Osio Sopra,
inaugurato il nuovo
parco fotovoltaico
realizzato
da Orobica Inerti

Inaugurato il nuovo impianto fotovoltaico da 1 MW di potenza installata, realizzato su una superficie di 2 ettari  in via Capra, ad Osio Sopra, sui terreni di recupero della cava gestita da Orobica Inerti. L’impianto si compone di 4.220 pannelli in grado di produrre quasi 1.300.000 kWh/anno, pari al fabbisogno di circa 430 famiglie, riducendo l’immissione nell’atmosfera di quasi 700 tonnellate di anidride carbonica, rispetto ad un equivalente impianto a gasolio.
All’inaugurazione, lo scorso 16 maggio, oltre alle autorità hanno partecipato le classi terze della Scuola Media di Osio Sopra.
L’idea di coinvolgere anche gli studenti nasce dal fatto che questa iniziativa, frutto di un’intesa tra il Comune e la Orobica Inerti, rappresenta un esempio di collaborazione tra pubblico e privato. “Attraverso cui – sottolinea il sindaco Pier Giorgio Gregori – si compie un ulteriore passo in avanti nella tutela dell’ambiente, per la qualità della vita dei cittadini, consentendo, inoltre, all’Amministrazione pubblica di incassare 20 mila euro all’anno per vent’anni per un totale di 400 mila euro a favore della collettività”.
L’investimento per la realizzazione dell’impianto è stato sostenuto interamente da Orobica Inerti, che ha utilizzato un’area marginale, ovvero una superficie di recupero ex cava priva di destinazione, senza invadere alcun terreno adibito ad uso agricolo.
La grande quantità di energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico consentirà ad Orobica Inerti di non utilizzare più la centrale di produzione endotermica a gasolio, con un notevole beneficio in termine di riduzione delle emissioni in ambito locale; tutto ciò attraverso l’attivazione di un sistema di gestione dei cicli lavorativi, che consentirà di armonizzare le lavorazioni di cava con la produzione di energia elettrica derivante dal campo fotovoltaico, concentrando nelle ore di maggiore insolazione le attività a rilevante assorbimento energetico, cedendo alla rete nazionale i kWh in eccedenza e prelevando l’energia necessaria nelle fasi di basso irraggiamento solare. “È stata una decisione naturale – dice Daniele Quistini, presidente del Cda di Orobica Inerti – motivata dalla volontà di cambiare rotta rispetto al passato, sia sotto il profilo ambientale, sia sotto quello economico: l’unica strada percorribile per le aziende italiane è quella di investire in autonomia energetica, svincolandosi dalle logiche di mercato delle grandi utilities”.


Lavoro,
in Lombardia
boom
di contratti
a tempo determinato

Nel 2013 in Lombardia c’è stata una predominanza di utilizzo del contratto a tempo determinato (43,31%), seguito dal contratto a tempo indeterminato (22,41%) e dal part-time (14,34%). Il contratto a progetto (5,04%) è utilizzato meno rispetto a quello per apprendista (5,84%) e al lavoro accessorio (5,26). Nonostante la crisi, solo il 34% delle risoluzioni sono avvenute per licenziamento e comunque, anche volendo considerare tutte le risoluzioni consensuali (7%) come conseguenza dell’espulsione voluta dal datore di lavoro, il dato resta intorno al 40% (il paniere delle cessazioni è limitato ai contratti a tempo indeterminato). Riguardo gli ammortizzatori sociali, meno del 7% dei lavoratori è interessato a ricorrere a tale strumento. È quanto scrive il quotidiano Affaritaliani.it, dalla ricerca dell’Osservatorio sul mercato del lavoro del Centro Studi dei Consulenti del Lavoro della Lombardia, effettuata! su un campione di 9.143 datori di lavoro (prevalentemente aziende) che hanno alle loro dipendenze complessivamente 119.381 addetti (un mix da unità aziendali con un solo dipendente a unità con oltre 500 addetti). Questi dati sono stati presentati nei giorni scorsi al primo congresso regionale dei Consulenti del Lavoro della Lombardia promosso insieme da ANCL e Consulta degli Ordini provinciali presso il Centro Congressi Stella Polare all’interno di Fiera Milano Rho al quale hanno partecipato fra gli altri Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e neo consigliere di Finmeccanica, Tiziano Treu già ministro del Lavoro, Arturo Maresca, professore ordinario di Diritto del Lavoro nell’Università “La Sapienza” di Roma, Antonio Marcianò direttore regionale lombardo dell’Ufficio del Lavoro, Giuliano Quattrone, direttore INPS Lombardia, Eduardo Ursili, direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate.
Dalla ricerca emerge inoltre che ci sono i primi segnali di ripresa per l’occupazione nell’area milanese: il numero dei dipendenti in cassa integrazione o contratti di solidarietà, nel 2013 si è dimezzato rispetto al 2012, passando dal 7,54% al 3,94% del campione. L’anno scorso ogni 100 nuove assunzioni, circa 26 sono state a tempo indeterminato, più di 47 a tempo determinato. Le restanti 27 sono rappresentate da part-time, apprendisti e contratti a progetto. Forte incremento per le stabilizzazioni dei contratti a termine, salite dal 19% del 2012 al 48% del 2013. 


