Distretti del commercio: bilanci
positivi, ma non mancano criticità

È tempo di bilanci anche per i distretti del commercio bergamaschi che, dopo aver fatto il punto di fine anno sullo stato dei lavori, si preparano ad un 2013 ricco di impegni. Le iniziative in agenda spaziano dalla creazione di gruppi d’acquisto per dare un taglio, facendo massa critica, a bollette ed altre spese fisse, all’adozione di sistemi innovativi di Fidelity Card che rendono evidente il risparmio convertendo sconti e punti in moneta sonante, a prova di smart-phone e nuove tecnologie.  Nell’ annus horribilis per il commercio, i distretti intendono affrontare anche il problema dei negozi sfitti, trasformandolo in una opportunità, ospitando, sulla scia di quanto fatto a Lovere con l’iniziativa “Lovere Arts”, esposizioni ed altre attività.  All’attenzione per le famiglie attraverso il sostegno del potere d’acquisto a suon di sconti e promozioni, i distretti affiancano iniziative studiate su misura per i giovani, che si sono aggiudicate recentemente i contributi del bando regionale 

Il punto. Sono 28 i distretti del commercio presenti in Bergamasca, di cui 4 urbani (Treviglio, Bergamo, Seriate, Romano di Lombardia) e 24 diffusi. I distretti coinvolgono 126 comuni e oltre il 60 per cento della rete di vendita di vicinato. In questi anni la Camera di Commercio e le associazioni di categoria  hanno organizzato oltre 90 incontri e percorsi formativi. Superano quota mille le riunioni, tra comitati direttivi e d’indirizzo e tavoli di confronto con i commercianti e le associazioni del territorio per la definizione di eventi e iniziative da sviluppare per il rilancio degli acquisti sotto casa e del vicinato. Gli eventi organizzati sul territorio  o patrocinati dai distretti sono stati oltre 250. “Il workshop che abbiamo chiuso recentemente ha rappresentato l’occasione per fare il punto sul lavoro svolto sul territorio negli ultimi anni e per definire attraverso il confronto tra chi vive ogni giorno la realtà dei distretti alcune linee-guida operative per il futuro – sottolinea Roberto Ghidotti, funzionario Ascom che ha accompagnato sin dalla loro nascita i distretti bergamaschi -. L’esperienza finora svolta, con un grande lavoro da parte di tutti, non può che definirsi positiva, anche se non si possono nascondere alcune criticità, a partire dalla collaborazione dei commercianti che va intensificata, perché il contributo di ognuno è e sarà sempre fondamentale”. Il work-shop ha rappresentato l’occasione per dettare le linee delle azioni da intraprendere: “Stiamo stilando un vademecum per raccogliere le buone prassi da mettere in campo su cui impostare iniziative ed azioni in grado di consolidare la struttura dei distretti del commercio. E’ importante abbandonare l’idea che il distretto rappresenti un contenitore di eventi e manifestazioni e i commercianti vedano in esso uno strumento per incrementare l’attrattività del territorio attraverso i negozi di vicinato, ma anche un punto di riferimento. L’appartenenza alla rete oltre a portare una maggiore visibilità dà vantaggi economici attraverso iniziative che fanno leva sulle economie di scala, come quella dei gruppi d’acquisto nel campo delle utilities”.

I distretti puntano sui giovani. I distretti Fontium et Mercatorum e Alta Val Seriana-Clusone, Asta del Serio e Quota Scalve si sono aggiudicati nelle scorse settimane i contributi regionali per le politiche giovanili. Il progetto presentato dal comune capofila del distretto Fontium et Mercatorum di San Pellegrino Terme prevede la realizzazione di una Carta Giovani del Distretto, unica per i comuni che hanno scelto di fare sistema (Bracca, Oltre il Colle, Serina, Costa Serina e Cornalba, oltre a San Pellegrino) che consentirà di accedere a servizi e vantaggi. La Carta prevede servizi per i giovani imprenditori (dal supporto nella creazione di nuove imprese al rilancio di quelle esistenti), sconti e agevolazioni per i consumatori e frequentatori dell'area e pacchetti turistici rivolti ai giovani sia come primi destinatari delle offerte che come erogatori di servizi. L'accordo sottoscritto dai comuni coinvolti nel distretto, dalla Comunità Montana Val Brembana e dagli istituti scolastici, l'alberghiero Ipssar di San Pellegrino e l'Istituto Superiore David Maria Turoldo di Zogno, prevede la costituzione di un tavolo di lavoro incaricato della programmazione e del coordinamento di tutte le attività: dall'individuazione di servizi e iniziative da inserire nella Carta Giovani alla selezione e coinvolgimento dei fornitori di servizi, sconti e attrattive turistiche. Il gruppo di lavoro si occuperà della mappatura dei locali commerciali sfitti e di stimolare il contatto tra domanda e offerta di locali vuoti per fini commerciali, oltre che definire eventuali politiche fiscali agevolate per i giovani imprenditori. La Comunità Montana di Scalve e i  tre distretti dell'alta val Seriana (23 comuni coinvolti e 9.500 giovani tra i 14 e i 35 anni) si sono aggiudicati il bando con un piano di lavoro biennale che prevede la creazione di attività di promozione turistica e commerciale sviluppate in tutta l'area attraverso il coinvolgimento diretto dei giovani nella creazione di un sistema condiviso di promozione commerciale e turistica. Il gruppo "Artelier", che collabora con la Cooperativa sociale Verde Partner del progetto, cui partecipano giovani freschi di specializzazione in storia dell'arte, che conoscono alla perfezione le attrazioni artistiche e naturali dell'area, realizzeranno percorsi turistici e laboratori artistici.  L'accordo prevede la realizzazione di un tavolo di lavoro interdistrettuale per le politiche giovanili, cui parteciperanno un rappresentante per ogni distretto, che si occuperà di programmare tutte le attività previste dal Piano, dalla scelta delle iniziative da intraprendere alla ricerca di partnership alla comunicazione e promozione degli eventi. L'iniziativa intende ricalcare il buon esempio dello skipass condiviso, nato sotto il coordinamento di Promoserio – Iat Val Seriana, che alla promozione dei biglietti unici per tutti gli impianti ha abbinato un carnet di sconti nei negozi


Commercio, premiata
la storia di tre imprese

Sono stati 64 i premi assegnati domenica scorsa al polo fieristico alla 52esima edizione del “Riconoscimento del lavoro e del progresso economico”, l’evento con cui la Camera di Commercio rende omaggio ai lavoratori e all’imprenditoria della Bergamasca. Alla presenza della Giunta Camerale, rappresentata dal presidente Paolo Malvestiti, da Matteo Zanetti, Luigi Trigona, Angelo Carrara, Franco Nicefori, Giancarlo Colombi e Patrizio Fattorini, e del segretario generale Emanuele Prati, hanno ricevuto il riconoscimento lavoratori e imprenditori suddivisi in cinque categorie: lavoratrici e lavoratori dipendenti o autonomi (6 premi); dirigenti d’azienda (1 premio); imprese industriali, commerciali, agricole, artigiane (12 premi); coltivatori diretti (5 premi) e lavoratrici e lavoratori dipendenti per anzianità e fedeltà al lavoro (40 premi).
La cerimonia ha visto anche l’assegnazione di tre riconoscimenti a personalità benemerite che, con la loro attività, hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo e all’arricchimento del tessuto economico e sociale bergamasco. Ad introdurli è stato Matteo Zanetti, membro della Giunta camerale e della Commissione che ha selezionato i candidati, insieme a Stefano Paleari e ad Angelo Carrara: Carlo Pesenti, premiato per la sua convinzione che la crisi sia da sconfiggere con l’innovazione e gli investimenti; il professor Felice Rizzi, che ha portato a Bergamo la cattedra Unesco e tutto ciò che rappresenta in termini di diritti dell’uomo, cooperazione internazionale e condivisione del sapere, e infine la Diocesi di Bergamo – nella persona del Vescovo Francesco Beschi – che, pur non essendo un operatore economico, da sempre svolge attività per sostenere il mondo del lavoro bergamasco ed in particolare coloro che più faticano ad inserirsi nel tessuto produttivo.
L’edizione è stata focalizzata sul diffuso desiderio di riscatto dei lavoratori e su una generale apertura verso nuove opportunità che il mutato contesto lavorativo e sociale impone. Nel sottolineare l’importanza del premio, con il quale, a più di mezzo secolo dalla sua prima edizione, la Camera di Commercio si conferma un interlocutore vicino alle esigenze dei lavoratori e delle imprese, il presidente Malvestiti ha ribadito la sua riconoscenza nei confronti di quanti, con il loro impegno e la loro dedizione, spingono costantemente in avanti l’economia del territorio.
Tra le dodici imprese premiate tre erano quelle del settore commercio: la tabaccheria Martina di Palosco, con un’anzianità di 88 anni e due mesi, l’azienda vinicola Valcalepio di Villongo, con 60 anni e 4 mesi, e Giuseppe Esposito, gestore di un impianto di carburante in città da 42 anni e 7 mesi. Ecco le loro storie.   

