«Così lo Stato ci sta mettendo
in ginocchio»

Viviamo in un Stato ingessato dalla burocrazia, sordo e miope alle richieste elementari dei cittadini, che infligge povertà con la promessa della “ripresa”, prima ancora di annunciare nuovi posti di lavoro. Uno Stato dovrebbe salvaguardare quelli esistenti. La realtà è invece cruda: in Italia ogni ora chiudono due imprese. In cinque anni sono state chiuse 60 mila aziende.
La fisica recita: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, ma né i politici, né i tecnici, né i burocrati ben pagati comprendono e imparano la banale lezione. Ecco alcuni esempi:
1) La tassa sul lusso in Sardegna ha fatto sì che i ricchi cambino destinazione, lasciando povertà e desolazione nell’isola;
2) Le tasse portuali “stazionamento” hanno portato come risultato porti italiani deserti, ristoranti e bar chiusi, gravi conseguenze per il commercio locale; barche e armatori trasferiti in Croazia, Francia, Slovenia, Grecia…ecc
3) La tassa di “possesso” sulle barche ha provocato una crisi nera per l’intero settore della nautica e l’intera filiera degli accessori e arredi
4) L’Imu porta nelle casse dello Stato 24 miliardi di euro con il risultato che il patrimonio immobiliare italiano si svaluta di oltre 2 mila miliardi di euro; l’edilizia è in ginocchio, le compravendite crollano, gli studi notarili sono deserti, le agenzia immobiliari sono in caduta libera. Così i mancati introiti per lo Stato superano di gran lunga i 24 miliardi di incassi per l’Imu. Per ultimo, italiani con le lacrime agli occhi che devastano case e capannoni rendendoli inagibili per evitare una tassa che non possono pagare.
Ogni provvedimento varato crea solo povertà su povertà e perdita di posti di lavoro sacrificati sull’altare della falsa finanza, fatta di numeri incredibili senza alcun senso, dimenticando la realtà dell’esistente e della vita reale; e ancora di conseguenza diminuiscono gli introiti per lo Stato, mentre i soliti noti percepiscono retribuzioni da capogiro; la mala finanza, che arricchisce gli dei del potere, impoverisce la classe media sedando la povera gente.
Politici, burocrati, amministratori possibile che non capite e non imparate! Eppure paghiamo cara la vostra sapienza!
Una premessa utile per comprendere la problematiche che assilla la mia famiglia e la sopravvivenza del Coccahotel Royal Thai Spa, un sogno iniziato nel lontano 1995 e avveratosi, dopo mille traversie, il 15 ottobre 2008, giorno in cui l’hotel ha aperto le porte.
Un bellissimo sogno trasformato in un incubo. La startup non permette all’hotel guadagni, anche se, anno dopo anno le perdite si riducono. Rimane comunque un bilancio in rosso per l’entità di tasse e imposte. Paghiamo Irap, Iva, Tassa dei rifiuti, versiamo i contributi per i lavoratori e la tassa sugli immobili. Purtroppo, l’Agenzia del Territorio di Bergamo attribuisce all’hotel un valore catastale elevato, chiniamo la testa e pagavamo un ICI pesante e inevitabile; poi con l’Imu è arrivato un rincaro devastante. Per il Coccahotel abbiamo pagato un IMU di 78 mila euro e una TARI da 22.000 euro. L’intero comune di Sarnico, dove è ubicato l’hotel, incassa un Imu di circa 860 mila euro con 435 imprese, 1.090 edifici e 2.400 abitazioni. E’ una sproporzione che grida vendetta.
La speranza nella giustizia “giusta” sferza come una frusta a resistere a lavorare di più per soddisfare lo stato vampiro che ti succhia fino all’ultimo euro. Abbiamo avviato un ricorso, ma al momento per pagare l’IMU e la TARI dobbiamo farci finanziare dalle banche
Dei 78 mila euro che paghiamo, solo il 20% è detraibile, i restanti 62.400 euro di costi indeducibili fanno cumulo Irpef con aliquota crescente per cui paghiamo altri 31 mila euro, che sommati ai 78 mila raggiungono un totale di 109 mila euro. L’indeducibilità dell’80% dell’IMU è un’offesa grave nei confronti degli imprenditori, perché vieni considerato un evasore a priori.
Gli hotel in piena salute godono di un utile sul ricavato variabile dal 4 al 6%, pertanto per pagare i 60 mila euro di Imu indeducibile dovremmo avere un ulteriore ricavato inesistente di 1 milione e 200 mila euro almeno!
La mia famiglia svolge più attività per consentire la sopravvivenza dell’hotel. Da quindici anni non ci permettiamo un solo giorno di vacanza e siamo impegnati 24 ore su 24. Dobbiamo ringraziare l’amministrazione comunale che permette la rateizzazione delle imposte, diversamente dovremmo decidere se pagare le tasse o le paghe ai nostri dipendenti. Il dato di fatto è che il 50% degli hotel italiani sono in vendita, il loro valore è crollato di 5/6 volte quello reale. Dal 2008 non esiste in Italia un nuovo albergo. Un esempio basta a comprendere la gravità del problema: a Monsummano Terme, località limitrofa a Montecatini, la "Grotta Parlanti", un hotel di 78 camere con grotta termale, centro benessere, ristoranti, piscine all’aperto e coperte, centro congressuale e con una superficie a giardino piantumato di 40mila mq, è stato abbandonato dai proprietari e finito all’asta, per sette volte andate deserte. L’ultima asta di giugno prevedeva un’offerta di 5 milioni e 800 mila euro.
Noi non crediamo al turismo come risorsa del Bel Paese, non ci rendiamo conto delle bellezze culturali e artistiche che il mondo intero apprezza e ci invidia. La grande ospitalità degli italiani unita all’unicità dei luoghi permetterebbe all’Italia di vivere di turismo. I paesaggi uniti ai profumi e ai piaceri della terra non si delocalizzano. L’Italia non è quella della politica ma degli italiani che lavorano con passione e dedizione.