Plastica, le imprese investono
poco in ricerca e sviluppo 

Nella provincia di Bergamo, la filiera della lavorazione delle plastiche conta all’incirca 200 imprese, con un fatturato complessivo di 1,4 miliardi di euro e oltre 5.500 occupati. Il dato è emerso al convegno dedicato all’analisi dell’andamento del settore della plastica promosso da UBI Banca e Banca Popolare di Bergamo, in collaborazione con Cesap e Confindustria Bergamo.
Alla luce della rilevanza del settore, nella Bergamasca è stata condotta un’analisi focalizzata su un campione di 41 imprese rappresentativo dell’intera filiera, con suddivisione del campione in quattro cluster focalizzati su granuli e compound, stampaggio sia per conto proprio sia per conto terzi; soffiaggio ed estrusione; commercializzazione, sia di intermedi sia di prodotti finiti. Per ciascun cluster l’analisi è stata centrata su due aspetti principali: i fattori critici per le prospettive di sviluppo e la creazione di valore da parte delle stesse in favore dei loro soci.
Dall’analisi è emerso che l’impresa “tipo” esternalizza poco, investe poco in ricerca e sviluppo, vende prevalentemente a marchio proprio, realizza almeno la metà del fatturato all’estero, è cresciuta quasi esclusivamente per linee interne ed è a gestione familiare.
Sotto il profilo della competitività, le imprese hanno nella qualità dei prodotti e nella flessibilità dei processi produttivi i principali punti di forza, puntano sull’ampliamento della gamma prodotti e sull’accesso a nuovi mercati per rafforzare la posizione competitiva e vedono le principali minacce nei costi di produzione elevati e nello scarso utilizzo della capacità. Infine gli oneri amministrativi e burocratici rappresentano il principale ostacolo alla competitività.
Un’impresa con queste caratteristiche rappresenta un modello vincente sotto il profilo economico-finanziario? Per rispondere a questa domanda la seconda parte dell’analisi è stata focalizzata su un’indagine prospettica della capacità dei cluster di imprese di creare valore per i propri soci. In base alle stime, quest’anno solo il cluster delle imprese che producono per soffiaggio ed estrusione dovrebbe creare valore in virtù del fatto che, in aggregato, il ritorno sul capitale investito (ROI) di questo cluster supera il costo del capitale investito. Per il cluster dello stampaggio, il ROI dovrebbe superare il costo del capitale investito nel prossimo anno, mentre per gli altri due cluster (granuli/compound e commercializzazione) nel 2016. Ciò significa che per molte imprese del campione l’attesa ripresa di fatturato e redditività è una condizione necessaria per garantire che nel tempo il valore delle imprese aumenti. Tuttavia gli effetti positivi della ripresa possono essere moltiplicati se le attività volte a rafforzare la posizione competitiva delle imprese si intensificano soprattutto nell’area dell’innovazione (che appare indietro rispetto ai progressi compiuti sul fronte della qualità dei prodotti e della flessibilità dei processi produttivi) e dell’ottimizzazione del capitale investito.
Per Luca Gotti, direttore territoriale di Bergamo Città e Valle Brembana della Popolare di Bergamo “le imprese analizzate evidenziano risultati positivi che fanno ben sperare per il prossimo futuro”. Fabio Bosatelli, presidente del Gruppo Materie Plastiche e Gomma di Confindustria Bergamo, riferendosi ai dati che configurano il comparto bergamasco della plastica ha ricordato che “siamo di fronte a un settore fondamentale per l’economia della nostra provincia, con una particolare vocazione all’esportazione (che ci ha “salvato” anche nei periodi peggiori della crisi). L’originalità di questa analisi sta nel fatto che da un lato c’è uno studio di tipo qualitativo sull’organizzazione aziendale, la componente ricerca e sviluppo, l’internazionalizzazione e la strategia aziendale; dall’altro, c’è uno studio volto ad indagare più in profondità i dati numerici e di bilancio per verificare la capacità di creare valore da parte delle imprese del comparto. Tutti i cluster nei quali è stato suddiviso il complesso mondo della plastica – ha concluso Bosatelli – indicano una tendenza positiva in termini di fatturato, marginalità ed equilibrio finanziario per il prossimo triennio. Certamente la conferma di questi risultati passerà attraverso il mantenimento e il miglioramento della competitività aziendale grazie ad investimenti costanti nell’area ricerca ed innovazione”.


Expo, Bergamo lancia il portale
per promuovere il territorio 

Emozioni, entusiasmo, energia. È con questo spirito che Bergamo si prepara ad accogliere i turisti che, tra un anno, si riverseranno sul suo territorio in occasione di Expo 2015. Si stima che circa 8 milioni di passeggeri atterreranno tra Orio e Linate. E la Bergamasca, da sola, è potenzialmente pronta ad accogliere 6 milioni di persone. Di qui l’esigenza di creare un nuovo sito internet bilingue che funga da bussola per tutti i visitatori spaesati che per la prima volta si troveranno a fare i conti con una nuova realtà ricca di spunti e opportunità da cogliere. Voluto dalla Camera di commercio, in collaborazione con Turismo Bergamo, il portale www.expo.bergamo.it guiderà gli internauti alla scoperta delle numerose attività economiche, culturali, sportive ed enogastronomiche del territorio orobico. “È uno strumento importante per rendere attrattivo il nostro territorio e farlo conoscere a tutti coloro che, nel periodo dell’Expo, decideranno di fare una tappa anche da noi – ha detto il presidente Turismo Bergamo Luigi Trigona – Lo slogan “Idee per Expo” che fa capolino sulla piattaforma è stato tradotto in un logo che mettiamo a disposizione di tutti coloro che vogliono partecipare all’esposizione milanese attraverso la realizzazione di specifiche iniziative”. Basta un click per vedere le immagini più belle di città e provincia, per approfondirne la storia, per scegliere i migliori ristoranti in cui poter assaporare piatti tipici o per tracciare itinerari all’insegna dell’arte e della cultura.
“Il portale – precisa il segretario generale della Camera di commercio Emanuele Prati – vuole venire incontro anche alle esigenze delle imprese orobiche che intendono mettere a disposizione dei Paesi partecipanti all’Expo i loro servizi e le loro competenze. Per questo sul sito abbiamo pubblicato un catalogo dei fornitori che, al momento, raccoglie 366 iscritti ma è aperto a ulteriori adesioni. C’è per esempio un’azienda bergamasca che sta per firmare un contratto per curare l’immagine del padiglione dell’Afghanistan”.
Per rendere ancora più completa la collaborazione fra le istituzioni e le forze economiche locali, è stato inoltre esteso a nuovi partner il “Protocollo per la promozione, ideazione, progettazione e realizzazione di iniziative e attività finalizzate alla valorizzazione del Sistema Bergamo”. Settimana scorsa, in occasione della presentazione del portale, anche Cgil, Cisl e Uil, Confagricoltura Bergamo, Centro etica ambientale e Bergamo Scienza hanno infatti deciso di aderire all’intesa. Il documento, già sottoscritto il 13 febbraio scorso dall’ente camerale, Comune, Provincia, Università, Confindustria, Imprese & Territorio e Diocesi, può ora contare sull’appoggio di nuovi enti che saranno chiamati in causa, attraverso un tavolo di lavoro, per censire le iniziative già avviate dai soggetti firmatari e predisporre un programma di attività, verificandone il progressivo stato di attuazione. Tra i dossier già aperti ci sono la realizzazione di un evento al Kilometro rosso dedicato alle nuove tecnologie per la nutrizione. Il parco scientifico è l’unica location orobica che ha avuto l’approvazione da Expo per ospitare iniziative collaterali. Da maggio a ottobre 2015 il polo tecnologico ospiterà quindi una mostra sull’alimentazione che partirà dai  macchinari per l’agricoltura fino ad arrivare alla lavorazione degli alimenti, al confezionamento e alla grande distribuzione, tutti segmenti ben presenti e di interesse per il mondo imprenditoriale. Il tavolo di lavoro monitorerà anche la partecipazione del Sistema Bergamo al padiglione Italia con uno spazio di rappresentanza e uno stand espositivo, per la durata di una settimana, nell’area del Cardo, uno dei due assi perpendicolari che, insieme al Decumano, formano il masterplan di Expo Milano 2015.


