Scandalo sanità, Maroni ora cerca di metterci una pezza

Roberto Maroni
Roberto Maroni

Un progetto di legge per l’istituzione di un’Autorità regionale anticorruzione (Arac) che sarà presentato con procedura d’urgenza entro il 15 marzo in Consiglio regionale. E’ una delle iniziative del Piano d’azione anticorruzione, presentato oggi dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. “Se, nonostante tutti i controlli che abbiamo, è successo quello che è successo, vuol dire che c’è qualcosa che non va” ha osservato il governmatore, riferendosi all’inchiesta della magistratura di Monza. Il sistema dei controlli, che pure esiste e agisce, probabilmente è stato più formale che sostanziale”.  “Io – ha affermato il presidente – ho l’ambizione di creare un sistema che impedisca di fare di nuovo quello che è stato fatto”. Il Piano d’azione anticorruzione prevede tre azioni immediate e altre azioni di sistema. “Le prime – ha spiegato Maroni – sono la Commissione d’inchiesta, che ho già istituito sotto la guida del generale Forchetti, e che si occuperà dei fatti relativi all’indagine della magistratura di Monza”. “Inoltre – ha proseguito – partiremo con le ispezioni in tutti gli ospedali coinvolti e abbiamo chiesto ad Anac di commissariare gli appalti in essere con il Gruppo Canegrati, per garantire la prosecuzione dei servizi”. “Voglio – ha sottolineato Maroni – che chi ha sbagliato paghi, ma senza che siano penalizzati i cittadini”.

Accanto alle azioni immediate, sono state messe in atto delle azioni ‘di sistema’. La prima, ha illustrato il presidente, “è una mia proposta di legge al Consiglio regionale, che istituisce l’Autorità regionale anticorruzione, l’Anac della Lombardia. La sua missione istituzionale consiste nella prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità’ in tutte le attività svolte dalle strutture della Regione Lombardia, ivi comprese le società partecipate e controllate, con particolare riferimento agli appalti pubblici e comunque a ogni attività che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi”. “L’Arac – ha aggiunto – svolgerà le sue attività senza aggravare i procedimenti amministrativi con ricadute negative sui cittadini e sulle imprese, orientando i comportamenti e le attività degli impiegati pubblici, con interventi in sede consultiva e di regolazione”. Maroni ha informato anche sulle altre regole di sistema adottate dalla Giunta: la rotazione dei dirigenti del Sistema sanitario “con una permanenza di 5 anni nel Sistema sanitario, ma non nella stessa sede”; l’Audit di tutte le procedure relative agli appalti pubblici, “affidando a un pool di societa’ esterne la revisione di tutte le procedure della Regioni relative agli appalti pubblici per certificare l’ineccepibilità’ delle regole e intervenire sui punti di debolezza”; la separazione fra capitolati e gare d’appalto “per garantire un’ancora maggiore efficacia nelle procedure anticorruzione. Una strada che abbiamo già imboccato e che vogliamo proseguire con ancora maggiore efficacia, nonostante l’alto numero di contratti attivi, che nella nostra regione, nel 2015, sono stati ben 54.000” e l’estensione del ‘Whistleblowing’ a tutto il Sistema regionale, ossia “il sistema di protezione dei dipendenti che denunciano un malaffare, un atto di corruzione o un illecito”.


Volontari civici, il Comune apre le iscrizioni all’Albo

Palazzo FrizzoniSono aperte le iscrizioni all’Albo dei Volontari Civici del Comune di Bergamo: ogni cittadino può inviare la propria domanda entro il 18 marzo prossimo. L’Albo sarà poi completato e reso pubblico entro il 31 marzo. Il Consiglio Comunale ha approvato lo scorso gennaio il nuovo Regolamento per il Servizio di volontariato civico, finalizzato all’espletamento di attività e servizi a favore della collettività, con la collaborazione di persone residenti sul territorio comunale. Il servizio di volontariato civico è svolto esclusivamente in forma volontaria e gratuita con carattere di sussidiarietà a quelle attività e a quei servizi che il Comune garantisce nell’interesse generale. La cura di luoghi pubblici (parchi e aree verdi, ecc.), le piccole manutenzioni (sistemare una panchina, una porta, un’aiuola, tinteggiare la recinzione di una scuola, ecc.), l’apertura di spazi altrimenti chiusi (sale di lettura in orari serali, parchi pubblici, ecc.) alcune attività lavorative in forma digitale (archiviazione di dati, realizzazione di applicativi, ecc.) il sostegno a forme di disagio sociale sono solo alcuni dei comportamenti alla base dei due “patti con i cittadini” che il Comune di Bergamo ha messo nero su bianco con i documenti approvati qualche settimana fa dal Consiglio Comunale. E’ possibile compilare e presentare la propria domanda di iscrizione attraverso lo sportello web del Comune di Bergamo, semplicemente autenticandosi con nome utente e password o attraverso CRS/CNS. Una volta inviato il modulo sarà automaticamente protocollato e sarà rilasciata ricevuta di avvenuta protocollazione. “Il servizio di volontariato civico – spiega l’Assessore all’ambiente del Comune di Bergamo Leyla Ciagà – è espressione del contributo concreto dei cittadini al benessere della collettività ed è finalizzato a realizzare forme di cittadinanza attiva, di partecipazione e di solidarietà, con l’obiettivo di radicare nella comunità forme di cooperazione attiva, rafforzando il rapporto di fiducia con l’istituzione locale e tra i cittadini stessi. In questo modo l’apporto dei cittadini si trasformerà da esperienza episodica a una modalità di amministrazione condivisa sempre disponibile”. Si era parlato di un baratto amministrativo per coloro che parteciperanno al progetto: l’ufficializzazione di sgravi fiscali (e le modalità previste) in cambio di lavoro volontario avverrà solo in seguito all’approvazione del bilancio previsionale. Il modulo per la presentazione della domanda è scaricabile e inviabile qui:

