Villongo, Natfood spinge
sul pedale dell’innovazione

A Villongo, “capitale” del distretto della gomma e plastica del Sebino, c’è una delle realtà italiane specializzate nell’horeca più interessanti. Ä– Natfood, che comprende tre società leader sul mercato nazionale nella produzione e distribuzione di prodotti dedicati a bar e gelaterie.
Un portfolio di 2mila referenze, oltre 40mila locali serviti nel mercato nazionale, una rete di 350 agenti con il catalogo Natfood; tre sedi internazionali, in Spagna, Portogallo e Francia, una storia di visione e innovazione del mercato del food&beverage e un fatturato nel 2014 che si aggirerà intorno ai 30 milioni di euro.
L’azienda che fa capo alla famiglia Lochis, ha sede legale a Villongo e si avvale, sempre a Bergamo, di due stabilimenti di produzione, uno dedicato ai prodotti semilavorati istantanei e l’altro ai prodotti concentrati, oltre a un magazzino centrale di distribuzione. In provincia conta 120 dipendenti, un distributore con 5 agenti e serve 600 bar.
«La nostra mission – spiega Giuseppe Lochis, presidente Nf Food – non si esaurisce nella vendita dei prodotti ma prevede la concessione in comodato d’uso di macchinari innovativi, l’assistenza post vendita, un programma permanente di formazione e un marketing che illustra le novità e le caratteristiche di ogni prodotto».
Dal magazzino di Villongo parte la distribuzione di prodotti e attrezzature in tutta Italia, ai dieci magazzini sparsi per nelle varie regioni, ai grossisti e ai clienti finali: i bar. Al centro logistica si aggiunge un’officina con dieci tecnici dedicata all’assistenza e alla revisione delle attrezzature. La fetta principale del mercato è data dalla linea delle bevande calde e dalla gamma delle creme fredde che vengono fornite con il relativo erogatore. Le due linee, insieme, coprono più della metà del fatturato: il caffè al ginseng ginco (bevanda di punta), il caffè d’orzo, il caffè americano, le cioccolate per i mesi freddi; e le varietà di creme, il gelato, lo yogurt soft e le granite per l’estate. Poi ci sono le bevande per tutte le stagioni, tra cui l’Amaro Lucano per il quale Natfood ha l’esclusiva sul canale horeca, e il Chai Tea, una bevanda a base di tè che ha origine nel Sud Est asiatico.
La caratteristica del gruppo di Natfood Ä— che produce la maggior parte degli articoli in catalogo e che ha la distribuzione esclusiva dei rimanenti. Il gruppo di Villongo continua a spingere sull’acceleratore delle novità. «La nostra parola d’ordine Ä— innovare, in termini di prodotti e di servizi, nel canale dei bar – dice Lochis -. Cerchiamo di creare prodotti innovativi che caratterizzino l’offerta di chi ci sceglie, siamo costantemente alla ricerca di nuove alternative all’espresso e al gelato da proporre ai baristi per aiutarli ad aumentare i prodotti e quindi i guadagni».
Secondo l’amministratore delegato di Nf Food Luciano Lochis, «solo chi rinnova spesso la propria offerta può attirare e fidelizzare i clienti». «Per questo – afferma – lo sviluppo di nuovi prodotti sarà costante. L’esercente sa che ogni anno proporremo idee nuove interessanti».
I prodotti Natfood sono oggi presenti in alcune delle location più prestigiose; Ä— una lunga lista che include il “Caffè Paskoski” e il “Gilli” di Firenze, “La Rinascente” di Milano e le catene autostradali Chef Express e Airest. Non solo. Natfood ha lanciato due concetti innovativi di franchising che si stanno sviluppando in tutto il mondo con buoni risultati: “Flash Café”, punti vendita di bar tradizionali tipici italiani di alta qualità e “Ciocolat lounge”, esercizi dedicati alla vendita di cioccolate aromatizzate, oltre a sette lounge aperte e operative nell’area del Medio Oriente, Malta e Tunisia.
Sempre in tema di innovazione, il gruppo di Villongo, che Ä— presente con una divisione dedicata in molti parchi dei divertimenti italiani, ha montato a Mirabilandia e Aquafan le prime attrezzature per la produzione di granite frizzanti. «Si tratta di vere novità a livello europeo – sottolinea Lochis – derivanti da un mix di alta tecnologia e prodotti specifici, studiati per stupire e divertire il consumatore, per offrirgli sensazioni al palato particolari, piacevoli e nuove».

Le altre società del gruppo Nf Food sono:
General Fruit – L’azieda è nata nel 1988 sulla preesistente azienda familiare dedicata alla produzione di liquori esciroppi fin dagli anni 50. Produce liquidi concentrati a base di frutta: preparati per bevande (sciroppi, semilavorati concentrati, preparati per cocktail, preparati per tè freddo), topping e succo di limone al 100%. Possiede sei linee
produttive all’avanguardia. Attualmente negli stabilimenti di circa 14.000mq vengono prodotte oltre 10.000 tonnellate di concentrati liquidi. Ä– fornitore a marchio per i più grossi gruppi alimentari mondiali: Nestlè, Unilever, Metro, Menz&Gasser, Heinz e altri ancora.
Granulati Italia – Industria alimentare nata nel 1976 e dedicata alla granulazione di prodotti alimentari e specializzata nella produzione di semilavorati istantanei combinati. Ha come mission la qualità al centro di una grande specializzazione. Con uno stabilimento di 8.000mq produce basi per gelato, semila vorati di yogurt con fermenti proibitici, semilavorati per cioccolata creme e dessert, salse e semifreddi.


