“Bergamo
Parking”,
un’app
svela tutto
sui parcheggi 

L'ultima creatura della "Ringhiera" di Albino è un'applicazione che indica dove sono i posteggi, le tariffe, il numero di posti liberi e gli orari di apertura. Panna: «Ci confermiamo una realtà all'insegna dell’innovazione»

Prima i progetti di car pooling, poi i siti per la gestione della raccolta differenziata e ora i parcheggi: non si ferma la voglia di innovare alla cooperativa sociale «La Ringhiera» di Albino, aderente a Confcooperative Bergamo, dove l’ultima invenzione di casa si chiama «Bergamo Parkings». Si tratta di un’app, semplice e immediata, che indica dove sono i parcheggi, il costo orario, il numero di posti liberi e ovviamente gli orari di apertura.
L’applicazione è disponibile sia per il sistema iOS che per Android ed è gratuita: una volta scaricata, l’utente potrà vedere dove sono situati i parcheggi e i posti liberi a disposizione. Inoltre, attivando il Gps, l’app si collega direttamente a Google Maps e consente di vedere la strada da percorrere per raggiungere i parcheggi scelti dalla posizione in cui l'utente è in quel momento. «Bergamo Parkings» si trasforma quindi in un vero e proprio navigatore satellitare, con tanto di indicazioni vocali che facilitano e non distraggono il guidatore. Una volta aperta l’applicazione, sul display dello smartphone compare una mappa di Bergamo, con indicata l’ubicazione dei silos o delle aree di sosta con sbarra all’ingresso: il colore varia da verde a rosso passando per il giallo, secondo l’indice di occupazione.
«L’applicazione è gratuita ma il costo del servizio, 400 euro all’anno, è a carico delle società che gestiscono i parcheggi – spiega il presidente della cooperativa, Emidio Panna -. Per questo siamo in contatto con diverse strutture in città: alcune si sono detti disponibili, con altre la trattativa è aperta». Ma non solo: «Oltre a poter vedere la localizzazione dei parcheggi – prosegue Panna – stiamo lavorando anche  per aggiungere altri servizi che possono essere utili a chi non conosce la città e quindi meccanici, elettrauti, benzinai, carrozzieri e bancomat».
Con «Bergamo Parkings», La Ringhiera si conferma quindi una cooperativa nata nel segno dell’innovazione: oltre a fornire una serie di servizi nel campo dell’ecologia ambientale, infatti, negli anni scorsi la cooperativa ha elaborato anche software gestionali che abbracciano diversi campi di applicazione. «Abbiamo cominciato con un programma specifico per il settore ambientale, ideato per monitorare a livello remoto i dati della gestione delle singole piattaforme ecologiche e dei distributori dei sacchi – spiega Panna -. La richiesta da parte dei Comuni di poter gestire anche altre informazioni ci ha così spinto a ideare, tramite la collaborazione con altre società specializzate, nuovi software aggregati e ampliare la gamma di servizi per enti e cooperative».
La logica è semplice ed è quella della tecnologia informatica come strumento di gestione di una serie di attività interne o anche solo come raccolta dati. È il caso del programma Archivium, in grado di ricevere e organizzare tutti i dati in entrata di un Comune, in particolar modo dell'Ufficio Anagrafe, della Camera di Commercio, dell'Ici e del Catasto. Un unico database contenente le persone fisiche e giuridiche, le proprietà immobiliari e le attività del Comune e che permette di correlare tutti questi dati per eseguire statistiche relative al numero di cittadini e di abitazioni, censimenti di attività, controlli sui pagamenti di tasse e tariffe.
Se Archivium è un programma specifico per le amministrazioni comunali, Classe A e Classe B sono invece due software ideati per le cooperative. «Sono gli ultimi che abbiamo sviluppato – spiega Panna – e consentono alle cooperative di gestire e monitorare tutti i servizi e le prestazioni socio assistenziali svolte. Tramite un transponder è possibile sapere dove e quando sono state effettuate, ad esempio, visite mediche o le consegne dei pasti a domicilio ed elaborare un unico database degli utenti coinvolti».


“Mica paglia”,
il concept store
dove ognuno
è libero
di creare

Graziano Gaddi (nella foto), ex fisioterapista, ha creato un centro di aggregazione per giovani talenti dove è possibile esporre, vendere e confrontarsi