http://webmail2.comune.bergamo.it/pratiche/sportello/sportello.nsf/%24%24OpenDominoDocument.xsp?documentId=C101D49A3E5662C5C1257F5B0036EAAE&action=openDocument


“Birra dell’anno”, due bergamasche sul podio

La premiazione del birrificio Valcavallina, di Renato Carro

 

Un secondo e un terzo posto, più due piazzamenti ai piedi del podio. Sono i risultati delle birre artigianali bergamasche all’11esima edizione del premio Birra dell’Anno, promosso dall’associazione Unionbirrai e punto di riferimento del settore per longevità e partecipazione.

La competizione ha vissuto proclamazioni e premiazioni nel corso di Beer Attraction, festa internazionale dedicata a birrifici e brewpub, specialità birrarie, tecnologie e materie prime, che si svolge fino al 23 febbraio alla Fiera di Rimini. In lizza sono scesi oltre 200 birrifici e più di mille birre, suddivise in 26 categorie e valutate da una giuria internazionale di esperti.

Il miglior risultato orobico per il 2016 è quello del birrificio Valcavallina di Endine Gaiano, che ha ottenuto il secondo posto con Alba Rossa nella categoria “Chiare e ambrate, alta fermentazione, basso/medio grado alcolico, luppolate, di ispirazione anglosassone (Ipa)”, alle spalle di Suburbia, della Fabbrica della Birra di Perugia, che si è aggiudicata – detto per inciso – il titolo di Birrificio dell’anno, assegnato al produttore con la migliore somma di punteggi.

Birrificio Valcavallina - Alba RossaCon il 6,4% di grado alcolico, Alba Rossa ha colore bruno con riflessi ramati e cappello di schiuma bianca, piuttosto persistente. Al naso presenta sentori di frutta matura, malto, sino al finale erbaceo di luppolo; in bocca, corpo medio, con lievi toni di nocciola e frutta matura accompagnati dall’amaro erbaceo dei luppoli inglesi. Il finale lungo è predominato dall’amaro erbaceo seguito da note maltate. È ritenuta ottima con carni rosse, agnello, pasta al ragù e con alcuni formaggi come parmigiano e grana.

morosa - birrificio Via PriulaLa Morosa del Birrificio Via Priula di San Pellegrino si è invece classificata terza tra le “Birre alla frutta, alta e bassa fermentazione”. Colore ambrato carico, 6,5% di alcol, nasce dall’incontro di more in frutto, un lievito belga e un mix di malti aromatici per un risultato di piacevole complessità aromatica: su tutto un bel fruttato, una leggera acidità che bilancia la morbidezza dei malti e nel finale una debole sensazione di amaro che accompagna il ritorno del gusto della mora.

Entrambi i birrifici hanno inoltre ottenuto un quarto posto. Via Priula con Dubec, nella sezione “Alta e bassa fermentazione, alto grado alcolico, di ispirazione tedesca” e Valcavallina con Darkside tra le “Affumicate, alta e bassa fermentazione”.

Già premiati nelle edizioni precedenti , con questi risultati i due produttori confermano anche per quest’anno la propria presenza nella selezione nazionale.

 

 


Torna lo “Sbaracco”, a Lovere supersconti nei negozi

SBARACCO LOVEREA Lovere ritorna”Sbaracco in negozio… scontiamo gli sconti”, l’occasione per comprare i super saldi di fine stagione.

L’appuntamento è promosso dall’associazione commercianti Asarco per sabato 27 e domenica 28 febbraio.  A differenza dei tradizionali sbarazzi, gli “sconti degli sconti” loveresi saranno proposti all’interno dei negozi.

All’iniziativa aderiscono 17 tra boutique e negozi di abbigliamento ma non solo: bijoux e accessori Al Portico; casalinghi e giocattoli Bacchetta; abbigliamento Botta; streetwear Largo; calzature, pelletteria, casalinghi, articoli regalo M.C. Capitanio; gioiellerie Collini; abbigliamento e intimo La Primavera; calzature e accessori Passo dopo Passo; Piruets abbigliamento 0-16; calzature abbigliamento Sandrini; abbigliamento Silini & co.; Spatti calzature; centro ottico Tagliabue; foto e video Tarzia; Visionottica Alberti; abbigliamento Volpi; abbigliamento Zanetta.

