Commercio al dettaglio, a Bergamo ancora col segno “più”

La produzione industriale di Bergamo è cresciuta tra aprile e giugno (+0,2 nel trimestre), ma le oscillazioni irregolari degli ultimi trimestri, con alternanza di variazioni marginali più o meno intorno allo zero, evidenziano un’intonazione ancora debole della ripresa, con un lieve divario (-0,4) rispetto a un anno fa. È quanto emerge dall’analisi della congiuntura economica al secondo trimestre 2015 effettuata dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Bergamo, che evidenza però come il risultato medio regionale, che può contare su un errore campionario minore, descriva un più coerente ciclo di moderata ma crescente espansione (+0,7 nel trimestre, +1,9 su base annua) con variazioni in entrambi i casi in accelerazione.

Messa in conto la minore affidabilità statistica del campione provinciale, si osserva nell’industria di Bergamo una divaricazione ampia tra i settori (influenzata anche dalle tipologie, domestiche e internazionali, dei mercati di sbocco delle diverse filiere). In particolare la meccanica bergamasca, che copre quasi la metà delle risposte del campione provinciale, continua a inanellare da tempo risultati molto positivi e con un’accelerazione della dinamica tendenziale: l’ultima variazione segna un progresso di oltre 6 punti percentuali sui livelli dello stesso periodo del 2014. E buoni risultati si vedono anche nell’ultimo trimestre della gomma-plastica (+5,2%). Gli altri due settori in crescita tendenziale, come nella rilevazione precedente, sono chimica e industria alimentare. Risultano in calo i minerali non metalliferi, la siderurgia, i mezzi di trasporto, pelli-calzature, tessile (positivo nel trimestre precedente), abbigliamento, carta-editoria e industrie varie.

L’insieme dei restanti indicatori del ciclo provinciale dell’industria conferma il consolidamento della fase di ripresa in corso: il saldo tra segnalazioni di crescita e diminuzione della produzione resta positivo (con oltre il 36% delle imprese in “forte” aumento tendenziale); il fatturato cresce, poco ma costantemente, grazie alle vendite all’estero ma anche a una risalita della domanda interna; gli ordini sono in ascesa, anche se la dinamica congiunturale di quelli esteri è modesta.

Sul versante occupazionale si confermano segnali moderatamente positivi (+0,3% nel trimestre) e una riduzione del divario sui livelli dell’anno scorso. L’utilizzo della Cassa integrazione (destinata in futuro ad essere progressivamente sostituita dai nuovi istituti e indennità di disoccupazione) è in lenta riduzione.

Nonostante un quadro internazionale in cui si sono recentemente moltiplicati rischi e incertezze, le aspettative delle imprese industriali sono ottimistiche e in miglioramento per produzione e occupazione; ancora largamente positive, seppur ridimensionate, per la domanda estera; e solo di poco negative per la stessa domanda interna.

L’artigianato manifatturiero torna a flettere in negativo (-1,8 nel trimestre, -1,4 su base annua). Anche in questo caso le oscillazioni della serie recente suggeriscono cautela nella lettura del dato locale, tanto più se si considera che il risultato complessivo del campione regionale è positivo (+0,8 nel trimestre, +1,6 sull’anno) e che lo stesso saldo provinciale tra aziende in crescita e in contrazione migliora per il terzo trimestre consecutivo. Sono in flessione le dinamiche di fatturato, occupazione e aspettative dell’artigianato bergamasco.

Buoni segnali provengono da commercio e servizi, a conferma di una moderata ripresa dei consumi interni.

Nel commercio al dettaglio un aumento del +1,7% delle vendite complessive su base annua, confermato anche dalla dinamica regionale (+1,6%), non si vedeva da tempo. Le vendite nel settore alimentare tradizionale (con debole copertura campionaria a livello provinciale) sono invece negative: -3,7% a Bergamo, -0,9% in Lombardia.

Nel non alimentare Bergamo cresce del +2,4% contro un dato lombardo del +1,4%, entrambi in miglioramento.

