Ubi, perché non ha più senso guardare al passato

ubi-banca1.jpgSe la vogliamo buttare sul piano calcistico, se si vuole capire quanto conta la storia e la tradizione in un’impresa, si può guardare a quanto è successo alla Roma A.S. – per inciso una società quotata in Borsa – dove “il capitano” per eccellenza, Francesco Totti, 27 anni in giallorosso, è stato accantonato di punto in bianco. La bandiera e la dedizione sono infatti belle cose, ma l’importante è che la squadra vinca. Per avvicinarsi a Bergamo, qualcosa di simile è avvenuto con un altro capitano, Cristiano Doni, che non aveva certo l’attaccamento alla maglia di Totti: c’è voluto un po’ di tempo perché i tifosi più accaniti riuscissero a metabolizzare una situazione ben più grave di un giocatore giudicato sul viale del tramonto, ma alla fine il capitano è stato scaricato, e poi, tanto per esagerare e con poco rispetto di quella storia che dovrebbe essere riconosciuta nel bene e nel male, condannato  a una sorta di “damnatio memoriae”, perché l’importante era che andasse avanti l’Atalanta.

Se questi discorsi sulla storia passata valgono in una squadra di calcio, a maggiore ragione valgono in una banca, soprattutto se società per azioni. Già spesso si tende a confondere gli istituti di credito con gli istituti di beneficenza e i veri proprietari (gli azionisti) con altri portatori di interessi più o meno concreti. In Ubi sembra che sia anche dimenticato che le regole sono cambiate, che il capitolo cooperativa si è chiuso e non si può gestire un’azienda continuando a guardare all’indietro, recriminando su cosa è stato e cosa sarebbe potuto essere. Invece la componente “orobica” di Ubi, per indicare, semplificando, i  soci di provenienza Bpu, alla retorica della “banca bergamasca” non vuole rinunciare, anche se i numeri in questo momento dicono che non c’è più. Forse non è chiaro il funzionamento di una società per azioni a chi continua a sostenere che il gruppo è patrimonio dei bergamaschi (quali?) perché la Banca Popolare di Bergamo è la banca più produttiva ed efficiente del gruppo. Un sillogismo non distante dall’esigere che nel Consiglio dell’ Abb o della Schneider Electric devono esserci rappresentanti bergamaschi perché la loro filiale in provincia va molto bene: potranno anche entrare nel board, ma solo se i proprietari saranno d’accordo. Lo stesso vale alla Popolare di Bergamo, un gioiellino che va molto bene, ma che  è controllata al 100% da Ubi Banca, dove i bergamaschi sono riusciti finora ad esprimere solo un patto di sindacato presentatosi (in attesa di aggiornamenti) con una quota del 2,27% del capitale. E dato che in un’assemblea di una Spa vince chi ha un’azione più degli altri (come quando Ubi era una cooperativa vinceva chi presenta un socio più degli altri), se si dovesse tenere in questo momento, con le attuali posizioni conosciute,  il controllo non è dei bergamaschi ma della cordata di anima bresciana (ex Banca Lombarda) che rappresenta l’11,95% del capitale e quindi decide sia in Ubi, sia indirettamente nella Popolare di Bergamo.

Con il Patto dei Mille, come al momento sua unica proposta, di fatto Bergamo ha reso palesemente visibile la sua posizione di inferiorità. Se corre da sola sarà con ogni probabilità messa fuori gioco anche dalla lista che dovrebbero presentare i fondi, mentre se troverà un’alleanza con il patto bresciano, probabilmente estesa anche alla Fondazione Caricuneo (ex azionista Lombarda che ora corre da solo), che ha pure una quota superiore al 2%, riuscirà ad esprimere qualche consigliere, con ogni probabilità anche uno dei due presidenti, ma di fatto sarà presente in Ubi più da ospite, che da padrone, grazie alla buona disposizione, in virtù di relazioni consolidate, degli alleati bresciani che, se volessero, potrebbero avere tutto. Questa situazione, in ogni caso, non si è creata tanto per colpa della Spa, quanto perché Bergamo non è riuscita ad esprimere una formula che permetta di unire la forza dispersa dei tanti ex soci della Popolare, azionariato diffuso e frammentato, e per aver pensato che si potesse continuare a contare senza tirare fuori i soldi e acquistare azioni.