Maurizio Marini
* General manager del Coccahotel di Sarnico


Disegni e modelli industriali,
fondi alle Pmi che li valorizzano
sui mercati internazionali

È ancora attivo il bando “Disegni +2”.L’iniziativa è dotata di un fondo di € 5.000.000 e sostiene la capacità innovativa e competitiva delle PMI attraverso la valorizzazione di disegni e modelli industriali sui mercati nazionali e internazionali.
L’agevolazione consiste in un contributo in conto capitale nella misura massima dell’80% delle spese ammissibili a fronte dell’acquisto di servizi specialistici esterni per favorire:
a) la messa in produzione di nuovi prodotti correlati a un disegno o modello registrato;
b) la commercializzazione di un disegno o modello registrato.
L’importo massimo dell’agevolazione per gli interventi previsti al punto a) è pari a € 65.000, mentre per quelli previsti al punto b) è pari a € 15.000.
Le domande di agevolazione possono essere presentate fino al 6 novembre 2014 e fino all’esaurimento delle risorse disponibili.
La documentazione (bando, domande frequenti, ecc.) è consultabile su http://www.disegnipiu2.it È inoltre disponibile un servizio per la risoluzione di quesiti specifici alla casella di posta elettronica info@disegnipiu2.it


Nuovo Codice del Consumo,
in un corso tutte le novità

Pubblicità ingannevole, rischi e modalità di vendita, diritto di recesso, contratto a distanza, garanzia legale di conformità, clausole vessatorie, strategie vincenti e normativa in materia di e-commerce. Si parlerà di questo e altro ancora nel corso “Il commerciante e il codice del consumo”, organizzato da Ascom Formazione per quattro lunedì, dal 3 al 24 novembre dalle ore 14 alle 18.
Gli incontri, tenuti da un esperto, illustreranno tutte le novità apportate dal nuovo Codice del Consumo, entrato in vigore lo scorso giugno. Sono rivolti a tutti i venditori e insegnano a operare in un contesto più trasparente e innovativo. Le lezioni si tengono alla sede Ascom di Osio Sotto.
Una parte degli incontri sarà dedicata alle novità che riguardano le vendite a distanza, internet, telefoniche, a domicilio.
Per informazioni e iscrizioni: Ascom Formazione, tel. 035 41.85.706/707 o info@ascomformazione.it


Agenti immobiliari, nessun obbligo
di comunicazione
se già inclusi nell’Ini-Pec

Gli intermediari che hanno già comunicato all’Indice Nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata (Ini-Pec) il proprio indirizzo Pec non hanno più l’obbligo di comunicarlo anche al Fisco entro il 31 ottobre.
Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 88/E del 14 ottobre 2014 accogliendo le istanze della Fimaa, la federazione degli agenti immobiliari e dei mediatori del sistema Confcommercio, che, insieme alle altre associazioni di categoria attraverso la Consulta interassociativa, chiedeva all’Agenzia di reperire direttamente l’indirizzo Pec dal Registro delle imprese – al quale è già stato obbligatoriamente comunicato – evitando agli imprenditori un ulteriore inutile adempimento. L’obbligo di comunicazione della Pec all’Agenzia delle Entrate era previsto da un provvedimento emanato lo scorso 8 agosto, congiuntamente dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, per i soggetti destinatari delle norme antiriciclaggio, tra cui gli agenti immobiliari.