Il giro d’affari nel commercio al dettaglio non specializzato, corrispondente in linea di massima alla grande o media distribuzione, è in crescita sia a Bergamo (+1,9%) che in Lombardia (+2,3%). Per la prima volta dal 2010, le imprese commerciali che segnalano un aumento tendenziale delle vendite prevalgono su quelle in difficoltà.

I prezzi sono segnalati in aumento nel trimestre a Bergamo (+1%), così come in Lombardia (+0,7%).

Le aspettative sono timidamente positive ed il numero degli addetti delle imprese risulta in crescita (+0,7%), anche se non nelle imprese di maggiore dimensione.

Incoraggianti i dati provenienti dai servizi: il giro d’affari è in modesta crescita (+0,3%) a Bergamo (lo è già da tempo in Lombardia, che segna +1,5%) e anche le imprese dei servizi vedono prevalere le segnalazioni positive su quelle negative. Buoni i dati relativi all’occupazione, in peggioramento le aspettative.

Per quanto riguarda i comparti, la variazione tendenziale del volume d’affari è pari a +0,1% nel commercio all’ingrosso (in Lombardia +2,6%), a +1% per alberghi e ristoranti (in Lombardia +1,3%), a -2,2% nei servizi alle persone (in Lombardia +1,2%) e a +0,5% nei servizi alle imprese (+1,3% in Lombardia).

I prezzi dei servizi risultano in aumento nel trimestre a Bergamo (+0,3%) e in Lombardia (+0,3%). L’occupazione nel complesso dei servizi cresce a Bergamo dell’1,1% e in Lombardia dell’1,2%.

Le prospettive per il volume d’affari e l’occupazione nel trimestre successivo formulate dalle imprese di servizi di Bergamo sono in ripiegamento.

Infine, nelle costruzioni sembra confermarsi a livello regionale, e anche nel più esiguo campione provinciale, un lento progressivo miglioramento.


Scame si rafforza in Francia. Acquisito il controllo di Sobem N.G

scame parre sedeCon l’aumento della quota del capitale dal 25% al 61,5%, Scame Parre ha acquisito il controllo di Sobem N.G con sede a Dijon, in Borgogna, già filiale del gruppo Scame dal febbraio del 1997, con il nome di Sobem-Scame sarl.

Sobem N.G, che quest’anno celebra il suo sessantesimo anno di attività, è un’azienda produttrice di quadri elettrici, negli ultimi anni affermatasi anche nel mercato dei sistemi di ricarica per veicoli elettrici, grazie alle sinergie con Scame Parre, da sempre all’avanguardia in questo settore sempre più d’attualità.

Oltre ad essere storico marchio leader nel mercato francese, Sobem N.G. opera anche sui mercati internazionali, controllando il 50% di Sobem – Roumanie, anch’essa attiva nella produzione di quadri elettrici per tutti i mercati dell’est Europa.

Con questa manovra entra nel perimetro di consolidamento del gruppo Scame una struttura composta da 60 collaboratori specializzati che realizzano circa 10 milioni di fatturato.

A livello strategico, l’acquisizione permette ad entrambe le aziende, Scame Parre e Sobem N.G, di consolidare la propria presenza ed i rapporti commerciali nel mercato europeo.

«Grazie alla grande capacità di innovazione ed alla struttura flessibile e adattabile, comune ad entrambe le aziende, il gruppo Scame sarà in grado di conferire ulteriore valore aggiunto ad un’offerta d’eccellenza già volta alla completa soddisfazione dei propri clienti», sottolinea l’azienda.


Scendono le tasse sulle imprese, ma non per commercio e pmi

calcolatrice - fisco - tasseLe tasse sulle imprese sono diminuite quasi del 10% nel 2014 (9,9%) e il prelievo sulle aziende si è ridotto di 2,6 miliardi di euro. Questo sgravio fiscale vale due terzi delle risorse necessarie per abolire la Tasi sulla prima casa (3,5 miliardi) ed è arrivato con gli interventi sull’Ace, l’Aiuto alla crescita economica, e sull’Irap. Ha beneficiato di queste misure oltre un’impresa su due (il 57,3%) e una su tre ha giovato di entrambi i provvedimenti.

