Decalogo
della Coldiretti,
«L’agricoltura
torni al centro
dell’attenzione»

«Ridare centralità al settore agricolo, valorizzando il suo legame con il territorio e la sua funzione sociale ed economica». È la richiesta del presidente della Coldiretti provinciale Alberto Brivio ai candidati delle varie formazioni politiche che tra poco meno di un mese si confronteranno nella sfida elettorale che porterà al rinnovo di buona parte delle amministrazioni dei comuni bergamaschi.
Il nodo più spinoso è senza dubbio quello del consumo indiscriminato di suolo che nel corso degli ultimi 10 anni ha sacrificato quasi il 25% della superficie agricola della provincia. «Serve un’urgente inversione di tendenza – sottolinea Brivio -. Troppo spesso negli strumenti urbanistici osserviamo che il suolo agricolo viene considerato solo come base di nuovi insediamenti produttivi o civili, senza considerare che esso è il principale fattore di produzione dell’attività agricola, è sinonimo di paesaggio e ambiente e per questo suo ruolo andrebbe tutelato e salvaguardato».
Per stimolare un dibattito sui temi fondamentali per il settore agricolo, la Coldiretti bergamasca ha stilato un decalogo con le priorità che chiede vengano inserite nei vari programmi elettorali e lo ha messo a disposizione di tutti suoi 120 dirigenti territoriali affinché ne facciamo una bandiera nel corso dei vari incontri con i candidati, ma soprattutto affinché diventino indicazioni preziose per l’attività delle future amministrazioni comunali.
«Crediamo molto nell’importanza di puntare sul settore primario – afferma Brivio – ma in modo concreto e non solo quando si celebra l’Earth Day e ci si deve per forza ricordare del futuro del nostro pianeta e dell’ambiente. Non abbiamo bisogno di un’agricoltura “da salotto” ma di un’agricoltura vera, che possa esprimere le sue potenzialità e contribuire a far crescere tutta la comunità, perché gli agricoltori non delocalizzano e il valore che producono rimane dove vivono e lavorano con risvolti positivi per tutta la collettività».
Oggi l’agricoltura si sta rivelando anche un ambito lavorativo di richiamo per i giovani che hanno riscoperto il valore della terra e del lavoro in campagna. «Se sapremo assecondare questo ritorno – conclude il presidente – creeremo nuove speranze e un nuovo futuro per le giovani generazioni. Come Coldiretti crediamo molto in questa opportunità per questo abbiamo messo in campo il nostro progetto per una filiera agricola italiana e la valorizzazione del Made in Italy. Chiediamo alle istituzioni locali di sostenerci e di favorire la diffusione di un modello di sviluppo con al centro il nostro agroalimentare, la salvaguardia del territorio e del cibo».


Fino
al 30 giugno /
Le ricette
bergamasche
regalano premi

Fino al 30 giugno gli appassionati di cucina possono partecipare al concorso della Camera di commercio con piatti che esaltino i sapori del territorio. Le proposte raccolte in un blog. In palio cesti di specialità e cene al ristorante

I prodotti e le ricette della tradizione bergamasca regalano premi. La Camera di commercio ha infatti lanciato il concorso “Bergamo Mille ricette”, dedicato agli appassionati dei fornelli che vorranno condividere i loro piatti legati alle tipicità della nostra cucina. L’iniziativa si snoda attraverso gli strumenti della comunicazione social, le ricette vengono infatti pubblicate in un blog sul portale Giallozafferano (http://blog.giallozafferano.it/bergamomillesapori/), su Facebook e Youtube e la selezione dei finalisti avverrà con una votazione via Internet. Nel percorso di promozione e valorizzazione dell’enogastronomia del territorio, dopo produttori e ristoratori, l’ente camerale coinvolge ora la community dei food lover (di tutta Italia, che abbiano compiuto i 18 anni di età al momento della registrazione), chiamati a mettere in campo ricette di famiglia o proprie creazioni che esaltano i sapori nostrani.
Due le categorie previste: “fotoricette e ricette”, ossia ricette descritte tramite la lista degli ingredienti e la spiegazione dettagliata della preparazione, accompagnate eventualmente da immagini della lavorazione e del prodotto finito; e “videoricette”, descritte tramite la lista degli ingredienti e la spiegazione scritta della preparazione, accompagnate da un filmato che illustra il procedimento con eventuale commento sonoro.
Tutte le ricette dovranno rifarsi alla tipicità della cucina bergamasca e prevedere almeno un ingrediente scelto tra i prodotti tipici a marchio “Bergamo, città dei Mille… sapori” il cui elenco è pubblicato sul sito della Camera di commercio (www.bg.camcom.gov.it/millesapori/it/). Ogni ricetta può essere proposta solo per una categoria di concorso.
Le ricette vanno inviate entro il 30 giugno 2014, tramite posta elettronica, all’indirizzo: brevetti@bg.camcom.it, unitamente alla scheda di partecipazione, compilata e firmata (info Ufficio marchi e brevetti tel. 035 4225333)
Le ricette saranno pubblicate sul blog in ordine di ricezione. La fase di votazione on line andrà dal primo luglio al 31 ottobre 2014. Le dieci proposte più votate per ogni categoria saranno esaminate entro il 30 novembre 2014 da un’apposita giuria, che formerà una graduatoria e proclamerà i vincitori di entrambe le categorie. In palio per la sezione “fotoricette e ricette” cinque cesti di prodotti dei Mille sapori del valore commerciale di 157 euro. Per la categoria videoricette sono invece a disposizione buoni per menù o piatti della tradizione in alcuni ristoranti dei Mille sapori (www.bg.camcom.gov.it/ristorantideimillesapori/it/) del valore commerciale di 302 euro.
Il regolamento è disponibile sul sito camerale www.bg.camcom.gov.it/millericette.
Anche chi non è a proprio agio tra i fornelli potrà comunque trovare nel nuovo blog dei mille…sapori un utile strumento di informazione e aggiornamento. Lo spazio on line si occuperà infatti delle tradizioni gastronomiche e del valore dell’ospitalità bergamasca declinati a seconda delle stagioni, delle caratteristiche e della storia dei prodotti gastronomici, dai formaggi ai dolci, dai salumi alla polenta, capaci di soddisfare ogni palato. A disposizione dei buongustai anche una newsletter dedicata e un profilo Facebook.