Pane e snack a filiera corta, 
dall’Aspan un concorso 
per le scuole professionali

Dopo aver dato vita ad una filiera corta del pane – con il progetto che ha riportato in Bergamasca la coltivazione del grano per la panificazione – l’Aspan ha lanciato la sfida alle scuole professionali per realizzare con la materia prima locale nuovi prodotti capaci di interpretare, nel rispetto della tradizione, l’evoluzione del gusto. Chi meglio dei giovani, del resto, può offrire la visione di ciò che potrà essere più apprezzato in tavola o fuori casa? Il concorso “Bread in the school” è rivolto alle classi terze dei corsi di “operatore della trasformazione agroalimentare panificazione e pasticceria” attivi in provincia di Bergamo. Agli allievi si chiede di presentare ricette inedite di pane, prodotti da forno per la colazione e snack salati e dolci utilizzando almeno l’80% di farina ricavata dalla macinazione di grano locale rientrante nel programma di filiera Aspan e altri ingredienti di pregio e del territorio.
La prova finale si svolgerà nel corso della fiera Campionaria, dove l’Aspan sarà presente con il proprio stand-laboratorio.


InnovaCultura, aperto il bando
che sostiene l’offerta lombarda 

La Regione Lombardia, il sistema camerale lombardo e la Fondazione Cariplo propongono un bando che sostiene con contributi a fondo perduto le spese per progetti di innovazione dell’offerta e l’ampliamento del pubblico delle inizaitive culturali in Lombardia.
I prodotti e servizi devono essere forniti da imprese culturali e creative.
Possono presentare domanda di contributo:
– istituzioni che abbiano la proprietà o la gestione di istituti e luoghi della cultura (musei ed ecomusei riconosciuti, biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici e complessi monumentali) o soggetti che siano stati da esse formalmente individuati per la loro valorizzazione prima della pubblicazione del presente bando;
– soggetti che operano nella promozione e organizzazione di attività culturali, compreso lo spettacolo dal vivo.
I soggetti che presentano la domanda devono essere pubblici o privati senza fine di lucro, avere sede legale od operativa in Lombardia e rispettare i requisiti formali previsti al punto 2 del bando. Le istituzioni possono presentare progetti singolarmente o in rete.
Le domande potranno essere presentate fino alle ore 12 del 17 dicembre 2014 a mezzo PEC con oggetto “Bando InnovaCultura” da inviare a unioncamerelombardia@legalmail.it
Il bando sarà presentato in un incontro che si terrà lunedì 27 ottobre 2014 dalle 10 alle 12 al Palazzo Pirelli (sala Pirelli) in via F. Filzi 22, 20124 Milano. Per partecipare occorre registrarsi a questo indirizzo http://bit.ly/1DhGLVn

Per maggiori informazioni: Silvia Ghezzi tel. 035-42.25.270 promozione@bg.camcom.it
http://www.bandimpreselombarde.it/index.phtml?Id_VMenu=362&cqs=SWRfQmFuZG89MTc=


Il preside del Sarpi:
«Questi
giovani
con la paura
del futuro»

Parla il preside del “Sarpi”, Damiano Previtali: «Ai nostri tempi l’idea del lavoro era qualcosa di concreto. E le perturbazioni sociali non procuravano angosce individuali, al contrario, un impegno collettivo». Il risultato? «Frequenti difficoltà sull’aspetto cognitivo, sui livelli di attenzione, oltre a disturbi di apprendimento e della percezione»