Ma il fatto che venga superata una divisione geografica ormai antistorica, dopo ormai quasi nove anni dalla fusione e della nascita del terzo-quarto gruppo bancario – e si intende non provinciale, ma nazionale -, leader non solo a Bergamo ma anche su altre piazze,- dovrebbe essere nel gioco delle cose. Si può pensare che alla maggior parte dei clienti e degli azionisti, sempre di più non bergamaschi, importi ben poco dove siano nati i consiglieri e siano legittimamente più interessati ad avere una banca sana ed efficiente e  soprattutto, in questi tempi da panico di bail-in, di non avere brutte sorprese. Che spesso arrivano proprio dai conterranei, come hanno scoperto a loro spese gli obbligazionisti di Banca Etruria e Banca Marche, quando la conoscenza, l’amicizia e i favori reciproci portano a perdita di professionalità. Pensare che una gestione sia migliore solo perché i Consigli siano composti da bergamaschi o da bresciani (con l’avvertenza che in ogni caso il consigliere delegato Victor Massiah è nato in Libia) è ingenuo, mentre se la questione riguarda solo interessi di potere o di poltrone sarebbe meglio chiudere subito, con un po’ di preoccupazione,  il discorso. Per aiutare a valutare con orizzonti più grandi si potrebbe piuttosto pensare di chiudere definitivamente con il passato, realizzando anche sinergie e risparmi, e procedere alla realizzazione di una banca unica: forse ragionando solo come Ubi, Unione di Banche Italiane, l’aspetto del campanile provinciale inizierebbe veramente a contare meno e si guarderebbe a questioni più importanti.

 


Il presidente uscente Marchesi: «Un successo l’unità ritrovata e la partecipazione»

Roberto MarchesiIl nuovo mandato delle Botteghe di Borgo Palazzo si apre all’insegna della partecipazione. Ed è una buona premessa, considerando che tra i problemi più frequenti lamentati dalle associazioni di via e quartiere ci sono la scarsa disponibilità a confrontarsi e a mettersi in gioco. L’assemblea per il rinnovo delle cariche dello scorso 22 febbraio ha visto la presenza di una sessantina di operatori ed espresso un direttivo di 12 persone, che rafforza il vertice e individua dei referenti per le diverse zone del Borgo.

Un risultato del quale il presidente uscente Roberto Marchesi, che rimane come consigliere, è più che soddisfatto. «È stato bellissimo vedere tante persone all’assemblea e trovare tra i colleghi sensibilità, voglia di collaborare in armonia e riconoscimento per la professionalità e l’impegno con i quali abbiamo lavorato. Non è affatto scontato, per questo è un traguardo tanto significativo. Abbiamo preso in eredità un’associazione viva anche se spaccata in due, tra la parte storica del Borgo e quella più moderna, ed ora ci ritroviamo compatti ad affrontare le nuove sfide, prima fra tutte la partecipazione al Distretto del commercio di Bergamo, dove è fondamentale presentarci come via unita».

La chiave del successo la individua nella capacità di «buttare il cuore oltre l’ostacolo». «Ci siamo detti, “noi facciamo, chi vuole ci seguirà” – ricorda -. Siamo entrati in carica il 7 novembre (2013 ndr.) e l’8 dicembre si accendevano le luminarie di Natale su tutta la via, mentre nel settembre successivo abbiamo rilanciato con la Festa del Borgo, visitata da 25mila persone». All’attivo ci sono anche la prima notte bianca, nell’agosto scorso, la riapertura di alcune vetrine sfitte con progetti legati all’arte e all’artigianato e l’ingresso nel Distretto del commercio cittadino, che si è ampliato e oltre al centro comprende Città alta, Borgo Santa Caterina e Borgo Palazzo.


Elav lancia la birra con la polenta

Eval birrificioIl Birrificio Indipendente Elav di Comun Nuovo lancia la birra con la polenta. Una ricetta innovativa che si avvale delle croste del paiolo per arricchire il sapore della Vienna Lager, birra in stile austriaco, caratterizzata da un colore dorato, un gusto delicato e un buon grado alcolico. La sua invenzione risale al XIX secolo ma la diffusione è diminuita col tempo e oggi trovare una Vienna Lager è molto difficile. Al malto Vienna, la cui intensità di colore si pone a metà strada fra le Pilsner e le Munich, si aggiunge l’utilizzo del luppolo ceco Kazbek con la giusta abbondanza e in dry hopping, come da tradizione del Birrificio Elav. La Vienna Lager è in produzione al Birrificio di Comun Nuovo e presto questo tipo di birra, con l’aggiunta dell’ingrediente bergamasco della ricetta Elav, tornerà dopo molto tempo a riempire i bicchieri. L’idea di realizzare una birra con la polenta non deriva soltanto dalla volontà di omaggiare il piatto tipico della città del Birrificio. È soprattutto una questione di sperimentazione e di sapore.