L’iniziativa, già apprezzata nella sua versione estiva, richiama centinaia di clienti provenienti anche fuori provincia ed è anche un’occasione per strizzare l’occhio al turismo in vista della prossima bella stagione. «L’iniziativa segue la scia dello “Sbaracco In Piazza” che viene fatto d’estate – dice Sara Raponi, presidente di Asarco -. I nostri negozi si distinguono per la qualità dei prodotti offerti e questa è davvero un’occasione per trovare ottimi prodotti a prezzi davvero vantaggiosissimi».


Alternanza scuola-lavoro, in campo anche i pubblici esercizi

pubblici eserciziNei giorni scorsi, il direttore generale del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Carmela Palumbo ed il direttore generale di Fipe Marcello Fiore, hanno siglato un importante protocollo d’intesa nella prospettiva di una maggiore integrazione tra scuola e lavoro. Come è noto, con la recente riforma della scuola l’alternanza con il lavoro è entrata ufficialmente nel curriculum scolastico e coinvolgerà, a partire dalle terze classi, tutti gli studenti delle scuole superiori. Attraverso il protocollo siglato, il MIUR e la Fipe promuoveranno il raccordo ed il confronto tra sistema di istruzione e formazione professionale e il sistema delle imprese, al fine di favorire lo sviluppo delle competenze degli studenti nel settore di riferimento e coniugare le finalità educative con le esigenze del mondo produttivo.

L’intesa raggiunta con la sottoscrizione del protocollo consentirà infatti di realizzare una serie di iniziative tra le quali: attività di orientamento; attività di formazione rivolta ai docenti per rendere i percorsi formativi quanto più connessi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro; attività formative rivolte agli studenti, per sviluppare nei ragazzi le competenze cosiddette “trasversali”, necessarie per il saper lavorare (es. il lavoro di gruppo, senso di responsabilità civile e sociale, imprenditorialità); la costruzione di alleanze tra i diversi soggetti istituzionali e non; la realizzazione di tirocini formativi in aziende del settore, visite aziendali ecc. per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

La collaborazione con il MIUR si aggiunge a quella già instaurata con Re.Na.I.A nell’ottica di definire i rapporti tra gli istituti professionali e le Associazioni territoriali al fine di creare una rete tra i vari soggetti per diffondere pratiche di alternanza scuola lavoro. Il protocollo avrà una durata di tre anni e prevede un’azione di monitoraggio per proporre opportuni adeguamenti per il miglioramento dei risultati. Affinché il protocollo possa tradursi in proposte concrete Vi invitiamo a darne ampia diffusione presso gli associati e a creare canali di comunicazione diretta con le scuole, con l’obiettivo di favorire la stipula di Protocolli d’intesa a livello territoriale e sviluppare forme di collaborazione tra le istituzioni scolastiche e le imprese.

 


Turisti del gusto in Val Brembana? Si può fare

Fare i turisti in casa propria? Si può. Basta mettere nella borsa da viaggio un po’ di tempo per concedersi di guardarsi attorno con calma, un briciolo di curiosità per uscire dalle rotte già percorse e la voglia di scambiare qualche parola con chi si incontra. Lo abbiamo sperimentato grazie al Distretto delle Attrattività Territoriali Vallinf@miglia, che aggrega, secondo l’input a fare rete dato dalla Regione Lombardia, 11 Comuni (Zogno, capofila del progetto, Sedrina, Ubiale Clanezzo, Valbrembilla, Taleggio, Vedeseta, Blello e, in provincia di Lecco, Pasturo, Cassina, Moggio e Cremeno) di quattro valli (Valbrembana, Valbrembilla, Valtaleggio e Valsassina) in un percorso di valorizzazione unitario che ha scelto di puntare sul paesaggio e sulla natura, ma anche sulle testimonianze del passato, i prodotti tipici e la buona tavola. Il tutto da gustare senza fretta né clamori, a misura di famiglia, come ricorda la denominazione, nonni compresi.

Occorre ammettere che il compito di dare appeal turistico a realtà storicamente più vocate alla manifattura e all’edilizia o di riportare interesse sulle seconde case non è facile, ma se è vero che oggi – come indicano gli studi – ciò che il visitatore vuole è vivere un’esperienza e avere un contatto autentico con il territorio, allora le possibilità ci sono tutte. Perché di cose da raccontare questi luoghi ne hanno e le persone che abbiamo conosciuto hanno deciso di credere nella propria terra e di fare del proprio meglio per metterne in risalto le peculiarità. A cominciare da Elena Riceputi e Marta Torriani, che con la loro giovane agenzia Emozioni Orobie hanno organizzato il tour che vi racconteremo, e da Barbara Pesenti Bolò, ex hostess sulle linee aeree, che ci ha accompagnato ritagliando tempo al suo duplice lavoro, la mattina nel suo negozio di alimentari di Gerosa con tanto di consegne a domicilio nelle frazioni, dal pomeriggio alla reception di un albergo a Bergamo.

