Imprese giovani,
peggiora la stretta del credito

Nell'ambito dell’Osservatorio del Credito Confcommercio viene trimestralmente realizzato uno specifico focus di approfondimento sulle imprese giovani, ossia le imprese individuali il cui titolare è di età inferiore a 36 anni, le società di persone costituite in maggioranza da giovani di età inferiore a 36 anni e le società di capitali i cui consigli di amministrazione sono costituiti, per più di due terzi, da giovani di età inferiore a 36 anni.
In base alle rilevazioni del terzo trimestre 2013 resta molto alta la percentuale di giovani imprenditori che ravvisano un peggioramento nell'andamento dell'economia italiana nel suo complesso (il 75,3%); in flessione la fiducia sull'andamento delle imprese "giovani" del terziario. Peggiora l'andamento dei ricavi (per il 59,1% sono diminuiti), dell'occupazione (per il 33,6% si è ridotta), la capacità di riuscire a fare fronte al proprio fabbisogno finanziario (il 25,9% dei giovani imprenditori non ci è riuscito). In flessione anche la percentuale di giovani imprenditori che rispetto al passato effettueranno investimenti: solo il 19% dichiara che li farà nei prossimi due anni. Resta particolarmente bassa (9,5%) la percentuale delle imprese "giovani" del commercio, del turismo e dei servizi che hanno chiesto un prestito in banca. La stretta creditizia tarda a rallentare: cala la percentuale di imprese che ottengono il credito con un ammontare pari o superiore rispetto alla richiesta (23%), mentre cresce la quota di imprese che si sono viste accordare un credito inferiore rispetto a quello richiesto e di quelle che non se lo sono viste accordare (61,7%).

Clima di fiducia
Sostanzialmente invariato il clima di fiducia dei giovani imprenditori sull'andamento dell'economia italiana. Nel terzo trimestre del 2013 ben il 75,3% dei giovani ritiene che la situazione si sia aggravata rispetto al periodo precedente (saldo pari a -69,6 sul precedente -77) ed il 48,5% dichiara che si aggraverà anche nei tre mesi successivi (saldo pari a -45 sul precedente -48,3). La situazione appare in ogni caso migliore rispetto alla media nazionale.
In flessione, invece, il clima di fiducia relativo alla situazione economica della propria impresa. Per il 61% dei giovani imprenditori l'andamento economico della propria impresa è peggiorato nel periodo luglio-settembre rispetto ai tre mesi precedenti (saldi pari a -58,6 contro il precedente -54,8) e per il 38,2% si aggraverà nel quarto trimestre (saldo pari a -34,2 sul precedente -31,1).

Congiuntura
In flessione la situazione dei ricavi delle imprese "giovani" del terziario: per il 59,1% dei giovani imprenditori sono diminuiti nel terzo trimestre rispetto al secondo (saldo pari a -58,2 sul precedente -55,2) e per il 37,5% diminuiranno ancora (saldo pari a -33 sul precedente -28,5). In peggioramento anche l'andamento dell'occupazione (-32,6 su -29,2): il 33,6% dei giovani imprenditori ritiene che si sia ridotta nel terzo trimestre del 2013 rispetto al periodo precedente (pari al 31,2%) e il 34,9% dichiara che si ridurrà anche negli ultimi tre mesi dell'anno.
Invariata la valutazione sui tempi di attesa per i pagamenti da parte dei propri clienti. Nel terzo trimestre del 2013 il 34,9% dei giovani ritiene che la situazione si sia aggravata rispetto al periodo precedente (saldo pari a -31,8 sul precedente -34,1) ed il 14,1% dichiara che si aggraverà anche negli ultimi tre mesi dell'anno (saldo pari a -8,1 sul precedente -11,4).

Fabbisogno finanziario
Si deteriora la condizione finanziaria dei giovani imprenditori del terziario: il 25,9% dei giovani imprenditori non è riuscito a far fronte al proprio fabbisogno finanziario nel terzo trimestre rispetto al secondo (21%) e il 33,9% dichiara che questa situazione peggiorerà. Il saldo congiunturale è risultato pari a -61,8 contro il precedente -56. Le imprese "giovani" mostrano comunque una maggiore capacità di riuscire a fronteggiare i propri problemi di liquidità rispetto alla totalità delle imprese del terziario

Domanda e offerta di credito
Molto contenuta la percentuale dei giovani imprenditori del terziario che nel terzo trimestre 2013 si sono rivolti alle banche per chiedere un fido, un finanziamento o la rinegoziazione di un fido o di un finanziamento esistente: sono stati il 9,5% contro il 9,9% del trimestre precedente (il 10,5% contro il 10,8% nella rilevazione sull’intero campione delle imprese del terziario).
In questo scenario, pur non rilevando scostamenti evidenti rispetto al periodo precedente, la stretta creditizia tarda a rallentare. Perde oltre un punto la percentuale della cosiddetta area di stabilità, ossia la percentuale di imprese che ottengono il credito con un ammontare pari o superiore rispetto alla richiesta (23%) e cresce l'area di irrigidimento, ossia la quota di imprese che si sono viste accordare un credito inferiore rispetto a quello richiesto o non se lo sono viste accordare (61,7%). Il dato generale relativo a tutte le imprese del terziario è meno negativo, le imprese che hanno visto accogliere la propria domanda di credito sono state infatti il 26%, mentre la percentuale delle imprese che hanno visto rifiutare la propria domanda di credito o accoglierla, ma con un ammontare inferiore alla richiesta sono state il 49,1%.