Proprietà industriale,
al Point iniziative e servizi
per la competitività delle Pmi

Si è celebrata il 26 aprile scorso la Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale (PI), promossa dal 2000 dall'Organizzazione Mondiale della PI per sottolinearne l’importanza quale leva per promuovere l'innovazione e la creatività. I dati dei depositi nel 2013, suddivisi nelle quattro categorie di riferimento, ossia marchi (556), invenzioni (37), modelli di utilità (47) e disegni/modelli (16), pongono Bergamo al terzo posto della classifica regionale, con un totale di 656 depositi dietro Milano (4.319) e Brescia (964). E per far comprendere alle imprese come i brevetti possano davvero essere considerati fattori trainanti della crescita economica sia la Camera di Commercio sia l’Azienda Speciale Bergamo Sviluppo sono da anni impegnate a realizzare iniziative, con l’obiettivo di favorire la tutela e la valorizzazione di questo importante asset aziendale.  In particolare ricordiamo il progetto “Tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale a supporto dell’innovazione e della competitività delle MPMI bergamasche”, di cui è stata appena avviata una nuova edizione, sempre finanziata dalla Camera di Commercio e realizzata da Bergamo Sviluppo in collaborazione con le Organizzazioni di categoria e con il contributo tecnico-scientifico dell’Ufficio Brevetti e Marchi dell’Ente camerale e del Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Bergamo. «Si tratta di un progetto pensato per le micro, piccole e medie imprese (MPMI) locali – spiega il presidente di Bergamo Sviluppo Angelo Carrara -, che devono imparare a individuare, tutelare e valorizzare di più la propria PI interna. Per loro sono state pensate iniziative e servizi che hanno l’obiettivo di favorirne il rafforzamento e quindi la crescita competitiva». «Nell’ambito della precedente edizione del progetto – evidenzia il direttore di Bergamo Sviluppo Cristiano Arrigoni – sono state realizzate/messe a disposizione delle imprese locali sia attività seminariali e formative (68 ore a cui hanno aderito 263 partecipanti, tra privati e imprese), sia il servizio informativo offerto dallo Sportello Valorizzazione della PI (60 ore di attività di cui hanno beneficiato 67 utenti/imprese), sia percorsi di assistenza tecnica personalizzata (600 ore usufruite da 21 imprese)». «Dare continuità ad un progetto come questo – concludono Maria Teresa Azzola e Gianluigi Viscardi, delegati all’innovazione per Bergamo Sviluppo – significa incentivare l’innovazione e la creatività sul territorio e nelle nostre imprese, perché si vuole puntare sia a dare valore alla conoscenza, trattandola come risorsa materiale, sia a diffondere il concetto di tutela per favorire la crescita delle imprese nei settori/mercati di riferimento». Le attività del progetto, riassunte nel box in pagina, sono consultabili sul sito www.bergamosviluppo.it, dove verranno anche segnalate tutte le attività formative e seminariali organizzate sul tema PI nel corso dell’anno.


Autotrasporto,
«troppi freni alle imprese»