Ambulanti, «serve un salto culturale» 

Mauro Dolci, presidente della Fiva di Bergamo, è il nuovo coordinatore della Federazione lombarda. 57enne di Zogno, Dolci è ambulante da oltre 40 anni nel settore alimentare, attivo nei principali mercati della provincia, in quanto ha iniziato a mettere piede sulle piazze bergamasche a 15 anni terminate le scuole dell’obbligo. Dal 2008 è presidente di Fiva Bergamo, dopo la prematura scomparsa di Mario Vanoncini e dal 2013 vicepresidente vicario della Federazione a livello nazionale. La nuova nomina lombarda è avvenuta all’unanimità nel corso della riunione del Comitato Regionale Fiva, riunito a Milano il 21 ottobre scorso e a cui hanno preso parte: il presidente nazionale Giacomo Errico; Mauro Dolci; Riccardo Zanierato (vice presidente vicario Fiva Milano) e i presidente Fiva Raffaele Cirillo (Brescia), Roberto Benelli (Como), Rino Barbieri (Lecco), Renato Scarano (Pavia), Rodolfo Calzavara. Presenti anche i segretari, funzionari Ascom, Roberto Foglieni di Bergamo, Rosario Presti (Como) e Luigi Leanza (Milano).
Vice coordinatori regionali sono stati nominati Riccardo Zanierato (vicario) e Roberto Benelli. Luigi Leanza sarà il responsabile operativo della segreteria del Comitato.
Diversi gli obiettivi che il nuovo presidente regionale si pone, nel solco della continuità con il lavoro svolto dal predecessore, Giandomenico Beri. Su tutti l’attenzione a valorizzare l’esperienza degli operatori dei mercati di tutte le provincie lombarde. «Siamo una squadra che vuole essere attenta non al particolare del singolo ma di tutti i mercati del territorio lombardo, attraverso un lavoro di condivisione con la dirigenza delle associazioni che ne fanno parte, focalizzando risorse e interventi sui problemi rilevanti che riguardano il settore», afferma Dolci.
L’ambulantato è un lavoro impegnativo e ricco dal punto di vista dei rapporti e dagli stimoli che vengono dall’ambiente e dal territorio in cui opera. E a questo proposito Dolci sottolinea come i rapporti con la pubblica amministrazione il più delle volte sono da ricostruirsi ad ogni tornata elettorale. «Ad ogni elezione noi il più delle volte dobbiamo ricominciare da capo, ricostruendo e intessendo rapporti. E’ un lavoro da un lato affascinante ma dall’altro estenuante, anche se dialogando i problemi poi si risolvono. Credo che siamo l’unica realtà o una delle poche a doverci sempre confrontare e non dare niente per scontato. Ad ogni cambio di amministrazione, cambia qualcosa anche per noi. E’ questo un tema che sarà da affrontare».
Altro obiettivo che Dolci e il consiglio si pongono è quello di aiutare ciascun operatore in un cambio di mentalità nel modo di percepire il proprio lavoro, passando dalla logica del  “mio banco” a quella del “mercato”. «E’ una sfida importante – prosegue Dolci –  perché rendere bello e appetibile l’intero mercato è il modo migliore per attrarre i visitatori/compratori. Per raggiungere questo obiettivo sarà necessario educare al rispetto delle regole e alla legalità: la facciata, ciò che appare, è, in questo caso, estremamente importante. Insieme ai dirigenti di tutte le associazioni valorizzeremo le esperienze personali di ciascuno. L’idea è quella di creare servizi nei mercati anche cercando finanziamenti per progetti ben definiti».
Durante il suo mandato Dolci riserverà un’attenzione particolare anche alla direttiva Bolkestein. «A breve vorremmo organizzare un convegno a Bergamo sul tema della direttiva Bolkestein per confrontarci sulle conseguenze che questa normativa porterà all’interno dei nostri mercati e che inevitabilmente cambieranno volto e punteranno ancora di più sulla qualità e la professionalità». Insieme a questo si pone un altro problema da affrontare: quello del ricambio generazionale. «Anche questo è un tema difficile perché nel nostro settore negli ultimi anni manca il ricambio generazionale e soprattutto il passaggio dell’attività tra padre e figlio. E’ un tema sul quale è necessario confrontarci».
Ultimo aspetto quello dei distretti del commercio, su cui, secondo Dolci, «una riflessione deve essere fatta, soprattutto rispetto al contributo che le nostre esperienze possono offrire a queste nuove realtà che sul territorio lombardi stanno prendendo spazio».


