenuto martedì 5 aprile e si ripeterà con cadenza regolare tutte le mattine di martedì, mercoledì e giovedì di aprile. Per due turni (il primo dalle 9 alle 11, il successivo dalle 10 alle 12) i bambini e i ragazzi delle scuole verranno invitati a immergersi in un centro architettonico di pregio che annovera, tra i suoi edifici, il palazzo destinato alla Banca d’Italia, la Camera di Commercio, la Torre dei Caduti – la cui visita è inserita per la prima volta quest’anno nel tour culturale – e il blocco di edifici sul Sentierone, tra cui quello della Banca Unicredit: una visita affascinante che consentirà alle nuove generazioni di comprendere le radici storiche e nello stesso tempo l’evoluzione della propria città. Nei luoghi, infatti, in cui un tempo si teneva l’antica fiera di Sant’Alessandro e il vicino Teatro Donizetti la vita della città si animava. E così oggi, quello che i bergamaschi considerano da sempre il “salotto” cittadino si offre loro a una fruizione intrigante e approfondita. Il percorso è organizzato da guide capaci di svelare, attraverso attività ludico-didattiche, i segreti del Centro Piacentiniano, della Torre dei Caduti e del prestigioso Teatro Donizetti, che per l’occasione aprirà i battenti facendo conoscere agli studenti i segreti del “dietro le quinte”. Gli studenti e i loro insegnanti potranno raggiungere il Centro Piacentiniano a piedi o, se la scuola è lontana dal Centro, potranno avvalersi di un comodo e gratuito servizio di navetta. Per prenotare le visite, gli insegnanti devono collegarsi al sito internet: www.immobiliaredellafiera.it/piacentiniamo, compilare il form con le indicazioni richieste e scegliere il giorno della visita per la propria classe, secondo le disponibilità indicate in calendario.


Pubblico impiego, oggi lo sciopero. A Bergamo coinvolti 15mila lavoratori

Uffici stataliOggi, 7 aprile, le sigle sindacali del pubblico impiego scendono in piazza per uno sciopero regionale unitario come non si vedeva da tempo. L’occasione è il contratto nazionale, l’obiettivo poterlo contrattare e approvare. Cgil, Cisl e Uil, infatti, si ricompattano attorno al tema del contratto, presentando una piattaforma per il rinnovo per recuperare il potere d’acquisto perso in 7 anni di blocco contrattuale, ritenuto illegittimo e condannato dalla Corte Costituzionale che indebolisce il livello salariale, mortifica le professioni, penalizza le pensioni future, indebolisce la capacità di risposta dello Stato a bisogni fondamentali dei cittadini e della società, non realizza il turn over generazionale per dare un posto di lavoro ai giovani. “Quello di oggi – dice Mario Gatti, segretario generale della CISL FP di Bergamo -, sarà uno sciopero  che non vuole essere un rito scontato di rappresentanza, ma che vuole rilanciare il ruolo e la funzione del sindacato come espressione di civiltà e di partecipazione in una società che cambia, che fa emergere nuovi bisogni, che deve affrontare nuove e straordinarie sfide”. A Bergamo il panorama del lavoro pubblico comprende circa 15.000 lavoratori nel pubblico impiego, che prestano servizio in Enti Pubblici, Agenzie, Comuni, Ospedali, Cliniche, RSA, Uffici Statali e che, al di là di una campagna di discredito ben organizzata, hanno sempre garantito servizi, assistenza e risposte agli utenti dei loro sportelli. Inoltre, incroceranno le braccia anche i 2.500 lavoratori delle strutture sanitarie private.

