Expo,
Confartigianatato
Bergamo
apre uno sportello
per le imprese

L’Expo di Milano, ormai alle porte, non sarà solo un meeting internazionale in cui Paesi del mondo e istituzioni potranno confrontarsi sui temi dell’alimentazione e della sostenibilità. L’evento, in programma dal primo maggio al 31 ottobre 2015, creerà infatti un indotto anche per le piccole e medie imprese del territorio, le quali potranno trovare nuove occasioni di business e di sviluppo. Ma come prepararsi a cogliere tutte le opportunità offerte da questa grande esposizione, riuscendo a giocare un ruolo attivo dalla fase preparatoria fino a quella post-evento?
È per rispondere a questa esigenza che Confartigianato Bergamo ha deciso di lanciare un nuovo sevizio informativo gratuito a supporto delle imprese associate: “Info Point Expo 2015”.
Aperto nell’ufficio Internazionalizzazione dell’Organizzazione di via Torretta, lo sportello aiuterà infatti le imprese a muoversi fra le proposte formative e informative, le attività e le iniziative che l’Associazione metterà in campo in sintonia con altre Organizzazioni ed enti nazionali ed internazionali, fra le quali spiccano missioni e incontri d’affari con le delegazioni estere.
Le imprese artigiane che intendono fornire beni e servizi alle varie iniziative targate Expo potranno inoltre consultare e registrarsi al catalogo ufficiale fornitori dei Paesi partecipanti e al catalogo fornitori “Bergamo for Expo 2015”, quest’ultimo riservato agli operatori economici della provincia di Bergamo. A questo proposito sul sito dell’Associazione, www.artigianibg.com, è stato anche creato un apposito banner dove, accanto alle informazioni su convegni, seminari e corsi, è possibile accedere ai siti ufficiali dei due cataloghi.
«Siamo convinti che Expo 2015, con i suoi 20 milioni di visitatori previsti – sottolinea il presidente Angelo Carrara – rappresenti un’opportunità unica e irrinunciabile per la nostra economia locale e quindi per le nostre imprese, che avranno la possibilità di crescere, allargare i propri orizzonti e trovare nuove opportunità di business, facendosi conoscere ad una platea vastissima. Per questo abbiamo voluto creare al nostro interno un vero e proprio “progetto Expo”, che vede il suo fulcro nello sportello informativo, già pienamente operativo, e che si svilupperà in una serie di iniziative in grado di accompagnare gli artigiani in questo “cammino” pluriennale».
Il progetto, infatti, non si limiterà all’attuale fase preparatoria e ai sei mesi di durata dell’esposizione ma, soprattutto, cercherà di guardare agli anni successivi, quando il nostro territorio potrà registrare un ritorno in termini commerciali, turistici ed economici. «Per questo – aggiunge Carrara – è necessario essere pronti sotto diversi profili che cercheremo di sviluppare con eventi seminariali e formativi: dalla preparazione culturale a quella linguistica, passando per le nuove tecnologie di comunicazione e il marketing. Sono tutti elementi imprescindibili per farsi conoscere e operare in un contesto sempre più globale e internazionale. Molte iniziative, come pure i servizi di supporto all’internazionalizzazione e alla competitività sono già stati messi in campo ma adesso vogliamo ulteriormente potenziarli e promuoverli».
Tra questi, per esempio, c’è il servizio di consulenza per la realizzazione di siti internet e per le traduzioni, con l’obiettivo di andare incontro a quelle aziende che non masticano ancora perfettamente il mondo del web oppure dispongono di un sito internet ma nell’unica versione in lingua italiana.
Lo sportello “Info Point Expo 2015” è aperto da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. Per contatti chiamare il numero: 035 274285; e-mail: euroservice@artigianibg.com


Gli ambulanti portano
in centro la primavera.
Nel fine settimana
bancarelle
sul Sentierone  

Dopo il successo delle bancarelle che hanno tentato con dolci e frittelle le migliaia di bergamaschi che hanno visto sfilare i carri di mezza Quaresima e non hanno voluto perdersi il tradizionale rogo della Vecchia organizzato dal Ducato di Piazza Pontida, nelle vie del centro fiorisce la primavera. Dal 4 al 6 aprile il Sentierone ospita la “Festa di primavera”, appuntamento promosso dalla Comap, la cooperativa costituita dalle due associazioni provinciali dei venditori su area pubblica tra cui Fiva Ascom. Per tutto il fine settimana, venerdì incluso, dalle 8.30 alle 21, la passeggiata cittadina sarà accompagnata da colori e profumi primaverili portati ed esposti da una cinquantina di bancarelle. Gli ambulanti proporranno prodotti tipici, articoli d’artigianato, profumi, fiori, piante e una vasta gamma di prodotti per la casa e la persona, ideali per dare un tocco di novità con il cambio di stagione. Ad allietare lo shopping non mancheranno momenti di intrattenimento per adulti e bambini e l’occasione unica di vedere gli artigiani all’opera, pronti a mostrare gesti e saperi antichi ormai quasi dimenticati. «Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con una manifestazione attesa che scandisce l’avvicendarsi delle stagioni, organizzata da oltre dieci anni in centro – spiega il presidente di Fiva Mauro Dolci -. Con la Fiera di Sant'Alessandro, la Festa d'Autunno e la Fiera di Santa Lucia, la Festa di Primavera è una delle vetrine più importanti per la categoria. L'appuntamento vuole rappresentare anche quest’anno un momento di festa per tutti, ma anche l'opportunità per far conoscere la realtà del mercato a chi non frequenta abitualmente gli appuntamenti settimanali, di presentare le nostre proposte e il nostro lavoro quotidiano». 