Palosco/ 88 anni e 2 mesi
Tabaccheria Martina

 
«Così è cambiato il commercio lungo tre generazioni»
 
Con 88 anni e due mesi di attività è la più longeva tra le aziende premiate quest’anno dalla Camera di Commercio. Dal 1924 la tabaccheria Martina, rivendita numero 1 di Palosco, è lì, in piazza della chiesa, memoria storica del paese e del commercio che cambia. Ancora oggi è conosciuta come “dal Bele”, ossia Abele, papà e nonno degli attuali gestori, che ha avviato l’esercizio in tempi in cui le sigarette si vendevano a numero, le spese si “segnavano” sul libretto e il pagamento, il più delle volte, era con polli, uova, conigli. Suo figlio Lodovico Mario, 73 anni, è in negozio da quando ne aveva 16 (fanno 57 anni!) e di storie – dice – ne avrebbe da scriverci un libro, anche se sino ad ora ha preferito indirizzare la penna verso la poesia (c’è pure qualche componimento ambientato in tabaccheria) e il teatro dialettale. «Il locale è stato ristrutturato più volte – ricorda -, c’erano anche salumeria e macelleria, curate da mio fratello, e nel ’90 era tutto pronto per il mio grande sogno, una gastronomia dove avrei potuto mettere a frutto la mia passione per la cucina e continuare, in un certo senso, la tradizione della famiglia, che ha sempre avuto l’osteria. Avevo seguito un corso a Bergamo, in via Gleno con Tino Fontana, e cominciato a proporre anche piatti di un certo livello, ma l’esperienza è durata pochissimo perché un incidente in moto mi ha costretto a cambiare programmi. Dato che non ce l’avrei fatta a seguire di persona la gastronomia ho preferito infatti rinunciare a laboratorio e bancone e da lì abbiamo scelto di ampliare l’attività con la ricevitoria del lotto e dei giochi».
Nella capacità di adattarsi ai tempi che cambiano e di far fronte anche agli imprevisti che la vita riserva Lodovico Martina trova la chiave della longevità dell’esercizio, già premiato dalla Regione con il riconoscimento di Negozio storico e dalla Fit, la Federazione dei tabaccai, per i cinquant’anni di iscrizione. L’ingresso della terza generazione, rappresentata dal figlio Luca, ha permesso di sviluppare l’informatizzazione e i servizi telematici. Una svolta che non ha mancato di offrire emozioni, come la vincita di 150mila euro con un sistema a quote messo a punto da Luca e più recentemente un “cinque” al Superenalotto di un solo cliente.
«Ma tutti i giorni regalano qualche bel momento», commenta Lodovico. Ad affiancarlo c’è da sempre anche la moglie Lisetta, sopra il negozio c’è l’abitazione e tutto il complesso è sempre appartenuto alla famiglia Martina. L’attività commerciale si intreccia così con la vita del paese e con gli interessi personali dei titolari. «Mia moglie recitava nella compagnia di teatro dialettale – dice – ed ora ne è la regista. Lo scorso anno hanno messo in scena una commedia che ho scritto una ventina di anni fa. Ora ne sto scrivendo per loro un’altra. Suono anche pianoforte, chitarra e mandolino e la scuola Rubinstein del maestro Botti di Palosco mi fa l’onore di volermi con sé al mandolino nei concerti che propone in paese. Scrivo pure poesie, ma quelle sono un po’ come dei figli, che si preferisce tenere per sé». Il negozio e la famiglia, insomma, sono un punto riferimento per la comunità. «Cerchiamo di resistere – conclude -. Quello che dispiace è vedere negozi che chiudono magari solo qualche anno dopo l’apertura: è un peccato perché si sta spegnendo un po’ tutta la vita del paese».
 
Villongo/ 60 anni e 4 mesi
Azienda vinicola Valcalepio 

 
I primi ad utilizzare il nome Valcalepio, «orgogliosi per la precoce intuizione»
 
Il nome è lì a testimoniare una precoce intuizione. L’azienda vinicola si chiama infatti “Valcalepio” ad ha potuto mantenere la denominazione sulle etichette – con la specifica “dei fratelli Falconi” – anche dopo la nascita della Doc “Valcalepio”. E questo per Angelo Falconi, 71 anni, unico della famiglia rimasto a portare avanti un’attività storica, è motivo di grande orgoglio. L’azienda è stata premiata per 60 anni e quattro mesi di iscrizione alla Camera di commercio, ma ha radici ben più profonde. «La nostra famiglia ha sempre prodotto e venduto vino – racconta Angelo -. Siamo originari di Collepiano di Adrara San Martino e proprio a questa località fa riferimento un testamento del 1533 conservato all’Archivio di Stato di Bergamo. Parla di un lascito ai poveri di Collepiano di due carri di vino da parte di Bernardo Falconi ed è la più antica testimonianza di quella che è poi stata l’attività tradizionale della famiglia». La registrazione dell’azienda è del 1952, «perché prima non servivano licenze», spiega Angelo ed è qui che scatta un secondo primato. Papà Giacomo decide infatti di chiamarla “Valcalepio”. «Coltivavamo in proprio le vigne – ricorda Angelo – ma ritiravamo anche il vino dei contadini di Grumello, Chiuduno, Castelli Calepio, così mio padre ha pensato di dare all’azienda il nome della zona, che era già considerata vocata per il vino». «L’istituzione della Doc arriva più tardi – continua -, nel ’74 e proprio grazie al fatto che la denominazione nostra azienda è precedente a quella data abbiamo ottenuto l’autorizzazione dal ministero dell’Agricoltura, confermata anche una seconda volta, ad utilizzare in etichetta il nome “Valcalepio”, cosa che normalmente non è possibile, trattandosi della denominazione di origine». Per Falconi le autorizzazioni ministeriali sono il riconoscimento della lungimiranza del padre nel leggere le potenzialità della zona per la produzione vitivinicola. Nel ’64 la sede si è spostata a Villongo, una cascina sulla provinciale per i Colli di San Fermo, e nel ’71, con la morte del padre, si abbandona la vigna e ci si dedica solo all’imbottigliamento. «È una piccola azienda familiare – spiega -. Dei fratelli sono rimasto solo io a portarla avanti, mentre i miei quattro figli, tutti laureati, hanno preso altre strade. Io cercherò di proseguire finché riesco perché è una grande passione e mi dispiacerebbe andasse perduto questo nome che per me significa molto. Nel tempo la nostra produzione è diminuita, di pari passo con i consumi di vino, che continuano a calare. Oggi produciamo Valcalepio Doc bianco e rosso e vino bianco e rosso che prima si chiamava “da tavola”. Vendiamo sia al dettaglio sia all’ingrosso. La nostra forza è una clientela consolidata, con alcuni il rapporto continua da cinquant’anni, e un altrettanto solido legame con i produttori vitivinicoli. Il mercato è quello della Bergamasca, al di fuori dai confini provinciali, infatti, è difficile far conoscere ed apprezzare il Valcalepio».   
         
Bergamo/42 anni e 7 mesi
Giuseppe Esposito, distributore carburanti 

«Figlio di contadini, ho scelto di mettermi in proprio
e me la sono cavata anche con i conti»

 
«Se dovessi tornare indietro rifarei tutto, non perché abbia avuto chissà quale guadagno in questi anni, ma per il rispetto reciproco che è sempre stato alla base del rapporto con i clienti». Giuseppe Esposito, classe 1946, racconta così la sua storia imprenditoriale, fatta di giornate intere sulla strada, anche col freddo pungente o il caldo torrido, alla pompa di benzina in via Moroni, zona villaggio degli Sposi, evidenziando soprattutto il lato umano dell’esperienza. La stazione di servizio, in effetti, è un crocevia di situazioni, un piccolo mondo sul quale a tutti capita di fermarsi anche se solo per qualche minuto. «Ho conosciuto signori e disperati – ricorda -, clienti fissi e gente di passaggio e con tutti ho cercato sempre di essere gentile e disponibile, un atteggiamento che mi ha ripagato. E questa è la mia soddisfazione maggiore». All’attività ci è arrivato con una decisione giudicata a quei tempi azzardata. «Con la crisi dell’edilizia del ’68 – spiega – l’azienda per cui lavoravo aveva cominciato a licenziare gli operai, partendo dai più giovani, quelli cioè che non avevano una famiglia da mantenere. Io avevo 22 anni ed ero tra questi. Dando una mano ad un amico nel lavare le auto alla sua stazione di servizio ho conosciuto un ispettore di una compagnia petrolifera, che mi ha aperto la strada per rilevare l’impianto». Oltre che per l’impegno economico il passo era considerato importante anche perché avrebbe richiesto tante altre competenze, oltre alla voglia di lavorare, che, sottolinea, non gli è mai mancata. «Ero figlio di contadini, una famiglia bergamasca al contrario di quanto potrebbe far supporre il cognome – evidenzia –, e avevo cominciato a fare il muratore a 11 anni. I miei erano preoccupati perché con la stazione di servizio mi sarei dovuto occupare anche di conti e amministrazione, ma ce l’ho fatta: in tutti questi anni me la sono sempre cavata da solo tra contabilità e burocrazia». Esposito si è pure messo a studiare per il diploma di terza media quando aveva ormai 35 anni («in pratica studiavo insieme con mia figlia», commenta), perché era scattato l’obbligo per ottenere la licenza commerciale. «Non mi è mai costato impegnarmi e fare sacrifici – aggiunge -, invece non mi piaceva troppo l’idea di dipendere da qualcuno, che qualcuno mi giudicasse o decidesse per me, per questo credo che mettermi in proprio sia stata la scelta giusta». Se il bilancio è positivo, una considerazione a parte la fa, in via generale, sul ruolo dei gestori «che sono sempre più messi in disparte dalle compagnie». Dopo 43 anni, l’attività è passata al figlio Matteo, 36 anni, che ha deciso di rimanere in prima fila «nonostante le difficoltà». La stazione di servizio, originariamente con insegna Maraton, poi Gulf, Q8, è stata oggi completamente automatizzata diventando Q8 Easy. A giorni dovrebbe partire il nuovo autolavaggio. Giuseppe Esposito, dotato di un’impareggiabile grinta, confessa di non riuscire, nonostante il passaggio del testimone, a stare troppo lontano dall’impianto e di trovare sempre qualche lavoretto da fare.