Siete pronti? E allora partiamo. Naturalmente parleremo di cibo e del protagonista di queste valli, il formaggio.

Negozio e cucina, a Zogno il locale che esalta i prodotti tipici

Capofila del Dat è il Comune di Zogno. Ed un biglietto da visita delle specialità della Valle lo si trova alla Baita dei Saperi e dei Sapori Brembani, proprio sulla strada provinciale. Il locale, realizzato dalla Latteria di Branzi in collaborazione con la Comunità Montana, è aperto da quasi due anni ed è una sorta di brochure – ma molto più concreta – della gastronomia locale. Ci si trova infatti il bancone per la vendita dei formaggi, gli scaffali con i prodotti tipici, un laboratorio di cucina, una cantinetta a vista per la stagionatura, uno spazio degustazione che può diventare sala conferenze e video. Insomma un luogo in cui fermarsi per acquistare il souvenir gastronomico, la tappa per un aperitivo o per la cena, oppure per tutte e tre le cose insieme in una formula moderna per far parlare le tipicità. «Vendita e somministrazione sono state messe in dialogo – spiega in sala Hakim Jendauni, marocchino, il papà dipendente della Latteria di Branzi -. Le proposte di degustazione e quelle della cucina vogliono mostrare le caratteristiche e la gamma degli utilizzi dei nostri formaggi. Chi si ferma a mangiare può scegliere tra tre primi e tre secondi che variano seguendo le stagioni. Pasta fresca e risotti sono tra i protagonisti e si accompagnano, ad esempio, agli asparagi in primavera alle castagne e ai porcini in autunno. La cifra è la semplicità, come la tradizionale “polenta e ciareghì”, resa però più elegante». In cucina c’è Romeo Gervasoni, da Roncobello, con trascorsi in Germania, sul lago di Garda e a Foppolo, che ricorda tra anche gli “gnocchi di ricotta con erbe di monte essiccate e burro”, il “risotto allo zola di capra e frutti di bosco” o i “tagliolini freschi con carciofi e agrì”. Tutt’altro che banale pure il tagliere dell’aperitivo, un viaggio tra formaggi di diversa pasta, stagionatura, aromatizzazione, accompagnato da salumi selezionati, mostarda, giardiniera e persino un croccante di mandorle. Da non perdere le “bese”, i ritagli dopo la pressatura della cagliata del Branzi, fritti in una pastella di farina e birra artigianale.

Visto che siamo turisti, vediamo di organizzarci per scoprire anche qualcosa più del territorio. La visita del Museo della Valle nel centro di Zogno entusiasmerà i bambini con la sua sezione sui pesci fossili ritrovati nelle vicinanze, alcuni di rilevanza fondamentale nella paleontologia. Oppure si potrà fare una sosta a Ubiale Clanezzo per attraversare il Brembo sulla lunga passerella (vietato dondolarsi!) che ha preso il posto del traghetto o spostarsi di poco per ritrovarsi sul ponte di Attone, risalente al X secolo, che invece si trova sul torrente Imagna. Chi ama l’arte non può perdere nella parrocchiale di Sedrina, progettata dal Codussi, la pala d’altare di Lorenzo Lotto, “Madonna in Gloria e Santi” (1542).

Brembilla, l’antica Osteria è anche anch’essa un “monumento”

L’itinerario del Dat piega a sinistra ed è a Brembilla (che ora con Gerosa forma il Comune di Val Brembillla) che si trova quello che per gli amanti della gastronomia può essere considerato a tutti gli effetti un “monumento”. L’Antica Osteria il Forno, la cui attività è documentata dalla licenza del 1811, ha ricevuto il riconoscimento di “Locale storico” da parte della Regione ma ha saputo soprattutto conservare il suo passato e valorizzarlo. È stata forno, stallo per i cavalli, alloggio, trattoria, macelleria, negozio e pesa pubblica e le cinque sale da cui oggi è composta hanno tenuto traccia delle destinazioni di un tempo. Da notare, la sala del forno con volta a botte in tufo, il pavimento vecchio di 140 anni nella sala centrale e, in un’altra saletta, un affresco con un’annunciazione del 1500, che prima era all’esterno. Anche in cucina la parola d’ordine è stata salvaguardia. Nonostante gli ampi spazi, per circa 200 coperti, il locale non ha ceduto al richiamo della pizzeria o delle proposte che di volta in volta hanno fatto tendenza, ed ha avuto ragione, almeno a  giudicare dalle tavolate di giovani incontrate nelle nostra visita, ben felici di spaziare tra casoncelli e taragne. Zia Alessandra Offredi, ottant’anni, è orgogliosa di avere dato l’impronta con i piatti di famiglia, come i ravioli e la gallina, ed ora i nipoti Andrea e Marco Cornoldi, quinta generazione, proseguono sulla stessa linea o addirittura tornando indietro. «Ad esempio, abbiamo riscoperto i “nusecc” – dice Andrea –, gli involtini di verza con il ripieno dei casoncelli che facevano le nonne, e stiamo rivalutando un altro piatto di casa, “patate, fasöi e codeghì”, ossia patate, fagioli e cotechino, che proponiamo in una forma più elegante, in carta fata con i fagioli passati». I pezzi forti sono i ravioli di carne al burro versato, i risotti mantecati con i formaggi locali e per secondo farona ripiena, gallina lessa, polpa di cervo con l’immancabile polenta o la taragna. Per chi è a caccia di un emblema del territorio c’è anche “polenta e osèi” con gli uccelletti cucinati con panna e salsiccia, «come era tipico delle nostre zone – ricorda Andrea – dove anche il condimento doveva dare sostanza». Il Forno ha anche alcune camere, nel caso la vostra voglia di vacanza stia prendendo il sopravvento.