All’indirizzo classico del “Dante” di Firenze, lo stesso frequentato, nell’ordine, da Giovanni Pascoli, Piero Pelù e Matteo Renzi, lo scorso anno sono entrati solo trentotto ragazzi. Idem al mitico Parini di Milano, dove  sui banchi che furono di Carlo Emilio Gadda e Dino Buzzati, nel passato anno scolastico si sono iscritti in dieci. Se il liceo classico è in agonia in tutta Italia, al Sarpi, dove Giorgio Gori (ma anche Giorgio Jannone) hanno faticato su Seneca e Tucidide, invece, “optima tempora currunt”. A settembre le quarte ginnasio che si sono avviate al quinquennio sono state 8 contro le 6 dello scorso anno scolastico, a fronte di un boom di iscrizioni: 205 nuovi “sarpini” contro i 130 dello scorso anno, con una percentuale di incremento del 60%, affronteranno l’alfabeto greco. Chi pensava che Cesare e i fratelli Gracchi fossero stati definitivamente mansardati dalla generazione Facebook dei ragazzi bergamaschi (in favore delle materie tecniche e scientifiche) ha di che ricredersi. Le lingue “morte” piacciono più di quelle vive, dall’inglese al cinese? Epicuro e Cicerone sovrastano l’informatica e internet? Ergo, qual è il segreto di questo revival “popular” del Sarpi che conta 30 classi e 700 studenti (solo in minima parte figli di chi ha considerato il ginnasio la conferma di uno status di famiglia). Chi lo conosce non ha dubbi:  importante è stato il contribuito del preside Damiano Previtali, classe 1959, un curriculum autostradale (con prestigiosi incarichi di consulenza al Miur) che, da poco più di un anno, ha raccolto un’eredità e una sfida insieme, ma soprattutto ha saputo rivitalizzare le molte competenze e risorse interne alla comunità professionale del Sarpi. Solo sette mesi fa, con un consiglio dei docenti diviso in due, il dirigente scolastico aveva detto: “Questa divisione sarà una ricchezza, e dal momento che i licei classici stanno perdendo iscritti, studieremo delle proposte migliorative”. Che, facendo leva su tre elementi : “L’essenzializzazione dell’offerta, una squadra che funziona, e la messa al centro dello studente”, ha già dato i suoi frutti. “Hic manebimus optime”, direttamente da Tito Livio a Piazza Rosate, potrebbe essere il claim del nuovo preside, a cui piace essere chiamato proprio così e non dirigente scolastico.
Ma come sono questi giovani?
“Il Sarpi ha degli studenti, sia per formazione che per estrazione molto curati, con famiglie alle spalle molto “robuste” sotto più punti di vista…sono uno spaccato di una realtà giovanile che è molto più articolata e che ho avuto modo di conoscere attraverso varie esperienze di direzione didattica e di insegnamento”.
Il refrain è sempre quello…un mondo giovanile che gli adulti stentano a comprendere
“Il cambio generazionale, da Orazio ad oggi, c’è sempre stato…ne parla anche Cicerone, se non ricordo male. Ma in questi anni c’è una frattura che sembra essersi particolarmente accentuata”.
In che senso?
“Sotto vari punti di vista da quello comunicazionale a quello legato al futuro. Quando andavo a scuola io, il futuro non ci spaventava e l’idea del lavoro, per la mia generazione, era qualcosa di concreto. Eravamo in presenza di diverse “perturbazioni sociali”, che portavano anche una certa passione su certi temi, ma che non procuravano angosce individuali piuttosto, semmai, un impegno collettivo. Una situazione che, a cascata, si riflette su una scuola che è in difficoltà”.
Difficoltà di che tipo?