Giovani imprese "familiari" ed "ex-novo"
Analizzando più nel dettaglio la struttura delle imprese "giovani" del terziario, appare evidente la stretta correlazione del fenomeno con la tipologia delle origini delle stesse. Occorre difatti differenziare tra le cosiddette imprese "familiari", intese come quelle a carattere familiare e contraddistinte dal "passaggio generazionale", e le imprese fondate "ex novo", intese come quelle costituite praticamente dal nulla.
In fatto di credito, i comportamenti dei due segmenti appaiono distanti sia sul fronte della domanda sia su quello della richiesta. Sono difatti le imprese a carattere "familiare" a mostrarsi maggiormente attive nel primo caso (10,7% contro il 9% registrato presso gli operatori "ex novo") e sono sempre queste a ricevere di gran lunga il maggior numero di risposte positive (area di stabilità pari al 26,5% contro il 18,7%). Sebbene tali risultanze non evidenzino necessariamente un rapporto di causalità tra la tipologia di impresa e l'esito della domanda di credito (sul quale possono agire anche altre cause quali, a titolo di esempio, il merito del credito dell'impresa stessa, il tasso di insolvenza, etc), sembra evidente la distanza tra le due parti, con gli operatori "familiari" molto più vicini al comportamento medio nazionale del terziario, probabilmente favorite da un rapporto più consolidato negli anni con l'istituto di credito di riferimento (che, in passato, avrà certamente avuto modo di confrontarsi con l'impresa, magari guidata da un familiare dell'attuale vertice) che mostra inevitabilmente meno fiducia nei confronti delle "nuove" imprese senza alcuna storia alle spalle.

Costo dei servizi bancari
La situazione del costo dei servizi bancari nel loro complesso è risultata nel terzo trimestre del 2013 in peggioramento rispetto a quella registrata nei tre mesi precedenti (-62,4 su -58). La congiuntura negativa risulta inoltre più preoccupante rispetto al giudizio che del medesimo fenomeno hanno fornito le imprese del terziario a livello nazionale (-50,2).


Confartigianato Bergamo, calano
le imprese ma non gli associati

 
Servizi per la crescita e la competitività, corsi di formazione pensati per le diverse categorie, progetti legati all’internazionalizzazione e alla promozione delle diverse attività, supporto nell’accesso al credito, il tutto con un accompagnamento costante pensato per abbracciare l’intero arco di vita dell’impresa, a cominciare dallo start-up.
È un anno ricco di iniziative per Confartigianato Bergamo che ha chiuso il 2013 con una sostanziale tenuta degli associati, nonostante la crisi abbia fatto segnare, nella provincia di Bergamo, il saldo negativo peggiore degli ultimi anni, considerando la differenza fra le nuove aperture e le cessazioni: meno 669 imprese secondo i dati della Camera di commercio aggiornati al 30 novembre scorso.
«Questa tenuta in un anno pesantissimo – spiega il presidente Angelo Carrara – ci gratifica enormemente perché significa che le imprese hanno trovato nella nostra Organizzazione un supporto concreto, una vicinanza e una capacità di ascolto dei loro problemi e delle loro esigenze. In questi giorni ho personalmente ricevuto diverse lettere di associati che hanno voluto testimoniare questo senso di appartenenza ad una grande famiglia. In particolare quella di un artigiano che, arrivato alla pensione, ci ha voluto ringraziare per l’aiuto, non solo materiale ma anche morale, che ha potuto trovare in tanti anni di lavoro. Possono sembrare piccole cose ma in momenti così difficili sono segnali importanti perché ci spronano ad essere ancora più presenti e propositivi».
E anche quest’anno sono molte le opportunità riservate agli associati che sottoscriveranno la tessera 2014 di Confartigianato Bergamo (vedi pagina a fianco), con una particolare attenzione all’aggiornamento e alla formazione delle imprese per aiutarle ad affrontare i mutati scenari economici. «Sono pronti a partire una settantina di nuovi corsi che sono stati tarati sugli specifici settori – continua Carrara – e che spaziano dall’aggiornamento professionale alla gestione aziendale, passando per l’informatica, il marketing e le nuove forme di comunicazione. Altre proposte formative saranno poi organizzate in corso d’anno seguendo le richieste e le esigenze che verranno manifestate dalle Aree di mestiere e dagli stessi artigiani».
Accanto alla formazione, i punti di forza di via Torretta sono i progetti per promuovere l’export e la competitività su nuovi mercati (diverse le iniziative programmate dall’ufficio Internazionalizzazione, dai check-up aziendali per analizzare potenzialità alle fiere e missioni all’estero), e i servizi per l’innovazione e la qualità. Tra questi spiccano lo sportello Conf@reti che sostiene le imprese nella creazione di reti e forme di aggregazione, lo sportello Appalti Pubblici che aiuta a far cogliere le opportunità di business legate a questa particolare tipologia di lavoro, e lo sportello Energia che offre la possibilità di risparmiare sulle utenze aziendali e domestiche di energia elettrica e gas, grazie alla forza contrattuale del consorzio CEnPI di Confartigianato.