Oggetti d'arte, capi d'abbigliamento e arredi concepiti come opere uniche, frutto della fantasia e dell'abilità di artisti e designer emergenti. Si trovano a “Mica paglia” (www.micapaglia.it), primo concept store di Treviglio, situato nella corte di via  Roma, al civico 10. Più che un semplice negozio è un centro di aggregazione per giovani talenti che qui possono esporre, vendere e confrontarsi. Ognuno è libero di creare. Come recita la scritta, dipinta a mano, sulla parete all'ingresso: “L'arte è magia liberata dalla menzogna di essere verità”. L'attività offre un continuo ricambio di oggetti e la possibilità di richiedere all'artista un'opera personalizzata. L'ideatore del progetto è Graziano Gaddi, trevigliese, 53 anni, che si divide  tra la professione di fisioterapista e quella di pittore.
Gaddi, come concilia i due mestieri?
“Ho lavorato come fisioterapista in uno studio a tempo pieno per 25 anni, anche se dipingevo e facevo mostre. Finché, un paio d'anni fa, una brutta malattia, da cui sono guarito, mi ha fatto riflettere. Ho voluto rischiare, provare a realizzare il mio sogno, altrimenti avrei avuto per sempre il rimpianto: trovare uno spazio dove esporre le mie opere  e poter offrire la stessa opportunità ad altri artisti come me. Dunque, una vetrina espositiva e commerciale, con i manufatti in conto vendita”.
Quale è la  filosofia dietro la ricerca della merce?
“Come dice il nome del negozio, “Mica paglia”, significa mica robetta da poco. Da me non ci sono oggetti tutti uguali, realizzati  in serie o industriali, ma pezzi ricercati e originali, fatti a mano, in modo artigianale. Il tutto certificato da un cartellino posto su ciascun pezzo. Spesso sono prodotti riciclando materiale che altrimenti andrebbe buttato”.
Qualche esempio?
“Ci sono le lampade realizzate con i contenitori in latta del caffé venduto ai bar di Massimo Zanotti a Treviglio, le collane in bottoni dell'artista veneziana Chiara Trentin, titolare di Chimajarno. E i miei lavori: dai quadri classici a olio a quelli su carta di riso o cotone  dalle  tele con i disegni colorati con polveri vegetali agli assi da ponteggio che, una volta dipinti, diventano nella loro seconda vita vere opere d'arte”.
Il suo è un vivaio di giovani creativi?
“Eccome, sono tanti e altrettanti sono passati di qua. Oggi espongono Giuseppe Lorenzi che realizza gioielli in ceramika raku e complementi d'arredo, come tavoli e piatti di abbellimento che chiama “contenitori del vuoto”. Mirko Pajè, di Inzago, è un calligrafo e decora con scritte a mano vasi, ceramiche, quadri, come il dipinto “Non esiste notte tanto lunga che impedisca al sole di risorgere”. Il figlio, Mattia, disegna stampe su magliette e incide serigrafie. Le borse in rafia sono di Ilaria Rivaroli che d'inverno produce cappotti alla Audrey Hepburn. Gli orecchini con mosaico in vetro e gli anelli in ceramica sono di Musiva”.
Come avviene la selezione?
“Senza nessun tipo di preclusione, a mio gusto personale, a patto che si rispecchino i criteri di originalità e artigianalità. All'inizio era frutto di una mia accurata ricerca, ora sono in tanti a farsi avanti”.
E chi volesse esporre come deve fare?
“Affitto lo spazio al piano sopra il negozio. Una mostra per tre settimane costa solo 100 euro. Fuori, nel cortile, è gratuita e richiama molti più curiosi. L'ultima è stata “Revolution”, un'esposizione di musicisti, saltimbanchi e ballerine in cartapesta. L'autrice è Patrizia Milone di Ornago. Sua è anche l'opera  più stravagante: un vecchio pezzo di  sughero costellato da centinaia di sassolini colorati, ciascuno decorato a mano”.
Anche l'arte risente della crisi. Come vanno gli affari?
“I prezzi dei manufatti sono per tutte le tasche, c'è la lampada costosa come il gioiello da regalare come pensiero. La gente passeggia per via Roma e arriva da noi, guarda e apprezza ma vendere non è facile. Confido nelle aperture il mercoledì sera, che cominceranno a giugno e porteranno movimento in centro città. Noi saremo aperti e carichi di novità”.
Nessun rimpianto per il mestiere di fisioterapista a tempo pieno?
“Capita che qualche vecchio cliente si ricordi di me e mi cerchi, ma il richiamo dell'arte è più forte”.


Giovani, arriva
lo sportello
che supporta
la voglia
di fare impresa

Le Camere di commercio hanno dato il via ad un network nazionale, disponibile anche nelle sedi di Bergamo Sviluppo. Nella nostra provincia le aziende guidate da under 35 sono il 10%. Malvestiti: «Occasione per creare posti di lavoro»

In Italia la disoccupazione giovanile ha superato il 40% e il fenomeno dei neet ha toccato una quota record (circa un milione e mezzo di 15-24enni, pari quasi a un quarto di questa fascia d’età, che non studiano né lavorano), ma i giovani non hanno perso la voglia di fare impresa. Nel 2013 è infatti cresciuto di 71mila unità il numero delle aziende guidate da under 35, per un incremento del 10,48%. A Bergamo il raffronto tra aperture e cessazioni nel 2013 è positivo di 919 imprese, per un totale di poco più di 10mila, pari al 10,46% del totale.
Per rafforzare questa tendenza ed offrire gli aspiranti e neo-imprenditori un supporto mirato – in quello che le statistiche indicano come un momento tra i più critici e delicati della vita di un’azienda -, la rete delle Camere di commercio mette oggi a disposizione un servizio gratuito dedicato espressamente a questa fascia di età. Per la Bergamasca, lo Sportello sarà disponibile, su appuntamento, nelle sedi di Bergamo e di Dalmine dell’Azienda Speciale Bergamo Sviluppo.
«In un momento come quello attuale – sottolinea il presidente della Camera di commercio Paolo Malvestiti – la creazione di nuovi posti di lavoro può avvenire solo se le imprese ricominciano ad assumere, oppure se si dà vita a nuove imprese che generano nuove opportunità di lavoro. È per questo che risulta importante sostenere e realizzare progetti e iniziative che aiutino gli aspiranti imprenditori, ed in particolare i giovani che hanno meno esperienza, a “dare forma” al proprio progetto imprenditoriale per farlo partire nel modo migliore, e cioè avendo valutato alternative, costi, previsioni e forze a disposizione per creare imprese solide e durature».
Il Network degli Sportelli per il sostegno all’Autoimprenditorialità giovanile sviluppa un modello di servizio e d’intervento comune, basato sull’adozione di standard omogenei, con declinazioni e articolazioni territoriali differenziate sulla base delle specificità in termini di opportunità, collaborazioni, specializzazioni, risorse, attori e reti disponibili. In particolare, a Bergamo il servizio potrà offrire attività di informazione (su procedure amministrative e legislative necessarie ad avviare una nuova iniziativa imprenditoriale, sulla scelta della forma giuridica più opportuna, su finanziamenti e agevolazioni regionali e nazionali), orientamento (per la valutazione delle attitudini e delle competenze degli aspiranti imprenditori in relazione all'idea di impresa), formazione (periodicamente sono infatti organizzati incontri e seminari), assistenza personalizzata alla stesura del business plan e accompagnamento e supporto alla costituzione dell’impresa (grazie al progetto Incubatore d'Impresa, che fornisce servizi logistici, formativi e consulenziali, e grazie alla collaborazione con le Organizzazioni di categoria del territorio).
L’esperienza maturata dalle Camere di commercio, del resto, è consolidata. Nei servizi per l’imprenditorialità si sono infatti dotate da tempo di un proprio modello operativo, organizzato a rete e che coinvolge in modo pressoché omogeneo tutte le realtà territoriali, conosciuto come “Servizio nuove imprese” o “Punto nuova impresa”. Quest’ultimo si unisce spesso con azioni specifiche che le Camere di commercio hanno attivato anche per l’imprenditoria sociale, per quella femminile e per quella immigrata. L’attività a favore della creazione di impresa si è tradotta nel tempo anche in una serie di azioni progettuali in attuazione degli Accordi di programma tra Unioncamere e Ministero dello Sviluppo Economico, dirette allo sviluppo di servizi integrati per l’imprenditorialità, a favorire l’accesso agli strumenti del microcredito e al sostegno all’occupazione.
Con l’obiettivo di integrare e diffondere le esperienze presenti sul territorio sui temi della formazione, dell’imprenditorialità, del lavoro e dell’orientamento è nato anche il portale FILO (www.filo.unioncamere.it), nel quale è presente un focus specifico diretto a chi vuole “mettersi in proprio”.