“Tanto per cominciare sull’aspetto cognitivo, registriamo difficoltà di attenzione, disturbi di apprendimento e della percezione che, anche solo 20 anni fa non  esistevano. Insieme ai disagi linguistici che in certe zone arrivano a percentuali consistenti e non dipendono dall’individuo. Sono dati oggettivi che rivelano chiaramente come le cose siano cambiate”.
Ma quanto conta l’estrazione famigliare nella formazione di un ragazzo?
“La famiglia incide molto di più della scuola, questo è fuori discussione, anche nell’apprendimento più dei professori contano i genitori”.
Che, invece, la pensano esattamente al contrario…
“Si colpevolizza la scuola di non assumere il ruolo che, come ho detto, compete alla famiglia. E’ un paradosso, ma in molti casi si manifesta anche l’incapacità di comprendere, da parte del genitore, il rendimento su alcune materie”.
Un tre in greco è più colpa di un ragazzo che non studia o di un professore che non sa insegnare la materia?
“Questo è un altro aspetto, gli insegnanti tendono a non mettersi mai in discussione”.
Sono le aspettative dei genitori a rovinare i figli? Una scuola come il Sarpi alimenta grandi attese…
“Il classico garantisce un piano di formazione completo e, anche se non si possono generalizzare aspettative e tipologie di genitori, questo è vero”.
E’ per questo poi che, ad un certo punto, non ce la fanno più e compiono gesti insani…
“Le chiavi di spiegazione di certi gesti non sono univoche, ma certo indicano una premeditazione che implicano disagi forti, non facilmente decifrabili”.
Studenti infelici?
“Gli italiani direi proprio che non lo sono. La miglior “scuola scolastica”, per così dire è quella della Corea che sforna gli studenti migliori al mondo, ragazzi ambiziosi e con grandi competenze ma che manifestano disagi profondi. Non è il caso della scuola italiana che accoglie proprio tutti”.
Che futuro si aspetta per loro?
“Potenzialmente potranno raccogliere dei risultati positivi anche nella vita, in virtù di una situazione solida alle spalle”
E chi non ce l’ha?
“Sempre più anche in Italia, come ha detto Draghi, la divaricazione tra povertà e emarginazione sociale si determina in chi ha situazione famigliare difficile e studi bassi. Qui al Sarpi si verifica esattamente il contrario. Saranno gli italiani che se la caveranno, almeno in percentuale, nella quasi totalità, statisticamente parlando”.
Che tipo di dialogo ha con i suoi studenti?
“Un bellissimo rapporto, anche perché, e non lo dico sottovoce, a mio avviso sono migliori di noi. Li trovo competenti, capaci, multidisciplinari, con potenzialità enormi rispetto alle nostre. Sono più capaci di argomentare e di assumersi le responsabilità”.
Ad esempio?
“Ci sono studenti che hanno avuto gravi disturbi alimentari che si sono fatti promotori di un’opera di sensibilizzazione sulla problematica proprio interagendo con i compagni e con i professori. Sono stati loro stessi ad individuare il problema, ad argomentarlo, razionalizzarlo e metterlo in circolo”.
Facile fare il preside in una scuola così…
“E’ vero, la prima regola cui bisognerebbe attenersi è: “primum non nocere”, lasciamo che i ragazzi vadano avanti da soli. Vale anche per i professori”.
Che cosa saranno questi Sarpini per Bergamo? Andranno all’estero?
“La globalizzazione conta, ma poi a Bergamo ci torni, le tue radici sono qui”.
Telefonini in classe?
“Lo scorso anno me ne sono arrivati un paio, tutto qui. La regola è che i telefonini non devono essere accesi né ci devi smanettare”.
Sono proprio bravi…
“Sì a non farsi beccare mentre ci smanettano. Scherzi a parte. No, non riesco mai a sospendere nessuno. Non ho neanche questa soddisfazione”.