Dote
lavoro,
Bergamo
seconda
in Lombardia

“Abbiamo assegnato 4.288 doti per la fascia alta per un totale di oltre 11 milioni di euro (45%), 2.515 per la fascia media (26%), con fondi per 4,5 milioni, 2.044 (21 %) per la fascia “altro aiuto” e 744 (8%) per la bassa con quasi 1,5 milioni.
Cifre che testimoniano la grande attenzione di Regione Lombardia per chi si trova in difficoltà lavorative e indicano come la tipologia di Dote più richiesta sia quella che abbiamo pensato per chi sta vivendole situazioni di maggiore criticità”. Lo ha detto Valentina Aprea, assessore regionale al Lavoro, Istruzione e Formazione professionale spiegando che “in base agli ultimi dati disponibili, aggiornati al 20 dicembre scorso, sono state assegnate 9.591 doti lavoro per un importo di 17.846.053 euro”. “Altre 2.337 doti – ha continuato l’assessore – sono in fase di predisposizione. La Regione ha destinato a questo strumento uno stanziamento di risorse totali per 48,6 milioni di euro, di cui 5 per incentivi all’assunzione per le aziende”.
“I dati relativi all’assegnazione della dote lavoro diventano una sorta di radiografia di dove la crisi del lavoro colpisce di più – ha spiegato Aprea -; i destinatari sono maschi per il 52,81% (le femmine raggiungono il 47,19%), nella maggioranza dei casi hanno un grado di istruzione corrispondente alla secondaria superiore (52,95%), per il 27 % hanno la secondaria inferiore e per il 13,29% sono laureati. Sono per il 54,95% disoccupati, per il 32 % occupati e per il 12,20 % inoccupati. L’età di chi fa richiesta della Dote Unica Lavoro – ha concluso l’assessore – ha una punta percentuale per la fascia 35-44 anni (25,29%) seguita da chi ha tra i 45 e i 54 anni (23,39%) e a poca distanza la fascia 25-34 anni (23,33%). Le persone che hanno tra i 16 e i 24 anni costituiscono il 21,50% del totale, mentre chi è over 55 rappresenta solo il 6,49%”.
Quanto alla ripartizione delle doti, Milano è la provincia con il maggior numero di Doti assegnate (3.229) con risorse per 6.178.841 euro. Segue Bergamo con 1.050 e contributi per 1.703.360 euro e poi le altre province.
La Dote è rivolta ai giovani che devono entrare nel mondo del lavoro, ai disoccupati che cercano un nuovo posto, a chi – in attività – vuole aumentare il livello complessivo di competenze e ai lavoratori sospesi per crisi aziendali. A ogni persona la Dote offre potenziale accesso diretto a servizi qualificati di formazione e lavoro, in qualunque momento della sua vita attiva e, per le imprese che assumeranno i beneficiari di questo strumento, sono previsti incentivi. Sono quattro le fasce di intensità di aiuto: bassa (persone che possono trovare lavoro in autonomia o richiedono un supporto minimo per la collocazione o ricollocazione nel Mercato), per una durata di 3 mesi; media (persone che necessitano di servizi intensivi) per una durata di sei mesi; alta (persone che necessitano di servizi per un periodo medio/lungo e di forte sostegno individuale), per sei mesi; e “altro aiuto” (persone che necessitano di servizi per il mantenimento della posizione nel Mercato del Lavoro fino ad un massimo di 3 doti), per sei mesi. Quest’ultima è dedicata ai lavoratori di aziende che hanno sede in Lombardia, che rientrano in accordi contrattuali che prevedano la riduzione dell’orario di lavoro (in particolare Accordi/Contratti di solidarietà) e i lavoratori che si apprestano a fruire dell’ultimo periodo di CIGD senza possibilità di rinnovo. Possono accedere a Dote Unica Lavoro i giovani inoccupati, residenti o domiciliati in Lombardia, fino a 29 anni; i disoccupati in mobilità in deroga o iscritti nelle liste di mobilità ordinaria; i disoccupati, residenti o domiciliati in Lombardia: gli occupati in Cassa Integrazione e i lavoratori di aziende ubicate in Lombardia.


