Il Deja Vu Market torna al Polaresco

dejàDopo il successo dell’edizione primaverile, il prossimo 12 luglio ritorna alla Spazio Polaresco di Bergamo il Deja Vu Market. Sarà possibile viaggiare indietro nel tempo passeggiando tra originali capi vintage e accessori del passato, vivendo appunto una sorta di deja vu. Oltre al vintage ci sarà lo spazio dedicato a creativi e ai loro prodotti artigianali handmade che vengono da tutto il nord Italia. Una selezione curata e un sapore internazionale per godersi una domenica d’ estate in città. A pranzo torna, a grande richiesta, la formula del pic nic curata dal Cafe de la Paix dello Spazio Polaresco (hamburger, panini con la salamella, focacce e patatine su prenotazione in loco). Nel pomeriggio musica a tema dal passato e con reminiscenze provenienti dagli anni ’80 e dal cinema d’ autore con i Point break dj. Ci sarà anche la possibilità  di richiedere le canzoni come una sorta di juke box umano. Ingresso gratuito dalle 11 alle 21.


Profughi nelle palestre bergamasche. La Regione: “Si rischia la ribellione”

 “Questa mattina cento immigrati saranno trasferiti nelle palestre comunali di Presezzo, Filago e Romano di Lombardia. Sono convinta che dopo l’ennesimo affronto da parte del governo, proprio da Bergamo e dalla Lombardia partirà la ribellione a queste politiche migratorie fallimentari, che di fatto hanno aperto le porte a un’invasione senza precedenti nella storia”. Questo il commento dell’assessore alla Sicurezza e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali, in merito al trasferimento di cento richiedenti asilo in tre palestre comunali situate in provincia di Bergamo. “Ricordo che nella stragrande maggioranza dei casi i richiedenti asilo vengono poi dichiarati clandestini, ma nel frattempo, per circa un anno e mezzo, gli italiani pagano a tutti loro vitto e alloggio in hotel per una spesa di 35 euro al giorno a persona. – prosegue Bordonali – Ora la misura è colma. La Regione Lombardia non farà calare il silenzio sulla questione. Non sarà il nostro territorio a pagare le conseguenze dell’incapacità del governo. Invito il primo ministro Renzi e il ministro dell’Interno Alfano a venire in piazza a Filago, Presezzo o Romano di Lombardia per spiegare le proprie scelte ai cittadini”.


Zogno, ecco la “casa” della green economy. È a impatto zero

Un edificio che incarna tutte le possibilità ed i vantaggi dell’ecosostenibilità e che diventa al tempo stesso simbolo e linea guida per il futuro della Valle Brembana. Sarà inaugurata venerdì 3 luglio la Green House di Zogno, progetto di recupero dell’immobile nell’ex area Falck, sede del Gal e della Comunità Montana, promosso dalla stessa Comunità Montana e dal Patto dei sindaci, l’associazione di enti locali bergamaschi, coordinati dalla Provincia, che in accordo con il movimento presente in tutta Europa si impegna a raggiungere entro il 2020 la riduzione del 20% dell’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera attraverso la stesura di Piani di Azione per l’Energia Sostenibile (Paes).

La struttura, in verità, è andata ben oltre tale obiettivo. È infatti a “emissioni zero” e completamente autosufficiente dal punto di vista energetico. Un unicum in Bergamasca, con probabilmente pochi omologhi anche sul piano nazionale.

L’innovativo involucro sarà però anche riempito di iniziative e servizi, a cominciare da un “incubatore d’impresa”, ossia un punto di riferimento formativo per la creazione d’impresa nei settori green in Valle.

«L’idea è nata da un viaggio nel 2010 a Bruxelles nell’ambito del patto dei sindaci – ricorda Alberto Mazzoleni, oggi presidente della Comunità Montana – effettuato insieme ad Antonello Pezzini, consigliere del Comitato economico e sociale europeo, e Gianni Salvi, ex sindaco di Brembilla. Nel centro della città era stato recuperato un vecchio edificio e trasformato in green house, per sensibilizzare la cittadinanza sulle tematiche della sostenibilità».

A distanza di cinque anni anche la Val Brembana può fregiarsi di un testimonial simile, realizzato grazie ad un milione di euro di contributi regionali, a 600mila euro di finanziamento a rimborso dal Bim e a fondi propri della Comunità Montana, per un costo complessivo di 2,1 milioni. Per le attività dell’incubatore, che saranno curate da Bergamo Sviluppo, il finanziamento è del Gal.