Bergamo è una città importante per l’autotrasporto, come confermano i dati che fotografano il settore: 1.850 imprese iscritte all’Albo provinciale per un totale di oltre 8mila veicoli che ogni giorno trasportano le merci delle aziende del territorio in tutto il mondo e portano a Bergamo prodotti da ogni Paese. Il settore impiega 16mila addetti, che trasportano ogni anno 55 milioni di tonnellate di merci percorrendo 960 milioni di chilometri per un fatturato di 500 milioni di euro. Non resta che "Trasportare la ripresa", tema del convegno organizzato nei giorni scorsi a Roma da Confcommercio e Conftrasporto, che ha fatto il punto sul comparto e sottolineato l'urgenza della creazione di un sistema efficiente e integrato, sgravato da inutili oneri burocratici, che impediscono all'Italia di diventare la piattaforma logistica ideale del Mediterraneo.
I trasporti sono una leva per far competere il sistema delle imprese e attrarre investitori: la perdita di accessibilità per aggravio di costi generata dalle cresciute inefficienze del sistema nazionale avrebbe comportato, secondo le stime della Federazione, tra il 2000 e il 2012 una riduzione del Prodotto Interno Lordo di 24 miliardi di euro. Quanto ad efficienza dei sistemi di trasporto l'Italia, sulla base dei parametri del World Economic Forum che misurano l'indice di apertura ai commerci globali, è il fanalino di coda europeo, al 47esimo posto della classifica internazionale, dietro anche a Irlanda, Portogallo, Slovenia, Repubblica Ceca e Polonia, lontanissima dai vertici di Paesi Bassi, Regno Unito Germania, Francia e Spagna. I trasporti, variabile elastica e sensibile rispetto al Pil, rischiano di subire entro il 2015 una frenata complessiva del 27% per la modalità su strada. Il dato è in linea con l'andamento tra il 2007 e il 2012: i trasporti interni su gomma effettuati dalle imprese italiane segnano il -26,6% al contrario di quelle estere di segno nettamente positivo (+18,2%). Il carico di imposte indirette sulle imprese italiane è pari a sei volte il loro contributo al reddito nazionale. Un peso sproporzionato che riduce la capacità competitiva dell'autotrasporto nazionale e lo qualifica come un prezioso "bancomat" per le casse dello Stato. «L’analisi di Confcommercio ha mostrato come le aziende del trasporto siano centrali per lo sviluppo del Paese oltre che per le casse dell’erario – commenta Doriano Bendotti, segretario Fai Bergamo, che associa oltre 400 imprese del territorio -. L’autotrasporto è molto spesso definito, anche dalla stampa, un settore assistito dallo Stato quando in realtà è una categoria che paga sei volte tanto, fiscalmente, quello che riceve. Stiamo assistendo impotenti ad una pericolosissima mortalità delle imprese e ad una altrettanto grave delocalizzazione. Se poi qualcuno decidesse di togliere anche il rimborso sulle accise sul gasolio migliaia di imprese si trasferirebbero oltre confine». Il confronto con altri Paesi è impietoso: «Ad un'impresa italiana di autotrasporto far operare un Tir solo sul fronte del costo del lavoro costa annualmente oltre 21mila euro in più che a un'impresa slovena, altrettanti in più rispetto ad un'impresa greca e 12mila euro più che ad un'impresa spagnola – continua Bendotti che commenta l'elaborazione effettuata da Conftrasporto -. A queste penalizzazioni vanno aggiunti, tra assicurazioni Rc auto, bolli e revisioni per ciascun veicolo, costi aggiuntivi pari a 1.500 euro in più rispetto ad un'impresa spagnola, 1.200 euro in più di una slovena e 500 in più di una greca».
Il deficit infrastrutturale frena lo sviluppo del Paese. Le imprese bergamasche sono in attesa delle grandi opere che attraversano il territorio e che possono fare recuperare competitività: «Senza infrastrutture non vi è ripresa come insegnò al mondo Keynes – continua Bendotti -. Brebemi e Pedemontana porteranno un grande sviluppo ed un miglioramento della logistica a patto di veder realizzata anche la Bergamo-Treviglio, ferma ai nastri di partenza. Diversamente le aziende della Val Seriana e della Val Brembana, già in difficoltà, saranno tagliate fuori dal resto del mondo. Le opere vanno realizzate al più presto: solo in Italia esistono mille intoppi e ritardi. Non possiamo perdere la sfida delle infrastrutture sennò diventiamo davvero i manovali della Merkel». Il nodo da affrontare al più presto è quello dello scalo merci: «Il mancato rispetto di alcuni requisiti fondamentali di sicurezza ne rendono necessario il trasferimento in un’area idonea. Ma nel frattempo l’attività non si può fermare nemmeno per un giorno perché non possiamo permetterci il rischio di perdere altri 3mila posti di lavoro. La speranza è che si trovi quanto prima una soluzione».
Il problema della concorrenza sleale va risolto con la linea dura, intensificando i controlli e applicando le sanzioni pesanti previste: «Vogliamo lavorare in un settore in cui si rispettano le regole. I controlli ad oggi sono insufficienti. Da anni chiediamo almeno una pattuglia per provincia dedicata esclusivamente all’autotrasporto. I controlli verrebbero così triplicati senza troppe difficoltà: gli interventi, che secondo i dati del Ministero oscillano oggi tra i 100 e i 150mila l’anno, sono nettamente inferiori rispetto agli altri Paesi europei – spiega -. Il modello da seguire è quello della Polizia Tedesca, della Bag (Bundesamt für Güterverkehr), il dipartimento dei controlli stradali che ogni anno effettua 1 milione di controlli sui veicoli commerciali nel territorio tedesco. Sola la certezza di essere controllati porta alla certezza del rispetto delle regole. Da anni sottolineiamo l’urgenza di una polizia dedicata che ci siamo pure offerti di pagare, ma ad oggi non se n'è fatto nulla. La sicurezza e le regole per il rispetto dei costi minimi devono essere legge non solo sulla carta, nell’interesse e nella tutela di tutti coloro che ogni giorno viaggiano sulle strade».
Calo dei consumi, crisi e tasse stanno mettendo in grande difficoltà anche corrieri e aziende specializzate nelle spedizioni, come sottolinea Angelo Colombo, presidente dell’Asco Associazione Spedizionieri e Corrieri Orobici : «La realtà delle spedizioni ha dovuto piegarsi alla crisi e alla globalizzazione. Cala la commercializzazione e con essa le spedizioni, inoltre molti Paesi da importatori sono diventati addirittura esportatori, andando a cambiare rotte e geografie dei trasporti». La figura del corriere tradizionale sta ormai scomparendo in Bergamasca: «I corrieri nelle nostre Valli sono cresciuti assieme all’industria, ma la crisi e l’avvento dei grandi gruppi internazionali hanno spazzato via la storia delle piccole e medie imprese bergamasche che da sempre operavano nel settore» continua Colombo, presidente della Zaninoni Spa, colosso bergamasco delle spedizioni con consegne, anche cross-trade, in tutto il mondo. Non manca anche chi si improvvisa spedizioniere e crea scompiglio nel mercato: «Da tempo sosteniamo l’urgenza di regolamentare la professione attraverso il rispetto di requisiti e percorsi formativi. Bisogna ricreare la figura dello spedizioniere incrementando con corsi e aggiornamenti la professionalità. Non si può più operare in un settore in cui troppi si improvvisano. Bisogna valorizzare anche l’adesione alla Fiata – Federazione Internazionale delle Associazioni di Trasporto, Ong che rappresenta un settore di 40.000 operatori del trasporto e della logistica, impiegando circa 8-10 milioni di persone in 150 paesi del mondo, consulente di riferimento per il Consiglio Economico e Sociale, la conferenza sul Commercio e lo Sviluppo e la Commissione legislativa sul Commercio Internazionale delle Nazioni Unite».