Giovani, «pronti a cogliere
la sfida del cambiamento» 

Nella foto un momento del Forum Giovani Confcommercio, con il presidente della Confederazione Carlo Sangalli e il presidente dei Giovani Alessandro Micheli

“Evoluzioni”: nel titolo del forum nazionale di Giovani di Confcommercio la parola d’ordine del settore, chiamato a riscrivere i propri paradigmi, non solo per via della crisi ma per rispondere ad un più generale mutamento nell’approccio al consumo. Per due giorni – gli scorsi 4 e 5 novembre – circa 250 imprenditori “young” in rappresentanza di tutti i settori e territori si sono riuniti al Maxxi di Roma, il museo delle arti del XXI secolo, per confrontarsi, anche grazie ai tweet inviati dalla platea, su come affrontare il cambiamento. Tra i relatori della prima giornata, dal taglio più strategico, i manager di Facebook, Google e Amazon e gli esperti di nuove tecnologie, comunicazione e marketing, mentre la seconda ha fatto spazio al dibattito politico con i rappresentanti dei diversi schieramenti e la presenza del vice ministro dell’Economia e delle Finanze Luigi Casero.

«Le nuove tecnologie hanno segnato una svolta rispetto al modello tradizionale di commercio – commenta Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani dell’Ascom di Bergamo, presente al forum -, oggi non è più possibile ignorarle perché ci dicono come si muovono i consumatori, che gusti hanno, ciò non significa tuttavia che basta orientare la propria attività sul versante digitale per avere successo. Credo che la due giorni abbia fatto emergere il senso vero del concetto di innovazione, ovvero capire il cliente e rapportarsi con esso, per essere in grado di costruire e rinnovare man mano la propria proposta». Tra gli esempi emersi durante i lavori, quello di un negozio a Roma specializzato in scarpe da running, che al proprio interno ha realizzato un pista da 30 metri per permettere ai clienti di mettere alla prova immediatamente i modelli, e  l’esperienza di Varese, dove i negozi di abbigliamento del distretto hanno realizzato un outlet comune, che permette di gestire al meglio i magazzini e al contempo di inserirsi in un settore da sempre considerato concorrente. «È stata sottolineata anche l’importanza di creare una community con i propri clienti –  prosegue Bonicelli -, il negozio di articoli sportivi può dare vita ad un’associazione sportiva, la gastronomia un club di amici gourmet o lezioni di cucina, il negozio di computer ed elettronica proporre corsi. Sono state messe in rilievo anche alcune logiche di produttività, come l’importanza strategica di proporre prodotti personalizzabili, la valorizzazione del punto vendita, così che possa far vivere al cliente un’esperienza coinvolgente, e il concetto allargato di punto vendita, che non si ferma a considerare la ricaduta immediata delle informazioni che riguardano l’attività, ma invita ad avere una visione più ampia e a più lungo termine. Senza dimenticare il coinvolgimento dei collaboratori nel progetto aziendale».
Il concetto prioritario da trasferire sulla realtà bergamasca è, secondo Bonicelli, quello di rete. «È già un aspetto che portiamo avanti all’interno del nostro Gruppo Giovani – ricorda -, riguarda la sinergia tra le imprese, ma soprattutto con le istituzioni e il territorio. Per la città penso al potenziale di attrattività dell’Università e all’importanza di sviluppare servizi per gli studenti fuori sede, per la provincia al potenziamento della dimensione turistica. La stagione estiva è andata male sulle nostre montagne? Diamoci da fare per sfruttare al meglio quella invernale dovrebbe essere l’atteggiamento». «Gli stimoli dell’assemblea sono stati numerosi – prosegue Bonicelli –, un’iniezione di voglia di fare e di guardare con occhi positivi il futuro, che però non può prescindere da quelle che, personalmente, ho identificato come parole chiave dell’essere imprenditori oggi: visione, determinazione, coraggio e costanza, necessari in dose massiccia di questi tempi».
Il rammarico della trasferta romana è legato, invece, al confronto con i politici. «Di fronte alla volontà di non arrendersi di 250 imprenditori – rimarca il presidente dei Giovani Ascom – i rappresentanti dei partiti si sono limitati a far rimbalzare le responsabilità, giustificando tutto con i problemi ereditati dal passato, senza l’accenno a voler finalmente cambiare qualcosa. Peccato, è stata sprecata un’occasione per cominciare a costruire».
Carica di entusiasmo è tornata da Roma Alessandra Cereda, componente del Consiglio direttivo “senior” della Federmobili e vicepresidente dei Giovani della categoria, oltre che consigliere dei Giovani Ascom. «Evolversi vuol dire non fermarsi, puntando in particolare su progetti web e di comunicazione e sul fare rete. Un aspetto fondamentale emerso dal forum – spiega – è che non ci si può limitare a considerare solo la propria attività, ma occorre avere come obiettivo quello di crescere insieme, sia collaborando tra attività dello stesso settore sia realizzando sinergie tra settori trasversali. Altro punto oggi imprescindibile è la presenza sul web, anche per le attività più tradizionali e meno tecnologiche, perché occorre mettere in campo tutte le strategie per aggredire il mercato in maniera più attiva e convincente. Più in generale, la due giorni ha dimostrato che i giovani imprenditori hanno voglia di fare, hanno smesso di piangersi addosso e stanno cercano in tutti i modi di trasmettere ai consumatori una visione più positiva e di aprirsi nuove opportunità».
Nel settore dell’arredamento le linee d’azione riguardano soprattutto lo sviluppo dei siti internet e modalità di promozione e pubblicità più accattivanti, ma anche una nuova concezione del punto vendita, «che è sempre stato un contenitore statico – rileva – e invece può riempirsi di eventi collaterali e iniziative».
Un ostacolo contro cui si scontrano i buoni progetti e l’energia dei giovani è quello del credito. «Per smuovere il mercato occorre investire – sottolinea Alessandra Cereda – ma è sempre difficile ottenere finanziamenti dalle banche. Il fatto però è che non ci si può permettere di perdere troppo tempo, il cambiamento di rotta va impresso prima che sia troppo tardi».