Orio mette
in palio
un giro
intorno
al mondo

Fino al prossimo 30 giugno, all’aeroporto di Bergamo si svolgerà un nuovo concorso: coloro che effettueranno un acquisto di almeno 10 euro in uno dei punti vendita retail all’interno dello scalo, inclusi i parcheggi, avranno diritto a ritirare un premio immediato oltre a concorrere all’estrazione finale di un viaggio intorno al mondo.
L’iniziativa è riservata ai possessori della Welcome Card, che potrà essere sottoscritta gratuitamente previa compilazione di apposita cartolina di adesione. La Welcome Card potrà essere richiesta negli esercizi commerciali retail presenti nel terminal di Orio al Serio, agli uffici di biglietteria aera nell’area pubblica dell’aerostazione, alla cassa dei parcheggi dell’aeroporto e presso l’apposito desk in area airside.
Tutti i passeggeri che avranno speso da 10 a 30 euro avranno diritto a un buono parcheggio di 24 ore valido a partire da 30 giorni dopo la data di emissione e utilizzabile fino al 31 dicembre prossimo.
I passeggeri che avranno speso da 30 a 50 euro avranno diritto a un buono parcheggio di 48 ore valido dopo 30 giorni dalla data di emissione ed utilizzabile sempre fino al 31 dicembre prossimo.
Per spese di importo superiore a 50 euro i passeggeri avranno diritto a uno sconto del 25% da utilizzare nella stessa giornata su un ulteriore acquisto presso una rosa selezionata di punti vendita retail presenti nel terminal aeroportuale.
La scontistica sarà applicabile a tutti i prodotti, eccezion fatta per quelli in promozione o in saldo. Tutti i passeggeri potranno concorrere all’estrazione del premio finale, che avrà luogo entro il 10 luglio e che consiste in un viaggio intorno al mondo per una persona. Oltre alla partecipazione al concorso, la Welcome Card dà diritto  a una serie di sconti e agevolazioni, per esempi in alberghi, ristoranti campi da golf e nell’acquisto di skipass.


Città,
a dicembre
prezzi
al consumo
in crescita dello 0,4%

Nello scorso mese di dicembre, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), a Bergamo, ha registrato un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente. Il tasso tendenziale (la variazione percentuale rispetto allo stesso mese dell’anno precedente), si attesta a +0,7%, in lieve aumento rispetto allo 0,6% registrato il mese scorso.La variazione, in aumento, più marcata si registra, per questo mese, nella divisione di spesa per i “Trasporti” (+1,4% rispetto al mese precedente), dove ad incidere sono i voli nazionali ed internazionali, gli idrocarburi per il trasporto, il trasporto marittimo e di passeggeri su autobus e pullman e la riparazione dei mezzi di trasporto privati, controbilanciati dal calo dei prezzi nel trasporto ferroviario passeggeri e degli pneumatici.
In aumento anche “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+0,6%) dove si registrano rincari per i pacchetti vacanze nazionali ed internazionali, strumenti per la ricezione e registrazione, servizi di rilegatura e e-book download, libri di narrativa, riviste e periodici e articoli di cancelleria per il disegno. In controtendenza strumenti di registrazione suoni, immagini e per il trattamento dell’informazione, macchine fotografiche e videocamere.
Seguono, tra le voci in crescita, “Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili” (+0,2%) con aumenti per gli idrocarburi liquidi e il gasolio di riscaldamento e la fornitura di acqua potabile mentre è in diminuzione il costo per la manutenzione delle caldaie e “Abbigliamento e calzature” (+0,2%) con rincari per l’abbigliamento per bambini e le calzature da donna.
In lieve aumento anche le divisioni “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” (+0,1%) dove ad incidere sono le verdure fresche e refrigerate, la carne, gli alimenti per bambini, le spezie, il pesce e i frutti di mare conservati l’olio d’oliva, mentre sono in diminuzione la frutta fresca, refrigerata, secca e con guscio, lo yogurt, i piatti pronti e il caffè; “Mobili, articoli e servizi per la casa” (+0,1%) con aumenti per i mobili ed articoli per il soggiorno e sala da pranzo e servizi per la pulizia e la manutenzione della casa mentre sono in calo i prezzi per la biancheria per la casa e gli elettrodomestici per la conservazione dei cibi; e i “Servizi ricettivi e di ristorazione” (+0,1%) con rincari per le strutture ricettive.
In calo le “Comunicazioni” (-0,2%) con ribassi per gli apparecchi della telefonia mobile, fissa e telefax. Segue la divisione “Servizi sanitari e spese per la salute” (-0,1%) con la diminuzione dei prezzi per i prodotti medicali quali cerotti e disinfettanti.
Invariate nel complesso le divisioni: “Istruzione”, “Altri beni e servizi” e “Bevande alcoliche e tabacchi”. I dati, anticipati dal Comune di Bergamo, vanno considerati provvisori in attesa della loro convalida da parte dell’Istat il prossimo 14 gennaio.