Antonio Terzi, uno dei due titolari del Birrificio Indipendente Elav, spiega: “La scelta di realizzare una Vienna Lager deriva dall’attenzione che stiamo riponendo verso le birre a bassa fermentazione. Direzione che mi ha portato recentemente anche a reinterpretare due dei nostri cavalli di battaglia: la Indie Ale e la Grunge Ipa”. E sulla scelta di utilizzare un ingrediente particolare come la polenta: “Mi è stato chiesto di realizzare una birra utilizzando il mais ma l’idea non mi piaceva particolarmente in quanto è un ingrediente che non mi fa impazzire. Allora, inizialmente per gioco, mi è venuto in mente di utilizzare la polenta e quest’idea mi ha incuriosito sempre più. Mi piace sperimentare e, limitando il discorso al profumo, sembra che il risultato possa superare le aspettative.”


Legambiente: “Brebemi arranca, intervenga lo Stato”

“Legambiente è in possesso dei dati sul traffico lungo la BreBeMi che verranno resi noti a giorni dall’Aiscat. Nel 2015 la media giornaliera è stata di 30-35.000 veicoli in ambo le direzioni, per un’autostrada che è costata 2,4 miliardi di euro e pensata con una capacità di 120.000 veicoli al giorno. A oggi non si raggiunge nemmeno la cifra prevista l’anno scorso di 60.000 veicoli. Numeri imbarazzanti – commenta Dario Balotta, responsabile Trasporti Legambiente Lombardia – nonostante nel 2015 si siano veirificate tutte le condizioni ottimali per spingere il traffico su BreBeMI: è stato l’anno di Expo, con una modesta ripresa economica, sono stati istallati i cartelli indicatori, BreBeMi è stata inserita su Google Maps e l’autostrada e ha fatto uso di tariffe scontate nel weekend”. Secondo quanto  sottolinea Legambiente in una nota, “tutto questo non è servito a nulla, perché il pedaggio di BreBeMi è ancora doppio rispetto a quanto si paga sull’A4, che infatti sugli 80 km della tratta Milano-Brescia che corrono paralleli a BreBeMi ha visto aumentare il traffico fino a 290mila veicoli giornalieri. Mentre questa infrastruttura, sconsigliata dal mercato ma voluta dall’ostinazione di Regione Lombardia, rimane sottoutilizzata. Con 35mila veicoli al giorno non si saldano nemmeno i finanziamenti delle banche e lo Stato non vedrà mai ripagati i prestiti e le garanzie concesse attraverso Cassa Depositi e Prestiti e Banca Europea degli Investimenti. A questo punto è necessario che intervenga lo Stato, non come stampella ma come attore. Attraverso l’Anas deve riprendersi la concessione e offrire il servizio ai cittadini che quell’autostrada l’hanno pagata tre volte: con le tasse, con le tariffe e con 900 ettari di suolo agricolo cementificato. Almeno che possano usufruirne. Discorso che vale anche per TEEM (Tangenziale Est Esterna Milano) e per Pedemontana, condannate allo stesso destino di BreBeMi e ad introiti largamente inferiori alle aspettative”.


Botteghe di Borgo Palazzo, Viscardi presidente. «La nuova sfida è il Distretto»

direttivo botteghe borgo palazzo 2016 rit correttaIl nuovo Direttivo dell’associazione Botteghe di Borgo Palazzo

Ha 25 anni il nuovo presidente delle Botteghe di Borgo Palazzo. È Nicola Viscardi, laureando in Ottica e Optometria e impegnato nell’attività di famiglia, il negozio storico Ottica Skandia, aperto nel 1957.