Vending, calano i consumi
ma aumentano gli utilizzatori

Per il settore della Distribuzione Automatica, o Vending, il 2012 si avvia a chiudersi con un fatturato in sostanziale stabilità (-0,3%, dato che si appesantisce al -3,9% escludendo le nuove installazioni e i nuovi mercati aperti nel corso dell'anno) e una contrazione dei consumi pari al 3,9% per le bevande calde, del 2,9% per quelle fredde e del 5,1% per gli snack. Nel contempo, però, l'Italia mantiene la leadership mondiale per produzione e vendita di vending machine e si registra un trend in crescita del numero di utilizzatori, cresciuto del 2,3% negli ultimi tre anni (dal 41,9% del 2009 al 44,2% del 2012), e nella frequenza di utilizzo (il 43,6% acquista attraverso distributori automatici almeno due volte alla settimana,+2,9% rispetto al 2009). Sono i numeri principali sui quali si è ragionato nel corso degli "Stati generali del Vending", organizzati da Confida a Roma presso la sede nazionale di Confcommercio. «È finito il tempo della riflessione – ha evidenziato il presidente Confida Lucio Pinetti – ora occorre passare al futuro senza accontentarsi più del mercato che abbiamo avuto negli anni scorsi. Abbiamo sì la responsabilità di garantire ai nostri imprenditori e ai nostri lavoratori un futuro, ma dobbiamo anche rendere possibile attraverso la distribuzione automatica lo sviluppo di altre aree commerciali». «Da oggi – ha aggiunto – dobbiamo costruire un vending nuovo inventandoci nuovi business e nuove partnership perché noi valiamo di più di quanto ci stimiamo».


Per il rilancio del commercio
non vincoli ma opportunità

di Marco Arlati*
 
Egregio direttore,
ieri sera il consiglio comunale di Bergamo ha approvato la delibera “disposizioni per la valorizzazione del commercio negli ambiti del tessuto urbano consolidato”. Rimango fortemente colpito da questa decisione, che reputo una scelta sbagliata nella forma e soprattutto nella sostanza, perché puramente politica, senza alcun fondamento dal punto di vista economico.
Un conto è parlare del decoro urbano dei centri storici, un altro è il concetto della libertà d’impresa e delle nuove aperture di attività commerciali. Sembra che impedire a terzi di aprire attività commerciali sia la soluzione per far aprire altre attività commerciali di altra natura o evitare che chi le apra non sia cittadino italiano. Perché il Comune invece di limitare l’apertura di nuove attività, non si interroga e si impegna a trovare soluzioni sul perché gli italiani, cittadini bergamaschi non aprono, o meglio non riescono ad aprire nuove attività? Il vero punto è questo. Chi sostiene la libertà d’impresa non limita la possibilità di creare nuove attività, ma cerca di favorire l’apertura, trovando soluzioni nuove e fattibili, e non puntando su uno sviluppo economico della città fatto di bancarelle alla domenica, dehors o bandi con paletti pesantissimi sotto il profilo strategico/aziendale (mi riferisco al bando per la selezione di soggetti a cui concedere contributi a sostengo della costituzione di nuove attività commerciali ed artigianali in aree urbane da rivitalizzare, dove si tentava di risolvere un problema di degrado urbano e di sicurezza con una politica di sviluppo economico, vincolata a delle regole assurde, che di sviluppo economico avevano ben poco; infatti non hanno portato a nulla).
Infatti il problema delle attività commerciali non riguarda solo i borghi storici, ma interessa tutta la città di Bergamo nel suo insieme. Iniziamo a dialogare bene con l’Università di Bergamo e capire come mai i nostri cervelli non rimangono a Bergamo ad aprire nuove attività ma vanno fuori dal territorio per trovare possibilità. Guardando i dati dell’Istat presentati in questi giorni la situazione risulta spaventosa: un laureato ha più difficoltà a trovare un lavoro di un diplomato, ovvero l’investimento nella formazione non viene valorizzato, anzi viene percepito come un problema per le aziende e per coloro che hanno un’attività commerciale.
Bergamo Cambia nel suo programma ha inserito un’idea precisa e forte, che sostiene a pieno la visione della libertà d’impresa: le borse di lavoro. Consistono, come le borse di studio, in una somma di denaro che viene erogata ai progetti presentati e valutati positivamente, aventi come oggetto la nascita di start up a Bergamo. Tali somme non avranno vincoli e i responsabili di progetto potranno utilizzarle come meglio credono per la nascita delle start up. Ovviamente reputo essenziale che la creazione di queste borse di lavoro abbia come punto iniziale l’appello del Comune agli studenti a valorizzare e dare concretezza alle loro idee attraverso tesi di laurea incentrate su progetti e idee per sviluppare i vari settori economici di Bergamo e della Bergamasca.
Sono cosciente delle difficoltà economiche che ha il comune di Bergamo, ma credo fortemente che bisogna rivalutare come impiegare le poche risorse a disposizione, riducendo la spesa pubblica corrente improduttiva e scegliendo di sostenere pochi ma concreti progetti che si sviluppino a Bergamo, creando posti di lavoro.
È un’idea che va oltre le attività commerciali nei borghi storici di Bergamo, perché guarda al futuro della nostra città e non allo spot elettorale di un partito politico, la Lega, che deve ottenere uno pseudo risultato per nascondere i fallimenti della sicurezza di tutti questi anni.

 
*Portavoce Lista Civica Bergamo Cambia


Regali, i bambini vincono sulla crisi
Cresce la quota dei giocattoli

Quanto si spenderà a Natale? Quasi 180 euro a testa in Italia per circa 9 miliardi di euro (220 milioni a Milano, 430 a Roma, 115 a Napoli) è la spesa nelle intenzioni degli italiani finora, in calo di circa il 30% rispetto al 2011, ma si punta ad un recupero con gli acquisti dell’ultima ora. Il 13,5% non farà regali per risparmiare. Va il regalo utile: tra i primi l’abbigliamento (circa un terzo dei regali in Italia, 31,9% – era il 35,3% nel 2011 -; cresce a Milano in un anno dal 27,8% al 30,6%, in calo a Roma dal 40% al 29% e a Napoli dal 38% al 36%), i giocattoli che aumentano per un Natale all’insegna dei più piccoli (crescono ovunque, sono al 12,3% ed erano il 7,3% in Italia, a Roma erano il 7% e raggiungono il 14,5%, a Milano dal 1,7% passano al 14%, a Napoli dal 4,1% all’8,6%), cibo e dolci che spesso includono il tradizionale panettone, in crescita (il 7,9% in Italia, erano il 6,1%, a Milano raddoppiano e raggiungono il 9,3% rispetto al 4,4% del 2011, stabili a Roma col 6,3% dei regali e a Napoli dal 7,8% all’8,2%), soldi (circa un decimo, come nel 2011). A causa della crisi quasi nove italiani su dieci (86,9%) vivranno le feste in tono minore rispetto al passato. Si compreranno meno regali (42,4%) o regali più economici (54,6%) e il 5,7% quest’anno risparmierà sui viaggi di Natale. Emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano attraverso Digicamere con metodo CATI su 811 italiani, 273 a Milano, 271 a Roma e 267 a Napoli a dicembre 2012. Ma c’è anche chi a Natale non festeggia: circa due milioni di italiani, il 4,1% dei residenti. Il difficile momento personale e l’assenza di soldi i motivi per oltre la metà di chi non festeggerà. Anche se il 12,1% non festeggia perché non credente.


Dono degli alimentaristi
alla Riabilitazione di Mozzo

Ha scelto il periodo delle Festività per ufficializzare il proprio “regalo”. La Pia Unione San Lucio ha infatti fatto visita lo scorso 10 dicembre al Centro di Riabilitazione degli Ospedali Riuniti, a Mozzo, meglio conosciuto come Casa degli Angeli, per vedere in azione l’apparecchiatura donata grazie ai fondi – 15mila euro -, raccolti attraverso le proprie iniziative. Si tratta di un’apparecchiatura per il cammino in sospensione di pazienti affetti da gravi problemi neurologici e/o gravi politraumatismi scheletrici. «Il Lite gait – treadmill con sistema di sospensione – ha spiegato il dottor Giudo Molinero, direttore della Riabilitazione dei Riuniti -, facilita il recupero motorio in pazienti affetti da patologia spinale con quadro neurologico incompleto, in pazienti affetti da emiparesi in esiti di ictus cerebrale o pazienti con quadro clinico di politrauma scheletrico degli arti inferiori. Tale metodica favorisce la ripresa del carico e l’inizio della deambulazione autonoma riducendo il carico dato dal peso corporeo e assicurando nel contempo la corretta esecuzione dello schema del passo». In pratica, l’apparecchiatura alleggerisce il carico sugli arti inferiori, un po’ come avviene in acqua, e consente di cominciare prima il recupero e in tutta sicurezza. Il risultato ultimo è che si accorciano i tempi di degenza, senza dimenticare il vantaggio anche psicologico per il paziente che ha la prospettiva di recuperare più velocemente la funzionalità. «L’apparecchiatura – ha rilevato ancora Molinero -, rappresenta un importante passo avanti nella dotazione del centro. Già cinque pazienti ricoverati presso la Riabilitazione di Mozzo hanno potuto usufruire della tecnica del cammino in sospensione con evidenza di un recupero della funzionalità più rapido e sicuro».
«La Pia Unione San Lucio ha una lunga storia di solidarietà – ha ricordato il presidente Pierantonio Chiari –. È nata nel 1938 su iniziativa dei lattai di Città alta, San Lucio è infatti il loro patrono, per aiutare i propri dipendenti e i colleghi in difficoltà e non ha mai perso questa vocazione. Col tempo le necessità della categoria si sono fatte meno urgenti e gli obiettivi del sodalizio sono diventati la promozione dell’unità della categoria, attraverso momenti di ritrovo e condivisione, e la crescita spirituale e culturale. L’attenzione a chi ha più bisogno non è mai venuta meno e quando i fondi che raccogliamo attraverso le iniziative rivolte agli associati raggiungono una cifra sufficiente li destiniamo a qualche operazione concreta. Ci piace infatti che l’impegno si traduca in un preciso progetto, in qualcosa che può dare un aiuto immediato, con particolare attenzione al nostro territorio». «Qualche anno fa – ha proseguito – siamo stati in grado di donare un’auto medica alla Croce Bianca di Bergamo, oggi abbiamo raggiunto un altro obiettivo, un’apparecchiatura che potrà aiutare chi ne ha veramente bisogno».
Nella visita al centro di riabilitazione i consiglieri della San Lucio (oltre a Chiari erano presenti Dino Balduzzi, Giuseppe Capurro, Alessandro Donadoni, Franco Meloncelli, Arturo Minuscoli, Enrico Pinti, Lino Ronchi) hanno incontrato e ricevuto il ringraziamento di Alex, il primo paziente che ha potuto utilizzare l’apparecchiatura, e conosciuto più da vicino le attività della struttura, comprese le belle imprese sportive degli atleti disabili. 
 