Let’s Sinergy,
riflettori
puntati
sulla comunicazione
social 

nella foto: Il presidente del Gruppo Giovani Ascom, Luca Bonicelli

Il 10 aprile l’incontro promosso dal Coordinamento Giovani e curato dall’Ascom. Bonicelli: «Importante conoscere i nuovi strumenti e aprirsi al mondo»

Sinergia, internazionalizzazione, nuove tecnologie. Sono i temi attorno ai quali si sta muovendo il “Coordinamento Bergamo Giovani”, nato poco più di un anno fa dalla collaborazione dei Gruppi Giovani di Ance, Ascom, Confartigianato Bergamo e Confindustria Bergamo. Con lo slogan “Let’s Sinergy” il tavolo di lavoro ha dato vita ad un progetto di formazione continua strutturato in una serie di momenti di confronto e approfondimento per promuovere la crescita imprenditoriale e personale degli under 40. Una nuova tappa di questo percorso sarà giovedì 10 aprile all’Urban Center di viale Papa Giovanni a Bergamo, alle 19.45, per un incontro dedicato alla comunicazione innovativa e al ruolo dei social network. Si tratta del quarto dei cinque appuntamenti previsti dal ciclo “International”, focalizzati perciò sull’approccio e le opportunità offerte dall’estero.
Le iniziative sono curate a rotazione da ciascun Gruppo e, nella circostanza, saranno i Giovani Ascom a fare gli onori di casa. Si parlerà, in particolare, dei social media, di come questi strumenti stiano cambiando non solo il modo di comunicare ma anche le strategie aziendali e di come possono essere utilizzati per il business locale e internazionale. Fondamentale anche l’attività di Seo – Search Engine Optimization, saranno perciò approfondite le nuove dinamiche delle ricerche online e come posizionarsi nei motori di ricerca per farsi trovare anche da mercati esteri e valorizzare così il proprio brand e il Made in Italy. Le relazioni saranno curate da Valentina Trevaini, membro di giunta e coordinatrice del gruppo di lavoro Formazione e Comunicazione di Confartigianato Bergamo, e da Alessandro La Ciura, entrambi giovani imprenditori del settore informatico.
«Il tema dell’internazionalizzazione – riflette il presidente del Gruppo Giovani Ascom Luca Bonicelli -, potrebbe sembrare distante per molte attività commerciali, più propense a dedicarsi al servizio di vicinato. In realtà è uno stimolo fortissimo, se non in termini operativi, di certo culturali. Vuol dire aprirsi e fare attenzione a ciò che accade intorno a noi, cogliere le esigenze, le novità, le soluzioni che nascono in tutto il mondo. Per altri settori, come la ricettività, è invece interessante lo sviluppo dell’incoming e per tutti resta l’importanza di saper utilizzare la rete e la comunicazione digitale per rafforzare il contatto diretto con la clientela, vicina o meno». Bonicelli sottolinea anche il valore della collaborazione tra i giovani dei diversi settori economici. «Le differenze tra i comparti ci sono ed è inutile negarlo – ammette -, ma questa collaborazione dimostra che c’è anche il coraggio di parlarsi, capirsi, condividere idee e impegno per qualcosa di costruttivo. La verità è che l’individualismo non porta risultati, l’invito ai giovani è perciò quello dimettere il naso al di fuori della propria attività, essere curiosi, non temere di entrare in un campo che si crede fuori dalle proprie competenze o interessi. Si potranno così trovare più informazioni, supporto, collaborazioni e nuove opportunità». 


Negozi “green”,
a Bergamo 18 pionieri

Alcune hanno già insito nel dna il carattere “green”, come il servizio di consegne in bicicletta o i negozi di abiti usati. Altre sono attività più tradizionali che hanno scelto di mettere in atto piccoli o grandi accorgimenti per migliorare il proprio impatto ambientale. Tutte sono i primi testimonial del progetto “Sono Sosteniblie”, iniziativa finanziata dalla Camera di Commercio e realizzata dalla sua azienda speciale Bergamo Sviluppo, in collaborazione con le associazioni di categoria del commercio e dell’artigianato, tra cui l’Ascom, il Comune di Bergamo e il Centro di Etica Ambientale della Diocesi. Il percorso, varato lo scorso anno, ha portato all’assegnazione del marchio di qualità a 18 negozi della città ed è già pronto al bis, coinvolgendo, questa volta, l’intera provincia. L’obiettivo è dare visibilità alle attività che adottano azioni e modelli di comportamento improntati ai principi della sostenibilità ambientale e supportare quelle interessate a farlo, ma anche stimolare aziende e cittadini alla buone prassi. Destinatari sono gli esercizi di vicinato (negozi/attività di servizi con superficie fino a 250 mq), i pubblici esercizi e le attività artigianali alimentari con vendita al pubblico. Si comincia con una serie di incontri sul territorio per la presentazione del bando e la raccolta delle adesioni. Dopo l’apertura a Bergamo del primo aprile, sono in programma serate (l’inizio è alle 20.30) a Treviglio (giovedì 3 aprile, nella sede della Bcc), Albino (martedì 8 aprile, nella sede della Comunità Montana Valle Seriana) e Piazza Brembana (giovedì 10 aprile, sede della Comunità Montana Valle Brembana). Le imprese ammesse al progetto saranno al massimo una cinquantina. Per queste è previsto, nel periodo maggio-giugno, un percorso formativo articolato in tre incontri per un totale di 12 ore su temi legati alla sostenibilità, l’efficienza energetica e il marketing ambientale. La frequenza di almeno due dei tre  incontri è obbligatoria per beneficiare dei servizi di consulenza e per poi fare domanda di concessione del marchio. Saranno messe complessivamente a disposizione 600 ore su versanti come risparmio energetico e fonti rinnovabili, quantificazione degli investimenti e ricerca di fonti di finanziamento dedicate, marketing e promozione ambientale, pianificazione degli acquisti e logistica a basso impatto ambientale. A fine anno saranno raccolte le azioni sostenibili messe in atto dai partecipanti, che saranno valutate da un’apposita commissione. Il marchio “Sono Sostenibile” ha durata annuale e sarà consegnato alle aziende nel corso di un evento finale. Per le imprese con sede a Bergamo c’è anche un vantaggio in più. Il Comune, come ha annunciato l’assessore all’Ambiente Massimo Bandera, intende riconoscere un contributo del 20% sulla Tari in conformità con le premesse che hanno dato avvio al progetto. Nell’inverno 2011-12 l’amministrazione si trovava infatti a dover decidere se “punire” con una sanzione i negozi che tenevano aperte le porte provocando dispersione del calore, ma grazie al confronto con le associazioni di categoria si è scelto di cambiare prospettiva e premiare le insegne virtuose.
Il bando e la scheda di adesione ai focus group sono disponibili sul sito www.bergamosviluppo.it. Il bando resterà aperto fino al 30 aprile 2014 (per informazioni tel. 035 3888011 – email: raso@bg.camcom.it)