L’offerta turistica
a Bergamo,
“Explora”
incontra
gli operatori

Mercoledì 7 maggio, dalle 16, all’ex Borsa Merci di Bergamo,
si terrà un incontro organizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con “Explora”, società costituita tra Regione Lombardia e la Camera di Commercio di Milano, in coordinamento con le realtà istituzionali associative locali, per Expo Milano 2015.
è la seconda edizione dell’incontro già tenuto il 6 febbraio scorso.
In questo secondo appuntamento Explora presenterà gli strumenti ideati per valorizzare e commercializzare l’offerta turistica del territorio lombardo in vista dell’Esposizione universale.
Explora ha compilato un manuale di vendita del territorio lombardo, da utilizzare in occasione di importanti appuntamenti internazionali, per la commercializzazione del prodotto turistico regionale.
Accanto a questa iniziativa, Explora propone i “Club di prodotto” a cui possono aderire, dietro pagamento di una contenuta quota, gli operatori in possesso dei requisiti che vogliano incrementare la propria visibilità e aumentare quindi il proprio vantaggio competitivo.
Sulla base dei prodotti turistici individuati nella regione Lombardia, sono stati selezionati diversi Club di prodotto destinati ad altrettanti mercati di riferimento.
L’incontro è rivolto a: agriturismi in zone rurali e aziende agricole che offrono la possibilità di effettuare visite, percorsi di scoperta, degustazioni; cantine vinicole che offrono la possibilità di effettuare visite guidate e degustazioni di prodotti propri; centri benessere di qualità e centri termali; fattorie didattiche; golf club aperti al pubblico; guide alpine; operatori turistici; produttori di prodotti tipici che offrono la possibilità di effettuare visite guidate e degustazioni di prodotti propri; strutture alberghiere ed extra-alberghiere.
Per partecipare all’incontro è necessario iscriversi compilando il modulo online sul sito della Camera di Commercio. Info 035 4225-270/223/213. 


Negozi di vicinato
tra crisi e innovazione,
confronto
in Università con
i Giovani Ascom

Il Gruppo Giovani dell’Ascom riporta in ambito accademico il confronto sul futuro del piccolo commercio. Per il secondo anno gli imprenditori under 40 partecipano con un proprio appuntamento ad Unibergamorete, il ricco calendario di eventi culturali che l’ateneo cittadino offre al territorio. L’iniziativa è in programma nella giornata di chiusura della rassegna, mercoledì 7 maggio alle ore 15, nell’aula 4 della sede di via Moroni 255 dell’Università di Bergamo, ed ha per titolo “Il commercio tradizionale alla prova della crisi – Innovazione e diversificazione per la sostenibilità dei negozi di vicinato”. Inserito tra le iniziative che indagano sul rapporto tra l’Università, la comunità e il lavoro, l’incontro analizzerà i problemi e le prospettive del commercio di prossimità, una realtà il cui valore sociale e culturale è universalmente riconosciuto, ma a cui il perdurare della crisi impone di individuare nuove idee, strade e modalità. Apriranno i lavori Piera Molinelli, prorettore delegato all’Orientamento universitario di Ateneo, e Paolo Malvestiti, presidente dell’Ascom e della Camera di commercio di Bergamo. “Poche luci e molte ombre del commercio che resiste alla crisi” sarà l’intervento con il quale il vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini illustrerà la situazione generale, controbilanciato dalla sua stessa chiusura nella quale saranno invece analizzati modelli di aggregazione e proposte di sostenibilità per il commercio. Il punto di vista dei giovani imprenditori sarà portato da Luca Bonicelli, presidente del Gruppo Giovani Ascom, che affronterà la ricerca di nuovi sbocchi da parte del commercio di vicinato tra tradizione e innovazione, e Andrea Suardelli, consigliere del Gruppo e del direttivo dell’Aspan, che illustrerà le esperienze dei panifici bergamaschi sui versanti della specializzazione e della diversificazione.
Per informazioni ed iscrizioni i recapiti della segreteria del convegno sono: tel. 035 4120304, fax 035 4120149, info@ascombg.it


Imprese & Territorio ai candidati:
«Ecco le priorità per le aziende»

nella foto: da sinistra Giorgio Gori, Giuseppe Guerini, Franco Tentorio e Marcello Zenoni