Un anno col fiato corto, il bilancio
e le ricette delle Associazioni di Categoria

Si chiude l’anno che ha messo a più dura prova e sotto stress le imprese di ogni settore. Le principali associazioni di categoria del territorio tracciano un primo bilancio di quest’ultimo scampolo del 2012 e dettano alcune linee per avvicinare l’uscita dalla crisi, all’indomani di una crisi di governo che non contribuisce certo a dare stabilità al Paese. In un momento in cui la tassazione è ai massimi livelli storici e non mancano nuovi sacrifici in termini di adempimenti e nuovi oneri, le associazioni che rappresentano le imprese invitano a reagire e a cogliere nuove possibilità di business tra le pieghe del sistema economico, puntando sull’innovazione e cercando nuovi spazi all’estero in un mercato interno ormai saturo.

Camera di Commercio
Malvestiti: «Aziende e consumatori sfiancati, serve una scossa»

Paolo Malvestiti, presidente  della Camera di Commercio, traccia un quadro pesante di un anno che ha messo a dura prova e sotto stress il tessuto imprenditoriale bergamasco: “Il bilancio è ancora più nero dello scorso anno e porterà alla chiusura di altre imprese del commercio e dell’artigianato. Le prospettive non sono delle migliori, anche se vi sono forti speranze nella ripresa che il presidente della Bce, Mario Draghi, ha annunciato per il 2013. Non aiutano la ripresa gli impegni finanziari, gli oneri e i tributi, l’ultimo gli aumenti Tares, al di sopra di ogni tollerabilità. Tutto si riversa su imprese già all’asfissia ed è bene che chi governa ne tenga conto e ponga fine ad un massacro intollerabile che ha portato all’erosione dei risparmi di una vita le imprese e ha affossato ai minimi storici i consumi, visto che gran parte delle tredicesime, in cui era riposta la speranza di un Natale meno magro, saranno destinate al pagamento dell’Imu e di altre tasse. Lo Stato deve affrontare la situazione perché  quanto sta succedendo è irrimediabile : c’è ormai poco da spremere da un tessuto imprenditoriale allo stremo”. In questo momento così difficile la Camera di Commercio ha rinnovato il proprio impegno nei confronti delle imprese, mantenendo intatte le risorse stanziate al sostegno e allo sviluppo del tessuto imprenditoriale  del nostro territorio. “Il bilancio presentato dalla Camera nei giorni scorsi è in rosso, ma è figlio, oltre che della crisi, della volontà di dimostrare concretamente il supporto alle imprese, senza penalizzare in alcun modo le risorse stanziate in un momento in cui il sostegno è fondamentale”. L’impegno della Camera è costante anche sul fronte del sostegno all’occupazione: “Il dialogo è aperto a tutte le associazioni con tutte le istituzioni e i sindacati. Sul caso Honegger recentemente abbiamo promosso un incontro in Camera per gettare le basi per un confronto che consenta di operare sul territorio mostrando vicinanza a chi ha perso il lavoro. In un momento in cui preoccupa la disoccupazione giovanile, la Camera supporta i giovani e gli aspiranti imprenditori attraverso Bergamo Sviluppo e l’Incubatore d’Impresa. L’intenzione è quella di trasferire le imprese nel polo tecnologico di Dalmine, dove  stiamo studiando soluzioni a supporto dell’imprenditoria sin dalla fase di start-up”. L’invito agli imprenditori è di raccogliere le forze e rimboccarsi le maniche: “Bisogna superare insieme ed unitariamente questa fase problematica, che ormai si trascina da tempo, per accelerare, facendo fronte comune, una ripresa che stiamo attendendo con grandi sacrifici ma anche grande aspettative”.

Ascom
Trigona: «Molti i comparti in difficoltà. È il momento di progettare nuove iniziative»

Il crollo dei consumi sta mettendo a dura prova commercio e servizi. “Il settore dell’abbigliamento e delle calzature sta risentendo pesantemente della crisi, con punte negative nella moda uomo – traccia un primo bilancio di fine 2012 Luigi Trigona, direttore dell’Ascom -. L’alimentare perde ma in modo meno clamoroso, anche se l’impatto sui piccoli negozi familiari, dati i margini bassi, è tutt’altro che indifferente. Molto critica anche la situazione delle concessionarie d’auto  che in questo momento coincide anche con la crisi industriale dell’automotive.  Sta vivendo un momento particolarmente duro anche il comparto immobiliare, che risente delle difficoltà che l’edilizia sta vivendo. Tengono invece hi-tech, comunicazione, telefonia e tecnologie informatiche, ormai irrinunciabili sia per l’azienda che per il privato”. Soffrono anche il franchising e i negozi affiliati alle grandi reti: “Se fino ad ora la rete distributiva di insegne e marchi commerciali ha fatto da attrattore, in questo momento il crollo dei consumi fa emergere tutte le criticità dei sistemi di affiliazione, con clausole-capestro nei confronti degli affiliati. E’ problematica in questo senso anche la situazione dei negozi alimentari affiliati alle grandi reti, che devono sottostare a condizioni contrattuali spesso penalizzanti”. Sarà un Natale all’insegna dell’austerity: “Le tredicesime andranno al pagamento dell’Imu e di altre tasse. I sacrifici cui sono chiamate famiglie e imprese non hanno precedenti, basti pensare alla scure della tassa sui rifiuti che triplica gli oneri da versare, l’ennesima gabella per il settore”. Il 2012 ha messo a dura prova la tenuta occupazionale dei comparti: “Negli  ultimi anni il settore distributivo ha assorbito personale dal manifatturiero rappresentando una nuova  chance e opportunità lavorativa  e di ricollocamento, oggi commercio e servizi non sono più in grado di reggere richieste. Cresce il ricorso alla cassa integrazione e la riorganizzazione riguarda sia i grandi gruppi che le piccole imprese”. Ascom ha deciso di stimolare l’innovazione e la ricerca di nuove soluzioni e nicchie di business lanciando la Bottega delle Idee, vera e propria novità del 2012: “Uno strumento di innovazione e progettazione di iniziative. La bottega delle idee  raccoglie tutte le novità che riguardano il terziario e invita a stimolare la creatività grazie al contributo e al pensiero di ogni imprenditore”. Nel passaggio generazionale o nelle nuove imprese non mancano spunti interessanti: “I giovani, neo-imprenditori che frequentano i nostri corsi o nuove generazioni imprenditoriali che non mancano di aggiornarsi sulle ultime tendenze, stanno mettendo in campo iniziative interessanti sia nella distribuzione che nei servizi. Il settore più vivace in questo senso è  quello dei pubblici esercizi, con la creazione di nuove formule di ristorazione, come i panifici integrati in un veri e propri locali che rispondono a diverse esigenze”. Il bilancio del turismo registra una sostanziale tenuta: “Si sta investendo per rendere più attrattivo  il territorio. La nostra cooperativa di garanzia Fogalco ha contribuito a scongiurare la chiusura della stazione sciistica di Colere e la speranza è, alla vigilia dell’inizio della stagione invernale, che torni in auge con la crisi e il caro carburante il turismo a kilometro zero. E che i bergamaschi tornino a scoprire le nostre montagne”.