Negozi, le idee che sfidano
la desertificazione in città

Cercare di tenere vive o di restituire attrattività alle zone della città che perdono negozi è una bella sfida. Il Comune di Bergamo lo sa e per questo negli ultimi anni ha varato complessivamente cinque bandi per assegnare contributi a sostegno dell’apertura di nuove attività commerciali o artigianali di vicinato nelle zone più a rischio. Ma l’incentivo economico da solo non basta, occorre una certa dose di originalità per cercare di emergere, cosa che non sembra mancare alle cinque iniziative imprenditoriali che si sono aggiudicate la quinta edizione del finanziamento. Con loro salgono a 14 le attività supportate sino ad ora dall’Amministrazione per un totale di 150mila euro di fondi assegnati. Il contributo per ogni azienda è pari al 50% degli investimenti previsti per l’avvio, fino ad un massimo di 15mila euro. Quest’ultima tornata, oltre alle zone del centro più a rischio desertificazione, ha riguardato i quartieri di Longuelo, Grumello al Piano e Celadina. Ecco un assaggio delle nuove idee raccontate da chi le realizzerà. A loro si aggiunge Elisabetta Ghezzi che in via Celadina 16/18 aprirà una lavanderia automatica con macchinari ecologici. Lo spazio sarà presidiato e l’attività sarà affiancata da un lavaggio per gli animali domestici, spazio giochi per i bambini, area relax per adulti con rete wi-fi con la previsione per il futuro di offrire anche servizi di sartoria e corsi di attività manuali.

via Moroni
Con un touch screen tutti diventano stilisti

Una definizione precisa di quanto Mirko Gaverini e Pietro Oluyede stanno realizzando in via Moroni 160 non c’è. Si può parlare di sartoria, ma con un alto contenuto di tecnologia e innovazione. Nel loro negozio – Re:pulse, che aprirà a luglio – produrranno in tempo reale capi personalizzati. Attraverso un touch screen il cliente potrà scegliere il modello che preferisce e la stampa più originale e dare il via alla confezione che si concluderà in una quindicina di minuti. «Si tratta di modelli che richiedono poche cuciture – evidenzia Gaverini -, quindi veloci da realizzare, ma che abbiamo voluto rendere riconoscibili per alcuni dettagli che identificano il nostro stile. Al momento ne abbiamo prototipati cinque, tra magliette e abiti da donna, sui quali il cliente si può sbizzarrire scegliendo di applicare la grafica che preferisce, tra quelle che proponiamo, tutte molto particolari, legate a immagini artistiche».
Si abbatte così la separazione tra chi pensa il capo e chi lo indossa, dando la possibilità a tutti di diventare co-stilisti.
I due promotori lo definiscono anche «sistema di moda collaborativo». Entrambi 27enni, perito informatico Gaverini, architetto Oluyede, condividono la passione per l’abbigliamento e hanno trovato l’ispirazione in esperienze simili già presenti in alcune capitali europee. «Il mio terrore, che penso sia anche di molti altri, era quello di uscire ed imbattermi in qualcuno con indosso un capo uguale al mio – confessa Gaverini -. Ognuno vuole essere in qualche modo unico, per questo l’idea ci è piaciuta tanto». L’iniziativa non nasce dall’urgenza per i due giovani di trovare un lavoro, era un progetto sul quale stavano ragionando da circa un anno e il bando del Comune ha fatto scattare la scintilla definitiva. «Un aspetto che teniamo a sottolineare – aggiunge – è che le stoffe sono tutte made in Italy e che per realizzare questo nuovo sistema abbiamo cercato partner bergamaschi. Si tratta quindi di capi “pensati in locale”. Ci piacerebbe che fosse capito questo concetto, insieme a tutto il know how che sta dietro questa proposta».

via Pignolo
I mattoncini da costruzione più famosi al mondo trovano casa in città