Green House Zogno 2 - ridIl cantiere è stato aperto nel settembre 2013 e chiuso lo scorso 11 giugno, rispettando i tempi previsti. Il progetto è dell’architetto Pierluigi Carminati, le scelte impiantistiche e la direzione dei lavori dello studio dell’ingegner Gabriele Ghilardi, entrambi bergamaschi, ed i lavori sono stati effettuati dalla Si.Ge.Co di Brugherio.

La completa sostenibilità è assicurata da una lunga serie di soluzioni, a partire dall’isolamento, con cappotto e serramenti, per proseguire con il recupero di calore, la climatizzazione, il risparmio idrico, il solare termico e il fotovoltaico. «Spesso si sente parlare di case in “classe A” – evidenzia Mazzoleni -, che un pur minimo consumo ce l’hanno. La Green House è andata oltre e nella casella dei consumi fa segnare uno zero tondo, risultato quasi impossibile da ottenere per uno spazio pubblico che ospita funzioni diverse. Zero è anche il consumo di suolo – precisa – trattandosi di una struttura esistente, che aveva bisogno di una sostanziale ristrutturazione».

L’edificio si sviluppa su tre piani, più un seminterrato. «Al piano terra si trovano l’accoglienza, la sede del Gal, che con il nuovo piano di sviluppo rurale porterà avanti anche le misure per la green economy in agricoltura, e una sala riunioni con una settantina di posti aperta alla cittadinanza – spiega il presidente della Comunità Montana -. Il primo piano è dedicato all’incubatore, inteso non come sede di start up, ma come casa dove le imprese green potranno ricevere formazione e confrontarsi sui propri progetti di sviluppo, mentre il secondo piano sarà dedicato al Patto dei sindaci e alle nuove iniziative che potranno nascere per centrare l’ambizioso traguardo del 20-20-20».

«Qualche contenuto c’è già – conclude – il resto andrà costruito. La Green House vuole essere però anche un segnale per la Valle, perché trovi un suo sentiment, una vocazione».

La Green House è in via Locatelli, 111. L’inaugurazione sarà alle 17. Sono previsti i saluti degli enti promotori, l’illustrazione delle caratteristiche tecniche dell’edificio e l’intervento dell’assessore regionale all’Ambiente, energia e sviluppo sostenibile Claudia Terzi.


Galera o pacca sulla spalla? Il dilemma di fronte ai criminali stranieri

Il relativismo è una dottrina affascinante: è nato come una sana e sincera obiezione al dogmatismo e ha finito per diventare la foglia di fico del nostro suicidio civile e culturale. Si è cominciato con qualche timido “dipende”, con degli sporadici “però”, e si è arrivati al più smaccato giustificazionismo. Anche il giustificazionismo, d’altronde, è una dottrina affascinante: non a caso, è nato per giustificare gli olocausti novecenteschi ed ha finito per essere l’argomento principale dei più sinceri, pacifici e devastanti democratici. Proviamo un pochino a vedere come funziona. In tempi bui, di dogmi e di inquisizione, esisteva una sola verità, incontestabile, inconfutabile, e guai a chi la pensava diversamente: se il Papa avesse proclamato che i sassi sono buoni da mangiare e tu avessi obiettato che mangiare i sassi è cosa poco sensata, ti avrebbero messo ipso facto in gattabuia e, se recidivo, magari ti avrebbero grigliato con tutti i crismi.

Oggi, il Papa si domanda chi è lui per giudicare: e se lo dice lui, possiamo pure porci qualche dubbio anche noialtri, che non possediamo le virtù carismatiche di un pontefice. Dunque, chi siamo noi per giudicare? Ed ecco che, come ho più volte postulato, la religione e il diritto si sono felicemente mescolati, in una confusissima e sciropposa mistura, in cui il peccato e il peccatore si sovrappongono al delitto e al delinquente. Il relativismo, dicevamo: tutto è relativo. Se alle tenerezze papiste aggiungiamo questo superlativo portato dell’illuminismo, possiamo cominciare a spiegarci perché siamo conciati così.