Confindustria Bergamo
Viscardi: «Chi ha investito sull’ innovazione di prodotto sta vedendo i primi risultati»

“I dati dell’ultimo trimestre evidenziano un calo della produzione industriale  del 5,8%, percentuale che scende di un punto abbondante nelle aziende più grandi, che segnano un -7%”. Gianluigi Viscardi,  presidente del comitato Piccola Industria e vicepresidente Confindustria Bergamo, tira le somme dell’ultimo scampolo di un anno difficile -. Di contro cresce la produzione delle imprese che operano nell’alta tecnologia e nei sistemi più innovativi ed avanzati, con un + 2,3%”. Il fatturato tiene: “Le aziende con 10-15 dipendenti registrano una crescita del fatturato nell’ultimo trimestre del 3%, mentre le imprese più grandi scontano un calo di business del 3%. I bilanci migliori sono nell’alta tecnologia che vede crescere il fatturato del 4%”. Sostanzialmente stabile il numero degli addetti: “La piccola industria  si attesta su un calo dello 0,3%, contro l’1% delle imprese più strutturate. In crescita l’alta tecnologia che impiega l’1,53% in più degli addetti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. I dati premiano gli investimenti e l’innovazione: “Il periodo è tra i più difficili, ma chi ha scelto di investire in tecnologia e innovazione di prodotto sta vedendo i primi risultati, dalla meccatronica al tessile ad alta tecnologia, alla robotica. Gli affari vanno meglio anche per chi ha puntato sui mercati esteri, in particolare sui paesi emergenti, dal Marocco alla Turchia, dal Brasile alla Russia all’India”. Le imprese devono reagire e affrontare  le difficoltà allargando i propri orizzonti: “In concerto con le altre associazioni di categoria e con istituzioni come la Camera di Commercio, attraverso Bergamo Sviluppo, abbiamo investito in un percorso di internazionalizzazione che non può che contribuire a rendere più attrattivo il nostro territorio e  tessuto imprenditoriale”.  I contratti di rete rappresentano una scommessa  tutta da cogliere per accelerare la ripresa: “La nostra associazione sta promuovendo  la nascita di nuove reti di impresa, network che, fino a qualche anno fa, sarebbero rimasti solo sulla carta. Oggi le imprese avvertono sempre più l’esigenza di fare fronte comune  e la crisi sta stimolando la voglia di fare squadra e di intraprendere strategie e visioni comuni”. A smorzare lo spirito necessario per superare gli ostacoli, che ogni impresa incontra in questo periodo lungo il suo cammino, la zavorra di tasse e burocrazia: “Ormai ogni imprenditore deve dedicare il 30 per cento del suo lavoro ad affari amministrativi, oneri aggiuntivi e cavilli burocratici, che non fanno che togliere energie e voglia di fare impresa”.  Ma l’industria  trasmette ancora l’entusiasmo di fondatori e  nuove generazioni e coltiva lo spirito d’impresa in erba, attraverso open day ed iniziative di promozione: “E’ importante orientare i ragazzi e avvicinarli al mondo lavorativo, indirizzandoli verso quelle professionalità che il nostro settore richiede, in particolare su professioni tecniche e altamente specializzate come nel settore meccanico. In occasione del Pmi Day 47 aziende bergamasche hanno aperto le porte a 2700 ragazzi della terza media – 80 mila i giovanissimi in visita in Italia – per trasmettere loro l’entusiasmo delle aziende e orientarli a costruire il loro lavoro di domani”.

Associazione Artigiani
Carrara: «Per uscire dall’impasse puntare anche sull’aggregazione fra imprese»

“In questo momento soffrono tutti i settori legati al mercato interno, mentre è decisamente più roseo il bilancio delle imprese che hanno puntato con decisione sull’export – sottolinea Angelo Carrara, presidente dell’Associazione Artigiani di Bergamo – . L’edilizia è un settore tutto da ripensare e la produzione su fornitura affida il suo destino all’industria, cui è legata inevitabilmente. Il clima di instabilità politica non aiuta di certo né lo sviluppo né il consolidamento del nostro tessuto imprenditoriale. La perdita di credibilità a livello internazionale in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo non può che creare ulteriore incertezza in uno scenario confuso e contraddittorio”. Per uscire dall’impasse, l’Associazione artigiani sta promuovendo l’aggregazione d’impresa con uno sportello dedicato ai contratti di rete: “La crisi sta facendo riscoprire l’importanza della condivisione di obiettivi e strategie tra imprese che fino ad oggi hanno visto nel vicino un concorrente e non un alleato.  Il contratto di rete offre una chance importante per il posizionamento sul mercato e l’aggregazione sta dando buoni risultati. Lo sportello Conf-Reti, attivato quest’anno, ha portato alla creazione di una rete di imprese di pulizia che grazie al network ha investito nello sviluppo di un sistema di pulizia con impiego di nanotecnologie per impianti fotovoltaici. In un settore in forte crisi come l’edilizia il filone della riqualificazione energetica sta aprendo nuove possibilità”.
Sul fronte dell’occupazione, in un contesto di grave disoccupazione, c’è un disperato bisogno di lavori artigianali che nessuno vuole più fare. “Mancano impiantisti, saldatori, installatori, falegnami ed altre figure professionali specializzate. La Riforma Fornero non aiuta e finora, nonostante le migliori intenzioni, sta frenando anziché incentivando le assunzioni. Ma c’è ancora spazio per i lavori artigianali e per manuali, che stanno riprendendo quota”. Per invitare i giovani a non fare i “choosy”, gli artigiani stanno potenziando il legame con le scuole del territorio e far capire ai giovani, ma soprattutto alle famiglie, che il lavoro manuale non è da snobbare. “La maggior parte degli imprenditori artigiani di seconda e terza generazione ha una laurea in tasca, che non può che rappresentare un valore aggiunto alla visione d’impresa o allo sviluppo di nuovi mercati. Troppi cercano un pezzo di carta che non fa che perdere il contatto con l’economia reale, che invece  ha bisogno, per il futuro del nostro Paese e del territorio, di salvaguardare il patrimonio di conoscenza e l’abilità artigianale e manuale”.

Imprese & Territorio
Guerini: «Gruppi di lavoro per sostenere la competitività del tessuto produttivo»

Si chiude un anno intenso per Imprese & Territorio, il Comitato unitario delle associazioni d’impresa che traccia un primo bilancio attraverso il quadro delineato dal presidente Giuseppe Guerini, alla guida anche di Confcooperative Bergamo: “E’ stato un anno importante, che ha visto il completamento nei termini stabiliti del riordino degli enti camerali e della creazione di un sistema di governance più partecipato. Negli ultimi sei mesi è stato siglato il nuovo patto associativo e sono stati creati dei gruppi di lavoro tematici per affrontare le questioni-chiave di sviluppo e consolidamento delle  80 mila imprese che il comitato rappresenta: credito e finanza, sindacato e politiche del lavoro e rapporti istituzionali”. Sono questi i temi caldi che Imprese & Territorio affronterà da qui ai prossimi mesi: “Il futuro dipende da quanto facciamo oggi e abbiamo fatto ieri, anche se stare sul mercato richiede oggi un impegno straordinario. E’ importante sostenere la competizione delle nostre imprese, attraverso logiche di sistema come il contratto di rete, perché la vera competizione futura sarà tra i sistemi territoriali. Migliorare l’accesso ai finanziamenti è una condizione necessaria per lo sviluppo, l’avvio o la riorganizzazione di ogni impresa. Sul fronte dell’occupazione il tavolo di lavoro oltre a promuovere relazioni sindacali e a valorizzare la bilateralità, intende rilanciare l’apprendistato e il contratto di produttività”.  In chiaro-scuro, anche per il mondo delle cooperative l’anno che si sta per chiudere: “Il 2012 è stato un anno complicato e per certi versi contraddittorio, con realtà che vivono una situazione drammatica e altre che invece non risentono se non in modo marginale della crisi. In questa fase dai confini incerti è fondamentale accompagnare le  imprese  a prepararsi alla ripresa e supportare nella riorganizzazione le realtà che più stanno soffrendo la crisi, in particolare le imprese legate al mondo dell’edilizia e dell’abitazione in generale”. Le cooperative stanno affrontando a testa alta la crisi: “I dati recenti sull’occupazione elaborato dal Censis rilevano una sostanziale tenuta dell’occupazione  nelle cooperative sociali, che fino al 2011 hanno addirittura incrementato del 2,5%  l’occupazione. Un dato positivo, anche se lontano da quel +17% di assunzioni rilevato dal 2007 al 2011”. Non mancano realtà che riescono ad inserirsi tra le pieghe sempre più ristrette del mercato: “In un settore contraddistinto dalla crisi come quello legato alla movimentazione merci, ci sono realtà, è il caso di una cooperativa specializzata nella movimentazione merci negli aeroporti, in grande espansione che stanno allargando i propri confini ben oltre quelli provinciali. Il settore più dinamico è rappresentato dalle cooperative socio-sanitarie, in un sistema come quello regionale in cui il sistema di accreditamento cresce. A soffrire, a causa delle risorse sempre più limitate dei comuni, le coop specializzate nel Welfare”.