È “La città del mattoncino” il negozio che Pierluigi Cervati, 35 anni, e la moglie Beatrice Da Ros, 33, apriranno al numero 18 di via Pignolo. Cinque vetrine che fanno angolo su piazzetta Santo Spirito, che vogliono diventare il punto di riferimento per gli appassionati da zero a 99 anni dei mattoncini da costruzione più famosi al mondo (è atteso l’ok della sede italiana per poterli chiamare con il loro nome, l’apertura potrebbe essere a giugno o a settembre). «In vetrina non ci saranno scatole – tiene a precisare Cervati per rimarcare la differenza rispetto al modo tradizionale di proporre questi giochi – ma vere e proprie ambientazioni e sculture a grandezza naturale, capaci di attirare l’attenzione e stupire grandi e piccoli». Ad esempio, è già pronto a prendere posto nei locali un diorama di circa 9 metri quadrati e 45mila pezzi realizzato da Cervati, che per merito della moglie ha ricoperto la passione per le costruzioni. Le difficoltà del settore auto in cui lavorava fino a due anni fa (area commerciale di Fiat, con gestione di eventi e manifestazioni) ci hanno messo il resto nel far decidere alla coppia di intraprendere una strada del tutto nuova. «Oltre all’allestimento, a caratterizzare il negozio sono la specializzazione e l’alto assortimento – prosegue -. Si potranno trovare set esclusivi provenienti dall’estero, o rari e da collezione, e si potranno acquistare pezzi sfusi per completare le proprie creazioni. Ci sarà uno spazio giochi per i bambini, disponibile anche per feste, e forniremo assistenza a chi vuole illuminare il proprio diorama, renderlo dinamico o applicare soluzioni tecnologiche. In previsione c’è anche l’installazione di una stampante in 3D per realizzare da sé le parti necessarie a completare i propri progetti, senza dimenticare l’ulteriore chicca dell’esclusiva per l’abbigliamento a marchio da zero a 12 anni». Insomma uno store tematico con pochi precedenti. «Questa impostazione presuppone un bacino di utenza più ampio della città e della provincia stessa. Non avremmo mai scelto via Pignolo – confessa – e l’incentivo comunale ha avuto un ruolo determinante. La via soffre per lo scarso passaggio, ma contiamo di investire in comunicazione ed eventi di richiamo quanto potremo risparmiare grazie allo stanziamento, in questo modo contribuendo a riaccendere l’interesse sulla zona».

via Masone
La panetteria a chilometro zero fa il bis

Per Irene Gabucci, 36 anni, il bando del Comune è stato l’occasione per un bis. A settembre aprirà infatti in via Masone 1F il secondo punto vendita della sua Zero Bakery, panetteria che punta con decisione sul “chilometro zero” utilizzando la farina di grano tenero prodotta in Bergamasca. L’iniziativa è recente – il laboratorio con negozio e alcuni spazi per fermarsi a mangiare è stato infatti aperto in via Don Luigi Palazzolo poco più di un anno fa, precisamente il 5 maggio –, ma il riscontro è stato così positivo (e ancor più notevole in tempi di crisi) da suggerire di fare un passo in più. «Ciò che ci contraddistingue – spiega la titolare – è la selezione degli ingredienti, su tutti l’utilizzo del lievito madre e della farina del territorio, che danno vita a quello che i nostri clienti, spesso guidati in negozio proprio dal profumo, chiamano “pane vero” o “pane di una volta”, riconoscendo senza difficoltà la differenza rispetto a prodotti realizzati a partire da semilavorati ed attribuendo grande valore all’impiego di materie prime locali».
Dopo nove anni come commessa in un panificio e un’esperienza come titolare di una rivendita di pane, Irene Gabucci ha deciso di passare dal bancone al laboratorio dedicandosi personalmente alla produzione. Ha impostato l’attività in base ai nuovi tempi di consumo del pane e questo le ha risparmiato il lavoro notturno e permesso di districarsi meglio (non senza sacrifici e collaborazione) tra gli impegni di mamma. «Le sfornate sono continue – spiega –, così riusciamo ad offrire pane sempre freschissimo, in più rimaniamo aperti fino alle 20, in modo che anche chi esce dal lavoro tardi possa trovare panini e pagnotte fragranti». Con la farina di Bergamo sono realizzati anche dolci, panettoni e colombe, grissini, schiacciatine e per la pausa pranzo sono proposte lasagne, parmigiane di melanzane, crocchette, verdure, «piatti che possono realizzati in forno, che piacciono per la loro semplicità e genuinità – evidenzia -. Le richieste dei clienti ci stanno indirizzando anche verso le proposte vegane, confermando l’importanza crescente che per i consumatori hanno la qualità e l’origine di ciò che si mangia». In via Masone l’offerta sarà la stessa, con un po’ più di spazio per chi si ferma per il pranzo o uno spuntino, visto che il laboratorio è centralizzato. «Trovare uno sbocco ulteriore per la produzione era importante – conclude – l’incentivo del Comune ci ha dato la spinta per rilanciare».

via San Bernardino
Frutta e verdura selezionate dall’esperienza di una mamma

Ora che i figli sono grandi, Monica Bolognesi ha deciso di dedicarsi ad un’attività commerciale. A inizio giugno aprirà in via San Bernardino 57, di fronte all’Istituto Palazzolo, il negozio “Non solo frutta”, che oltre a frutta e verdura fresche offrirà una piccola sezione di alimentari per la spesa quotidiana – latte, burro, biscotti, uova e via di seguito – e un assortimento di fiori e confezioni regalo, pensati soprattutto per chi fa visita agli ospiti della casa di cura. Casalinga, 49 anni, diploma di ragioniera, lavoro in uno studio e poi impegnata nel crescere bambini – non solo i suoi – ha scelto di condividere la sua esperienza nel fare la spesa. «In un fruttivendolo c’è ben poco di innovativo da proporre – evidenzia -. Ciò che posso mettere in campo è la capacità di scegliere con cura le proposte valutando qualità e prezzo, versante sul quale, dovendo gestire una famiglia, ho una lunga e ben rodata “carriera”». Insomma su banchi e scaffali promette di portare prodotti approvati dalla sua competenza di massaia e quel servizio di vicinato che permette di avere a portata di mano ciò che serve senza per forza andare al supermercato. Se le si fa notare che il periodo non sembra dei migliori per lanciarsi in una nuova attività, risponde che però vale anche la pena avere fiducia ed essere positivi. «Era da un po’ che pensavo di aprire il negozio, che è comunque piccolo  – afferma –, e il contributo del Comune mi ha dato la spinta giusta. Diciamo che in famiglia siamo ci siamo stati contagiati dalla voglia di metterci in proprio. Mia figlia ha aperto a febbraio con il suo compagno un ristorante a Gazzaniga (La Follia ndr.) e anche io ho trovato il momento giusto per partire». 