Quaranta
cooperative
in rete
per centrare
l’obiettivo Expo

Siglato il contratto che promuove la logica di squadra nell’ideazione e fornitura di prodotti e servizi innovativi. Tre i versanti di azione: agricoltura, turismo e logistica

Dall’accoglienza in ostelli e b&b alle visite guidate sul territorio alla scoperta dei prodotti tipici locali fino a tutto il sistema di servizi e logistica che ruota attorno alla ricettività turistica: sono tante le linee d’azione messe in pista dal contratto di rete “Verso Expo 2015” sottoscritto da una quarantina di cooperative bergamasche aderenti a Confcooperative Bergamo, pronte a fare squadra per cogliere al meglio le opportunità del grande evento internazionale. Expo 2015 sarà infatti una grande vetrina per il settore cooperativo: agricoltura, turismo, appalti, servizi sociali e servizi alle persone avranno una rilevanza economica imponente per i 20 milioni di visitatori previsti e in quest’ottica il movimento cooperativo si è attivato costituendo un contratto di rete ad hoc che in questi mesi sarà promosso a livello territoriale ma anche nelle sedi europee: «Le opportunità legate all’esposizione universale sono state recentemente al centro dell’incontro della giornata inaugurale di Agri travel & Slow travel expo alla fiera di Bergamo – spiega Pieralberto Cangelli, direttore di Confcooperative Bergamo -. All’incontro sono stati invitati anche alcuni delegati delle Unioni di Bologna, Cuneo, Pordenone, Torino, Vicenza e della Federazione Trentina al fine di trovare nuove sinergie in linea con il contratto di rete siglato dalle cooperative del nostro territorio, uno “strumento di cooperazione” fra piccole e medie imprese per aiutarle a perseguire un obiettivo comune di crescita e di competitività, mantenendo però la propria autonomia. Verso Expo 2015 nasce infatti all’interno di una logica di squadra nell’ideazione, produzione e fornitura di prodotti e servizi innovativi e ora che il contratto di rete è diventato realtà le cooperative sono pronte a cogliere le tante opportunità legate all’evento milanese e a presentarle sul territorio».
Le attività del contratto di rete si sono infatti concretizzate attraverso osservatori, comitati tecnici e gruppi di lavoro specifici per ogni settore di competenza, il cui lavoro è stato concepito come strumento potenziatore dello sviluppo e della valorizzazione del tessuto cooperativistico bergamasco. «Si potrebbe e dovrebbe parlare anche di una sorta di Expo fuori dall’Expo – sottolinea Cangelli -, ossia richiamare l’attenzione di tanti visitatori stranieri promuovendo iniziative parallele ad Expo ma sul nostro territorio. Chiaramente queste iniziative e proposte anche commerciali dovranno essere competitive e originali rispetto a quello che già in grande stile saranno presentate dai vari espositori nella sede Expo milanese». Attirare turisti e visitatori sul territorio, quindi, tramite un’offerta integrata che corre lungo tre linee d’azione a cominciare dall’agricoltura: «Gran parte della produzione agroalimentare regionale arriva dal mondo cooperativo, che deve cogliere questa occasione per far conoscere la produzione locale e promuovere la tipicità agroalimentare nel segno della qualità e della trasparenza», spiega Cangelli.
Il sistema della ricettività turistica è invece la direttrice della seconda linea di azione, con l’obiettivo di valorizzare la formula dell’“albergo diffuso” e promuovere gli ostelli e i b&b per i tantissimi visitatori previsti, oltre a tutte quelle strutture dotate di attrezzature per le persone disabili (le stime parlano di 20 milioni di presenze, per una media giornaliera di 160.000 visitatori durante i 6 mesi dell’Expo). «Cercheremo di coinvolgere tutto l’indotto del turismo locale promuovendo anche percorsi legati alle tipicità del territorio – evidenzia Cangelli -. Il tutto confidando sul ruolo strategico dell’aeroporto di Orio al Serio, ormai hub della regione Lombardia». L’ultima linea di azione del contratto di rete riguarda le cooperative di produzione e lavoro e in particolare quelle della logistica, che potranno cogliere le opportunità dell’Expo dalla parte della fornitura di servizi per la gestione e il supporto logistico.


Esercizi
commerciali,
dalla Regione
2,4 milioni
per la sicurezza 

Malvestiti: «Misura straordinaria sollecitata da Confcommercio Lombardia in vista di Expo 2015» 

La Giunta Regionale ha approvato nei giorni scorsi uno stanziamento di 2,4 milioni per sostenere la sicurezza degli esercizi commerciali. «È una misura straordinaria che la nostra Organizzazione a livello regionale ha sollecitato alla Regione in vista di Expo 2015 e che vede accolte tutte le nostre richieste sia in termini di spese ammissibili  sia per il taglio contenuto degli investimenti. Siamo quindi soddisfatti per il risultato ottenuto che non può che aumentare la serenità dei negozianti e la sicurezza dei loro esercizi commerciali» afferma Paolo Malvestiti, presidente di Ascom Bergamo. L’agevolazione consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto, fino a un massimo di 5.000 euro, pari al 50% dell’investimento fatto. «Si tratta di un contributo relativamente piccolo, ma che soprattutto nei negozi di vicinato riteniamo sia molto utile per aumentare la sicurezza troppo spesso messa a repentaglio in un periodo di crisi diffusa. La sicurezza è uno dei beni maggiori per un’impresa, purtroppo però per le nostre aziende non è così. Siamo perennemente in stato di allerta. Oggi, oltre il 70% delle pmi sostiene dei costi per proteggersi dalla criminalità, per una media di 3.000 euro ad azienda – continua Malvestiti -. Il bando va a sommarsi alle diverse iniziative che come Associazione stiamo promuovendo, tra queste ricordo le due recenti convenzioni, quella con il Progetto Scudo, rinnovato e potenziato per garantire ad ogni attività commerciale la possibilità di collegarsi direttamente con le forze dell’ordine, e quella per l’installazione di dissuasori automatici o manuali, che sono un forte deterrente per i malintenzionati».
Il decreto attuativo che definisce nel dettaglio termini e modalità di accesso al bando è atteso per la metà di novembre. Saranno ammesse al contributo le spese per l’acquisto e la relativa installazione di sistemi innovativi di sicurezza e dispositivi per la riduzione dei flussi di denaro contante. Vale a dire: sistemi di videoallarme antirapina; sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso e sistemi antintrusione con allarme acustico; casseforti, sistemi antitaccheggio, serrande e saracinesche, vetrine antisfondamento; ma anche sistemi di pagamento elettronici (Pos e carte di credito); sistemi di rilevazione delle banconote false e dispositivi aggiuntivi di illuminazione notturna esterna.
La selezione delle proposte progettuali ammissibili avverrà tramite "procedimento a sportello" secondo l’ordine cronologico di invio telematico della richiesta e fino al totale assorbimento della dotazione finanziaria disponibile.
Potranno accedere ai benefici le micro e piccole imprese, operanti nel settore del commercio ed aventi sede legale e operativa in Lombardia. Il soggetto attuatore, nell’ambito dell’Accordo di Programma, è Unioncamere Lombardia per conto delle Camere di Commercio lombarde.
L’Ascom attraverso lo Sportello del Credito della Fogalco assicura la consulenza e l’assistenza per la predisposizione delle domande (referente Matteo Milesi, tel. 035 4120210). 