Vicepresidente nel mandato precedente, Viscardi riceve il testimone da Roberto Marchesi, che non ha ripresentato la propria candidatura ritenendo giusto promuovere una rotazione ed è stato confermato nel direttivo come consigliere. Il nuovo vertice, che resterà in carica due anni, è emerso al termine di una partecipata assemblea, almeno 60 persone, ieri sera nell’Artilab, lo spazio riaperto dal Gruppo Giovani di Confartigianato Bergamo, e segna un rafforzamento del gruppo dirigente, con ben 12 componenti, che sono anche punto di riferimento per i diversi segmenti della lunga arteria commerciale compresa tra il cavalcavia e l’incrocio con via Camozzi, per un totale di circa 200 attività.

Vice presidente è stato eletto Giorgio Maver (Smok bar), mentre la segretaria è Patrizia Marchesi (Progetto Casa Design). Sono entrambi nuovi ingressi, come i consiglieri Sergio Poli (Casa della Borsa), Marco Catoia (Cartoleria Bonfanti), Domenico Giordano (ristorante pizzeria Marechiaro), Habte Andom (ristorante eritreo Dahlak), Fabio Vanotti (panificio Vanotti) e Angelo Lizzola (La Sartoria). Confermati Roberto Marchesi (panificio Marchesi), Andreina Facchinetti (Facchinetti gioielli) e Maria Grazia Voltattorni (parrucchiera Patrizia).

Giovanissimo ma con già all’attivo due anni fitti di progetti e iniziative all’interno dell’Associazione, Viscardi ha ben chiara la direzione verso la quale è chiamato a muoversi il commercio tradizionale per guardare al futuro con qualche ambizione. «Il concetto di fondo – dice – è che bisogna essere incisivi fuori dalle proprie vetrine per esserlo anche dentro. Professionalità e qualità dei prodotti sono fondamentali, ma non bastano per confrontarsi con i centri commerciali e Internet. Bisogna essere in grado di fare la differenza proponendosi prima di tutto come rete».

In questi due anni le Botteghe si sono date da fare su più versanti, dall’animazione alla riapertura dei locali sfitti, all’ingresso nel Distretto del commercio. Un cammino da proseguire…

«La linea è sicuramente quella della continuità. In particolare, ciò che apre maggiori orizzonti – e sfide – è la partecipazione al Distretto urbano del commercio, perché è lo strumento che permette di considerare nell’insieme il sistema commerciale e di mettere in campo ragionamenti e progettualità che possono davvero diventare incisivi, combinandosi con altri aspetti della vita della città, come la viabilità e la gestione degli spazi urbani. Stiamo attendendo che la Regione accolga la richiesta di ampliamento del Duc (che dal centro è stato allargato a Città alta, Borgo Santa Caterina e, appunto, Borgo Palazzo ndr.) ed entreremo anche noi nella cabina di regia dell’organismo».

Il Distretto diventa, quindi, la sede ideale per interfacciarsi con l’Amministrazione comunale. Che cosa chiedete?

«Che i progetti vengano condivisi e che anche i commercianti possano essere protagonisti delle scelte, perché sono una parte importante della città, sono un presidio ma sono anche coloro che in prima persona possono prendersi cura del territorio in cui lavorano. Ciò di cui non si ha bisogno sono gli interventi “tanto per essere fatti”, ad esempio pezzi di pista ciclabile sparsi qua e là, che non servono a gran che se si interrompono dopo una cinquantina di metri, o pedonalizzazioni e limitazioni del traffico varate senza interpellare i negozi. L’idea è di poter partecipare ad un piano complessivo e mi sembra che sia condivisa dall’attuale Amministrazione nonché facilitata dal Distretto».

Come vorreste Borgo Palazzo?

«Un punto su cui continuare a lavorare è quello delle vetrine sfitte. Ne abbiamo riaperte tre in forma temporanea, con l’Artilab che resterà attivo fino al primo giugno, investendo tempo e impegno e dando un segnale forte di voler riscattare la via. È un’iniziativa che dimostra ciò che dicevo prima, il prendersi cura del “fuori”, superando l’interesse particolare del singolo negozio. Con l’ingresso nel Distretto ci auguriamo che il recupero degli spazi sfitti possa proseguire, con più risorse e magari in maniera più duratura».

Nel nuovo consiglio direttivo c’è anche un imprenditore straniero, Habte Andom del ristorante eritreo. È il segno che anche le attività “etniche” sono interessate al rilancio del commercio…

«Andom è in Italia da tanti anni ed è un’eccellenza con la sua attività. Tra i fondatori del festival Lo Spirito del Pianeta e presente all’Artigiano in fiera, rappresenta un tassello importante per l’Associazione perché speriamo che possa aiutarci a coinvolgere altre attività straniere. La multiculturalità dell’offerta commerciale è un dato di fatto che non si può nascondere e con il quale occorre confrontarsi».