Nonostante l’amarezza per la constatazione del fallimento per mancanza di volontà e coraggio delle politiche del Governo, “continuiamo il nostro impegno sindacale con la speranza di un concreto cambiamento – dichiara Gianmarco Brumana , Segretario generale di Fp Cgil Bergamo  -. Dal 2009, l’intervento delle leggi nelle relazioni sindacali rappresenta l’atteggiamento schizofrenico di chi dichiara di voler fermamente cambiare, ma che di fatto non cambia nulla. Noi chiediamo contratti dignitosi e, se davvero si vuol cambiare, non si possono lasciare settori e servizi pubblici all’abbandono, servono investimenti “veri” per l’innovazione, la ricerca, lo sviluppo delle competenze per rimettere in moto la più grande azienda del Paese”. Per i sindacati, dunque, il contratto è l’unica modalità per ripartire. “Nella Legge Madia – ribadisce Livio Paris di Uil Pa -, in cinquanta pagine di provvedimento, su 20.000 parole, non una è stata dedicata alla contrattazione collettiva e una sola volta si fa riferimento ai diritti di informazione e consultazione in favore delle Organizzazioni Sindacali”. In questi giorni, le sigle del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil provinciali hanno “battuto” tutto il territorio bergamasco per tastare il polso dei lavoratori: “sono state assemblee molto partecipate e attente. L’adesione allo sciopero, lo sentiamo, sarà alta”. Intanto, fervono i preparativi per la manifestazione che si terrà a Milano, davanti a Palazzo di Lombardia. Da Bergamo è prevista la partecipazione di circa 200 lavoratori, organizzati in treno e pullman, per portare la voce della protesta del nostro territorio.


Università, il Gruppo Sanpellgrino mette a fuoco le criticità

Premio Sanpellegrino Campus (2)Gli ultimi dati Eurostat spiegano che l’Italia è al penultimo posto in Europa (peggio fa solo la Grecia) per occupazione dei suoi laureati a tre anni dalla conclusione della carriera di studi. Con lo scopo di sostenere i giovani e creare un ponte tra Università e Aziende, il Gruppo Sanpellegrino ha assegnato il 3° Premio Sanpellegrino Campus e promosso un dibattito sul tema “Giovani e Lavoro: quale sistema tra Università e Aziende per favorire l’occupazione e valorizzare il Made in Italy”.  “Da anni abbiamo intrapreso un percorso di avvicinamento e ascolto dei giovani – afferma Stefano Agostini, Presidente e AD del Gruppo Sanpellegrino – Crediamo che recuperare il gap esistente con gli altri Paesi sia necessario non solo per il futuro dei nostri laureati ma anche per dare una prospettiva al sistema economico italiano e all’industria Made in Italy attraverso idee e visioni innovative. Per questo ci impegniamo a dare loro centralità fungendo da facilitatori tra il mondo accademico e quello delle Imprese”. Per il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, che ha inviato un messaggio all’evento: “L’iniziativa di oggi rappresenta un esempio brillante di come il mondo dell’università e il mondo del lavoro possano incontrarsi positivamente. Non dobbiamo stancarci di dire che la laurea rappresenta un vantaggio competitivo per una rapida e migliore occupazione rispetto a chi non ce l’ha. Bisogna lavorare quindi per un vero diritto allo studio e per un patto forte tra atenei e imprese non solo alla fine dei percorsi universitari”. A portare la loro testimonianza e cercare di fare luce su come creare sistema tra Università e Aziende sono stati, oltre a Stefano Agostini, presidente e ad del Gruppo Sanpellegrino, Angelo Miglietta, pro-Rettore dello Iulm di Milano; Camilla Lunelli, communication director di Cantine Ferrari; l’avvocato Enrico Moretti Polegato, presidente di Diadora e Andrea Saviane, country manager di Bla Bla Car Italia. Una ricerca promossa dal Gruppo Sanpellegrino sul tema, tra 10mila ragazzi e laureati, ha fatto anche luce sul punto di vista dei giovani. Poca esperienza maturata (26%), scarsa propensione delle aziende ad assumere (19,5%), settori di interesse saturi (17%) sono alcune delle difficoltà individuate da laureati e studenti nel trovare un’occupazione e per il 46,5% di loro nemmeno l’Università prepara adeguatamente ad entrare nel mondo del lavoro. In effetti, stando alle ultime statistiche Eurostat, poco più di un laureato su due (il 52,9% del totale) risulta occupato entro tre anni dal conseguimento del diploma, si tratta del dato peggiore dell’Unione europea dopo la Grecia. Ridurre questo gap e valorizzare i giovani significa, per il 44% dei laureati e studenti coinvolti nella ricerca, dare anche un’opportunità per sostenere il Made in Italy e impiegare energie nuove per l’intero Paese.