Unicredit e Fogalco in campo
per rilanciare le imprese alberghiere 

UniCredit e Federalberghi hanno stipulato una convenzione che offre alle imprese alberghiere soluzioni di finanziamento grazie ad un pacchetto completo di servizi dedicato alle specifiche esigenze del settore. L’accordo mette a disposizione un plafond di 500 milioni di euro per l’erogazione di mutui a supporto degli investimenti aziendali, con durata sino a 22 anni, utilizzabili anche per il finanziamento delle opere di adeguamento alle normative sulla sicurezza e per acquisire la proprietà dei muri dell'albergo. La convenzione comprende fidi e finanziamenti a breve termine per rispondere alle esigenze di capitale circolante e supporta gli investimenti in strumenti evoluti di incasso/pagamento (pos, e-commerce, internet banking) studiati per le attività alberghiere.
«Con questa partnership rivolta alla filiera del Turismo – afferma Alessandro Cataldo, Deputy Country Chairman e Responsabile del Corporate Banking in Italia – vogliamo confermare la nostra vicinanza e attenzione a questo settore strategico per l’Italia, fornendo strumenti finanziari non solo per l’operatività corrente ma anche per nuovi investimenti di medio lungo periodo». Secondo Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, l’organizzazione maggiormente rappresentativa delle imprese alberghiere italiane, «l’accordo conferisce un nuovo impulso al miglioramento della qualità del sistema turistico italiano ed alla ripresa degli investimenti nel settore». I nuovi canali di finanziamento vengono resi disponibili a pochi giorni dalla conversione in legge del decreto, fortemente voluto da Federalberghi, che ha fissato i nuovi termini per la realizzazione dei lavori di miglioramento dei sistemi di prevenzione incendi negli alberghi. Per incentivare ulteriormente la realizzazione dei lavori di riqualificazione e messa a norma, Federalberghi ha attivato un confronto con il ministero dell’Interno, per la semplificazione delle norme che regolano la materia, ed ha chiesto al nuovo ministro del Turismo di attivare un credito di imposta a supporto delle ristrutturazioni alberghiere, sulla falsa riga di quanto previsto per le civili abitazioni.
Fogalco e Unicredit hanno nei giorni scorsi formalizzato a livello territoriale la costituzione di un tavolo del credito a supporto dell’associato nella presentazione del progetto di investimento. Sergio De Carlucci, responsabile regionale Unicredit, Antonio Arrigoni, direttore Fogalco, e Giovanni Zambonelli, presidente del Gruppo Albergatori Ascom, hanno rinnovato l’impegno a supporto degli investimenti delle imprese del settore alberghiero. «L’accordo sostiene il processo di ampliamento e riqualificazione dell’offerta delle imprese alberghiere con un supporto finanziario della gestione dell’attivo circolante modulato in funzione della stagionalità degli incassi – sottolinea Arrigoni -. Le linee di credito sono studiate per l’acquisto della proprietà dei muri dell’albergo, per il finanziamento delle opere di adeguamento alle normative sulla sicurezza e per gli investimenti in generale, con particolare attenzione al risparmio energetico attraverso fotovoltaico e solare termico». E Zambonelli rimarca l’importanza dell’accordo: «Il plafond di 500 milioni di euro a supporto degli investimenti attraverso la garanzia Fogalco va a migliorare le condizioni di accesso al credito per le nostre imprese. A dare ancora più forza all’accordo l’adesione, in via di formalizzazione, da parte di Unicredit a Lombardia Concreta – Contributi al Credito per Turismo e Accoglienza di Regione Lombardia, che mette a disposizione 12,4 milioni di euro per sostenere le micro, piccole e medie imprese che operano nel settore del turismo e dell’accoglienza per investimenti strutturali e di ammodernamento e per il potenziamento dell’offerta in vista di Expo 2015».