Tre dei candidati sindaco di Bergamo, quello in carica, Franco Tentorio del centrodestra, Giorgio Gori del Centrosinistra e Marcello Zenoni del Movimento 5 Stelle, si sono confrontati nella sede di Confartigianato. L'incontro-dibattito è stato promosso da Imprese & Territorio. A formulare le richieste avanzate dal Comitato unitario delle associazioni d'impresa è stato il presidente Giuseppe Guerini. «La nostra associazione, nata sette anni fa, è un esperimento ben riuscito – ha esordito -. Rappresentiamo imprenditori con caratteristiche differenti, ma uniti nella diversità, cerchiamo di individuare le loro necessità e facciamo da interlocutori con il mondo della politica». Tra le priorità proprio il coinvolgimento, la possibilità di avere voce nel governo del territorio. «Chiediamo un'attenzione alla competenza, alle risorse migliori, si concorre solo se si valorizzano i talenti – prosegue Guerini -. Occorre essere attenti ai cambiamenti, all'apprendimento, a quell'aggiornamento che va oltre la formazione, ma che incoraggia i giovani al volontariato, primo incentivo per la creazione d'impresa».
Attenzione particolare deve essere riservata al verbo curare, che richiama alle politiche di welfare locali. Prime destinatarie sono le famiglie. «Capiamo l'importanza e l'impatto di interventi per l'occupazione, ma se non sai a chi affidare un anziano perdi fattori di crescita e aggiungi una voce di spesa». Altra parola chiave è la fiducia che, in tempi di tagli ai bilanci pubblici e di gestione delle scarse risorse, è merce sempre più rara. «Questa città è sempre stata amministrata bene, ma non è scontato – afferma Guerini -. Bisogna trovare il modo di spendere bene, anche perché il capoluogo è un esempio, orienta le politiche dei comuni orobici». Punto chiave, l'attenzione a Expo, per mantenere più porte di accesso. «Dialogare con il mondo è fondamentale per essere competitivi». E la cultura.
«Il sapere è un elemento importante anche per chi fa impresa perché non c'è paragone fra un artigiano italiano e uno straniero».
Poi una richiesta forte e necessaria: la libertà, snellire la burocrazia, le odissee agli Sportelli unici. E, infine, un'attenzione alle aree di trasformazione. «Siamo lieti che l'Accademia della Guardia di finanza arrivi nell'area degli ex Ospedali riuniti, ci auguriamo che non finiscano alla deriva Montelungo e Porta sud».
A prendere la parola per primo è stato il sindaco Tentorio, che ha sintetizzato le sue proposte. Riguardo il concetto di partecipazione ha affermato: «Abbiamo sempre dialogato con i cittadini, prima riuniti in Circoscrizioni, oggi in quartieri, e con le Associazioni di categoria, che rappresentano persone e valori. Questa volta proveremo a migliorare». Tema dolente, quello della burocrazia, quel labirinto di norme farraginose che non agevolano chi fa impresa. «Il mio slogan è tutti i sì possibili, cerchiamo di risolvere qualunque problema se compatibile con la legge e i mezzi – ammette Tentorio -. Ma i compensi sono pochi: un mio assessore lavora 50 ore a settimana per 2mila euro netti al mese». Nei settori della cultura e del turismo è indiscutibile la centralità di Bergamo. Un ruolo importante è giocato da Orio. «Il numero dei visitatori è raddoppiato negli ultimi 5 anni – dice il sindaco -. Ma siamo favorevoli allo sbocco su Montichiari, in considerazione delle richieste dei cittadini». La più grande risorsa del territorio è il volontariato, quasi una religione: «Ci sono grandi uomini e donne che dedicano il loro tempo, associazioni, come gli alpini, dal contributo prezioso». E l'orgoglio di aver portato a termine opere pubbliche, nonostante i 6 milioni in meno nel 2013: «Non aumenteremo le imposte e manterremo i servizi sociali per le fasce deboli». L'obiettivo principale è ottenere parte dei 90 milioni depositati a Roma: «Potervi attingere è fondamentale, altrimenti il piano delle opere pubbliche è irrealizzabile».
All'ottimismo del primo cittadino, si scontrano i dati evidenziati da Zenoni: «Secondo una ricerca del Censis, noi italiani siamo depressi, arrabbiati e individualisti – afferma -. C'è una crisi di valori, una mancanza di fiducia che porta sgomento alle imprese. Da questo quadro drammatico, quasi un grido di dolore, bisogna ripartire cambiando la mentalità delle persone». Per il candidato del Movimento 5 stelle, bisogna puntare sui giovani: «Concederemo spazi per start up, più fondi per le nuove imprese, daremo fiducia al terzo settore, all'associazionismo», annuncia. Il commercio, oggi legato e messo in crisi dalla grande distribuzione, è da rivedere. Zenoni ritiene che la nascita dei grandi centri vada monitorata. «Siamo a favore della creazione di centri commerciali naturali – annuncia – che seguono logiche di servizio come se fossero un unico sistema che fornisce tutto». La burocrazia è «un mostro da combattere e il Comune può fare molto: alleggerire i rapporti con gli imprenditori, renderli liberi». La partecipazione, altra richiesta delle imprese, è tale solo se le decisioni rese da chi governa sono trasparenti. «In questo caso – aggiunge Zenoni – l'arrivo dell'Accademia della Guardia di Finanza indica un processo opposto, nessuno ha saputo in che modo e quando accadrà. Ci vogliono, al contrario, esempi virtuosi che in tempi difficili prevedano dei tavoli partecipativi». Punto di forza del programma del M5S è l'ambiente. «Sosterremo la mobilità dolce, anche aumentando il numero dei mezzi pubblici e vogliamo più verde e valorizzare gli edifici esistenti per usarli come volano per la cultura».
Giorgio Gori punta invece a una città più dinamica, con più posti di lavoro. «I centri per l'impiego hanno registrato meno 3mila occupati negli ultimi cinque anni, meno 400 sono le imprese, dunque con un calo del 10% – ricorda il candidato del Centrosinistra -. Ci vuole uno sguardo e un'attenzione che siano rivolte alla comunità indebolita, sia per un fattore demografico, sia per questioni finanziarie». Gori porta il suo esempio di imprenditore partito da zero, con tante difficoltà. «Questa amministrazione avrà fatto bene, ma è mancato il guizzo, non ha saputo promuovere lo sviluppo – sono le sue parole -. Oggi occorre fare rete, unire soggetti diversi, puntare a un welfare che dia fiducia alle donne sul mercato del lavoro e aiuti gli anziani, bisogna attingere alle risorse europee. Finora si è resistito, ma il germe dell'indebolimento è visibile a tutti». Per Gori il Comune può essere la fonte di energia, il soggetto capace di coordinare e attrarre le risorse. Cultura, commercio e turismo sono collegati. «Prima della chiusura, l'Accademia Carrara attirava 6mila visitatori l'anno, 20 al giorno, pochissimo». Da qui le sue priorità. «Favorire una mobilità dolce, costruire più parcheggi. O siamo un polo di attrazione o perdiamo la nostra occasione». 