Nell’ambito del convegno è stato assegnato anche il terzo Premio Sanpellegrino Campus, tre borse di studio del valore di 1.500 euro e 3 stage alle migliori tesi in categorie chiave per il sistema economico italiano, ovvero “Acqua e Benessere”, “Sostenibilità Ambientale ed Economica”, “Made in Italy”. A ricevere il riconoscimento sono stati nell’ordine Francesco Azzola, 25enne di Clusone; Pietro Richelli, 26enne di Verona; Giorgio Tinacci, 25enne di Montespertoli (Fi).


Fioristi, il bergamasco Amadei in lizza per il titolo europeo

emiliano amadei

Emiliano Amadei, 41 anni, titolare, della Fioreria Amadei di Azzano, l’8 e il 9 aprile prossimi (ma già il 7 sarà al lavoro per la fase di preparazione) rappresenterà l’Italia al Florint Europa Cup 2016, campionato europeo dei fioristi di Genova. Il bergamasco, consigliere del Gruppo Fioristi e del Gruppo Giovani dell’Ascom, è risultato il migliore italiano vincendo prima il titolo lombardo, a Erba, e poi il titolo nazionale lo scorso maggio alla manifestazione Flora Firenze.

Sfiderà 22 maestri di composizioni floreali dei vari paesi d’Europa. La gara sarà articolata su cinque temi: “San Remo 500 d’epoca”, “pasta, pesto e fiori, picnic sulle montagne liguri”, “amore e lussuria”, “sposa in vespa anni Cinquanta” e “composizione di piante per l’allestimento di una vetrina fashion di alta moda maschile”, più un tema libero. Il vincitore della Coppa Europa sarà colui che raggiungerà il più alto punteggio complessivo.

«Già essere in sfida, comparire tra i primi fioristi al mondo è un traguardo – dice Amadei -. Sarà una competizione molto difficile, è organizzata dalle scuole. Rispetto alla gara mondiale che è su invito, questa te la devi guadagnare». «Come italiani, la prima cosa sarà fare bella figura, far capire che anche nel nostro Paese il mondo del fiore si è evoluto e il livello si è alzato. La strada è quella giusta, magari quest’anno non vinceremo il titolo, ma il nostro vivaio Federfiori sta crescendo sempre di più».

I concorrenti più difficili da battere saranno i fioristi del Nord, Norvegia, Belgio, Olanda. «Avrò contro i più grandi professionisti d’Europa – spiega -. Frequento le fiere in Europa e mi sono reso conto della forte struttura che hanno alle spalle, anche in termini di sponsor. Farò tutto il possibile per salire sul podio più alto. Poi ci dovranno essere diverse situazioni che porteranno al risultato. È da novembre che ci stiamo preparando. Ho un collega Emanuele Ponti della Fioreria Ponti di Grassobbio che mi sta coadiuvando. L’ispirazione l’abbiamo maturata con il Laboratorio nazionale, noi ci siamo occupati dello studio della realizzazione».

Amadei ha anche scritto una lettera al ministro per le politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, chiedendogli di fare il tifo per lui quando salirà “sul ring” dei Magazzini del Cotone di Genova per tentare di conquistare il titolo di campione europeo dei fioristi. E ha fatto giungere un messaggio a Tommaso Trussardi chiedendo che gli venga concesso l’onore di potersi ispirare, nella sfida professionale più importante della sua vita, al levriero simbolo della casa di moda, per poter realizzare la sua creazione floreale dedicata al più raffinato stile maschile, una delle prove previste per salire sul trono del vecchio Continente. Il ministro Martina, sulla sua pagina Facebook, ha già assicurato il suo sostegno.