Clinica Castelli, un 2014
con l’acceleratore pigiato

“Clinica non per caso”. Il titolo che introduce il breve volume dedicato agli 80 anni della Castelli condensa in un flash il senso di un’avventura, quella voluta da due medici che tra le grandi guerre avvertirono forte l’urgenza di rispondere ai bisogni di un territorio all’epoca martoriato da un elevato indice di mortalità infantile e da un forte incremento delle malattie intestinali.
Carlo Castelli e Battista Marconi questo avevano in mente quando nel ‘32, a Bergamo, diedero vita alla ”Casa di Salute Villa Salus”, gli albori di quella che poi sarebbe diventata l’attuale Castelli.
Una Clinica non per caso, dunque, ma frutto di una scelta filantropica e di una profonda tensione etica. Oggi come ieri, il senso è rimasto immutato. «Nulla, del resto, avviene per caso – scrive nel volumetto Paolo Merla, nella doppia veste di storico e di consigliere delegato  della struttura sanitaria di via Mazzini -. Tutto è determinato dal nostro agire e se si desidera dare un senso alla storia passata, questa storia, come ci ha insegnato Croce, non è da considerarsi passata, ma contemporanea, storia viva». Sono trascorsi poco più di 80 anni dalla fondazione della Clinica Castelli. Una vita. Lo spirito del tempo ha rinsaldato le radici, ha consolidato l’identità e l’attaccamento al territorio, mentre sullo sfondo la medicina e l'organizzazione sanitaria hanno inanellato, di decennio in decennio, trasformazioni inimmaginabili, imponendo a tutti forti rivoluzioni negli assetti e negli investimenti, il prezzo da pagare per poter rafforzare le professionalità e arricchire i servizi. Cambiamenti epocali, resi ancor più penetranti dall’evoluzione tecnologica, di per sé già capace di modificare i corsi delle storie.  Seguire il flusso di questi mutamenti voleva dire rimanere sul mercato, il contrario soccombere. «La Castelli – annota Merla – ha sempre cercato di seguire questo flusso. Non è quindi un caso che anche oggi sia un punto di riferimento sul territorio, per esempio sulla diagnostica per immagini. Un traguardo che la Clinica s’è guadagnata imponendosi sul mercato come prima struttura sanitaria in Bergamasca a dotarsi dell’Ecografo (nel ’76) e della Tac (nel ‘78) e continuando a investire sull’innovazione, come comprovano le recenti acquisizioni di una nuova apparecchiatura ad alto campo (1,5 Tesla) per la Risonanza magnetica e di una nuova Moc particolarmente sofisticata. Anche i numeri confermano: su 15 milioni di investimenti in 12 anni, poco meno della metà sono stati riservati alle attrezzature sanitarie.

Il futuro
Rimanere al passo coi tempi presuppone la capacità di saper leggere il mercato, le sue evoluzioni e i suoi desideri. Si spiega così, a pochi mesi dalle celebrazioni per gli 80 anni, il forte impulso dato dalla proprietà allo sviluppo della Clinica per renderla ancor più moderna, dentro e fuori. Entro l’anno – come annunciato nei mesi scorsi dal presidente Andrea Moltrasio – partiranno i lavori per rinnovare le strutture già esistenti, ma soprattutto per dare il via alla realizzazione di una nuova ala che, a fine intervento, farà crescere gli spazi complessivi da 7.500 a 9mila metri quadrati, 300 dei quali, interrati, saranno riservati al nuovo reparto di radiologia, sovrastato da un giardino d’inverno destinato in particolar modo ai pazienti interessati ai cosiddetti ricoveri temporanei e ai ricoveri di più lunga durata.
Al termine dei lavori, spalmati su più anni, i posti letto effettivamente operativi e accreditati col sistema sanitario nazionale saranno un centinaio. «Il che – precisa Merla – ci permetterà di far leva su ricavi più ampi e avere quindi migliori spazi di manovra nella gestione economica». Che lo scorso anno ha registrato 4.546 prestazioni di ricovero (4.124 convenzionate) e 215mila prestazioni ambulatoriali. Un carico di lavoro che poggia sulle spalle di un’ottantina di medici, di oltre 60 infermieri, 30 operatori socio sanitari e una cinquantina fra tecnici sanitari, non sanitari e amministrativi.

Il presente
Quel che invece è già realtà tangibile è la nuova sala operatoria, entrata in funzione il 1° maggio scorso. «È la quinta – puntualizza Merla – e ci ha permesso di redistribuire al meglio l'attività delle altre quattro sale, anche rispetto ai budget imposti dall’Asl. Nella riorganizzazione è stato deciso di riservare la nuova unità alla bassa complessità chirurgica. Pertanto, il 90% dell’attività sarà appannaggio dell’Unità Operativa di Oculistica, diretta da Marino Chiodi, tra l’altro uno dei settori storicamente di punta della Clinica».
Dal primo gennaio sono stati invece attivati i posti letto per i pazienti subacuti. Cinque in tutto, accreditati col Sistema sanitario nazionale e «riservati – afferma Merla – a chi, pur non necessitando più di una permanenza in reparto per acuti (medicina, cardiologia e via a seguire) ha bisogno di un controllo clinico, di eventuali indagini diagnostiche, oltre che di terapie mediche di media complessità. In altre parole, diamo una risposta a quegli anziani dimessi dall’ospedale, ma con un quadro clinico tale da non consentire un rientro sicuro a casa; oppure a pazienti che il medico curante segnala, ritenendo la loro instabilità clinica non compatibile con un’assistenza domiciliare ma, contemporaneamente, risolvibile con modalità diverse dal ricovero ospedaliero ordinario». La nuova Unità fa il paio con quella dei ricoveri temporanei (entrambe fanno capo allo stesso Dipartimento di Area medica condotto da Marco Bravi). Anche in questo i posti letto sono cinque, ma in regime privatistico, e vanno a coprire un’esigenza che non trova spesso risposte sul territorio. Si tratta di ricoveri rivolti a quei pazienti che hanno necessità di assistenza e cura per il loro stato di salute generale o per l’impossibilità temporanea di ricevere una adeguata assistenza a domicilio.