Zappa (Sematic): «È ora di mettere
in circolo idee e impegno»

Roberto Zappa è a capo di Sematic, azienda di famiglia leader in Italia nella produzione di componentistica per gli ascensori 

Parafrasando: la vita non è fatta solo “a” e “di” scale. C’è chi scende e c’è chi sale anche con gli ascensori.
Che cosa sale e che cosa scende?
Roberto Zappa, a capo di Sematic, l’azienda di famiglia creata dal papà e gestita dal terzetto di fratelli ( con lui ci sono anche Paolo e Marco), leader in Italia nella produzione di componentistica per gli ascensori (155 milioni la previsione di fatturato per il 2015, 360 dipendenti nella sede di Osio) ci pensa su un attimo.
“Che cosa sta precipitando? Vedo in caduta certi valori e, mentre lo dico, mi sento un po’ vecchio. Il rispetto per le persone, l’entusiasmo, la gioia di fare le cose, la condivisione. Il panorama è questo; sono più le cose che sono scese che quelle che sono salite”.
Qualcosa di positivo ci sarà…
“A livello personale e professionale la maturazione mi ha portato a raggiungere degli obiettivi che non mi sarei mai immaginato. A cominciare da quello della famiglia”.
Ha realizzato i sogni che aveva da ragazzo?
“L’ambiente dell’officina mi è sempre piaciuto, fin da quando avevo 15 anni e il papà mi portava con lui”.
Come è nata Sematic?
“Nasce nell’hinterland milanese con mio papà che produceva porte metalliche e che nel milanese c’è rimasto fino ai periodi caldi degli anni ’70. Quando sono cominciati a volare cubetti di porfido nelle contestazioni, papà è stato risoluto: "Devo andare a lavorare in un posto dove sia possibile farlo". Ha trovato un capannone di una cartiera dismessa qui ad Osio, l’ha rilevato e ha spostato a Bergamo la produzione. Qui siamo cresciuti, come azienda, così come ha voluto mio padre, con tranquillità”.
Ritornando ai suoi albori lavorativi in officina…
“Non venivo retribuito, ma imparavo a fare le cose, ad essere meccanico. Mi piaceva creare da una semplice lamiera un pezzo funzionale”.
Quindi lei è un creativo-inventore…
“Caspiterina (ride, ndr). Ho un bello spessore di brevetti e una passione per l’aspetto normativo del settore che ho coltivato con diversi incarichi internazionali negli organi di rappresentanza”.
Parliamo di ascensori, allora. Nel boom edilizio andavano via come il pane…
“In Italia, nei tempi d’oro, si producevano 24 mila impianti l’anno. Oggi è un sogno”.
Sotto il profilo normativo come stiamo messi?
“Non abbiamo problemi burocratici, perché il nostro regolamento prevede e permette l’installazione dell’ascensore, la sua messa in funzione e il collaudo in tempi brevi o direttamente da aziende che hanno un certificato di qualità totale. Mi sono stupito quando, qualche giorno fa, ho letto che in alcune palazzine dell’Aler si lamentava da oltre un mese la mancanza di collaudo degli ascensori. E’ impossibile. Il collaudo può essere fatto subito, nel giro di 24 ore dall’installazione, se poi l’azienda è in regime di qualità totale, il collaudo viene rilasciato immediatamente”.
Forse di così immediato non ci sono i pagamenti…
“Ahimè, purtroppo è così. Nessuno paga più, la difficoltà di cui soffrono un po’ tutti”.
Oltre l’Italia, ci sono Paesi dove il mercato edilizio, è in espansione…
“Il nostro comparto, ricompreso in una metalmeccanica dove si possono trovare componentistiche e prodotti tra i più disparati, è molto legato all’edilizia. In Europa ci sono oltre cinque milioni di impianti installati e noi per il 96% del nostro fatturato abbiamo sempre fatto riferimento all’export. In Italia, stiamo crescendo ora, tenendo presente che, quando si è trattato di attivarsi concretamente con la normativa di ammodernamento degli impianti, l’Italia si è messa di traverso. Il risultato è che più della metà del parco ascensori installati nel nostro Paese ha un età compresa tra i 30 e 40 anni. L’ascensore è una macchina che va in verticale e come tutte le macchine, prima o poi si rompe”.
Quindi non basta fare manutenzione…
“Per usare un eufemismo automobilistico sarebbe come percorre un'autostrada con una Balilla a cui si è fatto manutenzione. La macchina tecnicamente è a posto, ma resta pur sempre una Balilla con i suoi anni. Se mi viene addosso un tir e devo frenare, che cosa succede? La macchina si schianta perché manca di elettronica. Ci sono un sacco di impianti vecchi e stravecchi che fortunatamente tengono ancora, e la casistica degli incidenti si mantiene fortunatamente molto bassa, ma il giorno in cui dovessero cominciare, chi li ferma più?”