Indifferenti alla bellezza, moriremo tutti di stupidità

città Alta - Natale - bella atmosfera - foto VisitBergamoL’Italia possiede un intero universo di oggetti, opere, scorci meravigliosi: il fatto che gli Italiani siano diventati indifferenti alla bellezza è, insieme, il più assoluto paradosso, la più evidente catastrofe e il crimine contro la civiltà più sanguinoso della nostra epoca. Eppure, nessuno ne parla, nessuno cerca di rimediare e nessuno la pagherà. Ci spegneremo nella vergogna, nella bruttezza e nel silenzio, come gli eredi di un patrimonio immeritato che provenga da lontani e sconosciuti parenti. Forse, qualcuno, prima del crepuscolo, aprirà gli occhi e, come un sonnambulo che ritorni alla realtà, si domanderà: come siamo potuti arrivare a tutto questo? I grandi pensatori del Basso Impero soffrirono per le stesse, dolorosissime, certezze: la visione profetica dell’abisso che stava inghiottendo il loro mondo, e sul cui orlo etère e pretoriani, imperatori e proconsoli, danzavano spensierati, mentre, ai confini di Roma, montava la rovina definitiva. Vox clamantis in deserto: la voce di uno che grida nel deserto, questo, probabilmente, è il più fedele ritratto di quegli uomini, condannati, come Cassandra, ad inascoltati vaticini. Mirabilmente, il Vangelo descrisse quell’ inappellabile sprofondare degli dei pagani e della loro civiltà, dietro le sembianze del Battista: ma Giovanni non gridava nel deserto, e i cristiani nutrivano la fede in un’epoca nuova e migliore, che avrebbe sostituito quella degli schiavi e dei signori.

Noi, viceversa, non abbiamo nessuna fede e non possiamo ipotizzare nessuna età dell’oro, ma solo la fine. Siamo già postumi, anzi: nelle nostre scuole, in cui lo strumento prevale sull’umanità, nelle fabbriche, per le nostre strade, siamo semplicemente i relitti sbattuti sulla spiaggia dal fortunale. E ci illudiamo di essere ancora vivi: che si tratti soltanto di una crisi passeggera, determinata da qualche nodo economico da sciogliere, risolvibile con qualche rimedio omeopatico, con una tisana, un cataplasma. Ma anche il malato terminale fa progetti: perfino sul letto di morte le persone parlano dei viaggi che faranno, delle cose nuove che introdurranno nella loro immaginaria vita futura. E così noi: non altrimenti progettiamo un mondo che non sarà. Che non saremo. Vi è questa meravigliosa facoltà negli umani: una sorta di seconda coscienza, che smorza il dolore alimentando false speranze. Invece, guardiamo negli occhi la sorte di questo Paese: noi cesseremo di esistere, come entità statale e, soprattutto, come comunità umana. I fili che ci legano gli uni agli altri sono già esilissimi: quasi miracolosamente sopravvissuti agli eventi. Come Stato, abbiamo perso quelle che sono le più evidenti prerogative statali: tanto per cominciare, le istituzioni sono percepite e, spesso, sono di fatto, il primo nemico della gente comune. Dal vigile urbano che scrive verbali di contravvenzione, fino ai giudici della Consulta, tutti coloro che rappresentano la giustizia, in senso latissimo, sono visti dal cittadino come nemici occhiuti ed avidi, da cui guardarsi: mai come difensori o come riferimenti.