I punti di forza
Se la diagnostica per immagini e l’oculistica restano tra le eccellenze della Clinica, un posto di rilievo se l’è conquistato anche l’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria guidata da Alessandro Colli, oltre alla chirurgia generale, diretta da Roberto Sacco. «In particolare – puntualizza Merla – sta crescendo la terapia chirurgica dell’obesità, la bariatrica che sotto la responsabilità di Francesco Greco arriverà a svolgere oltre 200 interventi all'anno, con il 70% dei pazienti provenienti da fuori regione. Un ambito che contempla anche la chirurgia plastica postbariatrica, richiesta dal 20% dei pazienti e praticabile dopo circa un anno. Gli interventi più frequenti sono l'addominoplastica ed la dermoadipectomia delle braccia. Il dolore è minimo e dopo sette giorni la stragrande maggioranza dei pazienti torna alla vita normale, lavorativa e sociale». Sempre nell’Area Chirurgica si registra anche il recente e forte impulso impresso alla giovanissima Unità Operativa di Urologia guidata da Alessandro Piccinelli (con prestazioni specialistiche sulle patologie della prostata, del rene e della vescica) e l'avvio dell'attività protesica in Ortopedia.
«L’obiettivo – conclude il consigliere delegato – è far rimanere la Clinica un istituto di fiducia, che sappia posizionarsi al meglio come struttura di primo livello tra la medicina di base e l’alta specializzazione ospedaliera. Vogliamo continuare, insomma, ad offrire buoni motivi per continuare a sceglierci. Non a caso, ma nel solco della nostra storia».


Bonifiche “green”,
ora SIAD punta all’Europa

Convinzione e perseveranza sono ingredienti fondamentali non solo per realizzare un’innovazione. Servono anche per fare in modo che questa venga compresa ed utilizzata. In questo senso, il 2014 può essere considerato l’anno della svolta per un brevetto per la bonifica dei siti contaminati da composti organici depositato dalla SIAD nel 2006 e che vive ora il suo decollo. Intuizione e sviluppo si devono al Laboratorio di Biologia e Chimica Ambientale che ha sede al Point di Dalmine ed è guidato da Eleonora Pasinetti, affiancata da Michela Peroni, Alessandro Brina e Davide Preda, tutti impegnati sul progetto sin dall’inizio, con la direzione di Giorgio Bissolotti.
«Ci è voluto un po’ di tempo – ammette Pasinetti – per far comprendere la portata della soluzione e “smuovere” gli addetti del settore. Lo abbiamo fatto attraverso convegni e seminari che hanno coinvolto il mondo accademico e le società ingegneristiche ed ora, grazie al progressivo riconoscimento da parte degli Enti di controllo, possiamo parlare di un vero e proprio lancio dell’applicazione». Sino ad oggi, infatti, oltre che in diversi campi prova, la tecnologia è stata utilizzata in tre bonifiche nelle province di Bergamo e Brescia, mentre solo nel corso di quest’anno sono già altrettanti gli interventi in programma, con ulteriori accordi in definizione per altri siti. Il sistema riguarda la bonifica di aree contaminate da sostanze biodegradabili con metabolismo batterico aerobico, come idrocarburi o composti aromatici. La soluzione è data dall’iniezione nelle acque di falda di ossigeno puro, aumentando cioè la concentrazione di ossigeno disciolto per permettere ai microrganismi naturalmente presenti di trasformare ed eliminare gli agenti inquinanti. In pratica, si crea per i batteri l’ambiente adatto per “lavorare” alla degradazione delle particelle dannose per l’ambiente. Il vantaggio è intuibile anche da chi non è troppo esperto in materia e sta nel fatto che si tratta un processo totalmente naturale, che viene “solo” stimolato e monitorato.
«Il sistema è nato dalla precisa richiesta di un cliente – ricorda la responsabile del laboratorio -, che aveva la necessità di una tecnologia pulita per il trasferimento dell’ossigeno nel sottosuolo. Tre le condizioni che aveva posto: che funzionasse senza energia elettrica, che non producesse rifiuti e che non desse luogo al fenomeno dello “strippaggio”, ossia il passaggio degli inquinanti dall’acqua all’aria». Tutti e tre i requisiti sono stati rispettati (non serve corrente elettrica perché per l’immissione dell’ossigeno si sfrutta la pressione del gas compresso in bombole) e rappresentano i punti di forza del processo di bonifica ideato dalla SIAD. «Altre soluzioni in casi simili di contaminazione sono rappresentati dal dosaggio di alcune sostanze chimiche che rilasciano l’ossigeno nel tempo – spiega -, ma si tratta di sostanze che rimangono nella falda, mentre la nostra tecnologia si basa sull’impiego di ossigeno, che è un elemento naturale». «Vero è che ogni situazione – tiene a precisare – richiede di essere analizzata singolarmente per individuare le modalità di intervento, anche in base alle esigenze del cliente e ai tempi richiesti. Trattandosi di un processo biologico, il nostro sistema ha bisogno di almeno un paio d’anni per completare la bonifica, ma se c’è la possibilità di lavorare su questi tempi, possiamo senz’altro affermare che si tratta di una soluzione competitiva in termini di ecosostenibilità ed economicità».
Anche l’impatto visivo è pressoché annullato. La versione in campo prova prevede l’impiego di una bombola da 5 litri inserita in una cassetta di protezione collocata in un pozzetto interrato. Da qui il gas viene immesso in falda attraverso un tubo e un diffusore microporoso. Nel caso di una bonifica su scala, si ricorre invece ad un pacco bombole da cui si dipartono delle linee interrate che arrivano a ciascun punto di iniezione. Una sorta di “flebo”, attraverso le quali il suolo riceve il nutrimento necessario alla sua progressiva guarigione.
L’applicazione su scala superiore, come si diceva, ha ricevuto un’accelerazione proprio quest’anno. Ad aprile è partita la bonifica di due stazioni di servizio per la distribuzione di carburanti, una ad Ascoli Piceno, dove sono stati realizzati 15 punti di iniezione, ed una a Legnago in provincia di Verona (20 punti di iniezione). Entro la fine dell’anno dovrebbe cominciare, dopo un campo prova di due anni, anche trattamento dell’acqua di falda di un’azienda farmaceutica nel Milanese (35 punti di iniezione). Un ulteriore progetto è per un distributore di carburante a Chiaravalle in provincia di Ancona (10 punti di iniezione), ma le richieste si stanno moltiplicando rapidamente.
«SIAD non si limita a fornire il gas – evidenza Pasinetti -, ma cura l’intero percorso che va dalla fattibilità, all’installazione ed al successivo monitoraggio, con prelievi periodici per verificare l’andamento del processo». Lo sviluppo della tecnologia ha portato alla messa a punto di tre diversi prodotti, tutti registrati. GROUND BIO2TM, composto da ossigeno e utilizzato per l’applicazione su scala, e GROUND MIXTM, miscela che contiene anche gas inerti, che non interagiscono, quindi, con il suolo, permettendo di “seguire le tracce” dell’ossigeno immesso, per rilevare il raggio di influenza della tecnologia a seconda delle caratteristiche di ogni sito. Il terzo prodotto, GROUND SPYTM, è composto solo da gas traccianti ed è utilizzato per verificare il raggio di azione di altre tecnologie.
«I risultati che oggi stiamo cominciando ad ottenere sono il riconoscimento della validità della nostra innovazione e continuare a credere nel progetto sta finalmente premiando – rileva il direttore Giorgio Bissolotti -. Il brevetto è europeo e l’Europa rappresenta la prossima sfida. Il settore delle bonifiche è molto vasto e le problematiche sono diversificate, è bene ribadirlo, ma nelle condizioni che abbiamo illustrato la nostra tecnologia può risultare davvero competitiva e dare una riposta completamente ecosostenibile ad un problema molto delicato come l’inquinamento del sottosuolo. Il prossimo passo sarà far conoscere il brevetto fuori dai confini nazionali a cominciare dalla pubblicazione dei risultati su riviste scientifiche internazionali». 