Per smaltire un pranzo come questo o prepararsi alla cena si può arrivare a Gerosa e con una piacevole e panoramica camminata sulla mulattiera raggiungere il santuario del Madonna della Foppa, luogo di devozione e pellegrinaggio per via di due apparizioni, nel 1558 e nel 1630.

Un museo diffuso racconta la cultura del Taleggio

In Valtaleggio, manco a dirlo, tutto vi parlerà del tipico formaggio. Gli enti locali, gli abitanti e le aziende hanno deciso di ribadire con forza che la forma oggi famosa e ricercata in tutto il mondo è nata lì e che solo tra quelle montagne la si può conoscere ed apprezzare al meglio. È così nato l’Ecomuseo, un museo grande tanto quanto il territorio, dove le opere da ammirare sono i pascoli, l’aria, le baite con i tipici tetti in piode, il caseificio, le aziende di stagionatura e dove a fare da guida sono i residenti stessi. Il progetto porta con sé una buona dose di originalità e innovazione. Per un soggiorno esclusivo, tutto tradizione e natura, senza dimenticare i comfort, sono state recuperate due baite ed è stata lanciata la formula baita&breakfast, dove le colazione è a base di prodotti tipici e c’è pure una zona relax con sauna, mentre per far conoscere da vicino la vita dei bergamini e l’arte del formaggio sono a disposizione tre installazioni, a Sottochiesa, Vedeseta e Peghera, che uniscono multimedialità ed esperienza diretta, si chiamano La VaCCanza, Tu Casaro e Stagiònàti. Un pacchetto davvero insolito ed intrigante che comprende anche cinque itinerari tematici e che però non ha ancora segnato, per ammissione dei promotori, una svolta nell’attrattività e andrebbe rilanciato.

La cooperativa e lo Strachitunt, una storia di resistenza

Chi vive e lavora qui, del resto, lo sa che rimanere comporta difficoltà. La cooperativa agricola Sant’Antonio a Vedeseta, in frazione Reggetto, è un esempio di resistenza. È l’unico caseificio della Valtaleggio e lavora esclusivamente il latte della zona, circa 25 quintali al giorno, di sei conferenti, offrendo agli allevatori di montagna un reddito equo e sostenibile e creando occupazione. Sono partite da qui riscoperta dell’ormai famoso Strachitunt, lo stracchino rotondo dalla caratteristica erborinatura che nasce dall’unione della cagliata della sera con quella del mattino, e l’iter che ha portato alla Dop, che ha delimitato il territorio di produzione ai soli comuni di Taleggio, Vedeseta, Gerosa e Blello, escludendo tutti gli altri, in primis la pianura che aveva già “adottato” la specialità. Per un errore nel disciplinare, relativo a misure e peso delle forme, lo scorso anno la vendita a marchio è stata sospesa. «Un’inesattezza puramente formale – spiega il presidente della cooperativa Flaminio Locatelli –. È bastato cambiare un numero e tutto è andato a posto. Le correzioni sono state inviate lo scorso 20 novembre e dalla primavera potremo con ogni probabilità tornare sul mercato con lo Strachitunt Dop. Fortunatamente i clienti hanno capito che il prodotto era lo stesso e continuato ad acquistarlo pur senza denominazione, ma ovviamente questa sospensione un po’ di problemi ce li ha creati». «Sinceramente avremmo fatto a meno della Dop – confessa -, perché significa burocrazia e spese per la certificazione, ma era l’unico modo per tutelare il prodotto e il nostro lavoro. Basti pensare che qui a Vedeseta siamo la realtà che impiega più persone, quattro: due casari, addetti anche alla raccolta del latte, e due donne part time».

Mauro Arnoldi - PegheraAnnesso al caseificio c’è lo spaccio dove, oltre allo Strachitunt, si possono acquistare le altre produzioni: il Taleggio, lo Stracchino di Vedeseta (un antenato del Taleggio), l’Alben (simile al Branzi), le formaggelle, la Magrera, tutti rigorosamente a latte crudo. Vengono realizzati in proprio anche gli yogurt e il burro.

