Brebemi, la Bcc di Treviglio
dà una mano alle imprese 

nella foto: Gianfranco Bonacina

La priorità assoluta per Gianfranco Bonacina, presidente della Cassa Rurale di Treviglio, 50 filiali e 22mila soci, è favorire lo sviluppo e il benessere del territorio. In questo periodo, significa agevolare l'occupazione e gli insediamenti produttivi. A questo puntano i nuovi strumenti di credito alle imprese che la banca ha deciso di mettere in campo.
Presidente, qual è la sua strategia per rilanciare il territorio della Bassa?
“La Cassa Rurale sta pensando di agevolare gli imprenditori che investiranno nell’area con l’apertura della Brebemi: abbassando i tassi, che sono già agevolati, per chi insedierà un'attività e alla condizione che assumi almeno una persona. Se a essere assunti saranno due o più lavoratori, il tasso potrà scendere ancora. Un intervento che si affianca alla tradizionale attività di credito alle imprese. Attualmente, per l'anno in corso, è disponibile un plafond di 60 milioni di euro,  inferiore solo di 10 milioni rispetto al 2013. Vogliamo dare un segnale di apertura, dimostrare  che ciò che si dice sulle banche non è sempre vero”.
Quali sono le condizioni per ottenere le nuove agevolazioni?
“Essere nostri soci, non necessariamente di Treviglio, ma rientrare nella nostra area di competenza che abbraccia più province. Gli interlocutori sono le piccole-medie imprese e gli artigiani. L'importo massimo concesso sarà di 500mila euro per ciascuna attività. Alle spalle deve già esserci una buona liquidità. Il nostro intento  è spingere a investire, ad andare oltre, avere più coraggio”.
Investimenti e finanziamenti portano con sé anche il rischio di infiltrazioni malavitose.
“Lo sappiamo bene, per questo ci sarà un controllo severo sulle persone. La loro fedina penale sarà passata al setaccio, a partire dal bisnonno in giù. In questo, saremo inflessibili”.
A proposito di criminalità, qual è la sua opinione sul taglio imminente del Commissariato di Treviglio, deciso dal Ministero degli Interni?
“Non sono assolutamente d'accordo. Come dimostrano recenti operazioni, gli agenti sono necessari. Mi stupisce questa decisione, tanto più che era stato chiesto un potenziamento del commissariato. Una zona come la nostra, attraversata da Brebemi, alta velocità, passante ferroviario, vicina a Milano, dove ci sono i grandi traffici, è cruciale e appetibile per la criminalità organizzata. Abbiamo bisogno di un presidio forte, la gente deve sentirsi sicura, deve essere messa in condizione di poter denunciare. Ma se il posto di polizia viene smantellato, tutti, cittadini e imprenditori, subiranno un danno e saremo esposti a più pericoli”.
La Cassa Rurale ha dovuto affrontare il primo rosso in bilancio da 120 anni. I dati, al 30 novembre scorso, hanno previsto una perdita di 12,8 milioni. Soci  e  clienti sono preoccupati?
“No, e neppure io. L'andamento negativo è stato causato principalmente da due motivi: il salvataggio  della Bcc di Offanengo avviato nel 2011 e l'imposizione di aumentare l'accantonamento per il fondo rischi sui mutui. In base al crollo del mercato immobiliare, ciò che una volta valeva 100, oggi vale 80.  Tutte le banche hanno sofferto la crisi, questo vale per i grandi gruppi con perdite che ammontano a miliardi di euro. Come per i piccoli. Cosa dovevamo fare: lasciare al loro destino aziende in crisi e persone in difficoltà? Le abbiamo sostenute. In ogni caso, chiuderemo il primo trimestre di quest’anno in attivo e anche l'anno”. 
Per le famiglie quali altre iniziative sono in programma? 
“La Cassa Rurale mette a disposizione delle giovani coppie 24 nuovi appartamenti, dalle varie metrature, in un condominio nella nuova zona residenziale del Bollone, un'area verde tra via San Zeno e via Brignano: dopo dieci anni gli appartamenti potranno essere riscattati a un prezzo contenuto”.
Lei guarda al futuro con ottimismo?
“La crisi è stata lunga, ma ci stiamo riprendendo. Anche se non è facile, soprattutto per chi ha perso il lavoro, suggerisco di non fermarsi, né scoraggiarsi, ma avere la  forza di rimboccarsi le maniche e ripartire”.