A proposito: nell’immaginario ascensoristico, le paure sono due: rimanerci chiusi dentro, la prima, e l’altra l’ascensore che precipita…
“Questo in teoria non può succedere, mentre restare chiusi, beh quello è un inconveniente più frequente”.
In alcuni palazzi si vedono ancora ascensori antipanico a vetri…
“Sono delle opere d’arte, basta pagare e si può far tutto. Come ho detto, stiamo crescendo adesso in Italia perché anche quando si parla di ascensori, si punta alla qualità”.
Il costo medio di un ascensore quale è?
“Siamo arrivati anche alla disperazione, 12-14 mila euro. Il valore di un impianto decente che possa durare intorno ai 20 anni è del doppio. Il problema è che l’ascensore non viene venduto al condomino, ma al costruttore che punta a pagarlo poco. Questo si traduce in “pacchi” commerciali ed imprenditoriali, solenni”.
Qualche anno fa, la cronaca bergamasca registrò un caso drammatico, quello dell’imprenditore morto nel tentativo di uscire da un ascensore bloccato…
“Le norme attuali prevedono che gli impianti abbiano dei sistemi di comunicazione direzionale. Gli impianti prima del 1998 non li hanno, come nel caso specifico di cui stiamo parlando. Sarebbe bastato un sistema di comunicazione, con l’operatore che rassicura e tranquillizza sui tempi di intervento”.
A lei è mai capitato di restare intrappolato?
“No”.
Ma nel caso?
“La cosa peggiore è quella di tentare un autosalvataggio, con l’apertura delle porte di cabina, che a partire dal 2017 non sarà possibile più effettuare. Saltare fuori da un ascensore è pericolosissimo per due motivi: si sposta la massa all’interno della cabina e l’impianto si muove, mentre l’altro guaio è che, con la cabina più alta rispetto al piano, il salto di atterraggio può comportare la caduta nella tromba delle scale”.
La responsabilità di un’azienda come la sua, qualche sonno glielo turba?
“Si è sempre in tensione, c’è sempre qualcosa che non funziona, qualcosa da sistemare”.
Il complimento più bello che le hanno rivolto?
“Qualche giorno fa: trattare con te – mi hanno detto – è un piacere perché sei una persona seria. Pensando al momento che viviamo, mi sono sentito orgoglioso di quello che faccio”.
Qual è la prima cosa che pensa al mattino appena sveglio?
“Speriamo anche oggi di avere abbastanza lavoro per tutti”.
L’ultima, la sera?
“Spesso arrivo a casa stanco, ma soddisfatto. Se guardo indietro guardo quello che ho fatto e sono contento, se guardo avanti intravedo degli obiettivi da raggiungere che ugualmente mi danno la carica per andare avanti. Se riesco a trasmettere ai miei dipendenti questo entusiasmo, allora possiamo guardare al futuro con fiducia”.
Lei che rapporto ha con i suoi dipendenti?
“Ho avuto un problema quando rilevammo un’unità produttiva negli Stati Uniti. Prendemmo una commessa molto importante e ne parlai a loro. Per tutta risposta, considerando che il lavoro era assicurato per due, tre anni a venire, questi rallentarono la produzione. Mi arrabbiai moltissimo e dovetti licenziare alcuni di quegli operai. Dire a qualcuno: non sei più necessario, è stata la mia sofferenza più grande. Una cultura americana, molto diversa dalla nostra. Anche dal punto di vista sindacale. Il concetto di attaccamento al lavoro è una cosa che fa parte del Dna italiano”.
Lei è da pochi mesi presidente del Guppo metalmeccanici di Confindustria…
“È faticoso ma il gruppo che si sta creando è pieno di entusiasmo e di voglia di fare. In Italia paghiamo anni di apatia e anche l’ambiente confindustriale è parecchio salottiero. Il vento sta cambiando, bisogna cominciare a metterci del proprio. Basta con i circolini. Chi se ne va, però, non ha compreso il senso dell’associazionismo, oggi più che mai occorre partecipare, mettere in circolo idee ed impegno. Non ha senso restare ognuno a casa propria. Occorre fare “massa”, non guardando alle dinamiche interne, ma in prospettiva, nei confronti di altre realtà. Una massa che serve all’Italia. In questo senso, i tedeschi ci hanno insegnato la via. Al contrario degli italiani che, quando arrivano a Bruxelles, sono bravissimi”.
A fare cosa?
“A dire ciascuno una cosa diversa, chi dice a, b o c. Così l’opinione dell’Italia nessuno sa mai quale sia”.