«Sui buoni pasto
è ora di fare chiarezza»

La  Federazione italiana dei pubblici esercizi di Confcommercio  chiede chiarezza sulle regole del mercato dei buoni pasto. E lo fa con un esposto alla Consip, la centrale d’acquisto della pubblica amministrazione, e all’Antitrust. “Quando si fanno gli affari – commenta il presidente nazionale della Fipe Lino Stoppani -, se guadagna uno solo salta il gioco. E per adesso, nella vicenda dei buoni pasto, chi si avvantaggia è solo l’azienda che fornisce i ticket ai suoi dipendenti”. Ai buoni pasto, che muovono ogni anno in Italia qualcosa come 2,5 miliardi di euro, baristi e ristoratori non vogliono rinunciare, ma nel gioco al ribasso tra le aziende che erogano i ticket e quelle che li acquistano per i propri dipendenti, i titolari dei pubblici esercizi temono di restare con il cerino in mano. “Le imprese – spiega Stoppani – selezionano la società a cui affidare la fornitura di ticket cercando di strappare il miglior prezzo. Per i pubblici esercizi il sostitutivo della mensa è fondamentale per far quadrare i conti. Un incasso che però resta sulla carta finché la società che ha emesso il buono non lo ritira”. E qui cominciano le dolenti note, fra ritardi nei pagamenti agli esercenti, buoni scaduti, differenze di fatturazioni e gli sconti sulla fornitura.  E poi c’è la voce “servizi aggiuntivi”, strategia messa in campo da alcune società emettitrici per risparmiare sui rimborsi.
“Ti offrono l’elettricista – aggiunge Stoppani -, l’idraulico, l’assicurazione in cambio di un ulteriore sconto sul fatturato che uno sviluppa con i buoni, e se non li accetti non ti danno la convenzione”.
Nelle scorse settimane Fipe ha inviato un esposto alla Consip per richiamare l’attenzione sui comportamenti non allineati ai capitolati delle pubbliche amministrazioni. Inoltre ha fatto denuncia all’autorità garante della concorrenza e del mercato. A tutela degli esercenti, Fipe ha segnalato nei giorni scorsi il comportamento di “Qui! Group Spa” alla Consip. Come evidenziato dai documenti inviati dall’Associazione Provinciale Milanese dei Pubblici Esercizi, l’ Epam , la “Qui! Group Spa” aveva inviato agli esercenti in convenzionamento per il servizio sostitutivo di mensa relativo alla gara Consip 6 una comunicazione dalla quale risultava evidente che senza l’adozione del sistema di smaterializzazione dei buoni pasto denominato Passpartù non avrebbero potuto proseguire nel contratto di convenzionamento. Il servizio integrativo è previsto dalla gara Consip 6 e come tale deve essere ad adesione assolutamente facoltativa. Oltre tutto si tratta di un servizio che, anche se in grado di velocizzare il lavoro degli esercenti, ha dei costi notevoli in quanto il trattamento di ciascun buono costa tra i 40 e i 50 centesimi ai quali occorre aggiungere il costo di 10 euro mensili per il noleggio dell’apparecchio ed il costo di trasmissione dei dati. Si tratta, quindi, di un ulteriore costo (variabile tra l’8 e il 10%  del valore di un buono medio) che si deve aggiungere a quello dello sconto incondizionato imposto in contratto.
Fipe è intervenuta tempestivamente sulla dirigenza di Consip segnalando il comportamento di “Qui! Group Spa, chiedendo di assumere i provvedimenti funzionali tanto al rispetto della legge di gara che alla tutela dei diritti degli esercizi convenzionati. A seguito dell’intervento della Federazione, Consip, dopo aver espletato una rapida indagine, ha segnalato l’esposto di Fipe alla “Qui! Group Spa” invitandola a rispettare i termini della gara. Di fatto l’ azione della Federazione ha sventato un tentativo di indurre la massa degli esercizi convenzionati a ritenere che l’ acquisizione del servizio integrativo di smaterializzazione fosse la condizione per mantenere in essere la convenzione per il servizio sostitutivo di mensa effettuato con i buoni pasto. Al contrario si è ribadito che l’ adesione a tali servizi è assolutamente facoltativa e si precisa che gli esercenti che, visto il grave momento economico, avevano sottoscritto il servizio integrativo Passpartù nel timore di perdere la convenzione possono rescindere il contratto.
“Da anni ci battiamo contro gare al ribasso. Assistiamo ad appalti al di sotto dei normali canoni di equità: maggiore è lo sconto, maggiori sono le commissioni che strozzano i pubblici esercizi, sempre più sotto forma di servizi aggiuntivi, che al posto d’essere liberalmente scelti dai locali, rappresentano dei veri e propri vincoli – sottolinea il direttore generale Fipe Marcello Fiore-. Nelle scorse settimane il Tar del Lazio ha ribaltato con una rivoluzionaria sentenza , la 3959/2014 il consolidato esito giurisprudenziale negativo in materia di buoni pasto. Grazie anche all’azione di Fipe è stata annullata l’aggiudicazione della gara – Consip 6, lotto 4 – a seguito della verifica dell’anomalia dell’offerta alla Repas Lunch Coupon, che sarebbe riuscita a coprire i costi facendolo ricadere sugli esercenti affiliati a suon dell’acquisto di servizi aggiuntivi facoltativi”.
Le segnalazioni di ritardi nei pagamenti arrivano da ogni angolo d’Italia e a Bergamo, come segnalato da alcuni esercenti, interessano in particolare “Qui! Group” (Qui!Ticket).  E’ importante rivolgersi a Fipe, attraverso l’Ascom, per fare leva direttamente su Consip: “Invitiamo esercenti e associazioni a segnalare, fornendo idonea documentazione, eventuali comportamenti di emettitori ritenuti non legittimi onde consentire alla Federazione di intervenire a tutela delle imprese – ha sottolineato Fiore -. Il rispetto dei termini di pagamento è obbligatorio, come indicato dalla gara d’appalto. E’ intollerabile che le imprese vengano messe in difficoltà da pagamenti che slittano, commissioni illegittime e dall’obbligo di acquisto di servizi che sono e restano facoltativi”. 