Per trovare gli stagionatori occorre invece andare a Peghera, nel comune di Taleggio. Si tratta di realtà aziendali, CasArrigoni e Arnoldi Vataleggio, storiche e strutturate, che vendono ormai in tutto il mondo. «Se rimaniamo c’è un perché – afferma Mauro Arnoldi, dell’omonima società -. Perché ambiente e clima hanno alcune caratteristiche uniche, ma anche per come sono esposte e costruite le aziende, con locali quasi tutti sotto terra, e naturalmente per la conoscenza dei prodotti che qui si tramanda da generazioni». Taleggio, Quartirolo, Salva Cremasco e Strachitunt rappresentano il grosso delle specialità trattate ed essendo delle Dop ognuna richiede il rispetto di precise norme.

La sfida di Alida, da affineur a ristoratrice

Una bella conoscenza dei formaggi ce l’ha anche Alida Pesenti Bolò, che sempre a Peghera, dopo 15 anni da affineur, ha accettato la sfida di mettersi ai fornelli per proseguire l’attività del ristorante Liberty. «È nato come osteria e posto di ferma per i cavalli, ha più di cento anni – evidenzia – ed è sempre stato della famiglia di mio marito. Nel 2001 è venuto a mancare mio cognato, che lo gestiva, e a me dispiaceva chiuderlo e mettere fine ad una storia così lunga». Si è perciò messa in gioco frequentando i corsi della scuola alberghiera di San Pellegrino e scoprendo una passione per la cucina. La scelta è di utilizzare soprattutto ciò che offre la zona, ma per portare un po’ di novità agli habituée si fa anche il pesce. Il formaggio è spesso protagonista e la fantasia non manca. Tanto che Alida ha vinto il premio “Ecomuseo & Strachitunt, due risorse per la Valtaleggio” con le sue “madeline allo speck e salvia con salsa di Strachitunt e miele di acacia”. Tra gi altri piatti, gli “gnocchi di castagne e patate con fonduta di Taleggio e bresaola del salumificio Corticelli”, i casoncelli di magro secondo la ricetta del posto, i risotti, le tagliatelle alle ortiche, speck e funghi porcini, le “crespelle Valtaleggio” (con Taleggio, patate, rosmarino e pere) e per secondo le carni di cinghiale, cervo, la lepre in salmì. I dolci sono fatti in proprio, così come la giardiniera con le verdure dell’orto. Da esperta affinatrice, Alida seleziona inoltre le forme e ne cura l’ultimo tocco nella “moscarola” di casa. «Il ristorante non ha mai avuto la carta – precisa -, solo il menù del giorno. Le nostre proposte del resto sono conosciute e il massimo per me è quando mi dicono “fai tu”». Ad aiutarla c’è la figlia Gloria, ostetrica in cerca di lavoro, contagiata nel frattempo dalla passione per la ristorazione. «Ammetto che la decisione di portare avanti l’attività era un salto nel vuoto – dice Alida -, ma il posto è nostro e con bar, tabacchi e qualche stanza ce la facciamo».

Ai Piani di Artavaggio la famiglia bergamasca salita in quota

E perché, a questo punto del viaggio, non permettersi uno sguardo “oltreconfine”? Basta proseguire lungo la strada provinciale per raggiungere la Valsassina, che con quattro comuni partecipa al Dat Vallinf@miglia. Una sosta panoramica alla Culmine di San Pietro (1.258 metri) e poi giù fino a Moggio. Non perdete l’occasione di chiedere in paese dell’epica impresa della biblioteca parrocchiale prima di prendere la funivia per i piani di Artavaggio (tra 1.600 e 1.900 metri di quota) e scoprire con una facile passeggiata un’altra storia bergamasca e altre scelte coraggiose. Quelle dei fratelli Galizzi – Giacomo, Achille e Ruggero – che con papà Rocco e l’aiuto di Evelyn, moglie di Giacomo, hanno riportato in vita il rifugio Angelo Casari, intitolato al nonno, Alpino del Polo con la spedizione del dirigibile Italia, che lo ha costruito nel 1960 ed ha tirato su altri due rifugi da quelle parti. I nipoti, impegnati nell’azienda di famiglia di demolizioni e scavi a San Giovanni Bianco, di fronte alle difficoltà dell’edilizia hanno scelto di salire in quota e rispolverare quell’eredità. «Era il 2009 – ricorda Giacomo -, il rifugio era stato chiuso per 25 anni ed abbiamo cominciato a ristrutturarlo. Prima il tetto, poi il bar, il ristorante e infine le camere». Ora il “Casari” è aperto tutto l’anno ed è un punto di riferimento per gli escursionisti di ogni stagione, forma fisica ed età. Basti pensare che il mercoledì è diventato la “giornata del pensionato”, con menù a prezzo fisso (10 euro per primo o secondo, 15 per entrambi) che invita gli “over” a godersi la montagna in compagnia. Ai fornelli c’è papà Rocco, che in gioventù ha avuto esperienze in cucina, mentre le torte sono di Evelyn, che usa anche farine integrali e di farro. Pizzoccheri e cervo sono i piatti più richiesti, non mancano i formaggi (anche brembani, vista la provenienza dei gestori) e, in generale, la scelta è di utilizzare materie prime selezionate e di produzione artigianale. Si usano anche le erbe spontanee, come il paruch e l’aglio orsino. «La vita quassù? È cambiata del tutto – ammette Giacomo -. Bisogna fare i conti con l’acqua che gela, la motoslitta che si rompe, il telefono che non prende e internet che va sì e no. È un altro mondo, ma penso che siano ancor più i vantaggi degli svantaggi».