Bar, aggiornato
il listino delle consumazioni

Dopo quattro anni dall’ultima revisione, arriva il nuovo “Cartello prezzi dei bar” per la città e la provincia. Il listino, redatto dall’Ascom, è a colori, elegante, ben visibile e riporta le voci delle varie consumazioni con gli spazi dove l’esercente può indicare il prezzo praticato al pubblico. L’elenco è stato aggiornato anche per rispondere ai nuovi trend di consumo: «Abbiamo scelto di inserire quest’anno anche il caffè d’orzo, quello al ginseng e il caffè marocchino, sempre più richiesti nei nostri locali», sottolinea Giorgio Beltrami, presidente del Gruppo Bar e Pasticcerie Ascom. Lo stampato può essere ritirato già in questi giorni all’ufficio soci dell’Associazione di via Borgo Palazzo 137 e delle sedi periferiche di Albino, Calusco d’Adda, Clusone, Lovere, Osio Sotto, Romano di Lombardia, Sarnico, Trescore Balneario e Zogno. Rispetto ad anni fa quando il prezzo delle consumazioni al banco era fissato per tutti, negli ultimi anni la politica dei prezzi dei pubblici esercizi è andata differenziandosi così come gli standard dell’offerta dei locali. «Il costante aumento del costo delle materie prime e la pressione fiscale hanno ridotto ulteriormente i nostri utili – continua il presidente di categoria -. Da quattro anni manteniamo i prezzi con grosse difficoltà perché i costi di gestione siano lievitati. Storicamente il prezzo del caffè è sempre andato a braccetto con quello del quotidiano, ma è già da anni che lo manteniamo decisamente al di sotto, visto che i giornali ormai sono arrivati ad 1,30 euro. La politica di attenzione al cliente e ai prezzi per sostenere i consumi ci accompagna sin dall’introduzione dell’euro – ricorda -, quando il caffè è passato dalle vecchie 1.700 lire ad 80-88 centesimi per almeno altri cinque anni, salvo arrivare a 90 centesimi nel 2007 e ad 1 euro nel 2010».
Il caffè, che rappresenta la consumazione di gran lunga più richiesta, vede il suo prezzo oscillare anche a seconda della componente servizio che rappresenta la voce più rilevante dei costi sostenuti dall’esercente. «Oggi è il servizio l’elemento che contraddistingue l’offerta del bar – spiega Beltrami -. La somministrazione di alimenti e bevande non è infatti una vendita ma una prestazione. Una materia prima di ottima qualità e un personale qualificato meritano e giustificano anche prezzi superiori». Stretti tra spese sempre più alte la tentazione per molti pubblici esercizi è quella di tagliare i costi ma «si tratta di un grave errore – avverte -. In questo momento di difficoltà la qualità del servizio è fondamentale, rappresenta la differenza tra chi resiste e chi non ce la fa. Se si crolla ora, se si abbassa la qualità del servizio, poi sarà difficile far tornare il locale in auge».
Per confrontarsi sulle problematiche della categoria il Gruppo Bar Ascom ha organizzato una serie di incontri sul territorio. Il primo appuntamento per gli esercenti dell’Alto Sebino è fissato il 14 aprile alle 15.30 nella Sala degli Affreschi dell’Accademia Tadini di Lovere in piazza Garibaldi, 5.