La notizia emerge da un working paper dell’Istat condotto sulla base di un nuovo modello di microsimulazione basato sulle dichiarazioni fiscali delle imprese per analizzare l’impatto delle recenti riforme della tassazione aziendale. E che guarda al 2014, cioè prima dell’arrivo di nuovi sconti, scattati nel 2015: la più sostanziosa riduzione dell’Irap, dalla quale può ora essere tolto il costo del lavoro, e la decontribuzione sui nuovi assunti con il jobs act.

In particolare, viene analizzato l’effetto sui conti 2014 di di tre misure: il potenziamento dell’Ace che permette di dedurre dalle imposte il rendimento nozionale del capitale, la più ampia deducibilità del costo del lavoro dell’Irap e il nuovo trattamento delle perdite introdotto nel 2011.

I costi per l’erario della deducibilità dell’Irap sono di circa 1,2 miliardi l’anno e portano a un taglio delle tasse del 4,5% per le imprese. L’Ace, invece, a quattro anni dalla sua introduzione, pesa sulle casse dello Stato per 1,4 miliardi (il 60% in più di quanto stimato nel primo anno di applicazione) e comporta un taglio delle tasse per le aziende del 5,4%. Questa misura, secondo lo studio, è «la più efficace per stimolare la crescita» e i suoi benefici si manifesteranno a pieno con l’arrivo dalla ripresa, ma già adesso riguardano sia le piccole imprese che le grandi. Al contrario, secondo gli autori, l’impatto del nuovo trattamento delle perdite è ridotto.

La recente riforma della tassazione porta vantaggi soprattutto per le imprese industriali e di medio-grande dimensione, i gruppi di imprese e quelle del Nord Italia. La percentuale dei beneficiari aumenta all’aumentare della dimensione aziendale facendo ipotizzare che per le realtà di maggiori dimensioni sia più facile approfittare delle opportunità di sconti fiscali legati all’accumulo di capitale o alle assunzioni. In generale, «la pressione fiscale rimane alta nel commercio e nelle imprese di piccole dimensione», mentre è più bassa per le realtà appartenenti a gruppi.


Stefano Cavalleri, il “papà” della moda bimbo conquista i paesi Arabi

STEFANO CAVALLERI 1«I Pinco Pallino era il mondo. Ora il mondo lo sto, lentamente, ricostruendo». Non nasconde la difficoltà di ripartire Stefano Cavalleri, classe 1951, fondatore, con Imelde Bronzieri, del marchio bergamasco di alta moda per bambini cui ha detto addio nel 2011 anche come direttore creativo, dopo che la proprietà era già passata di mano. Ma ora ritiene che tutti i tasselli stiano andando al posto giusto perché possa tornare ad essere un protagonista dello stile in formato junior, lui che nel Dizionario della Moda Italiana rappresenta l’unica menzione dedicata alla moda per bambino.

Il suo progetto si chiama QuisQuis «e sono sempre io – afferma -, l’evoluzione di 35 anni di esperienza, curiosità e ricerca in una chiave ovviamente attuale e moderna, grazie anche ad un team di giovani assistenti che mi affianca».

A che punto è la sua nuova avventura?

«Con la nuova collezione ha debuttato la partnership per produzione e distribuzione mondiale con Spazio Sei di Carpi, che dopo 18 anni ha “divorziato” da Blumarine ed è licenziataria di firme come Iceberg e Scervino. Un passaggio che mi dà la possibilità di lavorare ad un total look, non solo alla cerimonia come avvenuto in precedenza. Significa anche capi meno preziosi e poi le linee per maschietti e baby, scarpe e accessori, come coroncine, cappelli, borsine che hanno sempre fatto parte della mia immagine. La collezione è stata presentata a Pitti Bimbo ed è speciale perché è completa».

E il mercato come risponde?