Rifiuti e sterpaglie, a Seriate una domenica di grandi pulizie

Dopo la giornata di salvaguardia ambientale promossa settimana scorsa, il Comune di Seriate e le associazioni e gruppi di volontariato replicano domenica 21 febbraio, con la pulizia di alcune zone di Cassinone e Comonte.

L’iniziativa si inserisce nella collaborazione per tutela dei parchi cittadini, delle sponde del fiume Serio e delle zone critiche del territorio avviata sin dal 2010, che l’assessore all’Ambiente Achille Milesi definisce «preziosa per il controllo e per il mantenimento ordinato e pulito del territorio. A tutti loro va un sentito grazie per l’impegno e la costanza dimostrati negli anni».

Se la giornata sarà soleggiata sono attese un centinaio di persone. Per la zona di Comonte scenderanno in campo oltre 30 seriatesi tra gli aderenti al Gruppo cacciatori di Seriate Fidc, coordinato da Luigi Vezzoli, e alcuni volontari, che si incontreranno alle 8 al centro sportivo con una duplice missione: pulire e creare aggregazione. «Queste giornate servono sia per raccogliere l’immondizia lasciata ai bordi delle strade e nelle aree verdi, solitamente riempiamo 3 o 4 camioncini con sacchi di rifiuti, sia per trascorrere una mattinata animati da spirito di gruppo» dice Luigi Vezzoli che, da coordinatore dei cacciatori, aggiunge: «Siamo sentinelle dell’ambiente. Ci teniamo a mantenerlo pulito». Cacciatori e volontari ripuliranno la zona attorno al centro commerciale Alle Valli e lungo le vie Dolomiti, Madonna delle Rose e via Pastrengo in zona Bù.

Al Cassinone invece saranno operativi il Gruppo Anuu Cacciatori Cassinone, coordinati da Mario Longhi, quello degli Alpini e il Gruppo sportivo. Circa una cinquantina di persone, divise in 5 squadre, munite di altrettanti camioncini, si ritroveranno alle 8 nel piazzale vicino alla chiesa. I volontari puliranno via Paderno, via Levata e tutte quelle di Cassinone, quali via Lazzaretto e via Basse, oltre alle vie perimetrali e alle scarpate lungo la strada provinciale. Per Longhi «salvaguardare il territorio, con interventi di sfoltimento dei rami e rovi come quello fatto settimana scorsa lungo la pista ciclabile, e ripulirlo dai rifiuti sono gesti fondamentali nel rispetto dell’ambiente in cui viviamo. A questo uniamo anche l’educazione alla salvaguardia del territorio verso i giovani. Infatti il 29 maggio coinvolgeremo anche i ragazzi dell’oratorio in una domenica ecologica».


L’ex caserma Montelungo? Vale 4 milioni

caserma montalungo ritTre milioni e 950 mila euro: è il valore stabilito dall’Agenzia del Territorio per quello che riguarda l’ex Caserma Montelungo. All’atto della firma dell’accordo di programma, prevista entro il luglio 2016, la caserma passerà da Cassa Depositi e Prestiti al Comune di Bergamo, in modo che possa conseguentemente, attraverso la cessione dell’immobile all’Università, avviare la realizzazione delle nuove residenze e al centro universitario sportivo. Passaggio fondamentale era la definizione del valore di questo conferimento: “Il cronoprogramma prosegue secondo i passaggi che erano stati indicati nel protocollo sottoscritto nel marzo 2015 – spiega l’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini -. Dopo la conclusione del concorso internazionale, altro importante passaggio era la definizione del valore della sola Montelungo insieme all’Agenzia del Territorio per definire le modalità del suo trasferimento e in questo modo attuare il progetto per la sua riqualificazione. I lavori proseguono celermente per arrivare alla firma dell’accordo e sancire così definitivamente tutti gli obiettivi positivi che avevamo individuato con gli altri sottoscrittori nel marzo scorso”. L’Università di Bergamo potrà ora decidere come acquisire, in accordo con il protocollo già sottoscritto, la ex Caserma, ovvero attraverso un acquisto immediato, una concessione a scomputo del canone di locazione o attraverso il conferimento a un fondo. “Prosegue la rinascita di due ambiti urbani significativi della città – sottolinea l’assessore all’Urbanistica Stefano Zenoni -. Da un lato Santa Lucia, con l’operazione di Largo Barozzi-Accademia Guardia di Finanza e gli interventi previsti in quella zona; dall’altro il polo della Cultura, dello Sport e del Tempo Libero con l’operazione Montelungo e la conferma dello stadio in città, per il quale si è avviato il percorso di variante che porterà nei prossimi mesi alla definizione del bando di vendita”.