Commercio, servizi e turismo
la busta paga diventa più pesante 

L’Ascom di Bergamo e le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno firmato, lo scorso 20 maggio, l’accordo territoriale per gli incentivi fiscali e contributivi, in applicazione della legge di stabilità 2014 che vincola il riconoscimento delle agevolazioni alle sole quote di reddito finalizzate ad incrementare la produttività aziendale, la qualità, la competitività, la redditività, l’innovazione e l’efficienza.
L’intesa, tra le prime a livello lombardo per quanto riguarda il settore, garantisce l’applicazione della detassazione sin da subito. Ne possono beneficiare tutte le aziende aderenti ad Ascom, compreso il settore Turismo, facenti parte del sistema Bilaterale e coinvolge circa 60mila lavoratori. Le agevolazioni sono applicate su una parte della retribuzione dei dipendenti, che non hanno superato nel 2013 un reddito superiore ai 40mila euro, e l’importo detassabile è al massimo di 3mila euro. Lo sconto fiscale, che deve essere collegato ad incrementi di produttività, riguarda le voci di retribuzione che prevedano misure di flessibilità dell’orario di lavoro, delle ferie, dell’impiego di nuove tecnologie e di adattamento delle mansioni nonché i premi variabili di rendimento. In tal modo, nelle tasche dei lavoratori bergamaschi potranno rimanere circa due milioni di euro.
L’accordo, unico a Bergamo nell’ambito del Commercio e Turismo, semplifica e garantisce un’applicazione omogenea della detassazione e coglie le opportunità offerte dai provvedimenti legislativi in materia.
“Si tratta – sostiene Enrico Betti, responsabile area politiche del lavoro di Ascom – di un Accordo economicamente rilevante per l’economia bergamasca; potenzialmente potrebbero entrare nelle tasche dei lavoratori diversi milioni di euro, ma più credibilmente, considerata la crisi attuale e l’incertezza normativa, prevediamo che il beneficio sia di mezzo milione. E’ stato fatto un lavoro di attenta elencazione di quanto possa essere effettivamente detassato senza eccessi e in linea sia con le indicazioni di Confcommercio nazionale sia con la normativa vigente. Questo accordo pertanto consente alle imprese aderenti al nostro sistema associativo, siano esse del commercio o degli alberghi o dei pubblici esercizi, di proseguire nel mantenere i livelli di reddito dei loro dipendenti, avvicinando il costo aziendale a quanto effettivamente percepito dai lavoratori. E’ un motivo in più per le aziende di entrare a far parte della nostra Associazione ”.
Per Alberto Citerio, segretario generale Fisascat-CISL è “un accordo importantissimo che permette a tutti i lavoratori delle aziende del terziario, del turismo e dei servizi della Provincia di avere più salario netto in busta paga, infatti la detassazione al 10% delle voci di straordinario, domenicale, festivo e premi variabili significano benefici sensibili in termini economici per i lavoratori. Inoltre si assegna un ruolo centrale alla bilateralità; infatti l’accordo fa riferimento esplicito  anche alle aziende aderenti al sistema della bilateralità”.
Anche per Maurizio Regazzoni, segretario generale Uiltucs-UIL “è un intesa all’insegna della continuità di un percorso di relazioni sindacali sul territorio bergamasco importante e che consentirà di poter intraprendere un dialogo fra sindacato e imprese, in particolare quelle di piccole dimensioni che sono la stragrande maggioranza nei settori del turismo e del commercio da noi rappresentate, garantendo maggior salario ai lavoratori”. Per Romeo Lazzaroni, segretario generale Filcams CGIL “in questa fase di forte contrazione di entrate e di capacità di spesa nonché di fatica nella gestione del bilancio familiare, poter contare su un contributo economico è certamente positivo augurandoci che ci sia la concretizzazione da parte del governo di ulteriori politiche per la crescita”.