Bergamo-Albino, gli utenti
danno la pagella al tram

Lo scorso 24 aprile, il Tram Bergamo-Albino ha spento le cinque candeline offrendo al territorio un bilancio positivo, in termini di passeggeri, chilometri e qualità del servizio offerto.
Il trend è di costante crescita. Nel corso del primo anno (2009-2010) sono stati 2.300.000 i passeggeri (circa 10mila al giorno nei feriali scolastici); nel secondo anno (2010-2011) circa 3.200.000, mantenendo una media standard di circa 300mila passeggeri al mese durante il periodo scolastico (12mila al giorno nei feriali scolastici, 7mila al giorno nei feriali non scolastici e 4mila al giorno nei festivi).
Nel 2011 l’andamento degli utenti del tram è rimasto in linea con l’anno precedente; mentre nel 2012 si è registrato un incremento che ha portato i passeggeri a 3,3 milioni, cifra salita a 3,36 milioni nel 2013.
Conti alla mano, in 5 anni di esercizio il Tram Bergamo – Albino ha superato la soglia dei 15 milioni di passeggeri e oltre 2,8 milioni di km percorsi. Confermato l’ alto il tasso di puntualità, con il 99% delle corse giunte a destinazione entro i 5 minuti di ritardo.
Dal rapporto annuale emergono alcuni dati interessanti che consentono a TEB di valutare l’efficacia delle scelte aziendali, di cogliere le esigenze dei clienti e identificare le principali criticità verso cui orientare gli investimenti per il futuro.
Alcuni dati significativi, che scattano un’istantanea del servizio tramviario.
La clientela risulta fedele e consolidata: il 49,5% degli utenti dichiara di utilizzare la tramvia sin dal primo anno di esercizio. Il 35% lo utilizza dal 2010-2012, il 15,5% dal 2013.
Il motivo principale per cui si utilizza il tram è l’esigenza di recarsi nel luogo di studio o di lavoro (60%).
Significativa la percentuale (60%) degli intervistati che integra l’utilizzo del tram con altri mezzi di trasporto pubblico. Per recarsi a destinazione, il 47% oltre al tram utilizza anche un’altra linea di trasporto pubblico; mentre il 12% ne utilizza più di una.
Tra i clienti che utilizzano il mezzo privato per un tratto del percorso quotidiano emerge che i parcheggi gratuiti d’interscambio TEB sono utilizzati con “grande frequenza” dal 11,5% degli intervistati (in particolare quelli di Albino e Nembro Saletti).
Il livello di soddisfazione rispetto al servizio offerto da TEB è espresso in una scala di valutazione da 1 a 7, dove 1 è il punteggio più basso, 4 sufficiente e 7 il più alto: il giudizio complessivo raggiunge un livello di soddisfazione pari al punteggio di 5.7.
Quanto all’affidabilità del servizio offerto, il punteggio raggiunge una media di 6.2 punti (valore costante dal 2011 ad oggi). Puntualità e frequenza del servizio soddisfano il 90% dei clienti TEB.
Il comfort del servizio (pulizia mezzi e pensiline, affollamento, climatizzazione, posizione delle fermate) registra nel 2013 un 5.2, subendo una leggera flessione relativamente all’efficienza delle emettitrici alle fermate lungo la linea T1.
Il giudizio complessivo rispetto ai rapporti con la clientela indica un valore medio del  5.5, che sottolinea una piena soddisfazione rispetto alla cortesia del personale di bordo.
Un altro valore significativo riguarda la sicurezza del viaggio (sia la condotta di guida che la sicurezza a bordo), che raggiunge il punteggio di 5.8.
L’indagine di Customer Satisfaction 2013, realizzata con interviste face to face (a bordo dei mezzi) dalla società Datacontact, si è rivolta ad un campione di 200 clienti, tra abbonati e occasionali, intervistato anche in orario di punta (70%), con una distribuzione proporzionale per sesso ed età.
“La tramvia Bergamo – Albino è l’ultimo importante investimento sul trasporto pubblico che ha interessato la nostra provincia negli ultimi anni” dichiara Gian Battista Scarfone, amministratore delegato TEB. “Un progetto lungimirante – continua l’ad – sostenuto da tutte le Istituzioni locali, regionali e dal ministero dei Trasporti che, con un’azione sinergica e facendo “sistema” hanno saputo raggiungere un importante risultato: offrire ai cittadini un servizio di trasporto pubblico moderno ed efficiente, che ci rende orgogliosi mostrare ai tanti interlocutori, europei e non, che in questi anni ci hanno preso a riferimento”.
“La Tramvia Bergamo – Albino è un progetto che abbiamo da sempre sostenuto con convinzione e impegno – commenta Nunziante Consiglio, presidente TEB -. Un progetto che si integra alla perfezione col territorio, migliorandolo dal punto di vista urbanistico, nel pieno rispetto del paesaggio; un’infrastruttura che ha migliorato la qualità della vita e dell’aria della Val Seriana e non solo”.