Terziario in cerca di ripresa.
Mosler: «Il nodo sono le restrizioni Ue»

nella foto: il presidente dell’Ascom e della Camera di Commercio Paolo Malvestiti, l’economista statunitense Warren Mosler e il presidente di Federmoda Italia Renato Borghi 

L’austerità strozza il giro dei consumi, che è lo scopo stesso dell’economia, ed è stata creata a tavolino con il trattato di Maastricht che ha punito l’Italia per essere un Paese di buoni risparmiatori. «È la politica restrittiva dell'Unione Europea che causa problemi, non l’euro e il sistema monetario di per sé. L'Ue ha deciso che gli Stati membri non avrebbero dovuto ricevere aiuto dalla Bce per liberare le forze dei mercati e fargli "disciplinare" le nazioni dell’Unione – sostiene a gran voce Warren Mosler, fondatore di spicco della scuola economica Modern Money Theory o Mosler Economic -. Questo errore ha fatto sì che i tassi d'interesse andassero alle stelle e ha aggravato la crisi finanziaria. La crisi dei tassi d'interesse terminò nel 2012 quando la Bce dichiarò che avrebbe fatto tutto il necessario per prevenire il default degli stati membri. Questo ha permesso all'Italia di finanziarsi a dei tassi d'interesse più bassi, ma non ha risolto i problemi dell'economia reale.
Al contrario, nuovi tagli alla spesa e le nuove tasse hanno incrementato ulteriormente la disoccupazione. E questa è tutta e solo politica». Come lo è la soluzione: «La Bce non può rimanere senza euro. Lo scorso anno sono stati spesi 1.000 miliardi di euro in liquidità bancaria. E da dove sono venuti questi soldi? Si è trattato di un semplice inserimento dei dati». Né più né meno del tabellone di punteggi di uno stadio o di un foglio di calcolo di Excel. Non resta altro che cambiare le regole del gioco.

Da settima potenza mondiale e prima produzione industriale in Europa siamo stati declassati nel girone degli Stati con squilibri macroeconomici eccessivi, come ha ribadito il commissario europeo Olii Rehn. Come vede l’Italia, Paese che conosce molto bene, dagli Stati Uniti?
«Mi sembra che vada molto male. Le regole dell’Unione Europea hanno punito l’Italia per essere un buon risparmiatore. Il deficit del Governo corrisponde al risparmio del settore privato. Il deficit al 3% limita la crescita dei risparmi privati di cui l’Italia ha bisogno».

È davvero tutta colpa dell’euro e delle politiche di Bruxelles? I parametri di Maastricht creano povertà e disoccupazione?
«Assolutamente sì. L’austerità ci riporta al trattato di Maastricht, nel 1997. È come aver davanti un incidente ferroviario al rallentatore, già previsto venti anni fa. Non è naturale non avere deficit ed il veto è stato istituito per avere la certezza che ci sarebbe stata l’austerità, con l’annesso disastro sociale ed economico. Il limite al 3% è troppo basso. Bisogna smantellare le restrizioni, cosa che hanno detto che avrebbero fatto verbalmente, ma lo devono mettere per iscritto. Una combinazione di tasse più basse e l’aumento della spesa pubblica è la direzione giusta. Solo in questo mondo i risparmi possono incrementare».

Come se ne esce?
«Bisogna chiedere all'Unione Europea di allentare i limiti al deficit pubblico. L'ideale sarebbe passare dal 3% all’8,5%. Nessuno Stato ha mai chiesto di allargare il deficit perché ha sempre guardato positivamente solo a deficit bassi. È questo il grande problema e il grande errore. La mia idea è condivisa, ma mi sono sentito di recente dire da un illustre economista tedesco che ormai la politica è andata troppo oltre in questa direzione per tornare indietro. E questa è la peggiore risposta che mi potessero dare».

Renzi ha annunciato di voler ritrattare, dopo aver portato sul tavolo a Bruxelles le Riforme, i parametri di Maastricht, vecchi vent'anni. È possibile che si stia andando nella giusta direzione?
«Non ho visto nella lista delle priorità del nuovo governo l'aumento del deficit. Se la trattativa include la possibilità di innalzare il tetto del deficit allora credo che ci siano delle buone speranze, diversamente non vedo ancora grandi possibilità all'orizzonte».

L’Italia può davvero abbandonare l’Eurozona? 
«Qualora non sia possibile ottenere un innalzamento del tetto del deficit, restano altre due opzioni: la prima è soffrire per sempre, l’altra è quella di adottare la lira e ottenere il deficit necessario per incrementare la spesa pubblica e far ripartire l’economia. Il ritorno alla lira o a qualsiasi altra moneta, fiorino, ducato, purché coniata in Italia consente di incrementare la spesa pubblica senza dover chiedere a nessuno il permesso. In uno Stato naturale non esistono problemi di solvibilità. Ma se si sceglierà la lira e si continuerà a perseguire il pareggio di bilancio come obiettivo, non si otterrà ugualmente alcun risultato».

Tornare alla lira non comporta dei rischi?
«Se i leader vogliono continuare a mantenere il pareggio di bilancio il cambiamento non porta alcun miglioramento. Il secondo timore è tecnico: io non consiglierei di convertire in lire i depositi bancari esistenti, ma di mantenerli in euro, in questo modo non ci sarà una corsa all'accumulo di lire ma si spenderanno euro per ottenere lire».