Sostituzione dei veicoli inquinanti,
quando scatta l’esenzione dal bollo  

La Giunta Regionale, nella seduta del 20 dicembre, ha deliberato i criteri e le modalità applicative per l’esenzione dal pagamento della tassa automobilistica regionale 2014 in caso di sostituzione di veicoli inquinanti con nuovi mezzi (ad uso trasporto persone e commerciali).
La misura – annunciata e prevista dal Piano Regionale degli Interventi per la Qualità dell’Aria – consentirà un’esenzione dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2016 in caso di rottamazione nell’anno 2014 di veicoli Euro 0 benzina/diesel, Euro 1, 2 o 3 diesel e contestuale acquisto di un veicolo nuovo. Sono inclusi i veicoli da destinare alla rottamazione con alimentazione doppia benzina/metano o benzina/Gpl, purché omologati all’origine nella classe emissiva Euro 0-benzina. Ai fini dell’agevolazione non sono previsti limiti di cilindrata per le autovetture destinate alla rottamazione. Il veicolo demolito deve appartenere alla stessa categoria (M1 – veicoli destinati al trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente o N1 – veicoli destinati al trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5 t) di quello di nuova immatricolazione.
Il nuovo mezzo, intestato al medesimo proprietario, dovrà appartenere ad una delle seguenti categorie tecniche:
veicoli destinati al trasporto di persone: bifuel (benzina/GPL o benzina/metano) o ibrido fino a 2.000 cc di cilindrata; benzina Euro 5 o superiore fino a 1.600 cc; diesel Euro 6 fino a 2.000 cc;
veicoli destinati al trasporto merci max. 3,5 t: bifuel, ibrido, benzina Euro 5 o superiore, diesel Euro 6.
La consegna del veicolo al demolitore autorizzato deve avvenire nel periodo compreso fra l’inizio del mese precedente e la fine del mese successivo a quello di immatricolazione del veicolo nuovo. In ogni caso non può essere precedente al primo gennaio 2014. L’immatricolazione deve ricadere nel periodo compreso fra il primo gennaio 2014 e il 31 dicembre 2014, secondo le risultanze della carta di circolazione. Saranno esclusi dal beneficio i veicoli immatricolati dopo il 31 dicembre 2014, anche in presenza di contratti di acquisto perfezionati prima di tale data. Ad ogni veicolo demolito può essere associato un solo veicolo di nuova immatricolazione.
Possono usufruire dell’agevolazione tutti i soggetti che hanno residenza o sede in Lombardia, siano essi persone fisiche o giuridiche. Sono escluse le imprese che esercitano l’attività di commercio di veicoli nuovi o usati.
I contribuenti-imprese che vogliano beneficiare dell’ecoincentivo, dovranno inviare tramite posta certificata all’indirizzo ambiente@pec.regione.lombardia.it l’apposita dichiarazione (allegata alla delibera), corredata dal documento d’identità del legale rappresentante. Regione Lombardia, in presenza dei requisiti previsti, invierà ai soggetti interessati una comunicazione di riconoscimento del beneficio.


Università, consegnati a 4 studenti
i premi in memoria di Piero Rodeschini

Nella foto: Il Rettore dell'Università di Bergamo, Stefano Paleari (a sinistra) e Ivan Rodeschini

La celebrazione dei cento anni dalla nascita di Piero Rodeschini – fondatore della Figli di Pietro Rodeschini Spa, azienda di Gorle attiva nel commercio all'ingrosso di casalinghi e giocattoli e nel settore del riscaldamento e del risparmio energetico – è stata un gesto concreto a favore di quattro studenti dell’Università di Bergamo. Lo scorso 23 dicembre, nella sala Consiglio di via Salvecchio in Città alta, alla presenza del Rettore Stefano Paleari, il figlio Ivan e la famiglia Rodeschini hanno consegnato quattro premi di studio da mille euro l'uno a quattro studenti meritevoli iscritti ai corsi di laurea del dipartimento di Economia, nell'ambito della sezione Top Ten Student di Adotta il talento. I premi sono andati a Michela  Locatelli,  studentessa  del  secondo  anno  della  laurea  triennale  in Economia aziendale nell’anno accademico 2012/13; Claudia Svanoni, laurea triennale in Economia nella sessione di ottobre 2013; Elena Passerini, primo anno della laurea magistrale in Economia aziendale, direzione amministrativa e professione nell’anno accademico 2012/13 e Paolo Manzoni, laurea magistrale in Management, finance and international business nella sessione di ottobre 2013. Nato a Valtesse il 24 dicembre del 1913 da una famiglia originaria della Valle Imagna, Piero Rodeschini ha dato vita all’azienda con i fratelli nel 1935. «Mio padre ha sempre considerato fondamentale la conoscenza e la formazione personale ed aveva una mentalità molto aperta sull’argomento – ha ricordato Ivan Rodeschini, presidente della storica società -. Ora viviamo altri tempi ma il sapere e l’istruzione continuano a rappresentare il vero patrimonio di una persona e di un territorio, per questo abbiamo pensato di sostenere, in suo nome, alcuni studenti della nostra Università». La modalità scelta è stato il programma “Adotta il talento”, che permette a privati, aziende e istituzioni di investire in progetti condivisi. Si possono sostenere con un contributo a scelta studenti meritevoli secondo tre differenti modalità di partecipazione: Top ten student program (dedicato agli iscritti degli anni successivi al primo dei corsi di laurea dell'Università degli Studi di Bergamo, che mira a esentare dal pagamento delle tasse universitarie fino al 10% degli studenti meritevoli), Porte aperte al merito (per gli studenti iscritti al primo anno che si sono diplomati con una votazione non inferiore a 95/100) e Aiuta uno studente nel suo percorso di studi (che permette al donatore di aiutare alcune categorie di iscritti).