L’ortomercato cresce
e punta all’ampliamento 

Come in una sorta di borsa azionaria, dove i prezzi oscillano di continuo, il mercato ortofrutticolo di Bergamo rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per negozianti e ambulanti in cerca di buoni affari. E con un trend in netta controtendenza rispetto ad altre strutture italiane simili, il celebre spazio di Celadina dedicato alle compravendite di frutta e verdura non ha perso il suo storico appeal nemmeno in questi tempi di recessione. Anzi, con le sue offerte e la sua vasta gamma di prodotti sottoposti a scrupolosi controlli, si conferma un’ottima risposta anti-crisi. Secondo i recenti dati forniti da Bergamo Mercati, infatti, la quantità di merce contrattata sul piazzale è salita dalle 144.000 tonnellate del 2008 al record di 171.513 tonnellate del 2013, con un incremento del 9,2% rispetto alle 156.930 tonnellate del 2012. Numeri che collocano l’ortomercato orobico al secondo posto a livello regionale dopo Milano.
Ogni giorno qui operano 450 addetti con mansioni di vario tipo, 75 produttori, 17 grossisti e tre florovivaisti, per un totale di 1.489 ditte acquirenti registrate provenienti da tutta la Lombardia. Da ottobre 2013 l’ortomercato ha anche una nuova tettoia sopra i due corridoi intermedi. Si tratta di un’infrastruttura di 3.500 metri quadrati che facilita il lavoro quotidiano degli operatori, in particolare durante i mesi più freddi e piovosi. Il costo dell’intera opera, che ammonta a circa un milione di euro, sarà sostenuto attraverso un mutuo bancario di 15 anni con oneri di rimborso nominalmente a carico di Bergamo Mercati Spa. E per il futuro si attendono altre novità, come spiega il sindaco Franco Tentorio: «Abbiamo deciso di confermare la collocazione attuale dell’ortomercato. Spostarlo in comuni limitrofi avrebbe creato scomodità a numerosi cittadini che sarebbero stati così costretti a muoversi in zone periferiche». Palafrizzoni punterà quindi ad espandere le funzioni e gli spazi dell’ortomercato con l’acquisizione di una nuova area: «Il prossimo obiettivo dell’amministrazione sarà la verifica della possibilità di acquistare lo spazio dell’ex mattatoio – annuncia il primo cittadino –. Quello è infatti un luogo idoneo a diventare sinergico all’attuale struttura –. Serve però un cambiamento di destinazione d’uso che richiede passaggi burocratici non facilissimi ma assolutamente condivisi. Quando questa superficie sarà destinabile al servizio del mercato ortofrutticolo verrà messa necessariamente in vendita all’asta, ma con una acquisizione già determinata, nel senso che chiaramente i diretti interessati saranno gli operatori dell’ortomercato. È un completamento importante per la funzionalità di questo spazio dove potranno essere realizzati dei servizi complementari come il centro del freddo, la vendita di fiori ma anche un punto agroalimentare con carne, pesce e altri prodotti tipici».
A cercare la convenienza su un’ampia gamma di ortaggi sempre nuovi e freschi non sono solo ristoratori e commercianti. L’area riveste un ruolo significativo anche per i privati che hanno possibilità di accesso in orari riservati, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11 e il sabato dalle 9 alle 11.15. «I più venduti sono sempre i prodotti di stagione – conferma Andrea Chiodi, amministratore delegato di Bergamo Mercati –. A Celadina transita il 60% dell’ortofrutta presente sul territorio. È un luogo di incontro tra la domanda e l’offerta con compravendite veloci condizionate non solo dalle richieste del commerciante ma anche dalla disponibilità e dalla deperibilità dei prodotti».


Valcalepio, Rota: «Il Consorzio
non ha mai oppresso nessuno»

nella foto: Enrico Rota

Martedì scorso, alla sala Viterbi della Provincia, il presidente del Consorzio di Tutela Valcalepio, Enrico Rota, ha letto la sua ultima relazione all’assemblea dei soci. Rota ha annunciato la sua indisponibilità a un secondo mandato. E ora tocca al nuovo Cda, emerso dall’assemblea, eleggere il nuovo presidente. Lo farà nella riunione programmata per i1 13 maggio. Nel corso dell’assemblea, oltre alla presentazione del libro “Valcalepio, il vino dei bergamaschi” – edito dalla Provincia in collaborazione col Consorzio e scritto da Sergio cantoni, Giovanna Cattaneo e Giuditta Bolognesi – sono state assegnate tre benemerenze al conte Grumelli Pedrocca, storico presidente del Consorzio, all’assessorato provinciale all’Agricoltura e al dottor Bruno Marengoni, e sono stati insigniti due nuovi Ambasciatori del Valcalepio, Silvia Tropea Montagnosi e Silvio Magni.