Qual è oggi la priorità per rilanciare imprese e lavoro, con un tasso disoccupazione elevatissimo? Si parla di liberalizzare contratti di lavoro in entrata e in uscita, tagliare la burocrazia… Solo negli ultimi giorni si è tornato a parlare di crescita e occupazione. Quale può essere la “exit strategy”?
«Bisogna partire dal presupposto che, in generale, alla imprese non piace assumere chi è disoccupato, specialmente dopo due o tre anni di assenza dal mercato del lavoro, anche se si è molto qualificati e competenze. Una soluzione per favorire il reinserimento lavorativo può essere rappresentata dall'impiego di transizione. Questo tipo di impiego facilita la transizione dalla disoccupazione all'impiego nel settore privato, come è stato dimostrato laddove è stata messa in atto. La Banca Centrale Europea potrebbe finanziare un posto di lavoro di transizione per tutti coloro che siano a disposizione per quel lavoro con una retribuzione salariale minima stabilita».

I consumi in Italia sono scesi dal 2007 al 2013 dell’11%. Nel 2013 i consumi delle famiglie sono calati di 21,6 miliardi di euro rispetto al 2012. Allarma il crollo della spesa alimentare che ammonta, sempre nel 2013, a -3,6 miliardi di euro. Quali soluzioni intravede perché l’economia torni a girare?
«Se il governo continua a sottrarre ricchezza ai cittadini e a ridurre la spesa pubblica non vedo soluzioni. Non è una sorpresa che il dato relativo ai consumi sia così disastroso».

Moltissime piccole imprese chiudono, le grandi imprese passano in mano straniera. Si dice spesso alle aziende italiane di aprirsi a nuovi mercati. La corsa all’export è un’opportunità oppure porta solo altri a far godere dei nostri sacrifici?
«Le esportazioni sono un beneficio solo se usate per compensare le importazioni. L’Italia può esportare una Ferrari in Germania ed utilizzare il guadagno dell’esportazione per acquistare tre Mercedes, ma il massimo guadagno sarebbe importare direttamente cinque Mercedes. Quello che conta sono i termini reali di scambio. Non bisogna avere un surplus commerciale nel proprio Paese. Le esportazioni devono essere il prezzo delle importazioni».

La tassazione è ai limiti della sopportazione, le imposte locali sono aumentate del 130% negli ultimi 20 anni. La pressione fiscale sembra non avere limiti, a danno di occupazione e consumi. La spesa pubblica italiana per ridurre la povertà è inferiore ad altri Paesi, come la Svezia, ma anche la Francia e la Germania. Lo Stato incassa troppo e spende troppo poco?
«Non ha alcun senso portare via denaro alla gente. Alzare le tasse e allo stesso tempo diminuire la spesa pubblica è un suicidio. Se aumentano le tasse il potere d’acquisto precipita e se diminuisce la spesa pubblica la gente ha allo stesso modo meno soldi perché si erodono i risparmi privati. Il risultato è che non ci sono  abbastanza soldi da spendere e i consumi crollano inesorabilmente. Tutto a questo punto deve essere tagliato: salute, educazione, sicurezza. Possiamo compararlo ad un parrucchiere che a forza di accorciare, da una chioma sempre più corta si trova a non avere più capelli da tagliare. Non ha senso e ogni economista non può che essere d’accordo su questo».

Una scelta particolarmente invisa è stata l’aumento dell’Iva al 22%. Cosa pensa di questa imposta?
«L 'Iva è una tassa che colpisce tutti, anche le persone che hanno i redditi più bassi e questo non può che essere rilevante e degno di considerazione politica. Il mio lavoro è soprattutto quello di indicare e fornire delle opzioni politiche. Se ci si pensa con attenzione non è auspicabile avere una tassa sulle transazioni. Se vogliamo che le persone possano acquistare e vendere prodotti liberamente non bisogna introdurre restrizioni sugli scambi: se l'Iva è troppo elevata si scoraggiano i consumi e se c'è una tassazione del reddito troppo elevata anche questa scoraggia il buon andamento delle transazioni. L'Iva ha dei costi di attuazione elevati e richiede un impiego di migliaia di persone che si occupano dei controlli, persone che potrebbero invece essere impiegate in altro modo a servizio della comunità». 

In Italia le differenti aree geografiche – Nord e Sud – hanno trattamenti molto diversi da parte dello Stato. A pagare il conto sono soprattutto le aree che permettono di pagare i conti delle altre Regioni. In questo momento è giusto continuare ad aiutare il Sud e le altre zone disagiate, oppure bisogna favorire le regioni-guida, anche esse in difficoltà, in modo che riparta l’economia?
«Le tasse del Nord non aiutano il Sud e viceversa. È solo un giro di soldi nel medesimo contenitore, l’Italia, lontana dalla ripresa con la tassazione insostenibile di oggi. L’unica soluzione per raggiungere l’equità sociale e tasse e prezzi più bassi per tutti è quella di incrementare la spesa pubblica. Per premiare la produttività e l’efficienza di un’area rispetto all’altra si può modificare la spesa pubblica e bilanciare le tasse in ogni area geografica».

Quali nazioni hanno applicato la Sua teoria?
«Nessuna, il mondo purtroppo va, a mio avviso, nel modo sbagliato. La Cina stava seguendo una politica di questo tipo, incrementando il deficit, salvo poi invertire la rotta. Il risultato è stato che la crescita si è ridotta e interrotta. Anche gli Stati Uniti stavano seguendo questa via, salvo poi negli ultimi anni tagliare la spesa e alzare le tasse, con gravi effetti sull’economia. È un errore: hanno continuato a vedere nel deficit un problema e la retorica dell’“abbassare il deficit pubblico” non ha fatto che avvalorare una tesi fasulla».