«Alla kermesse fiorentina partecipo da 35 anni, l’affluenza è stata bassa ma i contatti molto buoni. Accanto ai clienti del mondo arabo si sono rivisti i russi, che la crisi aveva allontanato, oltre ad Azerbaigian e Kazakistan. Ed è tornata l’Europa, con Germania, Francia e pure l’Italia che si era persa totalmente. Sono segnali incoraggiati. Per noi la testimonianza di fiducia in ciò che stiamo producendo, per il settore moda il fatto che ci si sta rimboccando le maniche e si sta ripartendo».

La prima boutique monomarca QuisQuis è stata aperta a Doha, nel Quatar, lo scorso anno. È questa l’area più interessante?

«La penisola arabica ama molto quello che faccio e l’espansione prosegue. A Doha prevediamo di aprire un secondo spazio, mentre ad ottobre apriremo ad Abu Dhabi, in tempo per il Gran Premio di Formula Uno e il richiamo che avrà l’evento. All’inizio del 2016 sarà la volta di Dubai. Grazie a Spazio Sei siamo presenti anche in 12 negozi nelle vie della moda di tutto il mondo, nel Dubai Mall, in rue du Faubourg-Saint-Honoré a Parigi, in Piazzetta a Porto Cervo, solo per dare qualche esempio del prestigio e del valore delle location».

Come si conquista una platea così ampia e differente?

«È complicato. Le collezioni sono sempre più vaste per rispondere ai climi, alle ricorrenze, alle usanze e alle religioni. L’estate è, se vogliamo, più semplice perché fa caldo un po’ dappertutto, per l’inverno si ragiona “a strati”, dai golfini che sono sufficienti nei paesi arabi ai cappotti, piumini e pellicce per il mercato russo. Ma cambia anche il gusto e la scelta dei colori, le tinte pastello piacciono ai russi, i colori forti agli arabi, mentre bianco e avorio non vanno in Giappone. E poi ci sono le lunghezze di maniche e gonne, per non parlare delle ricorrenze diverse per ogni nazione e religione. In 35 anni ho imparato a conoscere tutto questo e a tenerne conto».

Come definisce il suo stile?

«Poetico. Da sogno perché senza sogni non si vive. E sempre sereno. Mi piace regalare dei sogni ai bambini e trasmettere l’idea del buon gusto, mostrare che ci si può vestire bene. I miei sono capi cari, per chi ha certe possibilità, non lo nego, ma i bambini sono ben vestiti anche con una camicetta bianca e un paio di jeans».

Ma perché vestire i bambini con capi eleganti e ricercati. Non dovrebbe essere l’età della spontaneità?

«Io credo che sia un modo per far conoscere ed apprezzare il bello e dare un valore alle cose, contro la cultura dell’usa e getta che travolge tutto, anche i ricordi. Contro la volgarità e la violenza. Significa insegnare loro a prendersi cura delle cose, a fare attenzione. Quando i miei figli hanno compiuto 18 anni ho regalato loro un paio di scarpe importati e insieme spazzola e lucido perché le conservassero al meglio, come un caro ricordo. L’abito della comunione, la bella camicia sono anche memoria, si legano ai momenti della vita. In bermuda e t-shirt si può stare tutti i giorni, perché andarci anche ad una cerimonia? Naturalmente il compito di indirizzare al bello e al buon gusto sta ai genitori…».

Quando disegna i capi pensa ai bambini o alle mamme che li compreranno per loro?

«Ho sempre pensato ai bambini. Ogni bambino sogna il bello. La bambina di fare la giravolta con un abito da principessa, per il maschietto forse è un po’ più difficile, ma delle giacche in jersey o felpa lo possono conquistare per una cerimonia».

Come non dovrebbero, invece, essere vestiti i bambini?

«Come dei piccoli adulti. Le bambine con pance scoperte, piercing finti, minigonne esagerate, i bambini come macho in miniatura. Purtroppo è la tendenza in atto, spinta anche da alcune aziende. Ma non la si ritrova solo nel vestire, su Internet, nei talent si vedono sempre più spesso bambini che cantano e ballano scimmiottando gli adulti. È un’immagine che non condivido».

La produzione di QuisQuis è cominciata in Puglia ed ora è Carpi, il made in Italy continua a fare la differenza?