Locazioni temporanee, il gruppo
“Halldis” sbarca a Bergamo  

Nella foto: Alberto Melgrati, amministratore delegato di Halldis

Anche a Bergamo le seconde case, tra Imu e tasse varie, sono un costo. Per non dire della difficoltà di venderle visto l’andamento del mercato degli immobili. Tuttavia le proprietà rimangono una ricchezza, in particolare se si riescono a mettere a reddito, non vendendole, ma sfruttando la crescente domanda di affitti brevi. E’ con questa premessa che Halldis, operatore italiano leader in Europa nelle locazioni temporanee e nella gestione di immobili per conto dei proprietari, già presente nelle principali città italiane (Roma, Milano, Napoli, Firenze, Bologna, Torino, Venezia), tramite un partner locale avvia la propria attività nel capoluogo orobico e presenta i dati sulla richiesta di soggiorni brevi in città.
Secondo il Rapporto dell’Osservatorio Turistico della Provincia di Bergamo, nel 2012 complessivamente si sono registrate poco più di 1 milione e 870mila presenze a fronte di 955mila arrivi. La permanenza media si colloca a 1,9 giorni. Per quanto riguarda la provenienza dei turisti esteri, ciò che colpisce è la varietà dei paesi di provenienza. A fare la parte del leone per presenze è la Germania, seguita dalla Spagna, dal Regno Unito e dalla Francia. In crescita le presenze dei paesi dell’Est Europa tra cui spiccano Russia, Polonia e Romania. Significativo il dato degli Stati Uniti d’America.
Cresce la domanda di affitti brevi. Il quadro bergamasco riflette l’indicazione nazionale. Secondo dati Istat riportati nel Rapporto ONT – Osservatorio nazionale del turismo, degli oltre 48 milioni e 700mila stranieri arrivati in Italia nel 2012, oltre 9 milioni e 800mila (+4%) hanno scelto il soggiorno puntando su affitti brevi. A fornire il dato è l’Osservatorio indipendente PhocusWright, secondo cui nel 2011 il 25% dei viaggiatori europei ha scelto per i propri soggiorni appartamenti, case, ville. Da sottolineare l’ aumento dei manager-viaggiatori che gravitano intorno al fitto tessuto imprenditoriale, per non dire delle numerose istituzioni finanziarie. Se è vero che gran parte delle aziende sorgono in provincia, i manager, che magari devono fermarsi per più giorni, chiedono di risiedere in appartamenti e case nel centro della città bassa o nella città alta. In evidenza (sempre secondo l’Osservatorio della Provincia) il turismo congressuale, con 299.441 partecipanti presso i vari spazi nel 2012: Centro Congressi Giovanni XXIII, Seminario Vescovile, Ente Fiera Bergamo Promoberg, Casa del Giovane, Università degli Studi, Centri Congressi di Castione della Presolana e di Selvino. Questo settore ottiene un fortissimo incremento (+37,3%). Non solo, da sottolineare l’incidenza del segmento internazionale (dall’1,8% al 2,8%) e il quasi raddoppio di quello nazionale (dal 17,2% al 36,3%). A determinare la nuova domanda in affitti brevi è anche lo sviluppo dell’aeroporto di Orio al Serio, di cui tanta parte dei passeggeri in transito, in particolare quelli provenienti dal Nord Europa, optano, magari per un soggiorno di uno/due giorni, per l’appartamento in città invece dell’albergo.
Le potenzialità dagli affitti brevi sono dunque notevoli. Tuttavia in Italia c’è ancora molto ritardo. Improvvisarsi gestori della propria casa non è però semplice, considerato anche il mercato di riferimento internazionale. “Proponiamo – afferma Alberto Melgrati, amministratore delegato di Halldis, che dal 1996 è specializzata nella gestione di immobili per conto dei proprietari rivolgendosi in particolare al mercato estero – un processo professionale di gestione delle proprietà che consente di gestire le unità immobiliari per conto dei proprietari, con un servizio a 360 gradi: promozione attraverso canali fisici e online, affitto e contrattualizzazione, manutenzione, pulizia e controllo delle unità, accoglienza dei clienti e creazione di servizi ad hoc. I proprietari hanno diversi vantaggi: si assicurano la gestione completa dell’appartamento, ma in modo flessibile, possono cioè utilizzare le proprie unità per periodi determinati in caso di necessità. Soprattutto ottengono un reddito, andando a coprire gli oneri e maturando una certa redditività. Da un lato – conclude Alberto Melgrati – intendiamo sfruttare il patrimonio immobiliare che c’è già, usarlo al meglio, renderlo volano dell’economia senza dover obbligare a ulteriori investimenti, dall’altro lato contribuire a modernizzare l’offerta ricettiva, adeguandola maggiormente alle più evolute realtà internazionali e dare una sferzata al turismo, con notevoli vantaggi economici complessivi per tutta l’area”.