Invece ci hanno sempre detto che le tasse aumentavano per ridurre il debito pubblico.
«Nel mondo di oggi bisogna fare questo e l’Unione Europea si assicura che ciò venga fatto. Il debito degli stati membri oggi è reale. L’Italia quando aveva la lira non ha mai avuto alcun tipo di problema nel gestire il deficit pubblico. Gli interessi salgono e scendono perché sono le Banche Centrale a deciderlo e non hanno a che vedere con il mercato e con l’economia reale. È una scelta politica. L’Unione Europea ha creato un muro tra le banche e i governi per aiutare i mercati nella riduzione del deficit. I mercati possono imporre agli Stati in ogni momento la bancarotta, diversamente da quanto accade nel sistema monetario naturale».

Per quale ragione in Italia è tanto difficile tagliare le spese della politica? La responsabilità va ricercata nella mancata volontà della classe politica o – per incapacità o mancanza di volontà – nei burocrati che scrivono le leggi?
«Gli sprechi vanno sempre eliminati, in modo che queste risorse possano essere rimesse nell’economia. Con una maggior efficienza di gestione si può arrivare ad abbassare le tasse. Ma questo non è sufficiente, serve incrementare il deficit italiano. Visto che ai politici italiani piace  tanto spendere e spandere, non resta che aumentare la spesa pubblica per far tornare a girare l’economia. Con la disoccupazione al 12,6%, i tagli alle tasse efficaci per far ripartire l’economia dovrebbero arrivare a 100 miliardi di euro (dieci volte tanto quello che si annuncia di voler fare, ndr.)”. 


Creattiva, nuovo record
di visitatori.
E aumentiano
le presenze
straniere

Bergamo Creattiva incassa un nuovo successo. L’edizione primaverile della manifestazione firmata dalla Promoberg dedicata al pianeta delle arti manuali, dopo il record di espositori (235), ha conquistato infatti anche quello dei visitatori: 41mila le persone giunte alla Fiera di Bergamo, contro le 38mila di un anno fa.
«Creattiva rappresenta una delle risposte più belle ed efficaci alla nostra mission – sottolinea Stefano Cristini, direttore dell’Ente Fiera Promoberg -, perché, oltre a sostenere le imprese, consente di sviluppare e promuovere il nostro territorio. Il fatto che oltre la metà degli espositori proviene da fuori regione, e che sono in costante aumento anche gli arrivi da fuori regione e dall’estero dei visitatori, porta ad avere delle positive ricadute locali. Ora si tratta di continuare ad individuare un numero sempre maggiore di espositori ad alto contenuto specialistico e innovativo, sia a livello nazionale che internazionale, per innalzare ulteriormente il livello qualitativo della manifestazione».
Da parte del pubblico è stato confermato il forte apprezzamento verso il format della kermesse, che abbina alla ricca parte espositiva un altrettanto fitto calendario di corsi, laboratori e dimostrazioni, per un totale di 1.400 appuntamenti in quattro giorni.
Commenti molto positivi hanno ricevuto anche le ultime novità: un nuovo portale per acquistare a prezzi scontati, un concorso artistico dedicato alle donne in occasione dell’8 di marzo, tutorial sul canale Youtube, una nuova area dedicata al ricamo, e una parete di “veline” con le dediche lasciate dal pubblico.
L’apportare sempre qualcosa di nuovo, anticipatore spesso di nuove tendenze, è una caratteristica tipica di Bergamo Creattiva, in grado di “catturare” sempre più appassionati e operatori professionali. Non è quindi un caso che dal debutto avvenuto nell’ottobre del 2008, la manifestazione votata alla massima creatività ha registrato un trend in costante crescita in tutte le voci, in particolare per quanto concerne la superficie espositiva e il numero di presenze d’imprese e pubblico.
«Con un format davvero unico – spiega Carlo Conte, responsabile per Promoberg della manifestazione -, Creattiva si è fatta conoscere rapidamente in tutta Italia, conquistando in poco tempo anche l'attenzione di imprese e visitatori stranieri. Quest’anno gli espositori oltre confine sono stati 22, sette in più rispetto ad un anno fa, in rappresentanza di nove paesi europei. In aumento anche il pubblico estero, che spesso raggiunge Bergamo tramite i voli low cost di base all'aeroporto di Orio».
L’ennesimo successo di Creattiva è il miglior prologo per il prossimo evento fieristico di Promoberg: dal 20 al 24 marzo alla Fiera di Bergamo sarà di scena Lilliput, il villaggio creativo/educativo dedicato all'infanzia. Come da tradizione, le prime due giornate saranno riservate alle scuole, mentre il week end sarà aperto a tutti, famiglie in testa.
Info: http://www.promoberg.it


Val Brembana,
riaperto il bando
efficienza energetica
per commercio,
turismo e artigianato

La Val Brembana punta sull’efficienza energetica, dal risparmio alla riduzione dell’impatto ambientale. Sono prorogati al 31 marzo i termini per partecipare al bando della Comunità Montana, che aveva stanziato nei mesi scorsi 400mila euro complessivi, per il sostegno agli investimenti alimentato da Contributo regionale ai sensi del Progetto 10/9 ex PISL Montagna. Sono ancora a disposizione 71.132,77 euro, di cui 25mila euro per il settore commercio e 26.132,77 euro per il settore turismo.