Sul fronte dell’animazione e degli eventi cosa farete?

«Contiamo di proseguire e potenziare ciò che abbiamo proposto con successo in questi due anni, come la Festa nel Borgo, le iniziative per il Natale e la Notte bianca che la scorsa estate è stata una sorta di “numero zero”. Ci piacerebbe anche impostare un percorso per la promozione e la pubblicizzazione delle attività. L’obiettivo è inltre continuare a dialogare con tutti, con le associazioni e i residenti, e sviluppare collaborazioni».

A darvi una mano ci sono anche i social…

«In questi due anni sono stati utilissimi. Hanno snellito e velocizzato molto la comunicazione, l’organizzazione e la promozione. Speriamo che sempre più commercianti decidano di utilizzarli».


Creattiva, le arti manuali tornano protagoniste in fiera

Torna Creattiva, l’evento promosso dal’Ente Fiera Promoberg e dedicato alle arti manuali, all’hobbistica e al bricolage, e che sintetizza molto efficacemente il format della manifestazione: creare con le proprie mani e con tanta fantasia un oggetto unico, partecipando attivamente alla manifestazione, al punto da esserne la vera e indiscussa protagonista. Il primo incontro del 2016 con Creattiva è fissato dal 3 al 6 marzo in Fiera di Bergamo. Come sempre anche la 16esima edizione si trasformerà in un’adunata imperdibile per decine di migliaia di fan del “fai da te”, pronte a raggiungere il capoluogo orobico con ogni mezzo da ogni parte dell’Italia e anche dall’estero. Grazie a Creattiva, tra migliaia di colori e fantasie all’ennesima potenza, di fatto anche quest’anno a Bergamo la primavera, riferita al pianeta delle arti manuali, arriva in anticipo. Uno dei principali motivi per cui Creattiva è così tanto amata sta nel fatto che, oltre alla variegata e specializzata parte espositiva, l’evento propone centinaia (spesso migliaia) di appuntamenti collaterali, tra corsi, dimostrazioni e laboratori con gli esperti del settore, che trasformano le appassionate creative nelle vere protagoniste della manifestazione. Tra gli stand le immancabili novità in tema sia di prodotti che di lavorazioni. L’apportare sempre qualcosa di innovativo, spesso vere e proprie “anteprime” di nuove tendenze, è uno dei marchi di fabbrica che caratterizzano Creattiva, in grado di appassionare, oltre il grande pubblico proveniente da tutto il Paese e dall’estero, anche sempre più creativi e operatori professionali. In totale sono 15mila i metri quadrati di superficie, tutti al coperto, dedicati alla fantasia manuale. Per quattro giorni Fiera Bergamo si trasforma nella capitale italiana della creatività, grazie a 228 imprese provenienti da 15 regioni italiane e da 9 nazioni straniere. Rispetto ai 73 della prima edizione primaverile nel 2009, l’incremento degli espositori è superiore al 200%. La regione più rappresentata è quella lombarda, con 100 imprese provenienti da 10 provincie, tra le quali svettano le 32 di Bergamo, seguite da Milano (27) e Monza Brianza (12). Sul podio anche il Veneto (33 imprese), e l’ Emilia Romagna (17), seguita a ruota dalla Toscana (16). Ma Creattiva da alcuni anni ha conquistato anche l’attenzione di imprese e appassionati stranieri. Una ventina gli espositori arrivati dall’estero, con in testa i rappresentanti della Francia (7 imprese), seguiti da Germania e Spagna, con 3 imprese cadauna. Le altre nazioni rappresentate sono: Slovacchia, Ecuador, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria.

Master Beads

Con il coordinamento di Monica Vinci creatrice di origini sarde trapiantata a Pisa molto nota nel settore Bigiotteria, per il quale tiene corsi soprattutto all’estero -, e la collaborazione della “collega” Jolanda Violante, a Creattiva saliranno in cattedra diciassette (tutte straniere) tra le più importanti designer creative del settore a livello internazionale: Albena Petkova (Bulgaria), Alla Maslennikova (Russia), Anna Lindell (Svezia), Betty Cox (California, Usa), Emandi Alina (Romania), Ewa Bartnicka-Machnik (Francia), Galina Baer (Russia), Gugat Frauke (Germania), Julia Bachmayer (Austria), Kris Empting-Obenland (Germania), Laura Andrews (Minnesota), Olga Dillow (Texas),  Olga Shumilova (Russia), Olga Vinnere Pettersson (Svezia), Patty Mccourt (Gran Bretagna), Swietlana Karimowa (Polonia). Grazie a questo vero e proprio Parterre de Reines della bigiotteria mondiale, il pubblico di Creattiva ha la grande opportunità di frequentare corsi di altissimo livello.