Gelato, «più valore
con i prodotti del territorio»

nella foto: Massimo Bosio

Destagionalizzato o meno, il gelato vive con la primavera il momento del risveglio. Ed è questo il periodo in cui il Comitato Gelatieri dell’Ascom lancia le proprie iniziative. Il carnet è sempre più ricco. Si è aperto con la partecipazione di oltre 50 attività alla Giornata europea del Gelato artigianale e il concorso dedicato alla creazione di gusti con prodotti del territorio, con tanto di giuria internazionale e cena di gala. Proseguirà con gli appuntamenti ormai classici della campagna Gelateria di Fiducia e un’ulteriore novità, il debutto di un gusto speciale che vuole rappresentare Bergamo, il Mielgòt. Nel frattempo è stato anche rinnovato il Consiglio direttivo del gruppo, con la conferma del presidente Massimo Bosio, classe 1966, titolare della Gelateria Selz Cafè di Clusone, al suo quarto mandato.
Quest’anno ci sono un bel po’ di proposte sul piatto…
«In passato l’attenzione del Comitato si è concentrata prevalentemente sui consumatori, con progetti di comunicazione e iniziative promozionali dedicate a diverse fasce di età, come bambini e anziani. Dallo scorso anno abbiamo pensato di rafforzare anche il confronto tra gli operatori. È così nato il concorso, nella prima edizione affiancato da un convegno e in questo secondo appuntamento da una cena che ha sviluppato il tema del gelato gastronomico. La partecipazione è stata buona, siamo soddisfatti, significa che abbiamo trovato una chiave per ampliare il coinvolgimento. La conferma viene anche dai tre nuovi ingressi nel Consiglio direttivo, persone che non avevano mai ricoperto incarichi associativi e che proponendosi hanno dato fiducia al gruppo e dimostrato di volersi spendere per la categoria».
Che indicazioni ha dato il concorso?
«La giuria era formata anche quest’anno da esperti di livello internazionale, con componenti del Comitato d’onore della Coppa del mondo della Gelateria, ed ha evidenziato un miglioramento sensibile dei prodotti. Il vero significato della gara non sta comunque tanto nella proclamazione di un vincitore, ma nello stimolo a mettersi in discussione, a cercare di fare sempre meglio e tradurlo nella pratica di tutti i giorni. In questo, come in tutti gli altri campi, non si può mai pensare di essere arrivati, ci può sempre essere un gelato più buono o più in sintonia con le richieste dei clienti».
Nella corsa ad accaparrarsi i favori del pubblico le nuove insegne non mancano, la gelateria continua ad essere un settore su cui puntare?
«Anche in tempi di crisi non sta avendo grossi problemi perché offre ai consumatori la possibilità di gratificarsi a cifre contenute. Questo aspetto, unito alla presunta facilità del fare il gelato, ha portato molti, magari in cerca di un nuovo lavoro, ad abbracciare questa attività. Quello che posso dire è che oggi, con l’attenzione crescente di clienti a come si spende, c’è sempre meno spazio per l’improvvisazione, la competizione è serrata e solo i più bravi vanno avanti. Quello del gelatiere è un vero mestiere, da coltivare ogni giorno».
Stanno aumentando anche le catene, un “nemico” per le gelaterie tradizionali?
«Le catene, almeno quelle ben fatte, danno dei vantaggi a chi gestisce i punti vendita perché offrono soluzioni su molti aspetti dell’attività, da quelli commerciali a quelli legati alla produzione e all’organizzazione. L’ottica è da “multinazionale” e la spinta all’innovazione è marcata, ma questo lo considero uno stimolo per le gelaterie indipendenti a migliorare sempre più la qualità del prodotto e la gestione».
Con il concorso il Co.Gel. ha puntato l’attenzione sui prodotti del territorio, è questo il nuovo filone della gelateria?
«È un tema che sta attraversando tutto il panorama dell’enogastronomia ed è senz’altro una risorsa. È un’opportunità per raccontare la nostra storia, per avviare una ricerca, mettere la propria cifra sui prodotti anziché omologarsi alle proposte dei fornitori di semilavorati. Senza dimenticare che è una scelta che i clienti stanno dimostrando di apprezzare».
Su questo versante avete fatto un passo in più, creando un gusto che vuole rappresentare Bergamo, il Mielgòt, presentato in anteprima alla cena che ha chiuso il concorso. Di cosa si tratta? 
«È un gelato che ha come ingredienti principali latte, miele e Melgòt, il biscotto realizzato con il mais Spinato di Gandino, rivisto nella ricetta per adattarsi all’impiego in gelateria. Nasce dalla collaborazione tra Comitato Gelatieri, Consorzio Pasticcieri, l’Associazione provinciale dei produttori apistici e la Comunità del Mais Spinato, una sinergia importante attorno ad alcune eccellenze che sono state ritenute capaci di raccontare e rappresentare il territorio. Proporlo non è un obbligo per i gelatieri, il “gusto di Bergamo” è una provocazione, uno stimolo a prendere in considerazione il legame con le produzioni locali e a farlo proprio. Inoltre è un’iniziativa in linea con i temi dell’Expo».
Quindi la tendenza dell’estate saranno i gusti “locali”?
«Personalmente credo tantissimo nel rapporto con il territorio e la possibilità di consumare i prodotti nel luogo in cui vengono realizzati è un valore aggiunto importante. Ad esempio nella nostra gelateria abbiamo scelto di impiegare il latte prodotto in un stalla vicina ed è tutta un’altra cosa. È vero poi che, oltre a latte, la Bergamasca non offre molto di più per l’impiego in gelateria, dove i volumi continuano a farli i classici, fiordilatte, nocciola, cioccolato, fragola e limone. Prodotti particolari, come il gelato alla polenta o quello al Moscato di Scanzo, servono però a dare la percezione della qualità del proprio lavoro, della ricerca di un miglioramento continuo».