Anche nel 2013 il Consorzio ha tenuto fede ai propri impegni rafforzando l’attività di promozione e tutela del Valcalepio.  Le iniziative sono state numerose e tra queste mi preme ricordare lo sforzo messo in atto per favorire l’internazionalizzazione delle aziende.  Una sfida oggi più che mai necessaria e che è stata affiancata da tutta una serie di servizi che hanno reso efficace la consulenza tecnica ai soci. Lo dico con convinzione: sono proprio questi servizi Consortili che danno un senso vero alla nostra Associazione, che ci rendono orgogliosi di farne parte. Servizi che non sono mai venuti meno, al di là  delle disponibilità economiche. Come Consorzio, grazie a una oculata e lungimirante gestione di bilancio, abbiamo chiuso il 2013 con un avanzo. Tuttavia, abbiamo già iniziato un percorso che dovrebbe portarci a colmare il mancato sostegno economico, di un’istituzione che oggi non comprende sino in fondo l’importanza di supportare un ente come il nostro, che lavora solo per il bene della comunità. Più chiaramente: sino allo scorso anno potevamo contare su un importante contributo regionale che quest’anno è stato azzerato. Motivo per cui, il cammino intrapreso non risulta essere solo previdente ma necessario.
Una riflessione sui 3 anni di operato del Consiglio uscente è d’obbligo.
Ebbene, dobbiamo essere assai soddisfatti di quanto è stato fatto, sia in quantità che in qualità. Il Direttivo che ha governato il Consorzio in questi 36 mesi, non ha mai dimenticato il valore fondamentale della promozione e della tutela. Il tutto, nonostante l’inizio non sia stato tra i più facili. La maggioranza del Consiglio, infatti, dopo aver pensato a un presidente con determinate caratteristiche, ha scelto la mia persona, la quale, come ben sapete, non è impegnata sul fronte della produzione agricola. Una scelta non semplice e comunque audace.
Come se non bastasse, nel giro di pochi mesi ci siamo trovati nella situazione di dover sostituire un membro del CdA, Guffanti Scotti, che – dopo essersi proposto per la carica di consigliere – fin da subito s’è dimostrato sofferente a rimanere nella squadra di governo. Scotti s’è dimesso dopo solo 4 mesi ed è stato sostituito da Pietro Pagani.
Che dire poi del proliferare di nuove associazioni che hanno creato confusione nel panorama enoico bergamasco? Durante i 3 anni di presidenza, ne ho visto nascere ben 4, due sono già estinte.
Voglio ricordare in questa sede che il nostro Consorzio, tutela e promuove due denominazioni di origine: quella storica del Valcalepio e quella recente del Colleoni. Entrambe, raggruppano ben 15 tipologie, di cui 12 monovarietali.
Se aggiungiamo le varianti possibili legate a spumante, frizzante e riserva, arriviamo a 35 eventuali vini doc. Le domande che allora ci dobbiamo porre sono: perché alcuni produttori insistono nel sostenere che il Consorzio e il sistema che rappresenta vanno ripensati?  Perché questa ampia possibilità di produrre vini all’interno delle denominazioni risulta per loro così superato? Con quale presunzione convogliano a sé il diritto di eleggersi  detentori della qualità?
Dobbiamo forse pensare che l’impegno necessario per produrre vini doc – nel rispetto delle regole stabilite dal Ministero, a tutela esclusiva del consumatore – sia per loro un peso eccessivo?
Non sarebbe più onesto ammettere che è più facile rimanere fuori dal sistema e avere così “mani libere”, piuttosto che ricorrere a una fantomatica giustificazione per motivare la sete d’indipendenza? Indipendenza, che strano termine: ho sempre pensato che il Consorzio non avesse mai oppresso nessuno.
La nostra associazione è sempre stata un’officina che ha forgiato persone capaci di anteporre il bene comune ai propri interessi. Senza di esso, questo lo sanno tutti, non avremmo oggi un comparto così vitale.
Ecco perché ritengo allora, decisamente sbagliata e dannosa, la confusione creata sul mercato da chi punta solo ai propri interessi personali.
Già, perché le insolite associazioni nascono essenzialmente per due motivi: o come risposta a un bisogno non soddisfatto o come mezzo per distribuire nuove cariche e appagare piccole manie di protagonismo. Scegliete voi la risposta più probabile.
Il dato certo è – e rimane – che l’85% della produzione di Valcalepio è in carico alle aziende consortili.  Dati certificati e non chiacchiere di cortile.
Non ci può essere quindi antagonismo con un ente quale il nostro, riconosciuto dalla legge e con l’incarico del Ministero per svolgere la vigilanza su tutti i produttori. E che, ripeto, tende al bene comune e non a quello personale.
(….) I tredici consiglieri del Consorzio si sono riuniti per ben 22 volte (un Cda ogni 45 giorni) e con fierezza, posso affermare che questo Direttivo ha governato il Consorzio senza mai dimenticare le proprie responsabilità. Come mi piace ricordare, governare il Consorzio significa non scordare in nessuna occasione chi si è fidato di te, perché le scelte fatte servono per affrontare i problemi di una comunità.  Voglio però rammentare che se il CdA è chiamato a prendere determinate decisioni, assumendone le relative responsabilità, sono i soci, nessuno escluso, che determinano il successo delle operazioni di promozione: doveroso quindi intraprendere le svariate iniziative tutti assieme. Quelli trascorsi sono stati tre anni importanti, pieni di sfide avvincenti.
Quale presidente di questa Assemblea, nel rinnovare la mia idea sulla gestione del Consorzio – che mai deve servire a sostenere correnti di pensiero non ampiamente condivise – ricordo che il nuovo Consiglio che prenderà vita, sarà poi chiamato a nominare il suo nuovo presidente.
Nuovo in quanto ho deciso di non svolgere un secondo mandato consecutivo. Ritengo però che sia importante dare continuità al percorso vincente intrapreso tre anni fa: per questo motivo, inviterò il neo direttivo a scegliere la persona ritenuta più opportuna per condurre il Consorzio nel prossimo triennio.
Un invito ai futuri consiglieri. È decisivo prendere le giuste e dovute iniziative, in quanto sarete gli ambasciatori per eccellenza del Valcalepio, senza disattendere le aspettative, di tutte le persone che hanno creduto in voi e senza mai dimenticare, che il presidente che andrete ad eleggere non può e non deve sopperire a tutti i compiti che, per natura e per diritto, sono in capo al Consiglio di Amministrazione.
Un appello ai soci e a tutti i produttori. Vorrei rimarcare quanto sia importante difendere il territorio, utilizzando le sue denominazioni. Dobbiamo avere il coraggio, anzi il carattere, di dimostrare quanto ci crediamo: basta manifestare buoni intenti senza poi dimostrarli con i fatti. A chi invece insiste nell’ostacolare l’unità d’intenti, diciamo con franchezza, di non commettere l’imperdonabile errore di confondere la tolleranza del Consorzio con la debolezza.