Dotazione finanziaria, intensità e regime di aiuto
La dotazione finanziaria complessiva del bando è pari a 71.132,77 euro di cui:
· 25.000 per il settore commercio (codice G – codice N)
· 20.000 per il settore artigianale (iscritti all’Albo Artigiani con i codici C, F, H e S)
· 26.132,77 per il settore turismo (codice I – codice R)
Una quota del 33% degli importi di cui sopra sarà riservata alle imprese ubicate nei comuni superiori ai 1.000 abitanti (classe di comuni B e C). La Comunità Montana si riserva la facoltà di effettuare compensazioni tra le tre graduatorie destinate ai settori commercio, turismo e artigianato in caso di parziale utilizzo delle risorse messe a disposizione per ciascun settore.

Decorrenza degli investimenti
Sono ammessi a contributo gli investimenti da realizzare o realizzati a partire dal primo ottobre 2012 (data fattura).

Costi ammissibili
Sono ammesse a contributo le spese per gli interventi elencati, purché finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale, al risparmio e all’efficienza energetica di strutture, locali ed attrezzature per un importo minimo complessivo di 3.000 euro:
a) innovazione delle strutture con specifico riferimento alla sostituzione di attrezzature in uso ad elevato assorbimento energetico con altre a tecnologie ecocompatibili. Qualora le apparecchiature elettriche siano soggette a classificazione di efficienza energetica, la classe minima di riferimento deve essere la "A" o equivalente;
b) innovazione delle modalità di organizzazione e informatizzazione dell’attività commerciale/artigianale/turistica (software e tecnologie digitali per marketing, max 10% investimento);
c) acquisizione di attrezzature per la sicurezza e la prevenzione dei rischi connessi a fenomeni criminosi;
d) qualificazione e ammodernamento di spazi di vendita e acquisizione di attrezzature destinate alla vendita/servizi;
e) costi relativi ad opere edili, strettamente connesse e dimensionate, anche dal punto di vista funzionale, agli interventi ammissibili di cui alle lettere precedenti (max 30% investimento).
Non sono ammissibili spese per: lavori realizzati in economia, acquisto di attrezzature usate, acquisto di mezzi di trasporto, acquisto e installazione di pannelli fotovoltaici; acquisto di immobili; acquisto di minuterie; acquisto di computer e stampanti non strettamente correlate al progetto complessivo; opere non strettamente inerenti i locali in cui viene svolta l’attività; opere murarie non strettamente correlate agli interventi ammissibili.
I costi sono da intendersi al netto di Iva.

Tempi e modalità di realizzazione dei progetti
Il programma di investimento deve essere ultimato e rendicontato entro il 31 ottobre 2014. Eventuali varianti al progetto ammesso ad aiuto finanziario devono essere preventivamente approvate dalla Comunità Montana. Il mancato rispetto di tale procedura implica la revoca del contributo concesso. Qualora, a fronte di variazioni in corso d’opera, la spesa complessiva del progetto risulti inferiore a quella inizialmente ammessa, la Comunità Montana procede alla rideterminazione proporzionale del contributo assegnato, fatta salva la verifica della conformità dell’intervento realizzato, del contenuto e dei risultati conseguiti, fermo restando il limite minimo di investimento di 3.000 euro. In nessun caso le varianti daranno luogo ad un incremento dell’importo del contributo approvato.

Presentazione della domanda
La domanda, sottoscritta dal titolare o legale rappresentante dell’azienda, deve essere presentata, su apposito modulo, disponibile presso l’ufficio segreteria della Comunità o scaricabile dal sito istituzionale dell’Ente www.vallebrembana.bg.it. Alla domanda, compilata su apposita modulistica, va allegata la seguente documentazione: fotocopia del documento di riconoscimento del richiedente; preventivi ovvero eventuali copie fatture, con riportata la classe energetica ovvero una dichiarazione rilasciata dal fornitore da cui emerga che l’investimento comporta un risparmio energetico. La domanda va recapitata esclusivamente a mezzo di consegna manuale all’ufficio protocollo della Comunità Montana a Piazza Brembana in via Don A. Tondini, 16, a partire dal 17.02.2014 e fino al 31.03.2014.