Lo stesso dicasi per il fisco, che, anziché significare un’equa ridistribuzione delle risorse economiche, è ormai soltanto un inghiottitoio, in cui ogni stilla di sangue della società precipita, ad alimentare ignoti e, sovente, tenebrosi fiumi carsici. E potremmo proseguire all’infinito: scuole che non insegnano, sindacati che non sindacano, accademie di nessuna scienza, religiosi privi di religiosità. Questa la percezione. Il vero dramma, però, è che chi sta ai vertici è convinto, nella presunzione tipica di chi comanda senza nessuna investitura e senza nessun merito, che questa percezione pertenga al popolino, alla sesquiplebe: loro, gli illuminati, sanno, vedono la luce fuori dal tunnel, conoscono l’Eden cui ci stanno conducendo le loro scelte scellerate. E, invece, il popolino questa volta ha visto giusto: sono loro, i soloni dei dicasteri, delle sovrintendenze, dei provveditorati, ad avere le palpebre cucite. Ubriachi di parole ridondanti, circondati di ciarlatani e di abbindolatori, alonati della loro gloria da quattro soldi, fatta di privilegi, di auto lampeggianti, di ossequi e d’inchini, coloro che dovrebbero guidare l’Italia alle resurrezione sono, in realtà, gli ultimi esecutori di un destino feroce: i carnefici, stupidi ed inconsapevoli, di una civiltà. Questa è la verità: noi moriremo di stupidità. Non per una guerra che ci concluda, in un unico formidabile lampo. Nemmeno per meticciati che ci disperdano in mille lingue e mille colori. Solo per la nostra incommentabile stupidità, che si rivela nella suprema scempiaggine di chi ci comanda e nella ancor peggiore passività pecoresca di chi obbedisce, senza nemmeno domandarsi più il perché. Eppure, fuori di noi c’è quell’universo incredibilmente bello che i nostri padri hanno saputo creare e che non vediamo più: non ne cogliamo il messaggio né ne vediamo le potenzialità. Forse, semplicemente perché non ne siamo più degni.


Visioni possibili, “Ecco la Bergamo che sogniamo”

bergamo_accorpamento-funzioni-pubbliche-amministrative_1Il centro di Bergamo soffre da tempo una crisi conclamata. Nato negli anni ’20 del XX secolo sulla scorta del progetto di Marcello Piacentini, per decenni è stato fulcro della Città bassa. Ma, lentamente, nel nuovo millennio è scivolato verso un cronico declino, alimentando preoccupazione e dibattiti fra cittadini e amministratori. In attesa che il Comune bandisca il concorso internazionale sulla base degli esiti del programma di analisi e partecipazione svolto nei mesi scorsi, un gruppo di cittadini, coalizzati attorno ad associazioni ambientaliste e comitati di quartiere, ha intrapreso un percorso autonomo di partecipazione che ha portato a formulare una proposta, denominata “Visioni possibili”, selezionata per la 53° edizione del Congresso internazionale IFLA (International Federation of Landscape Architecture), in programma a Torino dal 20 al 22 aprile col titolo Tasting the Landscape. Per capire gli aspetti salienti della proposta, Marco Adriano Perletti ha intervistato su http://ilgiornaledellarchitettura.com l’architetta Mariola Peretti, presidentessa di Italia Nostra Bergamo e fra i principali promotori dell’iniziativa.

Com’è nata la vostra proposta per il centro di Bergamo?

“Visoni possibili” nasce da un processo allargato di partecipazione per ragionare sulla Bergamo contemporanea, a partire dal tema della rivitalizzazione del centro città: è una sperimentazione per fornire un contributo collettivo, dal basso, in vista di una città condivisa e sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. I soggetti coinvolti sono Italia Nostra e Legambiente, insieme al Coordinamento dei comitati nati nel corso degli ultimi anni in 12 quartieri intorno a singoli progetti di trasformazione territoriale: si tratta di un percorso di cittadinanza attiva, di progettualità volontaria e auto-organizzata, per verificare un modello avanzato di partecipazione su temi di scala vasta che interessano l’insieme dei cittadini, in un rapporto d’interlocuzione costruttiva con le istituzioni”.

bergamo_Tribunale-da-terra-notturnaIn base alle analisi che avete sviluppato in questi mesi, quali sono le criticità più forti presenti oggi nel centro cittadino, ossia in una parte fondamentale di Bergamo?