Tre nuovi ingressi nel Direttivo
L’assemblea per il rinnovo delle cariche del Comitato Gelatieri dell’Ascom di Bergamo – avvenuto lunedì 24 marzo nell’ambito della seconda edizione del Concorso di gelateria artigianale di Bergamo – ha confermato, oltre al presidente Massimo Bosio, Giuseppe Mologni titolare della Gelateria Oasi di Villongo, con l’incarico di vicepresidente, Paolo Bignardi di Fiordipanna di Almenno San Bartolomeo, Vincenza Carissimi del Bar Commercio di Osio Sotto e Colombano Mariani della Gelateria Oasi di Fara Gera d’Adda. Tre i nuovi ingressi: Giovanna Enrica Amboni della gelateria Cherubino di Bergamo, Matteo Corna della gelateria Gelatiamo di Treviolo e Cristian Daldossi di Safarà Soft di Bergamo. Il nuovo Consiglio direttivo rimarrà in carica fino al 2017.


Capetti: «Crollano i contratti
a tempo indeterminato»

nella foto: Giuliano Capetti

“Le persone che lo scorso anno sono state interessate a cessazioni di rapporti di lavoro sono state pari a 101.070. È il risultato peggiore degli ultimi 5 anni”. I dati sull’occupazione, elaborati dall’Osservatorio provinciale del Mercato del lavoro, parlano chiaro. E nemmeno l’assessore provinciale al Lavoro, Giuliano Capetti, riesce a nascondere la sua preoccupazione. D’altronde, dopo la parziale ripresa tra il 2010 e il 2011, torna ad imporsi un trend negativo dove il saldo tra avviamenti e cessazioni è pari a -13.295. A subire di più gli effetti della mobilità è la fascia di età centrale: il 51,1% delle persone che l’anno scorso sono rimaste a piedi aveva infatti tra i 30 e i 49 anni. Ma anche per i giovani sono momenti duri, vista l’oggettiva difficoltà a farsi assumere dalle imprese orobiche: “I tempi indeterminati crollano – sottolinea Capetti – e questo è un dato inquietante perché stiamo parlando proprio di quei contratti che dovrebbero dare sicurezza al lavoratore”. Lo scorso anno, in effetti, il 46% delle assunzioni è avvenuto con contratti a tempo determinato, mentre solo il 23% è a tempo indeterminato. Segue la somministrazione (18%), il lavoro a progetto (5%) e da ultimo l’apprendistato (3%). Per quanto riguarda le cessazioni, la cui concentrazione segue le stesse dinamiche delle assunzioni, il dato più significativo è l’ampio numero di cessazioni riguardanti il contratto a tempo indeterminato, che sono state 9499 in più rispetto alle assunzioni.
I numeri del 2013 non sono confortanti ma per il 2014 possiamo sperare in una timida ripresa?
“L’analisi dell’Osservatorio si basa su dati oggettivi che non vogliono ridurre le speranze di un’eventuale ripresa nei cittadini. Sono numeri che confermano un quadro statistico di quanto è avvenuto nel 2013 e, anche se sono già passati tre mesi dai rilevamenti, sono importanti per costruire politiche del lavoro che siano efficaci anche da qui in poi. Speriamo che qualcosa si modifichi in corso d’anno. Confindustria ha detto che ci saranno dei segnali positivi relativi alla seconda metà del 2014 con un’inversione di tendenza e una ripresa verso la fine dell’anno”.
Quali sono le zone più penalizzate?
“A livello territoriale i Centri per l’impiego maggiormente colpiti da questi processi di ristrutturazione o di chiusure aziendali sono quelli della media Valle Seriana, in particolare Albino (-17,9%), e la Valle Brembana, nello specifico Zogno (-16%). Le valli sono infatti lontane dai luoghi in cui si determinano gli investimenti dal punto di vista infrastrutturale ed è quindi in pianura che gli imprenditori preferiscono investire”.
Il fenomeno della disoccupazione riguarda di più gli uomini o le donne?
“Dal 2010 a oggi abbiamo un calo di occupazione che riguarda entrambi i generi in maniera più o meno equa. Il saldo tra avviamenti è cessazioni è leggermente più alto, anche se di poco, tra le donne con un -12,9% rispetto al -11,2% degli uomini, ma non è un dato tanto significativo da far pensare a una disparità di trattamento”.
Qual è il settore più in crisi?
“L’industria. Hanno chiuso imprese storiche della provincia di Bergamo, cosa che negli ultimi 40 anni, da quando ho iniziato a fare politica non era mai successa. Il caso di un’azienda come il Cotonificio Honegger di Albino che ha messo in cassa i suoi lavoratori fino a giugno 2014 è la chiara espressione di un settore tessile che ha sofferto molto. Anche i contratti di somministrazione hanno avuto un crollo più sostanziale, probabilmente perché molto legati alle dinamiche dell’industria. Fa pensare anche la crisi del commercio che, fino a qualche tempo fa, rappresentava uno sbocco importante. Tra l’altro la Bergamasca è sempre stata la provincia con tassi occupazionali tra i più elevati d’Italia. Il settore delle costruzioni, che ha avuto un crollo nel 2012 del 21,6%, nel 2013 si attesta invece a -4,8%. Questo significa che il settore ormai è stato decimato e quello che resta è in grado di resistere agli eventi e magari di recuperare qualcosa, nel caso ci fosse un’inversione di tendenza”.
E la disoccupazione giovanile?
“Anche i giovani sono in grossa difficoltà. Come si evince dai dati, la variazione degli avviamenti 2009/2013 getta un bilancio negativo per i lavoratori dai 15 ai 29 anni: -16,1% nel 2013. Rispetto al 2012, gli avviamenti dei giovani fino a 19 anni scendono del 22,3%; dai 20 ai 29 anni -15,4%; per i lavoratori dai 30 a 49 anni -11,4%, e per quelli da 50 a 59 anni -1,8%. Speriamo che le politiche nazionali annunciate diventino realtà e che servano ad aprire ai ragazzi nuove opportunità  per entrare nel mondo del lavoro, ma non con contratti precari, bensì con continuità”.
Quali iniziative sta mettendo in campo la Provincia per agevolare l’inserimento lavorativo nelle aziende orobiche?
“La Provincia ha sottoscritto un protocollo di intesa con Assolavoro, le organizzazioni sindacali e i centri per l’impiego per promuovere la collocazione dei cosiddetti lavoratori svantaggiati, ovvero disoccupati da oltre 12 mesi, donne dopo due anni di inattività, disoccupati che abbiano compiuto i 45 anni o senza occupazione da almeno 6 mesi che abbiano effettuato almeno 78 giorni di lavoro in somministrazione. In pratica, le aziende che assumeranno riceveranno ogni mese un incentivo di 250 euro per ogni lavoratore. Il progetto, che vuole coinvolgere almeno 500 persone, è finanziato con fondi regionali per 500mila euro”. 
Cosa serve per rifar partire l’economia locale?
“Il Governo dovrebbe sbloccare le risorse locali disponibili depositate in un unico conto nazionale per rispettare il patto di stabilità. Se potessimo disporre di quei 105 milioni di euro bloccati potremmo chiudere il bilancio con 22 milioni di attivo. Ce ne basterebbe la metà per fare qualcosa di concreto che non sia la solita programmazione. La decisione del ministro Saccomanni di sbloccare 25 miliardi di euro a livello nazionale (45 milioni in Bergamasca) per metterli a disposizione degli enti locali ci ha concesso di pagare i debiti verso i privati. Anche la Regione ha messo a disposizione fondi che cercano di ovviare al patto di stabilità, ma non basta. Talvolta ci si lamenta dei ritardi nei lavori ma non è l’ente locale che è incapace di asfaltare le strade. Di imprese locali da ingaggiare per svolgere un buon lavoro ce ne sono tante, solo che non abbiamo i soldi per pagarle. Quando si appalta un’opera a una ditta bisogna infatti avere subito la copertura finanziaria e quindi se il denaro manca si rallentano i lavori. Le amministrazioni pubbliche devono poter investire per opere necessarie e migliorare così lo sviluppo dei territori. È una questione fondamentale per far ripartire l’economia”.