Fashion Show

Sul palco del “Fashion Show” (padiglione B), sfileranno invece durante il week end una serie di prodotti assolutamente imperdibili, riguardanti in particolare i settori Abbigliamento, accessori, kit e tessuti.

Il ricamo

Nella galleria centrale del polo fieristico sarà ulteriormente valorizzata l’area dedicata al ricamo, sia nella sua concezione più antica che in quella rivisitata in chiave moderna. Interpretazioni diverse ma ugualmente molto emozionanti, interpretate da scuole provenienti da tutta Italia. L’iniziativa, in linea con il ruolo anche formativo e culturale della manifestazione, vuole promuove un’arte manuale tra le più difficili e significative del nostro Paese. Lavori d’ago affascinante e certosino, con tecniche moderne e veloci o antiche e laboriose, ma che in entrambi i casi daranno risultati pieni di stupore e soddisfazioni. Per molte partecipanti sarà un piacevole approfondimento, per altre invece una felice scoperta. Grazie a Creattiva, l’arte del ricamo sta vivendo una nuova (e meritata) giovinezza anche tra le nuove generazioni.


I commercialisti bergamaschi: “Investire in Ungheria conviene”

BudapestUn Paese con aliquote fiscali ridotte rispetto all’Italia, che agevola gli investimenti di chi crea posti di lavoro e nel quale potrebbe essere molto conveniente per le imprese italiane investire. Se ne è parlato in occasione di «Ungheria: una prospettiva per l’internazionalizzazione delle imprese», il convegno organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo, ieri pomeriggio presso la sede di via Rotonda dei Mille. Occasione pensata per fare luce sulle potenzialità di investimenti delle imprese bergamasche in Ungheria, Paese dal Pil in crescita e con un trend positivo, in controtendenza rispetto al resto dell’Europa. Sebbene, infatti, il mercato ungherese non sia particolarmente esteso, esistono per l’Italia prospettive di sviluppo della propria presenza nel medio e lungo termine da non trascurare, soprattutto in campo manifatturiero. Vantaggi costituiti dalla posizione geografica strategica al centro dell’Europa, dalla possibilità di godere di incentivi fiscali e dal basso costo della manodopera qualificata. «L’internazionalizzazione – ha dichiarato Claudio Melegoni, consigliere dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo, delegato della Commissione “Diritto e Fiscalità Internazionale” – è una delle vie che, stante l’attuale crisi, ha consentito e consente a tante aziende italiane di migliorare i risultati economici e di permettere nuove opportunità di crescita. Certo, la ricerca di nuovi mercati internazionali richiede la conoscenza di tutti quegli elementi strettamente necessari per l’imprenditore per valutare la più opportuna decisione in tema di investimenti».

Da qui, l’importanza del tenere sotto controllo le evoluzioni del mercato, ponderando gli investimenti nel modo più conveniente. Le buone opportunità di business per le Pmi italiane in Ungheria, ad esempio, sono confermate dal continuo aumento delle esportazioni nostrane nel Paese che, oltre a settori quali la metallurgia (al primo posto con il 19,3%) e meccanica strumentale (15,2%), sta realizzando performance positive anche per i comparti elettrotecnica ed elettronica (11,5% del totale delle esportazioni), in crescita nel 2010 di 20 punti rispetto al 2009. Non solo: negli ultimi anni, il governo ungherese ha avviato un piano d’investimenti volto a promuovere le fonti rinnovabili e in particolare le biomasse che dunque diventano aree di mercato molto promettenti. E anche l’Unione Europea sta contribuendo alla modernizzazione del Paese: nell’ambito dei fondi stanziati per l’ammodernamento degli Stati membri meno avanzati, infatti, la Ue ha stanziato un fondo da 308 milioni di euro per creare a Budapest il Centro europeo per l’innovazione.