Sviluppo d’impresa, dall’Ascom 
assistenza agli associati

Ascom accompagna le imprese associate nella fase d’avvio, nel consolidamento e nella revisione del proprio business. Il servizio di coaching prevede una consulenza mirata, costruita su misura delle singole esigenze aziendali. La durata dell’accompagnamento è stabilita dai 3 ai 5 anni a seconda del settore di avvio e dell’età del nuovo imprenditore. Al servizio possono accedere anche le imprese associate già in attività. 
“Il perdurare delle difficoltà economiche, dalla contrazione dei consumi alla crescente pressione fiscale, rende prezioso un aiuto nell’ottimizzazione della gestione aziendale per diminuire i costi ed aumentare i ricavi” spiega Oscar Fusini, vicedirettore Ascom.
La consulenza d’accompagnamento all’ impresa non prevede alcun costo aggiuntivo: basta sottoscrivere o avere già in essere un contratto di affidamento dei servizi in esclusiva con l’Associazione.  “Sono sempre più le imprese a richiedere e ad affidarsi ad una consulenza interna ed esterna, con un temporary manager dedicato – sottolinea Pietro Bresciani, responsabile del servizio e dell’area marketing Ascom -. Le valutazioni spaziano da quelle economico/finanziarie a quelle amministrative, dalla formazione all’aggiornamento in materia di sicurezza sul lavoro e autocontrollo alimentare”.
Grazie al bando della Camera di Commercio, attraverso l’azienda speciale Bergamo Sviluppo, è possibile effettuare un monitoraggio gestionale e un’analisi del business plan con un consulente dedicato ed eventualmente l’apporto dell’esperienza di un commerciante senior appartenente ad un settore non in concorrenza. ”Fino al 31 dicembre gli imprenditori possono cogliere l’opportunità di avere un consulente al loro fianco per allargare o diversificare la propria attività, rafforzare la propria immagine attraverso strategie di marketing e studi grafici, allargare i confini d’impresa attraverso web e social – continua Bresciani -. Attraverso un pannello gestionale  sarà inoltre monitorata con attenzione la situazione economica e finanziaria”. L’esperienza dei consulenti Ascom consente di monitorare con attenzione l’andamento della propria attività. La Cooperativa di Garanzia Fogalco effettua un’analisi finanziaria annuale, pronta a restituire un quadro fedele della situazione, oltre che ad analizzare le condizioni bancarie in essere per andare a costruire un rating che valorizzi la bontà del progetto imprenditoriale in fase di start up o il valore storico dell’attività. Ogni sei mesi l’ufficio contabilità preposto effettua un report amministrativo per la situazione fiscale, gli adempimenti e i tributi. L’ufficio paghe si occupa della gestione del personale in ogni aspetto, con monitoraggio semestrale di tipo amministrativo. E’ possibile inoltre aderire, attraverso il bando Formazione Commercio, a percorsi di approfondimento ad hoc, organizzati in diversi moduli, pronti a soddisfare le esigenze dei nuovi imprenditori.
Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi a Pietro Bresciani (mail: pietro.bresciani@ascombg.it)


Pane e snack “locali”,
le idee dei futuri fornai

La farina di frumento locale da filiera controllata c’è ed è il frutto del progetto fortemente voluto dall’Aspan di Bergamo per dare vita ad un modello virtuoso di economia territoriale. Per valorizzare questo piccolo tesoro di sostenibilità, l’associazione ha messo in gioco gli allievi del terzo anno delle scuole di panificazione, coinvolgendo proprio le nuove generazioni nella sfida di creare prodotti capaci di interpretare l’evoluzione del gusto, nel rispetto della tradizione artigianale. Il concorso “Bread in school” ha vissuto la fase centrale durante la scorsa fiera Campionaria, quando nello stand-laboratorio dell’Aspan si sono cimentate nella preparazione delle proprie ricette inedite quattro classi in altrettante serate. Cinque le categorie della gara: pane in pezzatura fino a 100 g e tra 300 e 750 g, pane o prodotto da forno per la prima colazione, snack salato e snack dolce. In campo le terze B ed E dell’Isb di Torre Boldone, seguite rispettivamente dai docenti Eraldo Castagna e Ivan Morosini, la terza A dell’Abf di Bergamo, con Elio Finardi, e la terza A dell’Abf di Treviglio sotto la guida di Massimo Ferrandi.
Tra le proposte, brioche vegane, pani con mix di cereali attenti all’apporto nutrizionale, ma anche utilizzo di verdure, dimostrano l’attenzione alle più recenti tendenze dell’alimentazione, anche se non è stato dimenticato il lato più goloso dell’arte bianca. I prodotti sono stati valutati da una giuria composta da rappresentanti delle organizzazioni dei consumatori, di Slow Food, sindacati di categoria, stampa specializzata, della Promoberg e delle aziende fornitrici.
La premiazione degli studenti avverrà nello stand Aspan a Gourmarte, in fiera dal 29 novembre al primo dicembre. Nel frattempo le ricette sono diventate patrimonio comune al quale i fornai possono attingere per le proprie proposte. 