Gelmi: «Sul mercato da oltre
130 anni, ma è sempre più difficile»

Nella foto: Silvio Gelmi, 72 anni, titolare dell'omonimo negozio
di giocattoli a Treviglio. è stato tra i fondatori dell'associazione "Botteghe del centro" nel 1981

Dietro al bancone nel negozio più antico di Treviglio, c'è un signore che vende giocattoli di ogni tipo. Si chiama Silvio Gelmi, ha 72 anni, è stato uno dei fondatori delle Botteghe del centro nel 1981, e non ha nessuna intenzione di abbandonare l'attività di famiglia. In quelle mura, in via Verga, è cresciuto, ha passato l'infanzia e una vita intera. Duecentocinquanta metri quadri nel cuore del paese che traboccano di balocchi e una vetrina che è una tentazione per qualunque bambino. A dare inizio all'attività, pochi metri più avanti, è stato il nonno, dal quale Gelmi ha preso il nome, nel lontano 1879. Vendeva stufe, carbone e articoli di ferramenta. Nel 1905 si è spostato nel locale dove è tuttora. Nel 1927, dopo la sua scomparsa, è stata la nonna Ginevra a raccogliere il testimone dal marito. E' allora che inserisce articoli casalinghi, chincaglieria e i primi spartani giocattolini.
Signor Gelmi, la sua esperienza fotografa l'evoluzione dei costumi. Come giocavano una volta i bambini?
“Passavano i pomeriggi all'aria aperta, invidiavo i miei compagni che dopo la scuola si ritrovavano a giocare a pallone nei cortili, io dopo le lezioni correvo qui ad aiutare la nonna e poi mia mamma che è subentrata nel 1950 nel negozio. Ricordo che vendevano bambole di pezza, mentre quelle da ricchi erano in ceramica. Poi c'erano i cavallucci a dondolo e i trenini in legno”.
Nel 1974 rileva l'attività con le sue sorelle, Sandra e Silvia, elimina del tutto la  ferramenta, ma aggiunge oggetti per liste nozze e caccia e pesca. Dal 1989, da solo e con l'aiuto di sua moglie, si concentra solo sui giochi. Come vanno, oggi, gli affari?
“Non è un momento facile, pesa la concorrenza di grossisti e supermercati che si fanno la guerra tra loro a chi fa il prezzo più basso. Spesso il cliente viene da me, osserva, si informa sulle caratteristiche di un prodotto, ma poi sceglie di acquistare dove trova il prezzo inferiore. Senza considerare l'assistenza e l'esperienza di chi fa questo mestiere da una vita e ci tiene a soddisfare i propri clienti. I supermercati vendono sotto costo, la loro è una concorrenza spietata, giocano sulla quantità. Ma io resisto, ce la metto tutta”.
Si stima che nel periodo delle feste sia stato venduto il 50 cento dei giocattoli che si smerciano in un anno, lo conferma?
“Eccome. Tuttavia, c'è stato un calo, anche se contenuto. Si aggira attorno al meno 15%. Fino a dieci anni fa, invece, per tre-quattro giorni non andavo neanche a letto a dormire tanta gente affollava il mio negozio”.
Facciamo l'esempio di uno tra i giochi più ambìti: il Furby, pupazzo interattivo della Hasbro che, complice la forte pubblicità, è andato a ruba. Lo tiene in negozio?
“No, non mi conviene. A me costa 57 euro più Iva, i centri commerciali lo vendevano, sotto Natale, a tutti i prezzi del mondo, dai 39 ai 48 euro. Può essere che lo acquistino in grandi stock direttamente in Cina, paese dove viene prodotto. Resta il fatto che sette-otto anni fa, i primi pezzi avevano problemi. Io, se posso, riparo i giochi. E se un bambino viene con un aeroplanino o una macchina telecomandata rotta, cerco di accontentarlo, magari dandogliene una nuova. Non credo che in un grande entro commerciale accada lo stesso”.
Veniamo ai giochi che vanno per la maggiore: quali sono?
“Tutto ciò che è legato al mondo di Walt Disney, come Violetta, dal microfono ai trucchi. Per i maschietti le macchine di Flash & Dash, per i più piccini i giochi di Peppa Pig che sono sbarcati sul mercato lo scorso luglio. Poi non tramontano mai il mito della Barbie, che ha più di cinquant'anni, e i Lego”.
Nel suo magazzino, so che lei custodisce un segreto che le sta a cuore…
“Ho uno scatolone con trecento letterine che i bambini negli anni hanno inviato a Babbo Natale. Le leggo tutte e alcune mi commuovono. Ricordo una bambina che vent'anni fa scrisse che desiderava che tornasse a  casa il fratello partito per il servizio di leva perché soffriva nel vedere sempre piangere la sua mamma. Alla fine, aggiunse: caro Babbo, se vuoi, portami qualcosa. Oggi le letterine sono solo liste, anche da 200 euro. Sogno di esporle tutte, in una grande mostra”.
Se tornasse indietro rifarebbe tutto da capo, aprirebbe oggi un negozio?
“Con la crisi, la concorrenza, le tasse, non credo. Ma devo dire che ho tentato con le mie figlie, ho sperato che seguissero le mie orme, ma hanno preso altre strade, Giusy, 44 anni fa la psicologa, Flavia, 36, è avvocato.  E dire che io qui sono nato e invecchiato, lavorando, con passione, fino a dieci ore al giorno”. 
Si immagina come giocheranno i bambini del futuro?
“Ahimé saranno sempre più soli e si ritroveranno parcheggiati davanti alla tv, a smanettare con la playstation. Io vorrei che tornassero a correre e divertirsi, spensierati, per le nostre strade. E che quando fossero in casa ritrovassero gli stupendi giochi in legno e senza pile”.