«L’incremento del Pil ungherese nel 2014 è stato superiore al 3% –  ha specificato Melegoni –  La crescita dovrebbe proseguire nel prossimo quadriennio: tra il 2015 e il 2018 l’aumento medio previsto è del 2,6%. Inoltre, di recente, il Governo ha adottato diverse misure a favore delle imprese e degli investimenti produttivi e il nuovo ciclo di fondi strutturali 2014-2020 destina all’Ungheria 34 miliardi di euro. Dunque, guardare all’Ungheria come opportunità di sviluppo e per migliorare la propria competitività può rilevarsi molto interessante». L’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Bergamo, tramite la propria Commissione “Diritto e Fiscalità Internazionale” con il convegno di ieri ha proseguito la propria attività di formazione continua ai propri iscritti, che recentemente ha visto, dopo la pubblicazione della “scheda paese” relativa alla Repubblica Popolare Cinese, la proposta di un master sulle novità in tema di Fiscalità Internazionale.


Si rafforza la collaborazione tra Sacbo e Università di Bergamo

Si rafforza la collaborazione in campo formativo tra SACBO e Università degli Studi di Bergamo, che avrà come terreno d’azione il terminal passeggeri dell’aeroporto di Bergamo. Grazie alla convenzione con il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere, due studentesse laureande svolgeranno un periodo di tirocinio, fino al 30 giugno 2016, a contatto con lo staff operativo dello scalo con il compito di assistere i passeggeri di lingua russa in partenza e in arrivo del volo tra Mosca e Bergamo, effettuato con frequenza giornaliera dalla compagnia aerea Pobeda. L’opportunità riguarda Sara Olmi, di Genova e iscritta al terzo anno del corso di laurea triennale di lingue e letterature straniere moderne, e Sara Livio, di Gandino, al quinto anno del corso di laurea magistrale un comunicazione e cooperazione internazionale. Entrambe affiancheranno il personale dell’aeroporto nella fase di assistenza al check-in e accompagneranno i passeggeri di lingua russa all’interno del terminal partenze, attendendo quelli in arrivo da Mosca per fornire loro ogni informazione utile, sia a livello di servizi aeroportuali che turistiche e logistiche.

“La collaborazione con SACBO è una prassi consolidata, che coinvolge trasversalmente tutte le componenti dell’Ateneo – spiega Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli Studi di Bergamo – Il network di collegamenti aerei ha offerto la possibilità di allargare e rafforzare i rapporti a livello internazionale con altri poli accademici, così come consente a un numero crescente di studenti stranieri di frequentare la nostra università. L’apertura del volo tra Bergamo e Mosca rappresenta un’ulteriore opportunità, che trova corrispondenza nel corso di lingua russa del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere e che rappresenta per gli studenti un’occasione concreta di mettere in gioco le conoscenze apprese in Università in un contesto di lavoro”. “Dal momento dell’attivazione del collegamento con Mosca ci siamo preoccupati di adeguare i nostri servizi alle esigenze dei passeggeri di lingua russa, introducendo strumenti idonei a facilitare il transito di quanti utilizzano il volo giornaliero – sottolinea Emilio Bellingardi, direttore generale di SACBO – L’esperienza di cui saranno protagoniste le due tirocinanti rappresenta un ulteriore tassello che compone il quadro dei rapporti sempre più stretti e qualificanti con l’Università di Bergamo”.


Brexit, vi racconto come i britannici affronteranno il referendum

BrexitLa domanda a cui gli elettori britannici si troveranno a rispondere è semplice: rimarremo in Europa o la lasceremo? Prima che il Paese vada alle urne il 23 giugno, ci saranno una miriade di discussioni, dibattiti, manifestazioni, con il solito spiegamento di forze politiche, ex politici, leader economici, a cui seguiranno facce conosciute e in cerca di popolarità.
La risposta a questa domanda non è semplice, il dibattito è più che acceso e nei prossimi mesi farò del mio meglio per aggiornare i lettori de La Rassegna in merito alle ultime news sul Brexit. Iniziamo dal nome. Il mondo anglosassone ama le parole brevi e le abbreviazioni. Hanno già pensato a una parola facile da ricordare e usare sugli slogan. Ieri l’annuncio, da molti vissuto come una pugnalata alle spalle, del sindaco di Londra Boris Johnson che si schiererà per lasciare l’Europa. Strano per il sindaco della città più  internazionale d’Europa, con un padre dal passato da europarlamentare e un educazione da classicista. La reazione dei mercati non si è fatta attendere, con la sterlina crollata a picco sul dollaro e che tocca il valore più basso degli ultimi sette anni. Gli analisti delle grandi banche hanno espresso le loro posizioni, e preferenze: se per Deutsche Bank e Moody’s (l’agenzia di rating) è meglio restare, i loro colleghi di UBS, Citi ed HSBC non si sono sbilanciati, limitandosi a parlare dei rischi legati ad un’uscita.