Malvestiti: «In aiuto
alle famiglie per ripartire»

L’Expo come opportunità, l’attenzione alla famiglia che deve tornare ad essere perno dell’economia, lo sviluppo dei distretti del commercio e la vicinanza alle aziende. Sono i punti cardine sui quali il presidente dell’Ascom Paolo Malvestiti ha impostato la propria relazione all’Assemblea annuale, lunedì scorso in Fiera. Un discorso concreto, come la situazione richiede, ovvero «la crisi più lunga e profonda che il nostro Paese ha conosciuto dal dopoguerra ad oggi, testimoniata dalla nostra discesa in piazza lo scorso 18 febbraio per chiedere risposte chiare ed efficaci al Governo. Una crisi che ha lasciato un'Italia più povera e che non lascia intravedere grandi spiragli».

Per il terziario solo deboli segnali
Nella nostra provincia, secondo l’indagine congiunturale della Camera di Commercio al primo trimestre 2014, per il terziario si coglie una leggerissima ripresa solo in alcuni settori. «Il giro d’affari del commercio al dettaglio è in calo dell’1,9% su base annua, con un settore alimentare che perde il 5,2% – ha ricordato Malvestiti -, mentre annotiamo una sostanziale stabilità del non alimentare (+0,2%). Purtroppo il commercio non specializzato ha ancora una perdita, del 3,4%, mentre c’è un piccolo miglioramento nei servizi, per cui il giro d’affari è in aumento dello 0,6% e l’occupazione denota una piccola crescita».

«La famiglia torni motore dell’economia»
Per ridare ossigeno al comparto è fondamentale che riprenda quota il potere di acquisto delle famiglie. «La famiglia – ha sottolineato il presidente – deve ritornare ad essere al centro della nostra economia ed è da questa consapevolezza che nascono molte delle iniziative che i nostri imprenditori e i distretti del commercio bergamaschi hanno messo in campo per incentivare i consumi, con card, sconti, schede di raccolta punti, lotterie. Iniziative che nell’ultimo anno hanno coinvolto 12 distretti, 1.500 commercianti, 250mila consumatori, per un giro d’affari di mezzo milione di euro».

Distretti del commercio verso il potenziamento
I distretti del commercio, che in Bergamasca sono 28, rappresentano la svolta nelle politiche di rilancio, ma la loro azione può e deve essere potenziata. «Sono un esempio di integrazione tra negozi, botteghe artigiane, servizi privati e pubblici per il cittadino. Offrono un clima accogliente e funzionale nei centri storici dei nostri comuni e sono una leva fondamentale per lo sviluppo ed in modo particolare per il turismo – ha rilevato il presidente dell’Ascom -. Dobbiamo avere una visione unitaria e strategica e in tal senso ci stiamo muovendo per coordinarli e rendere la loro azione più efficace ed efficiente».

No al mito delle chiusure al traffico
Il rilancio dei negozi passa necessariamente dal confronto con le amministrazioni comunali. «La regolamentazione delle aree di traffico limitato – ha citato in particolare Malvestiti – deve essere orientata alla armonizzazione dell’ambiente con le esigenze del cittadino e delle imprese commerciali che operano all’interno. Il principio di collaborazione tra pubblico e privato è indispensabile per la tutela degli interessi dei cittadini e delle imprese. Quindi diciamo no al mito delle chiusure del traffico con le esagerazioni ecologiche e ambientali».

«Expo è già una realtà per più di mille aziende»
Lo slancio ulteriore al coordinamento e a fare bene viene da Expo, «opportunità per rendere il nostro territorio sempre più bello da vivere e da visitare», che si fa ogni giorno più reale. «Expo c’è già – ha infatti evidenziato -. È una cosa vera e che sta già funzionando. Ad oggi sono state assegnate gare per forniture di beni e servizi e lavori per oltre 800 milioni di euro che hanno coinvolto circa 1.100 aziende. Per quanto riguarda la nostra Associazione i settori per i quali stiamo lavorando alacremente riguardano il sistema dell’accoglienza e della ricezione alberghiera, della ristorazione e della valorizzazione dei prodotti tipici, dello shopping e dei servizi». Da giugno in Ascom sarà presente anche un punto informativo sull’Expo, in collaborazione con  Bergamo Sviluppo, e l’assemblea stessa ha avuto come sfondo il logo del Sistema Bergamo per Expo che raffigurerà visivamente il nostro territorio nel Padiglione Italia.

«Vicini alle imprese con servizi innovativi»
Per quanto riguarda le politiche associative, l’obiettivo è garantire più assistenza e più servizi qualificati, accanto alla consolidata attività di rappresentanza con le Istituzioni. Credito, lavoro – compresa la delicata assistenza nella gestione delle crisi aziendali -, fiscale, sistemi gestionali e formazione sono le aree che l’Ascom presidia puntualmente, affiancate da sportelli dedicati ai temi emergenti, come l’analisi finanziaria, il sostegno all’innovazione e allo sviluppo e l’assistenza all’internazionalizzazione, novità sulla quale si stanno facendo i primi passi.


“AllenApp”,
anche un tablet
può essere utile
nel reinserimento
sociale 

Grazie a una serie di applicazioni, possibile supportare chi soffre di disabilità cognitivo-relazionali. Bozzolo: «La tecnologia oggi permette a persone con handicap di superare le proprie limitazioni»