Credaro, chiude
lo storico panificio Cancelli

nella foto: Leonardo Cancelli con la moglie Fernanda

Per due generazioni di credaresi, il pane Ä— sempre stato quello del Gino Zofi, all’anagrafe Pierluigi Cancelli. Ancora oggi, dopo tanti anni che non c’è più, molti anziani vanno dal Gino a prendere il pane, per quell’anacronismo bizzarro a metà tra nostalgia e tributo che nei piccoli paesi porta a personalizzare i negozi e a far “sparire” l’insegna.
Pochi giorni prima di Natale, il piccolo forno con annesso negozio alimentare affacciato sulla provinciale via Roma, a Credaro, dopo aver resistito a una guerra e alla crisi degli ultimi anni, abbasserà la serranda per sempre. Dietro di essa si perderà un pezzo di storia del paese e della panificazione bergamasca.
Ma lo dice subito Leonardo Cancelli, figlio del Gino, che insieme alla moglie Fernanda porta avanti l’attività di famiglia: «Sono sereno, non ho rimpianti. Chiudo perché sono stanco, non per la crisi. Ho sempre iniziato la giornata con entusiasmo, ma da qualche mese non è più così. Ho capito che è arrivato il momento di smettere».
Insomma, non è l’ennesima sconfitta di un piccolo negozio della nostra storia. Leonardo Ä— nato e cresciuto in mezzo a pane e farine, il nonno faceva il mugnaio. «In paese – ricorda – l’avevano soprannominato “Zofi” perché davanti a casa sua c’erano spesso i carri delle farine Zoffi e il nome Ä— rimasto anche a mio papà Gino».
Il Panificio Cancelli nasce con lui nei primi anni Trenta.
Dopo aver lavorato per qualche anno al sindacato di Sarnico, Gino decise di rilevare un piccolo forno in paese per aiutare la famiglia in difficoltà. Di pane sapeva poco o nulla, così chiamò un fornaio di Palazzolo e si fece insegnare. «Mio padre – racconta Leonardo – ha dato lavoro ai nipoti e a tanti ragazzi. Per lui i suoi dipendenti erano sacri».
Gli aiutanti hanno preso poi strade diverse, Gino invece, con i suoi immancabili cappello e grembiulino, Ä— rimasto nel panificio fino all’ultimo giorno della sua vita, e così anche la moglie Rosi, mancata qualche anno fa. «Per farle abbandonare il grembiule, quando si usciva, bisognava quasi litigare», ricorda Fernanda.
Leonardo ha raccolto l’attività di famiglia nel ‘71, appena tornato dal servizio militare e l’ha portata avanti insieme alla moglie con impegno e serietà.
«Ho cominciato ad aiutare mia mamma in negozio durante le vacanze – ricorda Leonardo – aprivo alle cinque perché a un quarto alle sei arrivavano i pullman da Gandosso con le ragazze che lavoravano nelle aziende. Entravano in negozio dalla porta sul retro per prendere il pane per il pranzo. Era davvero bello. Allora Credaro era un centro commerciale a cielo aperto».
«Ä– stata una vita faticosa. Questo Ä— un lavoro per cui si sacrifica tutto – confida -. Fino all’83 non ci siamo mai concessi una vacanza. Ci sono panificatori che non sanno cosa sono le ferie e lavorano anche la domenica».
Leonardo lavora da solo al forno dal 1990. «Se l’attività Ä— solo familiare, il lavoro è duro e si è costretti a rinunciare a tutto. A volte credo di avere fatto l’impossibile».
Prima di dedicarsi a questa occupazione, ha frequentato l’Arte Bianca di Torino. Lì ha imparato a conoscere le farine e ha maturato l’interesse per questo mestiere. «La scuola Ä— molto importante in qualunque attività perché senza scuola non si impara. Oggi vengono ragazzi a cercare lavoro e non sanno nulla di farine e panificazione».
In più di cinquant’anni di mestiere Leonardo ha sempre rispettato la regola che gli ripeteva suo padre: compra di qualità che con la qualità fai la qualità. «Certo si guadagna meno – nota -, ma lavorare solo per guadagnare Ä— sbagliato, si lavora anche per passione».
Il mestiere Ä— molto cambiato e da quindici anni Leonardo fa “il pasticcere con il pane”. «Negli anni 70-80 c’erano la michetta e il lavorato, le banane e qualche mantovana, il pane era l’alimento principale e si comprava a chilo. Oggi il pane Ä— quasi demonizzato e i clienti acquistano a numero e vogliono tantissima varietà». «Ä– capitato che ci chiedessero persino un pane morbido ma croccante – rivela Fernanda – e tante mamme mi dicono che preferiscono dare ai bambini il pane a fette confezionato che si trova nei supermercati perché Ä— morbido. Mah! I bambini hanno i denti, possono masticare, no?».
Con la chiusura del Panificio Cancelli andranno purtroppo perse anche le ricette dei panini inventati da Leonardo: i credaresini, risposta alla milanesina, preparati con la biga (gli avanzi dell’impasto), arrotolati e poi stampati; i panini soft, sorta di hot dog americani fatti con la nostra farina; e i parigini. Si perderà inoltre uno dei pochi indirizzi dove è ancora possibile trovare la michetta. «A Milano dove è stata inventata non esiste più – dice -, Ä— un pane che richiede una preparazione lunghissima. Mi impegna molto ma la faccio, Ä— il mio lavoro».
Se gli si chiede cosa porterà con sé della sua vita di panettiere Leonardo risponde: «Le fatiche, i problemi, le difficoltà perché il tempo Ä— veloce e 24 ore non bastano mai. Ma soprattutto la soddisfazione di aver superato tutte le difficoltà, con la forza di volontà. Porteremo con noi anche l’apprezzamento dei clienti, molti anziani vengono da noi da tantissimi anni (ndr: anche per affetto verso il padre Gino che in tempo di guerra regalava il pane a molte famiglie in difficoltà). Fa piacere sentire tanta gente di Credaro e anche di fuori che ci elogia per il nostro lavoro; questo ci ha dato la forza di continuare finora». Dopo una vita passata nel forno Leonardo ha un programma preciso: «Mi riprendo la mia vita godendomi la pensione».