“Abbiamo individuato due questioni fondamentali. Innanzitutto il centro è attualmente “inabitabile” per molti cittadini a causa dei costi troppo alti degli spazi, sia per quanto riguarda la residenza che per il commercio e le attività lavorative: possiamo girarci intorno ma è evidente che categorie di soggetti fondamentali per la vitalità dei luoghi si sono spostate altrove. In secondo luogo, è palese un netto sfasamento tra l’hardware e il software del centro piacentiniano: la città fisica è bella e compiuta, ricca di stratificazioni e spazi interessanti. Il tema è quello di lavorare sulle funzioni, sui valori e sul senso dei luoghi: fondamentale è un approccio spazio-temporale che consenta una ridefinizione vitale degli usi e dei flussi nell’arco dell’intera giornata”.

Come avete affrontato queste criticità nella vostra proposta e, in particolare, qual è la strategia che avete delineato per far uscire il centro dalla sua crisi?

“Nel centro sono presenti molti edifici pubblici che svolgono funzioni istituzionali e amministrative: il processo di riorganizzazione legato alle riforme nazionali della spending review e dell’agenda digitale c’impone di ripensare all’assetto generale di questi edifici che infatti, ora, sono male e sottoutilizzati, con flussi discontinui e intermittenti, chiusi e introversi per molte ore nell’arco della giornata. Funzionano come pile scariche. Questo ingente patrimonio è una carta preziosa da giocare nell’interesse pubblico, a partire dal fatto che già appartiene alla collettività che lo ha pagato con la propria fiscalità. La riorganizzazione dei servizi erogati libererà spazio prezioso da reimmettere in un circuito sociale e collettivo. Non possiamo rimanere in attesa che siano i privati e i loro interessi a dettare le regole della città, rincorrendo le loro proposte di “valorizzazione” frammentarie e contingenti, senza un’idea di città pubblica e socialmente sostenibile dentro la quale  bergamo_prima-e-dopo-_la-rigenerazione-pubblica-dei-piani-terracollocare i singoli frammenti: dobbiamo elaborare un progetto coordinato nel quale il complesso degli edifici pubblici sia il punto di partenza per ripopolare il centro cittadino con le funzioni che le leggi di mercato, non mediate da adeguate politiche pubbliche, hanno espulso. In particolare, “Visioni Possibili” focalizza l’attenzione sul recupero pubblico dei piani terra che attualmente vivono un processo di svuotamento e sottoutilizzo patologico: l’invito, sostenuto dalle diverse suggestioni elaborate, è di riconsiderare i piani terra degli immobili pubblici come luoghi privilegiati per l’insediamento di attività sociali, creative e intergenerazionali, capaci di generare nuovi flussi vitali e di riverberare effetti positivi anche sugli spazi aperti limitrofi, sulle strade, sulle piazze e sui cortili che rappresentano un tema particolarmente interessante per la rivitalizzazione della città. Sosteniamo inoltre la necessità di ripensare agli spazi verdi immaginandoli come “salorti”, luoghi entro i quali attivare nuove forme di agricoltura urbana, di socialità e di educazione ambientale, simili a quelle che abbiamo studiato in molte realtà europee e in continuità con la vocazione agroambientale del territorio bergamasco nel suo complesso. La categoria del “verde urbano”, che ancora riempie di astrazione fallimentare i piani urbanistici, non funziona più, va completamente ripensata”.

bergamo_prima-e-dopo_la-rigenerazione-pubblica-dei-cortiliDunque “Visioni possibili” non è un progetto, architettonico o urbano, quanto piuttosto un processo composito e in itinere: quali saranno le prossime mosse per accrescere l’attenzione e il dibattito attorno al tema del centro di Bergamo?