La tecnologia non più solo come opportunità, ma come una necessità per migliorare la vita di tutti i giorni. Nasce da questa consapevolezza e come strumento a favore di tutte quelle persone, in Italia circa 750 mila, che soffrono di disabilità cognitivo-relazionali il progetto AllenApp della cooperativa sociale Progettazione di Pedrengo. Obiettivo promuovere l’acquisizione di un maggior livello di autonomia, crescita personale e reinserimento sociale e lavorativo attraverso l’utilizzo di un tablet e di applicazioni (app) specifiche.
«Negli ultimi 20 anni la tecnologia ha consentito di creare attrezzature che permettono a persone con handicap di affrontare le proprie limitazioni – spiega Alvaro Bozzolo, presidente della cooperativa affiliata a Confcooperative Bergamo -. Lo sviluppo della ricerca non ha, però, riguardato persone con disabilità e handicap cognitivi e relazionali e se negli anni la qualità dell’assistenza si è elevata, gli ausili tecnologici per la disabilità cognitivo-relazionale sono tendenti a zero. Per questo abbiamo ideato AllenApp, un programma di ausili formato da un tablet e da una serie di App appositamente studiati e selezionati per la stimolazione e il supporto all’utilizzo delle funzioni cognitive e dell’accrescimento delle competenze relazionali con l’obiettivo di migliorare la capacità di affrontare autonomamente la vita di tutti giorni».
I bisogni di persone con difficoltà intellettive sono infatti legati alla gestione della vita quotidiana: le disabilità cognitive comportano difficoltà pratiche che interessano memoria, percezione, comprensione dei concetti e risoluzione di problemi oltre a difficoltà relazionali conseguenti  a incompetenze sociali e di interazione con gli altri. Tutti problemi risolvibili grazie all’ausilio dell’informatica: le applicazioni di AllenApp sono studiate per la stimolazione delle funzioni che la lesione ha fatto perdere, utilizzabili da una vasta platea di disabili. Le App riguardano lo sviluppo di capacità sociali semplici e complesse come «preparare il caffè», «andare alla Posta», «organizzare una festa», «vestirsi» in funzione della temperatura esterna.
«Il mercato – spiega il Bozzolo – propone molti software per lo sviluppo cognitivo tutti destinati a un’età evolutiva per la scuola, mentre esistono pochissimi programmi per la disabilità per persone che per la vita di tutti i giorni necessitano di esercitazioni costanti, di allenamento cerebrale, di aiuto per “ricordare”. Con AllenApp mettiamo a disposizione “pacchetti” di applicazioni che consentono di confezionale un prodotto individuale funzionale ad ogni specifica area di svantaggio». Il metodo è semplice: dopo una valutazione della capacità si predispone sul tablet un  «programma» di 10 -15 App, funzionali alle difficoltà individuate. Le App considerano la pertinenza dei contenuti, la facilità del linguaggio, gli schemi cognitivi, l’immediatezza percettiva, la capacità di creare interesse e fornire gratificazione e si aggiornano in relazione al livello di abilità e autonomia raggiunto.
Oltre a ipotizzare lo sviluppo di nuove competenze e capacità, l’utilizzo di AllenApp consente anche di supportare le persone e i loro familiari. «Supporti per stimolare la memoria, mantenere attenzione, orientarsi negli spazi, realizzare procedure,  gestire la quotidianità sono funzionali anche alla famiglia di un disabile cognitivo – sottolinea Bozzolo -. Migliorare, mantenere, utilizzare al meglio le competenze residue favorisce il rientro al lavoro, diminuisce il carico assistenziale, migliora la qualità della vita di tutti.?Per questo, alla luce dell’importante evoluzione tecnologica degli ultimi anni, utilizzare il mondo informatico ai fini riabilitativi «cognitivi-ecologici» oltre che una opportunità diventa una necessità».


L’ASSEMBLEA /
UBI Banca,
passano
le modifiche
statutarie

Sì, a larghissima maggioranza, dell'assemblea di Ubi Banca alla modifica dello statuto. Sabato scorso, alla fiera di Brescia, erano rappresentati 6.980 soci, pari al 26,47% del capitale sociale: 2.939 in proprio, 3.872 per delega e 169 in rappresentanza. Hanno votato a favore dello statuto 6.870 soci, in rappresentanza del 26,43% del capitale, mentre i contrari sono stati 95 e gli astenuti 15. Nonostante questi numeri, le voci discordanti non sono mancate, a partire dai cinque consiglieri della lista di minoranza. I quali hanno sottolineato come  «d’ora in avanti sarà impossibile candidarsi senza alle avere alle spalle 20-30 milioni di euro di investimento in azioni, anche comprate a debito da imprenditori pericolanti per entrare nella stanza bottoni". Per il consigliere Andrea Resti "non sarà possibile partecipare per senso civico e spirito di servizio, cose di cui una banca popolare dovrebbe nutrirsi».
Il presidente del consiglio di sorveglianza, Andrea Moltrasio, ha invece evidenziato che la nuova governance rappresenta «una cornice entro la quale tutti i soci, gli amministratori e i dipendenti possono muoversi per favorire lo sviluppo competitivo della banca» nonché «un'apertura verso quella parte di soci che portano il capitale necessario per affrontare le sfide in una fase in cui ci viene chiesto un rafforzamento del patrimonio».
Entrando più nel dettaglio delle modifiche approvate, oggi per presentare una lista in assemblea sono necessarie le firme di 500 soci o il possesso di almeno lo 0,5% del capitale (circa 20 milioni agli attuali valori di borsa). La riforma renderà indispensabili entrambi i requisiti, con l'obiettivo di sbarrare la strada a formazioni con una rappresentanza marginale in termini di capitale. Ubi ha poi deciso la riduzione da 23 a 17 dei componenti del Consiglio di Sorveglianza e da 11 a 9 di quelli di Gestione, al cui interno sarà garantita la presenza di dirigenti apicali della banca. Rafforzati inoltre i requisiti di professionalità per i membri del CdS e l'introduzione di limiti di età per l'assunzione delle cariche
Col nuovo statuto è stata introdotta anche la video-conferenza nelle adunanze assembleari e l'aumento del numero di deleghe fino a cinque per ogni socio, per favorire la partecipazione assembleare. Infine, è stata approvata la distribuzione di un dividendo unitario di 0,06 euro alle 900.048.572 azioni ordinarie di UBI Banca in circolazione, per un monte dividendi complessivamente pari a circa 54 milioni di euro, a valere sull’utile della Capogruppo. Il dividendo sarà messo in pagamento con data di stacco, record date e data di pagamento rispettivamente il 19, 21 e 22 maggio prossimi.