«La manodopera italiana è unica, ma per alcuni tessuti, ad esempio delle sete meravigliose, e lavorazioni scelgo anche all’estero. In India, soprattutto, dove sono maestri nell’uso del colore e nel ricamo con paillette e filo di seta».

Con Bergamo che rapporto ha?

«È la mia città, che amo e dove dovrei vivere, anche se ora gli impegni fuori sono tanti, tra Carpi, dove si produce QuisQuis, la Puglia per seguire la prima linea bambino di Cesare Paciotti, un’iniziativa tutta nuova per la quale hanno scelto me, e i viaggi. Oggi comunque sono più spesso a Bergamo, da mio padre novantenne, che a Trescore, dove abito. Ciò che apprezzo è la possibilità di vivere ancora vicini alla natura, una delle scorse sere mi sono goduto l’arrivo del temporale…».

Come sono i bergamaschi nel vestire?

«È sempre stata una città perbene, mai d’avanguardia. Per un acquisto speciale la meta è sempre stata Milano, come del resto per il teatro e il divertimento. Ci sono però due donne che con i loro negozi fanno tendenza. Una è Rosy Biffi che sin dagli anni 70 è un punto di riferimento per la moda, una talent scout, direi, perché alcuni stilisti li rende famosi lei. L’altra è Tiziana Fausti, che ha portato griffe importanti come Dior, Gucci e Prada».

Mai pensato di passare alla moda per adulti?

«Ho cominciato con la moda donna e con un negozio in via San Tomaso. Il progetto è sempre stato nel cassetto ed ora quel cassetto si è dischiuso, ma è un po’ presto per parlarne…».

Un “assaggio” del prossimo autunno – inverno QuisQuis


Monte Arera, un magico weekend tra farfalle e fiori

capanna 2000Due giorni e una notte per vivere la montagna in modo diverso. Alla scoperta delle farfalle notturne e con un escursione lungo il Sentiero dei Fiori e delle Farfalle per osservare piante rare e lepidotteri diurni. Protagonista è il Monte Arera, uno dei più importanti santuari della biodiversità dell’arco alpino s.

L’iniziativa, in programma sabato primo agosto e domenica 2, fa parte della rassegna Parco Vivo 2015, pensata dal Parco delle Orobie bergamasche per riscoprire le bellezze locali.

Dopo il ritrovo, sabato alle ore 18, presso il rifugio Capanna 2000 (raggiungibile dalla località Plassa Arera, da Valcanale, salendo dal Rifugio Alpe Corte fino al Lago Branchino, oppure da Roncobello), in cui si terrà una presentazione, seguita dalla cena a base di prodotti tipici locali, gli occhi saranno tutti puntati sulla magia delle farfalle notturne. Per scorgerle meglio, al sopraggiungere del buio, gli esperti del Museo di Scienze Naturali “E. Caffi” di Bergamo stenderanno e illumineranno dei teli bianchi che renderanno ancora più emozionante la serata. Il tutto, in attesa del sorgere del sole, quando, dopo la colazione, il gruppo si incamminerà lungo il Sentiero dei Fiori e delle Farfalle fino al lago Branchino.

La partecipazione all’evento è a numero chiuso con prenotazione obbligatoria entro venerdì 31 luglio rivolgendosi direttamente al rifugio Capanna 2000: tel. 0345.95096 – cell. 339.6986367.

Per informazioni: Parco delle Orobie segreteria@parcorobie.it tel. 035.224249


Uffici Ascom, le chiusure estive in città e nelle delegazioni

Sede Ascom

Gli uffici di Ascom Confcommercio Bergamo e di Caf Ascom Bergamo nel mese di agosto saranno chiusi dal 10 al 21 agosto (compresi). Riapriranno con il consueto orario lunedì 24 agosto.

Le delegazioni di Albino, Calusco, Clusone, Osio Sotto, Sarnico, Trescore e Zogno saranno chiuse dal lunedì 10 a venerdì 28 agosto e riapriranno il 31 agosto.