Pos, l’obbligo scatta
per gli importi sopra i 30 euro

 Dal 1° gennaio scorso sarebbe dovuto partire l’obbligo di accettare i pagamenti in moneta elettronica tramite carta di credito per i pagamenti oltre i 30 euro e per esercenti con ricavi che superano i 200 mila euro. Secondo la legge 221/2012, devono essere installati Pos, terminali abilitati a scaricare i pagamenti e parcelle dalle carte di credito (bancomat ma anche carte convenzionali e prepagate) direttamente sul conto corrente con l’obiettivo di  aumentare la tracciabilità delle transazioni. Al momento la disposizione non è ancora operativa e non esiste una sanzione per chi non fosse in grado di provvedere.  Confcommercio, anche attraverso Rete Imprese Italia ha chiesto al governo di rinviare la misura. Per Rete Imprese Italia, infatti, la nuova normativa “imporrà nuovi gravi oneri alle imprese, in quanto, oltre all’obbligo di pagamento delle spese di attivazione del Pos, queste subiranno gli ulteriori costi di gestione che andranno ad aggravare i loro costi fissi. A ciò si aggiungeranno, ovviamente, le commissioni su ogni transazione la cui riduzione, peraltro, era un impegno preciso che avrebbe dovuto concretizzarsi in un decreto di cui si è persa traccia”. L’installazione immediata di milioni di Pos per negozi e imprese di servizi è insostenibile. E’ questa la posizione assunta da Rete Imprese Italia in merito all’entrata in vigore della normativa. “Nonostante i ripetuti appelli al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia, dal primo gennaio i soggetti che effettuano attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, compresi quelli professionali dovranno accettare pagamenti effettuati attraverso moneta elettronica. Un obbligo cui è impossibile adeguarsi, vista l’insostenibilità dell’installazione immediata dei milioni di POS necessari”.
La nuova normativa imporrà nuovi gravi oneri alle imprese in quanto, oltre all’obbligo di pagamento delle spese di attivazione del POS, subiranno ulteriori e nuovi costi di gestione che andranno ad incidere pesantemente sui costi fissi. “A questo andranno ad aggiungersi le commissioni su ogni transazione, la cui riduzione  era un impegno preciso che avrebbe dovuto concretizzarsi in un decreto di cui si è persa traccia”, ha evidenziato Rete imprese, “siamo consapevoli che la modernizzazione dei sistemi di pagamento rappresenta uno degli strumenti importanti per aumentare l’efficienza del sistema produttivo italiano, ma rimane il fatto che l’utilizzo della moneta elettronica avrebbe dovuto, almeno, essere diffuso tramite una distribuzione equilibrata fra costi e benefici a carico dei soggetti interessati”.
La soglia: 30 euro e 200 mila euro di ricavi. Il ministero dello Sviluppo economico ha fissato i limiti per l’obbligo, da parte di imprese e professionisti, di accettare anche pagamenti effettuati con bancomat, dovendo dotarsi dunque di POS. L’obbligo dovrebbe scattare per chi esercita attività di vendita di prodotti e prestazioni di servizi, anche professionali, con fatturato nell’anno precedente di oltre 200mila euro; la soglia minima per i pagamenti è di 30 euro; l’obbligo dovrebbe scattare per pagamenti superiori alla soglia minima di 30 euro. Il decreto attuativo è stato spedito dal Ministero alla Banca d’Italia, corredato da una segnalazione d’urgenza, per ottenerne il parere.  Per quanto riguarda i terminali POS, il testo inviato a Bankitalia prende in considerazione l’accettazione di strumenti di pagamento attraverso differenti tecnologie, non solo quella a “banda magnetica” o a “microchip”.