“Pensiamo che la trasformazione urbana debba essere l’esito di processi articolati e che sia necessario riavvicinare i problemi e le soluzioni ai cittadini, ristabilendo un clima di fiducia e di rispetto reciproco tra chi governa e chi è governato: la costruzione fisica della città non può prescindere dalla costruzione della polis. Pensiamo che sia necessario e urgente riprogettare la città pubblica. È nostra intenzione proseguire i ragionamenti iniziati proponendoli via via all’intera città e raccogliendo nuove istanze e proposte. “Visioni possibili” è un percorso di consapevolezza e di confronto. Stiamo cercando di far conoscere il nostro lavoro in varie direzioni, anche in contesti allargati e internazionali, partecipando ad esempio alla mostra organizzata in occasione del 53° Congresso mondiale dell’IFLA a Torino, nella sessione “Layered Landscapes”

 


HeidelbergCement, Bergamo rimarrà la sede italiana di Italcementi. Ma gli esuberi saranno 260

HeidelbergCement ha annunciato oggi il progetto di riorganizzazione delle attività italiane di Italcementi. Lo scorso 28 luglio, il gruppo tedesco ha siglato un accordo per l’acquisizione del 45% di Italcementi da Italmobiliare, la holding della famiglia Pesenti che diventerà azionista significativo della nuova entità. Il processo di integrazione, che è ancora in attesa dell’approvazione da parte delle autorità competenti (CE e FTC), entra ora in una nuova fase con l’annuncio della rivisitazione dell’organizzazione in Italia, che ha il doppio scopo di preservare la lunga tradizione industriale di Italcementi e della sua storia e, al tempo stesso, di procedere ad una razionalizzazione di alcune funzioni ed attività.

ItalcementiIl piano presentato a Bergamo da Bernd Scheifele, CEO di HeidelbergCement, prevede il mantenimento dell’intera struttura industriale in Italia e del brand Italcementi, in linea con le politiche del Gruppo di conservare le specifiche identità locali delle società controllate. Inoltre HeidelbergCement si avvarrà del management locale alla guida delle operazioni in Italia, rafforzando le competenze altamente qualificate di R&D che da sempre caratterizzano Italcementi. A tal fine, l’i.Lab di Bergamo – che rimarrà l’headquarter italiano – diventerà sede della divisione di R&D di prodotto di tutto il Gruppo. Nell’ottica di razionalizzare l’operatività dell’organizzazione di tutto il Gruppo e conseguentemente alla scelta strategica di HeidelbergCement di non dotarsi di headquarter sub-regionali, alcune funzioni di staff ed amministrative verranno accentrate ad Heidelberg.

Nel dettaglio, il piano – da completarsi entro il 2020 – prevede la ri-allocazione in altre sedi all’interno del Gruppo per circa 170 persone. Eventuali esuberi a Bergamo – prevedibili tra le 230 e le 260 unità – verranno gestiti attraverso lo strumento della Cassa Integrazione, che non sarà ampliata rispetto ai numeri stabiliti dalla procedura già concordata da Italcementi con le competenti autorità. Inoltre, verranno negoziati con i sindacati specifici accordi di uscita anticipata. Al termine del periodo di transizione, nel 2020, circa 210-250 persone rimarranno nella sede di Bergamo.  “Questo progetto permetterà l’integrazione di due dei leader globali del settore, che nella loro storia condividono una solida tradizione di cultura industriale, straordinarie capacità innovative e una forte leadership nei rispettivi mercati di riferimento – commenta Bernd Scheifele, CEO di HeidelbergCement -. In linea con il nostro motto ‘all business is local’ è per noi importante preservare la forza di Italcementi e le competenze professionali che ne hanno assicurato il successo in Italia e all’estero. Sono certo che riusciremo a raggiungere l’obiettivo dei 400 milioni di euro di sinergie, riportando alla redditività Italcementi attraverso miglioramenti della struttura operativa, snellimento organizzativo e sfruttando i vantaggi della nuova entità complessiva”.