Criteri per la formazione della graduatoria dei beneficiari
La graduatoria dei beneficiari sarà approvata con delibera di Giunta Esecutiva, entro il 30.04.2014, sulla base dei seguenti criteri:
*Classe di Comune sede dell’unità operativa
A – Imprese ubicate in comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti: 25 punti
B – Imprese ubicate in frazioni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti dei comuni superiori a 1.000: 20 punti
C – Imprese ubicate in comuni/frazioni con popolazione superiore a 1.000 abitanti: 10 punti
*Unica attività
Unica impresa nello specifico settore nel territorio del Comune inferiore a 1.000 ab. o in una frazione: 15 punti
Imprese senza dipendenti a tempo indeterminato
Imprese individuali, famigliari e società di persone con massimo 3 soci, tutte senza dipendenti: 3 punti
*Incentivi per l’imprenditorialità femminile e giovanile
Titolare o maggioranza dei soci donne e/o giovani: 3 punti
Nuove imprese
Imprese iscritte al Registro Imprese successivamente al 01.01.13: 3 punti
*Fatturato annuo
Imprese con fatturato annuo (anno precedente al bando o presunto con riserva di verifica per nuove attività) fino a 30.000 euro: 15 punti;
tra 30.000 e 130.000 euro: da 12 a 3 punti (il punteggio va calcolato a scalare di un punto ogni 10.000 euro);
oltre i 130.000 euro: 2 punti.
Le imprese potranno presentare domanda solamente per un unico progetto di investimento. A parità di punteggio, nelle graduatorie generali per categoria, si applicheranno progressivamente i seguenti criteri di priorità:
1. Progetti presentati da imprese ubicate in comuni/frazioni fino a 1.000 ab.;
2. Età del titolare: la precedenza sarà attribuita al più giovane. Per le società, il riferimento sarà la media dell’età dell’intera compagine sociale;
3. Progetti presentati da imprese con volume d’affari fino a 30.000 euro;
4. L’ordine di presentazione al protocollo della CMVB.

Formazione graduatorie
Saranno stilate tre distinte graduatorie, una per ogni settore di cui all’art. 2. All’interno di ogni graduatoria di settore saranno individuate due distinte graduatorie, una per attività ubicate in comuni di classe A e l’altra per attività ubicate in frazioni e comuni di classe B e C. Le graduatorie distingueranno tra istanze finanziate (fino alla disponibilità del budget ex art. 2) e istanze ammissibili a finanziamento che potranno essere finanziate con eventuali economie. In questo caso la Comunità Montana si riserva la facoltà di effettuare compensazioni tra le varie graduatorie.

Erogazione del contributo
La liquidazione del contributo sarà effettuata in un’unica soluzione a conclusione dei lavori, entro 60 giorni dalla presentazione (al protocollo della Comunità Montana) da parte delle imprese beneficiarie della seguente documentazione: attestazione di fine lavori con riepilogo delle spese sostenute; originali delle fatture relative alle spese sostenute, debitamente quietanzate; dichiarazione in merito al rispetto del Reg. “De Minimis”; eventuale altra documentazione ritenuta necessaria dal responsabile del procedimento.
Eventuali varianti al progetto ammesso ad aiuto finanziario devono essere preventivamente approvate dalla Comunità Montana. Il mancato rispetto di tale procedura implica la revoca del contributo concesso.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere allo Sportello del Credito della Cooperativa Fogalco in via Borgo Palazzo 137 a Bergamo, tel. 035 4120321 (responsabile del servizio Matteo Milesi)


Benzinai,
sospeso
lo sciopero
dei gestori
a marchio Eni 

A poco meno di due ore dall’inizio dello sciopero annunciato dai gestori di carburante a marchio Eni/Agip arriva la notizia dello stop alla mobilitazione generale. Le Organizzazioni di categoria hanno deciso di procedere alla sospensione dello sciopero dei gestori a seguito delle rassicurazioni del Ministero dello Sviluppo Economico. Il Ministero ha infatti annunciato che «l'azienda petrolifera ha assicurato la propria disponibilità a riprendere il negoziato interrotto, mediante una riunione da concordare direttamente tra le parti e da tenere a breve, entro il prossimo 10 marzo» . Con la riapertura del tavolo di contrattazione teso a rinnovare le intese economico-normative per i gestori a marchio Eni/ Agip, ormai scadute da più di due anni, si ricompongono le condizioni essenziali per tentare di individuare risposte condivise ai fortissimi elementi di criticità che investono le piccole imprese di gestione. «Prendiamo atto della decisione intrapresa a livello nazionale- commenta Giuseppe Milazzo, presidente del Gruppo Distributori Carburanti Ascom -. Siamo in attesa che le nostre istanze vengano accolte e che si ponga fine ad una politica commerciale disastrosa per le piccole imprese di gestione. Vogliamo far sentire la nostra voce per avere un prezzo più giusto e veder garantita la libertà di continuare ad essere impresa, battendoci contro il ricorso selvaggio ai self service, il degrado della rete e l’espulsione dei gestori e dei loro dipendenti dal settore».