Il gelato made in Bergamo a Stoccarda per conquistare i palati internazionali

Il gelato made in Bergamo di scena a Stoccarda sul palcoscenico internazionale di Gelatissimo 2016, la più grande fiera B2B nel Nord e Centro Europa interamente dedicata al gelato artigianale, con più di 1.300 espositori e 90.000 visitatori all’anno.

Succede con ExpoGelato, il progetto nato in occasione dell’Expo per valorizzare la filiera bergamasca, forte di aziende e professionisti che coprono l’intera catena produttiva.

Ora la rete si presenterà per la prima volta in ambito internazionale come la filiera bergamasca del gelato artigianale, con sette aziende che in un solo stand di 90 mq rappresentano la fornitura completa per allestire una gelateria dalla A alla Z totalmente made in Italy e per produrre gelato artigianale di altissima qualità. Un’opportunità per far conoscere al mercato tedesco e internazionale ingredienti, macchine per la lavorazione, coni, stampi, contenitori e vetrine espositive tutti prodotti in provincia di Bergamo, creando occasioni business e generando un network di contatti fondamentali per le aziende di ExpoGelato.

Durante i 5 giorni di fiera, si svolgerà un programma di showcooking – curato dal Comitato Gelatieri Bergamaschi – per far conoscere dal vivo la bontà e le proprietà organolettiche del gelato artigianale.

Il progetto è promosso e cofinanziato dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bergamo, che ha reputato questa iniziativa una possibilità concreta per sostenere la filiera generando valore per l’intero sistema economico..

L’allestimento è stato progettato, come per ExpoGelato 2015 organizzato nel centro di Bergamo nell’estate scorsa, dall’architetto Francesca Perani ed è studiato per dare un forte impatto comunicativo in cui si fondono i valori dell’innovazione e della tradizione, tipici del gelato artigianale bergamasco.

L’esposizione delle aziende all’interno dello stand ExpoGelato è suddivisa nei quattro comparti della filiera: materia (rappresentata da Gelatitalia e Unigel); tecnica (Innova Italia, che produce macchine per gelato artigianale e soft); forma (Domogel, produttore di contenitori in polistirolo, Ostificio Prealpino, per coni e cialde, e Pavoni Italia, leader per gli stampi nel settore della panificazione, pasticceria, horeca e gelateria); esposizione (Cereda Anito, che vanta le vetrine refrigeranti “hi-tech” per la conservazione e l’esposizione del gelato).

A mostrare il know how dei gelatieri artigianali ci penserà invece il programma di dimostrazioni curato dal Comitato Gelatieri Bergamaschi dell’Ascom, tra i partner di ExpoGelato. Un maestro gelatiere illustrerà ogni giorno diverse preparazioni. Si va dal gelato gastronomico agli stecchi, dalle monoporzioni ai semifreddi, fino a salse e gelatine.

 


Italcementi, i sindacati: “Il governo intervenga su Heidelberg”

La cassa integrazione del “pianeta” Italcementi toccherà, a partire dal prossimo aprile, anche Calcestruzzi. Nello stesso periodo, CTG sarà accorpata a Italcementi. Inoltre, verranno aperte procedure di mobilità non oppositive, per facilitare la rioccupazione dei lavoratori che possono trovare soluzioni occupazionali durante il periodo di cassa. Sono queste le notizie più importanti uscite dall’incontro di oggi a Roma tra sindacati, RSU  e la direzione di Italcementi SpA.

L’azienda nell’ambito dell’informativa presentata ha affermato che alla data attuale sono in forza ad Italcementi spa 1688 lavoratori di cui 294 in cassa integrazione, mentre tra i 192 del CTG, in 19 utilizzano ammortizzatori sociali. A Bergamo sono attualmente posti in cassa integrazione 49 lavoratori presso la sede di via Camozzi, 9 a Calusco, e 19 al Ctg.
“Il coordinamento delle Rsu e i sindacati – informano da Roma Giuseppe Mancin, segretario generale Feneal Uil di Bergamo, Danilo Mazzola, segretario generale di Filca Cisl Bergamo, e Luciana Fratus, della segreteria provinciale di Fillea Cgil – ritengono che il governo debba essere parte attiva nel definire da subito l’incontro con l’amministratore delegato di Heidelberg per esigere le risposte alle proposte avanzate dai lavoratori in vista della chiusura dell’acquisizione prevista tra giugno e luglio 2016. Ulteriori ritardi sarebbero incomprensibili. Abbiamo inoltre espresso preoccupazione per il calo produttivo annuale degli stabilimenti di Calusco d’Adda e Rezzato, che sfruttano un funzionamento dell’80% dei forni di cottura della farina di cemento. La situazione produttiva e occupazionale della Lombardia sarà oggetto di successivi incontri a livello regionale e territoriale che coinvolgerà anche Calcestruzzi azienda che opera nell’ambito commerciale del calcestruzzo”. Nei prossimi giorni si svolgeranno le assemblee di informazione dei lavoratori.