La delegazione di Treviglio sarà chiusa da giovedì 13 a lunedì 31 agosto e riaprirà martedì 1 settembre. Gli uffici di Lovere da lunedì 10 agosto a venerdì 4 settembre e riapriranno lunedì 7 settembre, mentre la sede di Romano sarà chiusa da mercoledì 12 agosto a martedì 1 settembre e riaprirà mercoledì 2 settembre.


Bettineschi, Leggeri e Finazzi nel direttivo nazionale Ance

Nella squadra del nuovo presidente dell’Ance Nazionale ci sono anche tre delle principali cariche dell’organizzazione provinciale: in comitato di Presidenza entrano Ottorino Bettineschi, presidente di Ance Bergamo, e Simona Leggeri, vicepresidente alle iniziative di edilizia privata. In giunta oltre a Bettineschi e Leggeri ci sarà anche Livio Finazzi, vicepresidente all’organizzazione di Ance Bergamo. Le designazioni sono avvenute ieri a Roma successivamente all’elezione di Claudio De Albertis quale nuovo presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili.

L’imprenditore milanese, presidente della Triennale di Milano e già presidente dell’Ance dal 2000 al 2006, succede a Paolo Buzzetti. Per Bergamo si tratta di una conferma per quanto riguarda Bettineschi e Leggeri, che già sedevano in Comitato di presidenza, mentre per Finazzi si tratta del primo incarico in questo organismo.

«Siamo onorati di poter continuare a far parte a livello nazionale della squadra del Presidente. Bergamo continuerà a dare il proprio contributo in termini di impegno affinché la nostra Associazione possa contare sempre di più ai fini della rappresentanza del settore presso tutti i tavoli istituzionali», hanno commentato Bettineschi, Leggeri e Finazzi. «Porgiamo le nostre più vive congratulazioni a Claudio De Albertis per il suo mandato che beneficia di una sua profonda conoscenza ed esperienza a livello associativo. L’occasione ci è gradita anche per porgere il nostro ringraziamento a Paolo Buzzetti per l’instancabile opera che ha svolto nell’ambito della sua Presidenza, avendone potuto apprezzare da vicino le doti professionali, imprenditoriali ed umane che lo contraddistinguono».


E intanto il titolo vola in Borsa

Balzo in Borsa di Italcementi dopo l’annuncio di ieri del passaggio in mani tedesche. Dopo non essere riuscita a fare prezzo nelle primissime fasi di seduta, piazza un progresso del 49,39% a quota 9,86 euro per azione, proiettandosi verso i 10,6 euro fissati per l’Opa dei tedeschi di Heidelberg. Sospesa Italmobiliare, la holding della famiglia Pesenti, che segna un teorico +36,56%. In evidenza tutto il comparto dei cementiferi, con Buzzi a +6,1% e Cementir a +11,41%.

La famiglia Pesenti ha raggiunto un accordo con Heidelbergcement per cedere il 45% della società a 1,67 miliardi di euro e l’operazione sarà realizzata entro il 2016. A seguire, HeidelbergCement, che ha ottenuto da un consorzio di banche un prestito ponte da 4,4 miliardi, lancerà un’opa obbligatoria sull’intero capitale di Italcementi al prezzo di 10,60 euro per azione, che incorpora un premio del 70,6% per gli azionisti. L’intesa darà vita al secondo operatore al mondo nel cemento in termini di capacità produttiva, il primo in termini di vendite nel settore degli aggregati e il terzo nel calcestruzzo.


La reazione dei sindacati: «Anche il Governo chieda garanzie sul piano industriale»

«Il paese e Bergamo, per l’ennesima volta, perdono una eccellenza tutta italiana. Poi, per quanto riguarda le ricadute di questa operazione vedremo se potrà essere una opportunità per Italcementi o una ulteriore perdita di posti di lavoro».

Danilo Mazzola, segretario generale di Filca Cisl di Bergamo non nasconde le proprie paure per quanto possa accadere dopo la creazione del secondo colosso mondiale del cemento. La salvaguardia dei livelli occupazionale è il primo aspetto che il sindacato a tutti i livelli pretende sia osservato. «Negli ultimi tre anni – continua Mazzola – Bergamo è già stata interessata da una fuoriuscita di circa 200 lavoratori. La preoccupazione per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali non può non essere elevata».