Arte
floreale,
a Bergamo
il titolo
regionale

Emiliano Amadei ha vinto la Coppa Lombardia di Federfiori e ora concorre al trofeo nazionale

Aver raggiunto un traguardo sfiorato in più occasioni rende ancora più grande la soddisfazione di Emiliano Amadei, titolare della “Fioreria” di Azzano San Paolo, che dopo aver collezionato secondi posti ha finalmente vinto la Coppa Lombardia di Federfiori. Si tratta della selezione del prestigioso concorso nazionale che, a ottobre, vedrà sfidarsi i migliori rappresentati dell’arte floreale di ogni regione per definire il campione italiano e la squadra da schierare, nel 2015, in Coppa Europa. Al centro espositivo Lario Fiere di Erba, nell’ambito della fiera Agrinatura, Amadei non solo si è imposto sui cinque colleghi lombardi ma ha anche ottenuto il miglior risultato della competizione che metteva in lizza anche concorrenti piemontesi per il proprio campionato. “Naturalmente arte” era il tema della gara, articolata in quattro prove. Amadei ha ottenuto il miglior punteggio nella decorazione del tavolo (in cui ha ricreato un piccolo ambiente in legno multistrato chiaro con una caduta di fiori nei toni dal giallo al rosso), nella composizione di piante (che ha interpretato in forma sospesa) e nel bouquet da sposa (una grande ma leggerissima collana con anelli in carta e cotone in stile anni Sessanta) e il terzo posto nel lavoro a sorpresa. Ad assisterlo nell’“allenamento” e nella gara, che richiedeva il rispetto di tempi precisi, i colleghi Emanuele Ponti di Grassobbio e Sabrina Ferri di Castel Rozzone. «Il tema era nelle mie corde – commenta Amadei, che è anche consigliere dei Fioristi Ascom e del Gruppo Giovani  -. La mia ricerca si sviluppa infatti principalmente attorno all’utilizzo di materiali naturali, una gara di questo tipo mi quindi ha permesso di esprimermi al meglio. Ci tenevo a fare bene anche perché la Coppa Europa sarà in casa, a Genova in occasione di Euroflora, occasione importante per la nostra arte e cultura floreale».


Bonus mobili,
eliminato
il tetto
agli incentivi
per l’acquisto 

Nell’ultima sessione di discussione per la conversione in Legge del Decreto Emergenza Abitativa, il Senato ha approvato l’emendamento che elimina il doppio vincolo al bonus mobili, introdotto con l’ultima Legge di Stabilità, che di fatto limitava l’incentivo alla spesa totale sostenuta per i lavori di ristrutturazione. Ora, grazie al nuovo articolo, questo limite viene esplicitamente escluso, con effetti retroattivi su tutto il periodo di vigenza del bonus mobili. 
Il testo dell’emendamento infatti recita: «2-bis. All'articolo 16, comma 2, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, l'ultimo periodo è soppresso. 2-ter. Per un periodo dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2014 le spese per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di cui all'articolo 16, comma 2, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, sono computate, ai fini della fruizione della detrazione di imposta, indipendentemente dall'importo delle spese sostenute per i lavori di ristrutturazione che fruiscono delle detrazioni di cui all'articolo 16, comma 1, del medesimo decreto-legge n. 63 del 2013».
Il percorso che ha portato alla votazione favorevole in Senato non è stato semplice e ha richiesto un forte impegno da parte di Federmobili – Confcommercio Rete Imprese per l’Italia e di FederlegnoArredo, che insieme hanno lavorato per una positiva soluzione del problema arrivata grazie al diretto interessamento del Governo e del Relatore.
Ora il testo di legge, che recepisce l’emendamento Confcommercio, passa alla Camera per l’approvazione definitiva e la successiva conversione in legge e pubblicazione in Gazzetta, che dovrà avvenire entro il 27 maggio.
"Ho appreso la notizia con grande soddisfazione, anche alla luce delle rassicurazioni che abbiamo avuto nei giorni scorsi durante il nostro incontro personale con il ministro Maurizio Lupi – commenta il presidente di Federmobili Mauro Mamoli -.
Pur comprendendo le ragioni di alcuni interventi, mi rammarica constatare che la visione non riesce mai ad essere a trecentosessanta gradi: non si tratta infatti di favorire un solo settore o comparto, ma di rilanciare i consumi di un’industria e soprattutto di un commercio che coinvolge più operatori. Continueremo in ogni caso a tenere sotto controllo la situazione fino alla positiva e definitiva risoluzione”. Positivo anche il commento di Lorenzo Cereda presidente del gruppo Mobili e Arredamento Ascom e consigliere Federmobili: “Non posso che salutare con favore il risultato dell’impegno della Federazione. Ora la speranza è che venga accolta la richiesta di agevolare le giovani coppie con una riduzione dell’Iva per l’acquisto di arredi  non vincolati ad interventi di ristrutturazione immobiliare. Un importante segno di attenzione per le nuove generazioni troppo spesso costrette a rinviare il progetto di metter su casa e famiglia”.