Agenti di commercio,
la professione ritrova appeal

In Italia il 35% delle richieste di lavoro riguarda agenti e rappresentanti di commercio che, assieme ad esperti contabili e tecnici informatici, rimangono ai vertici delle professioni più richieste. Il loro numero rimane stabile, sono circa 240mila, nonostante la crisi abbia colpito anche questa categoria. Alle cessazioni di attività ha fatto fronte l’entrata di giovani in cerca di prima occupazione e di soggetti in età matura (dai 45 ai 50 anni) espulsi dal mondo del lavoro, rispettivamente +4,6% e +7,2%, da settembre 2009 a settembre 2013 (dati del Centro Studi di “Network Agenti”). Oltre a ciò si aggiunge il fenomeno diffuso di aziende che trasformano parte della propria forza vendita da occupata in autonoma, per risparmiare sui costi del lavoro.
Nella nostra provincia gli agenti e rappresentanti di commercio – dati Camera di Commercio di Bergamo a dicembre 2013 – sono in crescita: si contano 2.690 imprese attive, di cui 436 in città. Dal 2009, anno in cui si contavano 2.599 imprese attive, la professione dell’agente ha visto una prima crescita nel 2010 con 2.613 imprese per poi riscendere nel 2011 a quota 2.584, calare ancora a 2.561 nel 2012, fino ad invertire completamente la tendenza l’anno scorso con ben 129 imprese in più. A crescere maggiormente sono le categorie più generiche, che non rientrano in un inquadramento specifico Ateco. Triplicano gli “agenti e i rappresentanti di vari prodotti senza prevalenza di alcuno”, che passano dagli 81 del 2009 ai 240 del 2013. Crescono anche gli agenti di prodotti non alimentari inclusi gli imballaggi e gli articoli antinfortunistici, antincendio e pubblicitari, che passano dai 66 del 2009 ai 104 del 2013. 