L’orto sotto le mura
ha vinto la sua doppia sfida

LORTO, l’orto sociale di Città Alta a Bergamo, è una piccola realtà agricola che ha come obiettivo non il profitto economico, ma il profitto sociale. 
Ci lavorano 15 ragazzi con disabilità cognitiva della città e due educatori, aiutati da un agricoltore esperto e da alcuni volontari. Ragazzi e adulti coltivano, insieme, un appezzamento di terreno vicino a porta San Giacomo e si occupano di proporre i loro prodotti ai mercati, ai ristoranti e a quanti si presentano all’orto in cerca di frutta e verdura a chilometri zero.
In questa attività non ci sono cartellini e prezzi: la frutta, le verdure e le erbe aromatiche prodotte vengono date con la sola richiesta di un’offerta libera. Lo stesso vale per i laboratori e le visite guidate che vengono organizzati per far conoscere l’orto e i suoi prodotti ai bambini e agli studenti delle scuole.
L’orto sociale di Città Alta Ä— un’iniziativa della Cooperativa sociale L’Impronta di Seriate in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali e l’assessorato all’Ambiente del Comune di Bergamo ed ha festeggiato nelle scorse settimane i dieci anni di attività. Nel 2004 una decina di ragazzi disabili aiutati dai loro educatori e da alcuni volontari hanno recuperato quest’area della città molto bella, di circa 240 metri quadrati di proprietà comunale; l’hanno ripulita, riordinata e messa a coltura. 
Grazie al loro lavoro Lorto Ä— diventato una attività conosciuta e apprezzata. Al di là del ruolo produttivo, l’orticoltura di Città Alta è soprattutto uno spazio di crescita, di formazione, di socializzazione, un luogo aperto che offre a ragazzi svantaggiati la possibilità di vivere l’esperienza del lavoro e dell’autonomia e alla città l’opportunità di valorizzare e rendere produttivo uno spazio pubblico.
L’orto è diviso in tre sezioni, un giardino e un vivaio per fiori e piante, un viale centrale con verdure e ortaggi e un frutteto; Ä— aperto al pubblico durante la settimana e in alcuni periodi dell’anno ospita concerti, aperitivi letterali, spettacoli teatrali e banchetti natalizi.
In base alle proprie specifiche abilità, i ragazzi si occupano della costruzione e manutenzione delle aiuole, della formazione dei calpestii, della semina, del trapianto, della manutenzione ordinaria, oltre che della cura delle piante (irrigazione, potatura, cimatura, etc…), della raccolta e della distribuzione dei prodotti. Ciascuno contribuisce con il proprio lavoro, alcuni volontari vanno a dare una mano nei fine settimana o quando possono, con uno scambio continuo di esperienze e conoscenze.
Lorto fa parte di un progetto più ampio della cooperativa L’Impronta e del Comune di Bergamo, il Progetto residenzialità che ha destinato quattro appartamenti in città e in provincia per favorire la progressiva emancipazione di questi ragazzi con disabilità dal proprio nucleo famigliare.