Un delinquente abituale, strafottente e violento, che tagli via un braccio ad un controllore che gli chiede il biglietto, osservato attraverso il duplice filtro del neocristianesimo e del neorelativismo, diventa semplicemente una pecorella smarrita, che noi non possiamo giudicare e che, in fondo, dobbiamo giustificare, perché è un ultimo, un reietto, in sostanza una vittima del colonialismo e della brutalità della decadente e crudele società occidentale. Chi siamo noi per giudicarlo? Noi, figli del benessere e della prevaricazione. Noi, che, a ben pensarci, siamo i discendenti di coloro i quali hanno posto le premesse della pericolosità sociale del cicagno: gli abbiamo violentato la bis-bis-bis-bis-bisavola, gli abbiamo portato l’influenza e il colera, gli abbiamo rubato l’oro e le banane. La storia siamo noi: i colpevoli siamo noi. Dunque, chi siamo noi per giudicare?

Chiediamo scusa, anzi a tutti: ai cinesi e ai venezolani, ai turchi e agli africani. Se, oggi, la feccia del pianeta si riversa sui nostri treni e nei nostri quartieri, non dobbiamo prendercela che con noi stessi. E, comunque, se la papistica versione della storia umana non vi accontenta, c’è sempre il relativismo a convincervi definitivamente: perché ogni cosa va giudicata contestualizzandola. Questo presupposto, già di per sé, negherebbe la tesi, giacchè lo stesso relativismo parte da un postulato di tipo dogmatico, ma non facciamo troppo i sosfisticati. Il cicagno di cui sopra, che all’occhio rozzo e monocromatico dell’occidentale inculto appare come una specie di orrenda bestia tatuata, tetragona a qualsiasi incivilimento, ferocemente violenta e di una stupidità senza eguali, trasferito in un contesto appropriato si trasforma, come per incanto, in un personaggino ammodo. Perché il relativismo fa miracoli: una canzoncina scema, opportunamente contestualizzata, vale l’opera omnia di Mozart.

Le subamputazioni a colpi di machete degli avambracci altrui, nei barrios di Caracas sono pane quotidiano e, allora, perché dovremmo stupirci: dobbiamo, anzi, studiare e comprendere. Dunque, ricapitolando, noi non solo non possiamo giudicare, ma non dobbiamo nemmeno valutare, perché non possiamo sperare di capire. Ed eccoci impacchettati per benino. Per stabilire se un giovane criminale straniero, pluripregiudicato e che odia bestialmente tutto ciò che siamo e che rappresentiamo meriti la galera o una bella pacca sulle spalle, bisogna essere, come minimo, dei filosofi di scuola wittgensteiniana: e, anche in questo caso, la voce dalla cattedra ci ammonisce circa il fatto che non siamo attrezzati a giudicare. D’altronde, chi è senza peccato scagli la prima pietra. La soluzione mi pare evidente: o ci si iscrive tutti quanti ad un corso universitario a Tubinga o a Heidelberg o ci si procura un saio, un paio di sandali e si va in giro a perdonare meretrici e a ridare la vista ai ciechi. O, alla meglio, a riattaccare radii ed ulne ai controllori delle ferrovie, che, dati i tempi, sembrerebbe una taumaturgia più d’attualità. Machiavelli, mezzo millennio fa, era stato chiarissimo circa le nostre jatture: aveva esattamente inquadrato il problemino fondamentale del rapporto tra stato e chiesa. Solo che non poteva prevedere che ci si sarebbe messo anche il relativismo: era Machiavelli, mica Nostradamus…


Al Carroponte si “viaggia” in Sicilia

Donnafugata“Viaggio in Sicilia” è il percorso all’insegna dei sapori mediterranei che affondano le proprie radici nel passato di questa splendida isola. A proporlo è l’eno-bistrò Al Carroponte di Bergamo, che ha organizzato, per il 15 luglio, dalle 20,30, una cena per scoprire i “tesori” gastronomici della Trinacria accompagnati dai vini di Donnafugata Il menù prevede in apertura il “Trapani-Palermo” (caponata, panelle, cous cous di pesce, panino con la milza e arancino di riso) abbinato al Donnafugata Brut 2011. A seguire il “Palermo-Catania”, ovvero busiate al pesto di pomodori secchi e ricotta salata (Chiarandà chardonnay 2011); il “Catania-Siracusa”, vitello a beccafico in crosta di mandorle (Mille e una notte 2009); “Siracusa-Pantelleria”, cassata al forno con granella di pistacchi annaffiata dal Ben Ryé passito di Pantelleria 2012. Costo a persona: 50 euro

Info e prenotazioni: Tel. 035 2652180

info@alcarroponte.it – www.alcarroponte.it