Coldiretti
Brivio: «Non è stata un’annata facile, ma c’è un vero e proprio ritorno alla terra»

Il presidente della Coldiretti Alberto Brivio commenta il bilancio stilato dall’ufficio tecnico-economico della Federazione in occasione della ricorrenza di San Martino che chiude tradizionalmente l’annata agraria. “Le prime analisi  indicano che non è stata certamente un’annata facile. Si sono fatti sentire gli effetti delle anomalie climatiche, soprattutto della siccità, il forte aumento dei costi energetici (+25%) e quindi di produzione (il costo dei cereali per l’alimentazione degli animali è lievitato del 40%) praticamente in tutti i settori, la scarsa remunerazione delle produzioni agricole e la contrazione dei consumi per effetto della recessione economica in cui si trova il nostro Paese. Anche le difficoltà di accesso al credito hanno imbrigliato  lo sviluppo di molte aziende”. Per i comparti tradizionali le difficoltà continuano ad essere numerose. Criticità si rilevano negli allevamenti dei bovini da carne e dei suini. Nel settore lattiero caseario la situazione è drammatica. La mancanza di un prezzo di riferimento, (l’ultimo accordo è scaduto alla fine di settembre) sta determinando grande incertezza nei produttori, che devono affrontare un forte aumento dei costi di produzione: “Il prezzo medio pagato agli allevatori dall’industria casearia italiana è stato di 38.75 centesimi di euro al litro, ben al di sotto dei costi di produzione alla stalla. Il paradosso è che per il latte “spot” estero al di fuori dei contratti di riferimento e di provenienza non certa si arrivano a sborsare da 42 a 47 centesimi al litro”. Sull’agricoltura bergamasca gravano i costi di applicazione di provvedimenti come la direttiva nitrati, le norme sul benessere animale e sulle emissioni in atmosfera, che stanno mettendo in ginocchio il reparto suinicolo e avicolo: “Sono settori in crescita ma che devono sostenere costi pesanti. Se gli allevamenti avicoli si sono in larga parte adeguati al benessere animale, le imprese suinicole devono sostenere costi ingenti: le stime parlano di mille euro a scrofa, cifra  che, moltiplicata per i 300 mila capi lombardi , richiede investimenti complessivi di 300 milioni di  euro”.  In crisi anche il florovivaismo, settore  di grande importanza per la Bergamasca “che risente del crollo dei consumi” e il settore orticolo gravato da maggior costi e da consumi stabili. Segnali incoraggianti arrivano dall’agricoltura multifunzionale, con andamenti positivi per  l’agriturismo e l’attività di vendita diretta. “Il mercato richiede nuovi servizi al consumatore, dalla fattoria didattica alla trasformazione dei prodotti, dall’agricampeggio all’adozione di alberi da frutto, che rappresentano la formula innovativa vincente del settore". C'è un vero e proprio ritorno alla terra: "La presenza di 89 nuove aziende agricole in più rispetto all’ultimo anno e l’aumento delle assunzioni testimoniano che la crescente attenzione alla qualità dell’alimentazione e un ruolo sempre più centrale del comparto agricolo ha favorito la nascita di nuove ed importanti opportunità occupazionali". Non mancano giovani laureati che si danno alla campagna e all'agricoltura montana: "C'è chi sceglie l'agricoltura perché si è visto sbarrare le altre strade dalla crisi e si trova impreparato di fronte a un lavoro di sacrificio. Nella maggior parte dei casi la scelta è convinta e i neo-imprenditori affrontano con grande preparazione l'avvio d'attività". Moltissime le imprese al femminile: "E' sempre più rilevante presenza di imprenditrici nel settore, che si distinguono per la capacità di permeare la propria esperienza imprenditoriale con creatività e innovazione. Il 23% dei titolari delle aziende agricole bergamasche è infatti rappresentato da donne. L’agricoltura “rosa” ha toni più intensi nelle zone montane, dove le titolari donne sono il 25 %". In vista dell'Expo, non manca una stilettata: "Si parla pochissimo del tema, che dovrebbe essere centrale. Gli occhi sono tutti puntati sulle infrastrutture e sugli appalti".


Rifiuti, «la nuova tassa
è il colpo di grazia alle imprese»

Anziché un alleggerimento della pressione fiscale – indicato come leva fondamentale per il rilancio delle attività economiche, finora rimasto sulla carta – l’anno nuovo porta alle aziende italiane ancora tasse e rincari dei servizi. Dopo Imu, la nuova sigla che i cittadini, ma soprattutto le imprese visto che è su di loro che ricade il maggiore impatto, dovranno inserire nel dizionario delle imposizioni è Res (o Tares). Si tratta di un nuovo tributo per la copertura dei costi per il servizio di smaltimento dei rifiuti e dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni (come sicurezza, illuminazione, polizia locale, gestione delle strade) previsto dal decreto “Salva Italia”, convertito con modificazioni nella legge 214/2011, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2013. Nonostante manchi ancora l’apposito regolamento ministeriale (che sarebbe dovuto arrivare entro il 31 ottobre scorso), il nuovo regime tariffario potrà comunque essere applicato sulla base dei coefficienti contenuti nel DPR 158/1999, ossia il metodo normalizzato della Tia1.
Il che permette già di fare dei calcoli. Secondo un recente studio della Confcommercio, le tariffe sui rifiuti pagate dalle aziende aumenteranno in media del 290%, con incrementi superiori al 400% per alcune tipologie di attività come la ristorazione e fino al 600% per l’ortofrutta e le discoteche. Il provvedimento nasce in un’ottica di semplificazione normativa, dopo anni di complesse e controverse interpretazioni sulla natura dei prelievi sui rifiuti (si ricordi la battaglia delle associazioni dei consumatori sulla restituzione dell’Iva indebitamente applicata alla Tia). Con la Tares si vuole mettere ordine in una materia che, con il passare degli anni, si è andata sempre più complicando e che, attualmente, vede la coesistenza di tre prelievi relativi alla gestione dei rifiuti: Tarsu (D. Lgs. 507/93), Tia1 (D. Lgs. 22/97) e Tia2 (D. Lgs.152/2006).
Il colpo maggiore lo subiranno le imprese nei Comuni che non sono ancora passati dalla Tarsu alla Tia (che, appunto, rappresenta oggi la base di calcolo anche del nuovo tributo), che sono però la larga maggioranza, ossia l’83%. Anche in Bergamasca la percentuale è alta, con il 70% dei Comuni (138 su 190 Comuni o aggregazioni di Comuni, la città di Bergamo è però già passata alla Tia) che applicano ancora la tassa sui rifiuti (Tarsu).
Una situazione che ha portato l’Ascom di Bergamo, in sintonia con la Confederazione nazionale, a scrivere ai parlamentari bergamaschi chiedendo un loro intervento perché «venga emanato un provvedimento che proroghi l’entrata in vigore del nuovo tributo almeno fino al primo gennaio 2014 e l’apertura di un tavolo tecnico che coinvolga le principali associazioni di categoria, affinché possano essere messe in campo tutte le misure e gli studi per l’individuazione dei criteri che siano maggiormente vicini alla reale produzione di rifiuti».
«Questo è sicuramente il momento peggiore per inasprire la pressione fiscale! – ha scritto il presidente Paolo Malvestiti – La mazzata Tares, dopo il brutale colpo inferto dall’incremento dell’Imu, costituirà il probabile “colpo di grazia” per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi che rappresentiamo». Malvestiti sottolinea anche l’ulteriore aggravio rappresentato dalla componente “servizi indivisibili”, pari a 0,30 euro per metro quadrato, che potrà essere aumentata con delibera del Consiglio comunale, anche in ragione della tipologia dell’immobile e della zona, fino a 0,40. «Se l’introduzione di questo nuovo tributo non fosse un fatto tragico, sarebbe quasi comico l’innesto di una nuova imposta su una tassa. Ma al peggio, a quanto pare, non c’è mai fine», è l’amara constatazione che il presidente sottopone ai parlamentari bergamaschi.
In mancanza di modifiche, il nuovo tributo potrà quindi già essere applicato dall’inizio del nuovo anno, anche se le difficoltà procedurali e tecniche non mancano, soprattutto nei Comuni che non sono ancora passati alla Tia. La riforma non poteva arrivare, secondo Ascom e Confcommercio, in un periodo peggiore. Rappresenta infatti un ulteriore balzello su quelle piccole e medie imprese che formano lo scheletro del sistema economico del Paese e sulle quali andrebbero costruite le premesse per una ripresa, e va inoltre ad appesantire la fiscalità generale (la tassa rifiuti, è stato calcolato, pesa in termini di entrate comunali per 5.759,8 miliardi di euro, collocandosi come seconda dopo l’Imu) lasciando facilmente prevedere come conseguenza un ulteriore riduzione dei consumi. Ma le critiche riguardano anche l’impostazione stessa del tributo. Analizzando cosa è successo nei Comuni che hanno avviato il passaggio da Tarsu a Tia, lo studio della Confcommercio rileva infatti «si è assistito ad aumenti tariffari medi del 200%, incrementi che non sono la conseguenza di un corrispondente incremento della produzione dei rifiuti ma, più semplicemente, sono causati da una non adeguata determinazione dei coefficienti potenziali di produzione previsti dal D.P.R. n. 158/99».
 
IL NUOVO TRIBUTO
Il nuovo tributo Res comprende, oltre alla quota ambientale per lo smaltimento dei rifiuti, anche una quota “servizi” per la sicurezza, l’illuminazione e la gestione delle strade (i cosiddetti servizi indivisibili). Dovrà essere corrisposto da chiunque possegga, occupi o detenga a qualsiasi titolo, locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti.
La componente “rifiuti” si avvicina più alla Tariffa di igiene ambientale (Tia) che alla Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu) nonostante entrambe saranno abrogate con l’entrata in vigore del Res. La nuova tariffa sarà proporzionata «alle quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotte per unità di superficie, in relazione agli usi e alla tipologia di attività svolte» sulla base dei criteri stabiliti da un apposito regolamento ministeriale che, sebbene dovesse essere promulgato entro il 31 ottobre 2012, non è ancora stato emanato. La mancata adozione del provvedimento non impedisce comunque l'entrata in vigore del nuovo tributo, in quanto sarà possibile applicare provvisoriamente il metodo normalizzato della Tia1. L’obiettivo del nuovo sistema di tariffazione è assicurare da subito la copertura totale dei costi del servizio. I comuni potranno decidere di diminuire la tariffa o di prevedere anche agevolazioni o esenzioni in caso di produzione ridotta di rifiuti e stabilire agevolazioni per situazioni di particolare disagio sociale.
La componente “servizi” sarà calcolata in base al valore dell'immobile attraverso un'aliquota comunale, rappresentata da una maggiorazione pari a 30 centesimi per metro quadrato, che può, con deliberazione del consiglio comunale, aumentare fino ad un importo massimo di 40 centesimi per metro quadro, in ragione della tipologia dell’immobile e della zona.
 