Sulla stessa lunghezza d’onda, si muovono unitariamente le segreterie nazionali di Feneal, Filca e Fillea. «L’accordo con il quale Italcementi ha ceduto il 45% del Gruppo ai tedeschi di Heidelberg ci preoccupa nel metodo e nel merito, e getta ombre inquietanti sul futuro della società e sul destino dei circa 3.000 dipendenti italiani». Lo dichiarano i segretari nazionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Fabrizio Pascucci, Riccardo Gentile e Marinella Meschieri. «Il metodo è semplicemente da stigmatizzare – spiegano i tre sindacalisti – perché tutta l’operazione è stata fatta tenendo all’oscuro le organizzazioni sindacali, non considerando quindi le più elementari norme di buone relazioni industriali. Ci chiediamo a questo punto a cosa servano i Cae (Comitati Aziendali Europei), creati proprio allo scopo di garantire lo scambio di informazioni fra i lavoratori all’interno dei gruppi multinazionali, per evitare comportamenti scorretti come questi. Ma soprattutto – proseguono – l’accordo ci preoccupa nel merito, perché non dà alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali rispetto al piano di ristrutturazione, che si concluderà a gennaio 2017».

«Ci auguriamo che il nuovo assetto societario non disperda la grandissima professionalità acquisita negli anni dai dipendenti di Italcementi. Da parte nostra abbiamo già chiesto un incontro urgente, nel quale ribadiremo la contrarietà ad ogni intervento che penalizzi i lavoratori. La vicenda – concludono Pascucci, Gentile e Meschieri – ci rammarica anche perché assistiamo al passaggio in mani straniere dell’ennesimo pezzo importante e prestigioso del Made in Italy, rispetto al quale sarebbe necessario che anche il Governo chieda garanzie sulla natura e sulla qualità del piano industriale».
A Bergamo, cuore pulsante del gruppo, tra capoluogo e Calusco lavorano circa 1.000 dipendenti.


Anche il cibo ha il suo “Act”. Ecco le prime dieci azioni

cibo italiano 2Dopo il Jobs Act il Food Act, un piano di azioni del Governo per la valorizzazione della cucina italiana presentato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina a Expo nel corso del secondo Forum della Cucina italiana al cospetto di più di 40 chef tra i più blasonati d’Italia e i ministri dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca Stefania Giannini e dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini.

Per raggiungere gli obiettivi del piano viene istituito il Forum della cucina italiana come organizzazione permanente di lavoro e confronto fra le esperienze dell’alta cucina di qualità italiana e le principali istituzioni. Il Forum sarà coordinato dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e si riunirà almeno tre volte l’anno.

Ai lavori parteciperanno il Ministero degli affari esteri, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’Anci, gli operatori e gli altri enti e organismi pubblici interessati al tema.

Il Food Act indica le prime azioni di sistema perseguibili con un lavoro coordinato da parte delle istituzioni in sinergia con gli attori dell’esperienza enogastronomica italiana. Per ogni azione è individuato un soggetto capofila e vengono creati dei focus specifici con gruppi di lavoro dedicati.

LE PRIME 10 AZIONI DEL FOOD ACT

1. CHEF AMBASCIATORI DELLA CUCINA ITALIANA NEL MONDO

Obiettivo: Un’azione di promozione sui mercati esteri coordinata con il Piano di internazionalizzazione del Governo e identificata con il segno unico “The Extraordinary Italian Taste”. Portare entro il 2020 l’export agroalimentare a toccare quota 50 miliardi di euro. In questo contesto si prevede il coinvolgimento dei principali chef italiani per promuovere il Paese negli eventi di alto valore rappresentativo. Focus specifico su Usa, Russia e Cina.