Enrico Rota
*presidente uscente del Consorzio tutela del Valcalepio


Piano dell’Ascom
per rilanciare le edicole

L’edicola diventa multimediale e multiservizio. Chioschi e rivendite di giornali e riviste, da sempre punti di riferimento di quartieri e centri storici, crocevia di storie e opinioni sui fatti del giorno, rispondono alla disaffezione alla lettura e alla crisi del mercato editoriale dotandosi delle più moderne tecnologie informatiche, allargando la gamma dei prodotti in vendita e preparandosi ad essere dei punti di riferimento per turisti e visitatori con Expo alle porte.
L’ Ascom ha siglato una convenzione con la Dif, l’Agenzia di Distribuzione Stampa di Grassobbio, che mette in rete edicole e distributore, punta a favorire l’aumento delle vendite in edicola e trasforma le rivendite in punti di riferimento per l’acquisto di diversi articoli e servizi. “Il percorso con Dif, che ha portato alla stesura di un vademecum per gli edicolanti, è nato un anno fa in occasione della ricostituzione del gruppo di categoria dell’Ascom – sottolinea Oscar Fusini, vicedirettore dell’Associazione commercianti -. L’obiettivo è di preservare le edicole, che rappresentano un punto nodale della frequentazione dei centri storici. Con oltre seicento punti vendita presenti tra città e provincia, le rivendite di giornali rappresentano con la loro distribuzione capillare dei veri e propri presidi del territorio. Il progetto, realizzato con la consulenza di Multiconsult, intende aumentare la qualificazione degli operatori e garantire nuove opportunità per incrementare la redditività differenziando ed ampliando la gamma di prodotti”.
Dopo un’attenta analisi sul campo che ha preso in considerazione un campione di dieci edicole in città e provincia, Multiconsult ha messo in luce alcune criticità di gestione e ha indicato alcuni prodotti e servizi da inserire per diversificare l’offerta ed incrementare il fatturato.
Le edicole si prestano alla vendita di articoli da regalo e di cancelleria, accendini, fazzoletti, bottigliette d’acqua, dolciumi, creme e burrocacacao, caramelle, gratta e vinci, abbonamenti e biglietti, ma anche sigarette elettroniche e testi scolastici o universitari. Tra i servizi da offrire, il progetto indica la consegna a domicilio, l’informazione di eventi e appuntamenti, il supporto al noleggio di bici in bike-sharing, il pagamento delle utenze domestiche, l’invio e la ricezione di denaro tramite Moneytransfer, un’applicazione smartphone per fidelizzare i clienti. Il primo obiettivo è quello di creare le condizioni per fare spazio, oltre che a nuove idee, anche a nuovi prodotti in spazi commerciali angusti: “Bisogna monetizzare ogni centimetro quadro di negozio o chiosco. Siamo già soffocati da riviste di ogni sorta, ma se vogliamo recuperare i nostri fatturati non possiamo limitarci ai giornali, magari iniziando con piccoli articoli e con la vendita di biglietti per eventi” commenta Marco Paciolla, presidente del Gruppo Ascom Rivendite di Giornali e Riviste.
Il futuro delle edicole passa anche dalla formazione: “Non possiamo tenere nelle ceste i prodotti che non riusciamo ad esporre e sovrapporre riviste per mancanza di spazio. Abbiamo bisogno di investire in percorsi che ci indichino buone prassi da seguire, le basi del visual merchandising e dell’allestimento delle vetrine, dato che molti edicolanti stanno abbandonando i chioschi per occupare dei veri e propri negozi”. Il vademecum dà dei consigli per l’esposizione di quotidiani, riviste, figurine, giochi e caramelle nel chiosco, nelle vetrine laterali e all’interno delle edicole.
Non mancano alcune dritte per i negozi promiscui che, essendo molto diversi tra loro, rifuggono schemi standard. Seguire la moda del momento, dal braccialetto al gadget, esporre articoli stagionali, dai cioccolatini a San Valentino agli ovetti a Pasqua, e diversificare la gamma offerta con prodotti a più elevata marginalità, sono regole che valgono per tutti.
L’informatizzazione delle edicole e la messa in rete con la distribuzione rappresentano la principale sfida che Bergamo si pone per creare un modello unico a livello nazionale: “La nostra agenzia sta cercando di creare un modello di gestione e organizzazione efficiente attraverso lo sviluppo di una rete per la informatizzazione dei punti di vendita dei prodotti stampati per arrivare alla “resa certificata”, uno strumento di lavoro dove convergono tecnologie, contratti economici e, soprattutto, una maggiore vicinanza e reciproca fiducia fra le parti. Bergamo è la prima provincia italiana ad attivare questo modello – spiega Giorgio Corno, vicepresidente della Dif -. L’abbattimento dei costi legati alla gestione della resa dei prodotti stampati non è qualcosa di cui beneficeranno solo gli editori, perché dai nuovi accordi sarà tutta la filiera di produzione e distribuzione a trarre vantaggio. Relativamente all’ informatizzazione dei punti vendita, i benefici di contabilizzare in tempo reale il mercato dei lettori, ovvero “quanti lettori” comprano “che cosa” e “dove”, andranno a vantaggio di tutti, con un abbattimento degli sprechi ed una maggior efficienza di sistema”.
Il numero dei contatti che ogni giorno l’edicola registra è elevatissimo, con una media di 200 visite al giorno: “Non resta che sfruttare al meglio i contatti ricevuti ogni giorno per non parlare delle richieste di informazioni turistiche e di indicazioni stradali che chioschi e rivendite ricevono in continuazione – continua Corno -. In vista di Expo le rivendite potrebbero rappresentare uno straordinario strumento di informazione e comunicazione ad un pubblico internazionale. Le edicole potrebbero diventare rivendite esclusive di prodotti Made in Bergamo, di grande attrattività per turisti e visitatori”.
La piattaforma informatica dedicata proposta da Dif riduce i tempi e facilita il lavoro dell’edicolante: “Il percorso semplifica il lavoro di tutti i giorni, specialmente nella gestione dei resi, e migliora il rapporto con il fornitore. L’analisi condotta sul campo ha evidenziato alcune debolezze del settore, dagli articoli in gamma all’esposizione, ma ha anche rilevato il nostro punto di forza, quello di ricevere ogni giorno moltissimi contatti e visite – ribadisce Paciolla -. L’adesione alla piattaforma informatica consente di analizzare in modo preciso le vendite e le tipologie di acquisti effettuati per compiere le scelte più opportune e riformulare gli ordini. Un passo evolutivo imprescindibile è l’acquisto di registratori di cassa, indispensabili per allargare il mercato a caramelle, acqua e articoli di cartoleria. Dobbiamo anche aprirci sempre più al mondo circostante, dagli esercizi e attività limitrofe alla conoscenza delle iniziative e degli eventi sul territorio”.