“Seilatv”, Bergamo
ha un nuovo canale televisivo 

Dall’esperienza maturata negli ultimi due anni, la Web Channel “on demand” Seilatv.tv si amplia e sbarca in chiaro sulle televisioni di tutta Lombardia. E’ visibile da pochi giorni sul canale 216 del digitale terrestre. Il progetto è partito da un’idea di Paolo Cernuschi e Silvio Marini, da molti anni impegnati professionalmente con le loro aziende nel mondo della produzione televisiva e che hanno messo a disposizioni i propri studi di produzione, regie mobili e operatori video, mezzi tecnici all’avanguardia e attrezzatura ad alta definizione qualitativa.
Dagli studi partiranno oltre 20 trasmissioni, prodotte interamente in proprio, con tematiche sportive, istituzionali, culturali, scientifiche, economiche e naturalmente di attualità, che, nonostante la diffusione regionale, parleranno principalmente del territorio bergamasco. Ha inaugurato lo sbarco sul digitale terrestre, “Lo Scomodo Buc”, programma settimanale in diretta sull’Atalanta condotto da Marco Bucarelli.
Un lunedì sportivo che proseguirà poi con “Base Sport”, presentato da Paolo Taddeo, e “Golf Television”, l’appuntamento con tutti gli appassionati di golf a cura di Maurizio e Marco Bucarelli che da settembre sul canale web Seilatv.tv sta ottenendo un grande successo a livello nazionale. Di Atalanta si parlerà anche alla vigilia del weekend quando Maurizio Bucarelli presenterà “Venerdì Nerazzurro”, un’anteprima e molti approfondimenti dedicati alla partita di campionato della squadra bergamasca.
Tra gli altri appuntamenti spiccano “Il ballo della vita” con il monsignor Giulio Della Vite, segretario generale di Curia della Diocesi di Bergamo; “La vita è bella”, storie vere da raccontare proposte da Francesca Grassi; “Un libro da leggere” con i suggerimenti di Giuseppe Berné e “Sentirsi bene” con al centro il tema della medicina con gli ospiti di Francesca Manenti. E poi ancora attualità con “Senti chi parl@” condotto da Riccardo Cattani.


Largo consumo, a febbraio 
prezzi invariati in città 

Nel mese di febbraio, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), a Bergamo, non ha registrato alcuna variazione rispetto al mese precedente. Il tasso tendenziale – la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente – si è attestata a +0,3 per cento, in diminuzione rispetto allo + 0,4 per cento registrato il mese scorso.
Le variazioni, in aumento, più marcate si registrano, in questo mese, nelle divisioni di spesa: “Bevande alcoliche e tabacchi”, dove ad incidere sono gli aumenti di grappa e birre nazionali; “Mobili, articoli e servizi per la casa”, con rincari per i servizi domestici controbilanciati dai costi per ferri da stiro, lavastoviglie e lavatrici-asciugatrici e “Altri beni e servizi”, con aumenti per i prodotti di gioielleria.
In forte calo la divisione di spesa “Comunicazioni”, con ribassi per i servizi di telefonia mobile e i relativi apparecchi, controbilanciati dagli aumenti per la telefonia fissa.
Segue la divisione “Trasporti” dove ad incidere sono i ribassi per voli nazionali ed internazionali, trasporto marittimo, biciclette, gasolio e benzina per i mezzi di trasporto. In controtendenza troviamo le riparazioni per i mezzi di trasporto privati.
Invariate nel complesso le divisioni: “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” “Abbigliamento e calzature” e “Istruzione”, “Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili”, “Servizi sanitari e spese per la salute” “Ricreazione, spettacoli e cultura”, “Istruzione”, “Servizi ricettivi e di ristorazione”.


Tute blu,
a febbraio
146 licenziamenti
nella Bergamasca

A febbraio, in Lombardia si sono registrati 822 licenziamenti in ambito metalmeccanico, 120 esuberi in meno rispetto al 2013 (942), appena 12 in meno rispetto al 2012, quando furono 834 i lavoratori che persero la propria occupazione. Sebbene ci sia una certa diminuzione, il dato generale resta comunque allarmante, considerato che nei primi due mesi dell'anno si sono persi già 1.484 posti di lavoro. Anche in questo caso, l'emorragia occupazionale sta lievemente contenendosi rispetto all'anno precedente (300 lavoratori tagliati in meno), quando nel bimestre gennaio-febbraio furono allontanate 1.776 tute blu, 1.663 nei primi due mesi del 2012.
Le cifre – come sottolinea la Fiom Lombardia – si riferiscono alle medie e grandi imprese operanti nel settore metalmeccanico, che possono dunque usufruire di ammortizzatori sociali, mentre dal computo complessivo sono esenti le piccole imprese, gli artigiani, le ditte individuali o a conduzione familiare con pochi addetti.
Il comprensorio più colpito a livello di licenziamenti è stato il milanese con 252 esuberi: nel 2013 furono 174. Il segno più lo ritroviamo anche a Lodi (31 licenziamenti), Cremona (13), Brescia (98) e Varese (47). Negli altri territori a prevalere è il segno meno, magra consolazione, visto che comunque si registrano perdite pesanti nella Bergamasca (146 licenziamenti a fronte dei 272 del 2013 e dei 114 del 2012), nel Pavese (56) e nella Brianza (86, -44 il saldo nel raffronto sul 2012).
“In definitiva i dati certificano l'assenza di ripresa in Lombardia – ribadisce Mirco Rota, segretario generale della Fiom Lombardia -. I contratti di solidarietà rappresentano a questo punto una necessità ineludibile per le imprese che non si rassegnano a chiudere i battenti. Se i contratti di solidarietà rimarranno lettera morta, la situazione non potrà che aggravarsi. Ancora una volta lanciamo un appello affinché si renda operativa la legge approvata il 18 dicembre del 2013 con il contributo di tutte le forze regionali. Attardarsi ancora nell'approvazione della legge a sostegno dei contratti di solidarietà, significherebbe aumentare le sofferenze per le imprese e condannare altri lavoratori all'esodo forzato dal mondo del lavoro – precisa Rota -. E' difficile poi pensare di poter risolvere la crisi senza specifici piani di investimento da parte degli imprenditori, che sono chiamati a fare la loro parte nello sviluppo di nuove produzioni, per dare la scossa alle aziende che non riescono a intravedere la fine del tunnel della recessione e ad oggi non riescono a intravedere un futuro"  conclude il segretario dei metalmeccanici.