I leader delle grandi aziende quotate in borsa sostengono la posizione del primo ministro David Cameron, e sono ormai oltre cento gli amministratori delegati che ci hanno messo la faccia, e un terzo di loro ha anche firmato una lettera ufficiale, che verrà pubblicata martedì dall’autorevole quotidiano finanziario Financial Times. Tra loro ci sono Vodafone, EasyJet, Shell, GSK, Brtish Telecommunication, WPP, la più grande agenzia al mondo di pubblicità. E ne vedremo molti altri nelle prossime settimane. I due schieramenti corteggiano infatti i grandi brand, che hanno più impatto dei partiti politici sugli elettori. Ci si aspetta inoltre che i Leavers – ovvero quelli che vogliono la Brexit – faranno di tutto per creare divisione tra le grandi aziende e quelle piccole. Come nel caso del referendum in Scozia, dove i secessionisti rivendicavano il ruolo di portavoce dei piccoli negozianti e commercianti, dei piccoli imprenditori, in opposizione alle multinazionali governate dalle élite.
Cameron ha presentato l’accordo stabilito a Bruxelles la scorsa settimana, chiedendo il sostegno del parlamento per rimanere in Europa, evidenziando il fatto che, in caso di dipartita dall’Europa, l’economia ne soffrirebbe, la disoccupazione aumenterebbe e il paese sarebbe meno sicuro davanti alle minacce del terrorismo e della Russia. Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane, se il sindaco Boris Johnson riuscirà a creare un seguito popolare, o se sarà’ la City a decidere il destino di questo voto.

 


Diciotto studenti di Harvard all’Università di Bergamo

UniBg-Harvard GSD 22-02-2016bBergamo come modello di mobilità urbana e di gestione della logistica delle merci. Questo il tema 2016 per il programma di ricerca e scambio “Real cities – Bergamo 2.035”, promosso dall’Università di Bergamo e Fondazione Italcementi con la collaborazione scientifica della Harvard University Graduate School of Design. Il rettore Remo Morzenti Pellegrini, il professor Matteo Kalchschmidt, project manager del progetto e prorettore delegato all’Internazionalizzazione e alle Relazioni Internazionali, insieme ai professori Roberto Pinto, Maria Rosa Ronzoni e Fulvio Adobati (prorettore delegato rapporti con enti e istituzioni territoriali), ieri hanno accolto presso il Rettorato di via Salvecchio in Città Alta i 18 studenti della prestigiosa università americana, arrivati a Bergamo per il workshop 2016 “Bergamo eMotion: ripensare la mobilità urbana”in cui lavoreranno insieme a un gruppo di 12 studenti dell’Università di Bergamo. “Con questo progetto, i giovani sperimentano pratiche di partecipazione e progettazione reali, lavorando in un contesto internazionale, oltre a contribuire all’attualissimo dibattito sulle smart cities presentando Bergamo come case study – commenta il rettore -. Accanto alla missione didattica e di ricerca dell’Ateneo, questo progetto evidenzia un altro aspetto per noi fondamentale: il ruolo dell’Università non solo come realtà in dialogo con il territorio, ma anche come ente di formazione alla cittadinanza attiva e alla partecipazione, offrendo ai ragazzi uno spazio di progettazione attiva nella la città e nel mondo che li accoglierà da adulti”. Prossimo appuntamento in programma il 24 febbraio, alle 9, all’ i.lab Italcementi al Kilometro Rosso, dove gli studenti incontreranno gli attori del territorio, tra cui rappresentanti di Ibm, Aicai (Associazione Italiana dei Corrieri Aerei Internazionali) e i progettisti del Biciplan, alla presenza dell’Assessore alla pianificazione territoriale e mobilità Stefano Zenoni, per un seminario di scambio e di discussione delle idee di progetto per la Bergamo del futuro: un modello d’eccellenza che si proporrà come best practice esportabile anche in altre città.