Deotto: “Tripadvisor è utile”
I ristoratori: “Troppe penne avvelenate”

Tripadvisor raccoglie 75 milioni di recensioni, 60 milioni di visitatori unici mensili e ogni minuto sono 60 i nuovi contributi che arricchiscono il sito che in 12 anni di storia continua a crescere a ritmi costanti. In Europa il sito si piazza secondo (dopo booking.com) per visite mensili (dati a settembre 2012) con 19 milioni 546 utenti. In Italia il sito è di gran lunga il più visitato, primato raggiunto con 2 milioni 122 visite, con una crescita del 19,1% nel mercato viaggi e del 48,4% in un anno. Dati che definiscono Tripadvisor il portale di viaggi più grande del mondo ed uno strumento fondamentale per conquistare nuove quote di mercato.   Social network e siti dedicati rappresentano un importante passo avanti per riposizionare la propria impresa sul mercato e ristrutturare la propria immagine prestando attenzione alle opinioni di ogni ospite.
Vittorio Deotto, manager di Tripadvisor, ha presentato i dati più recenti rilevati dal sito più amato dai viaggiatori e indicato come sfruttare al meglio l’opportunità offerta dalla rete. Per prima cosa Deotto ha voluto sfatare il luogo comune secondo cui il sito raccolga commenti negativi: “Il 72% degli alloggi italiani ha ottenuto un punteggio, in una scala da 1 a 5, di 3,5 o superiore, a dimostrazione della scarsa incidenza di “critiche gratuite o peggio velenose”.  Quanto alla popolarità di ogni insegna, i parametri in grado di influenzare sono la data delle recensioni, il giudizio medio e il numero delle recensioni.  Per migliorare la propria immagine on-line non mancano una serie di dritte: “Tripadvisor deve essere considerato come il prolungamento dell’ufficio commerciale di ogni attività all’estero ed uno strumento per raggiungere clienti in tutto il mondo” continua Deotto. Il primo passo è registrarsi al Centro Gestione: “Solo così è possibile monitorare costantemente la propria reputazione. Tripadvisor è in costante crescita in Italia, dove nell’ultimo anno sono cresciute del 46% le strutture alberghiere recensite e, visto che il 90% della popolazione ha un dispositivo mobile e la nostra App (la seconda più scaricata nel settore viaggi, con oltre 26 milioni di download) agevola l’accesso dal cellulare, con oltre 50 guide di città disponibili off-line, quindi senza ricorrere a connessione, in 20 lingue, con oltre 35 milioni di utenti unici mensili”. E per amplificare ulteriormente il passa-parola non manca l’integrazione con Facebook  “Trip Friends”, che indica le impressioni di viaggio dei propri amici,  e “Friends of Friends”, che raggiunge gli amici degli amici. Il terzo passo è quello di monitorare ogni notifica (il sistema segnala ogni nuova recensione) e gestire il “rendimento” da una pagina che riporta in modo dettagliato pregi e difetti rilevati dai visitatori. E per sfatare – o confermare – il detto che vuole che l’erba del vicino sia sempre più verde, con relativa invidia da parte di chi lo guarda, magari dalla propria finestra, Tripadvisor dà la possibilità di confrontare – sempre in modo gratuito – il proprio rendimento con quello del concorrente: “Volendo – sottolinea Deotto – è possibile cambiare ogni giorno competitor in modo da avere un quadro preciso della propria impresa”.
Il quarto passo è pubblicare repliche della direzione ad ogni commento: “Nella risposta si possono inserire informazioni nuove, dall’offerta in corso alla ristrutturazione giusto per fare un esempio, che possono incentivare una nuova visita e convincere ulteriormente chi visita il sito”. Pubblicare foto è altrettanto importante, perché rappresentano un vero e proprio biglietto da visita. Tripadvisor offre la possibilità di scaricare gratuitamente widget (interfaccia, ndr) da utilizzare sul proprio sito: “L’hotel può così arricchire il proprio sito riportando il certificato d’eccellenza o le ultime recensioni ricevute. Una scelta – sottolinea Deotto – che si rivela fondamentale per ottimizzare i tempi per effettuare la prenotazione trattenendo il visitatore sul proprio sito, visto che un recente studio Focus Wright evidenzia come per prenotare un hotel si impieghino solo 7-8 minuti al massimo”. Per conquistare definitivamente il cliente e acquisirne nuovi di passaggio è importante pubblicare le offerte e promozioni in corso: “Le offerte diventano visibili su una mappa che ogni utente può interrogare e che ogni turista di passaggio può cogliere”. L’importante è che siano attrattive: “A Milano tanti alberghi continuano a proporre il week-end romantico, in una città che evidentemente è meglio punti su altri argomenti più forti, dalla moda ai musei, al Cenacolo”.
Il 57% è più propenso a prenotare un hotel che replica alle recensioni, rispetto ad un altro hotel che non risponde ai viaggiatori, sulla base di una recente indagine condotta a settembre da PhocusWright’s per TripAdvisor. L’84 % dei turisti afferma di migliorare la propria considerazione di un hotel se è stata pubblicata una replica della direzione appropriata per una recensione negativa. Il 78%  pensa che la risposta di repliche della direzione sia un indice di quanto si tenga ai propri ospiti.

LE REAZIONI

Ristoratori bergamaschi in coro: “serve una migliore selezione delle recensioni”

Taverna del Colleoni Dell’Angelo
Cornaro: “Uno strumento
che offre opportunità di crescita”

“Grazie a Tripadvisor registriamo un incremento della clientela internazionale che sfiora il 30 per cento. E’ uno strumento di grande successo, molto seguito da chi viaggia, anche se non esiste un filtro. Oltre trent’anni fa, quando lavoravo a New York, Zagat muoveva i primi passi nel mondo delle guide, affidando i commenti agli utenti, ed oggi è la guida più importante oltre Oceano. Ma ha sempre fatto da filtro al mare magnum di commenti e recensioni. Resta il fatto che, comunque sia, una guida fatta dalla gente rappresenta una risorsa eccezionale e da cogliere”. Cornaro non solo risponde ad ogni recensione negativa, ma stampa e appende ogni commento non al top nella bacheca del personale: “Chi lavora qui potrebbe lamentarsi, ma invece si limita con grande professionalità a leggere e a prendere atto di ogni critica. Il risultato alla fine è positivo perché non fa che contribuire a migliorare il servizio. Quanto alle critiche, ogni giorno io e mio figlio Nevio seguiamo ogni aggiornamento e rispondiamo alle critiche, mettendo ancora più impegno nel rispondere a quelle più catastrofiche. Del resto internet è nato per scambiarsi idee ed opinioni e non cercare di colloquiare o stabilire i contatti con la propria clientela è un grande sbaglio”. I furbetti della recensione esistono, ma meritano comunque, anzi forse a maggior ragione, una risposta: “Mi è capitato di avere una recensione negativa in cui il turista si lamentava di una polenta e salame, che a onore del vero non ho mai avuto in carta nella mia vita, e del locale deserto. Probabilmente o ha sbagliato locale o ha sbagliato l’orario, ad ogni modo l’ho invitato a venire a cena nel nostro locale quando gli si presenterà l’occasione”. Non mancano alcune pecche: “Il sito non ha previsto una distinzione tra diverse categorie di locali e ristoranti, così accade che si trovi la gelateria come il bar e il ristorante. In questo Tripadvisor non può che migliorare “.

Roof Garden
Ferrari: “Cerco di stare
alla larga da blog e commenti”

“Da tempo immemore evito di leggere blog e commenti e presunte (e sottolineo presunte) visite, ma inevitabilmente con Tripadvisor dobbiamo fare tutti i conti. Io stesso, da utente, lo consulto ogni volta che intraprendo un viaggio, specialmente per vedere quali offerte propongono. Mi è capitato anche di scrivere recentemente una recensione dopo una serata davvero indimenticabile a Il Pellicano (a corte di Antonio Guida, due stelle Michelin conquistate nel Relais a Porto Ercole, ndr)”. Ho letto cose meravigliose e cose terribili. Mi sono giustamente arrabbiato nel leggere recensioni di piatti totalmente inattuali, che proponevo almeno due anni prima. Leggo due o tre recensioni positive ed è possibile che la terza sembri firmata da un esorcista? Probabilmente  su internet c’è chi si dà alla pornografia e anche chi prova piacere nel denigrare il lavoro altrui con cattiverie gratuite. Per questo evito di farmi venire il sangue amaro e non apro la pagina in internet. Sto in cucina dieci ore al giorno almeno sei giorni su sette, senza calcolare il tempo che comunque dedico al ristorante anche lontano dai fornelli e ho deciso di stare alla larga dai commenti allo sbaraglio. Con piacere noto che tanti altri miei colleghi fanno lo stesso, una conferma che ho avuto da grandi chef come Antonino Cannavacciuolo e Chicco Cerea”.