L’intero iter di fusione per integrazione di Italcementi è sottoposto all’approvazione delle autorità competenti. Lo scorso 1° aprile HeidelbergCement ha depositato presso la Commissione Europea il progetto di fusione. Al fine di risolvere i potenziali problemi di concorrenza, HeidelbergCement proporrà alle autorità Antitrust la cessione degli asset in Belgio del gruppo italiano, che sono detenuti sostanzialmente da Compagnie des Ciments Belges. La cessione proposta eliminerebbe, in Belgio e nei Paesi Bassi, tutte le sovrapposizioni derivanti dall’integrazione dei due gruppi. A tal fine, il processo è già stato avviato ed è stato dato specifico mandato di gestione a BNP Paribas. Notevole interesse è già stato manifestato per l’acquisizione di tali attività. Il processo di cessione sarà realizzato nel quadro di un continuo confronto con i dipendenti e le parti sociali. HeidelbergCement prevede che il closing dell’operazione di acquisizione del 45% di Italcementi possa essere finalizzato all’inizio del mese di luglio 2016, previa autorizzazione da parte delle autorità Antitrust in Europa e negli Stati Uniti. L’implementazione effettiva del piano di integrazione avrà inizio immediatamente dopo il closing.

Il sindaco Gori

Nel comunicato di Heidelberg ci sono alcune buone notizie e alcune pessime notizie. Adesso sta alla politica fare in modo che queste ultime possano migliorare” è il primo commento del Sindaco di Bergamo Giorgio Gori di fronte all’annuncio del piano di riorganizzazione delle attività italiane di Italcementi. “Le buone notizie – prosegue Gori – sono la conferma della struttura industriale italiana – che garantisce l’impianto di Calusco – , il mantenimento del Quartier generale delle operazioni italiane e la valorizzazione delle competenze di Ricerca e Sviluppo dell’I-Lab. Quelle cattive, come temevamo, riguardano invece le funzioni “corporate” e i dipendenti del Centro Tecnico di Gruppo, che Heidelberg pensa di spostare in Turchia”. “E’ un dato di fatto che queste decisioni sono state assunte dal Gruppo tedesco senza alcun confronto con le istituzioni italiane. Adesso è il momento che anche queste ultime entrino in partita. Ho infatti la convinzione che il quadro descritto da Heidelberg possa essere migliorato, se il Governo italiano farà compiutamente la sua parte. Il CTG contiene competenze tecniche di grande valore, e tra gli stessi lavoratori dell’area “corporate” vi sono valori professionali da tutelare. E’ positivo che si sia previsto un periodo di transizione esteso fino al 2020, ma l’obiettivo dev’essere a questo punto la riduzione degli esuberi. Anche per questo è importante che venga al più presto nominato il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico. Il Comune di Bergamo – conclude il Sindaco di Bergamo – sarà a fianco delle altre istituzioni del territorio e della rappresentanza parlamentare per ottenere la massima attenzione e determinazione da parte dell’esecutivo”.

Il Pd

Per i deputati Pd Antonio Misiani, Giovanni Sanga, Elena Carnevali e Giuseppe Guerini “quanto reso noto da Heidelberg è inaccettabile nel merito e irrispettoso nei confronti delle istituzioni italiane. Ci siamo immediatamente attivati nei confronti del governo per la convocazione nei tempi più rapidi di un tavolo di confronto in sede ministeriale con HeidelbergCement e le organizzazioni sindacali”.

 


Parco della Trucca, il “30 e Lode Cafè” si aggiudica il bando per la gestione estiva

Sarà il 30 e lode Cafè a gestire anche nel 2016 lo spazio estivo del Parco della Trucca: si è svolta nella mattinata di ieri la procedura di valutazione delle proposte pervenute al Comune di Bergamo per la gestione dello spazio di uno dei parchi più grandi della città di Bergamo, da diversi anni scenario di una delle attività di aggregazione e somministrazione estive più frequentate della città. Il via il prossimo 1 maggio: lo spazio sarà aperto fino a fine settembre 2016. Sono stati due i progetti pervenuti agli uffici di Piazza Matteotti entro il 31 marzo scorso: il 30 e Lode Cafè, che ha sede in via dei Caniana, ha prevalso con 69 punti. Decisivo il punteggio totalizzato circa la qualità delle strutture, che ha pesato per circa il 50% del calcolo complessivo. Si tratta di una conferma rispetto al 2015, quando il 30 e Lode Cafè si aggiudicò il bando per la prima volta.