Vendite a domicilio,
il 2013 chiude in crescita

Univendita – aderente a Confcommercio – chiude il 2013 con un fatturato delle aziende associate pari a 1 miliardo e 220 milioni di euro, con un incremento del 3,5% rispetto al 2012. La vendita a domicilio d’eccellenza continua a crescere, nonostante la crisi nel Paese duri ormai da oltre cinque anni. Dal 2009, infatti, anno di inizio della crisi economica, le aziende associate Univendita hanno incrementato il proprio business di oltre il 30%.
«In anni difficili per il sistema italiano siamo cresciuti in modo costante e significativo, mentre gli altri canali tradizionali del commercio hanno perso quote – sottolinea il presidente di Univendita Ciro Sinatra -. Penso e voglio credere che, con la ripresa nel nostro Paese, questa tendenza sarà rinforzata. Così come abbiamo fatto la nostra parte sostenendo l’economia in anni di crisi, infatti, potremo contribuire alla risalita».
Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato “alimentari e beni di consumo casa” con un incremento del 5%, seguito dai “beni durevoli casa” (+2,8%) che, con una quota di mercato del 65%, si conferma il comparto di maggior rilievo della vendita a domicilio. A seguire la “cosmesi e cura del corpo” con un +2,7%. In netta crescita il comparto “altri beni e servizi” (+22%) trainato dal risultato positivo del settore viaggi e turismo. Sul fronte occupazionale, i venditori a domicilio sono oltre 71.000, in crescita del 4,5% rispetto al 2012, con una componente femminile pari all’88%.
«Le ragioni del successo della vendita a domicilio di eccellenza sono diverse – prosegue Sinatra -. Innanzitutto i fattori interni: la qualità dei prodotti venduti, che non deve mai essere data per scontata; gli investimenti in ricerca e sviluppo, per creare prodotti innovativi che vadano incontro alle richieste del mercato; la professionalità dei venditori, che ricevono una formazione continua dalle proprie aziende. Poi ci sono i fattori esterni: il passaparola, che rimane la forma più efficace di marketing, oggi ulteriormente potenziato dallo sviluppo dei social network; il servizio personalizzato al cliente, fattore sempre più raro da trovare nelle altre forme distributive; il servizio post-vendita, sempre puntuale ed efficace».


Schilpario, lo sfogo
degli operatori turistici:
«Schiacciati
tra maltempo
e nuovi oneri» 

L’Ascom risponde all’esigenza – emersa nel corso della giornata di mobilitazione nazionale a Roma – di potenziare la presenza nel territorio e di manifestare la sua vicinanza agli imprenditori in tutti gli aspetti che la gestione di una pmi comporta. La scorsa settimana il vicedirettore dell’Associazione, Oscar Fusini, e il responsabile dell’Area Sicurezza e Sistemi Gestionali, Andrea Comotti, hanno organizzato, di concerto con i vertici dell’Ats-Associazione Turistica Schilpario, un incontro con gli imprenditori del comune scalvino. L’appuntamento ha rappresentato un’importante occasione di confronto con tutti gli operatori commerciali e turistici alle prese con una stagione segnata dal maltempo e dalla chiusura delle strade che ha isolato l’intera Valle. «In pochi giorni, a causa anche dei messaggi fuorvianti apparsi sulla stampa locale, abbiamo ricevuto disdette di prenotazioni di oltre 20 gruppi che da sempre soggiornano una settimana a Schilpario – spiega Claudio Agoni, referente dei commercianti e consigliere dell’Ats, associazione che da due anni rappresenta il 90% delle imprese del comune scalvino -. I danni sono stati davvero ingenti e a rendere tutto ancora più difficile e complicato sono arrivati nuovi oneri burocratici ed altre tasse da versare». L’incontro si è infatti concentrato sul nuovo obbligo di introduzione del Pos, che scatterà alla fine di giugno, e sulla nuova imposta unica comunale – Icu che da quest’anno integra Imu, Tari e Tasi. Sono stati inoltre ribaditi gli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro e autocontrollo alimentare alla luce delle più recenti normative cui Ascom risponde da sempre con corsi di formazione e aggiornamento organizzati nella sede di via Borgo Palazzo e nelle delegazioni.