Il Pianone
Panattoni: “Critico verso questo strumento
sia come utente che come ristoratore”

“Sono abbastanza critico nei confronti di Tripadvisor sia da ristoratore che da utente, anche se comunque sia qualche cliente lo porta di sicuro. Mi è capitato di voler rispondere a due recensioni negative autenticandomi nel sito, ma purtroppo non mi è stato permesso. C’è stato perfino un caso eclatante di evidente errore nell’identificazione del locale, dal momento che si parla di un piatto come la pizza che in tanti anni di storia non abbiamo mai servito. Quando ho usato il sito in viaggio o in vacanza per cercare consigli su ristoranti sono rimasto un po’ deluso. Il problema è che chi scrive commenti non ha in larga misura grandi competenze e spesso non riesce a valutare l’effettiva qualità di quanto assaggia. Non mancano poi le recensioni al vetriolo: vuoi per il conto che è per sua definizione sempre troppo salato, vuoi come sfogo personale perché quella serata l’umore non era dei migliori”. Un solo giudizio negativo è in grado di metterne in discussione dieci positivi: “ La gente è più propensa a lamentarsi – a volte purtroppo muovendo critiche distruttive piuttosto che costruttive – che a tessere elogi. Ed anche questo è un aspetto da tenere in considerazione. Ci si scomoda a scrivere più per criticare che per condividere un’esperienza positiva”.  Un caso eclatante o sospetto? “Un paio di mesi fa ho letto una recensione negativa scritta da qualcuno che in quello stesso giorno aveva recensito ben 25 altri locali a Bergamo”. Non mancano i dispensatori di recensioni positive a pagamento: “Ogni giorno via mail ricevo offerte commerciali , tra cui la possibilità di acquistare  recensioni entusiaste su vari siti, tra cui Tripadvisor”. 

Porta Osio
Angeloni: “Pochi filtri e garanzie,
per questo resto scettico”

“Tripadvisor mi ha inviato un certificato di qualità da esporre e non posso che essere soddisfatto dei commenti positivi ricevuti, ma resto molto scettico nei confronti di uno strumento che non prevede filtri e garanzie che attestino l’effettiva visita al ristorante. Ad oggi Tripadvisor, nonostante io abbia ricevuto  recensioni oneste e positive, può essere utilizzato in modo improprio da chiunque, dal commentatore prezzolato al collega scorretto”. Alle critiche Nicholas Angeloni ha scelto di non rispondere: “E’ lecito lamentarsi, ma ho scelto di non dare importanza ad ogni commento. Mi capita di leggere risposte allucinanti da parte dei locali e non me la sento proprio di fare lo stesso, anche perché il cliente ha sempre e comunque ragione. Se il cliente muovesse le critiche di persona anziché sfogarsi poi sul web sarebbe decisamente meglio”. Un commento strano o sospetto? “C’è una donna misteriosa, che frequenta il mio locale in modo assiduo, almeno cinque-sei volte al mese che, pur riconoscendomi ben 4 stelle su 5, dichiara che il pesce da noi non è sempre fresco, cosa che non è assolutamente vera”.

Osteria Al Gigianca
Pesenti: “C’è pure chi ti ricatta
minacciando giudizi negativi”

“Tripadvisor porta senza dubbio tanti clienti. Essere nella top-ten dei locali recensiti in città ci porta un buon 30 per cento di clienti nuovi. Siamo a Loreto, siamo aperti da due anni, eppure tanti stranieri e turisti da fuori provincia decidono di fare un po’ di strada in più per raggiungerci, anche se siamo al di fuori dell’itinerario di visita tradizionale” . Oltre ai commenti positivi, non sono mancate le critiche e nemmeno i ricatti di qualche cliente che prova a mercanteggiare recensioni entusiaste in cambio di uno sconto: “Dopo la nostra segnalazione Tripadvisor ha convenuto con noi di rimuovere una recensione davvero aggressiva ed infamante, dopo un opportuno controllo. Sono capitate anche critiche assurde, come quella mossa ai nostri taglieri di salumi e formaggi tacciati d’essere di scarsa qualità, quando andiamo addirittura negli alpeggi a scegliere i formaggi migliori ed abbiamo produttori rinomati di riferimento per i salumi. Recentemente abbiamo ricevuto una promessa di recensione positiva ed un ricatto per un  commento negativo da un gruppo di ragazzi, che alla fine volevano uno sconto”. Ai commenti Al Gigianca ha scelto di rispondere ogni giorno: “Teniamo d’occhio costantemente il sito e abbiamo scelto di rispondere sia alle recensioni positive che a quelle negative”.


Il pane?
Un prodotto anticrisi

Un piacere quotidiano, più che una necessità alimentare, almeno per un terzo degli italiani. Il pane resta un protagonista dei pasti, non importa se si consuma a casa, alla scrivania dell’ufficio o negli spazi del panificio stesso. È un prodotto anti-crisi, perché – dicono i consumatori – nulla è più gustoso e vario del pane artigianale, vincente sul piano della qualità, della varietà e della tradizione. Sono i principali orientamenti che emergono da una ricerca Swg, commissionata da Veronafiere in vista del Siab, il salone dedicato alle tecnologie e ai prodotti legati a pane, pasta, pizza, pasticceria, in programma a Verona dal 25 al 29 maggio 2013.
Lo studio ha coinvolto consumatori, panificatori e imprese della filiera (dai produttori di materie prime ai costruttori di attrezzature, tecnologie, materiali e accessori specifici per l’arte bianca), con l’obiettivo di comprendere le dinamiche di evoluzione del mercato della panificazione e degli spazi di possibile ri-posizionamento, delle priorità e aspettative di settore, delle strategie più utili a consolidare gli spazi di mercato.

Per due italiani su tre è importante
la denominazione “pane fresco”

Il pane mantiene il suo forte appeal e regge alcuni cambiamenti delle abitudini degli italiani, come ad esempio l’aumento dei pasti fuori casa. Il consumo è infatti allineato a quello del 2010, con un aumento – seppure lieve – della quantità media acquistata, passata da 496 grammi a settimana del 2010 ai 500 del 2012.
Le risposte fornite dai consumatori intervistati (un campione di 800 maggiorenni residenti in Italia) indicano chiaramente ai panificatori la strada da seguire per continuare a soddisfare le loro aspettative: specializzarsi e soprattutto differenziarsi da altre tipologie industriali è obbligatorio. Nello specifico, il 63% dei consumatori valuta molto utile l’introduzione della denominazione “pane fresco” per il pane prodotto in giornata e non sottoposto a trattamenti di conservazione; più della metà degli intervistati (52%) vede negativamente l’aggiunta di additivi e di miglioratori nella preparazione di prodotti da forno dolci e salati. Ma anche la parola “panificio” ha un valore importante: per il 60% degli intervistati, è infatti molto utile per caratterizzare quelle imprese che svolgono l’intero ciclo di produzione del pane. Per le medesime ragioni distintive e identitarie, il 70%o dei consumatori crede che sia molto utile introdurre l’obbligo della dicitura “pane conservato” per il pane che ha subito una qualche forma di trattamento per la conservazione.

Qualità e nuovi servizi le leve
per far crescere il settore

Le soluzioni indicate per crescere fanno leva principalmente su due azioni. Da un lato la ricerca della qualità, dell’originalità, della riscoperta di tradizioni e di prodotti ricercati. Dall’altro un percorso di innovazione sia sul piano tecnico-gestionale che nella riorganizzazione degli spazi del forno come un’area dove è possibile mangiare con minori costi. Secondo il campione, infatti, il risparmio medio di chi sceglie il panificio per mangiare sfiora i 3 euro a pasto.
Consumatori, panificatori e filiera evidenziano i cardini attorno ai quali sviluppare il business dell’arte bianca. Innanzitutto, puntare sulla qualità, concetto sposato dal 56% degli artigiani del pane, del 54% dei consumatori e del 31% delle imprese della filiera. Il 26% dei panificatori e il 14% dei consumatori ritiene che un passo importante da compiere sia la trasformazione del panificio in piccole boutique del gusto. Un’altra soluzione all’insegna del rilancio del comparto, riconosciuta dal 16% dei consumatori (e dal 7% dei panificatori) contempla la possibilità di ampliare la gamma di prodotti da forno dolci e salati.
Ma anche l’opportunità offerta dal decreto liberalizzazioni del 2007, che consente ai panifici di offrire pasti veloci e di qualità è una strada individuata dal 12% dei consumatori e dal 7% dei panificatori, più tradizionalisti nel considerare il negozio più come luogo di acquisto che come punto di ristoro di qualità.
Innovazione, nelle aspettative dei consumatori, significa anche nuovi servizi, come la possibilità di ordinativi su misura e on line, la consegna a domicilio. Una modernizzazione a largo raggio, insomma, nella quale gioca un ruolo fondamentale anche tutta la filiera: dalle materie prime alle attrezzature, dall’arredamento fino al packaging, all’abbigliamento ed agli accessori in generale.

La sfida è guadagnare spazio
nei consumi fuori casa

Lo scenario in cui disegnare la ristrutturazione del settore passa attraverso un aumento del consumo alimentare fuori casa nel corso della settimana, elemento che accomuna il 63% degli intervistati. Solo nel 2007 erano il 46%. Si consuma di più, rispetto a cinque anni fa, in pizzeria (passata dal 18 al 21%) e al bar, passato dal 9 al 13%, mentre il ristorante e la trattoria sono sostanzialmente stabili al 21%.
Sale anche la quota del panificio. Il 7% degli italiani lo sceglie abitualmente (mangiano in panificio più o meno spesso) per un pasto rapido ed è una tappa frequente per un rimanente 12% (che sceglie il panificio saltuariamente). I motivi? Un connubio vincente fra qualità e minore spesa, con un risparmio medio a pasto di 2,92 euro. A dare la spinta è la percezione di quello che si acquista. Siano essi prodotti da forno dolci o salati, il panificio artigianale offre prodotti più buoni (40% sui prodotti dolci, 54% sui salati), più freschi (39% se dolci, 44% se salati) e più genuini (29% se dolci, 26% se salati).