Tour de France tra i vini,
a Osio Sotto serata di degustazioni

Giovedì 13 novembre l’Accademia del Gusto propone “Le vie del vino: tour de France”, una serata di degustazione guidata per conoscere alcuni dei più importanti vini della Francia. Un breve viaggio enologico che dalla Borgogna a Bordeaux, passando per la Champagne, permetterà di conoscere tre vini di pregio, ognuno con il suo aroma, il suo sapore, il suo colore, la sua storia.
La serata si terrà dalle 20.30 alle 22.30 e sarà condotta da Luca Castelletti. Alla degustazione dei vini verrà abbinato uno stuzzichino adeguato, per trascorrere una serata all’insegna del buon cibo oltre che del buon vino.

Per informazioni e prenotazioni contattare Ascom Formazione, tel. 035 4185706/707 o info@ascomformazione.it


Cake design, 
un minilaboratorio
per imparare 
l’arte 
dello zucchero

In tutta Italia impazza la cake “mania”. La passione per i dolci coreografici dai colori irresistibili ha conquistato appassionati di tutte le età e professioni. A Milano i primi giorni di ottobre sono stati più di 12mila i visitatori accorsi per “Cake Festival”, la fiera dedicata alla pasticceria e alle decorazioni.
Anche a Bergamo chi vuole diventare un artista dello zucchero potrà farlo con un corso di sei ore firmato Accademia del Gusto. La scuola di cucina di Osio Sotto organizza lunedì 10 e mercoledì 13 novembre un laboratorio teorico-pratico di pasticceria dedicato al mondo del cake design, con le sue creazioni dolci, belle
da vedere e buone da gustare. Il corso si tiene in orario serale (dalle 20 alle 23) ed è ideale per chi desidera apprendere le tecniche base di modelling con la pasta di zucchero. Durante le lezioni teorico-pratiche verranno illustrate ricette, farciture e attrezzi da utilizzare; si parlerà di tempi di riposo, paste modellabili, tecniche di colorazione, rivestimento, assemblaggio e finiture; e si imparerà a realizzare torte tridimensionali per dar vita attraverso il fondente a opere d’arte da proporre agli ospiti più esigenti. Il corso è tenuto dalla cake designer Laura Crotti.

Per informazioni e prenotazioni contattare Ascom Formazione, tel. 035 4185706/707 o info@ascomformazione.it


Pia Unione San Lucio,
al 16 novembre
a Torre Boldone
la festa
degli alimentaristi

Si rinnova domenica 16 novembre l’appuntamento con la Festa del patrono della Pia Unione San Lucio fra gli alimentaristi bergamaschi, lo storico sodalizio che fa capo all’Ascom e che promuove momenti di incontro, solidarietà, cultura e spiritualità. L’evento sarà come lo scorso anno al ristorante Papillon di Torre Boldone (via Gaito, 36) per una giornata all’insegna della condivisione e dello svago, senza dimenticare la possibilità di dare aiuto a chi ne ha bisogno. Grazie infatti alla disponibilità delle aziende sponsor saranno messi in palio cesti alimentari per raccogliere fondi da destinare ad iniziative benefiche. «I mutamenti nel mondo del commercio hanno fatto sì che negli anni salumieri, gastronomi e macellai fossero sempre meno – evidenzia il presidente della San Lucio Pierantonio Chiari -, tuttavia l’Unione resiste e, nonostante molti componenti siamo ormai in pensione, assicura il proprio aiuto quando si tratta di promuovere le attività tradizionali e di vicinato, come accaduto, ad esempio, con la recente Passeggiar Gustando». «L’associazione – ricorda – è nata nel 1938 per aiutare i colleghi in difficoltà, soprattutto gli anziani che non potevano più lavorare e che, a quei tempi, non ricevevano la pensione. Gli alimentaristi preparavano dei pacchi con generi di prima necessità e li distribuivano a chi ne aveva più bisogno. Oggi la situazione è cambiata ma lo spirito che ci anima è il medesimo: rafforzare la collaborazione, creare un clima di confronto aperto e positivo tra tutti gli operatori del commercio, di città e provincia. Tra gli obiettivi c’è anche il sostegno di progetti solidali sul territorio, cui vengono destinati i fondi raccolti nel corso delle iniziative del gruppo, un’azione possibile anche grazie all’appoggio delle ditte sponsor che ci stanno vicine e che ringraziamo».
La giornata si apre alle 11.30 con la messa celebrata al ristorante. Alle 12.30 è previsto l’aperitivo e dalle 13 il pranzo. Il pomeriggio proseguirà con l’intrattenimento e la lotteria benefica. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare la segreteria (tel. 035 4120200), il presidente Pierantonio Chiari (tel. 035 242982) o Dino Balduzzi (tel. 035 2734882).