Negozi, «affitti calmierati
per contrastare le chiusure» 

Il problema è noto. Alla luce del minore giro di affari delle attività, gli affitti dei negozi a Bergamo sono diventati in moltissimi casi insostenibili, risultando spesso la principale causa di chiusura. Sul tema, Ascom e proprietà edilizia hanno avuto modo  a più riprese di confrontarsi, arrivando alla definizione di una proposta per favorire una riduzione dei canoni, che ora rilanciano ai candidati sindaco della città perché possa entrare nell’agenda della nuova amministrazione.
Ascom e Appe propongono al Comune di riconoscere uno sgravio per l’imposta sugli immobili ai proprietari che scelgono di applicare un affitto calmierato, sulla base di valori fissati in collaborazione con gli agenti immobiliari Fimaa, a seconda delle zone. «Il Comune di Bergamo – spiega il vicedirettore dell’Ascom Oscar Fusini – ha già realizzato due iniziative a sostegno del commercio, il fondo per l’apertura di nuove attività nelle aree a rischio desertificazione e la riduzione dell’Imu per i commercianti proprietari dei locali in cui esercitano l’attività. Una rinegoziazione dei canoni, in effetti, è già in atto e con questo progetto puntiamo a stimolare ulteriormente il processo. Il problema è che i prezzi degli affitti si sono stratificati negli anni ed è difficile mettere in discussione valori che sembravano consolidati, la crisi ha però portato a riduzioni di fatturato dal 30 al 60%, rendendo i canoni fuori misura per tante attività».
L’azione vuole essere temporanea, rimodulabile in base all’andamento del mercato, ed è riferita sia ai nuovi contratti sia a quelli già in atto, per cui si prevede anche l’assistenza operativa dell’associazione nelle procedure di registrazione delle modifiche. Al momento non sono ancora stati definiti i valori calmierati, che terranno conto della diversa vocazione e attrattività commerciale delle zone. «Con ogni probabilità l’entità dello sgravio fiscale – rileva Fusini – non coprirà il minore incasso dei proprietari che aderiscono all’affitto calmierato, è però una strada che permette di salvaguardare le gestioni. Dovrebbero infatti avere interesse a favorire la continuità di aziende già avviate, tutelandosi dal rischio che i locali rimangano vuoti e l’area intera perda valore».  
Una visione condivisa dall’Appe, l’associazione provinciale della proprietà edilizia. «Nella crisi del mattone – rileva il direttore Antonello Pagani – il segmento commerciale è quello più colpito e questo impone di cambiare atteggiamento, almeno fino a quando non si comincerà ad intravedere una luce in fondo al tunnel. Trovare un punto di incontro tra interessi che si sono sempre considerati contrapposti è un’ipotesi di lavoro affascinante per cercare di transitare verso un equilibrio che al momento non c’è». Pagani mette in chiaro che dall’operazione canoni calmierati «nessuno ci guadagna, ma si cerca almeno di limitare i danni». «Il Comune rinunciando a parte degli introiti dell’imposta sugli immobili – evidenzia – previene il rischio maggiore che da quelle strutture incassi ancora meno. Nelle zone più periferiche, ad esempio, stante la calma piatta del mercato, molti proprietari stanno convertendo i locali ad altre destinazioni, come box per il proprio utilizzo, con altri valori catastali e quindi un diverso peso per le casse dell’amministrazione locale». Sul versante dei proprietari, «abbassare i canoni, come già si è visto fare, significa essere lungimiranti – dice il direttore dell’Appe –, capire il momento, contribuire a rilanciare il commercio, ridurre il contenzioso e il rischio di perdite più grandi se le attività chiudono e non si trova chi subentra». «È bene però precisare – continua – che non è possibile comprimere più di tanto prezzi degli affitti. La fiscalità sugli immobili commerciali è superiore al 50%, non ci sono la cedolare secca né agevolazioni. A questo si aggiunge il costo delle manutenzioni e se poi occorre qualche intervento straordinario si finisce col rimetterci. Anche per i proprietari, per via della scarsa remuneratività e dell’incertezza degli andamenti, diventa difficile la gestione».
Tra le zone della città più bisognose di attenzione, l’Appe individua quelle intermedie e periferiche, con un’alta incidenza di chiusure di negozi e difficoltà a riaffittare. «La questione vera è che devono tornare ad essere appetibili – sottolinea Pagani –, essere abbellite ed avere punti di aggregazione. Per fare questo non servono solo iniziative spot, ma un confronto tra pubblico e privato che porti ad immaginare per queste zone qualcosa di diverso, insomma dei tavoli di lavoro “un po’ più stabili”. Definiti gli obiettivi, la leva fiscale è poi uno strumento molto efficace per attuare politiche di rilancio, purtroppo non è stata quasi mai utilizzata e ne paghiamo le conseguenze».