Il presidente del Gruppo Agenti di Commercio dell’Ascom Massimo Bottaro, nel consiglio nazionale della Fnaarc, da oltre vent’anni agente plurimandatario nel settore termotecnico, fa il punto su una professione cambiata enormemente negli ultimi anni. Esaurita l’era degli uffici di rappresentanza, oggi i costi di gestione impongono strutture leggere, meglio ancora una semplice scrivania in un ufficio condiviso. Il futuro sembra essere quello di un ritorno al passato, al contatto personale e alle piccole commesse, perché è proprio qui che le multinazionali non riescono ad arrivare.
La crisi ha cambiato il ruolo e il lavoro dell’agente di commercio?
«La riduzione del business pesa doppiamente sugli agenti, che si trovano con provvigioni più magre e riduzioni significative del volume d’affari. Al calo delle vendite si sommano costi sempre più elevati e maggiori oneri di gestione. Il lavoro dell’agente non si esaurisce più con visite, ordini e contratti, ma dopo una giornata di porta in porta inizia il lavoro di ufficio, a casa o in agenzia, davanti al computer. Gli scenari oggi mutano rapidamente e l’affidabilità nei pagamenti è un bene raro e prezioso. La crescita delle insolvenze ci porta inoltre a sbrogliare inghippi e ritardi nei pagamenti fino al recupero crediti».
Un lavoro sempre più al confine con quello dell’“esattore” specializzato nel recupero crediti?
«La vendita ormai è diventata un’operazione finanziaria. Bisogna considerare l’andamento del mercato, l’affidabilità dei clienti e la reale capacità finanziaria. Le situazioni d’impresa oggi possono cambiare da un momento all’altro, tra acquisizioni e cambi di assetti societari. La chiusura di imprese storiche, che per la loro tradizione infondevano già una sicurezza in più, mostra in modo preoccupante ed emblematico come si stiano perdendo pezzi di storia e punti di riferimento».
Si lavora di più e si guadagna di meno, insomma…
«L’articolo 1742 del Codice Civile che regola il contratto di agenzia indica il ruolo dell’agente che è quello di “promuovere per conto dell’altra parte verso retribuzione la conclusione di contratti in una zona determinata”. Oggi il nostro lavoro, che richiede ore di scartoffie in ufficio, va davvero ben oltre il nostro ruolo».
I contratti non mettono dei paletti al “tuttofare” della vendita?
«A livello nazionale la Federazione, Fnaarc, ha avanzato alle case madri la richiesta di maggior informazione, chiarezza e trasparenza nella formulazione dei contratti. La crisi sta portando le aziende a stipulare contratti sempre più personalizzati che non fanno che complicare la vita di noi agenti, chiamati a destreggiarci tra clausole e cavilli, a partire dal patto di non concorrenza, che rendono ancora più difficile affrontare questo momento di crisi, senza contare l’avversità del regime fiscale. Spesso gli agenti firmano veri e propri contratti-capestro. Ci stiamo battendo per semplificare le forme contrattuali che le aziende ci impongono, dalle provvigioni – con margini sempre più risicati – a clausole studiate a tavolino a tutto sfavore di chi ogni giorno propone servizi e prodotti in un contesto economico di grande difficoltà».
Quali sono le clausole contrattuali più onerose?
«Il patto di non concorrenza rende all’agente impossibile continuare ad operare per conto di altri nello stesso settore merceologico. La clausola può essere accettata, ma non è applicabile se non prevede l’indennità a copertura del patto di non concorrenza. In assenza di una contropartita, la clausola è quindi da considerare del tutto illegittima. Infine, cresce il numero di aziende che riconoscono il pagamento delle incombenze di segreteria ma senza il giusto inquadramento contributivo. È vero che così il lavoro di ufficio viene riconosciuto, ma purtroppo non esattamente come andrebbe fatto e in modo poco ortodosso».
L’agente continua ad essere un professionista richiesto dal mercato del lavoro. Quali consigli si sente di dare ad un giovane che intende avviarsi alla professione?
«Di considerarlo un investimento a lungo termine: tra l’inizio dell’attività di promozione e il guadagno effettivo passano in media anche un paio di anni. È una scelta mentalmente difficile ma le soddisfazioni professionali arrivano. Mai cercare, infine, il posto fisso: se un’azienda decide di assumere un agente è perché la sua rendita è decisamente superiore ai costi e, a questi livelli, l’agente non ha alcun interesse a guadagnare meno di quello che potrebbe fare mettendosi in gioco in prima persona».
Meglio fare l’agente mono o plurimandatario?
«L’agente monomandatario è di fatto un dipendente senza stipendio, l’avere più mandati credo sia senza dubbio la condizione migliore. È una scelta di campo e di fatto rappresentare più aziende non è semplice al giorno d’oggi, ma offre senza dubbio una maggiore gratificazione economica».
I problemi si moltiplicano con più mandati?
«Globalizzazione e cali di mercato hanno portato le aziende ad estendere le gamme dei prodotti a catalogo. Ora è sempre più facile che un agente si trovi a gestire prodotti in concorrenza tra loro se non addirittura a promuovere il medesimo prodotto per diverse aziende».
Quale futuro intravede per la professione?
«Credo che il futuro stia nel ritorno al passato, nell’andare laddove la struttura centrale non riesce ad arrivare. L’agente che ha una presenza capillare e che mantiene contatti con una rete di piccole imprese regge ad ogni situazione di mercato. Tanti piccoli contratti come tante bricioline messe assieme fanno una buona torta. Si trova a fare invece i conti con costi di gestione esorbitanti chi ha scelto di investire in strutture e uffici di rappresentanza. Oggi bisogna contenere i costi e la struttura deve essere ridotta ai minimi termini. Sta infatti crescendo la ricerca di una scrivania in affitto o di un ufficio in condivisione».
Quali sono i settori più interessanti da rappresentare oggi?
«Tiene l’impiantistica industriale, ma purtroppo nella maggior parte dei casi si tratta di una fornitura destinata ad andare nei siti produttivi aperti all’estero. I prodotti ad alto valore aggiunto e tecnologici reggono alla crisi. C’è invece grande preoccupazione per i comparti più tradizionali, dal settore alimentare a quello delle bevande, all’abbigliamento, per non parlare dell’edilizia e dei prodotti che vi ruotano attorno, chiamati ad affrontare una crisi senza precedenti».
Quali sono le priorità per il 2014 per agevolare la categoria?
«Intendiamo siglare convenzioni a livello locale per alleggerire i costi dell’attività, dalla manutenzione dell’auto all’informatica, alla cancelleria ai parcheggi. È inoltre fondamentale fornire delle indicazioni chiare sul fronte della viabilità, dato che il fiorire di ztl in ogni comune non agevola il nostro lavoro ed urge un’azione condivisa a livello provinciale per chiedere il rilascio di un permesso speciale alla categoria».