2. VALORIZZARE LE ECCELLENZE ITALIANE E LA DIETA MEDITERRANEA

L’obiettivo è rafforzare la consapevolezza delle potenzialità del patrimonio agroalimentare italiano. Coinvolgere influencer internazionali per la costruzione di un messaggio coordinato. Promuovere la conoscenza delle eccellenze agroalimentari italiane, in particolare quelle riconosciute dai sistemi di tutela pubblici (Dop, Igp e biologico), attraverso un utilizzo in cucina che sia anche aderente ai valori della Dieta mediterranea, evidenziando allo stesso tempo la differenza con i prodotti italian sounding.

3. POTENZIAMENTO DELLA DISTRIBUZIONE DEL VERO MADE IN ITALY AGROALIMENTARE

Obiettivo: favorire l’attivazione di piattaforme logistico distributive come strumento fondamentale per l’incremento dimensionale e competitivo delle imprese. Il tema cardine è garantire un migliore approvvigionamento all’estero di materie prime realmente provenienti dall’Italia, in particolare per le reti di ristorazione italiana nel mondo.

4. ALTA CUCINA, ALTA FORMAZIONE

Sul profilo formativo è necessario colmare il gap del sistema, puntando sullo sviluppo di competenze economiche e imprenditoriali. Rafforzare i poli di formazione settoriale già esistenti e istituirne di nuovi maggiormente specializzati è una delle priorità del Food Act.

5. ESTENSIONE UTILIZZO STAGE PER LA RISTORAZIONE DI QUALITÀ

Si lavora per superare i vincoli dell’attuale legislazione attraverso la revisione delle linee guida in materia di tirocini approvati dalla Conferenza Stato Regioni che fissano i limiti quantitativi relativi al numero di tirocinanti in relazione la numero dei dipendenti delle singole aziende, senza alcuna differenziazione rispetto all’incidenza formativa dell’esperienza.

6. PIÙ AGGREGAZIONE NELLA FILIERA E NELLA RISTORAZIONE

Il piano sosterrà le aggregazioni nella filiera mediante le reti d’impresa attraverso strumenti come il credito d’imposta proposto con “Campolibero”. Verrà studiata la sua estensione a imprese operanti nel settore della ristorazione, verificando la compatibilità con la normativa europea in materia di aiuti di Stato e il fatto che si tratta di imprese, di norma micro e piccole, che operano nel commercio la cui competenza esclusiva è delle Regioni.

7. DARE CREDITO ALLA CUCINA ITALIANA GIOVANE

Uno dei punti cardine riguarda lo sviluppo di strumenti di credito idonei a soddisfare le particolari esigenze del mondo della ristorazione di alta qualità. Favorire, anche in accordo con le Regioni, condizioni di credito agevolato da rivolgere ai giovani under 40, in possesso di particolari requisiti, per il subentro nelle aziende di ristorazione per il ricambio generazionale anche in cucina.

8. RAFFORZARE BINOMIO TURISMO-RISTORAZIONE DI QUALITÀ PER PROMUOVERE I TERRITORI

Collegare l’offerta enogastronomica a percorsi turistici di qualità, promuovendo i prodotti agroalimentari dei territori, valorizzando anche i collegamenti con la ristorazione locale di qualità, l’hotelerie e il turismo culturale. Con questo obiettivo verranno individuati strumenti di supporto e coordinamento per rafforzare l’offerta turistica in chiave culturale – paesaggistica – enogastronomica.

9. CUCINA ITALIANA DI QUALITÀ CERTIFICATA

Per valorizzare meglio la cucina di qualità si valuteranno percorsi di riconoscimento, che garantiscano il consumatore, e permettano uno sviluppo del settore orientato da politiche regionali di promozione di qualità, trasparenza, unicità dei prodotti.

10. CUCINA ITALIANA COME CULTURA, IDENTITÀ, EDUCAZIONE, INCLUSIONE

Si punta a valorizzare il legame tra cucina e cultura, identità, educazione e inclusione. Questa azione prevede la promozione di iniziative che abbiano un ampio raggio: dall’educazione alimentare nelle scuole, per la promozione di valori come la sostenibilità ambientale, la lotta agli sprechi e il rispetto del cibo, fino alla valorizzazione culturale della nuova cucina italiana. Ultimo punto è dedicato all’accessibilità anche per le fasce più deboli, dando continuità a progetti di assistenza agli indigenti.