Giovani imprenditori in campo
per fermare la “fuga dei normali”

nella foto: Marco Bellini

Anche i cosiddetti “normali” stanno prendendo la via dell’estero. Diplomati, tecnici, oppure giovani senza arte né parte che volano a Londra con la prospettiva di fare i camerieri e poi chissà, qualcuno più audace punta invece all’Australia. Sono piccoli numeri, non si può parlare di un fenomeno migratorio, ma di una tendenza su cui si sono interrogati i Giovani Imprenditori di Confindustria Bergamo che hanno focalizzato l’assemblea annuale su “La fuga dei normali”, chiamando a un confronto il rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari, Marie-Christine Mariani, CEO di MCM Steel Luxembourg, Elena Zorzi, responsabile risorse umane AB Plast Srl – Hager Group, e Mario Giovannelli, Technical Director CCI Valve.
“Siamo di fronte a partenze di persone normali, senza curriculum stratosferici, ma comunque spesso diplomati – ha introdotto Marco Bellini, presidente dei Giovani Imprenditori – che a volte nemmeno cercano uno status economico migliore, ma scappano da un paese che non dà prospettive”.
“Questo succede anche nei nostri territori. Non possiamo semplicemente stare a guardare questo impoverimento. Dobbiamo tutti insieme porci il problema di come intervenire, di come rendere il territorio attraente. Non è questione solo di lavoro, ma anche di ambiente, di servizi, di sanità. Occorre rafforzare l’alleanza fra pubblico e privato – ha evidenziato -. Noi come Confindustria abbiamo lavorato molto in questi anni per ridurre il divario fra domanda e offerta, intervenendo sulla scuola per orientare i giovani verso percorsi formativi maggiormente spendibili, perché questo resta un aspetto centrale”.
“Ma anche le imprese devono rendersi attraenti – ha tenuto a precisare Bellini -, dare servizi aggiuntivi, supplire alle carenze del sistema pubblico, aggiungendo orari flessibili, sistemi organizzativi moderni e agendo sul merito”.
Merito è anche la parola d’ordine per Stefano Paleari, che ha dipinto un quadro a tinte fosche: la distruzione di interi settori, dall’automobile all’elettrodomestico, uniti al forte indebolimento degli assetti istituzionali hanno creato una crisi senza precedenti che è stata prima finanziaria, poi economica, infine occupazionale e da oggi in poi potrebbe anche essere migratoria. Oltre tutto sull’Italia gravano tendenze demografiche particolarmente infelici. “Togliamoci dai luoghi comuni – ha ammonito – per esempio quello relativo ai laureati che oggi sarebbero troppi. Non è quello che dicono i confronti internazionali. Certo bisogna lavorare contro il mismatching fra domanda e offerta. Poi, è ovvio, più aumenta il numero dei laureati e meno godranno di condizioni di privilegio, ma la conoscenza diffusa serve al paese”.
Un paese che sembra poter contare su una sistema scolastico ancora in grado di dare buone opportunità e su un sistema universitario di livello. Non si spiegherebbe, ha sottolineato il rettore, come nel 2013 ben 46 borse su 312 ERC Consolidator Grants assegnate dall’European Research Council, fondi di ricerca attribuiti a scienziati nel pieno della loro carriera, con una media di 1,8 milioni di finanziamento, sono andati a ricercatori italiani.
Ci ha battuto solo la Germania con 48. Ma sono fondi che in maggioranza non verranno spesi in Italia, perché questi ricercatori sono all’estero o lavoreranno all’estero per questi progetti. Non a caso è la Germania a spiccare in questa speciale classifica, caratterizzata dal sapere diffuso e da una qualità media di sistema. “In questa speciale classifica – ha aggiunto il rettore – anche l’Italia farebbe una bella figura”.
Sull’elevata qualità del sistema scolastico e universitario italiano, mantenuta anche in questi anni pur nei limiti di bilancio sempre più ferrei, concorda Mario Giovannelli, reduce da una lunga esperienza lavorativa svedese, con famiglia al seguito. La Svezia è un altro mondo, programma l’accoglienza in tutti i dettagli, favorisce la formazione permanente , “ma la qualità dell'istruzione in Italia resta è insuperabile, l’università ha una marcia in più”. Come un altro mondo sembra anche il Lussemburgo, dove il salario d’ingresso è intorno ai 1650 euro netti.
Un trasloco complesso, ma alla fine ben riuscito, è quello che hanno affrontato da otto dipendenti di AB Plast srl che hanno seguito in Germania la delocalizzazione della società. Una scelta sostenuta dall’azienda sia per non disperdere competenze, sia per senso di responsabilità nei confronti dei dipendenti. “Oggi queste persone – ha sottolineato Elena Zorzi – sono cresciute professionalmente e sono diventate punto di riferimento per altri. In generale penso però che la sfida sia quella di rendere le nostre aziende attraenti, il salario non è tutto, contano anche la salute e la sicurezza, la possibilità di crescere professionalmente, un buon clima aziendale”.
“Ognuno ha le sue doti – ha concluso il cavaliere del lavoro Mario Scaglia, presidente SIT Spa – e uno dei compiti principali dell’imprenditore è saper mettere ogni persona al posto giusto”.